WineCouture 11-12/2021
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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NUMERO <strong>11</strong>/<strong>12</strong><br />
Anno 2 | Novembre - Dicembre <strong>2021</strong><br />
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />
VENTIVENTIDUE<br />
Più di ottanta bottiglie per brindare all’anno che verrà
2<br />
Il consumatore acquista in modo omnicanale<br />
Mentre si completava <strong>WineCouture</strong>, Tannico svelava<br />
il nuovo magazzino automatizzato alle porte<br />
di Piacenza. L’e-commerce del vino si è spostato<br />
all’interno di una delle piattaforme logistiche più<br />
strutturate e avveniristiche d’Italia. Tannico ha vicini<br />
illustri, tra cui gli hub di Unieuro e Amazon.<br />
Nel magazzino, la cui gestione è affidata a robot,<br />
trovano posto circa 500mila bottiglie. Con una<br />
flessibilità invidiabile: c’è posto tanto per aumentare<br />
il numero di prodotti, quanto per automatizzare<br />
sempre più la gestione dato che il sistema è<br />
animato da machine learning e intelligenza artificiale<br />
per singola bottiglia. Ora, un centro di stoccaggio<br />
con mezzo milione di referenze e con una<br />
così elevata efficienza è un sogno a occhi aperti<br />
anche per settori merceologici più evoluti, come<br />
la consumer electronics o la moda. Ma ciò che il<br />
progetto di Tannico sancisce è così semplice da rimanere<br />
sotteso: la logistica è fondamentale anche<br />
nel mondo del vino, non per lotti di spedizione ma<br />
per singole bottiglie. Non già perché l’e-commerce<br />
dovrà prendere il sopravvento, no. Il motivo è che i<br />
consumatori hanno imparato ad avere un servizio<br />
personalizzato, flessibile e con tempi ridotti. Ragionano<br />
in termini ominicanale: per loro negozio e<br />
online sono la stessa cosa. Dunque, l’e-commerce<br />
completa e potenzia i classici canali di vendita del<br />
vino se la filiera è impostata in modo adeguato. Peraltro,<br />
nulla vieta a Tannico di servire i punti vendita.<br />
Perché il consumatore compera dove, quando<br />
e quello che vuole: velocità ed efficienza sono gli<br />
asset in ottica 2022. E chi vanta la logistica migliore<br />
è fin d’ora a prova di futuro.<br />
04 Interni d’autore. Calafuria: ritorna<br />
l’appuntamento con la magnum d’artista<br />
06 Visioni. Debutta Maternigo, nuovo cru<br />
di Amarone della famiglia Tedeschi<br />
08 On air. Il nuovo volto dell’Alto Adige<br />
del vino nel racconto di Andreas Kofler<br />
SOMMARIO<br />
10 Zoom. Il nuovo oltre per l’Oltrepò del vino:<br />
la sfida della sostenibilità<br />
<strong>11</strong> Collection. I grandi vini sfilano<br />
in passerella per salutare il <strong>2021</strong><br />
25 Champagne. Laurent-Perrier, Salon,<br />
Maison Krug, Pol Roger, Ruinart<br />
WINECOUTURE - winecouture.it<br />
Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />
Direttore editoriale Luca Figini<br />
Cover editor Alice Realini<br />
Coordinamento Matteo Borré<br />
Marketing & Operations Roberta Rancati<br />
Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello<br />
(founder Topchampagne), Irene Forni<br />
Art direction Inventium s.r.l.<br />
Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />
Sociale Onlus (Novara)<br />
Editore Nelson Srl<br />
Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />
Telefono 02.84076<strong>12</strong>7<br />
info@nelsonsrl.com<br />
www.nelsonsrl.com<br />
Registrazione al Tribunale di Milano n. <strong>12</strong><br />
del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />
Iscrizione ROC n° <strong>11</strong>72376 del 5 Febbraio 2020<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno 2 - Numero <strong>11</strong>-<strong>12</strong> - Novembre/Dicembre <strong>2021</strong><br />
Abbonamento Italia per 6 numeri: Euro 30,00<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza<br />
dei dati personali in suo possesso.<br />
Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />
abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />
commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />
n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />
o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />
Nelson Srl<br />
Responsabile dati Riccardo Colletti<br />
Viale Murillo, 3<br />
20149 Milano<br />
Photo: Unsplash<br />
(sopra) Karine Germain (sotto) Billy Huyna
3<br />
<strong>WineCouture</strong><br />
si fa in quattro<br />
Si rafforza l’offerta editoriale anche sul versante B2C. Nel 2022<br />
in calendario quattro numeri de “I Quaderni” dopo il successo dell’esordio<br />
PRIMO PIANO<br />
DI RICCARDO COLLETTI<br />
Si allarga la famiglia editoriale di <strong>WineCouture</strong>. Il sistema di<br />
comunicazione e informazione specializzata che fa capo alla<br />
nostra società Nelson si rafforza in vista del 2022. Il tutto per<br />
una proposta articolata, snella, flessibile ma ben caratterizzata<br />
per andare a coprire sia il mondo B2B, sia quello B2C.<br />
Puntando su una proposta che combina in maniera equilibrata gli strumenti<br />
di comunicazione online e offline, <strong>WineCouture</strong> si fa in quattro.<br />
Infatti, a fianco della rivisita per gli operatori del settore (che state sfogliando),<br />
della Newsletter Settimanale Online e del web magazine consumer<br />
winecouture.it, con il debutto di quest’anno, la testata “I Quaderni<br />
di <strong>WineCouture</strong>” entra a far parte a pieno titolo del bouquet editoriale<br />
e delle pubblicazioni.<br />
Nell’insieme, nel 2022 Nelson pubblicherà sei numeri del periodico<br />
B2B e ben quattro edizioni di quello B2C, che verrà veicolato - sulla<br />
scorta del successo e dell’esperienza maturata sul campo - mediante il<br />
circuito di enoteche che fanno parte dell’Associazione Vinarius presieduta<br />
da Andrea Terraneo.<br />
Dopo l’esordio dedicato al tema dello Champagne, “I Quaderni di <strong>WineCouture</strong>”<br />
avranno una periodicità così delineata per l’anno che verrà,<br />
con quattro numeri che andranno ad approfondire: a marzo il variegato<br />
universo del Prosecco, a maggio il mondo dei Rosé, a ottobre<br />
si tornerà a parlare di Champagne, ancora una volta in collaborazione<br />
con TopChampagne, a novembre, infine, grande spazio a vini ed abbinamenti<br />
di Natale.<br />
Per restare alla parte delle pubblicazioni cartacee, la struttura della rivista<br />
B2B <strong>WineCouture</strong> (un primo assaggio lo trovate già su questo numero)<br />
punterà ancor più sull’approfondimento, con un arricchimento<br />
di contenuti e sezioni. Un esempio è costituito (anche per fornire continuità<br />
e visibilità in termini di messaggio) dall’aumentato spazio dedicato<br />
al tema Champagne. Più pagine e più approfondimenti per dare<br />
maggior evidenza e risalto a un comparto d’indubbia rilevanza, sempre<br />
più protagonista nel business e in termini di audience, che svilupperemo<br />
grazie al qualificato contributo di TopChampagne, e precisamente delle<br />
“penne” di Andrea Silvello e Francesca Mortaro, che già leggete e avete<br />
cominciato a conoscere.<br />
Ma il cuore pulsante dell’offerta editoriale di <strong>WineCouture</strong>, o se preferite<br />
l’apripista, è la parte online. “Digital First”, più che uno slogan in voga, è<br />
e sarà ancor più nei prossimi mesi il cardine dello sviluppo della nostra<br />
strategia editoriale. Dopo le fasi di testing e tuning, il nostro sito B2C winecouture.it<br />
sarà implementato, rinnovato e potenziato sotto tutti i profili.<br />
Tanto in termini estetici e tecnici, per garantire una maggiore fruibilità,<br />
quanto in relazione alla parte contenutistica e di proposta editoriale.<br />
In questi due anni di attività editoriale - segnati e scanditi purtroppo<br />
dalla pandemia e dalle molteplici difficoltà che ha determinato - l’offerta<br />
editoriale di <strong>WineCouture</strong> ha saputo trovare uno spazio importante e<br />
una sua marcata caratterizzazione.<br />
L’occasione di questa “anticipazione” sui nostri piani di lavoro a partire<br />
dal 2022 è anche un modo per ribadire e rinnovare il nostro impegno e<br />
la nostra promessa nei confronti dei lettori e di tutto il settore enoico italiano,<br />
ma anche per ringraziare quanti ci hanno sostenuto, ci seguono,<br />
ci criticano, ci supportano. Il contributo di tutti è, infatti, sempre il benvenuto.<br />
Ed è una vera fortuna per chi fa informazione. Dunque, ancora<br />
una volta (a chi ci conosce) e fin da ora (per chi avrà modo di avvicinarsi<br />
a <strong>WineCouture</strong>), a tutti voi il nostro grazie.
4<br />
INTERNI D’AUTORE<br />
Calafuria:<br />
diversamente rosé<br />
Ritorna l’appuntamento con la magnum d’artista dell’anima rosa<br />
di Tormaresca. La firma <strong>2021</strong> è del designer Matteo Cibic<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Un modo differente di concepire il rosé. Con un’edizione speciale, che giunge<br />
al cuore dell’inverno, ma porta con sé le brezze del mare di Puglia e il calore<br />
di un’estate capace di durare tutto l’anno. Almeno nel calice.<br />
Fa nuovamente capolino in questo ultimo scampo d’anno, tradizione ormai<br />
consolidata che perdura e si rinnova dal 2015, la magnum d’artista in edizione<br />
limitata di Calafuria, il rosé pugliese per eccellenza firmato Tormaresca. È un sogno, più<br />
di mezzo inverno che di mezza estate, quello proposto, grazie a una veste per l’occasione<br />
ideata dal designer di fama internazionale Matteo Cibic. Ed ecco, animali magici con le<br />
sembianze di pesci blu e dorati nuotare in un mare rosa brillante. Una celebrazione di colori,<br />
per uno dei rosé più celebri e apprezzati d’Italia. Ma soprattutto un viaggio creativo,<br />
ispirato alla mitologia greca e alle sue creature fantastiche: quei pesci magici, frutto dell’immaginazione,<br />
che nuotano, o meglio leggiadramente fluttuano, riconducendo la mente alle<br />
acque in cui si specchiano i vigneti dove Calafuria prende vita. Un luogo davvero unico,<br />
enologicamente parlando, per storia e identità. Quella stessa caratterizzazione che poi si<br />
ritrova al palato, in un sorso che parla di un’esperienza avvolgente, tra note floreali di rosa e<br />
glicine e profumo di frutta rossa e lampone, in perfetto equilibrio tra acidità e morbidezza.<br />
Ma è proprio un modo differente di concepire il rosé quel che Calafuria porta con sé fin<br />
dalla sua nascita. E già lo si coglie dalle cromie eleganti e seducenti che invitano all’assaggio.<br />
Calafuria <strong>2021</strong> vuole ribadire il concetto: per un vino d’eccellenza che rappresenta<br />
l’affermazione della Puglia vitivinicola, con la sua innata vocazione alla produzione e valorizzazione<br />
di rosati a livello nazionale e internazionale.<br />
“Calafuria nasce da un’intuizione del marchese Piero Antinori”, spiega a <strong>WineCouture</strong><br />
Vito Palumbo, brand manager di Tormaresca. “Pensare poi alla Puglia per la realizzazione<br />
di un progetto dedicato al rosé è stato passo piuttosto naturale: per storicità e per vocazione<br />
del territorio”. A ciò si è aggiunta un’uva, come il Negroamaro, che ben sposa la scelta di<br />
una vinificazione “en rose”, e una tenuta, quella di Masseria Maìme in San Pietro Vernotico<br />
(Brindisi), che è terrazza sul mare che gode, da una parte, dei benefici dell’esposizione,<br />
dall’altra, dei venti che giungono dall’Adriatico. “Due elementi fondamentali per dare vita<br />
a un rosé dai tratti eleganti, ma al contempo vivace”. Quale la chiave del successo di Calafuria?<br />
“Proprio la sua identità: quella di un rosato che nel look strizza l’occhio alla Provenza,<br />
ma al palato è pura espressione del carattere di Puglia”, risponde Palumbo. “Dunque, la<br />
bellezza di un rosé delicato alla vista, ma di corpo e frutto. Un fattore che gli permette<br />
di adattarsi a differenti occasioni di consumo, dall’aperitivo fino a differenti accostamenti<br />
lungo tutto il pranzo o durante la cena”. Ma tornando all’edizione limitata, sono 10mila le<br />
magnum di questo blend a base Negroamaro, che ne rappresenta la spina dorsale, e poi attinge<br />
a selezioni di varietali provenienti dal Salento, espressioni vocate dei vitigni di Puglia.<br />
Bottiglie acquistabili in enoteca e proposte nelle carte vini dei ristoranti partner Tormaresca.<br />
“Nel corso degli anni abbiamo voluto toccare differenti ambiti artistici: dall’illustrazione<br />
pura alla street art, passando per la fotografia e arrivando, ora, al design puro, con una<br />
serigrafia a impreziosire la veste di Calafuria”, sottolinea Vito Palumbo. “Il fil rouge ad aver<br />
caratterizzato nel tempo il progetto è l’assoluta libertà concessa agli artisti di presentare<br />
le loro idee, con il punto di partenza di ogni creazione rappresentato dall’espressione più<br />
pura, in termini di emozioni e fantasia, di quel che l’assaggio di Calafuria ha suscitato in<br />
loro. Ed è interessante che a livello d’immaginario tutti siano andati ad attingere al tema<br />
del sogno”. Sì, perché la scelta del rosé, innanzitutto per chi lo beve, richiama a un oltre ben<br />
preciso. “È scelto innanzitutto in momenti di convivialità e celebrazione. Con un richiamo,<br />
com’è ovvio sia, all’estate, ma che abbraccia poi l’intero anno. Non a caso, sveliamo a<br />
inizio dicembre la nuova versione dell’edizione limitata di Calafuria. Una chiara volontà di<br />
sostegno a una sempre più marcata destagionalizzazione del consumo di rosé, con la sua<br />
associazione a tutti quei piccoli grandi momenti di celebrazione che colorano il quotidiano<br />
di ciascuno. Un modo spensierato e di qualità di bere vino, vero statement rispetto a un approccio<br />
gioioso alla vita in ogni istante, che si traduce anche in una scelta lifestyle en rose”.<br />
Iniziando ovviamente dai riflessi corallo di Calafuria nella sua esclusiva magnum d’artista,<br />
figlia dell’estate, ma che già brilla nel mezzo dell’inverno.
