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Discussioni del Parlamento europeo - Europa

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09-07-2008<br />

IT<br />

1. Apertura <strong>del</strong>la seduta<br />

(La seduta è aperta alle 9.05)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

MERCOLEDI’, 9 LUGLIO 2008<br />

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING<br />

Presidente<br />

2. Relazione annuale <strong>del</strong>la BCE per il 2007 (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione di Olle Schmidt, a nome <strong>del</strong>la<br />

commissione per i problemi economici e monetari sulla relazione annuale <strong>del</strong>la BCE per<br />

il 2007 [2008/2107(INI)] (A6-0241/2007).<br />

Olle Schmidt, relatore. − (SV) Signor Presidente, Presidente Trichet, Presidente Juncker,<br />

tutti gli occhi sono puntati sulla Banca centrale europea. La situazione economica<br />

attualmente incerta e le turbolenze finanziarie stanno mettendo sotto pressione la BCE.<br />

Sono convinto che il rialzo <strong>del</strong> tasso di interesse <strong>del</strong>la scorsa settimana sia stata la giusta<br />

decisione. L’inflazione è una piaga che non ridistribuisce equamente la ricchezza. I leader<br />

europei dovrebbero apprezzare una Banca centrale indipendente, pronta ad agire per<br />

prevenire che l’<strong>Europa</strong> scivoli nella stagflazione, nella bassa crescita e nell’aumento<br />

<strong>del</strong>l’inflazione.<br />

A dieci anni dalla sua introduzione, l’euro è divenuto una valuta globale. Nessuno avrebbe<br />

potuto immaginare il livello di sicurezza e la stabilità che questa moneta ha apportato<br />

all’area euro, a tutta l’Unione, nonché all’economia globale. Il “no” <strong>del</strong>l’Irlanda al referendum<br />

non è stata una reazione alla forza <strong>del</strong>l’euro. Sviluppi economici asimmetrici in seno all’area<br />

euro possono costituire un rischio, ma vi si può porre rimedio rispettando senza indugio<br />

i requisiti <strong>del</strong> Patto di stabilità per una solida situazione finanziaria e una costante<br />

trasformazione strutturale degli Stati membri.<br />

Al tempo stesso, dopo 10 anni, occorre riesaminare alcuni aspetti <strong>del</strong> modus operandi<br />

<strong>del</strong>la BCE; il controllo, la trasparenza, il processo decisionale e il ruolo internazionale<br />

<strong>del</strong>l’euro possono essere migliorati. Secondo la Commissione perciò la BCE dovrebbe<br />

presentare una nuova proposta che renda il processo decisionale più trasparente ed efficace,<br />

in considerazione <strong>del</strong>l’ampliarsi <strong>del</strong>l’Eurogruppo. Quando vengono prese le decisioni in<br />

merito al tasso di interesse di base, la BCE dovrebbe fornire una relazione relativa alla<br />

discussione svoltasi tra i membri <strong>del</strong> Consiglio direttivo, al fine di migliorare la trasparenza<br />

e di accrescere la prevedibilità. E’ necessario che il suo ruolo come leader <strong>del</strong>l’Eurogruppo<br />

venga rafforzato, al fine di riflettere in modo migliore il significato <strong>del</strong>l’euro anche nel<br />

contesto internazionale.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> ha sempre ritenuto che fosse essenziale dare al mercato le informazioni circa<br />

le decisioni <strong>del</strong>la BCE, nonché pubblicare i processi verbali e i risultati <strong>del</strong>le votazioni. La<br />

BCE però ha rifiutato, sottolineando che questo avrebbe creato <strong>del</strong>le divisioni nazionali<br />

nella sua gestione.<br />

Presidente Trichet, abbiamo ascoltato il suo punto di vista e la Commissione sta ora<br />

presentando una proposta emendata. La direzione <strong>del</strong>la BCE deve fornire informazioni<br />

più chiare dopo aver preso una decisione riguardo al tasso di interesse, cioè dovrà dichiarare<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

se l’unanimità è stata raggiunta senza una discussione o se ci sono state difficoltà nel<br />

raggiungere una posizione comune. Questo può essere un passo importante verso il<br />

miglioramento <strong>del</strong> dialogo tra il mercato, noi politici e la BCE.<br />

L’inflazione è salita a livelli record e si è ora stabilita circa al 4 per cento, dato<br />

significativamente più alto rispetto all’obiettivo di inflazione di circa il 2 per cento previsto<br />

nel medio termine. Non solo il dollaro, ma anche altre valute si sono considerevolmente<br />

indebolite rispetto all’euro, il che ha rianimato la discussione sul tasso di cambio.<br />

L’allargamento <strong>del</strong>l’area euro dà più peso all’area monetaria, ma al tempo stesso pone<br />

diversi cambiamenti, dal momento che il processo decisionale diventa più lento e le<br />

differenze nello sviluppo economico tra i membri aumentano.<br />

La crisi <strong>del</strong> mercato dei mutui per la casa ha dimostrato come la stabilità finanziaria sia<br />

una questione globale, dato che le crisi non sono più limitate ad un singolo paese o regione.<br />

Gli sforzi combinati <strong>del</strong>la Federal Reserve e <strong>del</strong>la Bank of England hanno contribuito<br />

ampiamente a mantenere a galla il sistema finanziario, ma non hanno risolto la crisi. Questo<br />

ha reso chiaro il bisogno di una migliore cooperazione tra le banche centrali e le altre<br />

istituzioni. Il fatto che sia la BCE sia la Fed abbiano messo in guardia contro la<br />

sottovalutazione <strong>del</strong> rischio di una crisi per quanto riguarda il mercato dei mutui per la<br />

casa, peraltro senza grande successo, dimostra la crescente vulnerabilità dei mercati<br />

finanziari mondiali. Questa è una buona ragione per agire, come fa anche il <strong>Parlamento</strong><br />

seguendo, per esempio, il processo Lamfalussy al fine di modernizzare la struttura di<br />

vigilanza europea.<br />

La comune politica monetaria e la BCE affronteranno compiti impegnativi nei prossimi<br />

anni. Sono convinto che i leader <strong>del</strong>l’UE e la BCE supereranno la prova. Al tempo stesso,<br />

però, tutti i leader <strong>del</strong>l’UE devono capire che la stabilità dei prezzi e una solida situazione<br />

finanziaria sono i pilastri per la crescita e per la creazione di nuovi posti di lavoro. E’ notevole<br />

quindi che il Presidente francese, nel suo non meno importante ruolo attuale di Presidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio, richieda gli obiettivi di stabilità <strong>del</strong>la BCE. A mio avviso, è necessario, invece,<br />

che i leader europei espongano, in un dialogo aperto con i loro cittadini, i propositi e gli<br />

scopi <strong>del</strong>la politica monetaria. I prezzi che salgono rapidamente e gli innalzamenti<br />

compensativi <strong>del</strong> salario sono i peggiori nemici <strong>del</strong>la prosperità.<br />

Jean-Claude Trichet, Presidente <strong>del</strong>la Banca centrale europea. − (FR) Signor Presidente,<br />

signor relatore, onorevoli deputati, è per me un onore presentare la relazione annuale <strong>del</strong>la<br />

BCE per il 2007 come disposto nel Trattato. Le nostre relazioni oltrepassano gli obblighi<br />

imposti dal Trattato e la Banca centrale europea apprezza lo stretto rapporto con il<br />

<strong>Parlamento</strong>.<br />

Questa è la quarta volta quest’anno che vi parlo. I miei colleghi <strong>del</strong> Comitato esecutivo,<br />

inoltre, sono stati in stretto contatto con il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, in particolare per questioni<br />

come l’allargamento <strong>del</strong>l’area euro, i sistemi di pagamento e il decimo anniversario<br />

<strong>del</strong>l’Unione economica e monetaria.<br />

Innanzi tutto, vorrei riassumere le tendenze economiche nel periodo 2007-2008 ed esporre<br />

le misure <strong>del</strong>la politica monetaria prese dalla BCE. In seguito, commenterò alcuni punti e<br />

proposte che avete avanzato nella mozione per una risoluzione nella relazione annuale<br />

<strong>del</strong>la BCE per il 2007.<br />

Nel 2007, la BCE ha operato in un ambiente stimolante tra prezzi <strong>del</strong>le merci variabili e in<br />

aumento e, fino alla seconda metà <strong>del</strong> 2007, è aumentata un’incertezza che deriva dalla<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

continua ratifica nei mercati finanziari di tutto il mondo, che è stata menzionata dal relatore.<br />

Nonostante questi sviluppi, l’economia <strong>del</strong>l’area euro ha continuato ad aumentare nel<br />

2007, con una crescita annuale <strong>del</strong> PIL reale <strong>del</strong> 2,7 per cento.<br />

Nella prima metà <strong>del</strong> 2008, è continuato un moderato processo di crescita <strong>del</strong> PIL reale,<br />

sebbene sia probabile che il profilo su base trimestrale mostri una variabilità significativa<br />

dovuta a fattori provvisori, in parte legati al tempo. Nello stimare gli sviluppi di crescita è<br />

perciò importante focalizzarsi sulla tendenza <strong>del</strong> medio termine.<br />

Guardando avanti, da un punto di vista esterno, la crescita nei paesi emergenti dovrebbe<br />

rimanere robusta, supportando la domanda estera <strong>del</strong>l’area euro. Da un punto di vista<br />

interno, i fondamenti economici <strong>del</strong>l’area rimangono solidi e l’area non soffre di maggiori<br />

squilibri. I tassi di occupazione e le partecipazioni <strong>del</strong>la forza lavoro sono aumentati<br />

significativamente nei recenti anni e i tassi di disoccupazione sono scesi a livelli che non<br />

si erano più visti negli ultimi 25 anni.<br />

Detto questo, l’incertezza che circonda questa prospettiva di crescita rimane elevata, con<br />

rischi negativi principalmente legati ad ulteriori incrementi imprevisti, a possibili espansioni<br />

<strong>del</strong>le continue tensioni dei mercati finanziari alla reale economia e a crescenti tendenze<br />

protezioniste.<br />

Tornando agli sviluppi dei prezzi, nel 2007 il tasso annuo di inflazione IAPC nell’area euro<br />

era al 2,1 per cento, leggermente al di sopra di quanto stabilito dalla definizione <strong>del</strong>la<br />

stabilità dei prezzi <strong>del</strong>la BCE. Tuttavia, a fine anno, incrementi sostanziali dei prezzi di<br />

petrolio e di prodotti alimentari hanno portato l’inflazione a livelli ben al di sopra <strong>del</strong> 2<br />

per cento. Fino ad allora, l’inflazione nell’area euro è cresciuta ulteriormente, sulla scia<br />

<strong>del</strong>l’incremento dei prezzi dei beni di forma rinnovabile, arrivando a metà 2008 al<br />

preoccupante livello <strong>del</strong> 4 per cento circa. Guardando avanti, è probabile che il tasso annuo<br />

di inflazione IAPC rimanga per un po’ di tempo ben al di sopra <strong>del</strong> livello coerente con la<br />

stabilità dei prezzi, moderandosi gradualmente solo nel 2009.<br />

Rischi legati alla stabilità dei prezzi per il medio termine sono chiari ad inizio 2007 e si<br />

sono intensificati durante gli ultimi mesi. Questi rischi includono altri possibili aumenti<br />

nei prezzi dei prodotti e imprevisti aumenti sulle imposte indirette e i prezzi regolamentati.<br />

Inoltre, il Consiglio direttivo è fortemente interessato al fatto che il prezzo e l’andamento<br />

dei salari fissi possano aggiungersi alla pressione inflazionistica, attraverso effetti secondari<br />

su larga scala. I primi segni sono già emersi in alcune regioni <strong>del</strong>l’area. In questo contesto,<br />

la correzione degli schemi per il salario nominale è di particolare interesse ed è necessario<br />

evitarla.<br />

Come nel 2007, l’analisi monetaria nella prima metà <strong>del</strong> 2008 ha ribadito potenziali rischi<br />

prevalenti nella stabilità dei prezzi da medio a lungo termine. In linea con la nostra strategia<br />

politica monetaria, riteniamo che la sottostante ed elevata forza <strong>del</strong>l’espansione monetaria<br />

nell’area euro degli scorsi anni abbia creato potenziali rischi alla stabilità dei prezzi.<br />

Per contenere potenziali rischi <strong>del</strong>la stabilità dei prezzi nel medio termine, il Consiglio<br />

direttivo ha inoltre adeguato la posizione politica monetaria nel marzo e giugno 2007.<br />

Dopo un periodo di inusuale ed elevata incertezza nel contesto <strong>del</strong>la ratifica <strong>del</strong> mercato<br />

finanziario, nel luglio 2008 il Consiglio direttivo ha portato il tasso minimo di interesse<br />

al 4,25 per cento nelle principali operazioni di rifinanziamento <strong>del</strong>l’Eurosistema.<br />

Quest’azione sottolinea la forte determinazione <strong>del</strong> Consiglio direttivo nel prevenire effetti<br />

secondari e nel mantenere le aspettative di inflazione a lungo termine fermamente ancorate<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e in linea con la stabilità dei prezzi. E’ questo il contributo <strong>del</strong>la politica monetaria <strong>del</strong>la<br />

BCE, al fine di preservare il potere d’acquisto nel medio termine e supportare la crescita e<br />

l’occupazione nell’area euro.<br />

Seguendo la decisione <strong>del</strong>la scorsa settimana di alzare i tassi, nell’opinione attuale <strong>del</strong><br />

Consiglio direttivo la posizione <strong>del</strong>la politica monetaria contribuirà a raggiungere la stabilità<br />

dei prezzi nel medio termine. Continueremo a monitorare da molto vicino tutti gli sviluppi<br />

nel prossimo periodo.<br />

Nel progetto di risoluzione si solleva un numero di questioni rilevanti per la BCE. Vorrei<br />

assicurare che considereremo con cura tutte le osservazioni appena fatte e tutte le note<br />

presenti nella risoluzione e, di conseguenza, le segnaleremo.<br />

Permettetemi di elaborare molto brevemente alcuni di questi punti. Per quanto riguarda<br />

la strategia politico monetaria, vorrei cominciare approvando la positiva valutazione fatta<br />

dalla Commissione per i problemi economici e monetari sulla strategia politico monetaria<br />

<strong>del</strong>la BCE. La nostra struttura a due pilastri assicura che, nel momento di prendere decisioni<br />

sul fronte <strong>del</strong>la politica monetaria, si è tenuto conto in maniera sistematica e coerente di<br />

tutte le informazioni rilevanti per la valutazione dei rischi in merito alla stabilità dei prezzi.<br />

Nel 2007 il Consiglio direttivo ha lanciato nell’Eurosistema un programma di ricerca per<br />

intensificare ulteriormente la sua analisi monetaria, come proposto anche nel progetto di<br />

risoluzione per continuare a migliorare l’infrastruttura analitica <strong>del</strong>la BCE.<br />

Per quanto riguarda la trasparenza, vorrei inoltre accettare il riconoscimento <strong>del</strong>la<br />

Commissione sul fatto che rendere disponibili al pubblico i verbali <strong>del</strong> Consiglio direttivo<br />

<strong>del</strong>la BCE potrebbe non essere necessariamente opportuno. Una tale misura potrebbe<br />

attirare l’attenzione verso posizioni individuali in un momento in cui, in un’area euro di<br />

15 e molto presto 16 paesi, ciò che conta è la posizione di chi prende le decisioni collegiali,<br />

<strong>del</strong> Consiglio direttivo, <strong>del</strong> collegio. Questo potrebbe inoltre portare a fare pressioni sui<br />

membri <strong>del</strong> Consiglio direttivo, al fine di abbandonare necessariamente le loro prospettive<br />

nell’area euro al momento di prendere decisioni in materia politico monetaria.<br />

Come già messo in evidenza in precedenti occasioni, vedo l’affermazione introduttiva che<br />

ho presentato nella conferenza stampa mensile a favore <strong>del</strong> Consiglio direttivo come<br />

equivalente a ciò che altre banche centrali chiamano “sommario dei verbali”. Assieme alla<br />

seguente sessione domanda e risposta, l’affermazione introduttiva fornisce in tempo reale<br />

una visione globale sul ruolo <strong>del</strong> Consiglio direttivo nel sistema <strong>del</strong>l’attuale politica<br />

monetaria. Questo strumento di comunicazione ci è servito a condurre le aspettative <strong>del</strong><br />

mercato finanziario.<br />

Per quanto riguarda le politiche fiscali, la BCE condivide la visione che tutti gli Stati membri<br />

debbano rispettare pienamente il Patto di stabilità e di crescita. Un rinnovato incremento<br />

nell’area euro <strong>del</strong> rapporto collettivo <strong>del</strong> deficit fiscale è progettato per il 2008. C’è un chiaro<br />

rischio che alcuni paesi non si conformino ai provvedimenti <strong>del</strong>l’elemento preventivo <strong>del</strong><br />

Patto di stabilità e di crescita. Raggiungere stabili e sostenibili posizioni di bilancio e<br />

permettere su questa base la libera attività degli stabilizzatori automatici è il contributo<br />

più grande che crediamo la politica fiscale possa apportare alla stabilità macroeconomica.<br />

Il progetto di risoluzione si riferisce inoltre ai rischi posti dalle differenze tra i paesi <strong>del</strong>l’area<br />

euro, che in una certa misura riflettono rigidità strutturali e/o inappropriate politiche<br />

nazionali. Non c’è bisogno di dire che divergenze economiche tra i paesi <strong>del</strong>l’area euro non<br />

possono essere imputate alla politica monetaria.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Al fine di evitare un periodo prolungato di bassa crescita e alta disoccupazione o<br />

surriscaldamento economico, come risposta di un paese a shock asimmetrici, è necessario<br />

intraprendere riforme a livello nazionale per incrementare la ripresa da questi shock. Queste<br />

includono ben progettate riforme per accrescere la competizione, incrementare la<br />

produttività e promuovere la flessibilità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Permettetemi di mettere ancora in evidenza il bisogno di un chiaro monitoraggio degli<br />

sviluppi di competitività nazionali – inclusi i costi unitari <strong>del</strong> lavoro – in quanto recuperare<br />

le perdite di competitività ex post è un difficile esercizio. A questo proposito supportiamo<br />

la richiesta <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> per una politica responsabile dei prezzi e dei salari.<br />

Permettete che rivolga ora la mia attenzione alle questioni messe in luce dalla risoluzione<br />

<strong>del</strong> mercato finanziario per la prevenzione e la gestione <strong>del</strong>le crisi, che figurano<br />

cospicuamente anche nell’analisi <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Per quanto riguarda la prevenzione <strong>del</strong>le crisi, la flessione dei mercati ha sollevato questioni<br />

sia per i supervisori sia per la banche centrali. I supervisori dovrebbero sforzarsi<br />

ulteriormente per rafforzare la cooperazione e lo scambio di informazioni su base<br />

transfrontaliera. E’ di importanza cruciale sfruttare ulteriormente il potenziale <strong>del</strong>la struttura<br />

Lamfalussy. Il Consiglio ECOFIN ha convenuto a questo scopo in certe misure e l’attenzione<br />

ora dovrebbe rivolgersi alla realizzazione di questi orientamenti.<br />

La flessione dei mercati, dal nostro punto di vista, non ha apportato nessuna dimostrazione<br />

convincente per una revisione <strong>del</strong>l’attuale quadro di vigilanza, ad esempio attraverso la<br />

costituzione di una nuova autorità per la sovrintendenza UE. Le banche centrali, inclusa<br />

la BCE, sono state in larga misura efficaci nell’identificare la debolezza ed i rischi <strong>del</strong> sistema<br />

finanziario, che si sono materializzati in un’agitazione aperta. Non andrò a discutere di<br />

questo.<br />

Cercando le lezioni per la gestione <strong>del</strong>la crisi, la questione principale emersa durante il<br />

disordine ha a che fare con il bisogno di un uniforme flusso di informazioni tra le banche<br />

centrali e i supervisori durante il dispiegarsi di una crisi. Le banche centrali potrebbero<br />

necessitare di informazioni per l’effettiva esecuzione <strong>del</strong>le loro funzioni nella gestione di<br />

una crisi. Questo si applica all’Eurosistema come anche a tutte le banche centrali. I<br />

supervisori, dal canto loro, potrebbero trarre beneficio dalle informazioni <strong>del</strong>la Banca<br />

centrale. Perciò, il previsto rafforzamento <strong>del</strong>la base legale UE per lo scambio di informazioni<br />

tra le banche centrali e i supervisori è fortemente supportato dalla BCE.<br />

Permettetemi di concludere con alcune osservazioni riguardanti l’integrazione dei sistemi<br />

di pagamento in <strong>Europa</strong>. Abbiamo notato con soddisfazione le positive valutazioni nel<br />

progetto di risoluzione per quanto riguarda SEPA e TARGET2. In riferimento all’iniziativa<br />

TARGET2-Securities, il Consiglio direttivo nelle prossime settimane prenderà una decisione<br />

in merito alla continuazione <strong>del</strong> progetto T2S. E’ importante notare come tutte le maggiori<br />

BAG abbiano risposto positivamente alla nostra iniziativa.<br />

Jean-Claude Juncker, Presidente <strong>del</strong>l’Eurogruppo e membro <strong>del</strong> Consiglio. − (FR)<br />

Signor Presidente, signor relatore, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto porgere un<br />

ringraziamento al vostro relatore per il livello <strong>del</strong> suo lavoro. E’ un’eccellente relazione che<br />

contiene tutti i punti essenziali.<br />

E’ un piacere per me constatare, dal lavoro <strong>del</strong>la vostra Commissione e dalla relazione <strong>del</strong><br />

vostro relatore, come i punti di vista <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> coincidano largamente con le opinioni<br />

espresse in numerose occasioni dall’Eurogruppo, <strong>del</strong> quale ho il privilegio di essere<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente. Questo consenso, questa ampia convergenza di vedute è legata in particolare<br />

alle funzioni e alle attività <strong>del</strong>la Banca centrale, la quale, come sempre, è sopraffatta dai<br />

complimenti <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e dei governi che qui rappresento.<br />

Questa nota è particolarmente significativa alla luce <strong>del</strong>le varie critiche rivolte alla Banca<br />

centrale nei mesi e settimane recenti, quando è stato necessario rimettere in ordine un<br />

intero arsenale a causa <strong>del</strong>la crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero. Inizialmente<br />

criticata come iperattiva, la Banca centrale europea è stata in grado di osservare con<br />

soddisfazione come tutte le maggiori autorità monetarie abbiano adottato i suoi strumenti<br />

ed i suoi metodi.<br />

Siamo inoltre d’accordo con il relatore quando raccomanda a noi, all’Eurogruppo, al<br />

Consiglio ECOFIN in generale, di trarre <strong>del</strong>le conclusioni finanziarie appropriate dalla crisi<br />

che abbiamo affrontato, particolarmente per quanto riguarda il monitoraggio dei mercati<br />

e la trasparenza, che potremmo aver bisogno di aggiungere ai nostri attuali meccanismi.<br />

La lotta all’inflazione è la principale preoccupazione dei nostri concittadini. In questo<br />

momento, tutte le indagini mostrano come la popolazione sia ancora preoccupata per la<br />

perdita <strong>del</strong> potere d’acquisto e teme che il rischio provocato da questa perdita si possa<br />

materializzare. E’ perciò diritto e dovere <strong>del</strong>la Banca centrale assicurare la stabilità dei<br />

prezzi, una posizione oggettiva per la Banca centrale dalla fondazione <strong>del</strong> Trattato di<br />

Maastricht.<br />

Vorrei aggiungere che non dovremmo propendere verso la semplice idea che la Banca<br />

centrale, essendo l’autorità monetaria, sia l’unico organo responsabile per la stabilità dei<br />

prezzi e la lotta contro l’inflazione. L’inflazione e la lotta contro di essa sono materia e<br />

obbligo anche per i governi <strong>del</strong>l’area euro. Anch’essi, integrando le politiche monetarie<br />

operate dalla Banca centrale, devono introdurre stabili politiche in grado di supportare la<br />

stabilità dei prezzi.<br />

Pertanto, i governi <strong>del</strong>l’Eurogruppo si sono in primo luogo impegnati a compiere qualsiasi<br />

sforzo per assicurare, nella restrizione salariale che necessitiamo, che il settore pubblico e<br />

i salari non vadano fuori controllo. Siamo dunque assolutamente determinati nel fare tutto<br />

il possibile per evitare incrementi non necessari nella direzione <strong>del</strong>la tassazione, per quanto<br />

riguarda IVA e diritti di accisa. Ci siamo fermamente impegnati per fare tutto il possibile<br />

affinché i prezzi non eccedano i limiti <strong>del</strong> buon senso.<br />

Non si può parlare di inflazione e stabilità dei prezzi senza menzionare l’indipendenza<br />

<strong>del</strong>la Banca centrale, come ha fatto il vostro relatore sia nei suoi scritti che nelle sue relazioni<br />

orali.<br />

Voglio ancora una volta evidenziare che l’indipendenza <strong>del</strong>la Banca centrale è un principio<br />

fondamentale per l’Unione economica e monetaria, che è parte <strong>del</strong> patto sul quale l’Unione<br />

economica e monetaria è fondata, che, nel lavoro portato avanti nel trattato costituzionale<br />

e nel conseguente Trattato di Lisbona riformato, nessun governo propone altro che un<br />

cambio minore dei termini di referenza generale <strong>del</strong>la Banca centrale, i quali si concentrano<br />

sulla stabilità dei prezzi. Credo quindi che un giorno dovremo mettere fine ad un dibattito<br />

futile e senza scopo che non ha niente a che fare con la reale situazione. Questo non significa<br />

non avere il diritto di criticare la banca, di offrire supporto e consiglio alle sue virtuose<br />

azioni, ma è fuori discussione interferire con la sua indipendenza.<br />

D’altro canto, vorrei sottolineare che non dobbiamo sovraccaricare di responsabilità la<br />

politica monetaria. Il Trattato colloca la stabilità dei prezzi come obiettivo <strong>del</strong>la Banca<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

centrale. Non dobbiamo aggiungere un’intera gamma di obiettivi economici ai suoi termini<br />

di referenza, ma dobbiamo seguire piuttosto la regola <strong>del</strong>la coerenza, la quale richiede che<br />

la banca non persegua troppi scopi politici. Essa è dotata di uno strumento d’azione, vale<br />

a dire la politica monetaria; questa agisce con grazia e determinazione.<br />

Per quel che riguarda la politica di scambio, ho notato una leggera ambiguità nella relazione<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Schmidt, nella quale dà l’impressione che la politica di scambio sia il solo,<br />

se non esclusivo, campo di attività <strong>del</strong>la Banca centrale. Sono pressoché contento per il<br />

ruolo dominante <strong>del</strong>la Banca centrale in qualsiasi area riguardante gli scambi, ma sebbene<br />

sia così vorrei che rivolgeste la vostra attenzione ai provvedimenti <strong>del</strong> Trattato che assegnano<br />

poteri condivisi alla banca e ai governi per la politica di scambio. D’altra parte, per quanto<br />

riguarda sia la politica di scambio che la politica monetaria e le strutture politiche, abbiamo<br />

un dialogo continuo e prolifico con la banca, al quale tutti contribuiscono.<br />

Di conseguenza, come parte di questo dialogo regolare, io e il signor Trichet siamo stati<br />

in Cina lo scorso novembre a discutere con le autorità cinesi circa la politica di scambio e<br />

l’incontro si ripeterà nell’ultima metà di quest’anno.<br />

Una leggera ambiguità che ho notato nella relazione <strong>del</strong>la vostra Commissione è legata<br />

alla rappresentazione esterna <strong>del</strong>l’area euro. D’altro canto, contrariamente a quanto indica<br />

la relazione, la Banca centrale non è unicamente responsabile nel compiere i necessari passi<br />

verso il rafforzamento <strong>del</strong>l’area. C’è un’altra area nella quale le competenze sono condivise.<br />

Thomas Mann, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (FR) Diamo il benvenuto ai due Jean-Claudes,<br />

Presidente Trichet e Presidente Juncker!<br />

(DE) Il 2 giugno è stata una giornata di grandi celebrazioni a Francoforte sul Meno, la città<br />

dove il marco e l’euro sono stati introdotti, 10 anni di Unione economica e monetaria<br />

europea. E’ grazie alla BCE che l’euro si è stabilito a livello internazionale e la stabilità dei<br />

prezzi è rimasta costantemente lo scopo principale. E’ stato logico che alcuni giorni fa la<br />

BCE abbia utilizzato il suo più efficace strumento per influenzare il tasso base e farlo salire<br />

di un quarto per cento. Lo scopo era e consiste ancora nel frenare i rischi di inflazione creati<br />

dagli alti costi di vita, dalla scalata dei prezzi di carburante e petrolio.<br />

Questa volta la BCE ha annunciato i suoi provvedimenti settimane prima. Ciò si è attuato<br />

in modo differente in primavera: una procedura operante su larga scala entro poche ore.<br />

L’onorevole Schmidt nella sua relazione – un’eccellente relazione sulla quale abbiamo<br />

lavorato bene assieme – approva precisamente questo. Nella seconda metà <strong>del</strong> 2007 il<br />

mercato immobiliare è collassato. Nella crisi dei subprime, le banche e le compagnie<br />

assicurative che avevano giocato d’azzardo si trovarono in difficoltà. La BCE molto<br />

velocemente ha reso disponibili adeguati fondi, prevenendo in questo modo un collasso<br />

oltre frontiera.<br />

Questa velocità ed efficienza sono segni evidenti di una forte procedura d’azione, basata<br />

sulla competenza e su una grande fiducia nella vostra istituzione. Penso che le decisioni<br />

<strong>del</strong>la BCE siano generalmente trasparenti, basate su un buon flusso di informazioni e<br />

obiettivi aperti. Nel dialogo economico, la BCE regolarmente riferisce sulle decisioni di<br />

politica finanziaria nella Commissione per i problemi economici e monetari.<br />

Dal mio punto di vista, c’è una piccola questione spesso richiesta nella pubblicazione dei<br />

verbali <strong>del</strong>le riunioni a porte chiuse. L’influenza nazionale deve essere evitata. E’ necessaria<br />

un’indipendenza illimitata. Normalmente, signor Presidente, noi <strong>del</strong> gruppo MPE abbiamo<br />

una gran quantità di motivi per criticare. Oggi vorrei esprimere la mia approvazione per<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

quanto è stato detto, con affari e cittadini in buone mani, da una parte nei confronti <strong>del</strong><br />

signor Trichet e <strong>del</strong>la vostra banca, la BCE a Francoforte sul Meno e dall’altra certamente<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’ammirevole Jean-Claude Juncker.<br />

Manuel António dos Santos, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, Presidente<br />

Juncker, Presidente Trichet, vorrei innanzi tutto riferire che l’obiettivo principale di questa<br />

relazione è stato quello di analizzare le attività <strong>del</strong>la Banca centrale europea nel 2007.<br />

Tuttavia, la discussione nella Commissione per i problemi monetari non potrebbe<br />

ovviamente trascurare l’analisi dei futuri cambiamenti <strong>del</strong>la politica monetaria <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea ed i suoi regolatori.<br />

In riferimento al mandato <strong>del</strong>la Banca centrale europea (BCE), come disposto<br />

conformemente al Trattato, dobbiamo riconoscere il valore <strong>del</strong> suo operato nel 2007.<br />

Sebbene non sia stata in grado di evitare la turbolenza monetaria e la conseguente crisi<br />

nella crescita economica che stiamo attraversando, ha avuto successo nel mitigare molte<br />

<strong>del</strong>le conseguenze negative <strong>del</strong>la situazione attuale. Penso che la questione principale sia<br />

se gli attuali strumenti e politiche <strong>del</strong>l’Unione europea ci permetteranno di superare la seria<br />

crisi <strong>del</strong> mondo economico e le sue conseguenze per l’<strong>Europa</strong>.<br />

Una crisi non è necessariamente una catastrofe. Tuttavia, possiamo impedire alla crisi di<br />

trasformarsi in catastrofe solo se entriamo in possesso di una corretta visione <strong>del</strong> futuro,<br />

libera da ortodossie obsolete e focalizzata sulla natura dei nuovi fenomeni che dobbiamo<br />

trattare e dominare. E’ inaccettabile difendere il non-rispetto <strong>del</strong>le norme in vigore e<br />

dobbiamo contribuire al dibattito politico sviluppando proposte che cerchino di cambiare<br />

la situazione attuale.<br />

La relazione <strong>del</strong>l’onorevole Schmidt presenta alcune strategie di azione: migliorare la<br />

cooperazione tra le banche centrali e le autorità regolatrici nella battaglia per la<br />

riconciliazione finanziaria di regolamentazione e deregolamentazione; creare un quadro<br />

per il ruolo di gestione finanziaria <strong>del</strong>la BCE; promuovere il coordinamento di politiche<br />

economiche tra l’Eurogruppo, la Commissione e la BCE; migliorare la trasparenza <strong>del</strong><br />

processo decisionale; e più di tutto, fornire informazioni che permettano al pubblico di<br />

capire i provvedimenti <strong>del</strong>la BCE; promuovere riforme strutturali <strong>del</strong>la direzione <strong>del</strong>la<br />

banca; manovrare i tassi di interesse con molta cura, eliminando interventi speculativi e<br />

inadeguati sconti di mercato, al fine di non mettere a rischio né la politica di investimenti,<br />

né nuovi posti di lavoro, riforme strutturali e crescita economica. Indipendentemente da<br />

tutto ciò, il che è già abbastanza, dobbiamo inoltre capire che stiamo affrontando una<br />

difficile crisi economica e sociale, <strong>del</strong>la quale non conosciamo ancora l’estensione. Tuttavia,<br />

sappiamo come le cose debbano peggiorare prima di migliorare.<br />

Non ci illudiamo che i rimedi a nostra disposizione saranno in grado di risolvere gli attuali<br />

problemi. Riconoscere la situazione non significa essere disfattisti, bensì piuttosto<br />

dimostrare buon senso. Siamo probabilmente vicini ad identificare le soluzioni politiche<br />

ai nostri problemi. Questa non è di certo la fine <strong>del</strong> mondo e meno ancora la fine <strong>del</strong>la<br />

storia. Possiamo solo chiedere alla BCE collaborazione, competenza, trasparenza e flessibilità<br />

in merito al mandato.<br />

Wolf Klinz, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, Presidente Trichet e<br />

Presidente Juncker, onorevoli colleghi, vorrei appoggiare il complimento <strong>del</strong> precedente<br />

oratore. La BCE ha davvero agito prontamente e in maniera competente proprio all’inizio<br />

<strong>del</strong>la crisi finanziaria e senza quella risolutezza la crisi avrebbe probabilmente avuto risvolti<br />

ben peggiori. Non è ancora finita, ma attraverso la sua perentorietà la banca non solo ha<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

dimostrato la sua credibilità, ma è anche diventata una specie di mo<strong>del</strong>lo per un intervento<br />

competente <strong>del</strong>la Banca centrale e una sorta di esempio per tutte le altre banche centrali.<br />

Tuttavia, temo che la Banca centrale abbia ancora dinanzi a sé la fase più difficile. I prossimi<br />

diciotto mesi saranno il vero esame per verificare se la banca riuscirà a mantenere la sua<br />

credibilità. Spero ci riesca. Abbiamo prezzi galoppanti di petrolio e materie prime, abbiamo<br />

prezzi in aumento dei prodotti alimentari e abbiamo l’inflazione. Il Presidente Trichet<br />

parlava di un 4 per cento nell’area euro. In molti Stati membri è in realtà almeno <strong>del</strong> 6 per<br />

cento e l’euro è incredibilmente forte.<br />

Di conseguenza, il rischio di stagflazione è reale. Dobbiamo assicurarci che questo rischio<br />

venga respinto nella prima fase. Perciò, in queste circostanze, approvo il fatto che la banca,<br />

attraverso le sue decisioni, si sia messa alla prova la scorsa settimana. Certamente,<br />

combattere l’inflazione è e continuerà ad essere il nostro obiettivo principale.<br />

Quando la Germania alcuni decenni fa si stava avviando verso un periodo di stagflazione,<br />

il cancelliere Schmidt affermò che nella sua opinione un 5 per cento di inflazione era<br />

migliore rispetto ad un 5 per cento di disoccupazione. Era perciò direttamente in<br />

opposizione rispetto alla Bundesbank. Risultò che il piano d’azione <strong>del</strong>la Bundesbank di<br />

combattere l’inflazione immediatamente e in maniera decisa era la via giusta. La Germania<br />

si risollevò dalla stagflazione più velocemente di molti altri paesi.<br />

Non ho alcun consiglio da dare alla Banca centrale. Sa meglio di chiunque altro cosa deve<br />

fare. Ho tre speranze. Due di queste sono già state esaudite. Vorrei vedere più dialogo tra<br />

la Banca centrale e l’Eurogruppo e il Ministro Juncker, il presidente <strong>del</strong>l’Eurogruppo, agisce<br />

egregiamente. Credo che questo stia accadendo ora. Vorrei vedere una più stretta<br />

collaborazione tra le banche centrali ma anche tra la Banca centrale e le autorità di controllo.<br />

Anche questo è imminente.<br />

Per concludere – e qui devo sfortunatamente dare una risposta negativa al signor Trichet<br />

– mi piacerebbe che potessimo ricevere più informazioni circa il processo decisionale. Non<br />

vogliamo conoscere i nomi, ma vogliamo sapere se la decisione è stata presa da una ristretta<br />

o da un’evidente maggioranza e se ci sia stato molto dibattito o non troppo.<br />

Claude Turmes, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, non sono un<br />

grande esperto di questioni monetarie, ma sto cercando di capire cosa giace sotto l’attuale<br />

crisi energetica e alimentare; e la mia conclusione è che stiamo entrando in una nuova era.<br />

Stiamo entrando in un’era in cui le risorse <strong>del</strong> pianeta sono scarse. Perché? Perché<br />

manteniamo un mo<strong>del</strong>lo economico dominante, che risale al XX secolo, che era progettato<br />

ed aveva effetto su un miliardo di cittadini <strong>del</strong>la classe media in <strong>Europa</strong>, negli Stati Uniti,<br />

in Giappone e altre piccole élite nel mondo. Questo era il mondo <strong>del</strong> XX secolo.<br />

Il mondo <strong>del</strong> XXI secolo è un mondo nel quale ci saranno centinaia di milioni di persone<br />

in più appartenenti alla classe media, in Cina, India, Indonesia, Sud Africa, Nigeria, Messico,<br />

Brasile e altri paesi. Pertanto il nostro attuale mo<strong>del</strong>lo economico dominante ha un fallo<br />

di sistema. Il sistema non ha preso in considerazione il fatto che le risorse erano limitate.<br />

Dove andremo a trovare il pesce quando i cinesi mangeranno tanto pesce quanto i<br />

giapponesi? Dove andremo a trovare il petrolio quando tutti gli indiani guideranno le<br />

tatamobiles? Dove andremo a trovare il carbone per le strutture in acciaio di tutto il mondo<br />

se i paesi emergenti si sviluppano il linea con le esistenti tecnologie? Questa è una crisi ben<br />

radicata.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Quindi ho tre specifiche domande. La prima, speculazione. La speculazione non è<br />

certamente il movimento di base, ma cosa verrà fatto per i cittadini oppressi dall’aumento<br />

dei prezzi, mentre gli azionisti TOTAL ed EON e altri speculatori sono oppressi dai profitti?<br />

Onorevole Juncker, lei ha proposto l’idea di una tassa sulla speculazione. E’ stato fatto<br />

qualche progresso al riguardo, in quanto credo che i cittadini vogliano che da parte nostra,<br />

in quanto politici, si agisca?<br />

La mia seconda domanda: come si può agire velocemente per fare in modo che l’<strong>Europa</strong><br />

sia meno dipendente, specialmente per quanto riguarda petrolio e gas e rispettivi prezzi?<br />

Non potremmo prendere in considerazione un programma di investimenti maggiore, con<br />

l’aiuto <strong>del</strong>la Banca europea per gli investimenti, per modernizzare gli edifici, i trasporti<br />

pubblici e anche per esempio installare motori elettrici e altri sistemi nelle piccole e medie<br />

imprese? Penso sia il solo modo per ridurre il consumo, perché non stiamo tenendo sotto<br />

controllo i prezzi.<br />

La terza questione si ricollega al sistema di indicizzazione salariale. Signor Trichet, io e lei<br />

guadagniamo salari abbastanza alti da non essere poi così condizionati dai prezzi <strong>del</strong>l’energia<br />

e dei prodotti alimentari. Lei indubbiamente guadagna molto più di quanto non guadagni<br />

io, ma allo stesso tempo ha affermato che il sistema di indicizzazione nazionale presente<br />

in Lussemburgo e in Belgio dovrebbe essere abolito. Onorevole Juncker, non è questa<br />

l’unica maniera affinché i cittadini possano avere entrate extra quando i prezzi salgono?<br />

Non riesco davvero a capire per quale motivo lei sia così sfavorevole ai sistemi di<br />

indicizzazione.<br />

Johannes Blokland, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (NL) La ringrazio, signor Presidente.<br />

Do il benvenuto anche al signor Trichet, Presidente <strong>del</strong>la Banca centrale europea e<br />

all’onorevole Juncker.<br />

Vorrei prima di tutto congratularmi con il signor Trichet per la relazione annuale che ha<br />

appena presentato. Le cose non sembrano andar bene nell’area euro, ci permetta di non<br />

esitare in proposito. Temo che nei prossimi anni molti dei dubbi espressi al lancio <strong>del</strong>l’euro<br />

saranno verificati. Dopo alcuni anni di prosperità, vedremo ora se la Banca centrale europea<br />

è in grado di mantenere bassa l’inflazione.<br />

L’area euro ha una singola politica monetaria, ma ciascuno dei sedici paesi ha una sua<br />

propria politica economica. Sedici paesi, ciascuno con il suo IAPC e la sua politica interna<br />

per promuovere l’occupazione. Con un’inflazione <strong>del</strong> 4 per cento nell’area euro, la Banca<br />

centrale europea incrementa il più recente tasso di interesse e significa che il reale tasso di<br />

interesse è <strong>del</strong>lo 0,25 per cento. Ma il tasso non è sufficiente a contrastare la crescente<br />

inflazione e la minaccia di una recessione in ciascuno Stato membro.<br />

Il signor Trichet è in grado di stimare per quanto tempo gli strumenti disponibili saranno<br />

adeguati negli anni a venire?<br />

Sergej Kozlík (NI). – (SK) Sostengo l’opinione che l’introduzione <strong>del</strong>l’euro, il graduale<br />

allargamento <strong>del</strong>l’area euro e l’applicazione di politiche economiche coerenti combinate<br />

con un approccio prudente <strong>del</strong>la Banca centrale europea, abbiano portato a presentare<br />

uno sviluppo relativamente stabile economico nei paesi <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

E’ inoltre indiscutibile che, a causa <strong>del</strong>la crescita dinamica nel numero e nella varietà <strong>del</strong>le<br />

operazioni dei mercati finanziari, queste operazioni stiano diventando meno trasparenti.<br />

Questo ha come conseguenza un numero in crescita di rischi che potenzialmente potrebbero<br />

danneggiare non solo i gruppi di consumatori e fornitori, ma anche le economie <strong>del</strong>le<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

intere nazioni. In conseguenza, c’è il bisogno di fornire un quadro UE più ampio per la<br />

vigilanza finanziaria e di coinvolgere di più nella supervisione la Banca centrale europea,<br />

per risolvere qualsiasi problema nel sistema finanziario.<br />

Sono d’accordo con il relatore, l’onorevole Schmidt, quando afferma che sarà inevitabile<br />

una più elevata cooperazione tra le banche centrali e le autorità di controllo nazionali. Lo<br />

scopo consiste nel mantenere la stabilità dei mercati finanziari, in particolare tenendo<br />

conto dei crescenti sistemi finanziari integrati. In questa epoca, ciò che riguarda l’ecologia<br />

riguarda allo stesso modo i mercati finanziari. Senza la partecipazione degli altri grandi<br />

giocatori, come Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina, India e altri, raggiungere un risultato<br />

di successo in un contesto mondiale non sarà possibile.<br />

José Manuel García-Margallo y Marfil (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, signor Trichet,<br />

onorevole Juncker, il presidente <strong>del</strong>la Banca centrale europea e il presidente <strong>del</strong>l’Eurogruppo<br />

sono d’accordo sul fatto che, per dieci anni, ci sia stata un’intesa costante circa i ruoli <strong>del</strong>le<br />

varie politiche. La Banca centrale e la politica monetaria sono responsabili nell’assicurare<br />

la stabilità dei prezzi, i conti pubblici hanno bisogno di essere bilanciati nel medio termine<br />

e le altre politiche devono creare crescita economica e crescita nell’occupazione.<br />

Quando le cose vanno male, cominciamo ad interrogare questo mo<strong>del</strong>lo. Iniziamo a<br />

scaricare le nostre responsabilità sulle spalle <strong>del</strong>le Istituzioni europee. Alcune persone<br />

attribuiscono la colpa al signor Trichet, altri accusano l’onorevole Jucker. Se le cose vanno<br />

di male in peggio, sarà l’onorevole Pöttering che finirà per essere incolpato.<br />

A questo punto, dunque, penso sia importante – e il signor Trichet è un buon navigatore<br />

– mantenere un percorso stabile e sostenere il mo<strong>del</strong>lo che ci ha permesso di arrivare a<br />

questa distanza.<br />

Vorrei aggiungere alcune parole in termini di prezzi. E’ vero, come afferma l’onorevole<br />

Juncker, che siamo tutti responsabili in questo frangente e che i governi devono agire; è<br />

una questione che necessiterà di essere riesaminata quando affronteremo l’argomento <strong>del</strong>la<br />

flessibilità dei mercati, quando elaboreremo una strategia post-Lisbona.<br />

Tuttavia, c’è una questione per la quale è necessario che la Banca centrale prenda il comando.<br />

La gente dice – non sono in possesso dei dati – che in una certa misura gli aumenti dei<br />

prezzi sono dovuti alla speculazione finanziaria; il trasferimento di denaro dai mercati<br />

finanziari subprime e dai mercati a tasso di interesse variabile verso mercati futuri, è in<br />

parte causa di questa situazione e tutti abbiamo bisogno che si faccia qualcosa al riguardo.<br />

In termini di architettura istituzionale, vorrei convenire con il relatore, l’onorevole Schmidt,<br />

che questo non è probabilmente un buon periodo per la pubblicazione integrale dei verbali.<br />

Tuttavia, penso potrebbe essere utile pubblicare un sommario dei verbali e, ancor più<br />

importante, penso che la Banca centrale potrebbe informarci <strong>del</strong> relativo peso dato ai due<br />

pilastri sui quali si fonda la sua strategia, nel momento di prendere le decisioni per<br />

incrementare la trasparenza e la consapevolezza dei mercati.<br />

Penso inoltre che la più estesa governance economica, potrebbe necessitare di un<br />

contrappunto, un bilanciamento: ma questo non per colpa <strong>del</strong> Presidente Trichet. E’ una<br />

nostra colpa non avere ancora approvato il Trattato di Lisbona e questa è una cosa che<br />

vorrei vedere corretta.<br />

Pervenche Berès (PSE). - (FR) Signor Presidente, signor Trichet, onorevole Juncker,<br />

vorrei innanzi tutto ringraziare il nostro relatore per il suo eccellente lavoro. Penso che i<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

contributi dati da tutti abbiano prodotto un risultato che rende chiara la situazione; il<br />

messaggio potrebbe essere un po’ vago, ma credo disponga di elementi utili.<br />

Presidente Trichet, tutti siamo stati colpiti dai suoi discorsi nell’estate <strong>del</strong> 2007.<br />

Apprezziamo il fatto che lei abbia risposto immediatamente alla Commissione per i<br />

problemi economici e monetari. Ora, tuttavia, ha incrementato i tassi in un clima in cui<br />

tutti crediamo che la crisi non sia precedente e che le cattive notizie, incluse quelle <strong>del</strong>le<br />

maggiori banche europee, debbano ancora venire.<br />

Quando l’abbiamo incontrata lo scorso dicembre ci ha riferito che, sostanzialmente, si<br />

sarebbe aspettato un’inflazione <strong>del</strong> 3 per cento nel 2008 e che in seguito le cose si sarebbero<br />

calmate. Ora l’inflazione è al 4 per cento e ci sta dicendo che ha incrementato i tassi di un<br />

quarto di punto e questo è tutto. Con un’inflazione importante però, se la sua strategia è<br />

rimanere così vigile in merito alla stabilità dei prezzi, sarà in grado di mantenerla nel breve<br />

e medio termine, con i rischi di cui siamo consapevoli per la crescita e dunque per l’impiego?<br />

Mi sembra che il fenomeno riferito dall’onorevole Turmes, che descrive come seconda fase<br />

di globalizzazione <strong>del</strong>l’Unione europea, ci porti a rivalutare gli strumenti che avevamo a<br />

disposizione e che hanno a che fare con la prima fase di globalizzazione. La prima fase ha<br />

favorito la stabilità dei prezzi, o ad ogni modo una riduzione nei prezzi dei beni di consumo,<br />

legati in particolare al trasferimento.<br />

Ora, in questa nuova fase, abbiamo un nuovo equilibrio ed un nuovo mo<strong>del</strong>lo nel quale<br />

quelli che prima erano paesi emergenti sono ora pienamente affermati, anche nelle loro<br />

acquisizioni di materie prime, con gli effetti sui prezzi di cui siamo consapevoli.<br />

