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Tiepolo maggio 2010 - Scuola media Statale "GB Tiepolo"

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14 PAGINE CREATIVE<br />

L’isola dei<br />

Nacateschy<br />

Omero si era dimenticato di raccontare un’avventura…<br />

“Appena salpati dall’isola dei Ciclopi, navigammo per<br />

molti giorni, fin quando non arrivò la nebbia. Non si vedeva<br />

niente e non avevamo nessun mezzo, per farci un<br />

po’ di luce nella notte. Ad un tratto, vedemmo delle luci<br />

marine, che ci condussero velocemente a terra, su<br />

un’isola misteriosa, che risuonava di versi di creature<br />

spaventose.<br />

I miei compagni volevano soltanto accendere un fuoco,<br />

procurarsi cibo ed acqua, e poi ritornare sulla nave. Ma<br />

no! Io volevo vedere quelle creature, perché ero molto<br />

curioso ed incosciente. L’isola era piena di alberi, rigogliosi<br />

di frutta, dalle strane forme: sembravano gelatine,<br />

ricoperte di una spessa coltre di materiale bianco, dolce<br />

e fine, pareva polvere, per quanto era sottile. L’isola era<br />

abitata da numerosi esemplari di un unico strano animale:<br />

presentava il corpo di ratto, di colore viola, la testa<br />

di pesce, variopinta di molti colori, le zampe di lupo, azzurre<br />

a macchie, ed infine la coda di zebra, bianca a strisce<br />

nere, terminante con una piccola cascata di pelo nero.<br />

Dopo aver attraversato il bosco, ricco di alberi ed animali,<br />

arrivammo in una valle: vi scorreva una cascata<br />

enorme, sembrava non finire mai, le acque erano di colori<br />

sgargianti, il sole vi rifletteva i colori dell’arcobaleno.<br />

Eravamo incantati, stupiti da tanta bellezza. Ma ad<br />

un tratto la magia svanì. Arrivarono degli indigeni, avevano<br />

ossa nel naso, erano nudi e scheletrici.<br />

Ci legarono vicino alle loro capanne spirituali e invocarono<br />

qualcosa. Fummo assaliti da un mostro: era alto<br />

quaranta metri, aveva il corpo da pantera, le gambe di<br />

grillo, la coda di coniglio e la bocca di coccodrillo. Questo<br />

si prese quattro dei miei compagni e se li inghiottì in<br />

un istante. Poi il mostro si girò e se ne tornò, da dove era<br />

venuto.<br />

Mentre gli indigeni facevano festa, si avvicinarono degli<br />

Itacani, erano approdati anche loro su quest’isola, molto<br />

tempo prima di noi, così ci spiegarono. Essi ci condussero<br />

nel loro rifugio, un albero gigantesco, e offrirono<br />

pane ed acqua a ciascuno di noi. Parlammo di quello<br />

che era successo e di come eravamo arrivati qui: loro ci<br />

dissero che la loro barca si era frantumata, schiantandosi<br />

contro gli scogli, dieci anni prima, e che anche loro erano<br />

stati attaccati dagli indigeni. Sei dei loro uomini erano<br />

stati inghiottiti dallo resimahao, il mostro gigante.<br />

Allora noi pensammo di tornare tutti in patria con la nostra<br />

barca, ma prima decidemmo di sconfiggere gli indigeni:<br />

costruimmo lance, puntali, archi e frecce.<br />

Arrivammo alla valle e, da dietro un cespuglio, attaccammo<br />

il villaggio: volarono non solo lance e frecce. All’improvviso,<br />

giunse il resimahao: colpimmo anche lui,<br />

che si infuriò.<br />

Noi corremmo veloci verso la nostra nave, mentre il mostro<br />

ci inseguiva furente. La nave era già pronta e noi vi<br />

salimmo, prima che il resimahao ci prendesse.<br />

Noi, insieme ai nostri nuovi amici, salpammo verso Itaca<br />

e tornammo tutti a casa. Finalmente, rividi la mia Penelope<br />

e restammo per tutta la vita insieme”.<br />

La felicità raggiunta dagli amanti<br />

dopo sventure e casi straordinari<br />

Aurora Ligorio, 1 a G<br />

Rielaborazione in chiave moderna di una novella<br />

di Boccaccio letta in classe<br />