6<br />
VISIONI<br />
Quando l’Amarone<br />
è affare di collina<br />
Debutta Maternigo, nuovo cru della famiglia Tedeschi.<br />
Lo stile di sempre, “prima” fuori i confini di “casa”<br />
della Valpolicella Classica col re dei rossi veronesi<br />
Ogni generazione ha una propria strada<br />
da seguire. Via che si fa incontro<br />
e detta la direzione. Generalmente<br />
è risultato di molto studio, una buona<br />
dose di esperienza sul campo e le<br />
giuste intuizioni. Ed è proprio questo quanto l’ultimo<br />
nato in casa Tedeschi rappresenta: l’intuizione di una<br />
generazione, quella dei fratelli Antonietta, Sabrina<br />
e Riccardo. Un nuovo progetto enoico, non<br />
solo e semplicemente un vino che debutta.<br />
E come nell’ormai lontano 1964 fu<br />
per il padre Lorenzo l’Amarone Monte<br />
Olmi, Maternigo è oggi simbolo<br />
del perpetuarsi dell’intuito di una<br />
famiglia. Di una capacità innata nel<br />
saper individuare e valorizzare alcuni<br />
dei migliori cru di Valpolicella. Ora,<br />
uscendo anche da quelli che sono sempre<br />
stati i confini di “casa”: quelli delineati dalle<br />
colline della zona Classica.<br />
I fratelli Tedeschi hanno svelato ufficialmente il nuovo<br />
Amarone della Valpolicella Docg Maternigo. Una<br />
Riserva, blend di Corvina (40%), Corvinone (40%)<br />
e Rondinella (20%), che si presenta alla sua prima<br />
nell’interpretazione offerta dall’annata 2016. Un nuovo<br />
racconto di territorio: inteso come volontà di esaltare<br />
il frutto del vigneto, facendone risaltare la peculiare<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
caratterizzazione. “Abbiamo lavorato prestando attenzione<br />
al carattere del vigneto, risaltando l’impronta<br />
aromatica della singola particella”, spiega proprio<br />
Riccardo Tedeschi, l’enologo di famiglia. “Con questo<br />
nuovo traguardo, che è la somma del lavoro, della ricerca<br />
e della passione di tutti noi, abbiamo portato avanti il<br />
sogno e lo stile di nostro padre: creare un vino distintivo,<br />
l’Amarone Maternigo, capace di sorprendere per<br />
la sua unicità e di migliorare con il tempo”.<br />
È infatti nel segno della “continuità” che<br />
nasce Maternigo. Quella dettata da due<br />
elementi chiamati a combinarsi: da<br />
una parte la costante ricerca per offrire<br />
eleganza, struttura e longevità<br />
nel calice, il “marchio di fabbrica” da<br />
sempre, dall’altra la volontà di esaltare<br />
al massimo identità e vocazione di ogni<br />
angolo di Valpolicella in cui affondano le<br />
radici delle diverse produzioni Tedeschi. Perché<br />
per cogliere l’essenza del lavoro portato avanti<br />
nel tempo da questa storica famiglia veronese, cru è<br />
parola chiave che aiuta a spiegare il procedere e le intuizioni<br />
di ogni generazione.<br />
Come nel caso della “terra della madre”: questo il significato<br />
di Maternigo, un tempo proprietà in cui sorgeva<br />
una struttura di accoglienza per ragazze partorienti e<br />
alla cui storia è reso omaggio in etichetta, dove a venire<br />
rappresentate sono le quattro strade che conducevano<br />
all’antica tenuta. Un angolo fortemente vocato di Valpolicella,<br />
che copre circa 33 ettari nei comuni di Tregnago<br />
e Mezzane di Sotto, estendendosi in una zona di<br />
alta collina, per altezze che variano dai 290 ai 480 metri<br />
s.l.m., e caratterizzata da terreni calcari marnosi grigi e<br />
rosei e da marne bianche e rosa. Una tenuta acquisita<br />
nel 2006 e altamente simbolica per la storia stessa della<br />
famiglia Tedeschi. Se da un lato, infatti, ci troviamo<br />
sempre in alta collina, cifra che distingue da sempre le<br />
proprietà dell’azienda, dall’altro con Maternigo per la<br />
prima volta è stata sancita l’uscita dai confini della zona<br />
Classica. Ma il “marchio di fabbrica” dei Tedeschi non<br />
è cambiato. E lo evidenzia perfettamente questa Riserva<br />
di carattere, Amarone che nasce dal vigneto Barila:<br />
situato a 310 metri d’altezza, con esposizione sud est, è<br />
appezzamento che solo dopo l’attenta zonazione e caratterizzazione<br />
dei suoli è stato selezionato per la sua<br />
produzione, contraddistinta da uve particolarmente<br />
ricche in struttura.<br />
“L’Amarone della Valpolicella Docg Riserva Maternigo<br />
ha una sua complessa impronta aromatica caratterizzata<br />
da un’alta concentrazione di composti aromatici naturali<br />
presenti nelle uve”, sottolinea Riccardo Tedeschi.<br />
“Una complessità che dona un’intensa percezione di<br />
frutti rossi assieme a decise note floreali mediterranee.<br />
Le note di eucalipto apportano freschezza ed esaltano<br />
i sentori di spezie dolci di cannella e di chiodi di garofano”.<br />
Un’esperienza sensoriale importante al palato,<br />
dunque, per questo vino che riassume in sé perfettamente<br />
quei caratteri che, come accennato in principio,<br />
definiscono lo stile Tedeschi: grande struttura, eleganza<br />
e longevità. Elementi che trovano la loro amalgama<br />
dopo quattro anni in botti di rovere di Slavonia e <strong>12</strong><br />
mesi di attesa ad<br />
affinare in bottiglia.<br />
“Una Riserva<br />
che uscirà sempre<br />
e solo quando<br />
sarà pronta per<br />
esserlo”, chiosa<br />
Riccardo Tedeschi.<br />
“Oggi protagonista<br />
è l’annata<br />
2016, in 6.600<br />
bottiglie. Poi si<br />
dovrà attendere la<br />
2019, che rappresenterà<br />
ancor di<br />
più una selezione,<br />
con una produzione<br />
che si attesterà<br />
attorno alle 4.000<br />
bottiglie”. Per un<br />
vino da custodire<br />
gelosamente, in<br />
attesa di scoprire<br />
l’intuizione della<br />
prossima generazione.
Azienda agricola Zorzettig di Annalisa Zorzettig –Via Strada Sant’Anna, 37 – fraz. Spessa – 33043 Cividale del Friuli (UD) – www.zorzettigvini.it
8<br />
Un <strong>2021</strong> di grandi novità per l’Alto Adige del vino. I mesi della ripartenza<br />
lo hanno infatti condotto a intraprendere nuove strade. In un mutamento<br />
di pelle che l’ha avvicinato ancor più al consumatore finale. Nuovi<br />
approcci, nuove visioni, ma un’anima rimasta fedele a sé stessa: sulla<br />
qualità, a queste latitudini, nessuna deroga. Anzi, proprio il carattere<br />
d’eccellenza delle produzioni altoatesine è stato posto con maggiore insistenza sotto le<br />
luci dei riflettori. Come ci spiega Andreas Kofler, presidente Consorzio Vini Alto Adige,<br />
con cui tiriamo le somme di un anno complicato, ma ricco di soddisfazioni, e ragioniamo<br />
sulle strategie future, tra sostenibilità e Menzioni Geografiche Aggiuntive.<br />
Ma cosa è cambiato nel <strong>2021</strong> per l’Alto Adige del vino? “I mesi trascorsi ci hanno costretti<br />
ad abbandonare i concetti di familiare, conosciuto, collaudato e sperimentato, per aprirci<br />
invece a nuovi paradigmi e a canali di comunicazione e di vendita alternativi”, risponde<br />
Kofler. “Progressivamente abbiamo affinato la nostra capacità d’interpretare il momento<br />
che stavamo attraversando acquisendo sempre più fiducia in noi e nei nostri mezzi”. Così,<br />
è un bilancio positivo quello a chiudersi per l’Alto Adige del vino. “Oggi possiamo affermare<br />
che l’industria vinicola altoatesina è più forte: siamo ben posizionati, meglio preparati,<br />
più digitali, più social, più comunicativi, più adattabili e più dinamici”. E il cambio di passo<br />
ha portato risultati, a iniziare dall’Italia. “Ciò che ancor più è stato messo in evidenza in<br />
questi mesi, nonostante la grande accelerata sul fronte dell’internazionalizzazione, è che il<br />
mercato interno, e con questo intendo il nostro mercato locale ma soprattutto nazionale,<br />
ci ha dato piena fiducia: il consumatore italiano è centrale per noi e in questi mesi ci ha dimostrato<br />
una grande lealtà, di cui non possiamo che essere grati”. Molto è mutato proprio<br />
sul fronte del rapporto con l’utente finale, in questo <strong>2021</strong> di ripartenza dell’Alto Adige del<br />
vino. Netto il cambio di passo in termini comunicativi. “Con le restrizioni imposte dalla<br />
pandemia abbiamo infatti deciso come Consorzio di cambiare radicalmente la strategia<br />
di promozione e marketing aprendoci a un target nuovo: il consumatore, gli appassionati<br />
di vino”, spiega Kofler. “Abbiamo così promosso un dialogo diretto, quotidiano: così da<br />
far conoscere loro le grandi qualità dei nostri vini e del nostro territorio, e stuzzicarli,<br />
incuriosirli. Il Consorzio ha inoltre attivato collaborazioni con gli influencer del vino, con<br />
testimonial d’eccezione, come Reinhold Messner, e con le principali piattaforme online.<br />
Il tutto, come dicevo, per raggiungere un grande obiettivo: far conoscere a più persone<br />
possibili la grande varietà, versatilità e qualità dei vini altoatesini”. E nei prossimi <strong>12</strong> mesi,<br />
quali le strategie? “Su molti fronti svilupperemo la strada tracciata in quest’ultimo anno:<br />
valorizzare la qualità del vino altoatesino, affermarlo nel segmento premium, dialogare<br />
con il consumatore finale oltre che con gli operatori di settore, potenziare i canali social<br />
e, se le condizioni lo consentiranno, valorizzare gli incontri in presenza sia nel territorio<br />
sia in occasioni ad hoc a livello internazionale”. E poi c’è il tema delle MGA. “A livello<br />
prospettico, un progetto in cantiere di estrema rilevanza, ma ad oggi ancora sul tavolo di<br />
discussione a livello ministeriale, è la revisione e l’ulteriore sviluppo delle delimitazioni<br />
territoriali della Doc, per promuovere la qualità dei nostri vini e del nostro territorio: da<br />
tempo stiamo lavorando infatti all’introduzione di Menzioni Geografiche Aggiuntive nel<br />
testo unico della Denominazione. Questo tema è necessario da affrontare: i tempi, infatti,<br />
stanno cambiando e tali delimitazioni non solo devono essere adattate al presente, ma anche<br />
rispecchiare la visione che stiamo delineando per i prossimi decenni della viticoltura<br />
altoatesina”. Una vision di vini ancor più radicati ai vigneti in cui nascono e che parla anche<br />
di uno sviluppo sempre più all’insegna della sostenibilità, dalla viticoltura alla bottiglia.<br />
“Con l’Agenda 2030, l’Alto Adige del vino si è posto obiettivi concreti: abbiamo definito<br />
una precisa tabella di marcia, un piano che abbraccia una serie d’interventi per il futuro<br />
del settore. L’orizzonte di diventare sempre più sostenibili è un obiettivo che tutti condividono<br />
e possono sottoscrivere, ma sappiamo bene che ognuna delle misure richiederà un<br />
mutamento di pensiero da parte di tutti gli attori coinvolti. Ma non si deve deviare da questo<br />
percorso, perché non solo dobbiamo preservare le nostre risorse naturali per le generazioni<br />
future, ma anche proteggere il cuore pulsante dell’industria vinicola altoatesina: le<br />
migliaia di piccole aziende familiari”. A queste latitudini, come si diceva, non si deroga.<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
ON AIR<br />
Il nuovo volto<br />
dell’Alto Adige del vino<br />
Come è cambiato nel <strong>2021</strong> uno dei territori più vocati d’Italia.<br />
Parla Andreas Kofler, presidente del Consorzio<br />
Photo: Consorzio Vini Alto Adige / IDM Südtirol
SPAZIODIPAOLO.IT<br />
Amor Soli (dal latino: “Amore per il Territorio”) è un progetto<br />
enologico che nasce per volontà della famiglia Bolla.<br />
Con l’annata 2020 si sono realizzate le condizioni ideali in<br />
vigneto per poter realizzare il primo Valdobbiadene DOCG<br />
Biologico di Valdo. Amor Soli per Valdo è un concetto che<br />
va oltre l’enologia e la viticoltura, è il simbolo di un percorso<br />
irreversibile verso la sostenibilità, è un sentimento, è amore<br />
per un territorio che tanto ha dato a Valdo dal 1926 ad oggi.<br />
Amor Soli Valdobbiadene DOCG Biologico è uno spumante<br />
brut ottenuto vinificando esclusivamente uve glera certificate<br />
biologiche provenienti dall’area del Valdobbiadene DOCG.<br />
Sosta in autoclave almeno 4 mesi dopo la spumantizzazione<br />
con metodo Martinotti. Il colore è giallo dorato con riflessi<br />
verdolini, al naso delicati sentori di frutta a polpa bianca e fiori<br />
bianchi si accompagnano a sorprendenti sensazioni minerali.<br />
Al sorso è delicato, elegante con sensazioni gustative che<br />
ricordano la pietra focaia e la cipria.<br />
Amor Soli è la dichiarazione d’amore della<br />
famiglia Bolla alle colline di Valdobbiadene.<br />
La prima annata 2020 è stata prodotta in sole 1926 bottiglie<br />
numerate in onore dell’anno di fondazione dì Valdo.<br />
it.valdo.com<br />
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10<br />
ZOOM<br />
Il nuovo oltre<br />
per l’Oltrepò del vino<br />
È una sfida per il futuro, quella cui è chiamato<br />
il distretto vinicolo più importante di Lombardia.<br />
Direzione: sostenibilità<br />
Un cambio di passo, per un territorio oggi<br />
sulla bocca di tutti, dopo quel che è stata<br />
la sua recente “riscoperta” da parte di tanti<br />
operatori e soprattutto del grande pubblico.<br />