In queste circostanze dunque – e sto rivolgendo le mie osservazioni sia al signor Trichet<br />

che all’onorevole Juncker, dal momento che l’onorevole Juncker attira giustamente<br />

l’attenzione sulle competenze <strong>del</strong>l’Eurogruppo e di ECOFIN in questa area, ma non si sono<br />

mai presentati a questa Commissione o in <strong>Parlamento</strong> – non è il rapporto <strong>del</strong> tasso di<br />

cambio la questione al momento principale, l’acquisto in euro di rifornimenti di petrolio<br />

e l’abilità <strong>del</strong>l’Unione europea, in particolare nell’area euro, di parlare all’unanimità, affinché,<br />

dieci anni dopo aver introdotto l’euro, possiamo alla fine contribuire ad un dialogo<br />

coordinato e responsabile tra le principali monete mondiali, per assicurare il miglior tasso<br />

di cambio per la nostra crescita?<br />

Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Vorrei far notare che, per la durata <strong>del</strong>la nostra<br />

carica, la Banca centrale europea, grazie al suo importante lavoro, è passata dall’essere solo<br />

una <strong>del</strong>le tante banche nazionali nel mondo, a leader mondiale nell’attività <strong>del</strong>la Banca<br />

centrale. Oggi sta affrontando un nuovo cambiamento per affermare il suo sempre più<br />

importante ruolo nel mondo globalizzato.<br />

Vorremmo che la banca intensificasse il suo ruolo di previsione e gestione <strong>del</strong>le<br />

macroeconomie e <strong>del</strong>la stabilità finanziaria poiché, dato che la maggior parte <strong>del</strong>le crisi ha<br />

le proprie radici attualmente nei paesi <strong>del</strong> Terzo mondo, potrebbe essere corretto affermare<br />

che la Banca centrale europea ha fallito nel produrre un accurato pronostico sulla<br />

dimensione <strong>del</strong>la crisi ed il suo possibile impatto. Cosa potrebbe essere fatto per migliorare<br />

la situazione? Prima di tutto, vorrei menzionare un aumentato coordinamento tra la politica<br />

economica e monetaria. Il terzo mondo sta ora entrando nella fase di liberalizzazione dei<br />

prezzi, che per me è una questione familiare, in quanto rappresentante <strong>del</strong>la Lituania.<br />

Potrebbe durare a lungo e l’<strong>Europa</strong> verrebbe messa sotto pressione per quanto riguarda i<br />

prezzi. Tuttavia, questa pressione potrebbe essere superata dalla nostra politica monetaria,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

il che sarebbe più impegnativo per la nostra economia. Questo potrebbe essere fatto<br />

attraverso una nostra maggiore partecipazione al Fondo monetario internazionale e<br />

attraverso la comunicazione con la Banca mondiale. Questo è un possibile strumento che<br />

potrebbe aiutare a frenare l’inflazione nei paesi in via di sviluppo come pure alleggerire la<br />

Banca mondiale dal peso <strong>del</strong>la regolamentazione <strong>del</strong>la politica monetaria.<br />

C’è un altro aspetto che mi preoccupa e cioè il sistema di regolamento <strong>europeo</strong>. Nonostante<br />

l’introduzione sostanziale <strong>del</strong>la Banca centrale europea per il completamento <strong>del</strong> SEPA e<br />

lo sviluppo <strong>del</strong> sistema di sicurezza TARGET 2, il problema rimane ancora complicato.<br />

Ryszard Czarnecki (UEN). - (PL) Signor Presidente, la relazione annuale <strong>del</strong>la Banca<br />

centrale europea non parla a quanto pare di una certa tendenza sviluppatasi in questi anni.<br />

Mentre fino ad oggi si poteva parlare di una banca europea a Francoforte che agiva con<br />

reale indipendenza, nei tempi attuali abbiamo visto tentativi da parte dei paesi <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea allargata di mettere sotto pressione la BCE e di influenzare le sue decisioni.<br />

Questa è una tendenza preoccupante dal momento che in pratica significa che l’UE è stata<br />

divisa in paesi che sono simili e in altri che sono tra loro più simili ancora. Questo può<br />

portare a doppi standard. A paesi come Francia e Germania è stato concesso il diritto di<br />

fare pressione sulla BCE, ma quando tocca a paesi più piccoli si aderisce rigorosamente al<br />

principio di indipendenza <strong>del</strong>la Banca centrale europea dai governi degli Stati membri<br />

<strong>del</strong>l’Unione.<br />

Per concludere, non si può affermare che l’<strong>Europa</strong> abbia una corretta e stabile situazione<br />

finanziaria. Questo è un dato di fatto presente nel processo di sviluppo. Una spiegazione<br />

a questo è data dall’esempio paradossale di Londra, che è il centro finanziario più importante<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, sebbene sia la capitale di un paese esterno all’area euro.<br />

Luca Romagnoli (NI). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’area euro è afflitta da<br />

prezzi energetici che né la BCE né l’Unione né i governi sono in grado di controllare. Lo<br />

ha detto a lei, signor Trichet, il ministro <strong>del</strong>le Finanze tedesco, Peer Steinbrück e in questo<br />

contesto la BCE ha annunciato che intende sostenere le banche in difficoltà. Mi chiedo<br />

quando la BCE annuncerà che vuole sostenere i cittadini che non arrivano a fine mese,<br />

magari tagliando il costo <strong>del</strong> denaro e imponendo alle banche tassi per mutui non da usura<br />

quali quelli che sono vigenti.<br />

Mantenere la crescita è più importante che mantenere alta la valuta. Questa è la politica<br />

<strong>del</strong> dollaro alla quale la BCE non risponde efficacemente. L’onorevole Schmidt auspica<br />

rafforzato il ruolo e l’autorità <strong>del</strong>la BCE, mentre io sono tra coloro i quali persistono nel<br />

mettere in discussione l’indipendenza <strong>del</strong>la BCE. Certo, dei benefici dall’introduzione<br />

<strong>del</strong>l’euro ci sono stati: alcuni di quelli citati dall’onorevole Schmidt sono indubbi, ma<br />

neanche una parola sugli effetti negativi tangibili per ciascun cittadino <strong>del</strong>l’area euro, che<br />

hanno subito un’inflazione reale ben maggiore di quella formale, a causa <strong>del</strong>le diffuse<br />

speculazioni che hanno accompagnato l’introduzione <strong>del</strong>la moneta e sulle quali hanno<br />

troppo poco vigilato BCE e istituzioni.<br />

Come scrive l’onorevole Schmidt, la BCE deve la sua accettazione presso l’opinione pubblica<br />

agli obiettivi di difesa, <strong>del</strong>la stabilità dei prezzi e di crescita economica e per questo ritiene<br />

accessoria la trasparenza e propone inoltre di abbandonare il principio di parità degli Stati<br />

membri e vorrebbe conferire maggiori poteri al Comitato esecutivo. L’onorevole teme il<br />

rischio che i governi esercitino pressioni sul governatore <strong>del</strong>la Banca centrale, cioè teme il<br />

primato <strong>del</strong>la politica sulla finanza. Io credo proprio nell’opposto.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Onorevole Schmidt, Presidente Trichet, non posso assolutamente aderire a queste proposte.<br />

Gay Mitchell (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, i miei ringraziamenti vanno<br />

all’onorevole Schmidt per l’eccellente relazione.<br />

Permettetemi di dire al principio che alcuni Stati membri sono già, o sono molto vicini,<br />

alla recessione e dobbiamo chiederci quale sia la cosa più importante che possiamo fare<br />

in queste circostanze. Credo che la cosa più importante da fare in questo caso sia progettare<br />

posti di lavoro e promuovere la creazione di nuovi lavori. Guardiamo alla situazione tra<br />

il 1990 e il 1998, quando in quella che oggi è l’area euro, furono creati cinque milioni di<br />

posti di lavoro. Ma quanto è successo nei 10 anni tra il 1998 e il 2008, quando l’euro era<br />

in situ e signor Trichet ed i suoi predecessori stavano perseguendo le loro politiche, fu che<br />

vennero creati almeno 16 milioni di posti di lavoro.<br />

Quindi, dobbiamo riflettere su questo. E’ una storia di successi ed il contributo che le<br />

politiche perseguite dalla Banca centrale europea hanno apportato deve essere riconosciuto.<br />

Dobbiamo attribuire il merito quando dovuto.<br />

Questa storia avrà però successo? Le ragioni per il successo chiaramente sono bassi tassi<br />

di interesse, ma in particolare una bassa inflazione e penso che il continuo astenersi in<br />

merito <strong>del</strong> Presidente Trichet sia reale.<br />

Davvero necessitiamo aumenti continui dei tassi di interesse? E’ giunto il momento di<br />

esaminare la questione più a fondo. Le condizioni economiche attuali esigono un intervento<br />

calmo e sensato. Questa è la ragione per cui abbiamo una Banca centrale indipendente.<br />

Tuttavia, vorrei fare un commento in merito alla forza <strong>del</strong>l’euro. Esso sta avendo un impatto<br />

negativo sulle economie di esportazione. Il tasso di cambio <strong>del</strong>l’euro nei confronti <strong>del</strong><br />

dollaro e <strong>del</strong>la sterlina non si sta indebolendo ed è improbabile che si indebolisca a causa<br />

<strong>del</strong>le divergenze tra i tassi di interesse <strong>del</strong>l’euro negli Stati Uniti. L’incremento <strong>del</strong> tasso,<br />

mediante la fissazione di un obiettivo in materia di inflazione, potrebbe presentare ulteriori<br />

rischi per il tasso di cambio <strong>del</strong>l’euro e impedire una potenziale crescita economica in un<br />

periodo di incertezza economica.<br />

Nei minuti che mi rimangono, permettetemi di dire che lo scorso anno sono stato relatore<br />

per la relazione annuale <strong>del</strong>la BCE ed in seguito ho fatto notare che erano in circolazione<br />

223 miliardi di euro in tagli da 500 euro – vale a dire 446 milioni di banconote! Ho richiesto<br />

che la questione venisse esaminata, in particolare perché mi sembrava probabile che<br />

venissero usati a scopi criminali. Forse il signor Trichet vorrà esporre nella sua risposta<br />

cosa è stato fatto in merito alle preoccupazioni che ho sollevato.<br />

Ieke van den Burg (PSE). - (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi alle congratulazioni e<br />

ai complimenti fatti alla BCE per quanto ha compiuto lo scorso anno durante la crisi<br />

finanziaria. Il ruolo <strong>del</strong>la BCE come market maker o altro fornitore di liquidità è stato messo<br />

in evidenza nella relazione e condivido questa posizione. Penso inoltre che abbia raggiunto<br />

lo scopo.<br />

Collegato a ciò, signor Trichet, penso sia corretto che lei metta in evidenza la necessità di<br />

una migliore acquisizione e scambio di informazioni, in merito ai quali credo che la BCE<br />

potrà avere un ruolo principale. Questo è inoltre quanto abbiamo presentato in una<br />

relazione per il <strong>Parlamento</strong> nella Commissione per i problemi economici e monetari, che<br />

discuteremo la prossima settimana, in merito alla riforma <strong>del</strong> sistema di vigilanza. Penso<br />

sia molto importante riuscire ad avere un miglior collegamento tra le informazioni<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

microprudenziali in possesso <strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong>la vigilanza prudenziale bancaria e le<br />

informazioni <strong>del</strong>la BCE e credo che la BCE possa giocare un ruolo di primaria importanza.<br />

Lei ha affermato di non volere che i sistemi di vigilanza vengano rivisti – che non è quanto<br />

abbiamo proposto – ma penso che sarebbe anche nel suo interesse non essere troppo<br />

dipendente dalla volontaria cooperazione e <strong>del</strong>la autorità di vigilanza degli Stati membri<br />

in questo scambio di informazioni. Dunque è importante che ci siano in questa area molti<br />

più giocatori indipendenti e si verrà a creare un sistema più forte e una più forte struttura<br />

a livello <strong>europeo</strong>.<br />

Un altro elemento sono i sistemi di pagamento e regolamento. Mi fa piacere sapere che la<br />

proposta <strong>del</strong> Target 2-Securities, elaborata dalla BCE e dalle altre banche centrali, sia stata<br />

ora accettata in maniera positiva dai BAG. Penso che questa possa essere una base<br />

importante per un ulteriore sviluppo <strong>del</strong> sistema. Mi piacerebbe inoltre avere la sua opinione<br />

in merito a quanto accade ora, anche nei mercati, nella sfera degli strumenti derivati e nel<br />

mercato degli over-the-counter al fine di creare più controparti e un miglior sistema di<br />

vigilanza.<br />

Il mio ultimo commento è parallelo al discorso di ieri di Bernanke, ma non entrerò nei<br />

dettagli.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOU<br />

Vicepresidente<br />

Daniel Dăianu (ALDE). - (EN) Signora Presidente, vorrei lodare il relatore per il suo<br />

lavoro.<br />

Una relazione annuale può dare ampia dimostrazione dei raggiungimenti e anche <strong>del</strong>le<br />

difficoltà politiche e dei controbilanci. Gli attuali tassi di inflazione in <strong>Europa</strong> stanno<br />

tormentando i cittadini e chi prende le decisioni politiche. La Banca centrale europea ha<br />

costruito la sua credibilità attraverso politiche coerenti. Questa impresa è stata valorizzata<br />

da una inflazione di importazione sull’onda <strong>del</strong>la globalizzazione e <strong>del</strong> rialzo economico<br />

asiatico.<br />

Sfortunatamente, è in corso ai giorni nostri una situazione contraria, a causa degli enormi<br />

rialzi dei prezzi energetici e dei prodotti alimentari, che riflettono la sempre maggiore<br />

scarsità di risorse disponibili. La pressione <strong>del</strong>la spinta dei prezzi sta sforzando i mercati<br />

di tutto il mondo. Il tasso di inflazione nell’area euro è il più alto da 10 anni. Questo è molto<br />

preoccupante e la stagflazione inoltre sembra dietro l’angolo.<br />

In più, la crisi finanziaria ha complicato enormemente il compito <strong>del</strong>la Banca centrale<br />

europea. La BCE deve combattere l’inflazione tenacemente e l’elemento chiave in questo<br />

frangente è ancorare le aspettative inflazionistiche. Non è chiaro fino a quando l’esogena<br />

spinta dei prezzi durerà. E’ critico che venga avvertita una spirale salari-prezzi. Come nella<br />

scorsa decade eravamo abituati a parlare di moderazione <strong>del</strong>l’inflazione, così dovremo fare<br />

qualunque sforzo per riuscire a raggiungere una moderazione dei prezzi e una dinamica<br />

dei salari nel periodo a venire.<br />

Altre divergenze economiche nell’area euro, che non dovrebbero favorire un buon clima<br />

per i movimenti <strong>del</strong>la Banca centrale europea. In più, in un momento in cui i mercati si<br />

stanno allargando in maniera globale, ciò che la Banca centrale europea compie deve essere<br />

15


16<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

esaminato in relazione alle azioni <strong>del</strong>le altri grandi controparti. Questo per quanto riguarda<br />

le differenze <strong>del</strong> tasso di interesse e le complessive posizioni politiche.<br />

Una nota finale. Il peso dei rischi sistemici che i mercati finanziari sopportano di questi<br />

tempi, richiede una migliore vigilanza <strong>del</strong>le strutture, una migliore collaborazione tra la<br />

BCE, la Fed e le altre banche centrali maggiori. I pericoli di politiche troppo a buon mercato<br />

devono a questo proposito essere sottolineati.<br />

Othmar Karas (PPE-DE). - (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, spero vivamente<br />

che i messaggi principali di questa seduta raggiungano i cittadini europei. Il primo essenziale<br />

messaggio, a mio avviso, è che la BCE e l’euro non sono la causa dei problemi e <strong>del</strong>le<br />

preoccupazioni, ma parte <strong>del</strong>la soluzione. Il secondo messaggio principale è che l’euro<br />

assicura benefici e protezione. Giova ai cittadini <strong>del</strong>l’intera Unione europea, non solo<br />

all’area euro, beneficia il progetto politico <strong>del</strong>l’Unione europea, la sua crescita e la politica<br />

per l’occupazione.<br />

A prescindere dal mercato interno, l’euro è la più efficace risposta alla globalizzazione.<br />

L’euro e la Banca centrale europea non ci rendono indipendenti da influenze globali, è vero,<br />

ma ci rendono molto più capaci nell’avere a che fare con esse.<br />

Avrei quindi piacere di ringraziare la Banca centrale europea per una politica equilibrata<br />

e salda, perché in un momento in cui si sta perdendo fiducia, è indubbiamente una di quelle<br />

istituzioni che sta guadagnando credito.<br />

Tuttavia, vorrei anche aggiungere che tutti i capi di Stato e di governo in questa occasione<br />

non interferiscono nel Patto di stabilità e di crescita, non interferiscono con la Banca centrale<br />

europea. Se ci sono problemi interni e non ci si documenta bene su un argomento, è troppo<br />

facile che siano gli altri a dover essere biasimati. Per questa ragione dobbiamo fare tutto il<br />

possibile per migliorare la consapevolezza ed eliminare il deficit di informazioni. Non c’è<br />

una generale coscienza <strong>del</strong>la connessione presente tra inflazione, tassi di interesse e stabilità<br />

dei prezzi. Sono grato all’onorevole Juncker per aver fatto notare come la tassazione<br />

indiretta non possa essere incrementata, bensì ridotta dove possibile.<br />

Dobbiamo comunicare il messaggio che l’euro non è responsabile degli alti prezzi energetici<br />

e <strong>del</strong>le materie prime. Approvo, inoltre, <strong>del</strong> fatto che la cooperazione tra la Banca centrale<br />

europea, la Commissione ed il settore dei servizi finanziari abbiano contribuito al lancio<br />

di SEPA, con pagamenti oltre frontiera. Permetteteci di usare la sensibilità e le paure e<br />

preoccupazioni giustificate <strong>del</strong> pubblico per aprire un dialogo con loro e non fare solo<br />

discorsi di favore in questa sede.<br />

Benoît Hamon (PSE). - (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’euro è una valuta<br />

costosa e in aumento rispetto a quelle dei nostri principali partner e concorrenti. Questo è<br />

particolarmente vero in confronto al dollaro. Certamente, la politica dei tassi di referenza<br />

sistematicamente in aumento <strong>del</strong>la Banca centrale europea, unita alla inversa politica <strong>del</strong>la<br />

Fed, sta semplicemente accentuando il problema. Questa tendenza di scambio che sta<br />

danneggiando la competitività <strong>del</strong>l’economia europea è stata oggetto di molta critica, in<br />

particolare da parte di altamente illustri leader europei.<br />

La visione predominante, in quest’Aula in particolare, è che la BCE abbia la sola ed assoluta<br />

competenza in merito alle tendenze dei tassi di cambio. La BCE stessa rifiuta, attraverso la<br />

figura <strong>del</strong> suo presidente, di esprimere qualsiasi punto di vista in merito, a parte poche e<br />

vaghe dichiarazioni internazionali. Non solo questa è una situazione non trasparente e<br />

antidemocratica, è soprattutto contraria al trattato. L’articolo 111 <strong>del</strong> Trattato dice e io<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

cito: “In mancanza di un sistema di tasso di cambio rispetto ad una o più valute non<br />

comunitarie, come indicato al paragrafo 1, il Consiglio, <strong>del</strong>iberando a maggioranza<br />

qualificata su raccomandazione <strong>del</strong>la Commissione e previa consultazione <strong>del</strong>la BCE, o su<br />

raccomandazione <strong>del</strong>la BCE, può formulare gli orientamenti generali di politica <strong>del</strong> cambio<br />

nei confronti di dette valute”. Ripeto: “Può formulare gli orientamenti generali di politica<br />

<strong>del</strong> cambio”.<br />

In altre parole, l’area euro si è per meglio dire equipaggiata con l’intenzione di decidere<br />

democraticamente in merito alla sua politica di cambio. La mia è una domanda semplice<br />

e indirizzata ai capi di Stato e di governo: anziché lamentarsi, cosa stanno aspettando i<br />

governi <strong>del</strong>l’Unione prima di agire?<br />

Cornelis Visser (PPE-DE). - (NL) Innanzi tutto, voglio congratularmi con l’onorevole<br />

Schmidt per la sua relazione. Come rappresentante <strong>del</strong>la Svezia, la quale non fa parte<br />

<strong>del</strong>l’area euro, ha prodotto una relazione veramente buona e chiara. Secondo me, ha<br />

soddisfatto i criteri affinché la Svezia venga eletta membro.<br />

La scorsa settimana la Banca centrale europea ha sollevato il tasso di interesse. Chiaramente,<br />

la Banca centrale europea ed il suo presidente, il signor Trichet, prendono seriamente in<br />

considerazione il mandato <strong>del</strong>la banca e i principi <strong>del</strong> Trattato di Maastricht. Mi fa piacere<br />

che la BCE sia indipendente. La BCE deve essere protetta per esempio dall’ingerenza politica,<br />

dalle autorità nazionali e mi fa piacere inoltre sentire la conferma di questo da parte<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Juncker a nome <strong>del</strong>l’Eurogruppo.<br />

La Banca centrale europea ha risposto bene alla crisi finanziaria. Si è mossa in maniera<br />

tempestiva per garantire la liquidità dei mercati. Questo ha attualmente stabilizzato i tassi<br />

di interesse. La crisi <strong>del</strong> settore bancario è stata un richiamo ad alzarsi. La mancanza di<br />

trasparenza in merito ai rischi finanziari, ai quali le istituzioni sono esposte, sta producendo<br />

perdite che possono essere considerevoli. Un dibattito è attualmente in corso al <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> in merito all’esame finanziario e la Banca centrale europea può giocare un ruolo<br />

importante al riguardo, perché è ben informata dalle banche degli Stati membri.<br />

Il trattato però non menziona nulla di tutto ciò. Credo ci sia bisogno di una più stretta<br />

collaborazione tra le banche centrali e la Banca centrale europea, i mercati finanziari e le<br />

autorità regolatorie. La Banca centrale europea potrebbe avere un ruolo centrale in merito<br />

alla sorveglianza e al controllo. E’ in una posizione in cui può organizzare lo scambio di<br />

informazioni oltre frontiera, sicuramente nel momento in cui si raggiungerà una stabilità<br />

finanziaria. La BCE ha dimostrato il suo valore. Dobbiamo fare uso <strong>del</strong> suo potere al fine<br />

di rafforzare l’esame finanziario.<br />

Christoph Konrad (PPE-DE). - (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, alla luce di<br />

questo dibattito si può affermare che la BCE è una sorta di roccia in mezzo alle onde. Questo<br />

fatto deve essere accettato. Ovviamente, la stabilità dei prezzi è la più alta priorità<br />

nell’economia. Se continuerà ad esserlo nel futuro, sarà solo un fatto positivo.<br />

Abbiamo notato come il tasso medio di inflazione nell’area euro sia <strong>del</strong> 4 per cento. In<br />

alcuni paesi <strong>del</strong>l’area è perfino più alto, per esempio <strong>del</strong> 5,8 per cento in Belgio e <strong>del</strong> 5,1<br />

per cento in Spagna. Queste sono cattive notizie. Dunque il segnale – la decisione <strong>del</strong>la<br />

Banca centrale europea – emesso questa settimana è importante. Dobbiamo solo prendere<br />

nota che, anche qui in <strong>Parlamento</strong>, la BCE non può fare assolutamente nulla per combattere<br />

i prezzi inflazionistici <strong>del</strong> petrolio. Tuttavia, gli effetti secondari dei quali si risentirà nell’area,<br />

per esempio salari più alti, che le unioni stanno richiedendo e al tempo stesso prezzi più<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

alti, che colpiranno in seguito gli affari, costituiscono un rischio e in definitiva porteranno<br />

ad un circolo vizioso.<br />

Vorrei fare due ulteriori commenti in merito alla politicizzazione <strong>del</strong>la Banca centrale<br />

europea. Ci imbattiamo costantemente in questo argomento nella Commissione per i<br />

problemi economici e monetari e la questione è stata inoltre resa chiara da questa seduta.<br />

Per esempio, la richiesta di trasparenza in merito al processo decisionale è un segnale in<br />

quella direzione, un tentativo di scoprire sempre più e di intensificare inoltre l’influenza<br />

nel processo decisionale stesso. Maggiore trasparenza – in questo sono diffidente. Penso<br />

che la banca debba decidere per se stessa e in consultazione certamente con il <strong>Parlamento</strong><br />

ed i rappresentanti <strong>del</strong>l’area euro. Giustificazione <strong>del</strong>le decisioni, quindi – e sembra che<br />

questo si stia allontanando.<br />

Dovremmo – e questo avrà indubbiamente un ruolo nel prossimo turno – riconsiderare<br />

con molta cautela, al momento di estendere l’area euro, se sia possibile continuare con<br />

questa politica. La Slovacchia per me è stata un segnale preoccupante. In futuro dovremmo<br />

essere meno interessati alla politica e fare più attenzione ai principi.<br />

Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Onorevoli colleghi, l’impatto <strong>del</strong>la crisi finanziaria<br />

americana sul mondo economico è stato un improvviso e non desiderato regalo in occasione<br />

<strong>del</strong> 10° anniversario <strong>del</strong>l’Unione economica e monetaria. L’inflazione in aumento è un<br />

altro dei problemi attuali. La BCE ha gestito perfettamente il disordine nei mercati finanziari<br />

mondiali, ha fornito liquidità per un totale di 95 miliardi di euro e ha eseguito ulteriori<br />

operazioni di precisa regolazione per stabilizzare i tassi di interesse nel breve termine.<br />

Ancora una volta questo ha dimostrato i benefici <strong>del</strong>la comune politica monetaria<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea sia per l’economia europea che per i singoli cittadini, in periodi di<br />

instabilità. In accordo con l’articolo 105 <strong>del</strong> trattato CE, la BCE potrà inoltre supportare le<br />

generali politiche economiche nella comunità. Ora la BCE deve affrontare da una parte i<br />

cambiamenti <strong>del</strong>l’inflazione in aumento e dall’altra <strong>del</strong> rallentamento economico. Questo<br />

non è solo un cambiamento, ma anche una vera prova <strong>del</strong>l’indipendenza <strong>del</strong>la BCE e <strong>del</strong><br />

Sistema <strong>europeo</strong> di banche centrali.<br />

Per mezzo <strong>del</strong> Trattato di Lisbona, la BCE diverrà un’istituzione con personalità legale e<br />

un chiaramente affermato status indipendente. D’altre parte, la continua integrazione dei<br />

mercati finanziari richiede una più stretta cooperazione con le banche centrali dei singoli<br />

Stati membri. Ci sono voci che avvertono che l’indipendenza <strong>del</strong>la BCE è in pericolo, una<br />

<strong>del</strong>le ragioni è il fatto che gli incontri informali dei ministri <strong>del</strong>le Finanze <strong>del</strong>l’area euro<br />

riceveranno, grazie al Trattato di Lisbona, uno status ufficiale. Possiamo già ascoltare<br />

discussioni in merito alla capacità dei ministri di dibattere sul fatto che l’obiettivo di<br />

inflazione sia stabilito correttamente o meno.<br />

Penso sia molto importante fare una distinzione fra questioni professionali e politiche, che<br />

hanno ciascuna il proprio posto in una società democratica e un’interferenza reale con la<br />

politica fiscale <strong>del</strong>la Banca centrale europea. Considerata la dolorosa nascita <strong>del</strong> Trattato<br />

di Lisbona, fare una distinzione di questo tipo sarà un compito estremamente importate<br />

sia per noi in quest’Aula e, sicuramente, per i media. Per concludere, i miei ringraziamenti<br />

vanno ai relatori per l’equilibrata e altamente professionale relazione che valuta la relazione<br />

annuale <strong>del</strong>la BCE.<br />

Ioannis Varvitsiotis (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, ho ascoltato molto attentamente<br />

i discorsi <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong>la Banca centrale e <strong>del</strong>l’onorevole Jean-Claude Juncker, verso il<br />

quale nutro un considerevole rispetto.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Stiamo indubbiamente affrontando una grave crisi economica senza pari nei recenti decenni.<br />

L’aumento spaventoso <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> petrolio e di molti altri prodotti, l’alto tasso di<br />

disoccupazione, la povertà diffusa e i bassi tassi di crescita danno il loro contributo a questa<br />

desolata visione.<br />

C’è stata una prolungata discussione in merito alla critica che è stata espressa. Credo che<br />

questa critica, che proviene anche da fonti ufficiali, abbia avuto lo scopo stesso di<br />

sottolineare la gravità <strong>del</strong>la situazione. Per di più, in quanto politici, dobbiamo ricorrere<br />

alla critica perché è solo attraverso di essa che possiamo migliorare, vedere le questioni<br />

più chiaramente e così raggiungere soluzioni che apportino beneficio alla comunità.<br />

Per concludere, vorrei congratularmi con il relatore per la sua eccezionale relazione.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signora Presidente, è chiaro da questa seduta come<br />

la presunta lotta contro l’inflazione sia limitata a restringere gli aumenti di stipendio. Al<br />

fine di giustificare il nono incremento <strong>del</strong> tasso base <strong>del</strong>la Banca centrale europea in due<br />

anni e mezzo, i manager <strong>del</strong>la politica monetaria <strong>del</strong>l’Unione europea discutono solamente<br />

<strong>del</strong> bisogno di tenere sotto controllo i salari e ignorano lo scandaloso aumento dei profitti<br />

effettuato dalle grandi compagnie e dai gruppi economici e finanziari, che è all’incirca <strong>del</strong><br />

30 per cento all’anno, mentre in alcuni paesi gli aumenti di stipendio non coprono neppure<br />

il tasso di inflazione. E’ questo il caso <strong>del</strong> Portogallo, dove molti lavoratori e pensionati<br />

hanno sofferto serie perdite <strong>del</strong> loro potere d’acquisto e dove paghe e pensioni sono tra le<br />

più basse <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

La completa mancanza di sensibilità sociale di queste politiche, con tassi di interesse alti e<br />

un euro sopravvalutato, sta aggravando le differenza territoriali e sociali, contribuendo ad<br />

un aumento <strong>del</strong>la povertà e creando sempre più problemi per le micro e piccole imprese,<br />

specialmente nei paesi con le economie più deboli. Questa politica dovrebbe essere cambiata<br />

per agire esattamente nel senso opposto e per dare priorità alla crescita economica e<br />

all’occupazione, sradicare la povertà e promuovere il progresso sociale e lo sviluppo.<br />

Theodor Dumitru Stolojan (PPE-DE). - (RO) La Banca centrale europea porta avanti<br />

la sua attività per mantenere la stabilità dei prezzi in condizioni di grandi incertezze e<br />

pressioni inflazionistiche.<br />

Non sappiamo ancora se l’attuale livello dei prezzi di energia e prodotti alimentari è quello<br />

sul quale farà affidamento l’intera struttura dei prezzi; non sappiamo inoltre quali azioni<br />

politiche saranno effettuate dagli Stati membri per facilitare la regolazione degli affari, dei<br />

risparmi e dei nuclei domestici <strong>del</strong>la popolazione. Inoltre, la crisi finanziaria è lontana<br />

dall’aver pronunciato la sua ultima parola.<br />

In qualità di membro <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, apprezzo la competenza e l’integrità <strong>del</strong>le<br />

politiche monetarie <strong>del</strong>la Banca centrale europea e la determinazione <strong>del</strong> suo presidente<br />

di rimanere sulla questione degli obiettivi di inflazione, caratterizzando così il<br />

provvedimento sulla stabilità dei prezzi.<br />

Esprimo la mia fiducia nei confronti <strong>del</strong> buon senso <strong>del</strong>la Banca centrale europea, nei<br />

confronti <strong>del</strong>la sua integrità e indipendenza e <strong>del</strong>la discrezione dei politici nell’interferire<br />

con le decisioni <strong>del</strong>la banca.<br />

Margaritis Schinas (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, l’Eurogruppo formula una<br />

politica economica, la Banca centrale europea una politica monetaria e noi, qui al<br />

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20<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, facciamo solamente politica, senza altre definizioni e questo ci obbliga<br />

ad essere responsabili <strong>del</strong>l’intera serie di decisioni prese nell’area euro.<br />

In quanto nuova arrivata in politica, sebbene rispetti pienamente l’indipendenza <strong>del</strong>la<br />

Banca centrale, credo di essere in grado di offrire qualche consiglio. L’inflazione di<br />

importazione, tuttavia, che è il nostro più grande problema, non può secondo me essere<br />

contrastata se l’unico strumento che utilizziamo sono i tassi di interesse.<br />

Dobbiamo agire sulle cause <strong>del</strong>l’inflazione. Dobbiamo combattere contro i sindacati<br />

petroliferi, dobbiamo combattere contro i profittatori di materie prime, abbiamo bisogno<br />

di più alimenti sul mercato e, se non agiamo alla radice <strong>del</strong> male, temo che continueremo<br />

ad avere dibattiti come questo, che hanno una logica intesa a Bruxelles e a Strasburgo, ma<br />

mancano di una giustificazione politica agli occhi <strong>del</strong> pubblico.<br />

Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, penso che sia estremamente<br />

sorprendente il modo in cui la BCE ha condotto il punto principale <strong>del</strong> mandato: la stabilità<br />

dei prezzi. Se guardiamo al periodo <strong>del</strong> marco, tra il 1948 e il 1998, l’operato <strong>del</strong>la BCE<br />

per la stabilità dei prezzi è attualmente migliore rispetto a quello <strong>del</strong> marco, che era il<br />

parametro globale. Penso che abbiate raggiunto veramente un buon risultato in questo<br />

frangente. Sono ugualmente contenta però che lei, Presidente Trichet, si sia riferito alla<br />

stabilità finanziaria. La questione è presente anche nel mandato <strong>del</strong> trattato <strong>del</strong>la BCE e<br />

penso che il ruolo <strong>del</strong>la stessa BCE in merito alla vigilanza finanziaria possa essere rafforzato.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo “twin peaks” di Tommaso Padoa-Schioppa è affascinante e penso che ora sia<br />

compito degli Stati membri e <strong>del</strong> Congresso usare questo mo<strong>del</strong>lo, avere più che solamente<br />

un ruolo nella BCE per la vigilanza dei sistemi finanziari. Nel <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, la<br />

relazione Van den Burg-Dăianu in merito a questo argomento è stata attualmente redatta.<br />

Contiene molti buoni spunti che può utilizzare anche nel suo lavoro quando cerchiamo<br />

di mantenere una migliore vigilanza <strong>del</strong>la stabilità finanziaria in <strong>Europa</strong>.<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signora Presidente, il funzionamento<br />

economico e finanziario <strong>del</strong>l’UE crea una reale stabilità per la crescita. Un ruolo<br />

fondamentale viene giocato dalla Banca centrale europea, che ha come obiettivo<br />

fondamentale la creazione di una politica monetaria. Gli Stati membri e i loro governi sono<br />

responsabili per la politica economica e per la creazione di nuovi posti di lavoro.<br />

Tuttavia, si sollevano domande in merito alla possibilità che la BCE stia funzionando<br />

adeguatamente e sul suo impatto nel processo economico. Potrebbe la Banca centrale<br />

essere più intraprendente, come negli Stati Uniti, o no? Inoltre, alla luce <strong>del</strong>la crisi globale<br />

dei prodotti alimentari e <strong>del</strong>l’aumento dei prezzi di energia e carburante, si presenta una<br />

serie di domande. Innanzi tutto, in che modo bisognerebbe agire per prevenire<br />

l’approfondirsi <strong>del</strong>la crisi? Secondo, come supportare la crescita nei paesi poveri? Terzo,<br />

come monitorare i mercati finanziari al fine di prevenire una ripetizione <strong>del</strong>la crisi dei<br />

prestiti per i mutui?<br />

Per concludere, a questo punto dovrebbe essere chiaramente stabilito che la conformità ai<br />

criteri <strong>del</strong> Patto di stabilità e di crescita deve impegnare equamente gli Stati membri.<br />

Jean-Claude Trichet, Presidente <strong>del</strong>la Banca centrale europea. − (EN) Signora presidente,<br />

apprezzo enormemente le osservazioni fatte sia nella notevole relazione <strong>del</strong> relatore che<br />

nel gran numero di interventi i quali ribadiscono l’indipendenza <strong>del</strong>la Banca centrale<br />

europea, come riferito molto chiaramente dallo stesso onorevole Jucker. Penso sia<br />

estremamente importante e devo dire che non viene messa in dubbio. E’ una parte essenziale<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong>la credibilità <strong>del</strong>l’istituzione ed è proprio perché manteniamo questa visibile indipendenza<br />

e questo fondamentale mandato – che è basato chiaramente sulla stabilità dei prezzi – che<br />

abbiamo avuto finora successo nel fissare le aspettative inflazionistiche.<br />

Metto fortemente in evidenza il fatto che fissare le aspettative inflazionistiche è<br />

assolutamente decisivo, perché ci permette di continuare ad avere nei tassi di mercato di<br />

medio e lungo termine, l’incorporazione di queste aspettative inflazionistiche, nel medio<br />

e lungo periodo. Alcuni governi in <strong>Europa</strong> hanno in corso prestiti su base di 50 anni. Hanno<br />

in corso questi prestiti in rate che costituiscono la credibilità <strong>del</strong>la Banca centrale europea,<br />

al fine di conseguire la stabilità dei prezzi non solo per due, o cinque o dieci o venti anni,<br />

ma per un periodo perfino più lungo. E’ perché puntiamo interamente a fissare, a preservare<br />

il solido ancorarsi <strong>del</strong>le aspettative inflazionistiche che abbiamo preso la decisione prima<br />

menzionata.<br />

Nell’accordo <strong>del</strong> Consiglio direttivo <strong>del</strong>la BCE – e credo nella decisione presa dalle<br />

democrazie europee nel creare la BCE, il sistema euro e l’area euro – non c’è contraddizione<br />

tra stabilità dei prezzi, solido fissarsi <strong>del</strong>le aspettative sulla stabilità dei prezzi, crescita e<br />

creazione di posti di lavoro.<br />

Devo dire che è tenuto molto più in considerazione ora a livello globale il fatto che la<br />

maniera adeguata di guardare alle cose è quella che passa attraverso la stabilità dei prezzi<br />

e la credibile stabilità dei prezzi nel tempo sta aprendo la strada alla crescita e alla creazione<br />

di posti di lavoro. La menzione dei quasi 16 milioni di posti di lavoro creati con l’istituzione<br />

<strong>del</strong>l’euro è un esempio di quanto ho appena detto.<br />

Detto questo, vorrei inoltre ribadire quanto è stato detto da un gran numero di membri in<br />

merito al fatto che, al fine di raggiungere la stabilità dei prezzi, si debba arrivare ad avere<br />

cooperazione tra che prende le decisioni, le autorità ed il settore privato. Questo è il motivo<br />

per cui siamo così chiari nei nostri messaggi, riconoscendo pienamente il fatto di essere<br />

indipendenti e che chi sta prendendo queste decisioni è indipendente. Insistiamo sempre<br />

però sul Patto di stabilità e di crescita, perché gravare le politiche monetarie attraverso una<br />

politica fiscale inesatta è sempre un pericolo.<br />

Stiamo inoltre facendo appello ai price-setters in generale – imprese corporate, settore<br />

produttivo, affari commerciali – per assumere il fatto che arriveremo alla stabilità dei prezzi<br />

nel medio termine, così da non avere effetti secondari in questo settore.<br />

Ho citato i price-setters. Inoltre menziono certamente le parti sociali e questa è la ragione<br />

per cui stiamo fortemente facendo appello non solo ai price-setters, ma appunto anche alle<br />

parti sociali, per comprendere le loro decisioni in merito al raggiungimento <strong>del</strong>la stabilità<br />

dei prezzi, in linea con la nostra definizione di medio termine.<br />

La situazione ovviamente è difficile a causa <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> petrolio, <strong>del</strong>le materie prime o<br />

<strong>del</strong>la scarsità di esse, che sta facendo incrementare i prezzi. Potremmo ricordare quanto<br />

accaduto negli anni 1973-1974. E’ assolutamente chiaro che le economie le quali lasciavano<br />

galoppare effetti secondari e avevano un’inflazione su base duratura, avevano inflazione<br />

e una crescita molto bassa ed era l’inizio, in un gran numero di economie in <strong>Europa</strong>, di una<br />

disoccupazione di massa che stiamo ancora combattendo e cercando di eliminare strada<br />

facendo. Dunque, c’è molto in gioco in questo settore e questo è importante.<br />

Avrei inoltre piacere di ricordare, poiché mi sembra un elemento estremamente importante,<br />

che sono i cittadini più poveri e vulnerabili a soffrire maggiormente in tempi di perdurante<br />

inflazione ad alto livello. Dunque, nel momento di aspirare a fornire la stabilità dei prezzi<br />

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22<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

nel medio termine, non solo rispettiamo il trattato – che non abbiamo creato noi ma che<br />

ci è stato fornito dalle democrazie europee – ma stiamo facendo ciò che è meglio per i più<br />

vulnerabili dei nostri concittadini.<br />

Sulla questione riguardante il prezzo <strong>del</strong> petrolio, <strong>del</strong>le materie prime e <strong>del</strong>l’energia, il<br />

prezzo dei prodotti alimentari e più in generale di tutti i prezzi in aumento, penso che sia<br />

presente una struttura a triangolo. Come affermato in maniera molto eloquente da un<br />

numero di membri, abbiamo sicuramente un fenomeno di guida <strong>del</strong>la domanda; le grandi<br />

economie emergenti stanno introducendo a livello globale un nuovo elemento di domande<br />

al rialzo e questo deve essere pienamente riconosciuto.<br />

Abbiamo indubbiamente un secondo lato <strong>del</strong> triangolo, che è certamente l’offerta e abbiamo<br />

molte responsabilità in merito alla questione <strong>del</strong>l’offerta. I cartelli non sono buoni ed è<br />

chiaro che abbiamo cartelli operanti in un certo numero di settori. A parte i cartelli, un<br />

numero di paesi e di economie sta dimostrando un atteggiamento insufficiente nel prevenire<br />

la trivellazione, l’esplorazione, la costruzione di raffinerie. Sposto quindi la vostra attenzione<br />

anche su questo punto. Dobbiamo vedere se, dal punto di vista <strong>del</strong>l’offerta, stiamo facendo<br />

tutto il possibile.<br />

In merito alla questione <strong>del</strong>la domanda, tutte le economie, tutti i risparmi di energia sono<br />

assolutamente essenziali e sono parte <strong>del</strong> dominio <strong>del</strong>la domanda; come anche il riconoscere<br />

il prezzo reale e non avere prezzi artificiali per petrolio ed energia, che potrebbero<br />

continuare a permettere alla domanda di essere in rialzo.<br />

Questo è il caso <strong>del</strong> terzo lato <strong>del</strong> triangolo, cioè la ricollocazione <strong>del</strong> capitale a livello<br />

globale nella direzione <strong>del</strong>le materie prime. Questo non è esattamente lo stesso nel caso<br />

<strong>del</strong> petrolio, di altre energie o di materie prime di tutti i tipi. Questo fenomeno è però in<br />

atto e, ovviamente, ha un suo ruolo e dobbiamo riconoscerlo. Dobbiamo fare appello ai<br />

mercati perché siano i più trasparenti possibile, per funzionare in maniera pienamente<br />

chiara. Presento il fenomeno in questo modo e vorrei aggiungere che, come nel caso di<br />

certe malattie le quali devono essere trattate su base multidimensionale, dovrete fare tutti<br />

gli sforzi possibili sui tre lati <strong>del</strong> triangolo.<br />

Molti membri hanno citato una vigilanza prudenziale e la necessità di migliorare la<br />

situazione, vorrei certamente ribadire ciò che è stato detto. Abbiamo una situazione che<br />

deve essere migliorata, questo è assolutamente chiaro. Sin dalla costituzione <strong>del</strong>la BCE,<br />

abbiamo affermato che avremmo fatto appello a tutte le autorità per cooperare il più<br />

correttamente possibile. Abbiamo inoltre affermato che eravamo favorevoli ad una relazione<br />

molto stretta tre le banche centrali e le autorità di vigilanza. I recenti eventi da quando è<br />

cominciata la turbolenza nell’agosto 2007 hanno provato che questa dottrina era giusta:<br />

un’interazione molto stretta tra banche centrali e autorità di vigilanza è necessaria.<br />

Vorrei dire a questo punto che supportiamo pienamente l’orientamento scelto su base<br />

consensuale dalla Commissione per i problemi economici e monetari. Pensiamo che ci<br />

siano molte discussioni da fare e che dobbiamo procedere il più rapidamente possibile in<br />

questa direzione. So che il <strong>Parlamento</strong> sta riflettendo forse su iniziative più ardite. Vorrei<br />

dire che ci farebbe piacere se tutto ciò che è già stato deciso venisse implementato – in<br />

nessun caso con lo scopo di un pretesto per una seconda fase, non per fare ciò che già è<br />

stato deciso. In seguito, penso che dobbiamo guardare attentamente alle proposte che<br />

abbiamo davanti, perché crediamo che più intimamente si cooperi (più intimamente di<br />

quanto non sia oggi), meglio sarà certamente per l’<strong>Europa</strong>. Quanto detto per l’<strong>Europa</strong> è<br />

nella nostra opinione valido per tutti gli altri apparati sistemici nella finanza globale.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

Il mio ultimo punto in esame riguarda il tasso di cambio, già citato da un certo numero di<br />

membri. Penso che il Consiglio direttivo <strong>del</strong>la BCE sia a favore <strong>del</strong>le piena realizzazione<br />

<strong>del</strong> trattato così com’è. Mi sembra che quando siamo in Cina, come ha detto Jean-Claude<br />

Juncker, o quando siamo al G7, dove io e Jean-Claude stiamo firmando la communiqué <strong>del</strong><br />

G7, stiamo facendo ciò di più appropriato e sono cauto – perché è stato detto che sono<br />

molto cauto e prudente quando parlo di tassi di cambio – è perché questo è un settore<br />

straordinariamente suscettibile e dove secondo me una persona deve pienamente rispettare<br />

l’orientamento con il quale siamo d’accordo. Questa è la ragione per cui vorrei ribadire<br />

come a questo punto concordiamo con tutti i membri <strong>del</strong> G7 in merito al messaggio per<br />

la Cina. Non c’è assolutamente alcuna ambiguità in questo. Lo abbiamo chiarito nell’ultima<br />

communiqué <strong>del</strong> G7. Consideriamo inoltre importante guardare molto attentamente ai<br />

possibili aspetti contrari di eccessive fluttuazioni, sia per la stabilità finanziaria che per la<br />

crescita.<br />

Vorrei inoltre ribadire come sia importante che le autorità degli Stati Uniti ripetano che<br />

un dollaro forte è nell’interesse <strong>del</strong>l’intera nazione degli Stati Uniti d’America.<br />

Jean-Claude Juncker, Presidente <strong>del</strong>l’Eurogruppo e membro <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong>. − (FR)<br />

Signora Presidente, onorevoli deputati, non tornerò a soffermarmi sulle osservazioni fatte<br />

dal presidente <strong>del</strong>la Banca centrale durante la nostra seduta. E’ meglio non ripetere quanto<br />

ha affermato, quanto potrei aggiungere in merito potrebbe venire visto come un tentativo<br />

di legittimare le sue osservazioni, cosa che non è necessaria.<br />

(DE) Signora Presidente, sto parlando in tedesco per dimostrare al Presidente Trichet che<br />

conosco come lui anche questa lingua. Sì, con un uomo francese, che ha già da fare più<br />

che a sufficienza, è necessario complimentarsi per il fatto di imparare la lingua <strong>del</strong>la gente<br />

tra la quale vive, poiché sta vivendo a Francoforte. Non tutti i francesi lo fanno.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Parlerò in tedesco affinché mi comprenda meglio. Vorrei fare due o tre commenti finali,<br />

perché a volte i dibattiti in Aula sembrano essere colmi di nostalgia per gli anni ‘70 e ‘80.<br />

L’Eurogruppo viene esortato a coordinare in miglior modo la politica economica <strong>del</strong>l’euro<br />

negli Stati membri. Stiamo tutti facendo <strong>del</strong> nostro meglio a questo scopo e abbiamo ora<br />

introdotto un codice di condotta in merito alla concreta politica economica in molte aree,<br />

che ci stiamo sforzando di seguire. Tuttavia, lei non può da un lato fare appello al<br />

coordinamento <strong>del</strong>la politica economica e, dall’altro, rifiutarlo nel momento in cui la<br />

politica economica orientata in quella direzione viene infine messa in pratica.<br />

Permettetemi di fare alcuni esempi. Abbiamo riformato il Patto di stabilità e di crescita nel<br />

2005. Lo scopo di parte dei contenuti <strong>del</strong>le proposte di riforma consisteva nel rafforzare<br />

il settore preventivo <strong>del</strong> Patto di stabilità, che era debole e sottosviluppato. Per rafforzare<br />

il settore preventivo <strong>del</strong> Patto di stabilità, è essenziale che i governi mantengano il<br />

consolidamento <strong>del</strong> bilancio e raddoppino i loro sforzi in questa direzione quando<br />

l’economia è in una fase positiva, al fine di costituire riserve per anni meno favorevoli, il<br />

che, nel normale mo<strong>del</strong>lo ciclico dei nostri sistemi economici, capiterà regolarmente.<br />