Nella grande piazza fiorentina c’era una scuola superiore<br />

privata frequentata esclusivamente da ricchi aristocratici<br />

snob, conosciuta con il semplice nome di Alighieri.<br />

Di fianco si vedeva un’ enorme scuola pubblica: il Donatelli.<br />

Nell’insieme era tutto molto buffo, all’uscita dei ragazzi<br />

da scuola si vedeva una grande folla salire sugli autobus<br />

mentre, gli alunni della scuola privata salivano sulle lamborghini<br />

e altre macchine molto costose.<br />

Anche l’atteggiamento dei ragazzi era differente: quelli<br />

del Donatelli erano i classici ragazzi “di oggi” che portavano<br />

i pantaloni a vita bassa e l’i-pod nelle orecchie, quelli<br />

della scuola privata erano tutti in uniforme, pettinati e perfettamente<br />

ordinati.<br />

Una delle poche ragazze che avrebbero voluto andare nella<br />

scuola pubblica era Emma, una giovane bionda dall’aspetto<br />

grazioso.<br />

John faceva parte degli alunni del Donatelli. Era una bel<br />

ragazzo alto, castano con gli occhi azzurri, veniva da una<br />

famiglia povera ed aveva molti fratelli.<br />

Erano ormai cinque anni che ammirava quella bella ragazza<br />

da lontano, senza poterlesi avvicinare. Avrebbe dato<br />

qualsiasi cosa per rivolgerle la parola ma, lei era dell’Alighieri<br />

e quindi ciò era impossibile.<br />

Senza che John lo sapesse anche Emma lo aveva notato,<br />

ma ormai era troppo tardi, entrambi stavano finendo l’ultimo<br />

anno delle scuole superiori e lei poi sarebbe andata<br />

al college.<br />

I mesi passavano e tutti e due morivano dalla voglia di conoscersi.<br />

Così, uno degli ultimi giorni di scuola Emma decise<br />

di andare da lui. Uscirono insieme e passarono un<br />

pomeriggio indimenticabile ovviamente all' insaputa dei<br />

genitori della ragazza. Loro non le avrebbero mai dato il<br />

permesso anche solo di parlare con un ragazzo di quella<br />

classe sociale. Arrivò l’ultimo giorno di scuola e i due ragazzi<br />

si dovettero salutare definitivamente, lei sarebbe partita<br />

per le vacanze estive e subito dopo avrebbe<br />

frequentato un prestigioso college di Milano. Lui invece,<br />

non avendo soldi, sarebbe rimasto a Firenze tutta l’estate<br />

per poi studiare in una piccola università della zona.<br />

Le vacanze estive furono un inferno per entrambi, si erano<br />

innamorati e volevano rivedersi a tutti i costi. Mancavano<br />

solo pochi giorni all’inizio della scuola e a John venne in<br />

mente una grandiosa idea! Lui doveva<br />

andare da Emma. Non era troppo bravo<br />

a scuola ma se si fosse impegnato veramente<br />

avrebbe potuto ottenere ottimi<br />

risultati e così guadagnarsi una borsa<br />

di studio. Con quei soldi si sarebbe potuto<br />

pagare un posto al college milanese.<br />

Dopo mesi di duro lavoro ottenne<br />

quella borsa di studio che aveva così<br />

ardentemente desiderato. In fretta e<br />

furia raggiunse la sua amata. Passarono<br />

gli anni e i due giovani erano più felici<br />

che mai, finchè il padre di Emma non<br />

scoprì la loro relazione. Lui voleva che<br />

lei sposasse il figlio del suo capo, questo<br />

ovviamente solo perché a lui faceva<br />

comodo questo matrimonio. Emma e<br />

John non avrebbero permesso a nessuno<br />

di separarli un’altra volta e iniziarono seriamente a<br />

pensare di fuggire insieme. Però il problema erano di<br />

nuovo i soldi. Suo padre sicuramente a lei non avrebbe<br />

dato nulla per fuggire con John, e lui non aveva più soldi.<br />

Fu un miracolo oppure semplice fortuna: John ereditò da<br />

una lontana parente che nemmeno conosceva una grossa<br />

somma di denaro. I due ragazzi non ci pensarono due<br />

volte, finiti gli studi partirono ed andarono a vivere in Grecia,<br />