L’Oltrepò Pavese del vino guarda oltre. E lo<br />
fa fissando l’orizzonte ben al di là di quel che propone nel<br />
calice. Oggi, infatti, è una sfida differente quella su cui le<br />
realtà di questo vocato angolo vitivinicolo di Lombardia<br />
sono chiamate a focalizzarsi. Perché, se di qualità “ritrovata”<br />
– non perché non ci fosse prima, ma perché non a<br />
sufficienza era comunicata – molto si è detto, la sfida del<br />
futuro conduce verso una direzione chiara: vincere la partita<br />
della sostenibilità. Già, perché questo è il nuovo focus<br />
che l’Oltrepò del vino si è dato. Per far sì che quella che è la<br />
ritrovata ripresa della marcia verso l’Olimpo del vino italiano<br />
non si traduca nel più classico “fuoco di paglia”, ma<br />
ponga radici ben salde e profonde, così da essere trampolino<br />
verso nuovi traguardi.“Col nuovo cammino intrapreso<br />
in Oltrepò Pavese di questi ultimi anni, in quanto Consorzio<br />
Tutela Vini dell’Oltrepò Pavese abbiamo cercato fin da<br />
principio di essere non soltanto garanzia di qualità ma anche<br />
di sostenibilità ambientale, economica e sociale”, sottolinea<br />
Gilda Fugazza, presidente che a marzo ha brindato<br />
alla riconferma al timone del distretto vinicolo più importante,<br />
dal punto di vista dei numeri, della Lombardia (vi si<br />
produce il 65% del vino della regione). “Parliamo di quella<br />
che a me piace definire sostenibilità etica. Un impegno su<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
cui stiamo operando per coinvolgere tutti gli attori della filiera<br />
e del territorio, con un orizzonte realmente circolare:<br />
ovvero da intendersi come abbraccio e interazione tra le<br />
diverse componenti del variegato universo dell’Oltrepò”.<br />
Un vero e proprio coinvolgimento di tutti, affinché ciascuna<br />
singola realtà si concepisca quale prima protagonista<br />
del rilancio dell’intero territorio. “Il cammino sempre più<br />
sostenibile cui l’Oltrepò Pavese è chiamato non è, però,<br />
solo un fattore interno, ma anche e soprattutto un’esigenza<br />
globale e un risposta alle sempre più pressanti richieste da<br />
parte dei consumatori”, riprende Gilda Fugazza. “Oggi, la<br />
sostenibilità non rappresenta più solo un’opportunità ma<br />
è diventa una reale necessità. E noi, con scelte in tempi<br />
non sospetti, come ad esempio la cosiddetta lotta integrata<br />
per la filiera vitivinicola, pratica che le aziende socie del<br />
Consorzio seguono già da diversi anni e che è stata presa<br />
come riferimento per definire le buone pratiche produttive,<br />
ci dirigiamo con forza verso quella direzione”.<br />
Se la temperatura aumentasse di 2°C entro il 2050, afferma<br />
uno studio dell’Institut National de la Recherche Agronomique<br />
(Inra) francese, il 56% delle attuali regioni vitivinicole<br />
potrebbe sparire. Questo fa cogliere bene i contorni<br />
delle giuste preoccupazioni da parte del Consorzio Tutela<br />
Vini dell’Oltrepò Pavese. Ma soprattutto fa ben comprendere<br />
il perché oltre la qualità in bottiglia si debba guardare<br />
molto oltre per definire una crescita che si configuri come<br />
reale e duratura. Recuperando al contempo valore: per le<br />
produzioni e per il territorio. Un’area vitivinicola, dalla curiosa<br />
forma a grappolo se la si osserva sulle cartine, che<br />
nella varietà produttiva ha la sua prima caratterizzazione.<br />
Un plus che va salvaguardato e promosso, tra le sette Doc<br />
e la Docg, in questo angolo di 45esimo parallelo che, nel<br />
mondo, è sinonimo di terre di grandi vini. Una ricchezza<br />
invidiabile, tra bacca rossa e bacca bianca ad alternarsi<br />
nelle loro differenti sfumature. Un valore da comunicare<br />
con sempre più forza, con una politica di grandi e piccoli<br />
passi che riconduce però sempre lo sguardo sul territorio.<br />
“In questi ultimi due anni siamo usciti dall’anonimato e<br />
ora bisogna puntare a strategie che, sostenute dalla qualità,<br />
diano valore al prodotto”, sottolinea Carlo Veronese,<br />
direttore del Consorzio. “Fra i nuovi progetti si sta lavorando<br />
su temi decisivi: la sostenibilità, le modifiche ai<br />
disciplinari, il futuro digitale del vino e la sua comunicazione<br />
mirata. Dobbiamo fare tutto, e di più ancora. Perché<br />
serve riconquistare un ruolo da protagonisti nel mondo<br />
del vino. E lo stiamo facendo”. Già, perché l’Oltrepò del<br />
vino non ha nulla da temere nel confronto con nessuno.<br />
“La nostra è una terra di grandi vitigni rappresentativi”, riprende<br />
Gilda Fugazza. “Abbiamo esposizioni e suoli molto<br />
diversi e molto prestanti. Una biodiversità che molti ci<br />
invidiamo. E poi una caratteristica unica per un terroir del<br />
vino: quella di saper – e poter – fare invecchiare i nostri<br />
vini. In questi anni l’enologia e le tecniche in viticoltura<br />
hanno fatto passi da gigante e in Oltrepò Pavese contiamo<br />
su cantine che hanno la storia ma sanno valorizzarla<br />
attraverso l’innovazione”. E quello dell’Oltrepò del vino<br />
non è racconto che occorre “colorare”, perché è la sola<br />
realtà dei fatti quel che serve comunicare. “Siamo capaci<br />
di competere nel mondo con i migliori Champagne e vini<br />
fermi”, conclude Veronese. “Ma il nostro segreto è che siamo<br />
soprattutto capaci di essere amati e capiti dalla gente, a<br />
qualunque livello, come deve accadere per il vino che deve<br />
sì premiare i più fini intenditori, ma anche educare e fare<br />
gioire semplici appassionati, che attraverso l’esperienza<br />
della degustazione si deve poter portare a casa proprio il<br />
ricordo di un territorio, dove tornare e assaggiare”. E anche<br />
questo è sinonimo di sostenibilità.<br />
Photo: Archivio CViniOltrepò
<strong>11</strong><br />
Alla filosofia e allo stile dell’iconico Cartizze La Rivetta, s’ispira<br />
il nuovo Valdobbiadene Prosecco Docg La Rivetta <strong>12</strong>0 Villa<br />
Sandi. Un Extra Brut, asciutto e schietto come le colline in cui<br />
nasce. Una selezione dei migliori grappoli di vigneti dove le rese<br />
sono volutamente tenute basse. Il frutto di un’irripetibile sinergia<br />
di terreno, microclima e tradizione, esaltata da <strong>12</strong>0 giorni di<br />
affinamento. L’essenza del terroir nel calice, dove complessità<br />
e finezza s’incontrano in cremose bollicine che sprigionano<br />
persistenti fragranze, per un crescendo di emozionanti sensazioni.<br />
Un’altra scelta identitaria da parte della cantina della famiglia<br />
Moretti Polegato.<br />
SPECIALE NATALE | VILLA SANDI
<strong>12</strong><br />
Springo Bronze Conegliano Prosecco<br />
Superiore Docg Rive di Manzana<br />
Millesimato Dry Le Manzane è figlio delle<br />
pendenze più vocate sull’omonima collina<br />
del Comune di Vittorio Veneto. Dal tenore<br />
zuccherino accentuato, è compagno ideale per<br />
i momenti di festa e si presta anche con i dolci<br />
a fine pasto.<br />
SPECIALE NATALE | IL BRINDISI<br />
Cru che oltrepassa il concetto<br />
stesso di Cru, vera e propria<br />
rivoluzione nel calice. Fm333<br />
Asolo Prosecco Superiore<br />
Docg Brut Millesimato 2020<br />
Montelvini è “spumante da<br />
mosto” unico nel suo genere,<br />
esplosione floreale di rara<br />
eleganza che si eleva per<br />
fragranza, originalità e uno<br />
stile inconfondibile.<br />
Grande novità, il Franciacorta Franco<br />
Ziliani Riserva 2008 Berlucchi<br />
celebra i 90 anni del visionario enologo<br />
che per primo diede vita a un “vino<br />
spumeggiante” in Franciacorta. Il<br />
miglior Chardonnay del vigneto Arzelle,<br />
affinamento in bottiglia di <strong>11</strong> anni,<br />
tiratura limitata di 860 Magnum e 5mila<br />
bottiglie.<br />
L’Asolo Prosecco<br />
Superiore Docg Extra<br />
Brut by Graziana<br />
Grassini di Giusti Wine<br />
è essenza del territorio,<br />
incarnazione delle uve di<br />
Tenuta Aria Valentina.<br />
Controcorrente e<br />
visionario, libero<br />
di esprimersi fin<br />
dall’etichetta (che<br />
non c’è) e con le curve<br />
sinuose della bottiglia,<br />
memoria delle colline.<br />
Dal 1989, orgoglio dell’Oltrepò Pavese e<br />
di chi lo produce. Il Testarossa O.P. Pinot<br />
Nero Docg Metodo Classico Brut<br />
di La Versa è spumante che conquista.<br />
Passione e tecnica intrecciate in un crescendo<br />
di bollicine. La cuvée più pregiata,<br />
un simbolo dell’esperienza maturata in<br />
oltre un secolo di vendemmie.<br />
Il Valdobbiadene Docg Cuvée 5 Extra<br />
Brut Col Vetoraz è selezione di cinque<br />
vigne scelte su 102, uniche per identità e<br />
vinificate separatamente. Eccellenze che si<br />
tramutano in elegante Cuvée, equilibrata<br />
armonia frutto di 25 anni di esperienza tra<br />
le colline pedemontane del Conegliano<br />
Valdobbiadene.<br />
Il nuovo che avanza, #LaPrimaBolla<br />
firmata Tommasi. Qui nella sua<br />
versione in quota. Il 530 Pinot Nero<br />
Rosé Metodo Classico Brut Tenuta<br />
di Caseo è racconto in purezza delle<br />
colline dell’Alta Valle Versa. Millesimo<br />
2017, affinato 36 mesi sui lieviti, è<br />
bollicina di carattere che non teme il<br />
tempo che passa.
13<br />
SPECIALE NATALE | MASOTTINA<br />
Ponente e Levante. Le scoscese Rive di Ogliano oggi anche in<br />
formato Magnum. Un cru, due interpretazioni: R.D.O. Extra<br />
Dry Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Rive<br />
di Ogliano Masottina (fresco “Prosecco of the year” per Wine<br />
Spectator) e R.D.O. Brut. Gemelli diversi, coronamento di un<br />
percorso produttivo profondamente legato alla terra, al vigneto e<br />
al lavoro agricolo: l’identità di una famiglia, i Dal Bianco, e delle<br />
colline di Valdobbiadene.<br />
Spirito della notte. Signature scintillante.<br />
Ricordo di una serata d’estate. L’Asolo<br />
Prosecco Superiore Docg Extra Brut Night<br />
Glowing di Montelvini oggi brilla ancor<br />
più di luce propria.
14<br />
A volte ritornano. Hey French You Could Have Made This But You Didn’t<br />
Bianco Veneto Igt Pasqua è seconda edizione di un vino che ha già fatto<br />
storia. L’espressione più potente delle caratteristiche dei vigneti di origine<br />
sul Monte Calvarina, multivintage delle migliori annate dell’ultimo decennio<br />
(2015, 2016, 2017, 2018).<br />
Il Gavi dei Gavi Banco Secco La Scolca è modello di Gavi tuttora<br />
insuperato. Un termine di paragone e riferimento, frutto di una<br />
lunga tradizione e di un’attenta selezione in vigneti che raggiungono<br />
i 60 anni d’età. Etichetta nera che stupisce, per un vino di<br />
personalità sospeso nel tempo.<br />
Conte della Vipera Umbria Igt 2020<br />
Antinori è selezione di uve Sauvignon<br />
Blanc e Sémillon, omaggio ai primi<br />
proprietari di Castello della Sala. Un<br />
bianco vibrante e sapido che evidenzia<br />
la sua nobile origine fin dall’etichetta,<br />
disegno della Cappella di San Giovanni<br />
del XIII secolo situata nella tenuta.<br />
SPECIALE NATALE | IL CENONE<br />
Il Lugana Doc Riserva Sergio Zenato 2018 è vino importante<br />
che esplora a fondo le grandi potenzialità della Turbiana.<br />
Firmato da uno dei produttori che per primi hanno creduto nelle<br />
potenzialità di questo straordinario vitigno, è turbinio di aromi<br />
che si traducono in un palato ricco e succoso.<br />
Creare un grande vino bianco, da uve del<br />
Sud Italia, in grado di confrontarsi con<br />
i migliori al mondo: è nata così, negli<br />
anni ’90, l’idea del Cometa Menfi Doc<br />
Planeta. Oggi, esprime al meglio, in<br />
modo originale e unico, le straordinarie<br />
caratteristiche del Fiano, nobile varietà di<br />
origine campana.<br />
Bianco da sogno, ulteriore conferma per uno<br />
tra i più ispirati interpreti del vino marchigiano,<br />
il Rêve Offida Docg Pecorino Velenosi<br />
racconta di una rotondità perfetta figlia<br />
dell’equilibrio tra le sue due anime: quella che<br />
sceglie le barrique nuove di rovere francese e<br />
quella che opta per l’acciaio.<br />
Intrigante nei suoi tratti il Friulano Colli<br />
Orientali del Friuli Doc Torre Rosazza è<br />
perfetta espressione dell’emblema enologico<br />
di questo angolo d’Italia. Autoctono pieno<br />
e robusto al palato, ma che mantiene un bel<br />
bilanciamento tra freschezza e morbidezza,<br />
impreziosendosi di una sfumatura minerale.
15<br />
SPECIALE NATALE | ASSULI<br />
Il cofanetto Il Paladino Assuli s’ispira ai versi del<br />
capolavoro di Ariosto ed omaggia le cavalleresche gesta<br />
del paladino Orlando. Il suo amore per la bellissima<br />
Angelica è suggellato in una potente Magnum racchiusa<br />
nell’elegante confezione regalo in legno. Un’esperienza<br />
organolettica esaltata del Re dei vitigni siciliani: Lorlando<br />
Riserva Nero d’Avola Sicilia Doc è equilibrato<br />
e morbido, dagli intensi profumi di frutta rossa matura.<br />
Raffinata armonia, eleganza in calice e, di riflesso,<br />
anche nello scrigno che la contiene. Regalo originale o<br />
da utilizzare come espositore in enoteca o al ristorante.<br />
Bellissima aperta, elegantissima chiusa.