In questo momento stiamo attraversando tempi difficili. Non sono più tempi positivi. I<br />

governi che si sono consolidati hanno margini di bilancio a sufficienza perché gli<br />

stabilizzatori economici entrino in vigore, in un momento in cui le entrate <strong>del</strong>lo Stato<br />

stanno diminuendo. I governi che non si sono consolidati in tempi positivi non possono<br />

di certo reagire in tempi difficili.<br />

23


24<br />

IT<br />

Quando all’Eurogruppo affermiamo che gli Stati membri che hanno raggiunto il loro<br />

obiettivo finanziario nel medio termine possono ora agire anche in merito all’attuale ribasso<br />

economico e al rialzo dei prezzi di petrolio e prodotti alimentari, possono farlo perché in<br />

passato hanno elaborato i margini di bilancio necessari, in modo da non essere deboli e<br />

incapaci di agire in tempi di crisi.<br />

Non abbiamo fatto appello al blocco dei salari; né la Banca centrale né l’Eurogruppo hanno<br />

mai fatto appello ad un blocco dei salari nell’area euro. Ciò che stiamo dicendo è che i salari<br />

non si rialzerebbero automaticamente a causa <strong>del</strong>l’inflazione, ma bensì che le tendenze dei<br />

salari tengono conto dei guadagni produttivi che possono venire raggiunti nell’economia<br />

e i salari possono essere rialzati perciò anche senza inflazione.<br />

Abbiamo reso abbastanza chiaro il fatto che non possiamo assolutamente continuare a<br />

richiedere una limitazione dei salari da parte dei lavoratori in <strong>Europa</strong>, mentre dirigenti e<br />

altri proprietari di capitali ricevono paghe e salari eccessivi. Lo abbiamo affermato in<br />

numerose occasioni.<br />

(Applausi)<br />

I salari dei dirigenti <strong>del</strong>le aziende europee – anche e soprattutto nel settore finanziario –<br />

non hanno assolutamente niente a che vedere con i guadagni produttivi raggiunti. Si<br />

limitano a collezionare denaro e le loro azioni non sono economicamente stabili o di<br />

responsabilità sociale.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Proprio perché non abbiamo ordinato un blocco dei salari, perché io forse più degli altri<br />

sono molto intenzionato a tenere a mente l’aspetto <strong>del</strong> contratto sociale nella scena europea,<br />

abbiamo fortemente richiesto che, invece <strong>del</strong> pagamento per l’affitto <strong>del</strong>le aziende, alla<br />

luce <strong>del</strong>l’innalzamento dei prezzi di materie prime e petrolio, si debba considerare cosa<br />

possono fare gli stati nel campo <strong>del</strong> sostegno sociale per i settori meno agiati <strong>del</strong>la<br />

popolazione, in vista di un indebolito potere d’acquisto.<br />

E’ dopotutto semplicemente vero che gli Stati che hanno consolidato la loro posizione di<br />

bilancio hanno ora a loro disposizione le necessarie risorse per essere in grado di finanziare<br />

programmi di sostegno sociale per i settori meno ricchi <strong>del</strong>la popolazione. Ci sono Stati<br />

che hanno introdotto indennità di contingenza, sussidi per le forniture di riscaldamento<br />

e l’affitto e che sono capaci di fornire tutto ciò grazie al loro consolidamento in passato.<br />

Ci sono inoltre Stati che sistematicamente adattano i loro sistemi di tassazione, in modo<br />

che i settori meno agiati <strong>del</strong>la popolazione possano ottenere guadagni netti dai tagli <strong>del</strong>le<br />

tasse, anziché tagli che apportino benefici solo a coloro i quali fanno parte dei gruppi più<br />

ricchi <strong>del</strong>la popolazione.<br />

Con questo intento, credo che la politica globale, se non perfetta, è per lo meno decisiva.<br />

Non vogliamo e non dobbiamo ripetere gli errori degli anni ’70 e ’80, anche se quella<br />

risultava una via più facile da seguire nel breve termine. Dobbiamo agire contro la crescente<br />

inflazione. Negli anni ’70 e ’80 abbiamo permesso un’inflazione senza controllo. Abbiamo<br />

permesso che l’indebitamento continuasse a salire. Abbiamo accettato deficit pubblici,<br />

mentre minimizzavamo i loro effetti. Il risultato fu in <strong>Europa</strong> una disoccupazione di massa,<br />

che abbiamo ora fatto diminuire al 7,2 per cento con e grazie all’euro.<br />

Il risultato fu che avevamo eccessivi contributi per la sicurezza sociale in quasi tutti i nostri<br />

paesi, che molti di noi considerano ancora troppo alti e questo non ha a che fare con un<br />

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IT<br />

rifiuto <strong>del</strong>la solidarietà sociale, bensì con un finanziamento razionale dei nostri sistemi di<br />

sicurezza sociale. Il lavoro era eccessivamente tassato e il capitale lo era in maniera<br />

inadeguata. Questi furono gli effetti <strong>del</strong>l’errata politica degli anni ’70 e ’80.<br />

Siamo contro l’inflazione perché siamo contro la disoccupazione e a favore <strong>del</strong>la crescita.<br />

Crescita e lotta all’inflazione non sono contrarie. Abbiamo bisogno di una crescita libera<br />

dall’inflazione, in modo che le cose migliorino per la popolazione in un futuro. Distribuire<br />

regali oggi, in apparenza aiutando la popolazione e passando per generosi benefattori<br />

sociali, è la politica sbagliata. Per avere successo ora, è necessario pensare alle generazioni<br />

future e non viceversa.<br />

(Applausi)<br />

Olle Schmidt, relatore. − (SV) Signora Presidente, la ringrazio per la seduta estremamente<br />

interessante e stimolante. Esso dimostra che è presente un esteso sostegno nei confronti<br />

<strong>del</strong> pensiero e <strong>del</strong>le conclusioni che presentiamo nella relazione. Voglio inoltre ringraziare<br />

l’onorevole Juncker e il signor Trichet per le ottime risposte date. Avete risposto in una<br />

maniera che dà l’impressione che teniate in considerazione i punti di vista e le idee che qui<br />

abbiamo portato avanti.<br />

Per concludere, permettetemi di contribuire con le mie personali esperienze come uomo<br />

politico, nell’alquanto meno popoloso paese <strong>del</strong>la Svezia <strong>del</strong> nord. Sono stato membro<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> svedese e <strong>del</strong>la Commissione per le Finanze durante gli anni ’90, quando<br />

la Svezia si imbatté in un muro economico. Le esperienze in politica sono salutari, cari<br />

colleghi. Quelli tra voi che credono che l’inflazione e una politica monetaria instabile<br />

aiuteranno le persone che necessitano maggiormente <strong>del</strong> nostro sostegno, si sbagliano.<br />

Voi sbagliate! Come membro <strong>del</strong>la Commissione finanziaria, ho dimostrato come il tasso<br />

di interesse svedese avesse raggiunto livelli che nessuno avrebbe potuto immaginare: 500<br />

per cento. Negli anni ’90, come l’onorevole Juncker ha appena detto, abbiamo avuto<br />

fenomeni di disoccupazione di massa, inflazione in aumento e stagflazione. Ricordo<br />

vividamente quelle esperienze ed esse mi hanno condotto a sperare che il mio paese, la<br />

Svezia, entrerà nell’area euro e parteciperà pienamente alla cooperazione europea.<br />

Come la nostra collega, l’onorevole Kauppi, ha riferito e il signor Trichet ripete, nessuno<br />

credeva che l’euro avrebbe raggiunto il successo che ha acquisito. Penso che questo dimostri<br />

il valore <strong>del</strong>la cooperazione europea.<br />

Onorevole Juncker, lei ha affermato che la BCE agisce con grazia e determinazione. Penso<br />

che questa fosse un’ottima espressione. Permettetemi di offrire i miei ringraziamenti per<br />

il dibattito di buon livello. Sono inoltre grato per il fatto che, come persona al di fuori <strong>del</strong><br />

sistema <strong>del</strong>la cooperazione europea, mi sia stata data l’opportunità di stilare questa relazione.<br />

Presidente. – La discussione è chiusa.<br />

La votazione si svolgerà oggi alle 12:00.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 142)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Sebastian Valentin Bodu (PPE-DE), per iscritto . – (EN) Per quanto riguarda gli sviluppi<br />

economici, i fondamenti <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong>l’area euro rimangono stabili grazie<br />

all’investimento per la crescita, a migliorati tassi di occupazione e alla partecipazione alla<br />

forza lavoro. Nel moderarsi, ci si aspetta che la crescita nel mondo economico rimanga<br />

elastica, beneficiando in particolare dalla continua e robusta crescita <strong>del</strong>le economie<br />

emergenti. In merito agli sviluppi dei prezzi, dallo scorso autunno l’inflazione annua IAPC<br />

25


26<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

ha resistito ben al di sopra <strong>del</strong> livello coerente con la stabilità dei prezzi, toccando il 3,7<br />

per cento nel maggio 2008 e – in accordo con la stima <strong>del</strong>l’inflazione di Eurostat – il 4 per<br />

cento in giugno. Questo preoccupante livello dei tassi di inflazione è dovuto largamente<br />

ai bruschi aumenti dei recenti mesi dei prezzi di petrolio e prodotti alimentari a livello<br />

globale. L’incertezza che circonda questo panorama per l’attività economica rimane alta e<br />

dal lato negativo i rischi prevalgono. In particolare, i rischi derivano dall’impatto smorzato<br />

sul consumo e l’investimento di ulteriori non preannunciati aumenti dei prezzi di energia<br />

e prodotti alimentari. In più, i rischi di rallentamento continuano ad essere legati al<br />

potenziale <strong>del</strong>le tensioni in corso nel mercato finanziario per colpire la reale economia più<br />

negativamente di quanto previsto. In queste circostanze, la decisione presa dalla BCE di<br />

alzare di 25 punti al 4,25 per cento il tasso minimo di offerta nelle principali operazioni<br />

di rifinanziamento <strong>del</strong>l’Eurosistema, è benvenuta e dovrebbe ricevere i complimenti!<br />

3. Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale: modalità di applicazione –<br />

Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale: allegato XI – Estensione <strong>del</strong>le<br />

disposizioni dei regolamenti (CE) n. 883/2004 ai cittadini di paesi terzi altrimenti<br />

esclusi (discussione)<br />

Presidente. – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la discussione su<br />

– la relazione di Jean Lambert, a nome <strong>del</strong>la Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali, sulla proposta per la regolazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e <strong>del</strong> Congresso tramite<br />

l’estensione <strong>del</strong>le disposizioni dei regolamenti (CE) n. 883/2004 sul coordinamento dei<br />

sistemi di sicurezza sociale (COM(2006)0016 – C6-0037/2006 – 2006/0006(COD))<br />

(A6-0251/2008);<br />

– la relazione di Emine Bozkurt, a nome <strong>del</strong>la Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali, sulla proposta per la regolazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e <strong>del</strong> Congresso che<br />

modifica il regolamento (CE) n. 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza<br />

sociale e che determina il contenuto <strong>del</strong>l’allegato XI [COM(2006)0007 – C6-0029/2006<br />

– 2006/0008(COD)] (A6-0229/2008); e<br />

– la relazione di Jean Lambert, a nome <strong>del</strong>la Commissione per l’occupazione e gli affari<br />

sociali, sulla proposta di una regolazione <strong>del</strong> Congresso estesa dalle previsioni dei<br />

regolamenti (CE) n. 883/2004 e dei regolamenti (CE) n. [...] ai cittadini di paesi terzi che<br />

non sono ancora inclusi in questi provvedimenti solamente nei loro territori nazionali<br />

[COM(2007)0439 – C6-0289/2007 – 2007/0152(CNS)] (A6-0209/2008) .<br />

Vladimír Špidla, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati,<br />

tutte e quattro le risoluzioni legislative sotto discussione riguardano argomenti che hanno<br />

un impatto diretto sulla vita di tutti i giorni dei cittadini europei. Il diritto dei cittadini che<br />

si spostano in <strong>Europa</strong> di essere protetti da sistemi di sicurezza sociale è inseparabile dal<br />

diritto al libero movimento nell’Unione.<br />

Le proposte <strong>del</strong>la Commissione hanno uno scopo comune e cioè modernizzare e<br />

semplificare il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.<br />

Lo scopo consiste nel definire meccanismi di cooperazione tra le istituzioni e processi che<br />

potrebbero semplificare e accelerare i benefici sociali <strong>del</strong> calcolo e <strong>del</strong> versamento per chi<br />

li riceve. Essi sono sussidi familiari, pensioni, sussidi di disoccupazione e così via, in altre<br />

parole una serie di benefici sociali molto importanti per la vita <strong>del</strong>le persone nell’Unione.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Vorrei ringraziare i membri e i relatori per tutto il lavoro compiuto su questi importanti<br />

testi nei recenti mesi.<br />

L’estensione <strong>del</strong> regolamento espone come il regolamento (CE) n. 883/2004, che noi<br />

chiamiamo “regolamento di base”, dovrebbe operare. Estende a tutte le persone che lo<br />

utilizzano il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale nazionali: cittadini, istituzioni<br />

per la sicurezza sociale degli Stati membri, fornitori <strong>del</strong> sistema sanitario e datori di lavoro.<br />

Il suo scopo è di stabilire le procedure più chiare possibili sulla base <strong>del</strong>le quali le persone<br />

assicurate che si trovano in una situazione transfrontaliera potranno ricevere benefici<br />

sociali. A chi mi devo rivolgere per avere garantiti questi benefici sociali? Che misure deve<br />

prendere il mio datore di lavoro se volesse temporaneamente destinarmi ad un altro Stato<br />

membro? La mia carriera lavorativa sta per finire e, dato che ho lavorato in diversi Stati<br />

membri, come posso capire in che modo verrà calcolata la mia pensione e cosa devo fare<br />

per riceverla?<br />

Le procedure descritte nel sopraccitato regolamento hanno lo scopo di aiutare i riceventi<br />

ad avere risposte appropriate, attraverso la cooperazione tra le istituzioni di sicurezza<br />

sociale.<br />

Nel tentare di rendere efficace questa cooperazione e incontrare i bisogni dei cittadini il<br />

più presto possibile, ci siamo resi conto <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>l’elaborazione elettronica e<br />

<strong>del</strong>lo scambio di dati tra le istituzioni dei vari Stati membri.<br />

Il network EESSI (scambio elettronico di informazioni sulla sicurezza sociale) assicura che<br />

lo scambio di dati sarà veloce e sicuro, ridurrà i tempi di risposta e di elaborazione <strong>del</strong>le<br />

situazioni transfrontaliere da parte <strong>del</strong>le istituzioni di sicurezza sociale.<br />

Se l’estensione <strong>del</strong> regolamento viene adottata presto, i cittadini saranno in grado di<br />

utilizzare il progresso raggiunto, attraverso il coordinamento, nelle aree di semplificazione<br />

e modernizzazione e anche di esercitare nuovi diritti che non potevano essere prolungati,<br />

sebbene fossero inclusi nel regolamento di base. I benefici <strong>del</strong> nuovo concetto di<br />

coordinamento per i cittadini europei diventeranno davvero reali quando il regolamento<br />

sarà adottato e quando le modifiche annesse al regolamento (CE) n. 883/2004 entreranno<br />

in vigore.<br />

Due ulteriori risoluzioni riguardano il regolamento (CE) n. 883/2004 e gli allegati. Essi<br />

mirano a migliorare il regolamento di base, così da tenere conto dei cambiamenti legislativi<br />

degli Stati membri, in particolare quelli che sono diventati membri <strong>del</strong>l’Unione dopo il 29<br />

aprile 2004, giorno in cui il regolamento di base è entrato in vigore.<br />

Queste risoluzioni migliorano anche gli allegati al regolamento (CE) n. 883/2004 che erano<br />

stati lasciati vuoti quando venne adottato il regolamento di base.<br />

Nonostante la natura tecnica di questi testi, il loro scopo rimane lo stesso: assicurare la<br />

trasparenza di meccanismi e procedure applicati a persone che si muovono all’interno<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Per esempio, l’allegato XI contiene uno speciale provvedimento che<br />

tiene conto <strong>del</strong>le specifiche <strong>del</strong>la legislazione nazionale. Gli allegati sono perciò vitali per<br />

assicurare trasparenza e certezza legale riguardo i regolamenti nazionali che, onestamente,<br />

sono estesi.<br />

Il coordinamento dei sistemi di sicurezza nazionale, al quale sta contribuendo nel suo ruolo<br />

di autorità co-legislativa, assicurerà che quei due fondamentali principi (principi <strong>del</strong>l’equità<br />

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28<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e non discriminazione) siano pienamente applicati a favore di quei cittadini europei che<br />

approfittano <strong>del</strong>la libera circolazione.<br />

L’estensione <strong>del</strong> regolamento prevede inoltre di ampliare i provvedimenti <strong>del</strong> regolamento<br />

n. 883/2004 ai cittadini di paesi terzi che non sono ancora inclusi in questi provvedimenti<br />

sul loro territorio nazionale. Lo scopo di questo regolamento è assicurare che i cittadini di<br />

paesi terzi legalmente residenti nell’Unione europea e che si trovano in una situazione<br />

transfrontaliera possano essere favoriti dal coordinamento modernizzato e semplificato<br />

dei sistemi di sicurezza sociale.<br />

In realtà, è essenziale che una singola ed uniforme normativa di coordinamento sia applicata<br />

nelle questioni amministrative al fine di raggiungere una certa semplificazione.<br />

Raggiungere il consenso in merito a questi regolamenti sarà un importante passo in avanti<br />

per tutti quelli che usano questi regolamenti e assicurerà un migliore servizio alle persone<br />

che si spostano all’interno <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Questo dimostrerà che i regolamenti sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale<br />

sono pronti per i nuovi cambiamenti <strong>del</strong> XXI secolo in merito alla mobilità. Vorrei<br />

aggiungere che questo lavoro è il risultato di un esemplare coordinamento tra gli Stati<br />

membri e che la volontà di trovare soluzioni per i cittadini ha aiutato a superare le differenza<br />

tra i sistemi individuali e le complessità di questa area.<br />

Onorevoli colleghi, permettetemi di dire che la Commissione supporta apertamente gli<br />

emendamenti 2 e 161, che rendono possibile l’utilizzo dei sistemi di elaborazione elettronici,<br />

i quali sono particolarmente importanti per quanto riguarda le operazioni di registrazione<br />

elettronica dei dati e l’elaborazione elettronica dei casi transfrontalieri. La Commissione<br />

supporta notevolmente anche l’emendamento 90, che riguarda la garanzia di indennità<br />

per malattia e benefici sanitari a lungo termine. Questi due emendamenti danno<br />

significativamente potere ai cittadini all’interno <strong>del</strong>l’intero sistema.<br />

Jean Lambert, relatore. − (EN) Signora Presidente, voglio unire assieme le mie due relazioni<br />

nella lussuriosa quantità di tempo che ho a disposizione per la mia introduzione in<br />

quest’Aula.<br />

Innanzi tutto, vorrei cominciare ringraziando i colleghi, il Congresso e la Commissione<br />

per l’ottima cooperazione in quello che sembra un dossier molto complesso, ma<br />

ricordiamoci che è sempre così, quando si prova a mettere per iscritto ciò che si fa in pratica,<br />

in una maniera che si pensa sarà per lo meno chiara per i praticanti e per chi abbia necessità<br />

di capire il sistema.<br />

Come riferito dal Commissario, il regolamento di base ((CE) n. 883/2004) riguarda il<br />

coordinamento, ma non l’armonizzazione – e voglio che sia chiaro – dei sistemi di sicurezza<br />

sociale tra gli Stati membri per le persone che stanno vivendo o lavorando in altri Stati<br />

membri o perfino semplicemente viaggiando. Non può entrare in vigore finché questa<br />

estensione <strong>del</strong> regolamento non sarà approvata dal <strong>Parlamento</strong> e dal Congresso, attraverso<br />

una procedura di approvazione comune che richiede l’unanimità <strong>del</strong> Congresso, nessuna<br />

complessità.<br />

L’estensione <strong>del</strong> regolamento illustra come deve essere l’architettura amministrativa affinché<br />

funzioni. Illustra le normative con le quali ogni Stato membro, ogni autorità competente,<br />

avrà a che fare nei vari aspetti <strong>del</strong>la sicurezza sociale, nel rispetto <strong>del</strong>le questioni<br />

transfrontaliere. Punto centrale <strong>del</strong> nuovo regolamento di base e <strong>del</strong>l’estensione <strong>del</strong><br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

regolamento è lo scambio elettronico di dati, allo scopo di apportare maggiore velocità e<br />

anche maggiore accuratezza nella comunicazione.<br />

Con buone speranze, tra le altre cose, si vedrà la fine di una situazione, o per lo meno una<br />

riduzione nel tempo richiesto, dove migliaia di fogli di carta vanno a finire sulla scrivania<br />

di un ufficiale: prescrizioni compilate nella sempre totalmente illeggibile calligrafia di<br />

numerosi dottori e altre richieste collegate alla sanità transfrontaliera. Cercando di chiarire<br />

e semplificare tutto ciò, con buone probabilità possiamo inoltre ridurre la quantità di frodi<br />

attualmente presenti nel sistema. Per esempio, la gente sfrutta l’attuale inerzia manipolando<br />

il sistema di rimborso per la sanità transfrontaliera. Ugualmente, si potrebbe garantire che<br />

molti più fornitori e individui aprano reclami perché sentono che c’è una speranza di venire<br />

pagati, piuttosto che venga passata ai loro eredi.<br />

Gli articoli 78 e 79 <strong>del</strong> regolamento di base stabiliscono il ruolo <strong>del</strong>la Commissione in<br />

termini di supporto allo sviluppo <strong>del</strong>lo scambio elettronico dei dati, che include un<br />

potenziale finanziario, perciò sono un po’ sorpreso e <strong>del</strong>uso dal procedimento di<br />

cancellazione degli emendamenti 2 e 161, che si legano all’incremento di questo essenziale<br />

sviluppo. Mentre stavamo discutendo la questione <strong>del</strong>lo scambio dei dati, la Commissione<br />

ha compreso che il <strong>Parlamento</strong> avrebbe reso espliciti la tutela e il bisogno di una<br />

proporzionata raccolta dati. Così, nelle nostre proposte, abbiamo rafforzato i requisiti in<br />

merito alla protezione dei dati.<br />

Il regolamento di base riguarda anche aspetti di accesso ai benefici <strong>del</strong>la struttura sanitaria<br />

per le persone che si trovano in altri Stati membri – per esempio in vacanza – o a favore<br />

di quelle persone per le quali il trattamento programmato diventa necessario in campo<br />

medico, non semplicemente per scelta. La recente pubblicazione <strong>del</strong>la direttiva in merito<br />

all’applicazione dei diritti dei pazienti nelle strutture sanitarie transfrontaliere mostra legami<br />

con questo regolamento di base. Il <strong>Parlamento</strong> deve assicurare che non c’è alcun conflitto<br />

tra le due parti <strong>del</strong>la legislazione.<br />

La Commissione ha inoltre anticipato l’estensione proposta <strong>del</strong>le Equalities Directives e ha<br />

proposto due provvedimenti legati in particolare alle persone disabili – il primo, un<br />

provvedimento trasversale che garantisce che gli Stati membri tengano in considerazione<br />

i bisogni <strong>del</strong>le persone disabili quando comunicano con loro e, il secondo, nei termini di<br />

provvedere ai pagamenti per le spese sostenute da chi accompagna una persona disabile<br />

che necessita di urgenti cure mediche all’estero. Siamo consapevoli che questo è un<br />

argomento che richiede un’ulteriore discussione con il Congresso.<br />

L’estensione <strong>del</strong> regolamento riguarda inoltre un certo numero di scadenze. So che sono<br />

presenti varie opinioni in merito, che si rifletteranno in alcuni emendamenti discussi oggi.<br />

La Commissione ha scelto inoltre di supportare un programma rivisto che riguarda la<br />

valutazione e il pagamento dei contributi a lungo termine per l’indennità <strong>del</strong>la sanità e una<br />

chiarezza maggiore riguardo ai lavoratori di frontiera che sono rimasti disoccupati. Vorrei<br />

sperare che l’Aula sarà in grado di sostenere questi emendamenti <strong>del</strong>la Commissione.<br />

Nei termini <strong>del</strong>la relazione riguardante i diritti dei cittadini di paesi terzi quando viaggiano<br />

all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea, c’è già un regolamento attivo che lega coloro i quali sono<br />

legalmente residenti e in una situazione transfrontaliera con il coordinamento dei sistemi<br />

di sicurezza sociale. Questo al momento necessita un aggiornamento: dato che stiamo<br />

aggiornando il regolamento generale, c’è bisogno di aggiornare anche l’elemento di<br />

collegamento.<br />

29


30<br />

IT<br />

La nuova proposta è sostanzialmente come quella già esistente. Ancora un volta, essa<br />

chiarifica lo scopo e mantiene i diritti che le persone già possiedono. Non introduce nuovi<br />

diritti e diventerà perfino più importante quando l’Unione europea svilupperà la sua politica<br />

comune in materia di immigrazione. La cosiddetta blue card proposal troverà inoltre benefici<br />

dall’aggiornamento <strong>del</strong> regolamento. Ancora, spero che quest’Aula possa appoggiare gli<br />

emendamenti <strong>del</strong>la Commissione a questo riguardo. Vogliamo una chiara dichiarazione<br />

dei principi e questo è il motivo per cui sto segnalando – come ha in realtà già fatto la<br />

Commissione – che non appoggiamo gli emendamenti riguardanti l’aggiunta degli allegati.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

PRESIDENZA DELL’ON. MARTINE ROURE<br />

Vicepresidente<br />

Emine Bozkurt, relatore. − (NL) Onorevoli colleghi, stiamo oggi votando una proposta<br />

per coordinare il sistema <strong>europeo</strong> di sicurezza sociale più chiaramente ed in maniera più<br />

flessibile e stiamo quindi votando in favore di chiarificare l’allegato.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, il Congresso e la Commissione hanno lavorato per semplificare la<br />

proposta affinché gli europei abbiano una migliore comprensione <strong>del</strong>le complesse<br />

normative applicate nel coordinamento <strong>del</strong>la sicurezza sociale.<br />

Devo iniziare ringraziando gli shadow con i quali è stato un piacere lavorare su questo<br />

documento nei recenti mesi e anni. Jean Lambert, sicuramente, che è stato shadow per la<br />

mia relazione a nome dei Verdi, come io lo sono stato per la sua relazione, Ria<br />

Oomen-Ruijten <strong>del</strong> gruppo PPE-ED, Bilyana Raeva <strong>del</strong> gruppo ALDE, Dimitrios<br />

Papadimoulis <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL e Ewa Tomaszewska <strong>del</strong> gruppo UEN, assieme a tutti<br />

gli altri membri che hanno apportato un prezioso contributo nella seduta.<br />

Vorrei inoltre mettere in evidenza che il dialogo con la Commissione e il Congresso ha<br />

dato ottimi risultati. Sono grato in special modo a Hélène Michard e Rob Cornelissen <strong>del</strong>la<br />

Commissione europea. La cooperazione con il Congresso ha coinvolto una serie di<br />

presidenze. Stabilito che ci sono voluti parecchi anni per raggiungere il momento <strong>del</strong>la<br />

votazione in merito al coordinamento <strong>del</strong>la sicurezza sociale, abbiamo avuto il piacere di<br />

lavorare con la Finlandia, la Germania, il Portogallo, la Slovenia e la Francia.<br />

Onorevoli colleghi, in realtà è stato un processo lungo, ma ha avuto un buon esito. Abbiamo<br />

raggiunto un buon compromesso, che tutti gli Stati membri e tutte le Istituzioni europee,<br />

incluso il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, possono promuovere. Il nostro principio guida nella<br />

valutazione degli emendamenti è sempre stata la convinzione che l’attuale sistema di<br />

coordinamento non avrebbe in nessun caso portato ad una riduzione dei diritti dei cittadini.<br />

Un importante esempio di ciò è la rottamazione <strong>del</strong>l’allegato III, dato che esso concede agli<br />

Stati membri la libertà di limitare i diritti dei loro cittadini. La relazione riflette i nostri<br />

sforzi in favore di un’<strong>Europa</strong> che dà più diritti ai suoi cittadini in più arre possibili. La<br />

giustizia sociale gioca un ruolo importante in merito e non si ferma ai confini. La cosa<br />

buona in merito alla cooperazione europea è che rende capaci i paesi europei di badare ai<br />

loro cittadini collettivamente. La giustizia sociale gioca un ruolo importante in merito e<br />

non si ferma ai confini. I cittadini devono essere in grado di fare affidamento sulla protezione<br />

dei loro diritti sociali, anche al di fuori dei confini <strong>del</strong> proprio paese.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il mercato unico permette ai cittadini di muoversi liberamente all’interno <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. E noi siamo ansiosi di incoraggiare questo fatto. I cittadini possono sentirsi sicuri<br />

<strong>del</strong> fatto che i diritti sociali viaggiano con loro, che le loro pensioni sono in ordine,<br />

indifferentemente dal luogo in cui si trovano a vivere o a lavorare e che la protezione dei<br />

cittadini è garantita, dappertutto in <strong>Europa</strong>, non solo per loro stessi ma anche per le loro<br />

famiglie. Questa è la cooperazione europea come dovrebbe essere.<br />

Zuzana Roithová, relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per i diritti <strong>del</strong>la donna e l’uguaglianza<br />

di genere. − (CS) Onorevoli colleghi, in quanto relatore on the opinion per questa relazione,<br />

mi dispiace che la Commissione responsabile non abbia adottato le mie proposte chiave.<br />

Ancora una volta ha sprecato l’occasione di assicurare chiare normative per i provvedimenti<br />

di sicurezza sociale applicati a tutte le famiglie dei membri in movimento attraverso gli<br />

Stati membri, in merito al rimborso nel rispetto <strong>del</strong>la struttura sanitaria non urgente, in<br />

accordo con i giudizi <strong>del</strong>la Corte di giustizia europea. In conseguenza, dobbiamo ancora<br />

chiarire che la quantità di rimborsi per le cure pianificate all’estero dovrebbe corrispondere,<br />

al minimo, al costo di cure simili a quelle <strong>del</strong> paese in cui il paziente è assicurato. Il cittadino<br />

che sta pianificando di avvantaggiarsi di cure ospedaliere deve richiedere il permesso in<br />

anticipo ma ha il diritto di fare appello se la sua domanda viene rifiutata. La notifica<br />

anticipata per il trattamento <strong>del</strong> paziente non è vincolante. I cittadini non dovranno<br />

attendere che la nuova direttiva in merito alla sanità transfrontaliera venga adottata, sebbene<br />

il rimborso dei costi sia parte di questo regolamento. In più, la direttiva non apporterà un<br />

contributo significativo in merito alla sussidiarietà <strong>del</strong>le strutture sanitarie, ma adottando<br />

questa politica potrebbe venire ritardata, forse per anni. Mi dispiace che la Commissione<br />

per i problemi economici e monetari sottovaluti questo punto di vista. A parte questo, la<br />

relazione è ottima e la appoggerò.<br />

Gabriele Stauner, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, vorrei parlare<br />

a proposito <strong>del</strong>la relazione di Lambert sull’estensione <strong>del</strong> regolamento, che riferisce i<br />

particolari <strong>del</strong> coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.<br />

Come riferito dal relatore, il proposito <strong>del</strong> regolamento è il coordinamento, non<br />

l’armonizzazione, per la quale non abbiamo in nessun caso nell’UE alcuna base legale.<br />

Tuttavia, alcuni emendamenti adottati dalla Commissione per l’impiego e gli affari sociali<br />

vanno oltre il coordinamento e formano le basi per nuove competenze e servizi. Nella<br />

nostra opinione, per esempio, non è necessario che alla Commissione sia dato il potere di<br />

stabilire il suo centrale e neutrale database, il quale venga gestito indipendentemente, al<br />

fine di assicurare pronti pagamenti ai cittadini. Questo è dovere degli Stati membri, che lo<br />

hanno perfezionato fino ad ora e che, inoltre, hanno attualmente <strong>del</strong>ineato un corpus di<br />

collegamenti a questo proposito. Per i cittadini che cercano consiglio, è inoltre più<br />

conveniente e riservato rivolgersi alle autorità degli Stati membri e non ad un lontano e<br />

anonimo database <strong>del</strong>la Commissione. Vorrei pertanto sollevare la questione con il<br />

Commissario specificamente su questo punto.<br />

Né dobbiamo considerare appropriato che ogni persona disabile assicurata si debba<br />

sobbarcare i costi di viaggio e di permanenza <strong>del</strong>la persona che la accompagna. Il pagamento<br />

dei costi di viaggio per la persona accompagnatrice deve essere collegato al concetto di<br />

invalidità grave, che è in ogni caso largamente e perfettamente definito dalla legge negli<br />

Stati membri.<br />

Crediamo inoltre che le persone disoccupate che hanno fallito nell’eseguire le obbligazioni<br />

per l’impiego nel loro paese, in particolare che non hanno seguito tutte le fasi richieste per<br />

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32<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

trovare qui un lavoro, non dovrebbero essere in grado di reclamare i benefici nel loro paese<br />

di residenza, come se avessero sempre osservato la legge. Questo non è giusto.<br />

Gli altri tre emendamenti <strong>del</strong> mio gruppo riguardano i tempi, per ciascuno dei quali<br />

consideriamo sufficienti sei mesi. Non dovrebbero variare tra i 12 e i 18 mesi.<br />

Jan Cremers, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (NL) A nome <strong>del</strong> gruppo PSE, un ringraziamento<br />

ai relatori, ai funzionari <strong>del</strong>la Commissione e alla Presidenza slovena.<br />

Questa questione ha una lunga storia. Dopotutto, il recente regolamento (CEE) n. 1408/71<br />

è uno dei primi temi <strong>del</strong>la legislazione sul libero movimento dei lavoratori in <strong>Europa</strong>. La<br />

semplificazione proposta è progettata per assicurare un servizio più veloce per il cittadino<br />

<strong>europeo</strong> che reclama i suoi diritti e, allo stesso tempo, una migliore verifica <strong>del</strong>la<br />

legittimazione di queste richieste. La cooperazione tra le agenzie di pagamento e il maggiore<br />

scambio di dati sono fattori molto importanti in questo caso. Le normative che si stanno<br />

istituendo assicurano che i lavoratori di frontiera e le altre persone autorizzate non avranno<br />

alcuna violazione <strong>del</strong> loro diritto.<br />

Dalla seconda lettura, il nostro gruppo ha notato tre punti rimanenti che potrebbero<br />

necessitare di ulteriore considerazione. Innanzi tutto, ci sono ancora due differenti<br />

normative nel caso di un singolo lavoratore dipendente o di una persona che lavora in<br />

proprio senza uno staff. Nel contesto di sicurezza sociale, la definizione usata è la sola<br />

applicabile nel paese di origine, mentre nel contesto <strong>del</strong> lavoro la definizione applicata ai<br />

lavoratori favoriti è quella applicabile nel paese dove si lavora. Fintanto che non arriveremo<br />

ad una definizione chiara <strong>del</strong> lavoro in proprio, è garantito che la questione continui a<br />

presentarsi nella discussione in <strong>Parlamento</strong>.<br />

Un secondo punto è quello riguardante l’informazione <strong>del</strong>le persone autorizzate. Nel testo<br />

<strong>del</strong>la Commissione, dopo la modifica, i dettagli in merito a quando gli aventi diritto<br />

potrebbero ricevere informazioni dalle autorità competenti e su quali argomenti, sono<br />

state diffuse su un numero di articoli differenti in maniera troppo estesa. Un chiaro<br />

sommario <strong>del</strong> diritto all’informazione, dato nel punto centrale di questa legislazione,<br />

potrebbe rendere sostanzialmente più chiara la posizione per gli aventi diritto.<br />

Un terzo punto riguarda lo scrutinio di conformità. Sappiamo dal più recente regolamento<br />

che la registrazione negli Stati membri e la cooperazione e coordinamento tra le autorità<br />

competenti a volte funziona molto male. Potrebbe essere un’ottima idea per il <strong>Parlamento</strong><br />

tenersi informato su come le relative normative verranno implementate in futuro.<br />

Ona Juknevičienė, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (LT) Vorrei congratularmi con il relatore,<br />

l’onorevole Lambert e ringraziarlo per la sua collaborazione nella preparazione di questo<br />

documento.<br />

Il regolamento determina l’ordine e risolve problemi pratici <strong>del</strong>la vita di tutti i giorni. Non<br />

ha lo scopo di unificare i sistemi di sicurezza sociale. E’ un metodo di esecuzione, che<br />

permette l’esistenza di differenti sistemi di sicurezza sociale negli Stati membri. Tuttavia,<br />

previene che le persone tralascino ciò di cui hanno il diritto.<br />

Un anno fa, il Presidente Sarkozy ha condotto un discorso in quest’Aula, nel quale riferì<br />

che il popolo francese riteneva che l’UE non stesse tenendo conto di loro e non fornisse<br />

alcuna sicurezza sociale. Probabilmente nemmeno il popolo irlandese è consapevole di<br />

quanto c’è da aspettarsi dall’UE.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Oggi la Francia e in realtà tutti noi abbiamo la possibilità di dimostrare alla gente che i loro<br />

problemi di vita quotidiana si stanno risolvendo a livello <strong>del</strong>l’UE.<br />

Purtroppo, rispetto alla mia conoscenza, non tutti nel Congresso sono preparati ad accettare<br />

i termini fissati proposti dalla Commissione per gli Stati membri al fine di riconciliare le<br />

loro differenze. Il relatore in merito propone di non precipitarsi.<br />

Il mio gruppo è a favore <strong>del</strong>le proposte e degli emendamenti che obbligano gli Stati membri<br />

a risolvere le questioni relative ai pagamenti e alla compatibilità in un periodo di sei mesi<br />

invece di protrarlo per un anno e mezzo. Le persone non devono tralasciare la questione<br />

a causa <strong>del</strong>l’inattività <strong>del</strong>le istituzioni e <strong>del</strong> ritardo nel processo decisionale.<br />

Questo regolamento può essere il miglior esempio degli sforzi <strong>del</strong>l’UE per ottenere la fiducia<br />

dei suoi cittadini.<br />

Dunque, faccio appello ai miei compagni membri per votare a favore di questi emendamenti.<br />

Essi implicano un aiuto pratico e comprensibile per ogni cittadino <strong>del</strong>l’UE. Siamo stati<br />

eletti per rappresentare il popolo, non i governi o le istituzioni.<br />

Ewa Tomaszewska, a nome <strong>del</strong> gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, ciascun paese<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea ha il proprio sistema di sicurezza sociale che differisce da quello degli<br />

altri paesi, a causa di molti anni di tradizioni così come in base alle capacità finanziarie <strong>del</strong><br />

paese. Questi sistemi non sono soggetti all’armonizzazione. Il diritto al libero movimento<br />

per risollevare l’occupazione in altri paesi ha creato il bisogno di coordinare i sistemi di<br />

sicurezza sociale. I regolamenti attuali a questo riguardo devono essere semplificati.<br />

L’introduzione <strong>del</strong> trasferimento elettronico di dati nel sistema <strong>del</strong>le pensioni polacche ha<br />

ridotto di molto il numero di errori nel trasferimento dei dati <strong>del</strong>le assicurazioni tra le<br />

istituzioni.<br />

C’è il bisogno di proteggere i cittadini contro una riduzione dei loro diritti in merito alle<br />

loro assicurazioni. I lavoratori dovrebbero avere l’opportunità di conoscere quale sistema<br />

verrà usato per calcolare i loro diritti. Hanno il diritto di sapere come saranno calcolati i<br />

loro contributi e quali saranno i diritti legittimi. Per questa ragione è importante che i<br />

regolamenti e le procedure riguardanti il coordinamento dei sistemi, che per loro natura<br />

sono abbastanza complicati, possano essere semplificati fin dove possibile e inoltre che<br />

non possano agire in maniera retroattiva a danno <strong>del</strong>l’assicurato.<br />

Dimitrios Papadimoulis, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (EL) Signora Presidente, vorrei<br />

inizialmente ringraziare l’onorevole Lambert e l’onorevole Bozkurt per il loro dettagliato<br />

e accurato lavoro, così come per la loro notevole cooperazione con tutti i relatori ombra<br />

e per i loro sforzi nel fare buon uso <strong>del</strong>le nostre proposte e dei nostri contributi.<br />

Queste sono relazioni estremamente difficili e contengono una gran quantità di complessi<br />

dettagli tecnici, ma sono anche eccezionalmente utili per i cittadini europei.<br />

I cittadini hanno colto ogni opportunità, incluso il recente referendum in Irlanda, per<br />

protestare contro il grave deficit sociale visto nelle politiche <strong>del</strong> Congresso e <strong>del</strong>la<br />

Commissione. Aspirano ad un’Unione europea che salvaguardi i loro diritti e siamo qui<br />

ora, discutendo il regolamento 883/2004, che, grazie al Congresso e alla Commissione,<br />

non al <strong>Parlamento</strong>, è stato bloccato per anni, in attesa di regolamenti di esecuzione che<br />

fossero effettivi e attendendo l’entrata in vigore degli allegati.<br />

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34<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Questo risulta da pastoie burocratiche, mancanza di informazione, confusione, violazione<br />

<strong>del</strong>la fondamentale sicurezza sociale e dei diritti sociali dei lavoratori, che sono intrappolati<br />

nel mezzo; un’<strong>Europa</strong> à la carte, come i neo-liberali e le ampie corporazioni la vogliono,<br />

con una valuta singola ma senza coordinamento o armonizzazione <strong>del</strong> sociale e dei diritti<br />

di sicurezza sociale dei lavoratori. Nel mezzo di questa divergenza legislativa, la<br />

Commissione sottopone il suo proposito per una “direttiva Bolkestein attraverso la porta<br />

di servizio” per le strutture sanitarie.<br />

Queste relazioni rivelano un’altra strada. Non abbiamo bisogno di una direttiva Bolkestein<br />

per le strutture sanitarie; necessitiamo un migliorato regolamento n. 883/2004, attraverso<br />

il quale, in accordo con le relazioni, tutti gli argomenti venuti alla luce possano venire<br />

affrontati, salvaguardando i diritti dei lavoratori dipendenti e <strong>del</strong>le loro famiglie,<br />

supportando inoltre la necessaria mobilità.<br />

Perciò, Commissario, la prego di bloccare gli esperimenti Bolkestein sulle strutture sanitarie<br />

e continuare esattamente, assieme al Congresso, con le procedure per l’elaborazione dei<br />

rimanenti capitoli e allegati <strong>del</strong> regolamento 883/2004, in modo che possa entrare in<br />

vigore il prima possibile.<br />

Vi consiglio di non votare a favore di nessun emendamento che indebolisca il contenuto<br />

<strong>del</strong>le relazioni <strong>del</strong>l’onorevole Lambert e <strong>del</strong>l’onorevole Bozkurt.<br />

Derek Roland Clark, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, nel<br />

A6-0251/2008, emendamento 4 è menzionata la “mobilità per i disoccupati”. Questo<br />

significa disoccupati in giro per l’UE in autobus in cerca di lavoro – a spese di chi paga le<br />

tasse? Uno Stato membro è responsabile dei pagamenti per la sicurezza sociale per una<br />

persona che vi lavorava ma che si è spostata verso un altro Stato membro ed è poi diventata<br />

disoccupata.<br />

L’emendamento 148 propone che chi paga le tasse dovrebbe pagare le spese di viaggio per<br />

un esame medico in un altro Stato membro con un sistema di rimborso tra gli Stati membri,<br />

utilizzando senza dubbio una complessa formula <strong>del</strong>l’UE. Gli Stati membri potrebbero<br />

prendere le decisioni circa l’invalidità che li lega ad un altro Stato membro, sebbene<br />

complicata dal grado di invalidità, ma potrebbero avere normative contro la sovrapposizione<br />

dei benefici.<br />

Le normative interesseranno tutti i cittadini <strong>del</strong>la UE che si spostano all’interno <strong>del</strong>la UE<br />

per qualsiasi ragione. Questo include i cittadini di paesi terzi legalmente residenti che hanno<br />

lavorato in più di uno Stato membro così come, molto presto, persone senza nazionalità<br />

e rifugiati. In numerosi punti queste relazioni mirano a semplificare i regolamenti e a<br />

modernizzare la legislazione esistente in merito alle autorità di sicurezza sociale, ai lavoratori<br />

dipendenti e ai cittadini, in maniera globale. Non ci sarà chiaramente alcuna implicazione<br />

per il budget comunitario. Si dice che i far<strong>del</strong>li finanziari e amministrativi saranno ridotti<br />

grazie alle normative per il coordinamento – che solo possono venire decise a livello<br />

comunitario – ma che questa non è armonizzazione. Come può una persona avere un<br />

rimborso o formule determinate dall’UE, una regola che copra tutto il movimento o<br />

normative per il coordinamento, senza che ci sia armonizzazione? Tutto sommato, queste<br />

relazioni sono un insieme di affermazioni contrastanti. Se vengono adottate, sarà necessaria<br />

un gran quantità di sforzi amministrativi, che costano denaro, che la relazione dice non<br />

essere necessario.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Per concludere, la famiglia in questo contesto ha una crisi di identità. Indennità per la<br />

nascita e l’adozione non sono evidentemente benefici familiari. Quindi, quando una famiglia<br />

non è una famiglia, un bambino adottato è...beh, cosa esattamente?<br />

Piacerebbe anche a me evitare una crisi di identità. Un “lavoratore di frontiera” è una persona<br />

che lavora in uno Stato membro ma risiede in un altro, stabilendo che rientri a casa una<br />

volta alla settimana. Bene, qui siamo in Francia e io andrò a casa domani. Sono un lavoratore<br />

di frontiera, anche se vivo esattamente nel centro <strong>del</strong>l’Inghilterra?<br />

Jim Allister (NI). - (EN) Signora Presidente, si presume che la mobilità <strong>del</strong> lavoro sia la<br />

caratteristica chiave <strong>del</strong>l’UE e <strong>del</strong>la strategia di Lisbona, tuttavia in quanto MPE (come gli<br />

altri MPE), regolarmente presento dei reclami in merito alla mancanza di copertura<br />

<strong>del</strong>l’assistenza sanitaria, alla copertura sociale inadeguata e, forse la cosa più frustrante di<br />

tutte, in merito a comunicazioni in conflitto da parte di differenti agenzie di stato.<br />

E’ comune per un lavoratore dipendente di uno Stato membro lavorare in un altro stato<br />

per ordine di una compagnia che esiste in un terzo Stato membro e qui è dove sembra<br />

trovarsi, secondo molti, la reale questione, causando problemi circa il dove e come siano<br />

coperti. Fra di noi c’è questo grave problema che affligge gli assistenti parlamentari e,<br />

nonostante la lotta <strong>del</strong>l’associazione degli assistenti parlamentari, esso persiste. A questo<br />

riguardo, devo dire che è scandaloso non riuscire nemmeno a tenere in ordine la nostra<br />

Aula, sebbene qui si legiferi per gli altri.<br />

Il mio interesse primario sta negli individui utilmente occupati, non nel vantaggio dei<br />

turisti. Non voglio vedere alcuna possibilità di elusione che aiuti a beneficiare i turisti,<br />

concretamente applicata a questa legislazione.<br />

Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE). - (NL) I miei ringraziamenti a tutti i relatori per l’eccellente<br />

lavoro fatto, perché non era un compito facile. Necessitiamo di buone normative in merito<br />

al libero movimento dei lavoratori in <strong>Europa</strong>, Signora Presidente, normative per garantire<br />

che i lavoratori che fanno uso di quella libertà non facciano come l’asino di Buridano. Di<br />

questo al momento si sta tenendo conto nel nuovo regolamento per il coordinamento.<br />

Quel regolamento era necessario perché il vecchio non era più adeguato e c’era la possibilità<br />

di semplificare le procedure di coordinamento.<br />

Mi chiedo se il risultato sarà soddisfacente. E’ tutto davvero semplificato adesso? Ho i miei<br />

dubbi. Stiamo coordinando la sicurezza sociale, ma non stiamo coordinando la questione<br />

<strong>del</strong> trattamento di tassazione <strong>del</strong>le indennità, in un momento in cui le indennità stesse<br />

vengono considerate sempre più come crediti di imposta. Penso che dovremmo riflettere<br />

su questo.<br />

Un altro punto è che il coordinamento ha luogo sempre dopo l’evento. I legislatori nazionali<br />

dovrebbero tenere in maggior considerazione le conseguenze dei cambi di sistema per le<br />

persone in mobilità, cioè per quelle persone che lavorano in un paese e vivono in un altro.<br />

Vorrei inoltre spostare l’attenzione su un cambiamento presente nell’allegato. Questo<br />

cambiamento è molto positivo per i pensionati olandesi che continuano a versare contributi<br />

per la sicurezza sociale <strong>del</strong>l’Olanda, ma che vivono all’estero e non sono stati finora capaci<br />

di reclamare i benefici in Olanda, sebbene abbiano continuato a pagare per il sistema di<br />

quel paese. Così, gli olandesi che vivono in Belgio o in Germania, o perfino nella più lontana<br />

Francia, la belle France, o in Spagna, saranno ora autorizzati al trattamento. I miei<br />

ringraziamenti per questo devono rivolgersi anche al Ministero <strong>del</strong>la Sanità, che era a favore<br />

di questo cambiamento.<br />

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36<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jan Andersson (PSE). - (SV) Signora Presidente, Commissario, voglio ringraziare i<br />

relatori. Jean Lambert ha lavorato su queste questioni da quando ne ho memoria e ha una<br />

grande esperienza. Emine Bozkurt è arrivata un po’ più tardi, ma entrambi hanno effettuato<br />

un lavoro eccezionalmente buono e, in particolare, hanno lavorato estremamente bene<br />

con gli shadow dei vari paesi.<br />

Alcuni punti generali per cominciare, dato che sono portati a ripetersi. La questione non<br />

riguarda l’armonizzazione. Sappiamo che i sistemi di sicurezza sociale nell’UE differiscono.<br />

Riguarda i cittadini e il diritto dei cittadini di utilizzare il mercato interno al fine di cercare<br />

lavoro e permanere in altri luoghi entro il mercato interno. E’ di estrema importanza che<br />

ci sia coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. E’ importante avere coordinamento<br />

in merito ai diritti per le pensioni. E’ importante che il disoccupato riesca ad utilizzare il<br />

mercato interno. E’ importante che i pazienti riescano a ricevere trattamenti in altri paesi.<br />

Queste cose sono cruciali per il mercato interno. Senza coordinamento, il mercato interno<br />

non funzionerebbe in modo soddisfacente.<br />

Abbiamo avuto coordinamento in precedenza. Ha avuto i suoi difetti. Al momento si<br />

stanno introducendo dei miglioramenti, da un lato attraverso la copertura di più persone,<br />

non solo quelle economicamente attive e dall’altro lato attraverso la copertura di molte<br />

aree, come pensioni di anzianità anticipate, che noi consideriamo come uno sviluppo<br />

positivo.<br />

Vorrei spostare l’attenzione su alcune questioni rivolte dai nostri relatori. Jean Lambert si<br />

