T2NewsINTERVISTA ■ GIANFRANCO VIRGINIO, PRESIDENTE INDICOD-ECRAbbiamo un RUOLOda RAFFORZAREL’Istituto vara corsi di formazione, nuove iniziativea sostegno dell’efficienza delle imprese e avviala valorizzazione dei progetti Ecr.Senza perdere di vistala sua attività di raccordotra industria e tradeIl Comitato di Presidenza Indicod-EcrGiovanni Cobolli Gigli Amministratore delegato La RinascenteRiccardo FrancioniProcuratore generale SelexAndrea Francesco MartinelliConsigliere MetroVincenzo TassinariPresidente Coop ItaliaGianfranco VirginioVice presidente FiniperFilippo MeroniAmministratore delegato Johnson WaxVincenzo MiceliAmministratore delegato Nestlé ItalianaAldo SutterAmministratore delegato Gruppo SutterVito VarvaroAmministratore delegato Procter & GambleMassimo von Wunster Amministratore delegato Heineken ItaliaInvitati permanentiLuigi BordoniDirettore IbcVittorio ZeccaDirettore Adm☛«Da un anno i beni di consumo hanno unruolo deflativo, eppure le vendite flettono.Per forza, le famiglie stanno ridefinendo le loro modalitàdi spesa per far quadrare bilanci colpiti pesantementedalla crescita dei costi obbligati: dall’energia al contocorrente bancario, dalle assicurazioni alla sanità. Nel 2005dovranno fare i conti con 2 miliardi di euro in nuove imposteaddizionali. Dal primo gennaio i pedaggi autostradalisono cresciuti del 2,5%. Ogni giorno, sfogliando il giornale,ci si rende conto del fatto che la pressione sui redditis’è fatta pesante».Al primo anno di presidenza Gianfranco Virginio s’ètrovato a ridisegnare le strategie di Indicod-Ecr nel pienodella più pesante discontinuità che dal dopoguerraad oggi ha colpito il settore del largo consumo. «Una crisiche molti osservatori cominciano a considerare strutturale»,puntualizza Virginio, «e che per essere affrontatarichiede uno sforzo importante nel campo dell’efficienzae dell’efficacia da parte di tutte le imprese industrialie distributive».Manager dal taglio fortemente operativo, con un passatoin Barilla, Rinascente e Standa, Virginio, 66 anni,oggi vicepresidente del gruppo Finiper, s’è subito datoda fare. Ha reclutato un manager di lungo corso, AlvaroFusetti, per vent’anni numero uno della Nielsen in Europae gli ha affidato la direzione generale dell’associazione.In quattro mesi, lavorando fianco a fianco, hanno definitoil piano strategico 2005-2007 dell’Istituto e ridisegnatol’organizzazione interna. «Volevamo rafforzareil ruolo dell’Istituto e focalizzare i nostri sforzi propriosu attività capaci di migliorare l’efficienza e l’efficaciaoperativa delle imprese», sottolinea Virginio. Quindivia libera a programmi per favorire l’adozione dei prodottiEan-Ucc da parte delle imprese (dall’Edi alla tracciabilità),al coinvolgimento in appositi forum dei fornitoridi tecnologie, ai corsi di formazione, ad attivitàdi studio che consentano di cogliere in anticipo i cambiamentiin atto nel mercato e quindi di mettere a puntole migliori soluzioni per aiutare le imprese ad affrontarli.Virginio ha poi dato vita a un comitato di presidenza,che periodicamente si riunisce per verificare l’agendadell’Istituto.Presidente, nell’arco di un anno ha ridisegnato Indicod-Ecr.Che bilancio fa del lavoro svolto?«Non è stato un anno facile. Indicod-Ecr, l’entità scaturitadalla fusione tra Indicod ed Ecr Italia, era una realtàtutta da costruire. Dovevamo integrare le due associazioni,mettere a regime la struttura, ridefinire gli incarichiaffidando ruoli al management che fossero coerenticon il piano strategico, lavorare per aumentare l’efficienzariducendo i costi. Credo che Alvaro Fusetti abbiafatto un ottimo lavoro: oggi la struttura dispone diuna serie di funzioni che sono indispensabili per garantireil raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti. Abbiamocreato due funzioni di staff (ufficio stampa/relazioniesterne e area studi e ricerche/rapporti con le Istituzioni)alle quali si aggiungono tre aree di linea (gestioneassociati-sviluppo nuovi settori, raccordo tecnicoe formazione-nuovi progetti). Sono particolarmentefiero dello staff: i manager ai quali è stata affidatala direzione di ogni funzione sono in gamba e credo chegià da quest’anno cominceremo a vedere i primi risultatidella loro attività».Uno dei progetti di punta è la negoziazione efficiente.Cosa serve per farlo decollare?«Soprattutto la volontà delle imprese di lavorare sulmedio termine. Non possiamo più permetterci di sopravviverepensando al breve periodo».Il focus sulle attività basiche per migliorare l’efficienzae l’efficacia operative ridurrà il peso politicodell’associazione?