16<br />
Modernamente identitario, l’Amarone della Valpolicella Classico Docg 20<strong>12</strong><br />
Bertani è figlio di un’enologia che valorizza le uve e i terreni, non costruisce vini.<br />
Equilibrio armonico, selezione in cui l’eleganza prevale sempre sulla potenza, ha<br />
potenziale da primato in termini di straordinaria longevità.<br />
L’Amarone Classico della Valpolicella Costasera 2016 è la bandiera di Masi nel mondo.<br />
Il gigante gentile, punto di riferimento per la categoria. Aristocrazia dei rossi italiani, è frutto<br />
dell’autorevole expertise Masi nella tecnica dell’Appassimento. Amarone a tutto tondo, che<br />
definisce la Valpolicella Classica.<br />
Il primo “SuperUmbrian” della storia, San Giorgio<br />
Umbria Igt Rosso 2017 Lungarotti si presenta,<br />
messo da parte il Canaiolo, col secondo capitolo<br />
della rinnovata formula. Equilibrio perfetto tra<br />
Sangiovese e Cabernet Sauvignon è rosso di<br />
struttura da lungo invecchiamento, avvolgente, di<br />
grande concentrazione.<br />
SPECIALE NATALE | IL PRANZO<br />
Il Nerofino Vigneti delle Dolomiti Igt 2018 Castel<br />
Firmian nasce da un perfetto matrimonio tra i due<br />
più importanti e rinomati vitigni rossi del territorio<br />
dolomitico: il Teroldego e il Lagrein. Vino dalla forte<br />
personalità, concentra in sé la ricchezza aromatica<br />
dei suoi due nobili genitori.<br />
Re dei vini abruzzesi, qui<br />
declinato in una sottozona<br />
riconosciuta a partire<br />
dalla vendemmia 2010. Il<br />
Montepulciano d’Abruzzo<br />
Doc Teate Riserva Ferzo è<br />
espressione di una singolare<br />
particolarità che conquista<br />
al primo sguardo. Per un<br />
vino pieno, armonico, dalla<br />
complessa struttura, polposità<br />
e morbidezza.<br />
Carattere fermo, calmo<br />
ed inesorabile nella sua<br />
straordinaria evoluzione,<br />
proprio come il Germano<br />
Reale che porta in etichetta.<br />
Col suo tratto balsamico e<br />
speziato, il Pignolo 2015<br />
Friuli Colli Orientali Doc<br />
Myò Vigneti di Spessa<br />
Zorzettig è un caldo e intenso<br />
abbraccio che raggiunge fino<br />
in tavola.<br />
Intenso ed elegante, il Collio Doc Rosso Riserva degli Orzoni Russiz Superiore è<br />
blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc. Nasce in un appezzamento<br />
che gli Orzoni, tra il 1558 e il 1770 nobile famiglia proprietaria della tenuta di Russiz<br />
Superiore, già al tempo aveva individuato come vocata alla produzione di rossi.
17<br />
SPECIALE NATALE | TEDESCHI<br />
Spirito della notte. Signature scintillante.<br />
Ricordo di una serata d’estate. L’Asolo<br />
Prosecco Superiore Docg Extra Brut Night<br />
Glowing di Montelvini oggi brilla ancor<br />
più di luce propria.<br />
Due espressione di uno dei cru di alta collina più vocati nella Valpolicella Classica. Robusta complessità, da una<br />
parte, agile eleganza, dall’altra. La rarità che si fa attendere, prodotto solo in poche annate, il primo. L’ascolto<br />
di un eccellente terroir, esaltazione del rapporto con i vitigni tipici Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta,<br />
il secondo. Due racconti dello stile della famiglia Tedeschi. Uno, Amarone della Valpolicella Docg Classico<br />
Riserva, l’altro, Valpolicella Doc Classico Superiore: entrambi sono La Fabriseria.
18<br />
Una grande classico in versione 2.0, soluzione ideale per tanti<br />
pairing col dessert a fine pasto. Il Gancia Cuvée 24 Mesi Asti<br />
Docg Metodo Classico è evoluzione della specie che porta<br />
con sé l’uva di origine, presentandosi con un gusto dolce, non<br />
stucchevole. Scelta d’alto profilo, anche per blasone.<br />
Affinato in botti di rovere per almeno 24 mesi, il Florio Oltre<br />
Cento Marsala Doc Superiore è l’ultimo nato che regala una nuova<br />
ambrata esperienza di gusto. Caldo e rotondo al palato, con un<br />
armonico fondo di frutta secca e uvetta, è il perfetto accompagnatore<br />
per pasticceria e cioccolato.<br />
Storia ritrovata, piccola produzione che racconta l’essenza del territorio<br />
in cui nasce. Il perfetto fine pasto, frutto dorato di sole uve Zibibbo<br />
provenienti da varie contrade dell’isola di Pantelleria. Pieno e tondo,<br />
lunghissimo e persistente: questo è Serapias Passito di Pantelleria Doc<br />
2019 Mandrarossa.<br />
SPECIALE NATALE | IL DOLCE<br />
La perla della Valpolicella,<br />
antico custode della tecnica<br />
di appassimento delle<br />
uve, il Recioto della Valpolicella<br />
Docg Classico<br />
Albino Armani è vino da<br />
meditare e in cui dolcezza<br />
e morbidezza sono sapientemente<br />
bilanciate da un<br />
tannino delicato e dalla<br />
freschezza tipica delle uve<br />
di alta collina.<br />
Il Tordiruta Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Passito 2016<br />
Moncaro è vino da Nobel: nel 2018, infatti, è stato servito alla<br />
cena dei premi a Stoccolma. Quintessenza di grande impatto del<br />
savoir faire enologico marchigiano, regala morbidezza, perfetto<br />
equilibrio e armonia in tutte le sue componenti.<br />
Fuoriclasse di razza, che<br />
non si specchia nella sua<br />
dolcezza, ma regala una paletta<br />
composita di emozioni al<br />
palato. Il Gewürztraminer<br />
Passito Cresta Alto Adige<br />
Doc Hans Rottensteiner,<br />
figlio del maso Kristplonerhof,<br />
sopra Bolzano, con la sua<br />
dinamicità si presta agli<br />
abbinamenti più audaci:<br />
provare per credere.<br />
Dulcis in fundo, il volto più nobile della tradizione friulana:<br />
il Picolit Collio Doc 2016 Pighin, con la sua preziosa veste<br />
giallo dorata, è dono raro e pregiato. Di stoffa aristocratica,<br />
giustamente dolce, avvolgente, è destinato a essere meditato<br />
soltanto dai veri intenditori.
19<br />
Viafrancia Riserva Bianco Sicilia Doc Biologico Baglio di<br />
Pianetto nasce per affermare la vocazionalità francese dell’azienda<br />
siciliana. Un’impronta decisiva che caratterizza<br />
la cantina della famiglia Marzotto. Per un Viognier<br />
di soprendente freschezza al palato.<br />
Lo Spumante Biologico Rosato Extra Dry M-use Pizzolato<br />
è progetto plastic free che traduce in bottiglia i concetti di<br />
“Reduce-Reuse-Recycle”. Un abito sostenibile che si propone<br />
per una seconda vita, per una bollicina, unione armonica di<br />
Glera e Raboso, che è racconto naturale anche dopo essere<br />
stata bevuta.<br />
Ripartire dal passato per garantire un futuro al pianeta. Il Fysi Vino<br />
Biologico Bianco I Feudi di Romans è cuvée di Rytos e Kretos<br />
(famiglia del Sauvignon) insieme a Soreli (famiglia del Friulano). Un<br />
vino “bioresistente” da viti Piwi a bassissimo impatto sull’ambiente,<br />
immediato, fresco e versatile.<br />
Bortolomiol Ius Naturae Valdobbiadene Prosecco Superiore<br />
Docg Brut Millesimato è traguardo di un percorso,<br />
che ha al centro i vigneti del Parco della Filandetta.<br />
Una scelta internazionale per tipologia, un Brut, e impostazione,<br />
all’insegna della sostenibilità massima. Il diritto<br />
della natura che precede ogni legge umana.<br />
SPECIALE NATALE | LA SCELTA BIO<br />
Il T.E.R.S. Lambrusco Emilia Igp Ancestrale<br />
di Venturini Baldini porta nel calice<br />
le uve Lambrusco Montericco, varietà<br />
locale di collina. Per un vino frizzante<br />
secco in bocca e con una bollicina fine,<br />
che rifermenta sui suoi lieviti indigeni ed<br />
i suoi zuccheri. Il Lambrusco storico per i<br />
tortellini in brodo.<br />
Dal latino “Amore per il Territorio”,<br />
l’Amor Soli Valdobbiadene Docg<br />
Prosecco Superiore Biologico Valdo<br />
è omaggio della famiglia Bolla alla terra<br />
dove nascono le pregiate produzioni<br />
dell’azienda. Sole 1926 bottiglie numerate<br />
per l’annata 2020, per questo elegante<br />
simbolo di un percorso irreversibile verso<br />
la sostenibilità.<br />
Versatile espressione in bianco, selezione di uve Carricante dai fianchi dell’Etna, Torre<br />
Mora Scalunera Etna Bianco 2020 è vino fresco e profumato. Con la sua distinta mineralità<br />
vulcanica, la salinità e le note di limone a evocare le piacevoli atmosfere marine.
20<br />
Il gioiello di “casa” Sartori, l’Amarone della Valpolicella Classico<br />
Docg Riserva 2013 Corte Brà è vino graffiante, che in bocca<br />
avvolge a 360° con la sua eleganza. È figlio del vigneto del “brolo”,<br />
elevato a status di “Riserva” e rivisitato nell’abito: Borgognotta<br />
avvolta da una velina consegnata in casse di legno dedicate.<br />
La storia in Langa in un’edizione speciale di uno dei<br />
suoi più pregiati Cru. Il Barolo Sarmassa Docg Edizione<br />
10 Anni 20<strong>11</strong> Marchesi di Barolo è esperienza<br />
unica di gusto, per la quale vale la pena attendere il<br />
tempo che domanda. L’eleganza aristocratica della più<br />
pura espressione del Nebbiolo di colline leggendarie.<br />
SPECIALE NATALE | IL REGALO<br />
Dedicato al leggendario<br />
tempio dell’Opera, il<br />
Franciacorta Docg Teatro<br />
alla Scala Brut è la migliore<br />
espressione dell’annata e<br />
dello stile Bellavista. Una<br />
Grande Cuvée, Chardonnay<br />
in prevalenza e Pinot Nero,<br />
selezione radicale dei singoli<br />
vigneti. Statuario quanto a<br />
equilibrio, impressiona per<br />
intensità e complessità.<br />
Un progetto giovane,<br />
spumeggiante come<br />
i vini (Prosecco Doc,<br />
Valdobbiadene Docg<br />
e Franciacorta) della<br />
gamma. La collezione<br />
delle bollicine Luminour,<br />
con le sue etichette<br />
personalizzabili che<br />
si accendono con<br />
un semplice click, si<br />
arrichisce della nuova<br />
capsule collection “Natale<br />
– Capodanno <strong>2021</strong>”: il<br />
must have delle feste.<br />
La grande novità di un anno speciale per Serena Wines 1881. Il Prosecco Doc Rosé<br />
Brut Millesimato 2020 celebra i 140 anni di una tra le più storiche realtà del panorama<br />
del Prosecco. Una bottiglia iconica, per una bollicina, matrimonio del fenomeno Glera e<br />
di Pinot Nero, che si fa proiezione nel futuro anche nel gusto.<br />
Selezione proveniente dal vigneto omonimo, il Poggio all’Oro Brunello di<br />
Montalcino Docg Riserva Banfi – suo primo Cru – è prodotto esclusivamente<br />
nelle annate reputate eccellenti (15 dal 1985 a oggi). E oggi si presenta<br />
oggi con la sua nuova veste: bottiglia raffinata, ricca e distintiva.<br />
Parla di tradizione e di<br />
tipicità il Natale in casa<br />
Zeni1870. La storica<br />
winery boutique di<br />
Bardolino mette sotto<br />
l’albero una limited<br />
edition in formato<br />
magnum impreziosita<br />
dal cofanetto in legno<br />
“anniversary”, ispirato ai<br />
150 anni dalla fondazione:<br />
quella del Cruino Igt<br />
Zeni1870, espressione<br />
di uva Corvina Grossa al<br />
100%.
21<br />
L’essenza della Valpolicella. La potenzialità<br />
massima sprigionata da una singola parcella in un<br />
terroir unico come le quote più alte del vigneto<br />
La Groletta. La reinterpretazione contemporanea<br />
delle tradizioni. Il sogno di una grande famiglia<br />
del vino giunto al suo terzo capitolo. È questo e<br />
molto ancora di più la grande bellezza di De Buris<br />
Amarone della Valpolicella Classico Docg<br />
Riserva 2010. Un progetto culturale ed enoico, non<br />
soltanto un vino, definito dal Tempo e dall’Attesa.<br />
Quella dell’istante di un assaggio. Quella del nuovo<br />
arrivo di un prodotto unico per genere e profilo.<br />
Quella di un’armonia dove ricchezza, complessità,<br />
profondità ed equilibrio si fondono, trovando la<br />
sintesi perfetta.<br />
SPECIALE NATALE | DE BURIS<br />
Spirito della notte. Signature scintillante.<br />
Ricordo di una serata d’estate. L’Asolo<br />
Prosecco Superiore Docg Extra Brut Night<br />
Glowing di Montelvini oggi brilla ancor<br />
più di luce propria.
22<br />
100% Syrah da una delle aree più vocate della Vallé du Rhone, il Chapoutier<br />
Crozes Hermitage Aop Rouge Les Meysonniers è espressione caratteristica,<br />
ampia e rotonda, di un terroir dove sono gli elementi naturali – terra,<br />
radici, viti e frutto – a fare la differenza.<br />
Il Vin Jaune Cotes du Jura 2008 Reverchon è<br />
interpretazione nel rispetto della tradizione di 100% Savagnin<br />
dai vigneti di proprietà che circondano il paese di Poligny,<br />
nel Jura. Vino dorato dalla texture oleosa e speziatura con un<br />
finale lungo e soddisfacente.<br />
La corsa all’oro conduce all’estremo Ovest degli Stati<br />
Uniti con il Pinot Noir Original Vines The Eyrie<br />
Vineyards 2015, una selezione che parla la lingua di<br />
vecchie vigne e del più lungo potenziale d’invecchiamento<br />
in un territorio particolarmente vocato a questo<br />
vitigno come la Willamette Valley, in Oregon.<br />
SPECIALE NATALE | DAL MONDO<br />
Il Baron de L Poully-Fumé Aoc 2000<br />
Collection de Ladoucette è un vino<br />
considerato tra la più alte espressioni al<br />
mondo di Sauvignon. E in occasione di<br />
una vendemmia reputata eccezionale,<br />
l’annata 2000 di questa speciale cuvée è<br />
stata ammessa nell’esclusivo club della<br />
linea Collection.<br />
Il Sauternes di Château Bastor Lamontagne è un gioiello bio<br />
giallo oro da acquistare e conservare in cantina. Un intreccio di<br />
sensazioni speziate e fruttate da una proprietà dalle radici antiche<br />
e importanti, appartenuta nel XVII secolo al re di Francia.<br />
Il Bordeaux Château Hostens-Picant Aoc<br />
Sainte-Foy è blend bio di 70% Merlot e<br />
30% Cabernet Franc, in cui la sensazione di<br />
setosità precede la fresca e vellutata struttura<br />
tannica. Dallo stile classico, si conserva per<br />
l’invecchiamento in bottiglia anche per 15 anni.<br />
Un’alternativa dall’affascinante complessità<br />
e aromi fini al solito Metodo Classico.<br />
La Cuvée Marie-Luise Brut Raumland<br />
è elegante Blanc de Noirs prodotto con<br />
uve di Pinot Nero coltivate nei vigneti tra<br />
Reinhessen e Pfalz, al confine occidentale<br />
tra Germania, Lussemburgo e Francia.