è riferito allo scambio di dati elettronici e vi è favorevolmente incline, dato che offre molti<br />

miglioramenti. Tuttavia, è anche importante considerare la protezione <strong>del</strong>l’individuo in<br />

uno scambio di informazioni di questo tipo. Noi quindi seguiamo le raccomandazioni <strong>del</strong><br />

garante <strong>del</strong>la protezione dei dati.<br />

Per quanto riguarda i cittadini di paesi terzi, è importante che venga data considerazione<br />

a questo aspetto, non minimo perché la Carta blu è già sul suo cammino. La cosa più<br />

urgente è che ci sia uguaglianza <strong>del</strong> trattamento. Per quanto riguarda la relazione di Emine<br />

Bozkurt, dirò semplicemente che un nuovo regolamento non significa meno diritti, ma di<br />

più. Questo è importante. Ringrazio nuovamente i relatori e spero che possiamo arrivare<br />

ad una decisione finale in un prossimo futuro.<br />

Siiri Oviir (ALDE). - (ET) Signora Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, ringrazio<br />

il relatore e la Commissione i quali hanno fatto un ottimo lavoro nel semplificare e<br />

aggiornare questi complessi provvedimenti. L’argomento di cui stiamo oggi dibattendo è<br />

un argomento che si abbatte direttamente sulla sfera di interesse dei cittadini. Cosa è<br />

importante per i cittadini, che sono dopotutto i soggetti di questi provvedimenti? Primo,<br />

il fatto che i loro diritti siano salvaguardati e, in vista <strong>del</strong> libero movimento di lavoro che<br />

abbiamo oggi, che in qualsiasi luogo ci sia a loro favore un provvedimento di protezione<br />

sociale. Secondo, il documento dovrebbe essere a loro comprensibile. Terzo, il meccanismo<br />

<strong>del</strong>le indennità dovrebbe essere <strong>del</strong>iberato in tempo ragionevole.<br />

Cosa stiamo raggiungendo con questi regolamenti? L’interessa primario dei nostri cittadini<br />

– il diritto all’assicurazione sociale – è molto ben salvaguardato. Il loro secondo interesse,<br />

comprensibilmente, è qualcosa in cui non abbiamo ancora pienamente avuto successo.<br />

Non sto rimproverando nessuno: l’argomento è complesso, molto tecnico e non è un<br />

lavoro di gran letteratura. Il terzo interesse, il periodo di tempo nel quale i cittadini<br />

riceveranno i benefici, dipende dalla votazione che stiamo per dare oggi.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Le indennità <strong>del</strong>l’assicurazione sociale non sono comparabili ai profitti degli uomini d’affari<br />

o dei dividendi bancari. I richiedenti sono persone in difficoltà per le quali l’indennità è<br />

generalmente l’unica risorsa di reddito. Faccio dunque appello a voi per appoggiare i<br />

provvedimenti per il versamento <strong>del</strong>le indennità in un periodo di sei mesi. Al fine di<br />

assicurare l’esercizio e la protezione dei diritti dei cittadini il periodo di chiarimento tra le<br />

istituzioni competenti degli Stati membri deve essere lo stesso, cioè sei mesi, in particolare<br />

in vista <strong>del</strong> fatto che potrebbe essere usata una procedura elettronica. Un periodo di 18<br />

mesi per l’elaborazione <strong>del</strong>le indennità non è appropriato nel XXI secolo.<br />

Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). - (PL) Signora Presidente, creare un sistema di<br />

sicurezza sociale coordinato è un compito molto difficile. Per questa ragione vorremmo<br />

offrire le nostre congratulazioni al relatore. Avrei piacere, tuttavia, a questo punto, di<br />

spostare l’attenzione sull’argomento <strong>del</strong>le indennità pagate alle famiglie di immigrati che<br />

arrivano da paesi esterni all’<strong>Europa</strong>. Di certo un sostegno deve essere fornito a quelli che<br />

arrivano nel paese legalmente e aiuti umanitari dovrebbero essere rivolti agli immigrati<br />

illegali, ma il provvedimento illimitato in merito alle indennità sociali per le famiglie per<br />

le quali queste diventano la loro permanente e unica risorsa di reddito è un malinteso.<br />

Attualmente ci sono molte famiglie che stanno godendo di un’ampia gamma di benefici<br />

e non hanno intenzione di lavorare, in quanto considerano che il loro tenore di vita sia<br />

abbastanza soddisfacente. Questo è molto demoralizzante per l’economia come per le<br />

tradizioni e la cultura <strong>del</strong> lavoro in <strong>Europa</strong>. Questo si combina con il fatto che queste<br />

famiglie vivono in un modo che non si integra con le culture e le tradizioni <strong>del</strong> paese nel<br />

quale risiedono.<br />

Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, consideriamo positiva<br />

da un punto di vista tecnico la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Lambert, perché compie progressi<br />

in merito al coordinamento per i sistemi di sicurezza sociale. Questo autorizza i cittadini<br />

<strong>del</strong>l’UE a sommare i periodi durante i quali hanno vissuto o lavorato in un altro Stato<br />

membro, sotto il sistema di sicurezza sociale di quel tempo, al fine di calcolare le pensioni<br />

dallo stato o di stabilire altri diritti. Si contribuisce in questo modo ad un più facile e<br />

scorrevole movimento dei cittadini all’interno <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Devo sottolineare, tuttavia, che non dobbiamo trascurare il fatto che, nonostante alcune<br />

obiezioni sollevate nella relazione, ci sarà uno scambio elettronico di informazioni e dati<br />

personali e non concordiamo pienamente al riguardo.<br />

Ciò che vorrei mettere in rilievo ora è un altro bisogno, che attualmente tendiamo a<br />

trascurare nell’Unione europea. L’argomento cruciale non è prendere misure per facilitare<br />

il movimento solo e semplicemente per il gusto di prenderle. Questa non è la priorità per<br />

i lavoratori dipendenti; quello che cercano e richiedono è il rispetto dei loro diritti<br />

fondamentali. L’emigrazione da un paese all’altro a causa <strong>del</strong>la disoccupazione o di<br />

condizioni di lavoro povere nel paese di origine di una persona non è un bisogno sociale.<br />

Il bisogno sociale è assicurare con certezza e sicurezza l’impiego e, di conseguenza, la vita<br />

familiare dei cittadini. L’emigrazione per ragioni finanziarie e sociali non dovrebbe essere<br />

l’obiettivo; siamo lontani da ciò.<br />

Il percorso che l’Unione europea sta oggi decidendo – dando più importanza al libero<br />

movimento dei capitali che agli evidenti diritti per l’impiego, come può essere visto in un<br />

numero di casi esaminati dalla Corte di giustizia <strong>del</strong>le Comunità europee – propone che<br />

non possiamo soddisfare solo noi stessi attraverso il diritto di trasferire i nostri diritti alla<br />

37


38<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

pensione per dimostrare, apparentemente, che il libero movimento di persone è stato<br />

stabilito.<br />

Dobbiamo lottare per una piena occupazione e una sicurezza sociale globale, in contrasto<br />

con le attuali pratiche, le quali, con il pretesto di un declino demografico, si stanno dirigendo<br />

verso la logica <strong>del</strong>l’occupazione incerta e stanno indebolendo l’importanza <strong>del</strong>le<br />

negoziazioni collettive nei vari paesi.<br />

Edit Bauer (PPE-DE). – (SK) Innanzi tutto, vorrei ringraziare i relatori, l’onorevole Lambert<br />

e l’onorevole Bozkurt, per il loro eccellente e stimolante lavoro.<br />

I relatori, noi in Aula e al Congresso, abbiamo unito i nostri sforzi e, grazie a questo, oggi<br />

abbiamo di fronte, alla fine, il lungamente atteso nuovo regolamento che renderà possibile<br />

l’estensione <strong>del</strong> regolamento (CE) n. 883/2004, che è dovuta alla sostituzione<br />

<strong>del</strong>l’ingombrante regolamento (CEE) n. 1408/71. Assieme, questi documenti semplificano<br />

l’accesso dei cittadini a benefici e servizi, garantiti dai singoli Stati membri attraverso i loro<br />

sistemi di sicurezza sociale, in quanto è stato difficile per i beneficiari in altri Stati membri.<br />

Non ci deve essere alcun dubbio in merito al fatto che questi documenti aiuteranno a<br />

semplificare il movimento oltre frontiera a scopi di lavoro e come risultato il mercato unico<br />

<strong>del</strong> lavoro sarà meglio utilizzato e funzionerà in maniera migliore.<br />

Come lo shadow per l’altra relazione preparata dall’onorevole Lambert, vorrei mettere in<br />

evidenza l’estensione dei principi <strong>del</strong>l’equità e non discriminazione, estendendo i<br />

provvedimenti <strong>del</strong> regolamento ai cittadini di paesi terzi. Penso che, come dimostra la<br />

discussione, non possiamo affermare che questa legislazione risolverà tutti i nostri problemi.<br />

Non risolve nemmeno i nostri problemi vigenti, lasciamo da parte quelli futuri.<br />

Chiaramente, devono essere fatti molti passi avanti e molto lavoro per raggiungere la<br />

sostenibilità e adattare i nuovi cambiamenti, incluso un ulteriore coordinamento.<br />

Gabriela Creţu (PSE). – (RO) Abbiamo discusso molte volte circa la natura semplicemente<br />

tecnica di questo regolamento. In realtà, si tratta di un’errata visione che blocca un aspetto<br />

più profondamente sociale. Nell’Unione europea, abbiamo un mercato unico, ma sono<br />

presenti 27 sistemi di sicurezza sociale differenti. Milioni di cittadini lavorano in paesi<br />

diversi dal proprio e dovrebbero beneficiare dei diritti legali e sociali che spettano a loro e<br />

alle loro famiglie. Le istituzioni potrebbero gestire la situazione e i fornitori potrebbero<br />

sottrarre i loro servizi.<br />

Le normative in accordo alle quali i problemi vengono risolti oggi risalgono all’era prima<br />

di Internet, quando l’Unione era formata da sei Stati membri abitati da cittadini sedentari.<br />

Oggi, sono 27, abitati da cittadini che tendono a diventare migratori. La modernizzazione,<br />

la semplificazione e la correzione di queste normative rispetto alla nuova realtà sono state<br />

assolutamente necessarie. Questa è la proposta <strong>del</strong> regolamento 883/2004, che ancora<br />

non è applicabile senza procedure.<br />

Siamo ora nel 2008, quattro anni di ritardo sfavorevoli sia per i lavoratori dipendenti che<br />

reclamano i loro diritti sia per l’efficienza <strong>del</strong>le compagnie e <strong>del</strong>le istituzioni coinvolte.<br />

Un proverbio dice “il diavolo sta nei dettagli”. Oggi, dobbiamo congratularci con i relatori<br />

Jean Lambert e Emine Bozkurt perché, risolvendo la questione dei dettagli, ci possiamo<br />

aspettare una fluidizzazione <strong>del</strong> flusso di informazioni, in condizioni di sicurezza dei dati<br />

e un più efficiente coordinamento.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In questi giorni, il nuovo programma sociale propone dei miglioramenti meno importanti<br />

contro lo sfondo di un deficit maggiore. Il rafforzamento <strong>del</strong> regolamento 883 è una buona<br />

notizia. Mitiga a malapena il sentimento che, nei recenti anni, il programma sociale <strong>europeo</strong><br />

abbia attraversato un periodo di inattività.<br />

Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). - (PL) Signora Presidente, il regolamento (CE)<br />

n. 883/2004 si applica non solo ai lavoratori dipendenti e alle loro famiglie, ma anche a<br />

tutti coloro i quali sono coperti da sistemi di sicurezza sociale. Estende il coordinamento<br />

di questi sistemi e ci sono inoltre altri importanti cambiamenti, che includono il calcolo<br />

<strong>del</strong>le pensioni, benefici e altre indennità. Quanto efficace sarà questo coordinamento,<br />

dipende dai contenuti <strong>del</strong>la nuova estensione al regolamento e dall’efficacia <strong>del</strong>lo scambio<br />

di dati elettronici così come da buone comunicazioni. E’ positivo inoltre che il regolamento<br />

si applichi ai paesi terzi e che il lavoro sia in corso per migliorarlo.<br />

Dovremmo dare riconoscimento al lavoro e alle proposte avanzate dal relatore. Non si<br />

può richiedere altro da lei, dato che il Congresso e la Commissione non hanno ancora<br />

completato il loro lavoro e non hanno ancora presentato i contenuti finali degli allegati.<br />

Il lavoro è continuo e i richiedenti i benefici stanno continuando ad attendere, frustrati<br />

come sono dal fallimento <strong>del</strong>la piena erogazione <strong>del</strong>le prestazioni, dalla burocrazia e dal<br />

lungo periodo che si deve attendere per i rimborsi.<br />

Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, questi sono<br />

regolamenti che confermano la direzione generale <strong>del</strong>la politica europea e sono collegati<br />

alla risoluzione dei problemi pratici che riguardano la sicurezza sociale dei cittadini europei,<br />

così come tutti coloro che vivono e lavorano negli Stati membri <strong>del</strong>l’UE.<br />

Quando entreranno in vigore, una volta che l’estensione <strong>del</strong> regolamento, che si sta<br />

attualmente revisionando all’interno di una struttura codecisionale, sia anch’essa approvata,<br />

essi rafforzeranno la mobilità dei lavoratori dipendenti e renderanno più facile la vita <strong>del</strong>le<br />

loro famiglie, sia durante il periodo lavorativo sia in quello di pensionamento.<br />

In accordo con i relatori, con cui voglio congratularmi, i principi per la semplificazione<br />

dei regolamenti modificheranno l’attuale sistema di coordinamento senza portare a minori<br />

diritti per i cittadini, come sarebbe stato il caso per l’armonizzazione.<br />

Il bisogno di soluzioni efficaci e veloci viene incontrato attraverso la semplificazione <strong>del</strong>le<br />

procedure burocratiche e attraverso la risoluzione di questioni amministrative<br />

internazionali. Una <strong>del</strong>le principali misure è per gli Stati membri quella di stabilire autorità<br />

di cooperazione e speciali organizzazioni di collegamento al fine di coprire i vari aspetti<br />

in merito alla sicurezza sociale nelle relazioni transfrontaliere.<br />

Uno di questi è una responsabilità di lunga durata, questione che è stata risolta in maniera<br />

molto complessa sotto proposta <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>. Speriamo che una via più facile venga<br />

trovata per risolvere il problema cronico di un’<strong>Europa</strong> che invecchia.<br />

I sistemi di pagamento, la gestione <strong>del</strong>le cause, il recupero <strong>del</strong>l’importo degli aiuti corrisposti<br />

e le difficoltà che i cittadini affrontano nell’accumulare diritti in periodi di occupazione in<br />

un altro Stato membro, sono attualmente dei grandi ostacoli e speriamo di superarli entro<br />

un periodo prefissato attraverso il coordinamento che il nuovo regolamento di base, così<br />

come la nuova estensione <strong>del</strong> regolamento, dimostra di ristabilire.<br />

39


40<br />

IT<br />

Le caratteristiche individuali dei sistemi di sicurezza sociale nazionali saranno tenute in<br />

considerazione nelle particolari previsioni per l’estensione <strong>del</strong>la legislazione nazionale<br />

nell’Allegato XI. Il regolamento protegge anche i diritti per i lavoratori dipendenti stranieri.<br />

Proinsias De Rossa (PSE). - (EN) Signora Presidente, non manchiamo mai di riprendere<br />

espressioni dall’estrema destra nel discutere di questo argomento – espressioni <strong>del</strong> tipo<br />

“vantaggio dei turisti”. Non li sentiamo mai discutere di “tasse per i turisti” o “sovvenzioni<br />

statali per i turisti”. Sono sempre i poveri e i meno agiati ad essere attaccati in questa maniera.<br />

Voglio congratularmi con i due relatori per queste relazioni. Sfortunatamente, il loro<br />

positivo lavoro non sembra attirare molto l’attenzione dei media degli Stati membri, che<br />

sono generalmente interessati alle storie negative. Queste sono complesse risoluzioni che<br />

cercano di coordinare i sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri, che sono essi stessi<br />

complessi perché cercano di indirizzarsi alla varietà di circostanze individuali. Questi<br />

regolamenti sono essenziali per i nostri cittadini e residenti, in particolare per coloro i quali<br />

vivono in zone di confine, che, non di rado, lavorano in uno Stato membro ma vivono in<br />

un altro. E’ importante assicurarsi che le persone che lavorano e vivono in questo modo<br />

siano coperti in caso di un’inaspettata disoccupazione, malattia e incidenti e quindi da<br />

un’eventuale pensione. Hanno bisogno di sicurezza se dobbiamo assicurare il libro<br />

movimento nell’Unione europea.<br />

Tuttavia, voglio sollevare una particolare questione che non è coperta da questi regolamenti<br />

e generalmente non è coperta nemmeno dagli Stati membri. Questa è la libertà di<br />

movimento per le persone disabili, che spesso necessitano assistenza personale al fine di<br />

muoversi liberamente.<br />

(Il Presidente toglie la parola all’oratore.)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). - (RO) Le normative riguardanti il coordinamento<br />

dei sistemi di sicurezza sociale sono strettamente collegate al principio di libero movimento<br />

di persone e migliorerebbero il tenore di vita e le condizioni di lavoro dei cittadini che<br />

vivono in un altro Stato membro <strong>europeo</strong>.<br />

Il presente regolamento nella versione modificata dai relatori semplifica tutte queste<br />

procedure e espande la portata di applicazione a tutte le categorie di cittadini, sia i lavoratori<br />

che i disoccupati.<br />

I cittadini europei sarebbero in grado di beneficiare dei diritti pensionistici per un importo<br />

totale corrispondente alla durata <strong>del</strong>la prestazione. Una volta trasferiti in un altro Stato<br />

membro, i cittadini troverebbero un sistema amministrativo capace di raccogliere tutte le<br />

informazioni riguardanti i precedenti lavori, così come i diritti finanziari derivanti<br />

dall’attività professionale.<br />

Questa è la ragione per cui avrei voluto che la proposta <strong>del</strong>la Commissione includesse<br />

soluzioni quanto più precise possibili in merito al modo in cui gli Stati membri possono<br />

trasferire efficacemente le informazioni riguardanti i diritti sociali. Inoltre, considero che<br />

il presente regolamento sia fondamentale per la mobilità <strong>del</strong>la forza lavoro europea.<br />

Un’indagine Eurobarometro mostra che più <strong>del</strong> 50 per cento dei cittadini si sente scoraggiato<br />

dall’instabilità sociale che si aspettano dopo il cambio <strong>del</strong> posto di lavoro in un altro Stato<br />

membro. Di conseguenza, solo il 2 per cento dei cittadini europei attualmente vive in uno<br />

Stato membro diverso dal proprio.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Se vogliamo che la mobilità sia il vero elemento conduttore <strong>del</strong>l’economia europea,<br />

dobbiamo eliminare tutti gli ostacoli amministrativi riguardanti la portabilità dei diritti<br />

sociali.<br />

Joel Hasse Ferreira (PSE). – (PT) Commissario Špidla, onorevoli colleghi, dobbiamo<br />

coordinare la sicurezza sociale a livello <strong>europeo</strong>, da ciò l’opportunità di dibattere<br />

sull’argomento. Innanzi tutto, vorrei felicitarmi per il lavoro svolto dai relatori, Emine<br />

Bozkurt e Jean Lambert. In secondo luogo, vorrei evidenziare i seguenti punti: l’assoluto<br />

bisogno di garantire la compatibilità tra i sistemi nazionali, nei settori privato e mutuale<br />

così come nel settore pubblico. Questa compatibilità contribuirà ad una maggiore mobilità<br />

e fornirà ai lavoratori l’opportunità di muoversi nell’intera <strong>Europa</strong>.<br />

Signora Presidente, in questo contesto, è importante fare progressi addizionando le<br />

trattenute nei differenti Stati membri, così come è importante garantire che il coordinamento<br />

dei sistemi di sicurezza sociale si rafforzi e non limiti mai i diritti dei cittadini. In più, è<br />

essenziale semplificare le normative, in modo che i cittadini siano in grado di capire i<br />

principi e i linguaggi utilizzati dalle istituzioni <strong>del</strong>l’Unione europea e percepire l’<strong>Europa</strong><br />

come un’unica entità.<br />

Sappiamo che non è facile gestire i sistemi di sicurezza sociale, ma è essenziale che i cittadini<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> capiscano i principi che stiamo usando. Vorrei andare oltre e dire che questo<br />

coordinamento ci aiuterà certamente nell’incrementare la nostra conoscenza reciproca dei<br />

differenti sistemi di sicurezza sociale. Dobbiamo muoversi in direzione di un sistema di<br />

sicurezza sociale migliorato per tutti gli europei, verso un sistema di sicurezza sociale che<br />

ammetta a bordo le norme migliori dai differenti sistemi, per migliorare il coordinamento<br />

oggi e, chi lo sa, l’armonizzazione domani.<br />

Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Il mercato interno, abbracciando le quattro libertà, è<br />

una <strong>del</strong>le fondamentali conquiste <strong>del</strong>l’Unione europea. Adottare la direttiva in merito ai<br />

servizi e al libero movimento di persone, porta vantaggi ai cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

D’altra parte, i cittadini si rivolgono a noi per i problemi che incontrano quando necessitano<br />

di assistenza sanitaria e sociale. I singoli Stati membri hanno i loro specifici sistemi di<br />

sicurezza sociale. Sono convinto che il coordinamento dei sistemi, la trasparenza,<br />

l’eliminazione <strong>del</strong>la burocrazia e il sistema di scambio elettronico di informazioni saranno<br />

vantaggiosi per tutti i cittadini <strong>del</strong>l’UE.<br />

I miei ringraziamenti vanno a tutti i membri per la discussione molto interessante di oggi<br />

e i relatori per il loro stimolante lavoro.<br />

Vladimír Špidla, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Onorevoli colleghi, vi ringrazio per<br />

la dettagliata discussione che, a mio avviso, è testimone <strong>del</strong>l’alta qualità <strong>del</strong>la relativa<br />

relazione. Ora abbiamo raggiunto una fase sicura in merito al nostro lavoro sul nuovo<br />

regolamento. In realtà, in questo momento non tutti i problemi sono stati risolti ma, come<br />

ha dimostrato anche la discussione, abbiamo raggiunto il successo sotto tutti i punti di<br />

vista. Il Sistema <strong>europeo</strong> coordina i sistemi di sicurezza sociale. Questo non significa che<br />

esso definisca nuovi diritti. A questo livello non definiamo nuovi diritti. Ciò che facciamo<br />

è migliorare l’applicazione pratica dei diritti per i cittadini che si muovono attraverso<br />

l’Unione europea. Essi sono decine di milioni di persone, decine di milioni di casi. Di<br />

conseguenza, consentitemi ancora una volta di evidenziare quanto sia importante questa<br />

discussione, che è estremamente pratica e riguarda quasi ogni singolo cittadino <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. Consentitemi inoltre di sottolineare che le proposte tecniche presentate hanno<br />

41


42<br />

IT<br />

anche un fondamentale intento politico, perché la libertà di movimento e l’acquisizione<br />

dei diritti dipendono, a mio avviso, da come è stata costruita l’Unione europea.<br />

Onorevoli colleghi, consentitemi di rispondere, solo brevemente, ad un commento che<br />

abbiamo ascoltato in merito alle nuove direttive che saranno presentate sullo spostamento<br />

dei pazienti. Voglio evidenziare che l’argomento non è il libero movimento di servizi, in<br />

altre parole qualsiasi parallelismo con qualunque precedente direttiva è inadeguato. Sono<br />

inoltre <strong>del</strong> parere che l’approfondita discussione in <strong>Parlamento</strong> dimostrerà che queste<br />

proposte rappresentano il progresso per i cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Jean Lambert, relatore. − (EN) Signora Presidente, i miei ringraziamenti vanno a tutti i<br />

membri che hanno contribuito alla discussione.<br />

E’ chiaro come certe persone conducano quelle che sembrano essere vite complicate. Di<br />

fatto, la situazione potrebbe essere molto semplice se il confine si trovasse entro 10 km<br />

dalle loro case e stessero cercando lavoro o per meglio dire altre cose.<br />

E’ certamente chiaro da alcuni discorsi ascoltati in quest’Aula che l’attuale sistema non è<br />

ben compreso nemmeno in alcune amministrazioni degli Stati membri o alla Camera<br />

stessa. Il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale esiste già – non è un fatto nuovo.<br />

Ciò che sta facendo è aggiornare, estendere e semplificare. Tutti voi, che di certo avrete<br />

una tessera europea di assicurazione malattia, saprete che perfino sotto la copertura <strong>del</strong><br />

sistema attuale possiamo apportare <strong>del</strong>le semplificazioni.<br />

Raccomando l’emendamento 30 <strong>del</strong>l’articolo 11, paragrafo 1, per le persone che non sono<br />

sicure <strong>del</strong>la loro posizione di lavoratori di frontiera.<br />

L’estensione <strong>del</strong> regolamento sta cercando inoltre di illustrare i diritti propri <strong>del</strong>le persone.<br />

Questo è lo scopo degli emendamenti 34 e 125, l’ultimo dei quali è una chiarificazione e<br />

non fornisce nuovi diritti alle persone che cerchino lavoro in due Stati membri.<br />

Vorrei ancora una volta consigliare alla gente di appoggiare il testo <strong>del</strong>la Commissione<br />

riguardante il database. Se esso non sarà attivo ed efficacemente funzionante – e questo è<br />

qualcosa che vogliono anche le amministrazioni degli Stati membri – diventerà in seguito<br />

molto difficile concludere per tempo ciò che l’Aula oggi deciderà di realizzare.<br />

Raccomando la posizione <strong>del</strong>la Commissione per entrambe le relazioni <strong>del</strong>l’Aula e attendo<br />

la votazione entro pochi minuti.<br />

Emine Bozkurt, relatore. − (NL) Non ho davvero nulla da aggiungere. I miei ringraziamenti<br />

a coloro che hanno contribuito alla discussione: grazie per il vostro appoggio. Sto ora<br />

pensando a come andrà la votazione fra breve.<br />

Robert Goebbels (PSE). - (FR) Signora Presidente, lunedì sera siamo rimasti soddisfatti<br />

dalla visita <strong>del</strong> Primo Ministro Jouyet e dall’importanza che il Presidente francese ha mostrato<br />

di attribuire al lavoro di questo <strong>Parlamento</strong>.<br />

Oggi, mentre discutiamo di sicurezza sociale, la Presidenza dei magistrati è rimasta<br />

disperatamente vuota. Spero non sia un segno <strong>del</strong> fatto che il Presidente francese <strong>del</strong>l’Unione<br />

non è interessato a una questione così importante come la sicurezza sociale.<br />

Presidente. - La discussione è chiusa.<br />

Passiamo ora al turno di votazioni.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

PRESIDENZA DELL’ON. EDWARD McMILLAN-SCOTT<br />

Vicepresidente<br />

4. Decisione sulla richiesta di applicare la procedura di urgenza<br />

Proposta di regolamento <strong>del</strong> Consiglio concernente un’azione temporanea specifica<br />

allo scopo di promuovere la ristrutturazione <strong>del</strong>le flotte pescherecce <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea colpite dalla crisi economica (COM(2008)0454 – C6-0270 /2008<br />

–2008/0144(CNS))<br />

Philippe Morillon, presidente <strong>del</strong>la commissione per la pesca. – (FR) Onorevoli colleghi,<br />

abbiamo effettivamente ricevuto la richiesta per la procedura d’urgenza ed è stata presa in<br />

considerazione dal Comitato per la pesca nella riunione straordinaria tenutasi qui alle ore<br />

10:00. Il Comitato per la pesca è stato a favore all’unanimità in merito all’applicazione di<br />

questa procedura d’urgenza e gli sono riconoscente per la sua sollecitudine nel trattare la<br />

questione.<br />

(Il <strong>Parlamento</strong> approva la richiesta di applicazione <strong>del</strong>la procedura d’urgenza.) (1)<br />

5. Turno di votazioni<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca il turno di votazioni.<br />

(Per i risultati dettagliati <strong>del</strong>la votazione: vedasi processo verbale.)<br />

5.1. Programmi d’azione annuali per Brasile e Argentina (2008) (B6-0336/2008)<br />

(votazione)<br />

5.2. Priorità <strong>del</strong>l’UE per la 63a sessione <strong>del</strong>l’Assemblea generale <strong>del</strong>le Nazioni unite<br />

(A6-0265/2008, Alexander Graf Lambsdorff) (votazione)<br />

5.3. Modifica <strong>del</strong>la direttiva 2004/49/CE relativa alla sicurezza <strong>del</strong>le ferrovie<br />

comunitarie (A6-0223/2008, Paolo Costa) (votazione)<br />

5.4. Modifica <strong>del</strong> regolamento (CE) n. 881/2004 che istituisce un’Agenzia ferroviaria<br />

europea (A6-0210/2008, Paolo Costa) (votazione)<br />

5.5. Norme comuni per la prestazione di servizi aerei (rifusione) (A6-0264/2008,<br />

Arūnas Degutis) (votazione)<br />

5.6. Programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee sulle imprese e<br />

sugli scambi (MEETS) (A6-0240/2008, Christoph Konrad) (votazione)<br />

− Prima <strong>del</strong>la votazione<br />

Christoph Konrad, relatore. − (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi<br />

alcune osservazioni in merito a questa relazione, un aspetto il quale, come sapete,<br />

contribuisce al processo di deregolamentazione e riduzione <strong>del</strong>le pastoie burocratiche.<br />

(1) Per ulteriori dettagli: vedasi processo verbale.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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44<br />

IT<br />

La relazione dispone un obbligo per la Commissione di riferire una volta all’anno al<br />

<strong>Parlamento</strong>, tenendoci informati sulla questione <strong>del</strong>la riduzione <strong>del</strong>le pastoie burocratiche<br />

e su come procede la deregolamentazione e, speriamo, sul suo buon risultato. Noi in<br />

<strong>Parlamento</strong>, tuttavia, possiamo giocare un ruolo molto più importante in questo processo.<br />

E’ quindi mia speranza e desiderio, in aggiunta a questo obbligo di informazione da parte<br />

<strong>del</strong>la Commissione, potere noi stessi essere molto più attivamente coinvolti in questo<br />

processo, ad esempio attraverso il nostro lavoro nel comitato. La Commissione per i<br />

problemi economici e monetari in particolare può passare alla guida di questi affari, che<br />

includono l’impegno per un dialogo con il Commissario Verheugen e il gruppo Stoiber.<br />

In conseguenza, noi al <strong>Parlamento</strong> abbiamo ancora lavoro da fare in merito a questo dossier<br />

e vorrei sfruttare questa opportunità per mettere in evidenza questo punto.<br />

5.7. Pile e accumulatori e rifiuti di pile e accumulatori (A6-0244/2008, Johannes<br />

Blokland) (votazione)<br />

5.8. Restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e<br />

preparati pericolosi (A6-0135/2008, Miroslav Ouzký) (votazione)<br />

5.9. Condizioni di accesso alle reti di trasporto <strong>del</strong> gas naturale (A6-0253/2008,<br />

Atanas Paparizov) (votazione)<br />

5.10. Mercato interno <strong>del</strong> gas naturale (A6-0257/2008, Romano Maria La Russa)<br />

(votazione)<br />

− Prima <strong>del</strong>la votazione<br />

Romano Maria La Russa, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri il tempo<br />

limitato non mi ha permesso, come avrei voluto, di ringraziare tutti coloro che hanno<br />

collaborato. E’ stata una direttiva difficile, una discussione molto lunga, ma alla fine siamo<br />

arrivati credo ad una buona conclusione.<br />

Grazie, soprattutto alla collaborazione di tutti i miei colleghi <strong>del</strong>la commissione ITRE, in<br />

particolare dei relatori ombra, di Reul, Swoboda, Manders, Turmes, Seppänen, naturalmente<br />

<strong>del</strong> Commissario Pielbalgs, spero di non dimenticare nessuno, e la collaborazione di<br />

Vidal-Quadras. Ovviamente i ringraziamenti vanno a tutto il segretariato, vanno al mio<br />

staff e ai miei collaboratori.<br />

Solo tre secondi. Questa è una direttiva che interessa ed è importantissima. E’ una direttiva<br />

– lasciatemi parlare tre secondi. E’ una direttiva – perdiamo tanto di quel tempo in<br />

<strong>Parlamento</strong>! – che riguarda credo tutti gli europei; è una direttiva che interessa gli operatori,<br />

purtroppo spesso monopolisti, così come i consumatori.<br />

Io credo che in questo lavoro che abbiamo fatto di non aver voluto penalizzare né<br />

produttori, né consumatori ma aver voluto lavorare – grazie per gli applausi ma continuo<br />

– di aver voluto lavorare per tutti i cittadini europei nella direzione... Va bene, avete fretta,<br />

concludiamo molto velocemente. Questa, vi ringrazio, ma è una bellissima espressione di<br />

democrazia parlamentare in <strong>Europa</strong>.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

5.11. Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale: modalità di applicazione<br />

(A6-0251/2008, Jean Lambert) (votazione)<br />

− Prima <strong>del</strong>la votazione sull’emendamento 79<br />

Jan Cremers (PSE). - (EN) Signor Presidente, vorrei proporre la reversione <strong>del</strong>l’ordine<br />

di votazione. L’emendamento 79 è più ampio e l’emendamento 163 restringe<br />

l’emendamento 79, così quest’ultimo è di più vasta portata. Quindi, vorremmo poter<br />

cominciare da questo.<br />

Presidente. − La ragione per cui è stato stabilito questo ordine è l’aggiunta <strong>del</strong>la parola<br />

“severo” nell’emendamento 163.<br />

Jean Lambert, relatore. − (EN) Signor Presidente, sono favorevole nell’appoggiare la<br />

versione proposta dal gruppo PSE.<br />

5.12. Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale: allegato XI (A6-0229/2008,<br />

Emine Bozkurt) (votazione)<br />

5.13. Estensione <strong>del</strong>le disposizioni dei regolamenti (CE) n. 883/2004 e (CE) n. [...]<br />

ai cittadini di paesi terzi altrimenti esclusi (A6-0209/2008, Jean Lambert) (votazione)<br />

5.14. Modifica <strong>del</strong>l’articolo 29 <strong>del</strong> Regolamento – Costituzione dei gruppi politici<br />

(A6-0206/2008, Richard Corbett) (votazione)<br />

− Prima <strong>del</strong>la votazione<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Bruno Gollnisch (NI). - (FR) Signor Presidente, piuttosto che invocare la normativa 151<br />

<strong>del</strong>le nostre regole di procedura, dal momento che un emendamento in realtà sembra<br />

mantenere solo un rapporto distante dal testo originale <strong>del</strong>la relazione, vorrei suggerire<br />

che quest’Aula si riferisce al testo originale <strong>del</strong>la Commissione.<br />

Esporrò questa proposta molto brevemente. Lo scopo principale <strong>del</strong>la relazione Corbett,<br />

perfino secondo lo stesso onorevole Corbett, è di evitare che i deputati che condividono<br />

la fede <strong>del</strong>la difesa <strong>del</strong>l’identità nazionale, <strong>del</strong>la sovranità e <strong>del</strong>l’indipendenza, siano in grado<br />

di formare un gruppo.<br />

Tuttavia, vorrei ricordare gli effetti pericolosi <strong>del</strong>la relazione. Nel prossimo turno<br />

parlamentare, questo potrebbe succedere per un gran numero di deputati non iscritti, i<br />

quali, avendo scoperto di avere idee simili, decidano di formare un gruppo che sarebbe<br />

certamente politicamente scorretto, ma che potrebbe in realtà comprendere molti più<br />

deputati di quanti si tema.<br />

Sto perciò seguendo totalmente la logica anti-democratica, partigiana e settaria<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Corbett e degli organizzatori di questo piano e sto spostando la loro<br />

attenzione sugli effetti pericolosi di testi come questo. Ritengo che le possibili conseguenze<br />

di un provvedimento <strong>del</strong> genere dovrebbero essere considerate in Commissione.<br />

Presidente. − Onorevole Gollnisch, ero presidente quando il suo gruppo è stato sciolto.<br />

Daniel Hannan (NI). - (EN) Signor Presidente, il peggior motivo possibile per un cambio<br />

<strong>del</strong>le regole è di indirizzarlo ad una persona in particolare o ad uno specifico gruppo di<br />

persone. Questa è la differenza tra lo Stato di diritto e l’azione arbitraria. Ad ogni modo,<br />

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46<br />

IT<br />

penso che questa relazione, nello stato in cui si trova ora, sia illegale perché nella<br />

Commissione si è votato contro la sua forma originale. La versione modificata prima<br />

<strong>del</strong>l’Aula mostra qualche piccola somiglianza con l’originale, che è stata rovesciata durante<br />

la Commissione, quindi penso che, se seguiamo puntualmente le nostre stesse procedure,<br />

non abbiamo altra scelta che rinviare la questione alla Commissione o ai servizi legali per<br />

l’arbitrato.<br />

Jo Leinen (PSE), Presidente <strong>del</strong>la Commissione per gli affari costituzionali. – (DE) Signor<br />

Presidente, non c’è alcuna ragione per rinviare la questione alla Commissione. Se l’onorevole<br />

Gollnisch avesse desiderato presentare il suo caso, sarebbe potuto intervenire al meeting<br />

<strong>del</strong>la Commissione, cosa che non ha fatto.<br />

Abbiamo discusso di tutto questo e ho sottoposto all’Aula la questione che il numero dei<br />

deputati di questo <strong>Parlamento</strong> è salito da 626 agli attuali 785, secondo un ampliamento<br />

maggiore e ora aumenterà da 732 a 751 e che, quando queste modifiche sono state<br />

effettuate, la taglia minima di un gruppo politico naturalmente aveva bisogno anch’essa<br />

di essere ridefinita. Lo abbiamo sempre fatto in passato e lo stiamo facendo ancora adesso.<br />

Come saprete, gli emendamenti in discussione sono mozioni di compromesso.<br />

Per questa ragione, Signor Presidente, credo che dovremmo votare oggi piuttosto che<br />

rinviare nuovamente la questione alla Commissione. Il rinvio non ha alcuno scopo utile.<br />

(Il <strong>Parlamento</strong> respinge la richiesta di rinvio in commissione)<br />

– Prima <strong>del</strong>la votazione sull’emendamento n. 3:<br />

Hanne Dahl, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (DA) Signor Presidente, vorrei brevemente<br />

precisare le motivazioni <strong>del</strong> mio emendamento orale che in realtà riguarda sia l’onorevole<br />

Corbett che l’onorevole Leinen, i quali hanno portato il valore <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> come<br />

argomentazione per questo cambiamento. Il presente emendamento orale, che sto<br />

esponendo a nome <strong>del</strong> mio gruppo, è un naturale prolungamento degli emendamenti<br />

adottati nel 2002, quando l’onorevole Corbett era relatore. Sto dunque seguendo da vicino<br />

i suoi ragionamenti, che hanno preso in considerazione l’allargamento <strong>del</strong>l’euro da 15 a<br />

25 paesi. Usando gli stessi indici per un UE che ora è costituita da 27 paesi, si arriva a<br />

conseguire una quota <strong>del</strong> 3 per cento, che deve rappresentare un quinto di queste nazioni,<br />

risolvendosi in un limite inferiore a 22 per quanto riguarda il numero di Stati membri.<br />

Spero che il mio emendamento venga visto per quello che è, cioè un testo di compromesso.<br />

Le negoziazioni di ieri hanno lanciato un appello per raggiungere un compromesso, uno<br />

di quei testi pienamente coerenti con i ragionamenti utilizzati dall’onorevole Corbett nel<br />

2002. L’emendamento orale stabilisce. Lo leggerò in inglese, poiché sono in possesso solo<br />

nella versione in lingua inglese, che è circolata ieri tra i deputati.<br />

“Un gruppo politico comprende i deputati eletti per almeno un quinto degli Stati membri.<br />

Il numero minimo dei deputati richiesti per formare un gruppo politico sarà il 3 per cento<br />

<strong>del</strong> numero totale dei deputati.”<br />

(DA) Vorrei consigliare i miei colleghi deputati di votare a favore di questo emendamento<br />

orale, perché potrebbe essere un compromesso attraverso il quale noi che siamo contrari<br />

alla proposta originale rimarremo in realtà fe<strong>del</strong>i alla logica <strong>del</strong>l’onorevole Corbett.<br />

(L’emendamento orale non è accolto.)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

5.15. Ruolo <strong>del</strong> giudice nazionale nel sistema giudiziario <strong>europeo</strong> (A6-0224/2008,<br />

Diana Wallis) (votazione)<br />

5.16. Controversie Airbus/Boeing in seno all’OMC (votazione)<br />

5.17. Piano strategico <strong>europeo</strong> per le tecnologie energetiche (A6-0255/2008, Jerzy<br />

Buzek) (votazione)<br />

5.18. Risposta <strong>del</strong>l’Unione europea alla sfida dei fondi sovrani (votazione)<br />

5.19. Verso una nuova cultura <strong>del</strong>la mobilità urbana (A6-0252/2008, Reinhard Rack)<br />

(votazione)<br />

5.20. Relazione annuale <strong>del</strong>la BCE per il 2007 (A6-0241/2008, Olle Schmidt)<br />

(votazione)<br />

6. Decisione di proclamare il 2011 «Anno <strong>europeo</strong> <strong>del</strong> volontariato» (dichiarazione<br />

scritta) vedasi processo verbale<br />

7. Dichiarazioni di voto<br />

Dichiarazioni di voto orali<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

– Raccomandazione per la seconda lettura: Arūnas Degutis (A6-0264/2008)<br />

Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE) – (LT) Oggi al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> abbiamo adottato<br />

la risoluzione in merito alle normative comuni per l’attività dei servizi aerei nella Comunità<br />

in seconda lettura.<br />

Stiamo modificando il regolamento che è stato in vigore dal 1992 e vorrei evidenziare<br />

ancora una volta gli emendamenti che sono di maggiore importanza per i nostri cittadini<br />

e in primo luogo per i passeggeri e gli equipaggi di aeromobili. Sto parlando di<br />

provvedimenti in considerazione <strong>del</strong> fatto che ci permetterebbero di raggiungere trasparenza<br />

in merito alle tariffe ed essere più attivi nel vietare pubblicità ingannevole e competizione<br />

disonesta nell’ambito <strong>del</strong> trasporto aereo.<br />

Gli emendamenti intendono garantire una maggiore aderenza agli standard di sicurezza di<br />

volo così come le garanzie per l’equipaggio di aeromobili sono di grande importanza.<br />

Sembra che, se tutti i disaccordi tra la Commissione e il Congresso verranno risolti, il<br />

regolamento potrà entrare in vigore entro la fine <strong>del</strong>l’anno.<br />

Spero davvero che il regolamento modificato venga realizzato in maniera appropriata in<br />

tutti gli Stati membri <strong>del</strong>l’UE.<br />

Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Onorevoli colleghi, oggi, dopo 16 anni, abbiamo<br />

infine dato il via libera alla semplificazione, unificazione e al tempo stesso a restrizioni più<br />

severe in merito a conferimento e revoca <strong>del</strong>le licenze aeree operative. Spero che il<br />

regolamento non si risolverà con la liquidazione di piccole compagnie sportive. Ho votato<br />

a favore <strong>del</strong> regolamento. Credo sinceramente che esso potrà rendere davvero possibile la<br />

revoca di licenze operative di compagnie che imbrogliano i clienti offrendo solamente le<br />

loro tariffe, senza alcuna tassa, sovrapprezzi per il carburante e quindi non offrendo il<br />

prezzo pieno per i biglietti aerei. Spero che l’agenzia di controllo si concentrerà anche sulla<br />

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48<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

distinzione dei prezzi dovuta al paese di residenza. Credo che il regolamento modificato<br />

porterà ad una maggiore sicurezza nell’elaborazione dei servizi aerei, in particolare<br />

unificando le condizioni che governano la locazione di aeromobili con equipaggio<br />

proveniente dall’UE, così come da paesi terzi.<br />

– Relazione: Miroslav Ouzký (A6-0135/2008)<br />

Gyula Hegyi (PSE). - (HU) La ringrazio molto, signor Presidente. In quanto responsabile<br />

socialista per questo argomento, ho appoggiato le raccomandazioni in merito al<br />

compromesso espresse <strong>del</strong>l’onorevole Ouzký come broker. Considero un successo per il<br />

<strong>Parlamento</strong> e anche per il gruppo socialista il fatto che il Congresso abbia accettato la<br />

restrizione in merito all’aggiunta di due solventi glicolici, proteggendo in questo modo la<br />

salute dei nostri cittadini.<br />

La sostanza chiamata DEGME danneggia la salute quando viene assorbita attraverso la<br />

pelle. E’ inoltre ben noto il fatto che limiti la capacità riproduttiva, quindi è un successo<br />

ancor più grande l’averne proibito l’uso non solo nelle vernici, ma anche in articoli da<br />

pulizia e prodotti per la cura dei pavimenti. Originariamente, la Commissione avrebbe<br />

proibito il DEGME solo nelle vernici, ma attraverso la collaborazione di tutti i partiti<br />

abbiamo ottenuto la sua limitazione anche per gli articoli da pulizia.<br />

Inalare il solvente chiamato DEGME è nocivo per la salute <strong>del</strong>l’uomo. Secondo la relazione<br />

<strong>del</strong>la Commissione europea, sarebbe stato proibito solo nelle vernici spray, ma ancora una<br />

volta, su raccomandazione dei socialisti, è stato proibito anche nei materiali aerosol per la<br />

pulizia. Dato che non c’è stata una discussione completa, ho voluto menzionare la sostanza<br />

soggetto <strong>del</strong>le raccomandazioni <strong>del</strong> compromesso.<br />

- Relazione: Romano Maria La Russa (A6-0257/2008)<br />

John Attard-Montalto (PSE). – (MT) E’ importante che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sia<br />

consapevole <strong>del</strong>la situazione <strong>del</strong> mio paese in merito ai prezzi di acqua ed elettricità e cioè<br />

<strong>del</strong>le conseguenze <strong>del</strong>la decisione di oggi in merito a questo caso. Questo è il motivo per<br />

il quale espongo il mio voto. Da quando il governo ha alzato i prezzi <strong>del</strong> petrolio, ha<br />

incrementato la bolletta dei consumatori imponendo una soprattassa. Questo mese ha<br />

annunciato che soffrirà un aumento <strong>del</strong> 96 per cento. Questo provocherà nuova povertà,<br />

che sarà conosciuta sotto il nome di povertà energetica. Allo stesso tempo, il governo non<br />

sta proponendo alcuna soluzione a breve o a lungo termine. La politica in merito all’energia<br />

alternativa non è esistente, nonostante il fatto che nel mio paese ci sia molto sole e molto<br />

vento, persino in merito all’energia più pulita, come il gas, al punto che il governo non ha<br />

ancora nemmeno cominciato a prenderlo in considerazione. Questo è il motivo per il quale<br />

ho votato a questo modo, per il quale ciò che noi abbiamo fatto oggi è importante, se non<br />

addirittura storico.<br />

Oldřich Vlasák (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di<br />

spiegare il perché <strong>del</strong> mio voto sulla proposta per una direttiva <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e<br />

<strong>del</strong> Congresso che modifica la direttiva 2003/55/CE, riguardante le normative comuni per<br />

il mercato interno <strong>del</strong> gas naturale. La parte fondamentale <strong>del</strong>la direttiva indubbiamente<br />

riguarda la proposta per una separazione <strong>del</strong>la proprietà, che potrebbe prevenire<br />

chiaramente che le imprese ad integrazione verticale mantengano un interesse sia per<br />

quanto riguarda la fornitura che la trasmissione <strong>del</strong> gas. Ho votato per la proposta di<br />

compromesso modificata perché sono convinto che gli interessi dei paesi che erano contro<br />

il frazionamento <strong>del</strong>la piena proprietà devono essere tenuti in considerazione. Sono<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

d’accordo con la Commissione sul fatto che il mercato <strong>europeo</strong> <strong>del</strong> gas naturale soffra per<br />

la mancanza di investimento nelle infrastrutture di trasmissione e di un basso grado di<br />

coordinazione tra gli operatori dei singoli sistemi di trasmissione. A mio avviso, tuttavia,<br />

dobbiamo tenere in considerazione la diversità strutturale <strong>del</strong> gas naturale e dei mercati<br />

<strong>del</strong>l’elettricità e quindi fare una distinzione tra di essi. La liberalizzazione <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong><br />

gas deve essere condotta per gradi e simmetricamente. E’ necessario focalizzarsi specialmente<br />

sull’armonizzazione <strong>del</strong> grado di apertura dei mercati nazionali.<br />

Marco Cappato (ALDE). - Signor Presidente, mi sono astenuto al voto finale e ho votato<br />

contro la proposta di cosiddetta “terza via” nella separazione tra la fornitura e le reti <strong>del</strong><br />

mercato <strong>del</strong> gas. Avremmo dovuto seguire quanto fatto per il mercato <strong>del</strong>l’elettricità, qui<br />

invece, questa terza via, in realtà, garantisce soprattutto monopolisti ed ex monopolisti in<br />

<strong>Europa</strong>; mantiene la disomogeneità dei nostri mercati nazionali e quindi allontana ancora<br />

di più la prospettiva di un vero e proprio mercato <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>l’energia.<br />

Peggio ancora è il fatto che questa terza via fa sì che gli ex monopolisti saranno ancora<br />

incitati e favoriti ad avere accordi tipo quelli con il gigante russo <strong>del</strong> gas, Gazprom.<br />

