a ngelo p agano - la scuola poetica siciliana
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spita le ripetizioni fere, (vv. 5; 7), dardo, (vv. 6; 9) e vetro, (vv. 2-3), accanto a<br />
quel<strong>la</strong> di occhi, metonimica per vedere nell’iterazione con variatio: passa gli<br />
occhi/ passa per gli occhi, (vv. 4; 8) (passa precede anche al v. 2).<br />
Ma <strong>la</strong> repetitio ”occhi” è presente anche in «Amor è uno desio che<br />
ven da core» ai vv. 8 e 9, a cui vanno aggiunti amor/ amore/ amor, (vv. 1; 3;<br />
7), e core/ cor, (vv. 9; 12); mentre un altro rimando eccellente si ha con<br />
”preghiera”: prego/ preghera, (vv. 44-5) di «Guiderdone aspetto avere» e<br />
prego/ prega, (vv. 13-4) di «Madonna mia a voi mando» 63 .<br />
Sembra che soprattutto al<strong>la</strong> dittologia sinonimica Giacomo da<br />
Lentini affidi il compito di fissare le categorie tipiche del repertorio cortese,<br />
magari per stabilizzare coppie che avranno <strong>la</strong>rga fortuna. Sospiri e pianti<br />
al v. 56 di «Madonna, dir vo voglio» è ripreso al v. 64, questa volta sotto<br />
forma verbale: sospiro e piango, per ritornare successivamente in forma sostantivale<br />
al v. 15 di «Madonna mia»: sospiri e pianti.<br />
Lo stesso tipo di immagine viene ripetuto molto spesso dai poeti<br />
del<strong>la</strong> Magna Curia in genere. Il Notaro lo propone per esempio in «Chi<br />
non avesse mai veduto foco» al v. 11: pen’e tormento; si prosegue con «Sì<br />
alta amanza» al v. 9: <strong>la</strong>crime e pianto; ancora in «Dal core mi vene» ai vv.<br />
62-3: in pensiero…/ …e ’n cordoglio e Tempesta e dispera al 61; in «S’io doglio»<br />
troviamo dogliomi e adiro/ mi doglio e adiro ai vv. 22 e 29, mentre in<br />
«Membrando l’amoroso dipartire» si legge pensiero e cordoglienza. Si potrebbe<br />
andare avanti ancora con molti altri esempi del genere anche se vale<br />
<strong>la</strong> pena notare come lo stesso concetto poc’anzi citato si può al<strong>la</strong>rgare<br />
attraverso un terzo elemento: dolore/ e vengiamento e doglia in «Troppo son<br />
dimorato» ai vv. 31-2; al limite si sviluppa in più proposizioni: getto uno<br />
gran sospiro/ che facemi ancosciare («Meravigliosamente», vv. 41-2); und’eo<br />
tormento e vivo in gran dottanza,/ e son di molte pene sofferente («Poi no mi<br />
val», vv. 8-9); Temente so’, e non ho confortamento (Ivi, v. 25).<br />
63 L’elenco delle figure di ripetizione presenti nel Notaro non si esaurisce con questa<br />
illustrazione. Si potrebbero ancora citare altri esempi in poesie quali «Poi no mi val<br />
merzé», «Dolze coninzamento», «Molti amadori <strong>la</strong> lor ma<strong>la</strong>tia», «Madonna ha ’n sé<br />
vertute con valore», «Cotale gioco mai non fue veduto», «Donna, eo <strong>la</strong>nguisco»,<br />
«Membrando l’amoroso dipartire», «Donna, vostri sembianti mi mostraro», «Ogn’omo<br />
c’ama de’amar lo so nore», «Per sofrenza si vince gran vetoria», e «Certo me par che<br />
far dea bon signore».<br />
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