Tutto il sapore<br />
dei veri autoctoni siciliani.<br />
assuli.it | @assuli.winery
24<br />
IN SCENA<br />
Photo: Veronafiere_Ennevifoto - Merano WineFestival<br />
MATTEO BORRÈ E RICCARDO COLLETTI<br />
Due scommesse<br />
vinte<br />
Il bilancio della Special Edition di Vinitaly<br />
e del Merano WineFestival, che hanno offerto<br />
tanti insegnamenti per il futuro<br />
Da qualche parte serviva ripartire. E se<br />
certo non si è parlato di una ripresa a<br />
pieni giri, la scommessa è senza dubbio<br />
stata vinta. Il caldo autunno del<br />
ritorno agli eventi in presenza ha decretato<br />
i suoi verdetti. E il bilancio complessivo che<br />
se ne trae è assolutamente positivo. Anzi, meglio: più<br />
che positivo, soprattutto in prospettiva.<br />
Serviva, infatti, ritornare a guardarsi negli occhi. E<br />
dopo il bagno di folla milanese, con le 250mila presenze<br />
lungo la Wine Week, a confermare di come il<br />
mondo del vino sia più vivo che mai sono arrivati due<br />
appuntamenti profondamente diversi da quello meneghino.<br />
Da una parte, il ritorno del business puro<br />
ed essenziale, con la Special Edition di un Vinitaly<br />
che ha saputo individuare il format ideale nel rispondere<br />
alle esigenze degli operatori e alle contingenze<br />
del momento, dall’altro il volto glamour e più esclusivo<br />
di Merano WineFestival, che ha ricondotto al<br />
suo spirito originario la “Cannes dell’enogastronomia”,<br />
che proprio in questo <strong>2021</strong> ha spento le sue<br />
prime 30 candeline. E i due eventi, quello veronese e<br />
quello altoatesino, in comune hanno condiviso l’approccio<br />
“più intimo” sul fronte organizzativo e delle<br />
presenze.<br />
Le manifestazioni, infatti, hanno chiuso rispettivamente<br />
a quota <strong>12</strong>mila visitatori e 5mila ingressi. Ma<br />
i numeri raccontano poco in questo caso. È, infatti,<br />
il valore di quanti hanno frequentato i padiglioni di<br />
Veronafiere e di coloro i quali hanno varcato la soglia<br />
della Kurhaus ciò su cui ci si deve focalizzare.<br />
Ed è questo l’elemento ad aver fatto la differenza e<br />
ad aver sancito la vittoria di una scommessa, per entrambi,<br />
in principio tutt’altro che scontata nel risultato<br />
finale. Ad aver fatto la differenza, per la prima<br />
volta da molto tempo, la soddisfazione rispetto alla<br />
profilazione del pubblico presente, risultata palpabile<br />
tra gli espositori intervenuti. Anche loro, infatti,<br />
erano stati chiamati a “scommettere” sulla scelta di<br />
ripartire. E il dividendo incassato dai più è stato congruo<br />
alle aspettative.<br />
Il carattere “intimo” della Special Edition veronese<br />
e l’appuntamento numero 30 di Merano WineFestival<br />
hanno però decretato anche un mutamento<br />
di paradigmi sul lato organizzativo: un elemento di<br />
cui non solo si dovrà tenere conto, ma soprattutto<br />
fare tesoro. E se Veronafiere è già chiamata tra pochi<br />
mesi ad operare in questa direzione, con la ancor<br />
più attesa, adesso, edizione 2022 in programma<br />
dal 10 al 13 aprile prossimi, dove qualità e volumi<br />
saranno chiamati a trovare la giusta sintesi, per Helmuth<br />
Köcher, The WineHunter e patron della kermesse<br />
meranese, le idee sono già chiarissime sulla<br />
direzione da intraprendere a partire da domani: “Le<br />
restrizioni imposte prevedevano un tot di ingressi<br />
che i responsabili della sicurezza hanno gestito egregiamente<br />
e permesso di avere fruibilità e agilità in<br />
tutte le sale e spazi espositivi”, ha spiegato, tirando<br />
le somme dell’appuntamento <strong>2021</strong>. “Per queste ragioni<br />
prevedo non oltre 1.500 accessi al giorno per<br />
le prossime edizioni gestite con le stesse modalità di<br />
quest’anno”.<br />
Il futuro di fiere ed eventi, in definitiva, è già qui. E<br />
indica la strada di appuntamenti più densi, intimi ed<br />
essenziali rispetto a quello cui si è stati tutti abituati<br />
nel corso degli anni, ma maggiormente efficaci nel<br />
loro saper convogliare in spazi ben definiti un’offerta<br />
e un pubblico qualificati e complementari.<br />
E poi c’è l’ultimo decisivo aspetto, che Giovanni<br />
Mantovani, direttore generale di Veronafiere, ha<br />
perfettamente colto, quando nel suo commento a<br />
chiusura del ritorno alle degustazioni in presenza tra<br />
i padiglioni di viale del Lavoro ha affermato: “Abbiamo<br />
mantenuto l’impegno dichiarato”. Perché, oggi<br />
come mai, la semplicità del pragmatismo è la carta<br />
vincente.
DEUS<br />
www.albinoarmani.com
26<br />
G<br />
razie al ritorno in presenza degli appuntamenti business è stato<br />
possibile ritrovarsi e soprattutto confrontarsi sugli andamenti<br />
che stanno caratterizzando il <strong>2021</strong>. Ecco alcuni dei numeri<br />
(Fonte dati: Osservatorio del vino Uiv in collaborazione con<br />
Vinitaly, Wine Intelligence, Iri) che hanno definito i trend degli<br />
ultimi mesi, in attesa di tirare le somme a fine dicembre.<br />
DATA<br />
9È solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export a uscire dalle cantine a più di 9 euro al litro.<br />
1.000.000.000<br />
75<br />
Non supera la soglia dei 6 euro il 75% del vino fermo made in Italy che prende la via dei mercati esteri<br />
È il numero di bottiglie che entro tre anni sfioreranno<br />
gli spumanti italiani a fronte della costante<br />
crescita registrata dalle produzioni autoctone.<br />
È il 66% del vino francese a posizionarsi in fascia premium (dai 6 ai 9 euro al litro) o superpremium (da 9 euro e oltre) negli Usa: il<br />
totale combinato per le produzioni italiane si arresta al 26%, battute anche da quelle della Nuova Zelanda, che toccano quota 46%.<br />
55<br />
Nel <strong>2021</strong>, per la prima volta, le donne hanno superato numericamente gli uomini tra i wine lover del<br />
Belpaese, conquistando una quota pari al 55% dei consumatori regolari, in netto aumento sul 49%<br />
dello scorso anno. Lo storico sorpasso è trainato in particolare dall’interesse delle consumatrici più<br />
giovani, tra i 18 e i 35 anni, che si dimostrano il segmento più coinvolto nella Pink Revolution.<br />
Sono 8 su 10 le bottiglie di vino italiano che nel Regno Unito e in Germania si posizionano nei segmenti<br />
basic (fino a 3 euro) o popular (da 3 a 6 euro al litro): un dato in linea con quello generale, che evidenzia<br />
come a queste due fasce faccia riferimento il 78% dei volumi di vino esportati dall’Italia nel mondo.<br />
Secondo l’analisi di Wine Intelligence, il consumatore tipo di Brunello di Montalcino Docg<br />
è principalmente donna, del Centro Italia, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, con un reddito<br />
medio che supera i 50mila euro, una buona propensione all’acquisto online e appas-<br />
50.000sionata di vino. In rapporto alla conoscenza, il tasso di conversione all’acquisto è del 15%.<br />
2 / 3<br />
8<br />
La percentuale degli spumanti italiani che, a livello mondiale, occupano la fascia premium,<br />
quella compresa tra 7 e 10 euro dove sono presenti per lo più gli Champagne di “primo prezzo”.<br />
La sfida dei prossimi anni per le bollicine tricolore, a partire dal Prosecco, è quella di ambire a<br />
innestare una crescita valoriale e incrementare il presidio di questo segmento.<br />
13<br />
27,1<br />
Se nei primi nove mesi del <strong>2021</strong> le vendite di vino e bollicine in Gdo sono aumentate del 2% a volume e del 9,7% a<br />
valore, da evidenziare come in realtà siano gli spumanti (+27,1% a volume) a trainare l’intero comparto nella Distribuzione<br />
Moderna. Ma anche l’universo sparkling si sta assestando dopo il 2020, passando da un +45% a volume<br />
nelle vendite del primo trimestre <strong>2021</strong> al +28,7% del secondo, fino al +9,9% del terzo. Il <strong>2021</strong> sarà dunque anno di<br />
consolidamento che mostrerà in che misura la Gdo saprà trarre vantaggio dalla grande affluenza dei consumatori<br />
nei suoi punti vendita nel 2020 e dall’entrata a scaffale di alcune cantine una volta impegnate solo nel canale Horeca.<br />
67<br />
È aumentata l’awareness dei consumatori regolari nei confronti delle Denominazioni d’origine. In cima alla<br />
Top 5 dei vini italiani più riconosciuti si piazza il Brunello di Montalcino Docg, con il principe dei vini toscani<br />
noto a 2 italiani su 3 (il 67%). A seguire, il Prosecco Doc – che è anche il più consumato – e il Chianti<br />
Docg. Chiudono il gruppo dei fantastici 5 il Chianti Classico Docg e il Montepulciano d’Abruzzo Doc.
27<br />
Quello di Grand Siècle Iterazione Champagne<br />
Grande Cuvée di Laurent-Perrier è<br />
caso unico nel suo genere. Si parla, infatti,<br />
di una Cuvée de Prestige che non si esprime<br />
sotto forma di grande millesimato. È<br />
creazione al plurale: assemblaggio non solo di vitigni, ma<br />
soprattutto di annate straordinarie – in numero di tre – differenti<br />
tra loro. Una ricerca del meglio di quel che la Champagne<br />
offre. Per una tecnica dell’assemblage che, con Grand<br />
Siècle Iterazione Champagne Grande Cuvée, raggiunge la<br />
sua più alta espressione. A certificarlo, una volta ancora, l’ultima<br />
edizione, la N°25, di cui siamo andati alla scoperta in<br />
anteprima guidati da Lucie Pereyre de Nonancourt, quarta<br />
generazione della proprietà e brand ambassadeur di Grand<br />
Siècle. La bisnipote di Marie-Louise de Nonancourt, che<br />
nel 1939 acquisì la storica Maison nata a Tours-sur-Marne<br />
nel 18<strong>12</strong>, e nipote di quel Bernard de Nonancourt, vera<br />
leggenda della Champagne, che a partire dal dopoguerra<br />
trasformò il marchio in uno tra i più importanti al mondo.<br />
Quando ci riferiamo a Grand Siècle Iterazione, parliamo di<br />
una Grande Cuvée già pronta al suo arrivo nel calice. I 10<br />
anni di affinamento minimi cui è chiamata, infatti, non sono<br />
indicativi della data di uscita, che varia, di edizione in edizione,<br />
a seconda dell’imprimatur seguito all’assaggio e alla<br />
valutazione da parte dello Chef de Cave e della proprietà.<br />
Solo allora Grand Siècle Iterazione si mostra al grande pubblico.<br />
Una platea di appassionati e intenditori, che godono<br />
costantemente della presenza di due edizioni in commercio:<br />
l’ultima in ordine numerico in bottiglia da 0,75 lt (oggi la<br />
N°25) e quella che fa il suo secondo “debutto” in Magnum<br />
(oggi la N°23), formato che da una parte chiama a più lunghi<br />
tempi di affinamento per via del suo maggior volume,<br />
dall’altro regala una complessità e un’evoluzione aromatica<br />
differente rispetto alla prima versione. Con Grand Siècle Iterazione,<br />
dunque, Laurent-Perrier esplora davvero ogni piega<br />
del concetto di Cuvée de Prestige, vino che va sempre atteso<br />
per comprenderlo fino in fondo. Eppure, in questo caso possiamo<br />
anche parlare di uno Champagne che nella sua edizione<br />
N°25 offre già spazio a una prima degustazione caratterizzata<br />
da un’esuberanza e una prontezza sorprendenti per<br />
un prodotto di questo genere. Scalpita, infatti, l’ultima uscita<br />
di Grand Siècle Iterazione. Poi, alla preferenza di ciascuno<br />
è lasciata quella che Edouard Cossy, global director Grand<br />
Siècle, ha definito “la libertà di lasciare ulteriormente affinare<br />
ogni edizione”. Il gusto, infatti, può protendere verso la scelta<br />
d’immediatezza con una freschezza più accentuata o in direzione<br />
di una complessità aromatica più marcata e che cresce<br />
col tempo. Ma il bello di Grand Siècle Iterazione, nonché<br />
una delle sue principali caratteristiche, è la capacità di non<br />
perdere il tratto distintivo fresco, anche dopo molti anni di<br />
attesa in bottiglia. Una caratterizzazione che più in generale<br />
definisce la firma Laurent-Perrier. Una Maison che ha scelto<br />
vinificazioni in solo acciaio per ricreare l’annata perfetta di<br />
Grand Siècle Iterazione, fin dal debutto del 1959. Un procedimento<br />
che dona finezza e offre una fotografia degli <strong>11</strong><br />
dei 17 Grand Cru di Chardonnay e Pinot Noir selezionati<br />
per elaborare la Grande Cuvée. Sono solo i terroir ritenuti<br />
adatti a contribuire alla causa a venir scelti in una degustazione<br />
che definisce l’assemblaggio di ciascuna edizione. Ma c’è<br />
di più: si parla infatti di micro vinificazioni distinte non solo<br />
vitigno per vitigno, ma avanti fino al vigneto e la singola parcella.<br />
E poi il tocco finale del dosaggio: 7 grammi per litro. Da<br />
ultimo il segreto del tempo, dei formati e dei calici: perché<br />
tutti questi elementi contribuiscono ogni volta a rinnovare<br />
l’esperienza che si può fare nell’incontro con una nuova edizione<br />
di Grand Siècle Iterazione. Per la N°25, unione di 60%<br />
Chardonnay (Avize, Cramant, Oger, Le Mesnil-sur-Oger) e<br />
40% Pinot Noir (Ambonnay, Bouzy, Verzy, Tours-sur-Marne,<br />
Mailly), <strong>12</strong> anni sui lieviti, in gioco sono entrate le annate<br />
2006 (10%), 2007 (25%) e 2008 (65%). Il risultato, al primo<br />
assaggio, racconta una complessità aromatica e una lunghezza<br />
chiare e identitarie. Ma, al contempo, anche un’immediata<br />
caratterizzazione di freschezza, con la nota di acidità che persiste.<br />
Esuberante, evolve in frutto tropicale. E nel raffronto<br />
con Grand Siècle Iterazione N°23 in Magnum, poi, si coglie<br />
tutto il fascino del lavoro fatto dalla Maison sulla Cuvée: una<br />
caratterizzazione aromatica più decisa, per uno Champagne,<br />
14 anni sui lieviti, che nel suo assemblage di 56% Chardonnay<br />
e 42% Pinot Noir, da 2002 (15%), 2004 (20%) e 2006<br />
(65%), oggi si presenta con un’anima più riservata e una rotondità<br />