- Relazione: Jean Lambert (A6-0251/2008)<br />

Hubert Pirker (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, come tutti sanno in quest’Aula, esiste<br />

dal 2004 un regolamento CE sulla coordinazione dei sistemi di sicurezza sociale europei<br />

ma, sfortunatamente, nessuna estensione <strong>del</strong> regolamento. La decisione infine presa dal<br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ci dà anche un’estensione <strong>del</strong>le normative, il che significa che abbiamo<br />

uno strumento attraverso il quale possiamo incoraggiare la mobilità nell’Unione europea<br />

senza alcuna perdita nell’ambito <strong>del</strong>la sicurezza sociale.<br />

La creazione di organi di collegamento ci rende in grado anche di fornire assistenza pratica<br />

a coloro i quali lavorano fuori dal loro paese d’origine, per esempio rispondendo alle<br />

domande su dove e come si possa fare richiesta per le pensioni. In altre parole, il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> ha assicurato che la gente può ottenere un vero aiuto per quanto riguarda le<br />

questioni sociali.<br />

- Relazione: Emine Bozkurt (A6-0229/2008)<br />

Frank Vanhecke (NI). - (NL) Mi sono astenuto dal voto sulla relazione Bozkurt, sebbene<br />

in linea di principio non abbia alcuna obiezione nei confronti di una ristretta forma di<br />

coordinazione da parte dei vari sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri <strong>del</strong>l’UE,<br />

certamente non se questo funziona per favorire i cittadini europei che vivono in uno Stato<br />

membro diverso dal proprio.<br />

Tuttavia, vorrei ancora una volta mettere in guardia contro l’armonizzazione, o peggio<br />

ancora, l’uniformità nei differenti sistemi di sicurezza sociale nei vari Stati membri. In<br />

quanto fiammingo, nel modo di parlare, sono un osservatore privilegiato di come un<br />

sistema unitario di sicurezza sociale in Belgio solo per due gruppi di popolazione,<br />

fiamminghi e valloni, è totalmente irrealizzabile e porta ad enormi abusi. Per l’amor <strong>del</strong><br />

cielo, lasciate che ogni Stato membro organizzi e finanzi il suo proprio sistema di sicurezza<br />

sociale, altrimenti, in una maniera o nell’altra, finirete per avere un sistema di abusi che è<br />

peggiore, più dispendioso e meno efficace e, in definitiva, che crea minore e non maggiore<br />

solidarietà tra i popoli <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

Hubert Pirker (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, vorrei anch’io spiegare che ho votato<br />

in favore di questa relazione perché propone un nuovo regolamento al posto di quello<br />

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50<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

vecchio, assicurando perciò che i nostri sistemi di sicurezza sociale possano ora essere più<br />

efficacemente coordinati, poiché i relativi provvedimenti legali sono stati semplificati e<br />

modificati. La relazione Lambert inoltre ci rende capaci di raggiungere i nostri obiettivi nel<br />

portare un nuovo contributo per una maggiore mobilità nell’Unione europea e fa sì che la<br />

gente sia in grado di portare con sé i propri diritti per i benefici sociali quando trovano<br />

un’occupazione in un altro Stato membro.<br />

Questo è un contributo alla sicurezza sociale nell’Unione europea.<br />

– Relazione: Richard Corbett (A6-0206/2008)<br />

Frank Vanhecke (NI). - (NL) La ringrazio, signora Presidente. E così, oggi siamo alla fase<br />

due per quel che riguarda gli sforzi <strong>del</strong>l’onorevole Corbett per governare il <strong>Parlamento</strong><br />

come fosse il cagnolino di una politicamente corretta casta eurocrate.<br />

Ieri è stato deciso che noi MPE siamo a malapena autorizzati a presentare domande<br />

parlamentari e che deve esserci un sistema di auto-censura <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Oggi si sta rendendo possibile la formazione di gruppi in maniera più facile e il relatore<br />

enfaticamente e, in una certa misura onestamente, riconosce che questa misura aspira in<br />

primo luogo al diritto degli euroscettici in <strong>Parlamento</strong>. Le cose dunque sono tornate al<br />

punto di partenza. L’opinione euroscettica in quest’Aula, certamente quella sul diritto<br />

politico, deve essere imbavagliata. Il voto euroscettico nei referendum in Irlanda, Olanda e<br />

Francia è, come al solito, semplicemente ignorato, come se non esistesse. Questa è una<br />

versione europea di democrazia in stile Mugabe. Che democrazia!<br />

Bruno Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, il relatore, onorevole Corbett, in verità<br />

ha espresso i suoi punti di vista, potrei aggiungere usando un linguaggio offensivo, al di<br />

fuori <strong>del</strong>la Commissione per gli affari costituzionali che riguardano la famiglia politica<br />

<strong>del</strong>la quale io sono uno dei rappresentati in quest’Aula; questo solleva chiaramente dei seri<br />

dubbi anche in merito alla sua imparzialità.<br />

La relazione è altamente discutibile e i suoi contenuti sono stati drasticamente ridotti in<br />

commissione; tutto ciò che era rimasto erano disposizioni per assicurare la sopravvivenza<br />

dei gruppi politicamente corretti, il cui numero totale di membri sarebbe potuto scendere<br />

al di sotto <strong>del</strong> numero minimo richiesto e un emendamento è stato adottato per prevenire<br />

specificamente la nostra famiglia politica dalla formazione di gruppi. Le motivazioni date<br />

sono <strong>del</strong> tutto in disaccordo con i fatti; dovete anche solo fare riferimento all’allegato <strong>del</strong>la<br />

relazione per vedere come non esista un parlamento nazionale nel quale il numero minimo<br />

dei membri richiesti per formare un gruppo sia maggiore di 20. Casualmente, quel numero<br />

è spesso molto più basso, circa 15, 10 o 8 e, in alcuni casi, una singola persona è sufficiente<br />

per formare un gruppo politico.<br />

La relazione Corbett è dunque un attacco alla democrazia e, abbastanza semplicemente,<br />

alle regole fondamentali di comportamento.<br />

Philip Claeys (NI). - (NL) Questa relazione Corbett ha solo e unicamente uno scopo,<br />

cioè imbavagliare le voci <strong>del</strong>la destra nazionale nel <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Il presidente <strong>del</strong><br />

gruppo <strong>del</strong>l’onorevole Corbett non fa segreto di questo. Quando il gruppo ITS si è formato<br />

nel gennaio 2007, disse abbastanza apertamente che il regolamento avrebbe dovuto essere<br />

modificato con il fine specifico di bloccare la formazione futura di gruppi di destra.<br />

Come risultato, altri gruppi indubbiamente soffriranno gli effetti collaterali, ma l’onorevole<br />

Corbett per questo non perderà di certo il sonno. La sua proposta mira probabilmente al<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

gruppo degli euroscettici. Chiaramente, è un’idea fortemente disapprovata dai socialisti al<br />

<strong>Parlamento</strong> il fatto che i gruppi di tutte le fazioni politiche debbano avere gli stessi mezzi<br />

e diritti politici. Questa linea di pensiero in stile Mugabe è parte integrante <strong>del</strong> deficit<br />

democratico in <strong>Europa</strong>, nello stesso modo in cui il verdetto democratico degli elettori in<br />

Francia, Olanda e Irlanda è stato fermamente ignorato. Stia certo, signor Presidente, che<br />

faremo di questo un argomento di elezione il prossimo anno nelle Fiandre.<br />

Daniel Hannan (NI). - (EN) Signor Presidente, il fatto che oggi tutti abbiamo votato mi<br />

sembra una rottura <strong>del</strong>le normative di procedura di questo <strong>Parlamento</strong>. La Commissione<br />

ha respinto la relazione perché penso che il Presidente <strong>del</strong>la Commissione abbia giudicato<br />

male i presenti, a quel punto abbia semplicemente stracciato il libro <strong>del</strong>le regole e proseguito<br />

con una versione modificata <strong>del</strong>lo stesso.<br />

Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa c’è di così importante da presupporre la rottura<br />

<strong>del</strong>le regole in questo modo? Ebbene, certamente la risposta come sappiamo – e il relatore<br />

è stato chiaro in merito – è prevenire che gli euroscettici formino un gruppo.<br />

Perché siete così spaventati? Cosa vi rende così nervosi? Siamo solo 50, forse 60 persone<br />

al massimo, su 785 MPE. Può darsi che le persone per le quali veramente vi preoccupate<br />

siano i vostri stessi elettori e che stiate idealizzando e proiettando su di noi lo sprezzo e la<br />

paura che provate per gli elettori europei, i quali votano “no” ogniqualvolta venga loro<br />

data l’opportunità; può darsi che facciate ricadere su di noi, sul loro portavoce in quest’Aula,<br />

quanto non osiate esprimere in merito alle persone che vi eleggono.<br />

Se sbaglio, provatelo: organizzate dei referendum come promesso. Pactio Olisipiensis censenda<br />

est!<br />

Bogdan Pęk (UEN). - (PL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Corbett in quanto ritengo sia un sintomo <strong>del</strong>l’estrema discriminazione presente nel cuore<br />

<strong>del</strong> presumibilmente democratico <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, che sta cercando di utilizzare<br />

metodi amministrativi per creare gruppi politici che non pensino o agiscano nel modo in<br />

cui la maggioranza considera politicamente corretto. Questa è una discriminazione dettata<br />

da una duplice preoccupazione, perché si stanno utilizzando metodi amministrativi per<br />

bloccare la formazione dei gruppi e, al tempo stesso, considerevoli quantità di sostegni<br />

finanziari addizionali vengono destinati ai gruppi politici organizzati, il che dà loro un<br />

vantaggio in più. Questa discriminazione si scontra con le basi <strong>del</strong>l’Unione europea e i<br />

fondamenti sui quali si suppone sia costruita. Protesto molto fortemente contro questo<br />

procedimento; non dovreste farvi alcuna illusione circa il fatto che, anche se voi siete in<br />

grado di portarlo a compimento, non sarete in grado di farlo approvare dalle nazioni<br />

europee, le quali senza alcun dubbio si opporranno.<br />

Richard Corbett (PSE). - (EN) Signor Presidente, ho ascoltato raramente sciocchezze<br />

come quelle appena riferite dai Vlaams Blok, dal Front national e da Dan Hannan. Questa<br />

relazione non censura nessuno, né questa modifica <strong>del</strong>la normativa porterà qualcuno a<br />

perdere i suoi voti, il suo diritto di intervenire e di agire in quanto deputati <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>.<br />

Ciò che questa normativa cambia riguarda: quale soglia stabilite per permettere ai deputati<br />

di creare un gruppo e quindi accedere a fondi pubblici extra e risorse extra per perseguire<br />

attività politiche? Ogni parlamento nazionale possiede un sistema per fissare una soglia.<br />

Noi ne abbiamo una particolarmente bassa, più bassa <strong>del</strong>la percentuale di quasi qualunque<br />

altro parlamento nazionale. E’ <strong>del</strong> tutto corretto fare un passo indietro ed esaminarlo.<br />

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52<br />

IT<br />

Ho notato che alla fine quasi tutti i gruppi appoggiano il compromesso, gruppi numerosi<br />

e gruppi di ridotte dimensioni. Ho notato che il portavoce per lo stesso gruppo<br />

Indipendenza/Democrazia (il gruppo IND/DEM euroscettico), ha proposto un dato<br />

alternativo <strong>del</strong> 3 per cento: 22 membri <strong>del</strong> gruppo MPE. Quindi, loro stessi riconoscono<br />

che i nostri dati attuali devono venire rialzati, in quanto sono attualmente ad un livello<br />

troppo basso. Francamente, la differenza che è stata adottata tra il loro numero di 22 e il<br />

numero di 25 è davvero un attacco alla democrazia? Oh, ma dai!<br />

- Relazione: Jerzy Buzek (A6-0255/2008)<br />

Leopold Józef Rutowicz (UEN). - (PL) Signor Presidente, la relazione <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Buzek fornisce una valutazione dettagliata di tutte le misure strategiche nell’ambito <strong>del</strong>la<br />

tecnologia energetica. Sfortunatamente, una mancanza di finanziamenti per tutte le ricerche<br />

necessarie, assieme all’improvviso incremento dei prezzi di gas e petrolio, ha creato il<br />

bisogno di indirizzare le nostre ricerche verso argomenti legati alla riduzione <strong>del</strong> loro uso<br />

per scopi relativi alla produzione di energia. Questa priorità ha inoltre ridotto le emissioni<br />

di CO 2 e dovrebbe essere inclusa nella strategia. Credo sia importante promuovere la ricerca<br />

per la costruzione di sicure e moderne centrali elettronucleari e per la costruzione di più<br />

moderne centrali elettriche basate sulla produzione di elio e idrogeno, così come sulle<br />

nuove generazioni di biocarburanti, che possono essere prodotti in aree locali, sgravando<br />

i costi eccessivi <strong>del</strong> carburante. Nella votazione, ho appoggiato gli emendamenti che hanno<br />

presentato queste priorità. <<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Onorevoli colleghi, abbiamo approvato<br />

l’importante relazione preparata dal Professor Buzek. La crescente dipendenza <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea in merito alle importazioni energetiche, che nel 2030 arriveranno a toccare un<br />

livello <strong>del</strong> 65 per cento, ci ha obbligato a compiere alcuni passi per garantire la sicurezza<br />

nelle forniture di materie prime usate dalle centrali elettriche, basata su un principio di<br />

solidarietà. Dovrebbero essere inoltre creati strumenti addizionali per ridurre i rischi relativi<br />

alla sicurezza energetica dei singoli Stati membri, causati da una continua liberalizzazione<br />

<strong>del</strong> settore energetico. Al fine di raggiungere gli obiettivi UE per quanto riguarda l’energia<br />

rinnovabile e la riduzione dei gas a effetto serra, dobbiamo promuovere lo sviluppo di<br />

nuove tecnologie, specialmente tecnologie di cattura e stoccaggio <strong>del</strong> biossido di carbonio.<br />

E’ importante appoggiare tecnologie pulite per il carbone e intensificare le nostre attività<br />

per quanto riguarda la seconda e la terza generazione di bio-combustibili, così da<br />

incrementare la ricerca nel campo <strong>del</strong>l’energia nucleare. E’ diventato, inoltre, molto più<br />

importante lavorare sui miglioramenti per il rendimento e il risparmio energetico.<br />

Dichiarazioni di voto scritte<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

- Proposta di risoluzione (B6-0336/2008) – Programmi d’azione annuali per Brasile<br />

e Argentina (2008)<br />

Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto . − Signor Presidente, voto a favore di questa<br />

risoluzione. Sono relatore <strong>del</strong>la commissione per lo sviluppo per il programma Erasmus<br />

Mundus e la mia relazione è stata di recente approvata all’unanimità. Spero che potremo<br />

licenziare il testo finale in plenaria, per far sì che il nuovo programma possa iniziare a<br />

gennaio 2009.<br />

L’obiettivo è di esportare l’eccellenza <strong>del</strong> nostro sistema universitario fuori dai confini<br />

<strong>del</strong>l’Unione, coinvolgendo studenti stranieri in un percorso di studi nei nostri Atenei. Ma<br />

anche dare l’opportunità, attraverso un sostegno, agli studenti UE, di effettuare un’esperienza<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

in un paese terzo. Credo che Erasmus Mundus sia uno strumento essenziale per lo sviluppo<br />

durevole in quanto, come ribadito nella mia relazione, dovrà favorire il ritorno degli studenti<br />

nei propri paesi e contribuire grazie al bagaglio di idee, conoscenze e contatti internazionali<br />

acquisiti, alla crescita <strong>del</strong>le economie di provenienza.<br />

Una parte cospicua dei fondi, relativa all’azione 2, viene prelevata dagli stanziamenti<br />

destinati allo sviluppo. Ritengo indispensabile vigilare affinché le dotazioni finanziarie dei<br />

programmi annuali 2008 per Argentina e Brasile, specificamente destinati alla promozione<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo economico e <strong>del</strong> benessere, siano effettivamente utilizzati sia per l’istruzione<br />

sia per interventi concreti sul territorio e che forniscano infrastrutture e mezzi di produzione<br />

per uno sviluppo duraturo.<br />

– Relazione: Alexander Graf Lambsdorff (A6-0265/2008)<br />

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Siccome non è possibile citare tutti i<br />

più importanti punti di questa relazione, vorrei evidenziare che dopo il NO degli irlandesi<br />

al Trattato di Lisbona, questo <strong>Parlamento</strong> continua a fingere e ad agire come se nulla fosse<br />

successo.<br />

Tuttavia, è vero il contrario, come dimostra l’ambizione sfrontata di questa relazione. Tra<br />

i vari aspetti, la maggioranza <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> considera che:<br />

- la posizione di ciascun paese, cioè, le loro politiche estere dovrebbero essere legate ad<br />

una vincolante piattaforma politica stabilita dall’UE;<br />

- l’UE dovrebbe prendere in considerazione una riorganizzazione e una espansione dei<br />

suoi ministeri all’ONU, in vista dei “maggiori poteri e responsabilità che ci si aspetterà che<br />

i rappresentanti UE esercitino, con il proposito di una ratificazione <strong>del</strong> Trattato di Lisbona”;<br />

- il Congresso dovrebbe definire, “il prima possibile, la natura operativa <strong>del</strong>lo status di<br />

osservatore <strong>del</strong>l’UE alle Nazioni Unite”;<br />

- gli Stati membri dovrebbero concordare “una posizione più aderente alla riforma <strong>del</strong><br />

Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>l’ONU, che, nel mantenere l’obiettivo finale, all’interno <strong>del</strong>le<br />

Nazioni Unite riformate, di un seggio permanente per l’Unione europea, aspiri allo stesso<br />

tempo ad aumentare il peso <strong>del</strong>l’Unione”.<br />

Il federalismo, sotto l’influenza <strong>del</strong>le grandi potenze, in primo luogo <strong>del</strong>la Germania, in<br />

una <strong>del</strong>le sue ambiziose e chiare espressioni...<br />

Richard Howitt (PSE), per iscritto . − (EN) Il Partito laburista parlamentare <strong>europeo</strong> si<br />

felicita per questa relazione e in particolare per gli appelli agli Stati membri al fine di<br />

concentrare e rafforzare il loro impegno riguardo agli Obiettivi di sviluppo <strong>del</strong> Millennio.<br />

Siamo fortemente d’accordo sul fatto che il centro <strong>del</strong>l’attenzione debba essere il<br />

mantenimento <strong>del</strong>le promesse fatte e l’aumento progressivo <strong>del</strong>le vigenti procedure.<br />

I membri <strong>del</strong> Partito laburista, tuttavia, non sono d’accordo con la raccomandazione per<br />

un singolo seggio UE al Congresso di sicurezza <strong>del</strong>l’ONU e non può appoggiare questa<br />

raccomandazione. Non crediamo che questa sia una cosa positiva per la scalata <strong>del</strong>la<br />

rappresentanza europea. All’articolo 19, i membri europei <strong>del</strong>l’UNSC non presentano<br />

esplicitamente posizioni UE al Congresso. Inoltre, la stessa Carta <strong>del</strong>l’ONU stabilisce che<br />

non può essere questo il caso. Tuttavia, è presente un informale e sano procedimento di<br />

coordinazione sia a New York che a livello più ampio ed è proprio questo che dovrebbe<br />

venire favorito.<br />

53


54<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Alexander Graf Lambsdorff (ALDE), per iscritto. − (EN) Da sempre il gruppo<br />

Verde/Alleanza libera europea sostiene la necessità di un seggio permanente per l’Unione<br />

europea in seno al Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>le Nazioni Unite, come indicato nella relazione<br />

Lambsdorff. Il nostro gruppo non riconosce invece lo statuto “prioritario” accordato<br />

all’iniziativa conosciuta come “overarching process” che prevede un aumento dei membri<br />

permanenti a titolo nazionale e che per noi deve essere considerata solo come un’iniziativa<br />

tra le altre.<br />

David Martin (PSE), per iscritto . − (EN) Approvo la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Lambsdorff<br />

che ha stabilito le priorità <strong>del</strong>l’UE per la 63a sessione <strong>del</strong>l’Assemblea generale <strong>del</strong>l’ONU.<br />

In particolare, appoggio il bisogno di continuare a insistere per un impiego ambizioso al<br />

summit <strong>del</strong> Millennium Development Goals (MDG). Il programma MDG <strong>del</strong>l’UE può stabilire<br />

un esempio globale che venga seguito dal resto <strong>del</strong>la comunità internazionale all’Assemblea<br />

generale <strong>del</strong>l’ONU in settembre. Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione.<br />

Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Oggi la proposta <strong>del</strong>l’onorevole Lambsdorff<br />

per la raccomandazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> al Congresso, in merito alle priorità per<br />

la 63a sessione <strong>del</strong>l’Assemblea generale <strong>del</strong>l’ONU è stata approvata senza votazione in<br />

plenaria. Non solo questa è una pratica – concessa dall’“articolo 90” – molto dubbiosa, ma<br />

dà anche la falsa impressione che tutto il PE sia d’accordo con i contenuti <strong>del</strong>la relazione,<br />

il che non è affatto vero. Abbiamo fortemente respinto la raccomandazione secondo la<br />

quale l’attuale status <strong>del</strong> Trattato di Lisbona farebbe appello per una “riorganizzazione ed<br />

espansione dei ministeri <strong>del</strong> Congresso e <strong>del</strong>la Commissione a New York e Ginevra, in vista<br />

dei maggiori poteri e responsabilità che ci si aspetterà che i rappresentanti UE esercitino,<br />

con il proposito di una ratificazione <strong>del</strong> Trattato di Lisbona”. Non solo si tratta di un insulto<br />

nei confronti degli elettori irlandesi che hanno respinto il Trattato di Lisbona con una<br />

grande maggioranza durante il referendum, ma è anche un tentativo di interpretare il Trattato<br />

di Lisbona in maniera tale che possa “conferire personalità legale all’UE”, facendo di esso<br />

un superstato.<br />

Cristiana Muscardini (UEN), per iscritto . − La relazione Lambsdorff (e relativa<br />

raccomandazione) costituisce un importante segnale politico a favore <strong>del</strong> rafforzamento<br />

in seno alle azioni Unite <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione europea che, tra i Paesi membri e<br />

Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40 per cento dei finanziamenti, senza aver ancora<br />

acquisito un peso politico e una capacità di influenza corrispondente.<br />

Il testo, tuttavia, contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso<br />

a New York sulla riforma <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di<br />

un seggio permanente per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse<br />

iniziative negoziali in corso, solo il cosiddetto “overarching process”, esercizio animato dai<br />

paesi impegnati a sostenere una sola <strong>del</strong>le diverse proposte sul tappeto, ovvero quella di<br />

un aumento dei membri permanenti a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il<br />

consenso di meno di un terzo <strong>del</strong>la membership, è apparsa dall’inizio divisiva e sbilanciata,<br />

come rilevato dallo stesso Presidente <strong>del</strong>l’Assemblea generale.<br />

Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che<br />

il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> esprime per il rafforzamento complessivo <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea alle Nazioni Unite, riteniamo pertanto necessario far figurare agli atti la nostra<br />

riserva e obiezione alla parte <strong>del</strong>la raccomandazione sull’“overarching process”.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Pasqualina Napoletano (PSE), per iscritto . − Signor Presidente, esprimo un giudizio<br />

favorevole sulla relazione Lambsdorff, che ancora una volta marca l’impegno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> per il rafforzamento in seno alle Nazioni Unite <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Tendo tuttavia a sottolineare che, sulla questione <strong>del</strong>la riforma <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza,<br />

la relazione esprime un apprezzamento di merito, in modo pregiudizievole, sulle discussioni<br />

ancora in corso a New York.<br />

In particolare, tra le diverse opzioni di riforma in campo, si menziona il cosiddetto<br />

“overarching process” (paragrafo Q), che consiste nella proposta di un aumento dei membri<br />

permanenti <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza a titolo nazionale.<br />

Tale proposta fino ad ora ha raccolto il consenso di meno di un terzo degli Stati membri<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea generale <strong>del</strong>le Nazioni Unite.<br />

La pregherei pertanto di far figurare agli atti la mia riserva su questo passaggio <strong>del</strong>la<br />

raccomandazione.<br />

Gianni Pittella (PSE), per iscritto. − La Relazione Lambsdorff costituisce un importante<br />

segnale politico a favore <strong>del</strong> rafforzamento in seno alle Nazioni Unite <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea che, tra Paesi membri e Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40% dei<br />

finanziamenti, senza aver ancora acquisito un peso politico ed una capacità di influenza<br />

corrispondente.<br />

Il testo contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso sulla<br />

riforma <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di un seggio permanente<br />

per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse iniziative negoziali<br />

in corso solo il cosiddetto “overarching process” sostenuto dai Paesi che vorrebbero una sola<br />

<strong>del</strong>le diverse proposte sul tappeto, ovvero quella di un aumento dei membri permanenti<br />

a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il consenso di meno di un terzo <strong>del</strong>la<br />

membership, è apparsa dall’inizio divisiva e sbilanciata, come rilevato dallo stesso Presidente<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea generale.<br />

Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che<br />

il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> esprime per il rafforzamento complessivo <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea alle Nazioni Unite, ritengo pertanto necessario far figurare agli atti la mia riserva<br />

e obiezione alla parte <strong>del</strong>la raccomandazione sull’“overarching process”.<br />

Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) E’ preoccupante che la questione <strong>del</strong>la riforma<br />

per le Nazioni Unite si presenti così regolarmente. Il bisogno di una riforma è stato<br />

riconosciuto da alcuni anni, ma è comunque impossibile eseguire riforme di questo tipo.<br />

Questa impasse è grave per due ragioni. Primo, aggrava i fattori che contribuiscono ai<br />

fallimenti <strong>del</strong>le organizzazioni e ci sono abbastanza casi <strong>del</strong> genere. Secondo, promuove<br />

l’emergenza di un discorso sostenuto e giustificato dal bisogno di elementi alternativi.<br />

Rafforzare la cooperazione tra le democrazie è chiaramente un’idea meritevole e da<br />

promuovere, anche se implica un’aderenza globale al progetto League of Democracies. Sarebbe<br />

tuttavia necessario essere realistici. Questo è il motivo per cui l’ONU ha bisogno di adattarsi<br />

alle realtà di potere, non tanto per una questione di legittimazione, quanto bensì per la<br />

richiesta di attuabilità.<br />

Per quanto riguarda il ruolo <strong>del</strong>l’Unione europea, dobbiamo riconoscere che nessuno dei<br />

paesi che già posseggono un seggio al Consiglio di sicurezza o che potrebbero ottenerlo,<br />

è d’accordo con la proposta di sostituzione con un unico seggio UE.<br />

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56<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Per concludere, abbiamo visto come il nuovo Consiglio <strong>del</strong>le Nazioni Unite per i diritti<br />

umani sia ancora lontano dal superare le mancanze dei suoi predecessori.<br />

José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE), per iscritto. − (ES) In merito alla<br />

raccomandazione per la 63a sessione <strong>del</strong>l’Assemblea generale <strong>del</strong>l’ONU, che si terrà a New<br />

York in settembre, l’articolo 90, paragrafo 4 <strong>del</strong>le regole di procedura stabilisce che una<br />

raccomandazione in seno alla struttura <strong>del</strong> CFSP, che è stata votata in Commissione, sarà<br />

da considerarsi approvata e da includersi nell’ordine <strong>del</strong> giorno in sessione plenaria, senza<br />

il bisogno di una plenaria per ratificare il testo e senza alcuna discussione né procedura di<br />

emendamento.<br />

Pertanto, data la nostra soddisfazione per quasi tutti i documenti, eccetto che per il primo<br />

paragrafo, il mio gruppo vorrebbe riservare la sua opinione in merito al paragrafo<br />

riguardante i servizi sanitari, sessuali e riproduttivi. Tale concetto, che è in qualche modo<br />

ambiguo, include questioni che, in larga misura, riguardano la morale e la coscienza<br />

individuali e siamo convinti che NON sia necessario presentarle come soggetti di nessuna<br />

dichiarazione da parte <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, specialmente in relazione alla nuova sessione <strong>del</strong>le<br />

Nazioni Unite. Il nostro gruppo ha richiesto una votazione separata nella Commissione<br />

AFET e ha votato contro per le ragioni appena descritte.<br />

Konrad Szymański (UEN), per iscritto . − (EN) La relazione Lambsdorff e la<br />

raccomandazione hanno una così elevata importanza politica che promuovono un<br />

rafforzamento <strong>del</strong>l’Unione europea all’interno <strong>del</strong>le Nazioni Unite. Potrebbe essere utile<br />

ricordare che, mentre la Commissione e gli Stati membri forniscono più <strong>del</strong> 40 per cento<br />

nel bilancio <strong>del</strong>l’ONU, l’impatto <strong>del</strong>l’UE e l’influenza nelle Nazioni Unite sono ancora molto<br />

più deboli di quanto dovrebbero.<br />

Il testo <strong>del</strong>la relazione, tuttavia, contiene una parte fuorviante in merito alle discussioni<br />

che stanno avendo luogo a New York sulla riforma <strong>del</strong> Congresso di Sicurezza. Nel<br />

confermare l’obiettivo a lungo termine di un seggio permanente per l’UE, la<br />

raccomandazione cita tra molte altre una sola <strong>del</strong>le varie proposte sul tappeto, il cosiddetto<br />

“overarching process”. Sappiamo bene come questa proposta si sia rivelata altamente divisiva<br />

e abbia ottenuto il consenso di meno di un terzo dei membri <strong>del</strong>l’ONU, come riferito dal<br />

Presidente <strong>del</strong>l’Assemblea generale.<br />

Pertanto, nell’esprimere un forte apprezzamento per il contenuto e la struttura di questo<br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, ritengo necessario evidenziare la nostra esplicita riserva e obiezione<br />

in merito alla sezione riguardante l’“overarching process”.<br />

Marcello Vernola (PPE-DE), per iscritto. − La relazione Lambsdorff (e relativa<br />

raccomandazione) costituisce un importante segnale politico a favore <strong>del</strong> rafforzamento<br />

in seno alle Nazioni Unite <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione Europea che, tra Paesi membri e<br />

Commissione, fornisce all’ONU oltre il 40 per cento dei finanziamenti, senza aver ancora<br />

acquisito un peso politico ed una capacità d’influenza corrispondente.<br />

Il testo tuttavia contiene una parte fuorviante e pregiudizievole per le discussioni in corso<br />

a New York sulla riforma <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza. Nel ribadire l’obiettivo ultimo di un<br />

seggio permanente per l’UE in quanto tale, la raccomandazione cita, infatti, tra le diverse<br />

iniziative negoziali in corso solo il cosiddetto “overarching process”, esercizio animato dai<br />

Paesi impegnati a sostenere una sola <strong>del</strong>le diverse proposte sul tappeto, ovvero quella dei<br />

membri permanenti a titolo nazionale. Tale proposta, che ha raccolto il consenso di meno<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di un terzo <strong>del</strong>le membership, è apparsa all’inizio divisiva e sbilanciata, come rilevato dallo<br />

stesso presidente <strong>del</strong>l’Assemblea generale.<br />

Nel ribadire il convinto apprezzamento per il segnale di attenzione e indirizzo politico che<br />

il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> esprime per il rafforzamento complessivo <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea alle Nazioni Unite, ritengo pertanto necessario far figurare agli atti la mia riserva<br />

e obiezione alla parte <strong>del</strong>la raccomandazione sull’“overarching process”.<br />

Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) Sono davvero soddisfatto <strong>del</strong><br />

fatto che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> abbia oggi preso in considerazione la questione relativa<br />

alle priorità <strong>del</strong>l’Unione europea, in vista <strong>del</strong> prossimo vertice <strong>del</strong>l’ONU. La proposta <strong>del</strong><br />

relatore menziona il fatto che l’ONU sia alla ricerca di “una costituzione di nuovi organi,<br />

un radicale rinnovamento degli altri, una nuova forma nella gestione <strong>del</strong>le proprie<br />

operazioni a terra, una riorganizzazione <strong>del</strong>la sua erogazione di assistenza e una riforma<br />

approfondita <strong>del</strong> suo segretariato”. Tutto ciò è estremamente importante.<br />

Non dobbiamo tuttavia dimenticare che lo scopo di tutte queste attività è l’uomo e i diritti<br />

umani, i quali derivano dalla dignità umana. Papa Giovanni Paolo II affrontò questi<br />

argomenti alcuni anni fa in un forum <strong>del</strong>l’ONU, dicendo che un primo tipo di minaccia<br />

sistematica per i diritti umani era legato alla sfera <strong>del</strong>la divisione dei beni materiali, che<br />

spesso non era equa; un secondo tipo di minaccia era legato alle varie forme di ingiustizia<br />

in campo spirituale e alla possibilità di nuocere alle persone nella loro intima attitudine<br />

alla verità, nella loro coscienza, nella sfera di ciò che chiamiamo diritti dei cittadini, i quali<br />

sono concessi senza alcuna discriminazione di origine, razza, sesso, nazionalità, religione<br />

o convinzioni politiche. A mio avviso, le sue parole possono essere una guida per le attività<br />

<strong>del</strong>le Nazioni Unite.<br />

– Raccomandazione per la seconda lettura: Paolo Costa (A6-0223/2008)<br />

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L’attuale proposta fa parte di un pacchetto<br />

(assieme alle proposte per le direttive sulla interoperabilità e l’Agenzia ferroviaria europea)<br />

che mira alla “facilitazione <strong>del</strong>la libera circolazione <strong>del</strong>le locomotive attraverso l’UE”, come<br />

parte <strong>del</strong>la liberalizzazione <strong>del</strong> trasporto ferroviario nell’UE.<br />

Prima di qualsiasi altra considerazione, dobbiamo dunque mettere in evidenza che l’obiettivo<br />

principale di questa direttiva è l’eliminazione di qualsiasi ostacolo alla liberalizzazione <strong>del</strong><br />

trasporto ferroviario, attraverso un accordo in merito alla legislazione sulla sicurezza<br />

ferroviaria in ogni paese.<br />

Non c’è alcun dubbio che i più avanzati standard di regolazione <strong>del</strong>la sicurezza ferroviaria<br />

in ciascun paese debbano essere approvati e applicati. Possiamo tuttavia ricordare come<br />

la liberalizzazione e la privatizzazione <strong>del</strong> sistema ferroviario siano state messe in<br />

discussione in alcuni paesi, per esempio nel Regno Unito, dopo che un deterioramento nei<br />

servizi e altri seri sviluppi avevano portato a riconsiderare l’accesso a questo servizio<br />

pubblico.<br />

Sottolineo che l’accordo in merito alla sicurezza <strong>del</strong> sistema ferroviario a livello comunitario<br />

non deve mai minacciare le più avanzate leggi già stabilite in ciascun paese, né dovrebbe<br />

eliminare il diritto di ogni paese di mantenere attive queste stesse leggi.<br />

Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione di Paolo<br />

Costa riguardante l’emendamento <strong>del</strong>la direttiva 2004/49/CE sulla sicurezza <strong>del</strong>le ferrovie<br />

comunitarie.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La sicurezza <strong>del</strong>la rete ferroviaria europea non può realizzarsi senza dei comuni obiettivi<br />

e un’azione congiunta, motivo per cui approvo appieno il pacchetto ferroviario. Uno degli<br />

aspetti chiave è la concessione dei veicoli su rotaie: secondo i produttori e i tecnici ferroviari,<br />

c’è una piccola giustificazione tecnica per gli attuali requisiti di concessione imposti dalle<br />

autorità competenti. Le direttive legate all’interoperabilità dei sistemi ferroviari devono<br />

inoltre essere consolidate e assorbite.<br />

Un’altra cosa positiva è che la nuova proposta legislativa fornisce <strong>del</strong>le regole chiare sulla<br />

manutenzione dei veicoli. Il prossimo passo è verso una decisione <strong>del</strong>la Commissione in<br />

favore di un obbligatorio sistema di regolamentazione per la manutenzione.<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione “Sicurezza<br />

<strong>del</strong>le ferrovie comunitarie” <strong>del</strong>l’onorevole Costa. Le raccomandazioni <strong>del</strong> relatore aiuteranno<br />

a rendere efficiente al massimo la legislazione e a facilitare il libero movimento dei treni<br />

attraverso l’UE. Queste raccomandazioni ridurranno le pastoie burocratiche e potrebbero<br />

incrementare lo sviluppo <strong>del</strong> trasporto ferroviario in <strong>Europa</strong>.<br />

Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) E’ essenziale armonizzare le procedure sulla<br />

sicurezza nazionale negli Stati membri. Questa tesi fornisce un esempio ulteriore di quanto<br />

sia necessario insistere sull’investimento per il trasporto ferroviario. Se vogliamo sostenere<br />

lo sviluppo <strong>del</strong> sistema di trasporto in <strong>Europa</strong> e se vogliamo raggiungere gli scopi e rispettare<br />

gli impegni presi con i cittadini e, negli ultimi anni, anche a livello internazionale, dobbiamo<br />

investire sulle ferrovie e garantire l’interoperabilità <strong>del</strong> sistema ferroviario <strong>europeo</strong>.<br />

Sono punti fondamentali di questa relazione la semplificazione <strong>del</strong>le procedure e<br />

l’introduzione <strong>del</strong> principio <strong>del</strong> reciproco riconoscimento. Un altro punto veramente<br />

importante è l’utilizzo di più rigide misure di certificazione e apprendistato per tutte le<br />

parti interessate e responsabili presenti all’interno <strong>del</strong> mercato comunitario <strong>del</strong>le ferrovie,<br />

dalle compagnie ferroviarie ai gestori <strong>del</strong>le infrastrutture.<br />

Penso che la relazione sia un positivo passo in avanti nella nostra ricerca di una<br />

multi-modalità come asse portante <strong>del</strong>la politica europea dei trasporti.<br />

Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato per esonerare dallo scopo di questa<br />

direttiva il patrimonio <strong>del</strong>le ferrovie. Questo riflette il mio apprezzamento per il caso<br />

speciale che queste compagnie rappresentano. Se quelle compagnie avessero dovuto<br />

osservare i termini di queste direttive, ciò avrebbe significato costi paralizzanti in larga<br />

misura per le organizzazioni a sottoscrizione volontaria. Ferrovie come Romney, Hythe e<br />

Dymchurch Railway e la Kent and East Sussex Light Railway (<strong>del</strong>la quale sono membro a vita)<br />

sono parte <strong>del</strong>la struttura storica <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong> turismo nel Sud-Est <strong>del</strong> Regno Unito e<br />

in tutta l’UE. E’ una vergogna che qualcuno in quest’Aula, che ha la pretesa di propendere<br />

verso una tendenza “nazionalista”, non possa appoggiare questa esenzione.<br />

Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. − (PL) La creazione di un mercato<br />

ferroviario comune per i servizi di trasporto richiede dei cambiamenti nelle<br />

regolamentazioni attuali. Gli Stati membri hanno sviluppato i loro standard di sicurezza,<br />

basati su concetti tecnici e operativi, in primo luogo per quanto riguarda gli itinerari<br />

nazionali. Sta diventando vitale per gli Stati membri la creazione di strutture di regolazione<br />

armonizzate, testi comuni per le regolamentazioni <strong>del</strong>la sicurezza, certificati uniformi di<br />

sicurezza per le compagnie ferroviarie, simili responsabilità e competenze per le autorità<br />

di sicurezza e per le procedure investigative in merito agli incidenti ferroviari.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

E’ necessario costituire organi indipendenti per la regolazione e il monitoraggio <strong>del</strong>la<br />

sicurezza ferroviaria in ciascun Stato membro. Al fine di assicurare un’adeguata<br />

cooperazione tra questi organi a livello <strong>europeo</strong>, è necessario stabilire una gamma minima<br />

di doveri e responsabilità.<br />

E’ necessario che la protezione <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong>l’ordine pubblico, che include il<br />

mantenimento <strong>del</strong>l’ordine nelle comunicazioni ferroviarie destinate all’uso pubblico,<br />

divenga uno dei doveri fondamentali per i quali l’UE è responsabile.<br />

– Raccomandazione per una seconda lettura: Paolo Costa (A6-0210/2008)<br />

Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Ho appoggiato tutte le modifiche presenti nella<br />

relazione <strong>del</strong>la Commissione per i trasporti e il turismo sull’emendamento <strong>del</strong> regolamento<br />

(CE) n. 881/2004 in merito all’istituzione di una Agenzia ferroviaria europea.<br />

Nel Regno Unito abbiamo notato una crescita di più di un quinto nel numero dei passeggeri<br />

di treni. Nel breve termine, questo fatto ha causato enormi difficoltà, così come il<br />

sovraffollamento dei treni ha portato ad un’enorme congestione e molti passeggeri in certe<br />

regioni, inclusa la mia, cioè il Sud-Est <strong>del</strong> Regno Unito, hanno protestato e si sono irritati<br />

a causa <strong>del</strong> movimento di materiale rotabile attraverso il paese. Al tempo stesso, sono in<br />

atto campagne per riaprire le stazioni e le linee chiuse da tempo, per far fronte alla domanda<br />

e al bisogno di ridurre le emissioni di carbonio, come ad esempio la campagna a Radstock,<br />

nel Somerset.<br />

Nel più lungo termine, nuovi ordini in merito al materiale rotabile allevieranno la crisi,<br />

però, se le ferrovie europee continueranno ad essere attive, necessitiamo un piano strategico<br />

che un’Agenzia ferroviaria europea rafforzata può con buone speranze fornire.<br />

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L’attuale proposta è parte di un pacchetto<br />

di provvedimenti (in condivisione con le proposte per le direttive sull’interoperabilità e la<br />

sicurezza) con lo scopo di liberalizzare il trasporto ferroviario nell’UE, in merito al quale<br />

l’“agenzia” prende il ruolo centrale di “regolatore”.<br />

Questa politica promuoverà il graduale deterioramento <strong>del</strong> trasporto ferroviario come<br />

servizio pubblico e riserverà itinerari più vantaggiosi alle compagnie private, attraverso la<br />

privatizzazione (partnership pubbliche e private), a spese dei contribuenti pubblici e<br />

indipendentemente dagli interessi e bisogni di ciascun paese e dei cittadini.<br />

In Portogallo, come dimostrato con il passare <strong>del</strong> tempo, l’elaborazione di questa politica<br />

ha portato a un deterioramento nei servizi pubblici, una mobilità ristretta e tariffe in<br />

aumento. I risultati sono stati la chiusura di centinaia di chilometri di tratti ferroviari, una<br />

riduzione nel numero dei passeggeri e nella qualità <strong>del</strong> servizio, una riduzione nel numero<br />

dei lavoratori dipendenti <strong>del</strong> settore ferroviario e un attacco ai loro diritti di lavoro e<br />

retribuzione.<br />

Il settore ferroviario è vitale per lo sviluppo socioeconomico. E’ necessaria una politica che<br />

promuova lo sviluppo e il miglioramento dei sistemi di trasporto ferroviario pubblico nei<br />

nostri paesi.<br />

Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione di Paolo<br />

Costa per l’emendamento <strong>del</strong> regolamento (CE) n. 881/2004 in merito all’istituzione di<br />

un’Agenzia ferroviaria europea.<br />

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60<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il miglioramento <strong>del</strong>la struttura tecnico-legale in merito alle ferrovie comunitarie, come<br />

parte <strong>del</strong> terzo pacchetto ferroviario, è uno sviluppo essenziale e ben accolto, che include<br />

provvedimenti per rafforzare l’Agenzia ferroviaria europea. In quanto organo centrale,<br />

l’Agenzia deve garantire che una strategia uniforme venga perseguita in tutta <strong>Europa</strong>. In<br />

riferimento a questo, viene data particolare importanza al continuo sviluppo <strong>del</strong> Sistema<br />

<strong>europeo</strong> di gestione <strong>del</strong> traffico ferroviario, le cui interoperabilità e compatibilità devono<br />

essere garantite a tutti i costi.<br />

L’elaborazione di una procedura CE di controllo è uno strumento adeguato a questo scopo,<br />

ma la sua efficacia dipenderà da una robusta ed efficiente Agenzia ferroviaria europea. Per<br />

questo motivo, approvo lo sviluppo ulteriore <strong>del</strong>l’Agenzia proposto dal relatore.<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Paolo Costa per la creazione<br />

<strong>del</strong>l’Agenzia ferroviaria europea approva particolarmente l’appello al Sistema <strong>europeo</strong> di<br />

gestione <strong>del</strong> traffico ferroviario, che è costituito dalle più avanzate tecnologie in campo di<br />

sicurezza ferroviaria. Approvo questa iniziativa che, assieme alla relazione “Sicurezza <strong>del</strong>le<br />

ferrovie comunitarie”, terrà conto di una rete europea ferroviaria più coesiva. Ho votato a<br />

favore <strong>del</strong>la relazione.<br />

Robert Navarro (PSE), per iscritto. – (FR) La questione riguardante l’interoperabilità <strong>del</strong>le<br />

ferrovie è cruciale per lo sviluppo e il successo <strong>del</strong>le ferrovie d’<strong>Europa</strong>. Sono dunque molto<br />

soddisfatto <strong>del</strong> fatto che siamo stati in grado di raggiungere un compromesso, nell’interesse<br />

di un miglioramento <strong>del</strong>la legislazione comunitaria in quest’area. Sebbene abbia votato a<br />

favore <strong>del</strong>le proposte avanzate dal relatore, Paolo Costa, non meno sono consapevole dei<br />

limiti di questo compromesso. Dieci anni per raggiungere la certificazione di materiale<br />

rotabile di tutti i tipi è una considerevole quantità di tempo. Per quanto riguarda il ruolo<br />

<strong>del</strong>l’Agenzia ferroviaria europea, questo avrebbe potuto essere ben più esteso, in particolare<br />

in merito allo sviluppo e al miglioramento <strong>del</strong> Sistema <strong>europeo</strong> di gestione <strong>del</strong> traffico<br />

ferroviario (ERTMS). Gli Stati membri, d’altra parte, hanno preso una decisione nel timore<br />

di vedere le agenzie ferroviarie e altri organi nazionali – creati recentemente, è vero –<br />

condannati a cadere in disuso. Tuttavia, se siamo arrivati a questo punto, è perché, nel<br />

2004, non c’è stato il coraggio di dare un vero impulso <strong>europeo</strong> alle ferrovie. Questo è il<br />

modo in cui procede l’integrazione europea: frammentariamente e a piccoli passi. Se<br />

adottiamo questo approccio prudente, tuttavia, è probabile che si perdano alcune<br />

opportunità, per questa ragione la mia speranza è che gli Stati membri giochino la loro<br />

partita applicando rigorosamente quanto essi stessi hanno proposto.<br />

- Raccomandazione per la seconda lettura: Arūnas Degutis (A6-0264/2008)<br />

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Riportando la nostra critica al suo<br />

principale obiettivo, cioè la liberalizzazione <strong>del</strong> trasporto aereo come servizio pubblico<br />

all’interno <strong>del</strong>l’UE, vogliamo ricordarvi cosa è stato stabilito un anno fa. Si tratta di un<br />

tentativo per:<br />

- nascondere il fatto che la liberalizzazione ha avuto un impatto negativo sulle condizioni<br />

di impiego e lavoro. E’ necessario valutare i suoi effetti sulla sicurezza e il mantenimento<br />

<strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la flotta;<br />

- evitare il pieno rispetto <strong>del</strong>la tutela dei diritti dei lavoratori ed evitare di menzionare che:<br />

a) i contratti e le condizioni lavorative <strong>del</strong> personale a bordo verranno regolati dalla<br />

legislazione, dai contratti collettivi e dai diritti correlati dei paesi in cui i lavoratori svolgono<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

il loro lavoro abitualmente, o dove cominciano e tornano dopo il lavoro, perfino se schierati<br />

temporaneamente in un altro paese;<br />

b) i lavoratori <strong>del</strong>la “comunità” dei trasporti aerei che fornisce i servizi da una base operativa<br />

localizzata fuori dal territorio degli Stati membri, saranno soggetti alla legislazione sociale<br />

e ai contratti collettivi <strong>del</strong> paese in cui l’operatore ha la sua sede principale;<br />

c) sarà garantita la partecipazione <strong>del</strong>le organizzazioni rappresentative dei lavoratori in<br />

merito alle decisioni prese nel settore <strong>del</strong> trasporto aereo.<br />

Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Il regolamento che è stato approvato<br />

dal <strong>Parlamento</strong> europea modifica la legislazione per quanto riguarda la regolamentazione<br />

dei servizi aerei nell’Unione europea, a beneficio sia dei vettori aerei che dei passeggeri. Il<br />

regolamento è importante per il corretto funzionamento <strong>del</strong> mercato interno. Esso crea<br />

un ambiente più competitivo per le attività dei vettori europei che si misurano con i loro<br />

concorrenti internazionali.<br />

A causa di ciò, saranno disposte le stesse condizioni in merito alla questione e alla revoca<br />

<strong>del</strong>le licenze operative, che eliminerebbe le distorsioni di competizione che sono attualmente<br />

prevalenti nel mercato e che sono dovute, tra gli altri fattori, alle differenti regolamentazioni<br />

per le licenze operative, alla discriminazione contro certi vettori UE a causa <strong>del</strong>la loro<br />

nazionalità, oppure alla discriminazione negli itinerari di servizio per i paesi terzi.<br />

Tuttavia, il maggiore beneficiario <strong>del</strong>le modifiche introdotte sarà il consumatore. Rendendo<br />

obbligatoria l’inclusione di tutte le tasse e <strong>del</strong>le spese aggiuntive <strong>del</strong> prezzo dei biglietti<br />

aerei, ci sarà una maggior trasparenza e un più ampio appoggio per effettuare versamenti<br />

supplementari in modo volontario. Eviterà che i consumatori debbano pagare tariffe più<br />

alte e renderà possibile per loro prendere le decisioni in conoscenza di causa. In più,<br />

eliminando le linee aeree finanziariamente instabili, i passeggeri si libereranno dal possibile<br />

rischio che i loro vettori vadano in bancarotta.<br />

Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione di Arūnas<br />

Degutis in merito alle regole comuni per l’operazione relativa ai servizi aerei comunitari.<br />