NewsT3Brumo Tabacci,presidente della Xcommisione Attivitàproduttive della camera«Il sistema associativodel largo consumo èpopolato da associazioniche svolgono egregiamenteil loro ruolo. Enoi non abbiamo nessunaintenzione di occupareterreni che non sono i nostri.Tuttavia credo che Indicod-Ecrsi sia guadagnatosul campo, per quanto fatto in passato soprattuttoin sede Indicod, un posizionamento specifico eoriginale: è un tavolo di raccordo al quale l’industria ela moderna distribuzione possono sedere per metterea fuoco problematiche, ricercare soluzioni condivise, coinvolgerele Istituzioni».Quest’anno ha incontrato Antonio Marzano, ministroper le Attività produttive; Mario Valducci, sottosegretarioal Commercio; Bruno Tabacci, presidentedella X commissione Attività produttive della Camera;Pierluigi Bersani, responsabile economico deiDs. Che opinione si è fatto dei nostri politici?«Solo recentemente il mondo politico e le istituzionihanno preso coscienza del ruolo fondamentale chele aziende industriali e la distribuzione moderna giocanonel sistema economico e nella società italiana. Sonocerto del fatto che ci sia la volontà di intervenireper favorire lo sviluppo del settore e ridare fiato ai consumi,ma ho l’impressione che, sul piano realizzativo,ci sia una forte carenza di strumenti e mezzi».Ma l’anno prossimo, secondo il Centro Studi diConfindustria, i consumi dovrebbero riprendere…L’inflazione CHE VERRÁIl 2004 si è chiuso con un andamento dei prezzi dei prodottidi largo consumo fortemente in discesa, nonostante trendben diversi si siano riscontrati per quelle voci di costo che tantoincidono sui conti di produttori e distributori, come la benzina,il gasolio, l’energia elettrica.Ma nel 2005? Basterà l’euro forte a neutralizzare il caro petrolio?E i prezzi crescenti dei settori protetti e non liberalizzatidreneranno ancora risorse a scapito dei consumi? Le rispostesono in dirittura d’arrivo. Nel frattempo registriamo chei guru della finanza, per il 2005, sconsigliano investimenti nelsettore del largo consumo.Beni energetici vs beni di largo consumo(Variazione prezzi-Istat)76543210-1-2gennaio 03Beni energeticigennaio 04novembre 04Beni di largo consumo«Tra un anno vedremo sehanno ragione. Io lo spero,per tutto il nostro sistemad’imprese. Ma hoqualche perplessità. Le cosepotrebbero cambiarerealmente se fosse varatoun piano nazionale per il rilanciodei consumi. So cheil ministro Marzano ci stapensando. Se ci saranno sviluppi, Indicod-Ecr è prontoa fare la sua parte».Secondo alcuni opinionisti la distribuzione e l’industrianegli anni scorsi hanno dormito sugli allori.A parte poche eccezioni, quasi tutte le insegne hannoposizionamenti simili, è mancata la gestione dellamulticanalità, si è fatta molta teoria di marketinge poca pratica. E anche l’industria non è esente dacolpe. Condivide questa analisi?«Senza dubbio in passato la distribuzione non ha fattoquanto doveva per arrivare prima a una ridefinizionedelle norme sul commercio. E oggi paga lo scotto aprendo,in un periodo di crisi dei consumi senza precedenti,punti di vendita che sono stati progettati e varati diecianni fa, quando le priorità erano soprattutto lo sviluppo,il presidio del territorio. L’industria, dal canto suo,si è impegnata per circa 10 anni in attività di re-engineeringimportanti, che però hanno sottratto attenzioneall’innovazione di prodotto. Non a caso, oggi il mercatosente la mancanza di prodotti market maker e nonc’è da stupirsi se la private label guadagna posizioni conpiù rapidità rispetto al passato».In questa fase di crisi, però, la volontà di collaborazionetra industria e distribuzioneè notevolmentecresciuta. Anchei manager più coriacei diconoche bisogna spingerein questa direzione.