e struttura di più spiccato impatto.<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Il ritorno<br />
dell’annata perfetta<br />
Alla scoperta del debutto in Italia di Grand Siècle Iterazione N°25<br />
e della “seconda vita” in Magnum dell’edizione N°23.<br />
La Cuvée de Prestige secondo Laurent-Perrier<br />
CHAMPAGNE<br />
Nella foto: da sinistra - Lucie Pereyre de Nonancourt - Edouard Cossy - Stefano Della Porta
28<br />
Perrier-Jouët Blanc de Blancs, nuova cuvée non<br />
millesimata che rende omaggio allo Chardonnay,<br />
vitigno simbolo della Maison, Champagne elegante<br />
come il coffret natalizio che lo contiene.<br />
CHAMPAGNE<br />
Un Natale<br />
spumeggiante<br />
La bollicina transalpina verso un anno da record in Italia. Il bilancio di<br />
distribuzione ed enoteche dalla voce di Luca Cuzziol e Andrea Terraneo<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Bruno Paillard N.P.U<br />
Nec Plus Ultra 2008, cuvée che fa<br />
la sua comparsa solo in annate storiche,<br />
selezione Grand Cru di Chardonnay e Pinot<br />
Noir, in coffret dall’eleganza minimalista.<br />
Che Natale sarà per lo<br />
Champagne in Italia?<br />
Spumeggiante,<br />
questo è indubbio:<br />
è sufficiente parlare<br />
con gli operatori di ogni grado e<br />
genere per capire che questo <strong>2021</strong> è<br />
stato un anno d’oro per la bollicina<br />
più amata al mondo. Ma soprattutto<br />
gli ultimi sono stati mesi di grande<br />
fermento. Lo Champagne, infatti,<br />
nel Belpaese è sempre più bevuto. E<br />
se ne parla, si approfondisce, si va<br />
ad ampliare lo spettro della proposta.<br />
Allora, con Luca Cuzziol,<br />
presidente di Società Excellence,<br />
associazione che riunisce<br />
18 tra le più importanti società<br />
impegnate nell’import e la distribuzione<br />
di vini e distillati<br />
d’eccellenza, e Andrea Terraneo,<br />
presidente di Vinarius,<br />
associazione delle enoteche italiane,<br />
abbiamo voluto tirare le somme<br />
su un anno intenso e di grande<br />
crescita per la bollicina transalpina<br />
in Italia. Iniziando col capire com’è<br />
stata la ripartenza post-pandemia<br />
dello Champagne lungo lo Stivale.<br />
“Questo <strong>2021</strong> è stato un anno brillante<br />
per lo Champagne”, esordisce<br />
Cuzziol. “Abbiamo avuto segnali<br />
positivi già ad inizio anno con una<br />
ulteriore accelerazione a partire da<br />
maggio. Il trend positivo si è mantenuto<br />
sino ad oggi, con le sole interruzioni<br />
dovute alla mancanza<br />
di prodotto: ad oggi le vendite<br />
di Champagne sono in molti<br />
casi superiori al 2019”. Non a<br />
caso c’è chi non solo ha venduto<br />
tutte le allocazioni per il<br />
<strong>2021</strong>, ma esaurito anche quel<br />
che era rimasto in avanzo dagli<br />
scorsi <strong>12</strong> mesi: una vera<br />
prima. E sul lato della vendita?<br />
“È una ripartenza assolutamente<br />
positiva quella registrata dal mondo<br />
Champagne”, conferma Terraneo. “Abbiamo<br />
avvertito all’interno dell’universo<br />
delle enoteche maggiore interesse da<br />
parte dei nostri clienti, anche rispetto<br />
all’anno passato, con gli scorsi che erano<br />
stati già <strong>12</strong> mesi assolutamente po-<br />
Bollinger B 13 Champagne<br />
Blanc de Noirs 2013, edizione limitata<br />
incarnazione dell’eccellenza del Pinot Noir<br />
della Montagne de Reims in un astuccio dal<br />
design ecologico.
29<br />
Duo Terroirs 2015 Champagne Mandois,<br />
un set “didattico” in edizione limitata e<br />
numerata, due facce parcellari della Côte<br />
des Blancs: il Nord di Chouilly<br />
e il Sud di Vertus.<br />
Louis Roederer Cristal 2013, dorato fiore<br />
all’occhiello della Maison creata nel 1876,<br />
il vino dello Zar che racconta di<br />
un’eleganza senza tempo.<br />
Rare Millésime 2008,<br />
un’annata mito che punta a incarnare<br />
l’infinito, <strong>12</strong>esimo gioiello di un marchio<br />
simbolo di esclusività, fin dall’astuccio.<br />
sitivi nel canale per questa tipologia di<br />
prodotto. E ci sono anche segnali molto<br />
positivi dal lato di noi operatori: in<br />
tanti, infatti, stiamo allargando la<br />
gamma delle referenze a scaffale,<br />
includendo sempre più piccoli<br />
vigneron. E in molti si muovono<br />
proprio per andare alla ricerca di<br />
etichette poco note, con importazioni<br />
dirette. C’è fermento,<br />
in definitiva, rispetto al tema<br />
Champagne”. Ma quali i trend<br />
<strong>2021</strong>? “Si registra una maggiore<br />
attenzione sui consumi<br />
di Champagne della gamma<br />
media e alta”, spiega Cuzziol.<br />
“Le riserve, le cuvée<br />
prestige e gli Champagne<br />
millesimati godono dell’attenzione<br />
del mercato e dei<br />
consumatori. Inoltre, cosa che<br />
si è confermata anche sui vini fermi, gli<br />
Champagne Rosé hanno registrato una<br />
forte crescita. Dal punto di vista stilistico,<br />
invece, continua l’attenzione sui prodotti<br />
con un dosaggio moderato, a basso<br />
contenuto di zuccheri”. Lo conferma<br />
anche Terraneo. “Un trend che già c’era<br />
già e che adesso ritorna è quello<br />
dell’orientarsi con ancor<br />
più interesse verso l’Extra<br />
Brut e i Dosaggi Zero”,<br />
evidenzia il presidente di<br />
Vinarius. “Un aumento in<br />
proporzione ovviamente,<br />
ma senza dubbio una tendenza<br />
interessante da tenere<br />
monitorata. Poi quel che<br />
si nota è molta meno difficoltà<br />
nel proporre la bottiglia<br />
di Champagne che si<br />
attesta in un target di prezzo<br />
tra i 30 e i 40 euro. In<br />
passato, forse, il consumatore<br />
non era ancora pronto,<br />
oggi invece c’è molta più<br />
ricettività”. Ma è cambiato<br />
qualcosa nel profilo del<br />
consumatore? “Nei giovani, parliamo<br />
di under 30, l’interesse è senza dubbio<br />
cresciuto: ma occorre dire che si tratta<br />
pur sempre di un segmento che tende<br />
a spostare la propria attenzione là dove<br />
ritrovano la tendenza del momento”,<br />
spiega ancora Terraneo.<br />
“Di certo, l’ultimo anno<br />
e mezzo di lockdown ha<br />
spostato, in questa fascia,<br />
i consumi: dalle feste nei<br />
locali si è passati ai ritrovi<br />
in casa, di conseguenza<br />
agli acquisti in enoteca.<br />
Più costante invece rimane<br />
la richiesta da parte<br />
del pubblico affezionato<br />
dello Champagne, che si<br />
colloca nella fascia tra 30<br />
e 50 anni: da una parte il<br />
consumatore medio evoluto,<br />
che non fa il regalo<br />
di Natale, ma acquista<br />
per il proprio consumo, e dall’altra chi è<br />
meno esperto e tende a seguire la moda,<br />
di conseguenza si orienta sul nome sulla<br />
bottiglia per fare il proprio regalo.<br />
Molto interessante, infine, il caso del<br />
pubblico femminile, molto<br />
più aperto del passato a scoprire<br />
lo Champagne e particolarmente<br />
curioso quando si<br />
parla di rosé”. Poi, quello dello<br />
Champagne è sempre più<br />
consumo destagionalizzato,<br />
come sottolineano sia Cuzziol,<br />
sia Terraneo. “C’è da<br />
rimarcare come i consumi<br />
di Champagne siano<br />
veramente distribuiti,<br />
ormai in modo<br />
consolidato, in tutto<br />
il periodo dell’anno.<br />
Non è più pertanto da intendersi<br />
come un prodotto da festa o<br />
da celebrazione di un evento”, evidenzia<br />
il presidente di Società Excellence.<br />
E il numero uno di Vinarius conferma:<br />
“Perché se la gran parte dei volumi poi<br />
si vende a Natale, l’acquisto di Champagne<br />
e il suo consumo si<br />
è molto destagionalizzato<br />
nel corso degli ultimi<br />
anni”. E guardando a domani,<br />
che 2022 sarà per<br />
lo Champagne in Italia?<br />
“Ci aspettiamo un consolidamento<br />
di quanto<br />
abbiamo già registrato<br />
quest’anno”, chiosa<br />
Cuzziol. “Il mercato<br />
sarà probabilmente<br />
più prudente soprattutto<br />
in inverno,<br />
come spesso accade<br />
dopo una forte fase di<br />
crescita, in attesa di<br />
comprendere il contesto<br />
economico dei primi<br />
mesi, dove la più parte dei listini sarà<br />
adeguata al contesto generale che vede<br />
una crescente inflazione con i relativi<br />
aumenti dei costi. Siamo comunque<br />
fiduciosi, visto il grande lavoro orientato<br />
alla qualità che da anni i soci di<br />
Società Excellence perseguono coesi<br />
ed uniti nel mercato italiano”. E la visione<br />
del domani dal lato delle enoteche?<br />
“Difficile pronosticare ora<br />
che 2022 sarà per lo Champagne”,<br />
dichiara Terraneo. “Ma credo, visti<br />
i trend, che si possa pensare a un<br />
anno di prospettive positive, soprattutto<br />
per quel che è la tendenza<br />
verso la ricerca dei piccoli vigneron.<br />
E su questo particolare dettaglio le<br />
enoteche possono personalizzare<br />
molto la proposta,<br />
ritagliandosi il loro spazio<br />
con lo stile di un piccolo<br />
produttore o di un altro in<br />
funzione di quello che è<br />
il gusto dei propri clienti.<br />
È percorso di ricerca non<br />
semplice, ma sicuramente<br />
che garantisce una<br />
crescita”. E allora: in alto<br />
i calici. E per i brindisi<br />
di fine anno, ecco una<br />
selezione di Wine-<br />
Couture tra classici e<br />
novità con coffret cadeau<br />
per il regalo più<br />
bello.<br />
Cuvée De<br />
Prestige Louis XV 20<strong>12</strong><br />
Champagne de Venoge, all’interno di un<br />
cofanetto regale, l’identitaria bottiglia a<br />
forma di decanter e la memoria dell’atto che<br />
segna la nascita dello Champagne come lo<br />
conosciamo oggi.<br />
Nicolas Feuillatte<br />
Terroir Premier<br />
Cru, Champagne<br />
cosmopolita che<br />
rinnova i codici<br />
della degustazione<br />
in un coffret che si<br />
fa omaggio all’arte<br />
del saper vivere<br />
francese.<br />
Ice Jacket Veuve Clicquot<br />
x K-Way Limited Edition,<br />
la collaborazione più<br />
effervescente dell’anno,<br />
singolare custodia<br />
isotermica per conservare<br />
fresco, in ogni momento<br />
e luogo, lo Champagne.<br />
Champagne<br />
Pannier<br />
Egérie Extra<br />
Brut Millésimé,<br />
assemblaggio delle<br />
migliori uve che<br />
non teme confronti<br />
con le altre Cuvée<br />
de Prestige, estasi<br />
per chi lo riceve<br />
nel suo elegante<br />
astuccio.<br />
CHAMPAGNE
30<br />
CHAMPAGNE<br />
A tu per tu<br />
con il mito Salon<br />
Il racconto di una verticale davvero speciale.<br />
Tutte le annate tra la 1990 e la 2007<br />
Da sempre, lo Champagne è riconosciuto<br />
come la massima espressione dell’arte<br />
dell’assemblaggio. In pochi, pochissimi,<br />
fino a pochi decenni fa, anche solo a<br />
immaginare di vinificare in purezza uno<br />
solo dei vitigni – Chardonnay, Pinot Noir e Meunier –<br />
che contano per più del 99% degli ettari coltivati nella<br />
regione. Ma un tale, pellicciaio di mestiere, champenois<br />
di origine e parigino di adozione, un giorno d’inizio ‘900<br />
fece una scommessa, in tempi in cui ai più sembrava solo<br />
una decisione assurda. Volle creare uno degli Champagne<br />
migliori al mondo vinificando singolarmente un solo vitigno:<br />
lo Chardonnay. Ma non è tutto: un solo terroir, tra<br />
i più pregiati della regione, Mesnil-sur-Oger, e solamente<br />
uve proveniente dalla stessa vendemmia. Ça va sans dire:<br />
solo nelle annate migliori. Questo signore si chiamava<br />
Eugène-Aimé Salon, acquistò una singola parcella nel<br />
famoso villaggio Grand Cru della Côte des Blancs ed è<br />
il fondatore non solo di una delle Maison più blasonate,<br />
ma di un vero e proprio mito: Salon. Con questo mito mi<br />
sono confrontato in una maniera davvero speciale, attraverso<br />
una degustazione unica che ha visto protagoniste<br />
tutte le annate di Salon tra la 1990 e la 2007. Ma cosa caratterizza<br />
e rende così unico questo Champagne? Come<br />
detto, parliamo di una delle Maison più blasonate e di<br />
bollicine prodotte esclusivamente nelle annate migliori:<br />
con soli 37 millesimi messi in commercio nel XX seco-<br />
DI ANDREA SILVELLO<br />
lo, mentre – ad oggi – quelli degli anni 2000 sono stati<br />
2002, 2004, 2006, 2007 e 2008, in attesa del 20<strong>12</strong>. È poi<br />
un figlio prediletto di Mesnil-sur-Oger, dove sono raccolte<br />
uve provenienti da una ventina di parcelle di proprietà<br />
di alcune famiglie di vigneron che continuano a conferire<br />
le uve a Salon fin dalle prime produzioni, oltre che da un<br />
paio di ettari di proprietà diretta della Maison, tra cui la<br />
magica parcella del “Jardin de Salon”. Circa 60mila, infine,<br />
le bottiglie prodotte ogni millesimo: fermentazione malolattica<br />
mai effettuata, una decina di anni sui lieviti e dosaggi<br />
sempre molto bassi. Queste le coordinate del mito,<br />
approfondito in una verticale di tre batterie: iniziando<br />
con le annate 2007-2006-2004, procedendo poi con<br />
2002-1999-1997, e concludendo con 1996-1995-1990.<br />
Una degustazione che, se da un lato rappresenta un privilegio,<br />
è anche l’unico vero modo di capire le differenze<br />
tra i diversi millesimi ed esprimere pareri comparativi che<br />
si basino su elementi oggettivi e non sul sentito dire o il<br />
timore reverenziale nei confronti dell’etichetta.<br />
Nella prima batteria, a confronto 2007-2006-2004. Di<br />
queste, senza dubbio, la 2004 è oggi una spanna sopra<br />
le altre. Annata considerata eccellente dai grandi esperti<br />
di Champagne, anche se spesso sottovalutata (a dispetto<br />
della 2002). Grandissima acidità e freschezza, lunghissima<br />
al sorso, un naso ricco di sentori che arrivano fino<br />
alla crema alla liquirizia. La 2006 non mi è dispiaciuta.<br />
Ma, parere condiviso anche da alcuni grandi appassionati<br />