Devono essere incoraggiate proposte per rafforzare e migliorare i provvedimenti legali<br />

vigenti, specialmente per quanto riguarda la trasparenza <strong>del</strong>le tariffe aeree. Ai passeggeri<br />

è concesso il diritto di un crollo dei prezzi dei biglietti aerei. Questo nuovo strumento<br />

renderà le tariffe più trasparenti e comprensibili. L’Unione europea sta agendo in questo<br />

modo al fine di combattere la pubblicità ingannevole e creare un livello operativo omogeneo<br />

basato sulla qualità, non sull’attrattiva <strong>del</strong>le merci, in particolare su Internet.<br />

Le misure per conformarsi alle disposizioni comunitarie rappresentano un ulteriore<br />

miglioramento apportato dal nuovo strumento, che garantisce una migliore copertura per<br />

i lavoratori dipendenti ed eque condizioni di lavoro. Le regole comuni proteggeranno i<br />

diritti di consumatori e lavoratori e garantiranno la necessaria trasparenza e diffusione di<br />

informazioni sul ruolo dei vettori aerei comunitari.<br />

Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) Sono a favore <strong>del</strong> punto di vista <strong>del</strong><br />

relatore in merito all’approvazione senza emendamenti di una posizione comune <strong>del</strong><br />

Congresso. Penso inoltre che il regolamento rafforzi e migliori i provvedimenti legali vigenti<br />

per quanto riguarda il monitoraggio <strong>del</strong>le licenze operative, la locazione di aeromobili, lo<br />

scaglionamento <strong>del</strong> traffico e la trasparenza dei prezzi.<br />

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62<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Arūnas Degutis in merito alle<br />

regole per la prestazione di servizi aerei comunitari garantirà che il prezzo visibile dei voli<br />

sia effettivamente il prezzo pagato. I prezzi finali dei voli devono includere tariffe, tasse,<br />

diritti aeroportuali e altri diritti. Questa è una proposta positiva al fine di una maggior<br />

trasparenza nel settore <strong>del</strong>l’aviazione e <strong>del</strong>la protezione dei consumatori. I lavoratori dei<br />

servizi aerei incontreranno una maggiore protezione sociale grazie ai provvedimenti <strong>del</strong>la<br />

relazione. Voto dunque a favore <strong>del</strong>le raccomandazioni <strong>del</strong>la relazione.<br />

James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Sono pienamente d’accordo con questa<br />

relazione, che metterà fine alla pratica sleale <strong>del</strong>la pubblicità aerea ingannevole, la quale<br />

esclude tasse, diritti e un’ampia gamma di supplementi. L’attuale situazione permette alle<br />

linee aeree di presentare pubblicità ingannevoli che molto semplicemente si dimostrano<br />

false.<br />

Il risultato è una grave mancanza di trasparenza in merito ai prezzi <strong>del</strong>le tariffe aeree, che<br />

sta falsando la concorrenza e mettendo a dura prova la capacità di scelta dei consumatori.<br />

In molti casi, le persone finiscono con il pagare molto più di quanto inizialmente previsto,<br />

dato che la tariffa pubblicizzata è di natura simile al costo finale.<br />

La Commissione e il <strong>Parlamento</strong> hanno lavorato assieme per garantire questo cambiamento.<br />

La relazione richiede che le tariffe aeree vengano pubblicizzate chiaramente, includendo<br />

tutte le tasse e i costi extra. Il crackdown <strong>del</strong>l’Unione europea in merito a questa procedura<br />

è una grande novità per i consumatori.<br />

- Relazione: Christoph Konrad (A6-0240/2008)<br />

Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Le statistiche non vengono<br />

ampiamente utilizzate solo da compagnie o istituzioni coinvolte nel settore economico.<br />

Esse giocano un ruolo essenziale nella pianificazione e controllo <strong>del</strong>le tendenze di mercato.<br />

Per questa ragione, è importante che gli indicatori utilizzati per raccogliere le statistiche<br />

siano affidabili e siano in grado di riflettere in modo adeguato la situazione reale e i<br />

cambiamenti <strong>del</strong> mercato. Gli indicatori attualmente attivi dovrebbero venire revisionati,<br />

nonché sarebbe necessario prendere in considerazione nuove aree di raccolta dati.<br />

Il bisogno di modernizzare le nostre statistiche deriva, inoltre, dalla presenza di differenti<br />

sistemi e procedure statistiche negli Stati membri, che spesso rendono difficile la<br />

comparazione dei dati nell’intera Unione europea.<br />

Certamente, è necessario che i cambiamenti in quest’area non aumentino l’onere di risposta<br />

<strong>del</strong>le compagnie, specialmente le piccole e medie aziende. E’ necessario che il sofisticato<br />

approccio, utilizzato nel programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee<br />

sulle imprese e sugli scambi, promuova la razionalizzazione, nonché la coordinazione di<br />

metodi per ottenere statistiche da diverse fonti e, cosa molto importante, le compagnie<br />

non dovranno più fornire gli stessi dati alle differenti istituzioni coinvolte nella raccolta<br />

dati.<br />

Credo che il programma finalizzato ad ammodernare le statistiche europee sulle imprese<br />

e sugli scambi sia un ottimo passo avanti verso la riduzione <strong>del</strong>l’onere amministrativo, che<br />

aiuterà a raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione europea, cioè a ridurre quell’onere<br />

al 25 per cento entro il 2012.<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Konrad in<br />

merito al programma per la modernizzazione <strong>del</strong>l’impresa europea e <strong>del</strong>le statistiche di<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

commercio. La relazione mira a fornire un investimento per migliorare l’efficienza <strong>del</strong>la<br />

produzione statistica, in modo che si possano soddisfare le nuove richieste, nonché ridurre<br />

gli oneri commerciali. Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione.<br />

– Relazione: Johannes Blokland (A6-0244/2008)<br />

Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto . − (PL) Sono a favore di questa<br />

relazione. Pile ed accumulatori che non sono conformi ai requisiti <strong>del</strong>la direttiva 2006/66/CE<br />

devono essere ritirati e la loro vendita deve essere vietata. La Commissione ha deciso che<br />

le pile immesse nel mercato prima <strong>del</strong> 26 settembre 2008, le quali soddisfino i vigenti<br />

regolamenti, non dovranno essere ritirate. Penso che questa sia una soluzione ragionevole.<br />

Il ritiro <strong>del</strong>le pile che non soddisfano i requisiti provocherà un incremento dei rifiuti. Credo<br />

che la maniera migliore e più semplice per trattare questa situazione sia applicare a queste<br />

pile ed accumulatori degli adesivi attestanti il fatto che non soddisfano i regolamenti UE.<br />

– Relazione: Miroslav Ouzký (A6-0135/2008)<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Grazie alla relazione <strong>del</strong>l’onorevole Ouzký<br />

l’utilizzo <strong>del</strong>le due sostanze 2-(2-metosietossi) etanolo (DEGME) e 2-(2-butossietossi)<br />

etanolo (DEGBE) verrà molto ristretto e in alcuni casi sarà proibito nei prodotti<br />

commercializzati al pubblico. Le raccomandazioni <strong>del</strong>la relazione sostengono la protezione<br />

dei consumatori e ho votato a favore.<br />

Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto . − (PL) Le sostanze tossiche presenti<br />

nei prodotti usati per la pulizia, il lavaggio e la disinfestazione, nonché in vernici e solventi,<br />

possono mettere a repentaglio la salute <strong>del</strong>l’uomo, irritare le vie respiratorie, gli occhi e<br />

causare allergie.<br />

Il limitato accesso ai mercati, che non soddisfa le vigenti norme di sicurezza, potrebbe<br />

significativamente aiutare a proteggere la nostra salute e l’ambiente. La maggior parte di<br />

questi prodotti possono essere dannosi e causare numerosi sgradevoli sintomi. Possono<br />

inoltre rivelarsi dannosi per l’ambiente al loro ingresso nell’ecosistema. Se inquineranno<br />

le risorse di acqua o terra, non è difficile prevedere quali saranno i risultati.<br />

Limitare i livelli di MEE e BEE in vari tipi di detergenti o prodotti per la pulizia è un positivo<br />

passo avanti e per questo credo che sia necessario per l’Unione europea compiere tutti gli<br />

sforzi possibili per eliminare dalle nostre vite e dall’ambiente queste sostanze dannose.<br />

– Relazione: Atanas Paparizov (A6-0253/2008)<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione<br />

perché è parte <strong>del</strong> pacchetto per la liberalizzazione <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> gas e appoggia l’azione<br />

intesa a completare il mercato interno il prima possibile, sebbene in generale non approvi<br />

strumenti e regolazioni proposte dalla Commissione europea.<br />

Ci sono alcune interessanti osservazioni critiche: l’impatto <strong>del</strong>le stime sottoposte; l’incapacità<br />

in taluni momenti di osservare il principio di sussidiarietà; l’incoerente distribuzione dei<br />

poteri tra le strutture europee.<br />

Tuttavia, la linea adottata dalla relazione si propone di facilitare l’accesso di una parte terza<br />

alle reti di trasporto <strong>del</strong> gas, cioè facilitare la privatizzazione di quanto è ora affidato al<br />

settore pubblico e porlo al servizio <strong>del</strong>la strategia dei gruppi economici che vogliano entrare<br />

nel mercato.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione di Atanas Paparizov sulle condizioni<br />

di accesso alle reti di trasporto <strong>del</strong> gas faciliterà l’integrazione <strong>del</strong> mercato interno <strong>del</strong> gas<br />

<strong>del</strong>l’UE. La relazione si occupa di tematiche transfrontaliere tra gli Stati membri e aumenterà<br />

la sorveglianza regolamentare a livello <strong>europeo</strong>. E’ essenziale che il lavoro <strong>del</strong>l’UE abbia<br />

come scopo il mercato interno <strong>del</strong> gas e ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione.<br />

José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Questa relazione è degna di un<br />

voto a favore da parte mia e di tutti i colleghi che credono che la coerenza <strong>del</strong> terzo pacchetto<br />

per l’energia dipenda da un efficace e non solo puramente superficiale regolamento <strong>del</strong><br />

commercio relativo al gas naturale.<br />

Approvo la volontà di creare le condizioni per incrementare l’investimento <strong>del</strong>le reti <strong>del</strong><br />

gas. Questo permetterà un potenziale incremento <strong>del</strong>la competitività nel settore.<br />

Approvo gli sforzi mirati all’effettiva liberalizzazione dei mercati nazionali <strong>del</strong> gas e l’accesso<br />

di terzi alle reti, che aumenta il livello di trasparenza.<br />

Per concludere, apprezzo la volontà intrinseca al documento di realizzare il desiderio dei<br />

cittadini europei di una maggiore trasparenza e di un mercato <strong>del</strong>l’energia meno<br />

monopolizzato.<br />

Il terzo pacchetto per l’energia necessità l’approvazione <strong>del</strong>la relazione e dei nostri<br />

concittadini europei.<br />

– Relazione: Romano Maria La Russa (A6-0257/2008)<br />

John Attard-Montalto (PSE), per iscritto . − (EN) La posizione presa riflette la mia<br />

opinione in merito all’importanza <strong>del</strong> gas naturale e <strong>del</strong>la sua disponibilità al prezzo più<br />

basso possibile per i consumatori. Un gasdotto unirà la Libia e la Sicilia. Passerà in prossimità<br />

di Malta in modo che, a beneficio <strong>del</strong> mio paese, entrambe usufruiranno <strong>del</strong>la conduttura<br />

o, in alternativa, sia costruito un condotto tra Sicilia e Malta, come proposto. Il mio paese<br />

non possiede un ampio mercato interno e il consumo varia annualmente tra i 16 e i 18<br />

milioni di unità. Se l’utilizzo <strong>del</strong> gas naturale diventasse di più largo consumo, cambierebbe<br />

senza dubbio la politica energetica sia a Malta che a Gozo. Questo potrebbe accadere se il<br />

gas venisse utilizzato nella produzione <strong>del</strong>l’energia stessa. Ho ricordato circa 15 anni fa ai<br />

governi nazionalisti l’importanza di creare stazioni alimentate a gas.<br />

Il governo non ha prestato alcuna attenzione, né infine installato in ampliamento nemmeno<br />

una piccola stazione alimentata a gas. In più, dato che a Malta le distanze sono ridotte, è<br />

possibile utilizzare il gas per la propulsione di veicoli commerciali e privati. La conversione<br />

dei veicoli a motore non è un problema. Inoltre, il gas è più economico e pulito, rispetto<br />

al petrolio o al diesel. Tuttavia, il governo e la sua agenzia, Enemalta, non hanno nemmeno<br />

considerato le infrastrutture necessarie per la sua distribuzione.<br />

Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta di una direttiva in merito<br />

al mercato interno <strong>del</strong> gas è parte <strong>del</strong> “terzo pacchetto per l’energia”, che completa la<br />

privatizzazione dei servizi di fornitura di gas naturale.<br />

Questa proposta, assieme alla relazione, ha lo scopo di eliminare l’alto livello di<br />

centralizzazione che persiste in taluni paesi, al fine di completare l’immissione nel mercato<br />

dei monopoli UE, accelerando così la crescita <strong>del</strong>la liberalizzazione e imponendo inoltre<br />

sanzioni agli Stati membri che ancora non si sono <strong>del</strong> tutto adeguati.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il pacchetto presenta due punti chiave: disaggregazione <strong>del</strong>la proprietà tra attività di<br />

fornitura <strong>del</strong> gas e attività di trasmissione e stoccaggio, affinché il capitale possa<br />

effettivamente utilizzare le infrastrutture pubbliche per la produzione, lo stoccaggio e la<br />

trasmissione <strong>del</strong> gas che rimane di competenza degli Stati membri. L’emancipazione <strong>del</strong>le<br />

autorità di controllo in apparenza indipendenti, allo scopo di eliminare ogni capacità da<br />

parte degli Stati membri di effettuare compensazioni nazionali e interventi statali, garantisce<br />

la totale immunità per i gruppi commerciali che avranno intenzione di derubare il settore<br />

<strong>del</strong> gas.<br />

Questa politica UE darà gli stessi terribili risultati per i lavoratori dipendenti e la<br />

privatizzazione di altri settori energetici: prezzi in aumento e un deterioramento nella<br />

qualità dei servizi. La lotta agli interessi di monopolio per rovesciarla è l’unico modo di<br />

soddisfare i bisogni familiari <strong>del</strong>le classi popolari.<br />

José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Questo provvedimento dimostra<br />

senza dubbio la nostra condivisa volontà di raggiungere l’obiettivo <strong>del</strong>la liberalizzazione<br />

<strong>del</strong> mercato energetico. Voto quindi a favore.<br />

Credo che la disaggregazione <strong>del</strong>le unità di produzione <strong>del</strong> gas naturale e <strong>del</strong>le reti di<br />

trasmissione sia dunque necessaria, ma non è condizione sufficiente per se.<br />

Da ciò, l’interesse nel creare le necessarie condizioni per favorire gli investimenti<br />

transnazionali nelle infrastrutture di rete.<br />

L’interesse nel richiedere un uguale trattamento per i paesi terzi che hanno intenzione di<br />

investire nel mercato energetico <strong>europeo</strong>.<br />

L’interesse nel migliorare la coordinazione tra i regolatori <strong>del</strong> settore energetico nazionale.<br />

Questo provvedimento renderà il mercato competitivo ed è dunque nell’interesse dei<br />

consumatori, i quali beneficeranno di un più robusto, libero e trasparente mercato<br />

energetico, grazie alle nuove normative.<br />

– Relazione: Jean Lambert (A6-0251/2008)<br />

Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto a favore <strong>del</strong>la relazione perché renderà<br />

più facile la vita <strong>del</strong>le persone che si muovono e viaggiano attraverso gli Stati membri,<br />

senza che nessun potere venga trasferito all’UE.<br />

Marian Zlotea (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Ho votato a favore <strong>del</strong>la relazione Lambert<br />

perché è una risposta ai bisogni dei cittadini. Stiamo vivendo in un mondo globalizzato,<br />

in cui migliaia di persone lavorano in paesi diversi dal loro e abbiamo bisogno di<br />

coordinazione tra i sistemi di sicurezza sociale, a favore di tutti cittadini che esercitano il<br />

loro diritto di lavorare in altri stati, al fine di garantire e appoggiare la mobilità, diritto<br />

fondamentale nell’Unione europea.<br />

L’<strong>Europa</strong> permette il libero movimento, ma è necessario che garantisca più diritti sociali,<br />

i quali non siano limitati entro i confini nazionali.<br />

Con la speranza che i cittadini europei siano in grado di trarre benefici, dal punto di vista<br />

<strong>del</strong>la sicurezza sociale, dei principi <strong>del</strong>l’equità e non discriminazione, appoggio l’iniziativa<br />

per facilitare la libertà di movimento dei lavoratori. E’ necessario eliminare qualsiasi ostacolo<br />

alla mobilità.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

– Relazione: Emine Bozkurt (A6-0229/2008)<br />

Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. − (SV) Voto contro questa relazione in quanto<br />

contiene <strong>del</strong>le proposte per un dettagliato regolamento a livello UE di alcune questioni, ad<br />

esempio l’erogazione <strong>del</strong> sussidio parentale svedese, che creeranno difficoltà nella<br />

valutazione caso per caso, concedendo troppo potere all’UE.<br />

Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) La proposta di questo documento è di<br />

rendere migliori e più efficaci le normative UE in merito alla coordinazione dei sistemi di<br />

sicurezza dei singoli Stati membri. I regolamenti contenuti semplificheranno senza alcun<br />

dubbio la vita <strong>del</strong> cittadino UE medio, che trae beneficio dalla libertà di movimento<br />

attraverso l’Unione europea. Sia che si tratti di lavoratori dipendenti, funzionari<br />

amministrativi, studenti, pensionati o uomini d’affari, tutti saranno in grado di mantenere<br />

i loro diritti sui contributi di sicurezza sociale dopo il cambio <strong>del</strong> paese di residenza. Senza<br />

dubbio, concordo sulla necessità di porre fine agli ostacoli, tuttora presenti, al libero<br />

movimento di persone all’interno <strong>del</strong>l’UE e ritengo che questo documento sia un ulteriore<br />

passo avanti verso questa direzione.<br />

– Relazione: Jean Lambert (A6-0209/2008)<br />

Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Vorrei presentare due osservazioni sulla relazione<br />

Lambert ed il regolamento che essa modifica.<br />

1. Nonostante le smentite <strong>del</strong> relatore, il presente regolamento assume che i cittadini di<br />

paesi terzi godano di libero movimento, libertà di stabilimento e libero accesso al mercato<br />

<strong>del</strong> lavoro all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea; è necessario ricordare che tutto ciò,<br />

fortunatamente, non è ancora realtà. Esso stabilisce la lenta demolizione <strong>del</strong>le prerogative<br />

degli Stati membri in merito alla politica di immigrazione, cioè il loro diritto sovrano di<br />

selezionare gli stranieri ammessi nel loro territorio e controllarne l’entrata, la residenza e<br />

l’estensione dei loro diritti.<br />

2. Sembra corretto permettere ai cittadini degli Stati membri UE di beneficiare <strong>del</strong>la<br />

coordinazione dei sistemi di sicurezza sociale e assicurare che la protezione sociale che<br />

spetta loro di diritto (a causa <strong>del</strong> loro impiego e dei contributi) non è influenzata<br />

negativamente dalla mobilità “internazionale” cui sono spinti a partecipare. Tuttavia, cercare<br />

di assicurare in quest’area l’uguaglianza di trattamento tra cittadini europei e di paesi terzi,<br />

senza alcun interesse nel garantire un trattamento reciproco, è semplicemente un forte<br />

incentivo per l’immigrazione, che è già presente sottoforma <strong>del</strong>l’enorme, indiscriminata e<br />

suicida generosità dei nostri sistemi di sicurezza sociale.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La fiducia <strong>del</strong>la gente nell’UE dipende in gran<br />

parte dalla loro fiducia nella stabilità sociale <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, e questa è una <strong>del</strong>le aree che ha<br />

visto i maggiori cambiamenti negli ultimi anni e decenni. In pratica, a causa <strong>del</strong> lavoro<br />

part-time e di nuove condizioni di impiego (i cosiddetti “McJob”) i dipendenti europei<br />

spesso finiscono per guadagnare poco più di alcuni disoccupati. Il lato oscuro <strong>del</strong>la crescita<br />

economica senza controllo e dei continui risparmi sull’assistenza sociale è l’aumento <strong>del</strong>la<br />

povertà e <strong>del</strong>l’esclusione sociale.<br />

Nell’Unione europea, una <strong>del</strong>le zone più ricche <strong>del</strong> mondo, il 16 per cento <strong>del</strong>la popolazione<br />

viveva al di sotto <strong>del</strong>la soglia di povertà nel 2005. Come risultato <strong>del</strong>l’aumento dei prezzi<br />

di petrolio e generi alimentari, altri ancora sono scesi sotto la soglia di povertà o vivono al<br />

limite <strong>del</strong>la povertà. L’UE deve dedicarsi alla lotta alla povertà tra la propria gente con<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

urgenza, e i sistemi di previdenza sociale devono essere disponibili in primo luogo per gli<br />

europei.<br />

– Relazione: Richard Corbett (A6-0206/2008)<br />

Catherine Boursier (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato oggi a favore <strong>del</strong>la relazione<br />

Corbett sull’emendamento <strong>del</strong>l’articolo 29 <strong>del</strong> regolamento interno al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>,<br />

riguardante la formazione di gruppi politici, vale a dire la necessità che i membri di un<br />

gruppo politico rappresentino minimo un quarto, anziché un quinto, degli Stati membri<br />

e che il numero minimo di membri sia 25, anziché 20. Ho agito in questo modo per varie<br />

ragioni.<br />

In primo luogo, perché penso che questa riforma sia assolutamente necessaria per<br />

permettere alla nostra istituzione di agire in maniera più efficace e di mettere fine alla sua<br />

situazione altamente frammentaria, che consiste di regole rimaste immutate nonostante<br />

le successive estensioni e l’allargamento <strong>del</strong>la nostra Assemblea sin dal 2004.<br />

In più, ritengo che la soluzione proposta dal mio collega socialista, i cui assidui sforzi hanno<br />

permesso di raggiungere un compromesso con la maggioranza dei gruppi politici, sia<br />

molto ragionevole in confronto a quanto praticato a livello nazionale all’interno <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea.<br />

Inoltre, stabilite le risorse sia umane che finanziarie, rese disponibili dall’istituzione a<br />

beneficio dei gruppi politici, ritengo che una chiara rappresentatività sia sufficiente a<br />

giustificare questa modifica.<br />

Per concludere, lo scopo consiste semplicemente nel promuovere una certa coerenza a<br />

livello <strong>europeo</strong> all’interno <strong>del</strong>le varie forze politiche; la nostra democrazia può solo<br />

rafforzarsi.<br />

Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto. − (PL) Questo documento è solo un altro tentativo<br />

<strong>del</strong>la maggioranza di prendere il controllo a spese <strong>del</strong>la minoranza. L’arroganza dei più<br />

ampi gruppi politici all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha raggiunto nuovi vertici. Il<br />

significato di questo documento consiste nell’aumento da 21 a 30 <strong>del</strong> numero minimo dei<br />

MPE richiesto per creare un gruppo politico. Gruppi minori, come per esempio il gruppo<br />

democratico indipendente, vengono seriamente minacciati da una simile condizione.<br />

Ovviamente, ho votato contro.<br />

Andrew Duff (ALDE), per iscritto. − (EN) Il gruppo ALDE ha votato contro la riforma<br />

<strong>del</strong>l’articolo 29 per le seguenti ragioni:<br />

– l’attuale presenza di sette gruppi non provoca alcun reale problema di efficacia;<br />

– le opinioni <strong>del</strong>la minoranza hanno lo stesso diritto <strong>del</strong>la maggioranza di venire organizzate<br />

professionalmente;<br />

– un <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> corretto deve riflettere la più ampia divergenza di opinioni<br />

politiche che si riscontrano nell’Unione: non dobbiamo copiare esattamente l’operato dei<br />

parlamenti nazionali, il cui scopo consiste nel fornire un governo;<br />

– far cessare l’attività dei gruppi minori potrebbe sia costringere i deputati più riluttanti ad<br />

unirsi a gruppi maggiori, sia gonfiare le fila dei non iscritti, provocando ulteriore inefficienza;<br />

– in ogni caso, si è stabilito che la dimensione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> scenda da 785 a 751 (Lisbona)<br />

o 736 (Nizza).<br />

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68<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Il nostro voto contro questa relazione e<br />

il relativo mandato è coerente con la nostra idea di difesa <strong>del</strong> pluralismo, democrazia e<br />

rispetto per le diverse opinioni. Non è accettabile che questa relazione modifichi le<br />

normative e imponga più barriere per la formazione dei gruppi politici all’interno <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> dopo le prossime elezioni.<br />

Fino ad oggi, è stata concessa la formazione di un gruppo politico ad un minimo di 20<br />

MPE, provenienti da sei diversi Stati membri.<br />

La proposta appena approvata richiede 25 MPE da sette Stati membri. Questo significa che<br />

sarà molto più difficile formare gruppi politici minori all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>,<br />

ulteriore ostacolo per l’affermazione di ideologie politiche che prendano le distanze<br />

dall’ideologia dominante in questa sempre più neoliberale, militarista e federalista Unione<br />

europea.<br />

Una nota finale sul procedimento seguito dai gruppi <strong>del</strong>la maggioranza, il PPE-DE e il PSE.<br />

Essi hanno inizialmente proposto un numero minimo di 30 membri per la formazione di<br />

un gruppo politico. In seguito, hanno ricattato alcuni gruppi politici minori per guadagnare<br />

il loro appoggio per una cosiddetta proposta di compromesso, quella appena approvata.<br />

Per quanto riguarda noi MPE <strong>del</strong> Partito comunista portoghese, in merito alla formazione<br />

dei gruppi politici, abbiamo mantenuto sin dall’inizio una posizione coerente contro la<br />

creazione di qualunque ulteriore barriera.<br />

Mikel Irujo Amezaga (Verts/ALE), per iscritto . − (ES) La mia astensione in merito alla<br />

relazione, sebbene ritengo che siano certamente necessarie <strong>del</strong>le normative concrete per<br />

la creazione dei gruppi parlamentari, è motivata perché credo che il numero proposto dei<br />

membri e degli Stati membri sia troppo alto. Se lo scopo di questo <strong>Parlamento</strong> è difendere<br />

la pluralità e la diversità, è meglio per gli interessati formare un gruppo politico, piuttosto<br />

che ingrossare le fila <strong>del</strong> gruppo dei non iscritti, che diventerebbe sempre più eterogeneo<br />

ed inefficiente.<br />

Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. − (FI) I gruppi maggiori hanno originariamente<br />

proposto un numero minimo di 30 membri da sette diversi Stati membri per formare un<br />

gruppo. Fortunatamente, il progetto è fallito a maggio nel voto ristretto <strong>del</strong>la commissione<br />

Affari costituzionali, quando la votazione fu di 15 a 14.<br />

Ho inoltre votato contro gli emendamenti proposti, perché spesso, nel momento di prendere<br />

le decisioni, i gruppi minori vengono relegati ad una posizione secondaria. E’ sbagliato che<br />

una divergenza di punti di vista debba venire ristretta o che il funzionamento dei gruppi<br />

minori debba diventare più difficile che in precedenza.<br />

Questo è strano anche alla luce <strong>del</strong> fatto che le maggiori differenze di opinione si riscontrano<br />

spesso all’interno dei gruppi. Il gruppo più esteso, i conservatori, si è diviso su molte<br />

questioni in due o perfino tre sottogruppi.<br />

Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I MPE conservatori hanno votato contro<br />

entrambi gli emendamenti proposti dall’onorevole Corbett al fine di alzare la soglia minima<br />

per la formazione di gruppi politici all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. L’accordo tra<br />

un’azione efficace <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e il bisogno di riconoscere la pluralità di voci e opinioni<br />

all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> stesso, deve essere raggiunto con cautela. Potrebbe venire<br />

raggiunto in maniera migliore mantenendo come ora le soglie minime per la costituzione<br />

dei gruppi. Sebbene ammettiamo che ci sia un buon motivo per aumentare il numero dei<br />

membri, qualsiasi incremento in questo senso sfavorirebbe ingiustamente i gruppi minori<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e le <strong>del</strong>egazioni. Pertanto, vista la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Corbett, la commissione Affari<br />

costituzionali non raccomanda nessuna modifica in merito alle soglie minime stabilite<br />

nell’articolo 29.<br />

I MPE conservatori, tuttavia, hanno votato a favore di un emendamento, in origine<br />

presentato dall’onorevole Kirkhope, approvato dalla commissione Affari costituzionali.<br />

Questo emendamento fornisce un approccio più concreto e razionale nell’eventualità che<br />

un gruppo politico scenda sotto la soglia minima richiesta.<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione di Richard Corbett che<br />

modifica le regole di procedura in merito alla formazione dei gruppi politici. Con 27 Stati<br />

membri, le normative UE in questione devono essere aggiornate. Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

non può giustificare l’utilizzo di milioni di euro dei contribuenti per finanziare<br />

organizzazioni di partito, specialmente fascisti, che si riuniscono esclusivamente per un<br />

profitto economico.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> possiede una soglia minima più bassa di qualsiasi altro parlamento,<br />

per quanto riguarda la costituzione di gruppi. Nessun gruppo già costituito è minacciato,<br />

né la modifica al provvedimento consiste in un tentativo di stroncare gli euroscettici, che<br />

sono più numerosi <strong>del</strong>la nuova soglia minima. In conseguenza, ho votato a favore <strong>del</strong>la<br />

relazione <strong>del</strong>l’onorevole Corbett.<br />

Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto . − (NL) I due gruppi più numerosi preferiscono di<br />

gran lunga un sistema a due partiti. La caratteristica principale di questo sistema è la<br />

condivisione tra i due partiti di un interesse comune, cioè che il secondo, terzo o quarto<br />

partito non siano in grado di partecipare al processo decisionale politico e rimangano così<br />

<strong>del</strong> tutto irrilevanti per l’elettorato. Solo i gruppi maggiori contano; proteste e alternative<br />

devono venire messe da parte. Se, in via eccezionale, qualcun’altro progettasse di entrare<br />

in parlamento, idealmente sarebbe dato loro il posto meno attraente possibile, come fossero<br />

persone con diritti limitati.<br />

Alcuni membri di quest’Aula non appartengono a nessun gruppo. Questo solitamente è<br />

il risultato <strong>del</strong>la pressione altrui. La stessa pressione obbliga gli altri membri a prender parte<br />

di un gruppo i cui punti di vista non sono <strong>del</strong> tutto condivisi. Per motivi di interesse<br />

personale, alcuni gruppi ammettono membri anche quando si rendono conto che questi<br />

si allontanano dalla linea politica di partito. La ragione consiste nel fatto che non si può<br />

costituire un gruppo se non sono presenti almeno 20 membri circa con simili idee politiche.<br />

Se tutte le sfumature di opinioni devono essere rappresentate democraticamente, la cosa<br />

migliore sarebbe abolire quel numero minimo, anziché rialzarlo fino a 25 o 30 e introdurre<br />

regole severe contro i dissidenti. In merito a questo, sono <strong>del</strong> tutto contrario.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) A mio avviso, non c’è alcuna ragione plausibile<br />

per aumentare il numero minimo dei MPE richiesto per la creazione di un gruppo politico.<br />

A un più accurato esame, le argomentazioni avanzate dal relatore sono illegittime, in<br />

particolare per quanto riguarda le soglie minime più alte per la formazione di un gruppo<br />

politico nei vari parlamenti degli Stati membri. Se fosse necessario effettuare un confronto<br />

imparziale con il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, l’equazione includerebbe solo i membri direttamente<br />

eletti nelle camere. Le seconde camere includono i <strong>del</strong>egati degli stati federali o regioni e,<br />

per questo motivo, non sono comparabili. Il valore medio in merito alla formazione di<br />

gruppi politici, utilizzato dai parlamenti nazionali eletti direttamente, è virtualmente uguale<br />

alla soglia in uso al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

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70<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In ogni caso, questo provvedimento per incrementare il valore soglia in merito alla<br />

formazione di gruppi politici è evidentemente guidato da un programma differente. Nella<br />

Commissione, per esempio, il relatore si riferisce alla creazione <strong>del</strong> gruppo Identità,<br />

Tradizione, Sovranità (ITS) come ad una sfortunata circostanza e sottolinea il bisogno di<br />

prevenire qualsiasi futura ripetizione. A causa di questo attacco alla democrazia e libertà<br />

di espressione e all’uguaglianza dei MPE, che è conservata nel trattato e nelle regole di<br />

procedure <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, ho naturalmente votato contro questa relazione.<br />

Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione, in forma approvata,<br />

integra le inaccettabili regole di procedura <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, che mirano a controllare<br />

e soffocare i poteri di coloro i quali non aderiscono pienamente all’UE. Questa è una<br />

decisione nuova, antidemocratica e autoritaria, che ostacola ulteriormente la creazione di<br />

gruppi politici. L’obiettivo politico è ovvio: desiderano escludere le forze radicali,<br />

specialmente i comunisti, mettere a tacere tutte le voci contrarie e ogni forma di espressione<br />

che modifichi l’UE e le sue politiche.<br />

Questa azione antidemocratica è stata accompagnata da un supposto tributo politico da<br />

parte <strong>del</strong>la coalizione <strong>del</strong> gruppo <strong>del</strong> Partito popolare <strong>europeo</strong> (Democratici cristiani), dei<br />

Democratici europei e <strong>del</strong> gruppo socialista al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, per spingere altre forze<br />

ad accettare questo incremento, minacciando che, se non avessero ceduto, avrebbero votato<br />

in favore di una proposta per un aumento persino maggiore nel numero dei MPE richiesti,<br />

fino ad un massimo di 30. L’andamento <strong>del</strong>la votazione dimostra come questa partita sia<br />

stata stabilita dalle forze di una strada europea a senso unico, come alibi per le loro decisioni<br />

antidemocratiche.<br />

Il Nea Demokratia e i MPE <strong>del</strong> gruppo PASOK e Synaspismos hanno votato a favore di<br />

questo disprezzabile emendamento e <strong>del</strong>la decisione finale nella sua globalità, dando prova,<br />

sui punti chiave, di come le forze di una strada europea a senso unico condividano un<br />

percorso comune.<br />

Noi, MPE <strong>del</strong> partito comunista greco, abbiamo votato contro l’aumento nel numero, fino<br />

a 25, contro la relazione nella sua totalità, denunciando così congiure antidemocratiche e<br />

giochi politici.<br />

José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Non è mai un’azione positiva per<br />

nessun parlamento creare eccessive restrizioni e ostacoli alla formazione di gruppi politici.<br />

In aggiunta alla possibilità che venga considerato una violazione dei diritti fondamentali,<br />

l’effetto di queste modifiche è spesso l’esatto opposto <strong>del</strong>l’intenzione dei sostenitori. Questa<br />

è dunque una riforma negativa.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> deve dichiararsi come punto essenziale di riferimento democratico,<br />

sia nell’Unione europea che nel mondo. Non raggiungerà questo scopo se non riuscirà a<br />

mantenere una posizione esemplare. Non concordo sul fatto che questa sia la giusta<br />

direzione da prendere.<br />

Ancora e più di tutto, l’<strong>Europa</strong> ha bisogno di mantenere continuamente la fiducia dei<br />

cittadini nelle sue istituzioni. Tutti gli europei devono sentirsi rappresentati,<br />

indipendentemente dalle loro posizioni politiche. Voto contro.<br />

Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (SV) Mi sono opposto a tutti i tentativi<br />

di ridurre la democrazia e la diversità di opinione in <strong>Parlamento</strong>, attraverso certe misure<br />

come, per esempio, la modifica nel numero dei membri e degli Stati membri aventi diritto<br />

alla formazione di gruppi politici. Nonostante questo punto di vista, ho votato a favore<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong>l’emendamento <strong>del</strong>la relazione Corbett. La ragione è concreta: era l’unica maniera di<br />

votare al fine di non mettere a repentaglio una decisione che, da un punto di vista<br />

democratico, sarebbe risultata persino peggiore e avrebbe reso più difficile la creazione di<br />

un gruppo politico.<br />

Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Oggi il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha approvato<br />

un emendamento <strong>del</strong>le regole di procedura, il cui risultato sarà la modifica <strong>del</strong>le linee guida<br />

per la formazione di gruppi politici. In seguito alle elezioni di giugno 2009, i gruppi politici<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> dovranno essere formati da almeno 25 membri rappresentanti<br />

un minimo di 7 Stati membri.<br />

Vorrei dare pieno appoggio a questo incremento <strong>del</strong>la soglia minima per la creazione di<br />

gruppi politici al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, dato che questo aiuterà ad evitare eccessive divisioni<br />

parlamentari e renderà più efficace il lavoro <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> stesso. Sia la coesione che<br />

l’efficacia <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> hanno sofferto a causa di un numero eccessivo di gruppi minori<br />

presenti nell’Aula. Per rafforzare la democrazia, tuttavia, i gruppi politici minori devono<br />

essere protetti dalle temporanee riduzioni nel numero dei membri, se scendono al di sotto<br />

<strong>del</strong>la soglia stabilita.<br />

– Relazione: Diana Wallis (A6-0224/2008)<br />

Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE),<br />

per iscritto. − (SV) Abbiamo votato a favore <strong>del</strong>la relazione, poiché è di massima importanza<br />

una migliore cooperazione e chiarezza tra le corti e i giudici nazionali e la Corte di giustizia<br />

CE, per garantire il buon funzionamento <strong>del</strong> sistema legale <strong>europeo</strong>. Esso deve essere reso<br />

più trasparente e le sue applicazioni devono migliorarsi attraverso un miglior allenamento,<br />

attrezzature per l’utilizzo <strong>del</strong>la rete e lo scambio di informazioni. Tuttavia, consideriamo<br />

che la discussione ai paragrafi 26 e 27, riguardante la giurisdizione <strong>del</strong>la Corte di giustizia<br />

CE in certe aree, sia materia <strong>del</strong> trattato, sulla quale il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha già affermato<br />

la sua opinione.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione<br />

a causa <strong>del</strong>l’inaccettabile pressione che creerà sugli Stati membri, inclusi i nostri giudici<br />

nazionali, che sono la pietra angolare <strong>del</strong> sistema giudiziario in ogni paese sovrano.<br />

Questa relazione chiarifica cosa si era inteso con la cosiddetta costituzione europea e il<br />

defunto Trattato di Lisbona, che cerca di far rivivere in maniera veramente antidemocratica.<br />

La relazione stessa afferma il proposito di stabilire un singolo ordinamento giuridico<br />

<strong>europeo</strong>. Per riuscirci, è necessario “coinvolgere più attivamente i giudici nazionali e<br />

accordare loro maggior responsabilità per la realizzazione <strong>del</strong>le norme comunitarie ”.<br />

I giudici nazionali giocano un ruolo essenziale come garanti <strong>del</strong>le regole legislative, incluse<br />

le norme comunitarie. Tuttavia, il principio di sussidiarietà e le materie costituzionali in<br />

ciascun Stato membro non possono venire chiamate in causa in nome <strong>del</strong>la “supremazia<br />

<strong>del</strong> diritto comunitario, di un effetto diretto, <strong>del</strong>la coerenza sotto il profilo<br />

<strong>del</strong>l’interpretazione e l’obbligo degli stati di risarcire i danni per violazione <strong>del</strong>le norme<br />

comunitarie”, come stabilito dalla Commissione e dalla maggioranza <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>. E’ inaccettabile continuare con questa pressione, ora che il trattato è stato respinto.<br />

Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Questa relazione è pienamente schietta. Proprio<br />

dal paragrafo 1, stabilisce i suoi obiettivi: la formazione di un singolo ordinamento giuridico<br />

<strong>europeo</strong>.<br />

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72<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In verità, questa relazione, un autentico pamphlet a favore <strong>del</strong>le normative comunitarie,<br />

cerca di coinvolgere più attivamente i giudici nazionali e di accordare loro maggior<br />

responsabilità per la realizzazione <strong>del</strong>le norme comunitarie. In conseguenza, viene proposto<br />

che la legislazione comunitaria e le relative norme siano integrate da codici nazionali il<br />

prima possibile.<br />

La relazione promuove l’idea di fusione tra i sistemi giuridici nazionali e comunitari, senza<br />

sollevare in nessun caso la questione degli eccessivi standard comunitari, le loro espressioni<br />

confuse e la frequente mancanza di coerenza.<br />

Questo passo verso la semplificazione e codificazione <strong>del</strong>la legislazione comunitaria è<br />

certamente un fatto positivo. Lo stesso si dica <strong>del</strong>l’adozione di regolamenti per garantire<br />

certezza giuridica; sto pensando in particolare a quelli riguardanti l’armonizzazione <strong>del</strong>le<br />

regole che governano i conflitti giuridici. Tuttavia, le norme <strong>del</strong>la Corte di giustizia spesso<br />

dimostrano di essere pericolose per il rafforzamento <strong>del</strong>le normative nazionali, soggette<br />

ai principi vincolanti e i dogmi <strong>del</strong>la Corte, sebbene siano chiaramente contrari alle migliori<br />

tradizioni giuridiche consolidate degli Stati membri.<br />

– Proposta di risoluzione: controversie Airbus/Boeing (B6-0334/2008)<br />

Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) “Amici, amici, a parte gli affari...”<br />

Mi riferisco ad un’altra contraddizione tra l’UE e gli Stati Uniti, in questo caso sul fronte<br />

<strong>del</strong>l’industria aerea, nel cui ambito, nonostante la convenzione <strong>del</strong> 1992 sugli aiuti pubblici,<br />

ogni parte prova a difendere i propri interessi, perché questo è il modus operandi <strong>del</strong>la<br />

competizione capitalista.<br />

Il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> si lamenta <strong>del</strong> fatto che “l’UE ha costantemente aderito allo spirito<br />

e alla lettera <strong>del</strong>la convenzione <strong>del</strong> 1992 e ha regolarmente fornito una documentata prova<br />

<strong>del</strong>la conformità” mentre “gli Stati Uniti hanno largamente ignorato i loro obblighi”,<br />

“unilateralmente hanno avuto l’intenzione di ritirarsi” dalla convenzione e hanno avviato<br />

“un procedimento dinanzi all’OMC contro l’UE, citando i finanziamenti europei rimborsabili,<br />

osservanti pienamente la convenzione <strong>del</strong> 1992, simile a quella che beneficia Boeing”.<br />

Al tempo stesso, dovendo affrontare gli “attacchi amari” di Boeing e <strong>del</strong> Congresso<br />

americano, contro gli appalti attribuiti al Northrop Grumman Corporation EADS per il<br />

programma di ricapitalizzazione <strong>del</strong>le aerocisterne <strong>del</strong>le forze aeree americane, il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> cerca di gettare acqua sul fuoco, facendo notare il bisogno di “arrivare ad un<br />

concreto equilibrio tra il sostegno civile <strong>europeo</strong> e il progetto militare-industriale<br />

americano”.<br />

Sembra che non tutti i paesi concedano il diritto di sovranità e “libero commercio”...<br />

Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Voterò a favore di questa relazione non perché<br />

io prenda parte alle controversie <strong>del</strong>l’OMC o abbia una paranoia per gli Stati Uniti, bensì<br />

perché non ne posso più di tutte le attività protezionistiche degli Stati Uniti che continuano<br />

da molti anni, in particolare nel settore <strong>del</strong>l’aviazione civile.<br />

Gli americani hanno perfezionato l’arte di brontolare e lamentarsi degli altri paesi e <strong>del</strong>la<br />

loro mancanza di libero commercio, quando essi stessi hanno adottato <strong>del</strong>le misure che<br />

permettono alle fallite compagnie aeree di continuare il loro commercio e hanno<br />

presumibilmente stanziato milioni di dollari in aiuto di Boeing.<br />

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09-07-2008<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La Commissione per il commercio internazionale appoggia l’UE nel suo procedimento<br />

contro gli Stati Uniti all’OMC.<br />

Quello a cui tutti dovremmo mirare è un’aperta e leale competizione tra i produttori di<br />

aeromobili, con la libertà per le compagnie aeree di scegliere l’aereo che soddisfi al meglio<br />

i loro bisogni e al miglior prezzo.<br />

Il motto ufficiale degli Stati Uniti è “Confidiamo in Dio”. Forse dovrebbe cambiare in “Non<br />

fate come faccio io. Fate come dico io”.<br />

– Relazione: Jerzy Buzek (A6-0255/2008)<br />

Göran Färm (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a<br />

favore <strong>del</strong>la relazione <strong>del</strong>l’onorevole Buzek sul Piano strategico <strong>europeo</strong> per le tecnologie<br />

energetiche.<br />

Abbiamo una visione positiva dei sistemi di cattura e immagazzinamento di CO 2, ma ci<br />

domandiamo se sia necessario appoggiare questioni come la conversione <strong>del</strong> carbone in<br />

gas per l’ulteriore sviluppo di quella tecnologia. Apprezziamo inoltre la ricerca e lo sviluppo<br />

di nuove risorse energetiche a basso livello di emissioni di CO 2 o addirittura pari a zero.<br />

Siamo a favore <strong>del</strong> cofinanziamento <strong>del</strong>l’Unione per questa ricerca, ma non penso si possa<br />

pregiudicare la formazione <strong>del</strong> bilancio invitando a questo punto la Commissione a mettere<br />

da parte somme particolari. Abbiamo dunque preferito astenerci su questi due punti.<br />

Marian Harkin (ALDE), per iscritto – − (EN) Voto contro la seconda parte <strong>del</strong> paragrafo<br />

26 perché non appoggio il nucleare come una <strong>del</strong>le iniziative prioritarie. Tuttavia, voterò<br />

a favore <strong>del</strong>la relazione, perché il suo obiettivo è di accelerare l’innovazione <strong>del</strong>le tecnologie<br />

europee all’avanguardia a basso tenore di carbonio. E’ essenziale che l’<strong>Europa</strong> mantenga<br />

un piano di ricerche energetiche per favorire la sua ambiziosa politica energetica e<br />

conseguire i suoi obiettivi in relazione ai cambiamenti climatici.<br />

Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto – − (PL) Condivido i punti di vista <strong>del</strong>l’onorevole<br />

Buzek per quanto riguarda l’introduzione <strong>del</strong>le nuove tecnologie di produzione energetica,<br />

alla luce dei cambiamenti che l’Unione europea sta affrontando, cioè la protezione<br />

ambientale, garantire la sicurezza <strong>del</strong>le risorse energetiche e mantenere un alto livello di<br />

competitività <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Condivido inoltre l’opinione <strong>del</strong> relatore in merito alle risorse insufficienti assegnate alle<br />

nuove tecnologie di produzione energetica nell’attuale piano finanziario <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. Dobbiamo ricordare che è necessario raggiungere il successo in questo campo<br />

attraverso una partnership tra il settore pubblico e quello privato.<br />

Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Come impariamo a nostre spese, l’intenzione<br />

<strong>del</strong>l’UE di incrementare rapidamente la percentuale di utilizzo <strong>del</strong> biocarburante ha avuto<br />

ripercussioni negative. Le monocolture, il taglio <strong>del</strong>le foreste pluviali e la concorrenza di<br />

alimenti e mangimi, che ha contribuito ad allargare la crisi alimentare attuale, hanno<br />

apparentemente spinto i ministri <strong>del</strong>l’UE a riflettere e hanno assestato un colpo al loro<br />

obiettivo di alzare al 10 per cento entro il 2020 le quote di fonti energetiche rinnovabili<br />

nella produzione <strong>del</strong> carburante.<br />

Sebbene dovremmo felicitarci <strong>del</strong> fatto che il biocarburante non venga più prodotto dai<br />

mangimi e <strong>del</strong>la volontà generale di attendere una seconda generazione di biocarburanti,<br />

ad esempio quelli ottenuti dai materiali di scarto, questo non deve portare in nessun caso<br />

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74<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

ad una diminuzione degli sforzi <strong>del</strong>l’UE nel settore <strong>del</strong>le energie rinnovabili. Tutti i miliardi<br />

spesi nel settore <strong>del</strong>l’energia nucleare, con tutti i problemi annessi, devono essere investiti<br />

nelle energie rinnovabili.<br />

– Mozione per una risoluzione (B6-0304/2008) – I fondi sovrani<br />

Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) I fondi sovrani, questi fondi pubblici investiti<br />

in tutto il mondo, sono positivi o negativi? Abbastanza positivi, se dobbiamo credere in<br />

questa risoluzione. Tuttavia, è vero che un’<strong>Europa</strong> economicamente inattiva, in<br />

considerazione <strong>del</strong>le sue stesse politiche economiche e monetarie, non può permettersi di<br />

abbandonare il potenziale investimento di migliaia di miliardi di euro che essi rappresentano.<br />

E’ vero che, per il momento, i fondi sovrani non interferiscono con il mercato finanziario<br />

(sono persino venuti in aiuto <strong>del</strong> sistema bancario americano) e dovrebbero avere una<br />

tendenza verso un investimento più a lungo termine. Tuttavia, potrebbero cambiare. Siamo<br />

tutti consapevoli <strong>del</strong>l’opacità <strong>del</strong>la maggior parte di questi fondi in merito alla gamma <strong>del</strong>le<br />

loro risorse, alla distribuzione <strong>del</strong>le loro attività, ai loro organi di governo e alle strategie<br />

d’investimento, che spaziano dall’investimento etico alla ricerca di rendimenti elevati, di<br />

posizioni di controllo e forse la potenzialità di causare gravi danni in futuro. Gli stati che<br />

possiedono questi fondi non sono tutti amici <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>, lungi da ciò. Uno di essi ha già<br />

suscitato la minaccia di un’“arma nucleare finanziaria”.<br />

Tuttavia, ci asterremo anziché votare in merito perché, sebbene la questione appoggi il<br />

libero movimento <strong>del</strong> capitale su scala mondiale, essa fa appello in maniera prudente al<br />

monitoraggio e alla protezione contro questi fondi.<br />

Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Questa risoluzione riguarda un’importante questione.<br />