dove trovarono la felicità insieme.<br />

Elisa Di Gregorio, 2ª I<br />

Fantasticando<br />

sull’Orlando furioso<br />

Mi chiamo ser Chipalas sono un nobile e un fedele paladino<br />

di Carlo Magno, voglio raccontarvi di quando ebbi il<br />

mio periodo più buio, a causa della bellissima Angelica,<br />

figlia del sultano d’Arabia, che stregò due interi eserciti<br />

con la sua bellezza. Non partirò dall’inizio ma da quando<br />

tutti i cavalieri erano alla ricerca di Angelica che era sparita.<br />

Mentre il mio cavallo si abbeverava, vidi Angelica<br />

fuggire da due contendenti, uno arabo e uno cristiano che<br />

stavano duellando per lei, saltai in sella al mio destriero e<br />

incominciai a inseguirla: per mia sfortuna lei aveva un cavallo<br />

più veloce e riposato, per cui non la raggiunsi. Persi<br />

le sue tracce in un boschetto che, con il colore della sera,<br />

mi sembrò una selva oscura.<br />

Dopo due giorni di peripezie raggiunsi la mia amata ma<br />

la trovai con il nobile Medoro e così persi il senno. Da allora<br />

iniziai ad abbattermi sui nemici musulmani come una<br />

tempesta senza sosta e senza compassione, impetuoso e<br />

imbattibile. Dopo quegli orrendi giorni in cui feci un massacro<br />

illimitato riacquistai il mio senno per pura fortuna.<br />

Infatti Astolfo nel recuperare il senno di Orlando dalla<br />

luna, non si accorse che il suo nobile destriero riportava<br />

anche il mio. Da quel momento capii che per cancellare<br />

la macchia di così tante morti dal mio onore dovevo compiere<br />

solo imprese eroiche; così salvai fanciulle minacciate<br />

da un tremendo drago e liberai una ragazza che poi divenne<br />

mia moglie. Per le mie imprese Carlo mi premiò e<br />

imparai che non bisogna mai perdere il senno.<br />

Riccardo Corradi, 2ª I<br />

L’Inferno 700 anni dopo<br />

Io, Ettore Pittui, sto per intraprendere<br />

un lungo viaggio che mi porterà<br />

a capire com’è cambiato l’Inferno in<br />

700 anni. La mia guida è il navigatore<br />

satellitare di una compagnia telefonica<br />

chiamata Virgilio, dove<br />

lavora mia madre.<br />

Ho appena varcato la porta dell’Inferno<br />

e mi trovo sulla riva dell’Acheronte.<br />

D’un tratto vedo arrivare Caronte<br />

con i capelli rasati sotto il cappellino<br />

firmato; guida un Cigarette boat con<br />

la scritta DJ Caro sulla fiancata e carica<br />

tutte le anime dei dannati.<br />

Anch’io salgo sulla barca, ma lui non<br />

si accorge di me: è troppo impegnato<br />

ad ascoltare i Black Eyed Peas.<br />

All’improvviso, dopo un lungo tragitto,<br />

la barca frena bruscamente e i<br />

dannati, sballotati via, vengono scaraventati<br />

ognuno nel proprio girone.<br />

Io sgattaiolo via ed entro nel primo<br />

girone, quello dei “rompiscatole e<br />

dei noiosi” che, a quanto dice il navigatore<br />

Virgilio, dato che in vita<br />

non si stancarono mai di annoiare il<br />

prossimo, ora hanno la bocca tappata<br />

e vengono assillati da continue vocette<br />

stridule. Scommeto che qui troverò<br />

in futuro mia sorella, ma anche<br />

adesso scorgo molte facce note: Cristoforo<br />

Colombo, che dopo 9 anni di<br />

suppliche ai vari re d’ Europa scoprì<br />

l’America, tantissimi noiosi poeti e<br />

molti matematici tra cui Pitagora,<br />

che ancora oggi, con il suo teorema,<br />

annoia milioni di giovani studenti. Il<br />

rumore è assordante. Ad un certo<br />

punto, qualcuno mi chiama: ”Viandante,<br />

che ci fai da queste parti?”.<br />

Una foto racconta<br />

Un vecchio album polveroso. Una<br />

foto ingiallita più grande delle altre.<br />

Cento occhi che fissano fieramente<br />

l’obiettivo. CHI SONO?<br />

Sono soldati in divisa e tra questi c’è<br />

il mio bisnonno; si trovano probabilmente<br />