presenti al tavolo, in quanto non in linea con lo stile della<br />
Maison: note di pasticceria più marcate, più morbida,<br />
meno potente in bocca. Sulla 2007 specifico solo che avrà<br />
da dire la sua, ma bisogna saperla aspettare: oggi molto<br />
citrica, minerale, ancora un po’ chiusa. Con i grandi<br />
Champagne non c’è da aver fretta: ci sarà tempo di lodarla<br />
negli anni a venire.<br />
Con la seconda batteria a salire in scena 2002-1999-1997.<br />
Tutte e le tre le bottiglie sono risultate molto chiuse all’inizio,<br />
per poi migliorare nel calice. La 1997 è stata la più<br />
interessante. Un’annata peraltro abbastanza discussa,<br />
non millesimata da tutte le grandi Maison, ma che a mia<br />
esperienza spesso regala grandi emozioni. In questo caso<br />
parliamo della 1997 con sboccatura tardiva, dunque nel<br />
2018. 20 anni sui lieviti e solo un paio in bottiglia regalano<br />
al sorso una freschezza incredibile accompagnata da una<br />
pienezza e una complessità degna di nota. Non ha confermato<br />
i miei precedenti giudizi sempre positivi, invece,<br />
la 1999. Una delle annate “dimenticate” in Champagne,<br />
che io al contrario ho spesso elogiato e apprezzato. Forse<br />
la bottiglia non era nella sua forma migliore: può succedere.<br />
2002, infine, annata considerata tra le migliori del decennio:<br />
sicuramente buona, al naso si percepisce in modo<br />
netto una bella crema pasticcera al limone, il sorso però<br />
non è lunghissimo e la bolla un po’ scarica. Potrebbe essere<br />
la bottiglia non in formissima o stiamo iniziando a vedere<br />
qualche 2002 arrivata all’apice? Anche in questo caso,<br />
lo scopriremo solo continuando ad assaggiare nel tempo.<br />
Il grande finale: Salon 1996-1995-1990, tre millesimi<br />
considerati eccezionali in Champagne. O meglio: due<br />
annate eccezionali (la 1990 e la 1995) e una “estrema”,<br />
come la definisce un esperto come Alberto Lupetti. Sono<br />
totalmente d’accordo con lui sull’annata e questa 1996<br />
ne è perfetto esempio. Un bel naso con note ossidative<br />
che virano verso note di zabaione, al sorso un’acidità preponderante.<br />
Oggi secondo me “troppo” di entrambe le<br />
cose per l’annata e gli anni post sboccatura. Non sembra<br />
(ancora?) perfettamente bilanciata. Vale sempre la stessa<br />
regola: riassaggiamo fra un po’ e vediamo che succede.<br />
Poi, la sorella minore: la 1995, annata trascurata, spesso<br />
messa in ombra dalla “mitizzata” 1996, ma che merita<br />
tutto lo spazio che ha saputo conquistarsi. Un naso ricco,<br />
con note agrumate, leggermente ossidative, qualche nota<br />
lattica: bellissimo. Al sorso, più equilibrata e piacevole<br />
della 1996: lunghissima, fine, elegante. L’ultimo assaggio:<br />
la 1990. Un millesimo che adoro e anche in questo caso<br />
non ha deluso: note ossidative più marcate al naso, fino ai<br />
sentori di caffè.<br />
Ma dunque, quale il personalissimo podio? Nella degustazione<br />
ha vinto la 1995 (la grande annata dimenticata),<br />
seguita dalla 2004 (la rivelazione della giornata) e, a<br />
chiudere, dalla 1997. Ma ciò che più resta è il privilegio di<br />
aver potuto confrontarsi con un capitolo di storia. Anzi,<br />
di più: del mito Salon.<br />
Photo: Leif Carlsson
31
32<br />
Quando nel 1843 Joseph Krug fondò la<br />
Maison che porta il suo nome, il sogno<br />
era offrire il meglio, anno dopo anno, a<br />
prescindere dalle variazioni. Oltrepassò<br />
tutti i confini conosciuti della creazione<br />
di questo vino e nel 1848 affidò la sua visione alle pagine<br />
del celebre taccuino, dove scrisse: “Una buona Maison<br />
dovrebbe creare solo due Champagne della medesima<br />
qualità”. Da allora, un principio cardine della filosofia produttiva<br />
di Krug è il concetto d’individualità, ovvero l’arte<br />
di trasformare la vendemmia di ogni appezzamento in un<br />
vino distinto e quindi seguirne il carattere specifico prima<br />
di decidere l’assemblaggio. Ciò permette allo Chef de Cave<br />
di Krug d’individuare e distinguere i vini dei singoli appezzamenti<br />
che potranno arricchire le creazioni dell’annata, di<br />
conservarne altri come vini di riserva per un uso successivo,<br />
o di scartare il vino che non raggiunga il profilo desiderato.<br />
Poi ci sono le classiche eccezioni alla regola. Chez Krug,<br />
la 2008 è stata annata fresca ed equilibrata, a tal punto da<br />
permettere di vinificarla come millesimo. “L’anno 2008”,<br />
spiega Julie Cavil, la Chef de Cave, “è stato l’anno più fresco<br />
in Champagne in 14 anni. Un’annata superba. L’assenza<br />
di condizioni estreme ha portato a una maturazione<br />
lenta e regolare dei grappoli. La strabiliante eterogeneità<br />
dei vigneti ha creato una grande complessità, risultando al<br />
raccolto in una gamma di sapori e aromi completa”. E per<br />
la creazione del suo millesimo, la Maison ha selezionato i<br />
vini dei vigneti che hanno rappresentato al meglio le caratteristiche<br />
dell’annata 2008. I Pinot Noir (53%) formano<br />
oltre metà dell’assemblaggio e provengono da vigne della<br />
Montagne de Reims Sud, tra cui Aÿ, Mareuil, Bouzy e Ambonnay.<br />
I Meunier (25%) conferiscono tensione e note<br />
agrumate, mentre gli Chardonnay (22%) arricchiscono<br />
l’assemblaggio con un aroma fruttato. E poi ben <strong>12</strong> anni di<br />
riposo in bottiglia, che si coglie a prima vista: con la tonalità<br />
dorata intensa e brillante. Ma al palato? Occorre dire che<br />
chi scrive quando parla di Krug si sente un po’ “di parte”: la<br />
Maison rappresenta, per noi, un vero fuoriclasse. Cerchiamo,<br />
però, di riportare in maniera sincera il nostro punto di<br />
vista: senza timori reverenziali nei confronti dell’etichetta<br />
e senza badare a cosa altri hanno detto prima. Gli Champagne<br />
li assaggiamo e li analizziamo a più riprese, focalizzandoci<br />
unicamente su cosa percepiamo dal calice davanti<br />
a noi. Krug 2008 è stato degustato da entrambi ad aprile, in<br />
anteprima, e riassaggiato di recente con il lancio ufficiale<br />
in Italia, in due occasioni diverse. Di Krug 2008 colpisce<br />
innanzitutto l’acidità tagliente e la grandissima potenza che<br />
sprigiona, sia al naso sia in bocca. Ad oggi, tra le ultime annate<br />
non crediamo ci siano paragoni: questa bottiglia fin<br />
da subito mostra una marcia in più, che ragionevolmente<br />
ne farà nel tempo un grandissimo millesimo. Ma chi beve<br />
grandi Champagne sa bene che spesso bisogna saper attendere.<br />
E occorre anche aspettare molto tempo, come in questo<br />
caso. Oggi, Krug 2008 appare un cavallo imbizzarrito:<br />
ancora manca l’equilibrio e la piacevolezza che siamo certi<br />
troverà col tempo. All’assaggio prevale un’acidità spiccata e<br />
una grande tensione, che non si sono ancora amalgamate<br />
perfettamente. Da appassionati consigliamo l’assaggio, anche<br />
perché solo grazie al confronto nel tempo si può valutare<br />
come lo Champagne “vive” ed evolve in bottiglia. Per<br />
chi invece vuole investire cifre importanti per bere un grande<br />
millesimato di Krug, oggi non pensiamo che la 2008 sia<br />
la scelta giusta. Se dobbiamo farci piacere con un grande<br />
Vintage, ora optiamo per una 2004 o 2003, due annate così<br />
diverse tra loro che sanno dare già tanto. Pronte, equilibrate<br />
e complesse: riflettono a pieno titolo lo stile della Maison.<br />
La 2008 ha un bellissimo potenziale evolutivo, che<br />
col tempo si saprà svelare e ci lascerà senza parole, perché<br />
le premesse dell’annata sono davvero ottime e quello che<br />
sentiamo oggi al calice lo conferma: ma semplicemente<br />
non è ora il momento di goderne appieno. Bisogna avere<br />
pazienza con il millesimo 2008: tanta pazienza e non solo<br />
quando si parla di Krug. Non sottovalutiamo poi la Grande<br />
Cuvée e dimentichiamoci che possa essere “solo la sorella<br />
minore del millesimato”. È, infatti, l’orchestra, massima<br />
espressione della filosofia della Maison. Anche in questo<br />
caso, però, non scegliamo l’ultima edizione disponibile (la<br />
169), bensì la 167, che oggi è perfettamente in equilibrio<br />
tra complessità e freschezza, o la 168, frutto di una grande<br />
annata di base (la 20<strong>12</strong>), che sta evolvendo benissimo in<br />
bottiglia e inizia ad esprimersi alla grande.<br />
DI FRANCESCA MORTARO E ANDREA SILVELLO<br />
CHAMPAGNE<br />
Krug 2008:<br />
l’importanza dell’attesa<br />
Esordio con il millesimo mito in Champagne per la Maison di Reims.<br />
Un fuoriclasse che merita di essere aspettato<br />
Photo: Maison Krug
33<br />
Photo: Champagne Pol Roger<br />
Pol Roger, futuro Vintage<br />
Verticale tra le pieghe delle annate 2000 con l’iconico millesimato Brut,<br />
in compagnia di Bastien Collard de Billy,<br />
sesta generazione della famiglia alla guida della Maison<br />
CHAMPAGNE<br />
DI IRENE FORNI E MATTEO BORRÈ<br />
è da non mancare. Un viaggio in profondità nelle pieghe di uno degli<br />
Champagne più iconici. Il preferito da Winston Churchill, cui la Maison di Epernay<br />
ha anche dedicato la sua più speciale cuvée. Ma non di quest’ultima parleremo,<br />
ma dell’anima stessa di Pol Roger. Anima Vintage, che ne rappresenta anche<br />
L'occasione<br />
il futuro. Infatti, è di un’eleganza senza tempo che vi racconteremo: una verticale<br />
in Magnum alla scoperta delle peculiarità delle “recenti” annate 2013, 2009, 2008, 2004 e<br />
2002 in compagnia di Bastien Collard de Billy, sesta generazione della famiglia alla guida<br />
della Maison, coordinatore generale del marchio e responsabile estero per diversi mercati<br />
primari, tra cui l’Italia (il sesto e in crescita anche in questo <strong>2021</strong>). A dettare<br />
il passo della degustazione, Manlio Giustiniani, che prima della partenza ha<br />
definito le coordinate su cui ancora oggi muove Pol Roger quando si parla<br />
di millesimati. Un racconto specchio della massima espressione di un’annata<br />
e che si caratterizza per un’attesa di almeno sette anni nelle cantine<br />
della Maison, le più fredde (9,5°C) di tutta la regione, che si estendono<br />
per 9 km a -33 metri rispetto il livello stradale e dove sono conservate 9<br />
milioni di bottiglie (la produzione annua è di circa 1,8 milioni). Per Pol<br />
Roger, Vintage è parola che si declina anche in Rosé e Blanc des Blancs,<br />
ma è principalmente sinonimo di Brut. Per un vino felice combinazione tra<br />
il 40% di Chardonnay, a donare eleganza e finezza, e il 60% di Pinot Noir, a garantire<br />
corpo e struttura: con il primo da uve della Côte des Blancs, con Le Mesnil sur<br />
Oger, Oger, Vertus, e Oiry, Cuis e Chouilly, mentre il secondo parla la lingua della Montagne<br />
de Reims, con Ambonnay, Bouzy, Rilly La Montagne, Mailly e Chigny les Roses,<br />
e della Grande Vallée della Marne, con Aÿ (dove nel 1849 la storia prese il via, prima del<br />
trasferimento nel 1899 a Epernay), Mareuil sur Aÿ, Cumières e Champillon. Poi, il credo<br />
della Maison: solo acciaio, svolgimento della fermentazione malolattica e remuage rigorosamente<br />
a mano. Elementi che donano uno stile che non passa mai di moda e terribilmente<br />
attuale. Una caratterizzazione ritrovata all’interno del nostro percorso, iniziato col Pol<br />
Roger Brut Vintage 2013: Champagne di grandissima eleganza che parte con un naso molto<br />
agrumato, poi si affacciano note di lampone e fragoline di bosco. Nette si percepiscono<br />
note di noci, mandorle e nocciola tritata. Sul finale, una timida spezia di pepe nero accompagna<br />
la ben più presente nota di frutta gialla matura tropicale e fresca. Bellissima persistenza<br />
e acidità. Un’annata dal grande potenziale, la 2013, ma ancora ai blocchi di partenza<br />
nella sua corsa. A seguire, il Vintage 2009 dalla bellissima verticalità di palato, con note<br />
agrumate, di arancio e mandarino. Accenni alla mela, alla susina, ma si propone anche una<br />
piacevole nota balsamica che si accompagna ad una di spezia pungente, pepe bianco. Al<br />
palato è verticale e netto, tagliente se si vuole, sensazione tenuta su anche da una<br />
piacevolissima acidità. Chiude salato e minerale, per un’evoluzione ancora<br />
tutta in fieri. Il cammino è proseguito col Vintage 2008, fuoriquota dalla<br />
grandissima eleganza e profondità sia al naso sia al palato. La beva è accattivante<br />
fino all’ultimo sorso. Si presenta con note di frutta secca, noci<br />
e nocciole tritate, tanta mineralità e salinità che arricchiscono l’esperienza<br />
gustativa. Frutta fresca gialla che strizza l’occhio al tropicale. Grande<br />
persistenza post deglutizione. Profondo e vibrante. Il figlio di un’annata<br />
assai conosciuta, una bottiglia magistrale. La successiva tappa è incontro<br />
col Vintage 2004, oggi gioco di acidità, struttura e dolcezza. Frutta candida,<br />
uvetta, miele millefiori. Profumi intensi e stratificati che danno complessità alla<br />
beva. Noce, noci tostate, lieve nota affumicata, ricordo di sottobosco. Acidità, tensione<br />
e profondità di beva, per uno Champagne dalla grande maturità che è potenza assoluta.<br />
A chiudere l’esperienza Magnum, il Pol Roger Brut Vintage 2002, uno Champagne oggi<br />
stellare. Per un’esperienza di beva elegante e profonda. Opulento nel gusto e nei profumi:<br />
miele, caramello, zenzero, frutta candita, vegetale caldo, note fumé e tostate di vaniglia,<br />
pepe nero e bianco. Avvolgente e carnale. Dalla persistenza infinita. Per un’annata che, grazie<br />
alla sua rotondità, si potrà bere ancora per diversi anni. E che sigilla la degustazione<br />
in compagnia di Bastien Collard de Billy incoronandosi regina di questa verticale.