I fondi sovrani stanno giocando un ruolo sempre più importante nel commercio<br />

internazionale e nel settore degli investimenti. Alcuni sono positivi, ma non è sempre così,<br />

in quanto le irresponsabili amministrazioni prendono decisioni che massimizzano i profitti<br />

a breve termine a spese di paesi, comunità e famiglie. Dobbiamo pensare ad incrementare<br />

la trasparenza e la responsabilità in merito a queste risorse, che spesso superano quelle<br />

disponibili negli Stati nazionali.<br />

– Relazione: Reinhard Rack (A6-0252/2008)<br />

Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. − (FI) Signor Presidente, la relazione<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Rack in merito ad una nuova cultura <strong>del</strong>la mobilità urbana, in favore <strong>del</strong>la<br />

quale abbiamo votato, è una parte importante <strong>del</strong> nuovo approccio globale <strong>del</strong> pacchetto<br />

<strong>del</strong>la commissione sull’energia e il clima: possono essere raggiunte riduzioni significative<br />

in <strong>Europa</strong> utilizzando una razionale ed efficace progettazione comunitaria per la mobilità.<br />

Bisogna tuttavia ricordare che gli Stati membri si differenziano per le collocazioni<br />

geografiche e le condizioni di vita. E’ precisamente per questa ragione che ho votato a<br />

favore dei due emendamenti <strong>del</strong> nostro gruppo. Vengo da un paese caratterizzato da lunghe<br />

distanze e relativamente piccole città. A questo riguardo, è abbastanza chiaro che le<br />

opportunità di ridurre l’uso privato degli autoveicoli sono significativamente più deboli,<br />

per esempio al nord, nelle comunità urbane scarsamente popolate <strong>del</strong>la Finlandia, piuttosto<br />

che nelle aree densamente popolate <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> centrale.<br />

Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Ho votato per la relazione di Reinhard Rack<br />

in merito a una nuova cultura <strong>del</strong>la mobilità urbana. Il progetto di relazione nel Libro verde<br />

è un essenziale contributo alla materia <strong>del</strong>lo sviluppo urbano. Lo sviluppo economico di<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

una città e la sua accessibilità dipendono da una migliore mobilità, ma quest’ultima non<br />

deve essere raggiunta a spese <strong>del</strong> benessere dei cittadini o <strong>del</strong>l’ambiente.<br />

Per questa ragione, è necessario che la relazione dia più peso a fattori sociali e politica<br />

occupazionale. Deve inoltre essere ben radicato nelle coscienze che la diversità degli Stati<br />

membri non permetterà una soluzione europea uniforme e che la rigida aderenza al<br />

principio di sussidiarietà deve continuare perciò a prevalere. Credo anche che, nei paesi<br />

dove la liberalizzazione ha già avuto luogo, il suo impatto sull’occupazione vada accertato.<br />

In più, richiedo un sistema di certificazione per l’installazione a posteriori di particolari filtri<br />

alle auto, ai veicoli commerciali e ai fuoristrada.<br />

Mentre il Libro verde mette in luce la maggior parte dei problemi che colpiscono la mobilità<br />

urbana al giorno d’oggi e presenta inoltre alcune nuove e innovative idee per risolverli, è<br />

nettamente inferiore nel coprire tutti gli aspetti essenziali e questo può essere il solo punto<br />

di partenza per la discussione di questa materia.<br />

Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) La più importante questione sollevata<br />

dal relatore è il <strong>del</strong>ineamento di aree in cui è necessario che l’Unione europea partecipi,<br />

per quanto riguarda la mobilità urbana.<br />

Il relatore ha ragione a sottolineare che esistono problemi <strong>del</strong> genere nell’Unione europea,<br />

nel settore <strong>del</strong>la mobilità urbana, ma non è impossibile sviluppare un metodo uniforme<br />

per affrontarli. A questo punto, le considerazioni <strong>del</strong> relatore, riguardanti le città in grado<br />

di scegliere un metodo per raggiungere gli obiettivi prefissati, sono razionali e vorrei<br />

esprimere il mio appoggio in merito.<br />

Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Le città sono densamente popolate, con<br />

pochi spazi aperti e molto traffico, che percorre relativamente brevi distanze. Essendo lo<br />

spazio difficile da trovare, non c’è semplicemente nessuna possibilità per il traffico dei<br />

veicoli pesanti, l’eccessivo rumore e l’aria inquinata sono ulteriori ragioni per provare a<br />

ridurre il numero di automobili nelle nostre città, il prima possibile. Certamente le città<br />

devono essere accessibili per vigili <strong>del</strong> fuoco, polizia, ambulanze, furgoncini per traslochi<br />

e veicoli <strong>del</strong>le persone disabili, ma gli insufficienti spazi aperti devono essere mantenuti in<br />

primo luogo per l’utilizzo da parte di pedoni, ciclisti, tram, campi da gioco per bambini,<br />

giardini e parchi. Solo allora la città sarà un luogo dove si possa vivere.<br />

Il testo votato oggi non effettua questa chiara scelta, ma semplicemente cerca di riconciliare<br />

idee e interessi opposti. Sfortunatamente, l’UE non ha competenza in questo settore. Tutto<br />

ciò che l’UE può fare è aiutare a promuovere la migliore procedura, ottima pratica sulla<br />

quale è stata costruita e sviluppata. Miglioramenti di questo tipo non sono importanti solo<br />

per la città che li ha già compiuti, ma anche come esempio per le altre. Gli esempi includono<br />

il sistema di pedaggio in centro a Londra, le nuove reti tranviarie a Strasburgo e Bordeaux<br />

o il centro città di Groningen, ormai da lungo tempo zona a traffico limitato.<br />

Sfortunatamente, l’UE non contribuirà quasi per nulla a questa relazione.<br />

Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Ho votato contro questa relazione, perché<br />

l’UE non è responsabile di questo settore. Quando il <strong>Parlamento</strong> prende l’iniziativa di<br />

redigere relazioni su materie che non sono di regolare competenza <strong>del</strong>l’UE, non compie<br />

nulla per la certezza giuridica né avvicina l’<strong>Europa</strong> alle persone.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

- Relazione: Olle Schmidt (A6-0241/2008)<br />

Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. −<br />

(SV) Abbiamo votato a favore <strong>del</strong>la relazione di Olle Schmidt sulla relazione annuale <strong>del</strong>la<br />

BCE. Vogliamo tuttavia sottolineare, in riferimento alla motivazione che discute il bisogno<br />

di introdurre l’euro in Svezia, che rispettiamo il risultato <strong>del</strong> referendum svedese <strong>del</strong> 2003,<br />

con il quale si è deciso che gli svedesi avrebbero mantenuto la corona come moneta<br />

circolante.<br />

Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro questa relazione<br />

perché riafferma l’appoggio per il lavoro <strong>del</strong>la Banca centrale europea, non fa alcuna critica<br />

in merito ai successivi aumenti <strong>del</strong> tasso di base, sebbene abbia già raggiunto il 4,25 per<br />

cento, valore più alto rispetto al tasso di base <strong>del</strong>la United States Federal Reserve.<br />

Inoltre, la relazione ignora il fatto che le attività <strong>del</strong>la banca stanno danneggiando i<br />

lavoratori, la popolazione in generale e le micro, piccole e medie imprese. Essa è unicamente<br />

al servizio degli obiettivi dei gruppi economici maggiori e <strong>del</strong> capitale finanziario, anche<br />

quando questi provocano danni alle più fragili e dipendenti economie, come ad esempio<br />

quella <strong>del</strong> Portogallo.<br />

Ad esempio, in Portogallo, dove il livello <strong>del</strong> debito ha toccato il 114 per cento <strong>del</strong> PIL, in<br />

relazione alla maggiore valutazione <strong>del</strong>l’euro, è un altro contributo per la rovina <strong>del</strong>le<br />

piccole e medie imprese, peggiora il deficit nell’equilibrio <strong>del</strong> commercio e aumenta la<br />

dipendenza dei paesi. Sarà molto più difficile trattare argomenti quali la disoccupazione,<br />

la casualizzazione, i bassi salari e il generale aumento dei prezzi, considerando che il debito<br />

<strong>del</strong>le famiglie portoghesi ha toccato al momento il 129 per cento <strong>del</strong> loro reddito<br />

disponibile.<br />

Noi, pertanto, riaffermiamo la necessità di rompere con questa politica di destra nazionale<br />

e la falsa indipendenza <strong>del</strong>la BCE, che serve solo a nascondere il fatto che è al servizio di<br />

grandi capitali.<br />

Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La relazione di Schmidt è l’annuale<br />

congratulazione data dal <strong>Parlamento</strong> alla Banca centrale europea per la sua benevolenza.<br />

Come al solito sembra mancare il punto centrale: la temuta contrazione <strong>del</strong> margine che<br />

sta schiacciando il potere di acquisto degli europei e per il quale la BCE e l’Unione europea<br />

sono in parte da biasimare. Nessuno crede che le cifre ufficiali <strong>del</strong>l’inflazione (3 per cento<br />

per il 2008, secondo la relazione), che sono semplici indici compositi, riflettano la realtà<br />

<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong> costo <strong>del</strong>la vita per i cittadini, soprattutto per materie prime, energia e<br />

abitazione. Tutti ricordiamo le affermazioni <strong>del</strong>le autorità <strong>del</strong>la BCE che mettevano in<br />

allerta dagli effetti sull’inflazione degli aumenti degli stipendi, come se i salari di quegli<br />

stessi europei non fossero soggetti alla costante pressione verso il basso a causa <strong>del</strong>la<br />

ingiusta competizione globale e <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>l’immigrazione promossa dall’Unione<br />

europea.<br />

Rispetto al tasso di cambio <strong>del</strong>l’euro tanto sopravvalutato, è vero che ci sta risparmiando<br />

il peggio rispetto all’aumento dei prezzi <strong>del</strong> petrolio. Però sta minacciando la competitività<br />

di molte industrie che sono tentate di trasferirsi, come ha fatto Airbus, nell’area <strong>del</strong> dollaro.<br />

Non possiamo quindi sostenere questo mutuo scambiarsi di pacche sulla spalla.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Nella sua relazione sulla relazione<br />

annuale <strong>del</strong>la BCE, il relatore ha posto l’accento sulle sfide rivolte alla banca. C’è stata molta<br />

informazione preoccupante per le economie europee negli ultimi mesi; e purtroppo la<br />

situazione è peggiore <strong>del</strong> 2007. La crisi dei mercati finanziari e l’improvviso aumento <strong>del</strong><br />

prezzo <strong>del</strong> petrolio e dei generi alimentari stanno rallentando la crescita economica e<br />

aumentando l’inflazione, e vi sono preoccupazioni sull’aumento <strong>del</strong>la disoccupazione. La<br />

BCE sarà una <strong>del</strong>le prime istituzioni a doversi occupare di queste sfide.<br />

Gli interventi <strong>del</strong>l’agosto 2007 hanno fornito liquidità ai mercati finanziari ma non hanno<br />

risolto il problema. C’è anche un aumento <strong>del</strong> numero dei paesi che adottano la moneta<br />

comune. La Slovacchia sarà il primo paese <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> centro-orientale a fare questo passo.<br />

Tuttavia la Slovacchia non sarà affatto l’ultimo paese. L’entrata nell’area euro da parte degli<br />

altri nuovi Stati membri sembra essere solo una questione di tempo. L’esperienza <strong>del</strong>la<br />

Slovacchia a questo proposito verrà certamente osservata da vicino dai paesi <strong>del</strong>la regione<br />

che stanno pensando anch’essi di adottare la moneta unica.<br />

Il relatore nota giustamente che livelli diversi di crescita economica, diversi indicatori di<br />

crescita o livelli differenti di maturità <strong>del</strong>le economie UE potrebbero creare dei problemi<br />

per il processo decisionale <strong>del</strong>la BCE. Per questo motivo ritengo che la proposta di<br />

intraprendere un’analisi <strong>del</strong>le possibilità riguardo le modifiche al processo decisionale sia<br />

importante. Un’analisi <strong>del</strong> genere dovrebbe comprendere non solo i membri presenti<br />

<strong>del</strong>l’area euro, ma anche i membri futuri e potenziali.<br />

David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Approvo la relazione di Olle Schmidt sulla<br />

relazione annuale <strong>del</strong>la BCE. Concordo con il relatore in merito all’appello fatto affinché<br />

la BCE continui a migliorare la sua cooperazione con le altre banche centrali e le istituzioni<br />

più rilevanti. In realtà, vorrei anche ricordare la raccomandazione <strong>del</strong>l’onorevole Schmidt,<br />

che ribadisce come sia necessario agire con cautela in merito ai rialzi <strong>del</strong> tasso di interesse,<br />

in modo da non danneggiare la crescita economica. Ho votato a favore <strong>del</strong>la valutazione<br />

<strong>del</strong> relatore.<br />

Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La risoluzione per la quale noi, MPE<br />

<strong>del</strong> partito comunista greco, abbiamo votato contro tenta di attuare provocatoriamente il<br />

piano EMU con attuazione decennale e l’istituzione <strong>del</strong>l’euro come gran “successo”, mentre<br />

i lavoratori e i settori meno ricchi <strong>del</strong>la classe operaia <strong>del</strong>la società nei paesi <strong>del</strong>l’UE, inclusa<br />

la Grecia, stanno pagando le tremende conseguenze, come ad esempio prezzi alti, il blocco<br />

di salari e pensioni, disoccupazione, tassazione eccessiva per i lavoratori dipendenti e<br />

povertà per i lavoratori in proprio, la soppressione <strong>del</strong>l’impiego e dei diritti sociali e<br />

democratici. Qualsiasi “successo” raggiunto si lega unicamente ai profitti, anche extra, dei<br />

plutocrati europei e va totalmente contro gli interessi dei lavoratori e <strong>del</strong>la gente. La Banca<br />

centrale europea, come semplice strumento <strong>del</strong> capitale <strong>europeo</strong>, è chiamata a giocare un<br />

ruolo più attivo ed efficace in quella direzione, attraverso misure antipopolari, come gli<br />

aumenti <strong>del</strong> tasso di interesse e così via.<br />

Tuttavia, le note e i progetti di risoluzione <strong>del</strong>la “turbolenza” monetaria e gli argomenti di<br />

“coesione” <strong>del</strong>l’UE che rimangono e, di fatto, sono diventati molto più diffusi, confermano<br />

la nostra posizione in merito alle continuate e inevitabili crisi <strong>del</strong> sistema capitalista e <strong>del</strong>la<br />

sua crescita sproporzionata, così come il bisogno di abbatterlo e rimpiazzarlo con un<br />

sistema economico popolare che dia potere alle persone, nonché la necessità di spezzare<br />

i legami con l’UE imperialista. Nell’UE non può esserci un cammino verso la crescita che<br />

dia precedenza alla gente comune.<br />

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8. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale<br />

(La seduta, sospesa alle 13.15, è ripresa alle 15.00)<br />

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING<br />

Presidente<br />

9. Programmi europei di radionavigazione satellitare (EGNOS e Galileo) (firma<br />

<strong>del</strong>l’atto)<br />

Presidente. − Signor Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio, signor Commissario, onorevoli<br />

colleghi, attraverso la sottoscrizione pubblica di uno strumento giuridico sul programma<br />

Galileo stiamo sottolineando l’importanza che ricordiamo ai programmi europei di<br />

radionavigazione satellitare EGNOS e Galileo. Il regolamento che andremo a firmare oggi<br />

è un segnale che ricorda come molti obiettivi possano essere raggiunti solo all’interno <strong>del</strong>la<br />

struttura <strong>del</strong>l’Unione europea e non dai singoli Stati membri che agiscono da soli. EGNOS<br />

e Galileo possono dare e daranno all’Unione europea i mezzi per creare un’alternativa<br />

europea, complementare ad altri sistemi.<br />

Galileo includerà una rete di 30 satelliti e un’infrastruttura di controllo a terra. Il testo <strong>del</strong><br />

regolamento che verrà firmato oggi è il risultato dei negoziati tra le Istituzioni europee che<br />

si sono persuase di un buon esito a una prima lettura.<br />

Le istituzioni hanno trovato <strong>del</strong>le soluzioni che renderanno possibile la costruzione di un<br />

sistema a così elevata complessità tecnica, accordandosi su un finanziamento comunitario<br />

di 3,4 miliardi di euro. Di conseguenza, Galileo potrà essere operativo al massimo dal<br />

2013.<br />

Come Presidente <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, vorrei esprimere un ringraziamento particolare<br />

al presidente <strong>del</strong>la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, Angelika Niebler, al<br />

relatore <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, Etelka Barsi-Pataky, per il buon esito dei loro sforzi e<br />

ringraziare anche la Presidenza slovena per il suo significativo impegno per questo dossier<br />

strategico molto importante.<br />

(Applausi)<br />

Spero anche che questa sottoscrizione pubblica sottolinei che abbiamo intenzione di<br />

lavorare con vigore e dedizione per ottenere un progresso tangibile per i nostri cittadini.<br />

Grazie per essere qui oggi e grazie per la vostra attenzione.<br />

Invito adesso il rappresentante <strong>del</strong> Consiglio, Jean-Pierre Jouyet, a prendere la parola.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica. – (FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli<br />

colleghi, sarà ora possibile ottenere precise informazioni sul posizionamento e sulle<br />

misurazioni dei tempi grazie al sistema di radionavigazione satellitare lanciato dall’Unione<br />

europea e dall’Agenzia spaziale europea. Vorrei unirmi a lei, signor Presidente, nel rendere<br />

merito alla Presidenza slovena, che ha condotto questo difficile accordo verso una<br />

conclusione positiva. Inoltre, vorrei ringraziare il Commissario Niebler, Presidente <strong>del</strong>la<br />

Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, il suo relatore e tutti i membri principali<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> che hanno reso possibile l’adozione di questo regolamento.<br />

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Quello che stiamo compiendo oggi adottando questo regolamento su Galileo è un<br />

significativo passo in avanti. Permetterà lo spiegamento di un sistema di posizionamento<br />

satellitare globale su base pubblica. Come ha riferito l’onorevole Pöttering, questo sistema<br />

è basato su una costellazione di 30 satelliti e su una base a terra e fornirà informazioni in<br />

loco a utenti di diversi settori. Quindi, per molti nostri cittadini, questa è un’indicazione di<br />

reale progresso compiuto dall’<strong>Europa</strong>.<br />

Non solo assicurerà la nostra indipendenza fornendo un segnale che sostituirà quello GPS<br />

americano, ad esempio quando il servizio non è attivo, ma andrà molto più in là in quanto<br />

fornirà anche un servizio che non è correntemente disponibile tramite GPS: il rilevamento<br />

<strong>del</strong>le persone in difficoltà – servizio essenziale nel ruolo che l’<strong>Europa</strong> deve avere nel<br />

relazionarsi ai propri cittadini – o la costituzione di un servizio per la sicurezza <strong>del</strong>la vita<br />

che è particolarmente adatto alla gestione <strong>del</strong> traffico aereo. Galileo, quindi, porterà risultati<br />

tangibili nella vita dei nostri cittadini.<br />

La Commissione europea, il Commissario e l’Agenzia spaziale europea hanno avviato il<br />

processo di selezione per le aziende che saranno coinvolte nello spiegamento dei vari lotti<br />

assegnati per implementare questo sistema; la costituzione di Galileo è ovviamente di<br />

fondamentale importanza per la competitività <strong>del</strong>l’industria europea.<br />

In linea generale, la gestione <strong>del</strong> programma Galileo sarà posta sotto il controllo politico<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> e <strong>del</strong> Consiglio. Potete stare certi che la Presidenza francese è determinata<br />

nel lavorare a stretto contatto con il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>; è stato proposto che il gruppo<br />

interistituzionale Galileo, il GIG, che include le tre istituzioni <strong>del</strong>l’UE – la Commissione, il<br />

<strong>Parlamento</strong>, il Consiglio – si riunisca al più presto al fine di discutere le condizioni necessarie<br />

per una positiva implementazione <strong>del</strong> programma, che è essenziale per l’intera Unione<br />

europea.<br />

Presidente. − Grazie molte, ministro. Ora, io e il Ministro Jouyet sottoscriveremo il<br />

regolamento Galileo e vorrei chiedere al Commissario Ferrero-Waldner, ad Angelika Niebler,<br />

presidente <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, al relatore Etelka<br />

Barsi-Pataky, di unirsi a noi.<br />

(Firma <strong>del</strong> regolamento Galileo)<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

PRESIDENZA DELL’ON. GÉRARD ONESTA<br />

Vicepresidente<br />

10. Approvazione <strong>del</strong> processo verbale <strong>del</strong>la seduta precedente: vedasi processo<br />

verbale<br />

11. Situazione in Cina dopo il terremoto e prima <strong>del</strong>le Olimpiadi (discussione)<br />

Presidente. – L’ordine <strong>del</strong> giorno reca le dichiarazioni <strong>del</strong> Consiglio e <strong>del</strong>la Commissione<br />

sulla situazione in Cina dopo il terremoto e prima dei Giochi olimpici.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. – (FR) Signor Presidente, Commissario,<br />

onorevoli colleghi, la Cina è un partner strategico per l’Unione europea. La nostra politica<br />

e le nostre relazioni commerciali sono particolarmente forti; vorrei evidenziare che l’Unione<br />

europea è il maggior partner commerciale <strong>del</strong>la Cina.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il coinvolgimento <strong>del</strong>la Cina a livello internazionale, come nella risoluzione <strong>del</strong>le maggiori<br />

regionali e globali, è di grande importanza per l’Unione europea. L’Unione ha inoltre lo<br />

scopo di incoraggiare lo sviluppo e le riforme in Cina a beneficio non solo <strong>del</strong> paese stesso,<br />

ma anche – date le sue dimensioni – <strong>del</strong>l’intero pianeta, perciò è in questo contesto che<br />

abbiamo seguito con seria preoccupazione le conseguenze <strong>del</strong> terremoto che in maggio<br />

ha colpito la provincia <strong>del</strong> Sichuan e accertato la portata <strong>del</strong> disastro; con più di 70 000<br />

morti e 18 000 dispersi, il sacrificio finale oltrepassa gli 80 000 individui. Inoltre, più di<br />

5 milioni di persone hanno perso la loro casa. Per molte settimane, il terremoto e le sue<br />

gravi conseguenze umane e materiali hanno portato la Cina a mobilitare il suo intero<br />

apparato e la comunità internazionale ha riconosciuto gli sforzi compiuti dalla Cina per<br />

rispondere velocemente e con efficacia al disastro.<br />

L’Unione europea ha risposto velocemente fornendo aiuti umanitari e il meccanismo<br />

comunitario di protezione civile è stato immediatamente attivato il 13 maggio per<br />

coordinare gli aiuti in natura dagli Stati membri; aiuti per un totale di 25 milioni di euro<br />

forniti dalla Comunità europea, inclusi gli Stati membri – di cui 2,2 milioni di euro sono<br />

stati forniti dalla Commissione – sono stati veicolati attraverso la Croce rossa.<br />

Parlando in generale, constatiamo che la Cina ha giocato un ruolo effettivo durante le<br />

operazioni di soccorso e che, con l’assistenza <strong>del</strong>la comunità internazionale, sta compiendo<br />

sforzi considerevoli per arginare le conseguenze <strong>del</strong> disastro. Le autorità cinesi sono state<br />

molto aperte verso gli aiuti internazionali e verso la copertura dei media durante questo<br />

avvenimento; quindi, vorremmo rendere loro lode per il notevole sussidio e per gli sforzi<br />

di ricostruzione.<br />

D’altra parte, com’è noto, abbiamo seguito da vicino e con un po’ di preoccupazione, gli<br />

avvenimenti <strong>del</strong> Tibet e continuiamo a tenere sotto stretto controllo i futuri sviluppi <strong>del</strong>la<br />

regione. Nella dichiarazione fatta dalla Presidenza slovena il 17 marzo a nome <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea, quest’ultima ha espresso la propria profonda apprensione in merito ai continui<br />

aggiornamenti sulle agitazioni in Tibet e ha portato la propria partecipazione e le proprie<br />

condoglianze alle famiglie <strong>del</strong>le vittime. E’ stata invocata la moderazione da più parti e le<br />

autorità cinesi sono state incoraggiate a trattenersi dall’usare la forza, così come è stato<br />

chiesto ai dimostranti di desistere dalle violenze.<br />

Nel nostro messaggio alle autorità cinesi, abbiamo chiesto di intavolare un dialogo con il<br />

Dalai Lama per discutere <strong>del</strong>le questioni chiave, come la preservazione <strong>del</strong>la cultura, <strong>del</strong>la<br />

religione e <strong>del</strong>le tradizioni tibetane. Abbiamo anche spinto affinché le informazioni fossero<br />

trasparenti e affinché a media, diplomatici, turisti e agenti <strong>del</strong>l’ONU fosse concesso libero<br />

accesso al Tibet. Il Tibet è stato nuovamente aperto ai turisti alla metà di giugno.<br />

Abbiamo inoltre approvato l’incontro informale che si è tenuto il 4 maggio tra le autorità<br />

cinesi e gli inviati <strong>del</strong> Dalai Lama; crediamo che questo sia un passo nella giusta direzione<br />

e abbiamo espresso la speranza che ciò possa condurre a un ulteriore ciclo di dialoghi<br />

costruttivi con il Dalai Lama. Le autorità cinesi e i rappresentanti <strong>del</strong> Dalai Lama si sono<br />

ancora incontrati l’1, il 2 e il 3 luglio a Pechino. E’ ovviamente troppo presto per<br />

commentare questa tornata di conferenze, ma speriamo che da entrambe le parti si possa<br />

procedere in maniera costruttiva.<br />

Le autorità cinesi hanno confermato che il governo centrale di Pechino e il rappresentante<br />

<strong>del</strong> Dalai Lama si sono accordati per tenersi in contatto e per continuare le loro<br />

consultazioni; hanno anche espresso la speranza che il Tibet possa essere riaperto ai<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

giornalisti e alle persone nel prossimo futuro, una volta che l’ordine pubblico sia stato<br />

ristabilito nella regione.<br />

Mentre tutte le attese sono concentrate sulla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici,<br />

ogni Stato membro deciderà il grado in cui desidera esserne rappresentato. Permettetemi<br />

di sottolineare che, a questo proposito, la Cina ha affermato in più occasioni di essere lieta<br />

di offrire un caloroso benvenuto a tutti i leader <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Dopo essersi consultato con tutte le sue controparti <strong>del</strong> Consiglio <strong>europeo</strong>, il Presidente<br />

<strong>del</strong>la Repubblica ha annunciato la sua intenzione di essere presente alla cerimonia di<br />

apertura nel suo duplice ruolo di Presidente <strong>del</strong>la Repubblica francese e di Presidente in<br />

carica <strong>del</strong> Consiglio.<br />

Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, questo conclude le informazioni che<br />

oggi desideravo sottoporre alla vostra attenzione.<br />

Benita Ferrero-Waldner, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, sono<br />

convinta anch’io che le relazioni strategiche UE-Cina siano vitali per l’Unione europea e<br />

ritengo che lo siano anche per la Cina, così come per il resto <strong>del</strong> mondo.<br />

Guardando indietro, questa primavera è stata una prova per le relazioni UE-Cina. Le<br />

agitazioni in Tibet hanno portato a proteste diffuse in tutta <strong>Europa</strong> e all’interruzione <strong>del</strong>la<br />

staffetta <strong>del</strong>la torcia olimpica in molte capitali europee. A loro volta, gli ultimi avvenimenti<br />

hanno portato a un’ondata di sentimento nazionalista in Cina e a sentimenti anti-europei,<br />

che si sono tradotti in campagne di boicottaggio contro gli interessi europei in Cina. Di<br />

conseguenza, è nata <strong>del</strong>la preoccupazione per il sempre più ampio divario tra le opinioni<br />

pubbliche cinese ed europea e la percezione l’una <strong>del</strong>l’altra.<br />

Fortunatamente, questi sviluppi hanno avuto vita breve. Due eventi sono stati funzionali<br />

all’inversione <strong>del</strong>la tendenza emergente. Il primo è stato la visita <strong>del</strong>la Commissione a<br />

Pechino il 24-26 aprile, alla quale ho partecipato con il Presidente Barroso. L’altro sono<br />

state le conseguenze <strong>del</strong> terribile terremoto che ha colpito la provincia di Sichuan in maggio.<br />

Permettetemi di parlare separatamente di entrambi. Inizialmente, la visita che abbiamo<br />

fatto in aprile si è focalizzata sullo sviluppo sostenibile e sul cambiamento climatico, ma<br />

ha anche dato l’opportunità di evidenziare direttamente con i leader cinesi la preoccupazione<br />

<strong>del</strong>l’UE per la situazione in Tibet. Ricorderete che quando il 26 marzo ho riferito in questa<br />

sede, ho auspicato una ripresa <strong>del</strong>le consultazioni tra i rappresentanti <strong>del</strong> Dalai Lama e il<br />

governo cinese. Durante le conferenze in aprile, il presidente Hu Jintao ci annunciò che la<br />

Cina avrebbe a breve ripreso le consultazioni con i rappresentanti <strong>del</strong> Dalai Lama. Questa<br />

fu una richiesta chiave <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Il risultato <strong>del</strong>la nostra visita a Pechino ha provato che l’approccio coerente <strong>del</strong>la<br />

Commissione per un legame costruttivo con la Cina ha portato a risultati tangibili e che,<br />

quindi, si è dimostrato essere il giusto approccio.<br />

L’altro evento che ha segnato un punto di svolta nelle relazioni tra la Cina e il resto <strong>del</strong><br />

mondo, come ha già detto il Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio, è stato il terremoto nel<br />

Sichuan. La portata <strong>del</strong>la catastrofe umana provocata dal terremoto e la sofferenza <strong>del</strong>la<br />

popolazione sono state enormi: 70 000 persone sono state dichiarate morte e più di 10<br />

milioni di persone sono divenute profughi.<br />

Ciò ha provocato un’effusione di simpatia internazionale e di supporto per le vittime. Ma,<br />

ancora più importante, il governo cinese ha reagito al terremoto in modo veloce e ben<br />

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82<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

coordinato, impiegando oltre 130 000 soldati per il salvataggio e garantendo alla stampa<br />

libero accesso alle aree colpite. Questa reazione mette in una luce positiva la Cina moderna.<br />

Il Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio ha già accennato a ciò che noi, come Unione europea,<br />

abbiamo donato e, quindi, non aggiungerò niente in merito. Consentitemi di passare<br />

direttamente alla situazione per com’è oggi.<br />

Tre eventi da ora alla fine <strong>del</strong>l’anno rivestono un’importanza cruciale per le relazioni<br />

UE-Cina dal punto di vista cinese e penso sia lo stesso per noi: le Olimpiadi di Pechino, il<br />

vertice ASEM, che avrà luogo a Pechino il 24-25 ottobre e il Vertice UE-Cina, che avrà<br />

luogo l’1 dicembre in Francia. Durante questo periodo, il governo cinese sarà<br />

particolarmente sensibile ai messaggi che arriveranno dall’estero. Ora più che mai è<br />

necessario evitare fraintendimenti e continuare la nostra politica di impegno costruttivo.<br />

La situazione in Tibet continuerà a focalizzare l’attenzione durante questi mesi. Oggi<br />

possiamo dire di essere tornati indietro alla situazione antecedente al 14 marzo poiché le<br />

consultazioni tra il governo cinese e i rappresentanti <strong>del</strong> Dalai Lama sono state riprese<br />

all’inizio di maggio e un nuovo ciclo di discussioni ha avuto luogo la settimana scorsa; ma<br />

sono d’accordo sul fatto che non sia possibile dare una piena valutazione. Continueremo<br />

a incoraggiare entrambe le parti a continuare i colloqui in maniera produttiva e orientata<br />

al risultato.<br />

Lo scorso mese, il 24 giugno, la Cina ha fatto un passo positivo consentendo nuovamente<br />

l’accesso ai turisti stranieri in Tibet. Sebbene le visite controllate di diplomatici e giornalisti<br />

stranieri abbiano ricominciato ad aver luogo fin da marzo, noi continuiamo a premere per<br />

un accesso libero dei giornalisti stranieri.<br />

Per quanto riguarda i Giochi olimpici, noi tutti auspichiamo che ci sia una possibilità per<br />

la Cina e per il mondo di avvicinarsi l’uno all’altra. Speriamo che la Cina abbia successo in<br />

questo.<br />

In ottobre, il vertice ASEM, al quale io parteciperò, sarà una buona opportunità per<br />

sottolineare le nostre relazioni con la Cina e, nel fare ciò, per portare avanti importanti<br />

questioni di interesse globale.<br />

In conclusione, spero che, in particolare durante il prossimo vertice UE-Cina, potremmo<br />

raggiungere un progresso concreto sul numero di tematiche reciprocamente importanti,<br />

come il cambiamento climatico, le negoziazioni in corso per concludere un accordo di<br />

partenariato e cooperazione UE-Cina, i diritti umani e le questioni economiche e<br />

commerciali. Questi sono i nostro obiettivi da qui all’1 dicembre. Penso sia vitale che la<br />

partnership strategica continui a essere saldamente sviluppata, considerando anche l’impegno<br />

esistente.<br />

Georg Jarzembowski, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE . – (DE) Signor Presidente, signor<br />

Presidente in carica, Commissario, il mio gruppo intende far riferimento in primo luogo<br />

alla risoluzione sul disastro naturale in Cina e sulla situazione in Tibet, che il <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> ha adottato a grande maggioranza il 22 maggio di quest’anno.<br />

Il gruppo PPE-DE accoglie con entusiasmo l’impegno dedicato al governo cinese alla<br />

ricostruzione <strong>del</strong>le aree colpite dal terremoto. Allo stesso tempo, comunque, ci aspettiamo<br />

che il governo cinese assicuri che le nuove case e gli altri nuovi edifici siano costruiti per<br />

resistere alle scosse di terremoto, poiché dobbiamo ricordare il triste fatto che sono stati i<br />

difetti strutturali a portare al crollo di molte scuole e che molti alunni hanno perso la vita.<br />

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IT<br />

Ci aspettiamo che questo aspetto sia indagato e che i responsabili siano chiamati a renderne<br />

conto.<br />

Il gruppo PPE-DE nota con grave preoccupazione che il governo cinese non ha ancora<br />

colto l’opportunità offerta dall’organizzazione dei Giochi olimpici di incrementare il rispetto<br />

dei diritti umani universali in Cina. Nel paese, l’intimidazione dei cittadini cinesi e le<br />

restrizioni ai rappresentanti dei medi sembrano essere ancora maggiori con l’avvicinarsi<br />

dei Giochi olimpici.<br />

Per questo motivo, facciamo appello al governo cinese affinché ripristini i diritti civili<br />

universali, in particolar modo la libertà di stampa, in occasione dei Giochi olimpici e che<br />

continui a garantirli anche in seguito.<br />

(Applausi)<br />

Infine, il gruppo PPE-DE fa appello al governo cinese affinché dimostri buona volontà<br />

durante le consultazioni in corso con il Dalai Lama e le conduca a una conclusione positiva,<br />

che dovrebbe includere una clausola sull’autonomia <strong>del</strong> Tibet. Giudicheremo inaccettabile<br />

che il governo cinese usi queste consultazioni per superare il periodo dei Giochi olimpici,<br />

lasciandole cadere in seguito.<br />

Ci aspettiamo un risultato che incrementi l’autonomia e i diritti umani <strong>del</strong> Tibet.<br />

(Applausi)<br />

Libor Rouček, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (CS) Onorevoli colleghi, prima di tutto vorrei<br />

esprimere la mia ammirazione per come le autorità cinesi hanno gestito il periodo<br />

immediatamente successivo al distruttivo terremoto che ha scosso la provincia <strong>del</strong> Sichuan<br />

e che ha coinvolto quasi 10 milioni di persone. Ho visto con favore il fatto che la Cina<br />

abbia immediatamente aperto le sue frontiere agli aiuti stranieri e posso garantire, a nome<br />

<strong>del</strong> gruppo PSE, che continueremo a fare il possibile affinché gli aiuti europei siano inviati<br />

nella maniera più veloce ed efficace. In merito al Tibet, approvo il ripristino dei contatti e<br />

le due tornate di consultazioni che hanno avuto luogo tra le autorità cinesi e gli inviati <strong>del</strong><br />

Dalai Lama. Ritengo che sia un buon punto di partenza, considerando quali erano gli eventi<br />

in marzo e credo, inoltre, che questi contatti e queste consultazioni continueranno fino al<br />

raggiungimento di una soluzione accettabile per entrambe le parti. La Cina ha di recente<br />

riaperto il Tibet ai turisti stranieri e, secondo il New York Times, più di 1 000 tibetani detenuti<br />

dopo le dimostrazioni di marzo sono già stati rilasciati. Tuttavia, voglio ancora fare appello<br />

alle autorità cinesi affinché forniscano informazioni alle famiglie sulle condizioni di quanti<br />

sono ancora detenuti. Per quanto riguarda i Giochi olimpici, auguro sia alla Cina che al<br />

Comitato olimpico internazionale buoni e fortunati giochi, poiché sono convinto che<br />

questi giochi, se ben organizzati, possano aiutare a migliorare la situazione dei diritti umani<br />

in Cina.<br />

Marco Cappato, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nessuno<br />

qui mette in discussione l’importanza dei rapporti di ogni tipo con il governo cinese né<br />

tantomeno la solidarietà in conseguenza <strong>del</strong> terremoto. Qui c’è un problema, in particolare<br />

nella presentazione che la Presidenza <strong>del</strong> Consiglio ha fatto. E’ una presentazione che fa<br />

completamente l’economia di quello che è il ruolo che quest’Unione europea può e deve<br />

giocare nell’affermazione dei diritti civili e politici di tutte le persone che vivono sul suolo<br />

cinese, in Tibet e non solo in Tibet.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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84<br />

IT<br />

Bisogna dire una parola su questo, perché altrimenti salutare in questo modo il fatto che<br />

vengono riammessi i turisti stranieri, senza dire una parola su quanto è accaduto, sulle<br />

condanne, i processi pubblici, la militarizzazione di Lhasa, in occasione <strong>del</strong> passaggio <strong>del</strong>la<br />

torcia olimpica, le libertà che continuano a non esserci, le torture che si continuano a fare,<br />

questo è un modo parziale di affrontare un problema. Magari questo ruolo parziale poi<br />

favorirà una reazione che verrà tacciata di essere ingenua, idealistica, sterile, perché ci sono<br />

le persone che pensano alle cose serie, ai buoni rapporti con la Cina, e poi ci sono le persone<br />

che pensano alle cose ingenue e inconsistenti, che saremmo noi.<br />

Questo è il risultato prodotto da una presentazione come quella che lei ha fatto: non<br />

menzionate nemmeno il popolo uighuro, semplicemente perché non dispone di un leader<br />

transnazionale <strong>del</strong>la non violenza, come il Dalai Lama, credo che sia grave quando si parla<br />

di Cina. E allora che <strong>Europa</strong> è un’<strong>Europa</strong> che davanti a tutto questo dice: “Ciascun capo di<br />

Stato decida per conto suo se va e se non va e noi Francia intanto abbiamo consultato i<br />

nostri partner e andiamo come Presidenza <strong>del</strong>l’Unione europea”. Ma quale Presidenza? Ma<br />

quale Unione europea? Questa è l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong>le patrie e giustamente la Cina non considera<br />

in nessun modo l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong>le patrie come capace di una politica che possa intimidirla nel<br />

rispetto dei diritti umani dei cittadini cinesi e non solo.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente. – E’ veramente difficile chiedere a un oratore di interrompersi, specialmente<br />

quando sta parlando con trasporto, ma, la prego, provi a rimanere nei tempi stabiliti.<br />

Hanna Foltyn-Kubicka, a nome <strong>del</strong> gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, vorrei ancora<br />

una volta portare la sua attenzione sull’incontrovertibile catastrofica situazione politica in<br />

Tibet. Nell’avvicinarsi dei Giochi olimpici, le autorità <strong>del</strong>la Repubblica popolare cinese<br />

stanno intensificando le loro politiche circa questa regione. Inviare l’esercito nei monasteri<br />

tibetani col pretesto di cercare armi e terroristi è diventata una pratica regolare. Il risultato<br />

di queste azioni è la requisizione di opere d’arte raccolte in quei luoghi e ciò è accompagnato<br />

dalla distruzione di oggetti di culto. Informazioni che arrivano da istituti di ricerca<br />

indipendenti e da organizzazioni per i diritti umani ci parlano di recenti avvenimenti come<br />

quelli accaduti nel monastero di Tsendrok nella provincia di Amdo Maima. I giochi<br />

inizieranno tra meno di un mese. Ogni giorno che passa si dimostra la fiducia che avevamo<br />

sul fatto che ci sarebbe stato un cambiamento nella politica interna cinese era senza<br />

fondamento. Spero tuttavia che l’interesse <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> su questo argomento non si esaurisca<br />

con la fiamma dei Giochi olimpici a Pechino.<br />

Daniel Cohn-Bendit, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor<br />

Presidente in carica, congratulazioni per l’ipocrisia, le bugie e la dissimulazione a proposito<br />

<strong>del</strong>l’evento olimpico. Ne abbiamo abbastanza! Vi state comportando nella maniera in cui<br />

i governi si sono per anni comportati nei confronti <strong>del</strong> totalitarismo sovietico. E’ sempre<br />

la stessa vecchia storia ed è sempre la stessa trama che tessete da anni per noi che siamo<br />

qui.<br />

Voi parlate <strong>del</strong>la situazione dei giochi dei negoziati. Se chiedeste ai tibetani come sono<br />

andate le negoziazioni, questi risponderebbero che sono costantemente soggetti a<br />

umiliazioni durante il corso dei negoziati e che sono sottoposti a continui ricatti – da questo<br />

punto di vista, il Dalai Lama e i suoi rappresentanti sono trattati nella maniera in cui<br />

Brezhnev trattava Dubček – con l’effetto “se vi muovete, spareremo alla maggior parte di<br />

voi”. Questo è quello che è stato detto durante i negoziati e adesso il Presidente in carica,<br />

il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica francese, dirà “Ben fatto, Cina! Mostraci cosa fare quando<br />

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IT<br />

qualcuno si muove”. Questa è l’esagerata risposta cinese, come se l’accenno di Sarkozy a<br />

“ripulire i sobborghi con un tubo di aria compressa” sia stata una risposta eccessiva.<br />

Questa è la verità; e adesso voi dite che questi sono i valori <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Su quali basi, quando<br />

e come? Bene, ora che tutti sono presenti – e questo è un momento nero per questa Camera<br />

– vorrei congratularmi con il presidente <strong>del</strong> gruppo dei socialisti e con il presidente <strong>del</strong><br />

gruppo PPE, sono tutti qui. Per dire cosa esattamente? Per dire cosa, qui oggi? Tutti dicono<br />

“le cose andranno meglio grazie alle Olimpiadi”.<br />

Nel 2001, abbiamo detto che se avessimo dato i Giochi olimpici alla Cina le cose sarebbero<br />

andate meglio. Dal 2001 non è successo niente e le cose vanno di male in peggio. Quindi,<br />

cosa ci state dicendo? Che in quattro settimane le cose andranno meglio? Perché dovrebbero<br />

andare meglio? I cinesi stanno predominando. Il Partito comunista cinese sta predominando.<br />

Più duramente essi si comportano, più vi piegate sulle ginocchia; e più vi piegate sulle<br />

ginocchia, più si avvicinano al trionfo.<br />

Perché pensate che questa situazione possa cambiare? Controlleranno tutto alle Olimpiadi.<br />

Controlleranno le stazioni radio, controlleranno le reti televisive, ma non controlleranno<br />

Sarkozy, questo è sicuro. Lo inviteranno anche a mangiare con le bacchette. Sarà molto<br />

bello. Gli dimostreranno affetto e lo aduleranno. Allora, Sarkozy dirà: “Queste sono tre<br />

stazioni nucleari e 36 treni ad alta velocità”, e non so cos’altro. Questo è aberrante. E’<br />

disprezzabile e credo che, se l’<strong>Europa</strong> non si sveglia, se continueremo a proiettare questa<br />

immagine di un’<strong>Europa</strong> di mercanti, incapace di difendere i più fondamentali diritti in<br />

<strong>Europa</strong> o in qualsiasi altra parte <strong>del</strong> mondo, bene, non siamo degni di costruire l’<strong>Europa</strong> e<br />

questo è quanto dovrebbe venir detto al Presidente <strong>del</strong> Consiglio in carica.<br />

(Forti applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jiří Maštálka, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (CS) Grazie, signor Presidente. E’ sempre<br />

più difficile vedere la trave nel nostro occhio che la pagliuzza nell’occhio altrui. In primo<br />

luogo, vorrei esprimere la mia solidarietà alle vittime di questo immane disastro e anche<br />

la mia ammirazione, come ha fatto il mio collega Rouček, per il modo in cui il governo<br />

cinese ha reagito per salvare le vittime. Voglio anche ringraziare la Commissione, che è<br />

stata insolitamente veloce nel fornire aiuti finanziari, e dire che sono certa che non ci<br />

saranno limiti a questi aiuti. Penso di parlare per la maggioranza di noi quando dico che<br />

desideriamo che i Giochi olimpici siano gestiti in maniera sicura e all’insegna <strong>del</strong> fair play<br />

e non solo negli stadi. Ovviamente, noi rispettiamo le caratteristiche tipiche <strong>del</strong>la storia e<br />

<strong>del</strong>la cultura cinesi. Tuttavia, questi due eventi ci danno l’opportunità di condurre un<br />

dialogo ancora più intenso e di raggiungere risultati tangibili nelle discussioni con le nostre<br />

controparti <strong>del</strong>la Repubblica popolare cinese in merito sia all’ecologia sia ai diritti umani.<br />

Bastiaan Belder, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (NL) Nel pomeriggio di mercoledì 18<br />

giugno avrei dovuto avere un incontro con tre rispettabili, pacifici cittadini cinesi in un<br />

hotel di Pechino. Un’ora prima di quando avremmo dovuto incontrarci sono venuto<br />

esplicitamente a conoscenza che due di essi erano stati prelevati dal servizio di sicurezza<br />

e che il terzo era stato ufficialmente messo in guardia di non parlare con me. I due che<br />

erano stati detenuti sono stati rilasciati 31 ore dopo. La linea ufficiale è stata che il rilascio<br />

non è avvenuto in quanto i due non erano stati arrestati, ma semplicemente “interrogati”.<br />

Comunque sia andata, le autorità cinesi hanno voluto chiaramente evitare ogni contatto<br />

personale tra un membro <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e questi tre cittadini cinesi. Ma io<br />

comprendo appieno il loro abominevole comportamento. Pechino certamente non si<br />

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IT<br />

poteva aspettare che da tre principali rappresentanti <strong>del</strong>le fiorenti chiese protestanti potesse<br />

venir fuori una buona propaganda per i Giochi olimpici. Alla vigilia di questo grandioso<br />

spettacolo sportivo, i membri <strong>del</strong>le chiese protestanti che non sono ufficialmente registrati<br />

sono soggetti a persecuzioni religiose sempre più aspre.<br />

I leader progressisti cinesi preferiscono tenere gli strazianti dettagli di questa repressione<br />

saldamente nascosti. Naturalmente. Dopotutto, che onore c’è nel condannare un semplice<br />

ministro <strong>del</strong>la chiesa di Pechino ai lavori forzati? Per tre anni egli ha dovuto passare dalle<br />

dieci alle dodici ore al giorno costruendo campi da calcio per i Giochi olimpici. E’ stato<br />

detto abbastanza a proposito <strong>del</strong>la forma cinese di lavori forzati!<br />

E che cosa fare di quei funzionari cinesi che hanno arrestato membri <strong>del</strong>le chiese per essersi<br />

prodigati a dare un aiuto pratico, volontariamente e al di fuori di una ben radicata credenza<br />

altruistica, alle vittime <strong>del</strong> terribile terremoto nella provincia <strong>del</strong> Sichuan? Questo è<br />

veramente inaccettabile. Signor Presidente, molto prima che inizino i Giochi olimpici in<br />

Cina, vorrei dimostrare che Pechino ha estinto la fiamma olimpica con il suo evidente<br />

disprezzo dei diritti fondamentali!<br />

Edward McMillan-Scott (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, vorrei iniziare esprimendo<br />

le mie condoglianze ai parenti di quanti hanno perso la vita e a quelli che hanno sofferto<br />

a causa <strong>del</strong> terremoto.<br />

Ma voglio in particolare, se posso, rivolgere i miei commenti al Presidente in carica <strong>del</strong><br />

Consiglio Jouyet per la sua odierna dichiarazione sul fatto che il Presidente Sarkozy, che<br />

arriverà qui domani, parteciperà alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici.<br />

Vorrei ricordare l’editoriale nel numero di oggi <strong>del</strong> giornale locale Les Dernières Nouvelles<br />

d’Alsace: “L’Europe a capitulé”, l’<strong>Europa</strong> ha capitolato. Non solo il Presidente Sarkozy<br />

parteciperà ai Giochi olimpici, ma il 16 giugno con il permesso <strong>del</strong>le autorità francesi sono<br />

state anche sospese le trasmissioni di un gruppo che trasmette in Cina via Eutelsat. Questo<br />

è stato fatto prima. In questa occasione, ho pregato il governo francese di permettere a<br />

NDTV di riprendere le trasmissioni.<br />

Vorrei sottoporre oggi ai relatori <strong>del</strong>le Nazioni Unite un dossier concernente alcune <strong>del</strong>le<br />

persone che ho contattato mentre mi trovavo a Pechino due anni fa. Il signor Cao Dong<br />

continua a essere torturato in una prigione <strong>del</strong> Nord-Est <strong>del</strong>la Cina. Il signor Niu Jinping è<br />

stato arrestato nuovamente il 20 aprile 2008 e lo stanno torturando. Sua moglie, la signora<br />