«Per forza: oggi non cisono alternative. Dobbiamocostruire congiuntamentevalore per ilconsumatore se vogliamodare allo shopping contenutitali da convincereAntonio Marzano,ministro alle AttivitàproduttivePier Luigi Bersaniresponsabile economicoDemocratici di Sinistrail consumatore a spendere i suoi soldi in prodotti di largoconsumo. Il fatto che le aspettative dei top managerindustriali e distributivi sul progetto per la contrattazioneefficiente siano altissime è un chiaro segnale delcambiamento di cui è protagonista la filiera. Un altro èla volontà da parte delle imprese aderenti ad Ecr di consentirela diffusione a tutte le 30 mila imprese associate,di alcune delle best practices relative alla supply chainmesse a punto negli anni scorsi da Ecr Italia.Nel corso del 2005 lavoreremo in questa direzione,con una capillare attività di formazione in tutta Italia.L’80% delle imprese associate chiede di conoscere megliole soluzioni Ean-Ucc, vuole informazioni sulla radiofrequenza,sull’Edi, sulla tracciabilità, sull’evoluzionein atto nella filiera. La crisi dei consumi ha determinatouna maturazione di cui negli anni scorsi, quandole cose filavano lisce, nessuno sentiva il bisogno».>> segue da pag 1CONTROCORRENTESulla telefonia il Garante non sbagliache, le assicurazioni, a scapito di altri settori industrialiassolutamente scoperti e indifesi. In questo senso lagrande marca è la più esposta ai venti aggressivi dellaconcorrenza internazionale, mentre, come mostrano,ad esempio, le politiche di Bankitalia, gli istituti dicredito italiani sono assolutamente protetti dalla concorrenzainternazionale.I primi a intuire questo fenomeno che caratterizza lasocietà della comunicazione furono i pionieri di Internet.Quando l’accesso alla rete appariva gratuito e il pianetaInternet sembrava appartenere a un universo libero,i teorici della nuova frontiera web sostenevanoche la gratuità non c’è mai stata in Internet perché chiunquevolesse entrarci, poteva magari accedere gratuitamenteai contenuti forniti dalla rete ma doveva pagarela bolletta telefonica, sinonimo moderno renditadi posizione che viene dal controllo di un'altra rete, quellatelefonica.Non è un caso che la battaglia per “l’ultimo miglio”sia ancora in corso. Chi controlla le grandi reti accettamal volentieri la liberalizzazione: in Italia, ad esempio,con la presenza di Telecom Italia, fa fatica ad affermarsila concorrenza nella telefonia fissa. E anchela telefonia mobile si limita a due grandi operatori chedetengono una sorta di oligopolio. Da questo puntodi vista le recenti osservazioni dell’antitrust, presiedutoda Giuseppe Tesauro, sono istruttive a propositodel ruolo frenante di Telecom Italia in materia diliberalizzazione dei mercati.Come ha mostrato un recente studio di Prometeia, questastruttura bipolare dell’industria italiana, divisa traalcuni settori protetti e altri esposti totalmente alla concorrenza,si ripercuote anche sulla struttura dei prezzi,creando squilibri che hanno poi un effetto a catenasullo sviluppo o meno di alcuni settori.* Jim Read è lo pseudonimo di un noto giornalista economico italiano1 0 >> segue da pag 1 Crisi dei consumi ...4 5263revoli e attività finanziarie. Allora possiamo meglioqualificare l’idea di vitalità, di capacità di reazionedei consumatori: una capacità equilibrata, che determinal’evoluzione del consumo mediando tra lascarsa dinamica del reddito e la vivacità del processodi accumulazione. Se qualche segnale di rallentamentoc’è stato nell’ultimo triennio, esso è dovutosia alla ridotta dinamica della ricchezza pensionisticasia al minore rendimento reale dello stock diattività (rendimenti obbligazionari negativi, stagnazionedei mercati azionari ecc). In questo contesto, la riduzionedella pressione fiscale per il 2005 potrebbeavere qualche effetto positivo proprio sui consumi.Se pensiamo a un’elasticità della spesa al redditocorrente di 0,35, un beneficio complessivo di5,5 miliardi di euro potrebbe tradursi in un incrementoaggiuntivo dei consumi reali di circauno/due decimi di punto percentuale, per arrivarea tre decimi nel 2006. Sempre che non si amplifichinole crepe che si stanno aprendo nelle aspettativeda parte delle famiglie consumatrici.