34<br />
CHAMPAGNE<br />
Photo: Maison Ruinart<br />
L’Arte e l’abbinamento<br />
secondo Ruinart<br />
Ingegno, visione, esclusività: come il Vintage 20<strong>11</strong><br />
che ha fatto il suo esordio nello speciale circuito Assemblage 1729<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
dell’abbinamento richiede un gusto molto sviluppato, tanto ingegno<br />
nell’individuare il corretto accostamento e una buona dose d’intuizione. Non<br />
è facile saper sempre cogliere le sfumature che conducono al perfetto accordo.<br />
Ma tra le pieghe di ogni sapore, è soprattutto la mano di chi è chiamato a trovare<br />
il punto di congiunzione tra elementi e fattori in gioco a rendere speciale L'arte<br />
ogni proposta. Ma l’abbinamento, in quanto arte, non è da concepirsi come qualcosa cui<br />
imporre limiti. E, soprattutto quando si parla di vino, da confinare ai soli ambiti di tavola<br />
e cucina. Qui entra in gioco una delle più affascinanti iniziative sviluppate, noblesse<br />
oblige, dalla più antica Maison de Champagne: Ruinart. “Il nuovo modo di abbinare lo<br />
Champagne è associandolo all’arte, con la A maiuscola”, racconta a <strong>WineCouture</strong> Silvia<br />
Rossetto, responsabile marketing e comunicazione di Ruinart Italia. “E chi meglio di<br />
Ruinart poteva dare vita a un progetto di questo tipo. La Maison affonda le proprie radici<br />
proprio nell’Arte fin dal 1896, quando commissionò la prima pubblicità artistica a<br />
uno dei più importanti rappresentati dell’Art Nouveau: il ceco Alphonse Mucha”. Oggi<br />
quella che fu un’intuizione originale si perpetua nella selezione che, ogni anno, Maison<br />
Ruinart compie, ingaggiando un artista contemporaneo per “celebrare” lo Champagne.<br />
“Per il 2020 e il <strong>2021</strong>, il prescelto ad aver firmato la collaborazione Carte Blanche è stato<br />
l’artista britannico David Shrigley, che ha creato delle opere per Ruinart caratterizzate da<br />
tratti profondamente sarcastici, all’insegna di un’ironia in perfetto stile British”, riprende<br />
Silvia Rossetto. “Per dare vita a questa gioiosa e giocosa celebrazione dello Champagne,<br />
Shrigley si è ispirato alla storia della Maison e alle sue cantine, le storiche Crayères patrimonio<br />
Unesco”. Ma come si associa al cibo e allo Champagne un’opera d’arte? “Andando<br />
a selezionare uno chef di punta e che potesse rappresentare attraverso i suoi piatti le medesime<br />
intuizioni ed emozioni che nascono dalle opere d’arte”. In Italia la scelta è ricaduta<br />
sullo chef stellato Paolo Griffa, stella nascente tra i giovani talenti italiani in cucina. Ed è<br />
stato l’executive del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur, stella Michelin dal 2019,<br />
ad aver dato forma, all’interno del progetto Food For Art, a un menù associato alle bollici-<br />
ne Ruinart assolutamente perfetto. Con piatti che hanno saputo fedelmente riproporre la<br />
medesima gioiosa e giocosa interpretazione della Maison offerta dalle creazioni artistiche<br />
di David Shrigley.<br />
L’artista britannico, attraverso i suoi disegni, neon e sculture raggruppati in una reinterpretazione<br />
artistica intitolata “Unconventional Bubbles”, conduce in un viaggio accogliente<br />
e singolare, in grado di offrire una prospettiva sorprendente sulla natura e sul processo di<br />
vinificazione. Allo stesso tempo, ci rende consapevoli delle quotidiane sfide ambientali,<br />
cui Maison Ruinart presta molta attenzione. E l’umorismo, sotto questo profilo, è senza<br />
dubbio uno dei migliori mezzi per diffondere consapevolezza, attraverso posizioni che<br />
sono al contempo audaci e impegnate. Ma l’incontro tra Arte e Champagne, che si è fatta<br />
esperienza culinaria immersiva grazie alle creazioni di Paolo Griffa in cucina, è stata occasione<br />
anche per introdurre un’importante novità, che ha fatto il suo debutto sul mercato<br />
italiano: R de Ruinart Vintage 20<strong>11</strong>. Il millesimato, da quest’anno, viene distribuito anche<br />
in Italia, esclusiva dei ristoranti del circuito Ruinart Assemblage 1729. Uno Champagne<br />
elegante che ha nella leggerezza la sua cifra assoluta. Il frutto di uve provenienti da Grand<br />
Cru e Premier Cru della Côte des Blancs e della zona montuosa di Reims. “R de Ruinart<br />
Vintage 20<strong>11</strong>, etichetta da sempre distribuita esclusivamente in Francia, ha fatto il suo debutto<br />
in Italia, prerogativa di 10 clienti, ristoranti selezionati che fanno parte del circuito<br />
Ruinart Assemblage 1729”, spiega Silvia Rossetto. “Un network di realtà che incarnano la<br />
filosofia del brand, un marchio che, da un lato, è sinonimo di eleganza e raffinatezza senza<br />
tempo, dall’altro, di consapevolezza, soprattutto per quel che concerne le importantissime<br />
tematiche legate alla sostenibilità”. La particolarità del millesimato 20<strong>11</strong> Ruinart è<br />
donata dalle due sole uve che lo compongono: da una parte, lo Chardonnay, fil rouge che<br />
lega tutti gli assemblaggi Ruinart, dall’altra un 49% di Pinot Noir, che dona robustezza e<br />
va a bilanciare l’eleganza e la freschezza offerti dal suo corrispettivo in bianco. Una “nuova”<br />
opera d’arte giunta da questo lato delle Alpi, che stavolta porta però la firma della più<br />
antica Maison de Champagne.
35<br />
Il Cartizze Le Colture<br />
in cima al podio del<br />
Prosecco Superiore<br />
di Valdobbiadene<br />
Tannico<br />
Masseto, Ornellaia, Tenuta Luce<br />
e CastelGiocondo: un ufficio<br />
a Bordeaux<br />
Prime cantine italiane in assoluto a compiere questo investimento,<br />
Masseto, Ornellaia, Tenuta Luce e CastelGiocondo<br />
apriranno un ufficio di rappresentanza nella città di<br />
Bordeaux per rafforzare, a partire dalla roccaforte francese<br />
dei grandi vini, le loro reti vendita nel mondo. Una sfida stimolante,<br />
affidata a Patrick Lachapèle, che occuperà il ruolo<br />
di direttore dell’avamposto del Gruppo Frescobaldi in terra<br />
di Francia. Un’altra prima, per la realtà toscana, dopo che<br />
proprio Masseto, nel 2009, era stato il primo vino italiano<br />
ad essere distribuito attraverso la Place de Bordeaux. L’attività<br />
del nuovo ufficio partirà nel primo trimestre del 2022.<br />
Il video racconto del nuovo<br />
magazzino automatizzato<br />
Quando la “partita” si gioca a due passi da<br />
“casa”, non soltanto le aspettative sono sempre<br />
maggiori, ma la competizione si fa anche più<br />
“agguerrita”. Il confronto, infatti, è con chi sul<br />
tavolo è pronto a calare assi simili. O etichette,<br />
se si parla di vino. Ecco, allora, come un premio<br />
assuma un significato “speciale” non tanto per<br />
il pur evidente prestigio conseguente al suo ottenimento,<br />
ma per il fatto che sul territorio si<br />
venga identificati come i numero uno. Questo<br />
il valore dell’ultimo attestato cui ha brindato<br />
l’azienda trevigiana Le Colture, salita sul gradino<br />
più alto del podio con il suo Valdobbiadene<br />
Prosecco Superiore di Cartizze Docg al<br />
concorso Enoconegliano <strong>2021</strong>. Una competizione<br />
in cui la cantina della famiglia Ruggeri si è<br />
aggiudicata la Dama d’Oro, il massimo riconoscimento.<br />
L’ha fatto con una bollicina iconica:<br />
quel Cartizze che nasce al cuore della Denominazione<br />
in un angolo delle colline di Valdobbiadene<br />
dove la Glera raggiunge la migliore maturazione<br />
possibile. Un’ulteriore soddisfazione<br />
per Alberto, Silvia e Veronica Ruggeri, che guidano<br />
l’azienda fondata nel 1983 dal padre Cesare,<br />
che tra i primi nella zona scelse all’epoca di<br />
dedicarsi all’attività spumantistica da vigneti di<br />
proprietà. E gli iniziali otto ettari sono cresciuti<br />
nel tempo fino agli attuali 41, distribuiti in parte<br />
vicino all’azienda, a Santo Stefano, in parte<br />
in altre zone tra Valdobbiadene, la collina del<br />
Cartizze, l’altopiano di San Pietro di Feletto e<br />
la zona del Montello. Per una produzione annua<br />
di 800mila bottiglie, in cui la costante qualitativa<br />
è donata dalle modalità di conduzione del<br />
vigneto, che nei vini Le Colture poi si rispecchia<br />
in un tratto elegante<br />
al calice. E per la primavera<br />
2022 è attesa<br />
una briosa novità:<br />
una nuova bollicina<br />
Extra Brut, a esaltare<br />
ulteriormente l’identità<br />
della Glera.<br />
Un dietro le quinte esclusivo, nel Paradiso di ogni winelover.<br />
Vera e propria cattedrale, che rappresenta anche una<br />
rivoluzione nella logistica e nel modo stesso di concepire<br />
la vendita di vino, non solo online. Siamo stati in visita al<br />
nuovo magazzino di Tannico, che sorge all’interno del<br />
Polo Logistico di Castel San Giovanni, in provincia di<br />
Piacenza. Fresca di inaugurazione, con il taglio del nastro<br />
avvenuto a novembre, cosa rende unica la nuova “casa” di<br />
Tannico? La completa automatizzazione. E quello che è<br />
stato l’approfondito studio per rispondere<br />
alle rinnovate esigenze<br />
distributive dell’e-commerce<br />
del vino numero uno in Italia.<br />
Al link, racconto e immagini<br />
della visita e l’intervista al ceo<br />
e founder di Tannico, Marco<br />
Magnocavallo.<br />
Sostenibilità: nasce<br />
l’avanguardia del vino di<br />
SOStain Sicilia<br />
Si chiama SOStain Sicilia e se oggi è il nome di una fondazione<br />
presieduta da Alberto Tasca, presto diverrà un<br />
marchio a certificare la scelta green della Sicilia del vino.<br />
Il frutto di una vera unità d’intenti di 22 aziende (grandi<br />
e piccole che sono già prossime a diventare 24) e dell’azione<br />
combinata del Consorzio che tutela la Doc Sicilia<br />
e di Assovini Sicilia. Un nuovo modo di pensare e di<br />
guardare alla viticoltura sull’Isola basato su tre criteri:<br />
misurare, valutare, condividere. Progetto ambizioso, ma<br />
assolutamente concreto, al momento copre 4.617 ettari<br />
di superficie vitata, certificando 19.215.000 bottiglie su<br />
un potenziale di quasi il doppio.<br />
In memoria di<br />
Roberto Felluga<br />
Ci ha lasciato, a 63 anni, Roberto Felluga. Un imprenditore<br />
del vino, che ha saputo portare e far conoscere il nome<br />
della cantina di famiglia in giro per il mondo intero. Un<br />
uomo attento alla sua terra, le colline del Collio, tanto da<br />
essersi sempre battuto per garantirne<br />
l’integrità. Ma soprattutto un<br />
amico. Ci ha lasciato Roberto<br />
Felluga e noi ci limiteremo a<br />
ricordarlo così, esattamente<br />
per quel che era: un amico<br />
sincero. Al link il ricordo di<br />
<strong>WineCouture</strong>.<br />
E ancora...<br />
Il Brunello ha il suo calice ufficiale Italesse. Il Miglior<br />
Sommelier d’Europa & Africa è italiano. Gavi trionfa agli<br />
Awards di Wine Enthusiast con Villa Sparina. Cantina<br />
San Michele Appiano svela Appius 2017. Tanti auguri<br />
al Fojaneghe Conti Bossi Fedrigotti. Santa Margherita<br />
scommette sulla Maremma. Due direttori “autoctoni” per<br />
i Consorzi di Valpolicella e Conegliano Valdobbiadene.<br />
Dom Pérignon Vintage 2010 e rosé 2006: doppia limited<br />
edition Lady Gaga. E poi: il miglior Riesling d’Italia, i 50<br />
anni di Graziano Merotto, Italia prima al mondiale delle<br />
bollicine, debutta l’Asolo Prosecco di Graziana Grassini<br />
per Giusti Wine, esordio di Schenk<br />
in MotoGp, a Castello del<br />
Terriccio apre Terraforte<br />
dello chef stellato Cristiano<br />
Tomei, Paolo Polegato<br />
nuovo proprietario unico<br />
Astoria Wines, Pisoni lancia un<br />
TrentoDoc 100% Pinot Bianco.<br />
TITOLI DI CODA