di fronte ad una caserma. È<br />

l’inizio della 1° Guerra Mondiale<br />

quando l’Italia decide di intervenire<br />

nel conflitto (1915).<br />

Hanno tutti uno sguardo serio e deciso,<br />

sono pronti a combattere per la<br />

loro patria: L’ITALIA, ma oltre alla<br />

fierezza e la forte emozione, immagino<br />

anche la paura, i dubbi, infatti<br />

NESSUNO di loro sorride, perché<br />

non sanno quale sarà la loro sorte.<br />

È una foto di gruppo, ma ciascuno di<br />

loro sa che in guerra sarà solo con se<br />

stesso e persino chi guarda questa<br />

immagine si rattrista perché s’immedesima<br />

in loro.<br />

Il mio bisnonno Ruggero è stato un<br />

uomo molto coraggioso. In trincea<br />

ha passato momenti di disperazione,<br />

di terrore e di privazioni perché il<br />

pericolo era sempre in agguato e la<br />

sua vita poteva spezzarsi da un momento<br />

all’altro.<br />

Il mio bisnonno con i suoi commilitoni.<br />

Non lo riconosco, ma ha un vestito<br />

elegante, e capisco tutto: fa parte di<br />

coloro che parteciparono a Sanremo,<br />

annoiando l’Italia intera. Sono stato<br />

incaricato di scoprire com’è cambiato<br />

l’Inferno ma non di esplorarlo<br />

tutto, quindi esco dalla porta di questo<br />

girone e prendo l’ascensore per<br />

fare prima: esamino le possibili pene<br />

e scelgo l’ultima, quella dei tecnologico-dipendenti.<br />

Secondo Virgilio questi, come in vita<br />

rovinarono il proprio corpo tra iPod,<br />

iPad, computer, playstation e televisioni,<br />

ora sono costretti a stare fermi<br />

davanti ai più avanzati ritrovati tecnologici.<br />

Non tocco niente, ma<br />

anche qui riconosco molte persone:<br />

un sacco di giapponesi con abiti e<br />

accessori super-tecnologici e molti<br />

videogame-dipendenti.<br />

L’intera scena è però dominata da<br />

eteree presenze, così ipertecnologizzate<br />

che, anche se sono ancora in<br />

vita hanno già la propria anima qui.<br />

Ci sono anche i <strong>maggio</strong>ri esponenti<br />

dell’Internet moderno, Bill Gates e<br />

Steve Jobs, impegnati in un’epica<br />

lotta l’uno contro l’altro, e i creatori<br />

di Google e Yahoo.<br />

Uscendo da questo girone non posso<br />

fare a meno di pensare che “Internet<br />

Nobel per la Pace” non sia poi una<br />

grande idea. Salendo sull’ascensore<br />

penso di avere tutte le informazioni<br />

necessarie, e anche Virgilio è d’accordo.<br />

Premo il pulsante “espulsione”<br />

e vengo lanciato verso la<br />

terraferma: e quindi uscimmo a riveder<br />

le stelle.<br />

Ettore Pittui, 2ª B<br />

Ha visto morire tanti uomini, tanti<br />

amici sotto i suoi occhi e ha temuto<br />

la morte in ogni istante, ma nonostante<br />

la paura, ha avuto la forza di<br />

salvare dei compagni in pericolo e<br />

una volta quando si è trovato faccia<br />

a faccia con un nemico ferito ad un<br />

braccio, non ha avuto il coraggio di<br />

ucciderlo e lo ha supplicato di scappare<br />

via, prima che fosse troppo<br />

tardi.<br />

Si era reso conto che quell’uomo in<br />

difficoltà, non era diverso da lui e<br />

che la sua morte avrebbe soltanto<br />

provocato altro sangue e dolore.<br />

Non ha mai dimenticato quell’uomo<br />

e soprattutto non ha mai dimenticato<br />

i suoi compagni, che la guerra ha<br />

spazzato via.<br />

Tutto è iniziato per una semplice curiosità:<br />

rovistare nel cassetto di mia<br />

nonna per cercare foto dei miei bisnonni<br />

da giovani: ho capito che<br />

questa fotografia vecchia, ingiallita<br />

e forse anche dimenticata, è una testimonianza<br />

del coraggio di uomini<br />

che hanno dato un grande contribuito<br />

alla storia della nostra nazione.<br />

Manfredi Forte, 3ª C

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