Zhang Lianying, è stata ripetutamente torturata e imprigionata quattro volte. Sto inserendo<br />

nel mio sito Internet un dossier sui 50 tipi di tortura che sta patendo. Del signor Gao Zhisheng,<br />

un avvocato cristiano per i diritti umani, so che è stato malamente trattato all’inizio di<br />

quest’anno. Egli è ancora sotto arresto. Il signor Hu Jia è stato arrestato dopo aver<br />

testimoniato al sottocomitato “Diritti umani e democrazia” <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

Questo è un regime arbitrario, brutale e paranoico. Dovremmo tenere la politica fuori dallo<br />

sport; dovremmo tenere il Presidente Sarkozy lontano da Pechino.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Robert Evans (PSE). - (EN) Signor Presidente, come molte altre persone qui presenti,<br />

sette anni fa quando le Olimpiadi furono assegnate alla Cina ebbi <strong>del</strong>le serie riserve. Ma<br />

esse furono assegnate solo dopo una serie di assicurazioni date dalle autorità sul fatto che<br />

i diritti <strong>del</strong>le minoranze sarebbero stati rispettati, che si sarebbe posto fine agli abusi e alle<br />

torture e che le ben documentate violazioni dei diritti umani sarebbero state affrontate.<br />

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IT<br />

Arrivando velocemente ai nostri gironi, sappiamo che le nostre preoccupazioni sono grandi<br />

come sempre, se non di più. Altri hanno parlato degli abusi, l’onorevole Cappato è stato<br />

eloquente sul Tibet e l’onorevole Cohn-Bendit e altri ne hanno parlato. Sappiamo <strong>del</strong>le<br />

violazioni <strong>del</strong>la giustizia naturale. La Cina compie più esecuzioni capitali in un anno di<br />

tutti gli altri paesi messi assieme. Penso che sarà una vergogna per l’<strong>Europa</strong> se il prossimo<br />

mese il Presidente Sarkozy e una fila di capi di governo <strong>del</strong>l’UE e presidenti e principi<br />

saranno là, a battere le mani assieme ai leader cinesi, conferendo loro, quindi, credibilità<br />

quando non lo meritano e dando loro il via libera per continuare nel modo in cui hanno<br />

operato finora. I Giochi olimpici dovrebbero rispecchiare gli ideali olimpici e ciò che sta<br />

succedendo in Cina in questo momento va loro contro.<br />

Dirk Sterckx (ALDE). - (NL) Come Presidente <strong>del</strong>la Delegazione <strong>del</strong>le relazioni con la<br />

Cina, sono d’accordo con il Commissario quando dice che abbiamo dei legami strategici<br />

con la Cina e che questi sono essenziali per entrambi. Stiamo certamente mirando a legami<br />

economici, ma anche a qualcosa di più. Penso che dovremmo porre enfasi su questa cosa.<br />

Ci sono altre due cose che considero importanti: i diritti umani individuali e la libertà<br />

d’espressione. Ci sono tematiche che ritornano ogni volta che abbiamo contatti con la<br />

<strong>del</strong>egazione o con i suoi membri, con i nostri colleghi cinesi. Non siamo d’accordo, ma<br />

proviamo a discuterne e proviamo a scambiare idee e argomentazioni. E’ difficile, a volte<br />

è un lavoro duro, ma è qualcosa che il <strong>Parlamento</strong> deve continuare a fare incessantemente.<br />

Abbiamo fatto dei progressi? Forse troppo pochi e troppo lentamente; penso però che essi<br />

siano stati fatti. Vorrei spingere il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> a non dimenticare che è necessario<br />

mantenere i contatti con la Cina e continuare a far sollevare queste questioni per quanto<br />

difficile sia, per quanto stancante e a volte frustrante. Penso però che sia l’unico modo per<br />

andare avanti. Questo perché il destino dei cinesi non è deciso qui in quest’Aula, ma in<br />

Cina e dai cinesi stessi. Sono loro gli unici da convincere, non noi.<br />

Thomas Mann (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, c’è stata un’ondata globale di<br />

solidarietà per le vittime <strong>del</strong> devastante terremoto <strong>del</strong> 12 maggio in Cina. Una considerevole<br />

quantità di aiuti sono stati riversati sul paese, eppure all’interno dei suoi confini sono state<br />

fatte distinzioni, misure anti-separatiste sono andato mano nella mano con gli sforzi fatti<br />

per portare soccorso per il disastro. E’ totalmente irrilevante se le persone appartengano<br />

a una maggioranza o a una minoranza, essi sicuramente hanno bisogno di ricevere<br />

aiuto. Non dovrebbe esserci più motivo per enfatizzare le sofferenze; questa è una nozione<br />

impraticabile. Dopo tanto tempo, alla Cina si dovrebbe consigliare di aprirsi. Questo<br />

dovrebbe includere il libero accesso dei giornalisti e degli osservatori stranieri a tutte le<br />

zone <strong>del</strong>la Cina. Alla NTDTV, l’unica televisione non sottoposta a censura in Cina, deve<br />

essere permesso di riprendere senza ritardo le trasmissioni.<br />

Molti capi di Stato o di governo non si sono ancora espressi in merito alla raccomandazione<br />

fatta dal nostro <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, in merito all’astensione alla partecipazione alla<br />

cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici. Noi sosteniamo la posizione adottata Angela<br />

Merkel in Germania, dal Primo Ministro britannico, Gordon Brown, dal nostro Presidente<br />

Hans-Gert Pöttering e da altri personaggi pubblici di spicco, che hanno deciso di stare<br />

lontani dalla cerimonia <strong>del</strong>l’8 agosto. Il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha detto che<br />

la sua posizione dipende dall’esito dei negoziati tra i cinesi e i rappresentanti <strong>del</strong> Dalai<br />

Lama. I negoziati sono stati infruttuosi e tali rimarranno; ne consegue, che egli dovrà<br />

rimanere a Parigi.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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IT<br />

Prima dei giochi, lasciate che vi ricordi la condizione dei tibetani. Ci sono più di 200 morti<br />

a seguito <strong>del</strong>le proteste <strong>del</strong> 14 marzo e 5 000 tibetani sono stati imprigionati, la maggior<br />

parte dei quali senza un processo. A migliaia hanno subito lesioni, come risultato <strong>del</strong>le<br />

violenze fisiche usate nei processi di rieducazione patriottica. Questo, signor Presidente,<br />

vuole essere un promemoria per tutti quelli che hanno ancora intenzione di esaltare<br />

Pechino..<br />

(Applausi dal gruppo Verts/ALE)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Alexandra Dobolyi (PSE). - (HU) Grazie per avermi concesso la parola, signor Presidente.<br />

Organizzare i Giochi olimpici è una sfida da qualsiasi prospettiva, ma è anche una<br />

straordinaria opportunità per i cittadini cinesi di dimostrare di aver compreso i valori<br />

universali e lo spirito dei Giochi olimpici. “Un mondo, un sogno”: lo slogan <strong>del</strong>le Olimpiadi<br />

di Pechino mette appieno in evidenza e rappresenta fe<strong>del</strong>mente i principi dei giochi. Credo<br />

che le Olimpiadi si assicureranno un’opportunità eccellente per approfondire e per estendere<br />

la nostra cooperazione e il dialogo con la Cina in molte aree.<br />

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare il terremoto di maggio e la distruzione che ha causato<br />

migliaia di morti e che ha fatto milioni di senzatetto. Dobbiamo assicurare al paese supporto<br />

in tempi difficili, ma dobbiamo sempre ricordare al governo l’importanza di riforme<br />

democratiche e apportare critiche costruttive in molti campi.<br />

Sono tra quelli che credono che l’Unione europea debba continuare un dialogo con la Cina<br />

orientato al risultato per i diritti umani, ma dobbiamo accettare che i risultati possono<br />

avvenire solo passo dopo passo. Sì, i risultati stanno arrivando: solo alcuni giorni fa è stata<br />

avviata una linea aerea di connessione diretta tra la Cina e Taiwan dopo una mancanza<br />

durata molte decadi. I confronti sono nuovamente attivi. Qui, allo stesso modo, siamo<br />

interessati a un dialogo pragmatico e orientato al risultato che tenga in considerazione i<br />

valori tibetani e cinesi e indichi la strada per il futuro. Grazie molte.<br />

Cornelis Visser (PPE-DE). - (NL) Signor Presidente, le Olimpiadi di Pechino si apriranno<br />

l’ottavo giorno <strong>del</strong>l’ottavo mese <strong>del</strong> 2008. L’otto è un numero fortunato nella cultura cinese<br />

ed è associato alla buona sorte e alla prosperità. Spero che questa data porti fortuna al<br />

popolo cinese. Economicamente, infatti, la Cina sta andando molto bene. “Non importa<br />

se una gatto è bianco o nero fintanto che caccia i topi”, come Deng Xiaoping era solito<br />

dire. Egli ha aperto il paese allo sviluppo economico straniero. Un po’ alla volta l’economia<br />

cinese sarà liberalizzata. La Cina è adesso un partner solido per lo sviluppo economico. E’<br />

felice, per esempio, che la sua valuta sia ancorata non solo al dollaro ma anche all’euro e<br />

ad altre valute. La Cina ha il suo ruolo costruttivo nell’economia mondiale.<br />

Le cose non vanno bene in merito ai diritti umani. Purtroppo, certamente non vanno bene<br />

per la stessa popolazione cinese. Ho trovato spiacevole che in occasione di un evento<br />

gioioso come quello dei Giochi olimpici, siano state messe <strong>del</strong>le restrizioni sul satellite di<br />

trasmissione cinese, che trasmette dall’occidente. Spero che le autorità cinesi utilizzeranno<br />

l’opportunità dei giochi per mostrare alla loro popolazione che le regole non si applicano<br />

solo nelle arene sportive, ma soprattutto al dovere incombente sul governo di rispettare i<br />

diritti umani e la libertà di espressione.<br />

Bogdan Golik (PSE). - (PL) Signor Presidente, 69 000 persone sono morte in conseguenza<br />

<strong>del</strong> terremoto <strong>del</strong> 12 maggio 2008, più di 18 000 sono disperse e il numero dei feriti supera<br />

le 37 000. Questo evento ha scosso non solo i cinesi, ma il mondo intero. Sono<br />

probabilmente l’unica persona alla Camera oggi che era presente in quel momento: ero a<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Pechino e a Shanghai e vidi la solidarietà di quelle persone, i cinesi, che si sono identificati<br />

con le vittime <strong>del</strong>la tragedia.<br />

Cogliendo il vantaggio di questa opportunità, mi piacerebbe esprimere la mia ammirazione<br />

per quelle migliaia di addetti al salvataggio e di volontari dal mondo intero, da Taiwan, dal<br />

Giappone, dall’Australia e, soprattutto, dalla Cina, la solidarietà e l’impegno dei quali, in<br />

queste tragiche circostanze, ha meritato un elogio speciale. Vanno allo stesso modo<br />

riconosciute le azioni intraprese dall’Unione europea. Il governo cinese, con il supporto<br />

<strong>del</strong>le autorità locali, ha messo a disposizione la somma di 10 miliardi di euro per le vittime<br />

<strong>del</strong> disastro. Il supporto straniero complessivo ricevuto da Pechino è di 5 miliardi di euro.<br />

La maggior parte di questi fondi proviene dagli emigrati cinesi che vivono nelle diverse<br />

parti <strong>del</strong> mondo.<br />

Credo che le attività dirette alla specifica assistenza umanitaria siano più utili e che il dialogo<br />

abbia maggior successo degli slogan e degli appelli per il boicottaggio e le proteste.<br />

Nirj Deva (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, questa Camera deve promuovere la scienza<br />

politica, cosa che tristemente oggi non sta facendo.<br />

Dieci milioni di senzatetto è un enorme disastro, il peggiore <strong>del</strong> mondo. Abbiamo visto in<br />

azione un governo e una guida cinese concentrata e incentrata sulla popolazione in un’area<br />

a grande densità, che include più di un milione di tibetani. Diversamente dalla Birmania,<br />

dove i governanti non si curavano e non si curano <strong>del</strong>la popolazione, il governo cinese in<br />

modo evidente si cura <strong>del</strong> proprio popolo. Questo è evidente di per sé per chiunque abbia<br />

visto gli sforzi per i soccorsi.<br />

I diritti umani in Cina non possono essere determinati da altri paesi, poteri, organizzazioni<br />

o persone <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> mondo. Possono essere determinati solamente dagli 1,3 miliardi<br />

di cinesi per loro stessi. Sappiamo bene che questo popolo può essere eloquente, che può<br />

esibire e mostrare la propria rabbia e questo succede in situazioni difficili.<br />

La situazione dei diritti umani in Cina sta migliorando e può migliorare ulteriormente.<br />

Non fa alcuna differenza che il <strong>Parlamento</strong> e i miei colleghi alzino la voce in merito a ciò<br />

che non va. Ci stiamo, come al solito, ingannando su quanto importanti siamo. Sarà il<br />

popolo cinese che, emergendo dalla povertà, chiederà per sé una maggiore espressione<br />

democratica. Quattrocento milioni di persone sono emerse dalla povertà, un considerevole<br />

risultato. Ma la popolazione cinese è spaventata. Voltando loro le spalle come abbiamo<br />

fatto con la torcia olimpica, possiamo solo esasperare il popolo cinese, non il suo governo.<br />

Questa distinzione è importante e dovrebbe essere ricordata.<br />

Marianne Mikko (PSE). - (ET) Onorevoli colleghi, negli anni il movimento olimpico si<br />

è battuto per un mondo migliore. Il grande evento che sta per ricominciare a Pechino ha<br />

attirato l’attenzione sul Tibet e sui diritti umani. Il dialogo tra Pechino e il Dalai Lama può<br />

continuare definitivamente. Dando alla Cina l’opportunità di ospitare questo evento sportivo<br />

mondiale, il Comitato olimpico internazionale ha imposto molto chiaramente la condizione<br />

che entro il 2008 la Cina dovesse rispettare i diritti umani. Sappiamo che questo non è<br />

successo.<br />

Le Olimpiadi non sono mai state solo sport. I principi dei Giochi olimpici echeggiano<br />

quelle <strong>del</strong>l’UE al massimo grado, mi riferisco ai basilari diritti umani dei cittadini, per i quali<br />

non è ammesso alcun compromesso. La Carta asserisce che il paese ospitante debba<br />

sostenere la dignità umana e non opprimere i cittadini sulla base <strong>del</strong>la nazionalità o <strong>del</strong><br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

credo religioso. Di conseguenza io condivido l’opinione che il Presidente Sarkozy stia a<br />

Parigi davanti alla televisione, non nello stadio olimpico di Pechino.<br />

David Hammerstein (Verts/ALE). - (ES) Signor Presidente, l’esperienza<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione dei Giochi olimpici in Cina ci ha insegnato una lezione: per violare<br />

sistematicamente i diritti umani, è necessario essere una nazione grande ed economicamente<br />

forte; non di certo lo Zimbabwe o Cuba, né d’altra parte la Birmania. E’ necessario essere<br />

una nazione dove centinaia di aziende occidentali hanno le loro basi, dove milioni di<br />

persone lavorano in condizioni di semi-schiavitù. E’ necessario mantenere uno stile<br />

pomposo e aggressivo e, a quel punto, l’Unione europea si inchinerà e striscerà ai suoi<br />

piedi.<br />

José Ribeiro e Castro (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, porgo le mie condoglianze ai<br />

parenti <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong> terremoto e desidero esprimere la mia sincera tristezza. Tuttavia,<br />

ci sono altri argomenti dei quali è necessario discutere e mi riferisco, in special modo, al<br />

Consiglio poiché ricordo il commento fatto dal Presidente Sarkozy qualche mese fa, al<br />

tempo degli incidenti in Tibet.<br />

Quella che abbiamo appena sentito è una proposta per trasformare lo sport in cattiva<br />

politica e la politica in un ridicolo sport, e questo è inaccettabile. E’ inaccettabile che il<br />

Presidente Sarkozy vada a rappresentare l’Unione europea a Pechino senza visitare i<br />

prigionieri politici. Sarebbe vergognoso per i nostri leader recarsi a Pechino senza proferire<br />

una sola parola circa la dura realtà <strong>del</strong>la situazione. Questi leader non sarebbero più in grado<br />

di mantenere la loro dignità davanti alle Istituzioni europee. E’ essenziale che si torni su<br />

questi argomenti in settembre.<br />

Manolis Mavrommatis (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, solo un mese prima <strong>del</strong>le<br />

Olimpiadi, la Cina sta ancora subendo il tragico impatto <strong>del</strong> terremoto. Sfortunatamente,<br />

è servito un terremoto con migliaia di disgrazie e di senzatetto affinché il governo <strong>del</strong>la<br />

Repubblica popolare cinese realizzasse che la solidarietà <strong>del</strong>le nazioni che offrono aiuto è<br />

essenziale.<br />

Comunque, ciò ha obbligato la Cina ad aprire i propri confini, permettendo in questo modo<br />

ai mass media e alle agenzie per gli aiuti umanitari, di raggiungere aree che finora avrebbero<br />

potuto essere difficilmente raggiunte anche solo come visitatori.<br />

Gli eventi seguiti al terremoto in Cina hanno portato a un ammorbidimento, che ha avuto<br />

effetti nel mondo intero essendo ora legato alla pacifica coesistenza dei popoli. La bandiera<br />

olimpica e il sacro fuoco <strong>del</strong>l’antica Olimpia rinsalderanno le posizioni ideali tra le cose<br />

che ci separano, ma anche e soprattutto tra quelle che ci uniscono.<br />

Eva Lichtenberger (Verts/ALE). - (DE) Signor Presidente, quando il Presidente Sarkozy<br />

ha parlato <strong>del</strong> risvegliarsi <strong>del</strong>le agitazioni in Tibet, provai una grande ammirazione per la<br />

Francia e per il suo ruolo di guardiano dei diritti umani. Da allora la situazione è molto<br />

peggiorata, con il raggiungimento di livelli record <strong>del</strong> numero dei detenuti.<br />

La situazione in Tibet non è mai stata così tesa. La censura dei media non è mai stata così<br />

rigida come ora. Dal mio punto di vista, la reazione <strong>del</strong> presidente è uno schiaffo in faccia<br />

a tutti quelli che si stanno battendo per i diritti umani. Stiamo frustrando le speranze di<br />

tutte quelle persone che in Cina fanno affidamento sulla nostra pressione per aiutarli nello<br />

sforzo di introdurre la democrazia in Cina.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, il Comitato olimpico internazionale<br />

ha giustificato l’assegnazione <strong>del</strong>le Olimpiadi <strong>del</strong> 2008 alla Cina, affermando che questo<br />

avrebbe aiutato il paese ad aprirsi a miglioramenti nell’ambito dei diritti umani.<br />

Tuttavia, le autorità cinesi non hanno ancora dato ascolto agli appelli internazionali che<br />

chiedono di smettere di portare avanti le rappresaglie alle rivolte <strong>del</strong> 14 marzo 2008 in<br />

Tibet. I partecipanti alla protesta sono ancora tracciati, detenuti e arbitrariamente arrestati<br />

e alle loro famiglie non è fornita alcuna informazione sulle loro condizioni, nonostante<br />

questo sia richiesto dalla legge cinese.<br />

Mi appello alla Cina perché mantenga l’impegno pubblico che ha preso in merito al rispetto<br />

dei diritti umani, dei diritti <strong>del</strong>le minoranze, <strong>del</strong>la democrazia e <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>la legge. Questo<br />

era l’accordo principale preso con il COI quando si è consentito alla Cina di ospitare i giochi.<br />

Questa è un’opportunità storica e unica per la Cina di dimostrare al mondo la volontà di<br />

migliorare il proprio livello dei diritti umani, ma secondo me non stiamo vedendo sufficienti<br />

progressi in merito.<br />

Ana Maria Gomes (PSE). - (EN) Signor Presidente, appoggio il fatto che le Olimpiadi si<br />

tengano a Pechino, ma spingo anche i governi e le Istituzioni europee a chiedere che la<br />

Cina rispetti il suo impegno in merito ai diritti umani, vale a dire quelli sottoscritti al fine<br />

di ottenere le Olimpiadi a Pechino.<br />

Ciò richiede che i rappresentanti europei che partecipano, o parteciperanno, ai Giochi<br />

olimpici usino questa opportunità per attirare l’attenzione sulla situazione dei diritti umani<br />

in Cina. E’ molto grave. Ci sono molte persone in prigione, incluso Hu Jia, imprigionato<br />

dopo averci parlato qui al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in videoconferenza. Non possiamo accettare<br />

che queste persone continuino a rimanere in prigione senza spiegazione <strong>del</strong>le autorità<br />

cinesi.<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, molti paesi e i loro leader,<br />

inclusi quelli europei, sono entusiasti di mantenere buoni rapporti con la Cina, per ottenere<br />

contratti o accordi economici, ponendo scarsa attenzione alla mancanza di democrazia e<br />

al fallimento <strong>del</strong> rispetto dei diritti umani. L’opinione mondiale, i leader mondiali e le<br />

istituzioni globali dovrebbero agire insieme e indirizzare diversi tipi di pressione in difesa<br />

di valori come la libertà, i diritti umani e la democrazia. Se saremo divisi, allora non saremo<br />

in grado di agire assieme e otterremo uno scarso effetto. Le Olimpiadi sono una buona<br />

opportunità per questi tipo di provvedimenti. La comunità internazionale dovrebbe agire<br />

in modo da aiutare un popolo che ha sofferto in conseguenza di un tragico terremoto.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in<br />

primo luogo non è stata l’Unione europea a decidere nel 2001 che le Olimpiadi si sarebbero<br />

tenute a Pechino; è stato il Comitato olimpico internazionale.<br />

In secondo luogo, come avete detto, gli ideali olimpici esistono, ma non riguardano la<br />

politica, essi riguardano lo sport, cosa che il Comitato olimpico internazionale ha ripetuto<br />

molte volte.<br />

In terzo luogo, non credo che il modo migliore per combattere per i diritti umani in Cina<br />

e di avere un dialogo esauriente, sia quello di lavarci la coscienza dicendo “Io non ci andrò,<br />

ma guarderò comunque la cerimonia d’apertura in televisione”, come ha appena detto uno<br />

dei membri. Non penso che il problema ruoti realmente attorno a questa questione. Inoltre,<br />

faccio notare che una parte dei membri, di vari gruppi politici e di diverse convinzioni, ha<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

anche espresso il loro punto di vista alla Camera circa il dialogo che dovremmo avere con<br />

le autorità cinesi.<br />

Qualunque siano le attuali difficoltà, dobbiamo continuare a fare il possibile nelle relazioni<br />

<strong>del</strong>l’UE con la Cina. Solo un’Unione forte metterà in grado entrambe le parti di sostenere<br />

una discussione aperta – come noi tutti chiediamo – su qualsiasi questione, anche su quelle<br />

che sembrano più spinose; l’Unione europea non ha aspettato che accadessero quegli eventi<br />

in Tibet per cominciare questo dialogo. Vogliamo stabilire un dialogo con la Cina su un<br />

numero sempre maggiore di argomenti di interesse bilaterale e globale, che non siano<br />

puramente commerciali, in caso contrario sarebbe un grossolano travisamento. Questo<br />

punto è stato toccato anche dal Commissario Ferrero-Waldner. Abbiamo bisogno di un<br />

dialogo esauriente con la Cina, perché questo paese ha un ruolo importante da giocare<br />

nella comunità internazionale e noi dobbiamo fare tutto il possibile – i Giochi olimpici<br />

sono altresì un mezzo per questo fine – per assicurarci che la Cina sia più efficacemente<br />

integrata nella comunità internazionale.<br />

In più, vorrei evidenziare che dobbiamo mantenere un dialogo strategico con la Cina, in<br />

particolare in vista <strong>del</strong>l’imminente vertice che si terrà in seno alla Presidenza francese. Non<br />

è stato durante la Presidenza francese che si è scelta la data per questo vertice. Esso avrà<br />

luogo nella seconda metà <strong>del</strong> 2008. Tocca a noi assicurare che i preparativi si svolgano<br />

nelle migliori circostanze possibili e questo vertice fornirà un’opportunità alla partnership<br />

tra la Cina e l’Unione europea di dedicarsi a nuovi argomenti, in particolare quelli riguardanti<br />

le azioni da intraprendere per il cambiamento climatico e gli standard sociali e ambientali,<br />

come molti di voi hanno detto.<br />

La determinazione <strong>del</strong>la Cina a giocare un ruolo più importante nell’arena internazionale<br />

deve essere accompagnata da nuove responsabilità nel campo dei diritti umani, nella sfera<br />

sociale e siamo preparati a lavorare verso questo obiettivo e l’Unione europea è senza<br />

dubbio il partner più adatto per aiutare la Cina in questo cammino.<br />

Riguardo a ciò, dopo aver consultato i suoi colleghi e le controparti e dopo aver ricevuto<br />

il loro consenso, il Presidente Sarkozy, nel suo ruolo di Presidente <strong>del</strong>l’Unione europea, si<br />

assume la responsabilità di intavolare un dialogo esauriente tra l’Unione europea e la Cina.<br />

Se la Cina desidera avere un ruolo maggiore nel panorama mondiale, dovrà portarne le<br />

conseguenti responsabilità. Sono stati fatti molti paragoni, ad esempio dall’onorevole<br />

Cohn-Bendit. Ho notato il paragone con l’URSS di Brezhnev. Vogliamo veramente un<br />

conflitto tra due blocchi antagonisti? Non sono stati fatti progressi nel dialogo, come nel<br />

caso di questo grande paese? Noi giochiamo un ruolo chiave nel raggiungere questi progressi<br />

ed è anche attraverso il dialogo e gli sviluppi democratici che i nostri valori hanno prevalso,<br />

come sempre. Dobbiamo intrattenere con la Cina un dialogo stimolante, nel quale nessun<br />

argomento sia tabù e dobbiamo incoraggiarla a impegnarsi in tutti i campi, quello politico,<br />

sociale e dei diritti umani.<br />

In realtà, alcuni membri hanno menzionato la pena di morte. Dobbiamo porre all’attenzione<br />

<strong>del</strong>la Cina anche questo argomento, ma dobbiamo porlo all’attenzione anche di altri paesi<br />

e spero che alcuni membri conservatori, i quali hanno appena relazionato sull’argomento,<br />

lo faranno. Vorrei ricordarvi che ci sono altri paesi in cui la pena di morte è in vigore e che<br />

hanno relazioni con l’Unione europea; tuttavia, non abbiamo bisogno di avere questo<br />

dialogo esauriente. Dobbiamo anche procedere con cautela e sono pienamente d’accordo<br />

con ciò che la Commissione ha affermato in merito al Consiglio, cioè che non è necessario<br />

esacerbare i sentimenti nazionalisti in Cina mentre sta per ospitare un evento molto<br />

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importante per tutto il paese, un paese che cerca di ottenere l’integrazione nell’arena<br />

internazionale.<br />

Con questo spirito, assumendosi tutte le responsabilità che sono legate al suo ruolo e<br />

agendo nella piena consapevolezza <strong>del</strong>la natura dei valori europei, il Presidente Sarkozy,<br />

nel suo nuovo ruolo, visiterà Pechino per convogliare questo messaggio e anche per<br />

dimostrare che abbiamo fede in uno sviluppo positivo di questo grande paese, in merito<br />

alla sua integrazione nel panorama mondiale. Abbiamo già visto segnali tangibili di<br />

progresso in Birmania e nella risoluzione dei conflitti con l’Iran e nella Corea <strong>del</strong> Nord;<br />

queste sono tutte aree in cui abbiamo bisogno <strong>del</strong>l’apporto cinese. Ciò implica chiaramente<br />

molto più dei semplici interessi commerciali.<br />

Infine, vorrei dire all’onorevole Cappato che, in tutte le nostre relazioni, siano esse all’interno<br />

<strong>del</strong>l’UE – in relazione alle minoranze – o tra l’Unione e alcuni dei suoi partner, dobbiamo<br />

avere le stesse richieste ed essere cauti prima di dare lezioni di moralità al mondo intero.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. MIGUEL ANGEL MARTÍNEZ MARTÍNEZ<br />

Vicepresidente<br />

Benita Ferrero-Waldner, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, il mio<br />

intervento sarà brevissimo in quanto molto è già stato detto.<br />

Vorrei solo ribadire che il rapporto con la Cina è piuttosto sfaccettato. Ciò significa che<br />

abbiamo un ampio raggio d’azione in questo rapporto strategico. Oltre all’ambiente, il<br />

commercio, la cultura – quali che siano i vari dialoghi e discussioni settoriali che abbiamo<br />

– esprimiamo anche le nostre preoccupazioni riguardo i diritti umani di cui si è parlato<br />

oggi in modo particolarmente serio. Ci preoccupa in particolare la situazione di coloro<br />

che difendono i diritti umani o dei dissidenti in prigione oppure l’applicazione <strong>del</strong>la pena<br />

di morte. E’ vero, moltissime persone vengono condannate alla pena di morte. Lo abbiamo<br />

sempre detto chiaramente, come pure i presunti casi di tortura o maltrattamento.<br />

Abbiamo questo dialogo sui diritti umani. E’ vero che a volte non è soddisfacente, ma non<br />

abbiamo altri strumenti. Dobbiamo continuare ad avere un dialogo con la Cina. C’è un<br />

detto in Germania: Steter Tropfen höhlt den Stein (a goccia a goccia s’incava la pietra). Questo<br />

è ciò che stiamo tentando di fare.<br />

(Applausi)<br />

Presidente. − In chiusura <strong>del</strong>la discussione, comunico di aver ricevuto cinque proposte<br />

di risoluzione ai sensi <strong>del</strong>l’articolo 103, paragrafo 2, <strong>del</strong> regolamento.<br />

La discussione è chiusa.<br />

La votazione si svolgerà domani, alle 9.00, in via eccezionale, a causa <strong>del</strong>la presentazione<br />

<strong>del</strong> programma per la Presidenza francese.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 142)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) I Giochi olimpici di Pechino si stanno<br />

avvicinando ma, stando alle informazioni in mio possesso, la situazione relativa ai diritti<br />

umani in Cina non è migliorata. Al contrario, continuano gli arresti, da parte <strong>del</strong> regime<br />

cinese, di un numero sempre crescente di persone al fine di evitare potenziali dimostrazioni<br />

durante i Giochi olimpici.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La libertà di stampa è di estrema importanza perché i media indipendenti sono coloro che<br />

forniscono informazione non censurata sulla situazione dei diritti umani in Cina. Per questo<br />

è vitale che possano trasmettere anche stazioni TV indipendenti, come la NTDTV. Questa<br />

stazione televisiva trasmette in Asia, <strong>Europa</strong>, Australia e Nord America per 24 ore al giorno,<br />

tutti i giorni, in cinese e inglese via satellite. La compagnia francese Eutelsat, che trasmette<br />

NTDTV, ha improvvisamente interrotto il segnale sull’Asia il 16 giugno 2008,<br />

evidentemente a causa <strong>del</strong>la pressione esercitata dal partito comunista cinese.<br />

Commissario Ferrero-Waldner, mi appello a lei nella speranza che utilizzi, a nome <strong>del</strong>la<br />

Commissione, tutti i mezzi possibili per ripristinare le trasmissioni <strong>del</strong>la NTDTV in Asia.<br />

Invito inoltre la Presidenza francese a impedire, a nome <strong>del</strong> Consiglio, le restrizioni alla<br />

libertà di parola in Cina.<br />

Faccio appello alle autorità cinesi affinché dimostrino al mondo che il fatto che I Giochi<br />

olimpici siano stati assegnati a Pechino abbia avuto come conseguenza un miglioramento<br />

<strong>del</strong>la situazione dei diritti umani in Cina. Ritengo che l’apertura <strong>del</strong> Tibet a turisti, giornalisti<br />

e media sarà reale e permetterà di fornire informazioni non censurate sulla situazione in<br />

quest’area.<br />

Csaba Sándor Tabajdi (PSE), per iscritto. – (HU) L’allargamento è una <strong>del</strong>le politiche<br />

<strong>del</strong>l’UE di maggior successo, e allo stesso tempo forse uno degli strumenti più efficaci di<br />

politica esterna mai conosciuti. Ogni allargamento, fino ad ora, ha rafforzato l’Unione,<br />

stabilizzando e allineando, in genere, i paesi che hanno aderito. I quattro anni che sono<br />

trascorsi dall’allargamento avvenuto nel 2004 hanno messo fine alle paure infondate e alle<br />

informazioni fuorvianti che lo hanno preceduto: l’allargamento è un successo straordinario,<br />

e sia i vecchi che i nuovi ne hanno tratto molti vantaggi. Purtroppo, alcuni politici, in modo<br />

consapevole o per pura stupidità, negano il successo <strong>del</strong>l’allargamento e confondono i<br />

cittadini dei vecchi Stati membri. E’ quindi di fondamentale importanza far conoscere alla<br />

società i vantaggi e benefici <strong>del</strong>l’allargamento.<br />

Il no <strong>del</strong>l’Irlanda al Trattato di Lisbona è davvero una grande barriera per ulteriori<br />

allargamenti <strong>del</strong>l’Unione. Confido, tuttavia, che l’UE troverà presto una soluzione per<br />

salvare il Trattato di Lisbona. L’ammissione <strong>del</strong>la Croazia, però, non dovrebbe essere tenuta<br />

in ostaggio: l’entrata <strong>del</strong>la Croazia è giuridicamente possibile anche se il Trattato di Lisbona<br />

non dovesse essere approvato. La Croazia, quindi, potrebbe diventare membro <strong>del</strong>l’Unione<br />

alla fine <strong>del</strong> 2009 o agli inizi <strong>del</strong> 2010, a seconda <strong>del</strong>lo sviluppo dei negoziati di adesione.<br />

Il rapporto tra la strategia <strong>del</strong>l’allargamento e la politica europea di vicinato è una questione<br />

complicata. Concordo, in generale, sul fatto che I nostri vicini europei che non hanno<br />

ancora una prospettiva di adesione si spostino da una categoria ad un’altra secondo la<br />

realizzazione da parte loro, di obiettivi quantificabili. Al tempo stesso è importante che<br />

l’Unione sia in grado di salvaguardare la propria area geopolitica di libertà di movimento<br />

e, riguardo alla capacità di integrazione, dovrebbe essa stessa decidere in alcuni casi specifici<br />

quali prospettive offrire ai propri partner.<br />

12. Documento di strategia di allargamento 2007 <strong>del</strong>la Commissione (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la discussione sulla relazione di Elmar Brok, a nome<br />

<strong>del</strong>la commissione per gli Affari esteri, sul documento di strategia <strong>del</strong>la Commissione <strong>del</strong><br />

2007 in merito all’ampliamento [2007/2271(INI)] (A6-0266/2008).<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Elmar Brok, relatore. − (DE) Signor Presidente, Presidente in carica, signor Commissario,<br />

dobbiamo dire che i precedenti allargamenti <strong>del</strong>l’Unione europea sono stati grandi successi<br />

politici ed economici. Di ciò non vi è alcun dubbio. Nei casi <strong>del</strong>la Romania e <strong>del</strong>la Bulgaria,<br />

signor Commissario, dovremo certamente discutere a parte in questa sede nelle prossime<br />

settimane, tuttavia le mie osservazioni di apertura rimangono generalmente valide.<br />

Nello stesso tempo, però, dobbiamo chiarire che, quando conduciamo dei negoziati con<br />

paesi promettendo ulteriori negoziati, noi manteniamo quelle promesse e che, quando<br />

accordiamo lo stato di candidato ad un paese, esso viene effettivamente trattato come paese<br />

candidato. Anche le promesse fatte a Salonicco devono essere onorate.<br />

Contemporaneamente, tuttavia, dobbiamo chiarire che ciò non implica in alcun modo<br />

una sequenza automatica di eventi, bensì che ogni singolo paese deve realizzare le condizioni<br />

– i criteri di Copenhagen – per essere membri <strong>del</strong>l’Unione in modo che la transizione<br />

avvenga con successo, dal punto di vista sia dei paesi che aderiscono che <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea nel suo complesso.<br />

Dobbiamo anche considerare se, vista la crescita <strong>del</strong>l’Unione, che comprende 27 paesi<br />

membri – e considerato che forse la Croazia diventerà il 28° paese – non ci sia ora il bisogno<br />

di una fase di consolidamento in modo da assicurare che tutto, nell’Unione europea, venga<br />

posto effettivamente nel giusto ordine. Sono proprio coloro che trovano da ridire sul<br />

Trattato di Lisbona pur sostenendo l’allargamento che dovrebbero rendersi conto che la<br />

linea che stanno seguendo è politicamente incoerente. Il Trattato di Lisbona, in effetti, era<br />

inteso come prerequisito per l’ultima tornata di allargamento, non come preparazione per<br />

la prossima. Coloro che ricercano l’allargamento ma si oppongono al Trattato di Lisbona<br />

lavorano in realtà per eliminare la possibilità di allargamento. Ciò deve essere espresso con<br />

chiarezza.<br />

Un altro punto di cruciale importanza di cui dobbiamo renderci conto è che la forza non<br />

dipende semplicemente dalla dimensione ma dalla coesione interna, e cioè fare attenzione<br />

a non estendere troppo la nostra capacità; è un fattore cruciale, come la storia ci ha<br />

insegnato. L’Unione europea che vogliamo non è un’area di libero commercio, ma un’unità<br />

politicamente efficace. Ciò significa che la nostra capacità di riforma interna è un<br />

prerequisito per l’allargamento tanto quanto la riforma interna nei paesi richiedenti è un<br />

prerequisito per la loro adesione. “Rafforzamento e allargamento” è diventata la descrizione<br />

standard di questo duplice processo.<br />

Allo stesso tempo, dobbiamo essere consapevoli <strong>del</strong>l’importanza vitale attribuita alla<br />

prospettiva europea per i paesi nei Balcani occidentali, ma anche per l’Ucraina e altri paesi,<br />

come chiave per il successo <strong>del</strong> loro processo di riforma interna alla ricerca di maggior<br />

democrazia e <strong>del</strong>lo stato di diritto, focalizzando le loro aspirazioni più su Bruxelles che in<br />

qualsiasi altra direzione.<br />

Nelle circostanze descritte, tuttavia, questo percorso non porterà ad una immediata e<br />

completa e adesione in ogni caso, in quanto questi paesi non sono ancora pronti e perché<br />

neanche l’Unione è pronta. In molti casi l’adesione piena non è un’opzione.<br />

Per questi motivi abbiamo bisogni di nuovi strumenti nell’area tra adesione piena e la<br />

politica <strong>del</strong> vicinato, cosicché la prospettiva europea di questi paesi non dia loro<br />

semplicemente una speranza ma venga effettivamente associata ad un reale progresso in<br />

aree quali il libero commercio e il sistema Schengen. Abbiamo bisogno di strumenti<br />

mo<strong>del</strong>lati sull’area economica europea all’interno <strong>del</strong>la quale ci impegnano nel libero<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

commercio con i paesi <strong>del</strong>l’EFTA, strumenti che permetterebbero ai paesi partner di adottare<br />

il 30, 50 o 70 per cento <strong>del</strong> diritto e <strong>del</strong>la prassi comunitari riconosciuti.<br />

Ciò significa che i negoziati per una piena adesione potrebbero essere brevissimi. Svezia,<br />

Austria e Finlandia hanno intrapreso tale cammino, mentre paesi come la Svizzera, l’Islanda<br />

e la Norvegia hanno seguito un percorso diverso. Ma quanto sanno, oggi, che la Norvegia<br />

ha firmato gli accordi di Schengen e che la Svizzera contribuisce alla politica strutturale<br />

<strong>del</strong>l’Unione nei nuovi Stati membri? In altre parole, possiamo sviluppare relazioni molto<br />

strette e quindi può essere presa in ciascun caso la decisione se entrambe le parti intendono<br />

far continuare tale stretta collaborazione su base permanente o se vogliono che sia piuttosto<br />

un passaggio transitorio prima <strong>del</strong>la piena adesione.<br />

Di conseguenza, anche nei Balcani occidentali – sebbene non in Croazia, dove si tratterebbe<br />

di un passaggio totalmente illogico in questo momento – i paesi nei quali l’adesione sarebbe<br />

un processo più lento, potrebbero sfruttare questa fase transitoria, se lo desiderassero, per<br />

impiegarla come strumento. Deve essere data loro l’opportunità.<br />

Su questa base, onorevoli colleghi, credo che dovremmo essere in grado di rafforzare la<br />

prospettiva europea per usarla come strumento nella zona tra adesione e la politica di<br />

vicinato e così ampliare l’area di stabilità, pace e libertà in <strong>Europa</strong>, senza mettere a<br />

repentaglio il potenziale di sviluppo <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, il Consiglio<br />

ringrazia il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e in particolar modo l’onorevole Brok per la sua relazione<br />

sul documento di strategia <strong>del</strong> 2007 <strong>del</strong>la Commissione sull’ampliamento e coglie<br />

l’occasione per approvare il ruolo attivo svolto dal <strong>Parlamento</strong> e il suo inestimabile<br />

contributo al processo di allargamento.<br />

La relazione <strong>del</strong>l’onorevole Brok dimostra che l’ultimo allargamento è stato un successo<br />

sia per l’UE che per i paesi che vi hanno aderito.<br />

Crediamo che sia stato un successo per l’UE e che ha reso possibile superare la divisione<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> aiutando ad assicurare la pace e stabilità nel continente. Ha ispirato riforme, e<br />

ha rafforzato I principi fondamentali di libertà, democrazia, rispetto dei diritti <strong>del</strong>l’uomo<br />

e <strong>del</strong>le libertà fondamentali, lo stato di diritto e l’economia di mercato.<br />

L’ampliamento <strong>del</strong> mercato unico e l’espansione <strong>del</strong>la cooperazione economica hanno<br />

rafforzato la prosperità e competitività, che ha permesso all’Unione europea di migliorare<br />

la propria risposta alla sfida <strong>del</strong>la globalizzazione, e ha anche facilitato gli scambi con i<br />

nostri partner. L’allargamento ha indubbiamente conferito all’Unione europea maggior<br />

peso nel mondo rendendola un attore internazionale più forte.<br />

La nostra politica di allargamento è ben fondata e ha fatto proprie le lezione apprese dai<br />

precedenti allargamenti. Nel dicembre 2007, l’Unione ha concordato che la futura politica<br />

di ampliamento si basi sul consolidamento degli impegni, sulla condizionalità equa e<br />

rigorosa e sul miglioramento <strong>del</strong>la comunicazione. Ciò rimane la base <strong>del</strong> nostro<br />

atteggiamento verso l’allargamento.<br />

L’Unione ha concluso che, per poter mantenere la propria capacità di integrazione, I paesi<br />

candidati devono essere pronti ad accettare pienamente gli obblighi che derivano loro<br />

dall’adesione, e che l’Unione deve essere in grado di funzionare in modo efficace e di<br />

proseguire, come ha sottolineato l’onorevole Brok nel suo intervento.<br />

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IT<br />

Questi due aspetti sono essenziali se vogliamo procurarci un ampio, duraturo supporto<br />

<strong>del</strong> pubblico. Esso dovrebbe essere mobilitato con maggior trasparenza e miglior<br />

comunicazione su questi temi, e conto sull’aiuto <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> in questo.<br />

L’Unione europea rispetterà i suoi impegni riguardo i negoziati in corso.<br />

Riguardo la Turchia, lo screening, cioè il primo passaggio formale per ogni capitolo, è stato<br />

completato per 23 capitoli, in otto dei quali sono stati avviati negoziati.<br />

Riguardo la Croazia, sono stati avviati negoziati in 20 capitoli, e per due di essi sono stati<br />

provvisoriamente chiusi.<br />

Il 17 giugno si sono tenute conferenze intergovernative a livello ministeriale con Turchia<br />

e Croazia per avviare negoziati con la Turchia nel capitolo 6, “Diritto societario” e capitolo<br />

7, “Legge sulla proprietà intellettuale” e con la Croazia nel capitolo 2, “Libertà di movimento<br />

per i lavoratori” e capitolo 19, “Politica sociale e occupazione”.<br />

Il nostro scopo è di portare avanti questi negoziati e vorrei ricordarvi che, riguardo ai nostri<br />

rapporti con la Turchia, vogliamo che il processo di riforme continui e migliori. Sarà questo<br />

ad assicurare che il processo sia irreversibile e duraturo e continueremo a monitorare da<br />

vicino il progresso raggiunto in tutte le aree, in particolare per quanto riguarda l’osservanza<br />

dei criteri di Copenhagen.<br />

Naturalmente, sviluppi positivi devono essere compiuti anche verso la normalizzazione<br />

<strong>del</strong>le relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro. Riguardo alla Croazia, i negoziati<br />

stanno proseguendo in modo positivo, e quest’anno sono passati ad una fase decisiva.<br />

L’obiettivo principale ora è di continuare a tradurre in positivo il progresso raggiunto e<br />

accelerare il ritmo <strong>del</strong>le riforme.<br />

Dunque, l’Unione europea incoraggia la Croazia a continuare gli sforzi per istituire buoni<br />

rapporti con i paesi vicini, compreso il lavoro mirato a trovare soluzioni definitive che<br />

siano accettabili da entrambe le parti, e, naturalmente, a risolvere le rimanenti questioni<br />

bilaterali con i propri vicini.<br />

Tuttavia, vorrei cogliere l’opportunità di questo mio intervento, se me lo consentite, signor<br />

Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, di condannare duramente, a nome<br />

<strong>del</strong>la Presidenza, i fatti di violenza accaduti oggi a Istanbul, le cui vittime sono stati<br />

funzionari di polizia in servizio all’esterno <strong>del</strong>l’ambasciata degli Stati Uniti a Istanbul. A<br />

nome <strong>del</strong>la Presidenza, denunciamo questo raccapricciante attacco e siamo naturalmente<br />

in stretto contatto con le autorità turche.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Olli Rehn, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, mi permetta innanzitutto<br />

di ringraziare Elmar Brok e il comitato per la relazione interessantissima.<br />

La vostra discussione ha luogo mentre l’UE sta riflettendo sulla situazione creata dal “no”<br />

irlandese. Allo stesso tempo, il corso degli eventi nell’<strong>Europa</strong> sud-orientale ci ricorda la<br />

nostra diretta responsabilità nel promuovere stabilità e democrazia nel continente <strong>europeo</strong>.<br />

Il programma di allargamento consolidato <strong>del</strong>l’UE comprende i Balcani occidentali e la<br />

Turchia. Accolgo il fermo impegno, espresso nella relazione, nei confronti <strong>del</strong>la prospettiva<br />

di adesione. La Commissione condivide molti punti <strong>del</strong>la relazione, compresa la capacità<br />

di integrazione, che è veramente una questione importante da prendere in considerazione<br />

nell’allargamento <strong>del</strong>l’UE.<br />

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98<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Noto con interesse la proposta <strong>del</strong>la relazione relativa ad un’area economica europea<br />

supplementare per le relazioni con i paesi che non fanno parte <strong>del</strong>l’attuale programma di<br />

allargamento. Di fronte alla globalizzazione economica, è sensato estendere lo spazio<br />

economico e giuridico <strong>europeo</strong> e così rendere più forte l’<strong>Europa</strong> più vasta, in termini <strong>del</strong><br />

nostro scarso potere normativo.<br />

Tuttavia per i Balcani occidentali e la Turchia, che hanno una chiara prospettiva di adesione,<br />

l’UE non deve imporre nuovi stadi intermedi prima <strong>del</strong>la candidatura o <strong>del</strong>l’adesione. Ciò<br />

creerebbe solo dubbi sull’impegno <strong>del</strong>l’UE, indebolendo così l’incentivo necessario per una<br />

riforma democratica.<br />

Il Consiglio <strong>europeo</strong> di giugno, lo scorso mese, ha riaffermato il pieno sostegno alla<br />

prospettiva europea dei Balcani occidentali. Si tratta di un messaggio forte: l’UE mantiene<br />

la parola data. Ed è anche un messaggio vitale per la Turchia. Il processo di adesione sta<br />

proseguendo: sono stati aperti alti due capitoli a metà giugno.<br />

Riguardo alla Turchia, lo scorso anno abbiamo mantenuto in vita assieme il processo e in<br />

qualche modo ne siamo venuti fuori. E’ stata una vittoria che ha richiesto acume e vigore.<br />

La fase doveva concludersi con successo nel 2008, in modo da rivitalizzare il processo di<br />

adesione all’UE <strong>del</strong>la Turchia quest’anno. Purtroppo non si è visto questo nuovo impulso<br />

per ragioni principalmente interne alla Turchia.<br />

Noi <strong>del</strong>l’UE vogliamo continuare il processo secondo I termini definiti nel quadro dei<br />

negoziati. Per parte sua, la Turchia ha ora bisogno di migliorare il funzionamento<br />

democratico <strong>del</strong>le proprie istituzioni statali e lavorare per cercare i compromessi necessari<br />

per continuare le riforme riferite all’UE.<br />

Spero sinceramente che prevarranno la calma e la ragione cosicché la Turchia possa evitare<br />

la stagnazione e, al contrario, progredire e continuare il proprio viaggio <strong>europeo</strong> con un<br />

chiaro senso <strong>del</strong>l’orientamento e determinazione.<br />

Vorrei cogliere questa opportunità per aggiungere un pensiero riguardo agli eventi di oggi<br />

in Turchia e unirmi al Ministro Jean-Pierre Jouyet su questo punto. La Commissione<br />

condanna duramente il rapimento di tre turisti tedeschi nella Turchia orientale e chiediamo<br />

la loro immediata liberazione. La Commissione condanna duramente il violento attacco<br />

armato di questa mattina a Istanbul. Esprimo le più vive condoglianze alle famiglie e ai<br />

conoscenti dei poliziotti rimasti uccisi e auguro pronta guarigione a quelli feriti.<br />

Per concludere, l’allargamento sarà sempre uno sforzo a lungo termine, uno sforzo che<br />

deve superare le tempeste politiche in Ankara, Belgrado, Bruxelles e molte altre capitali<br />

europee. Non possiamo concederci anni sabbatici in questo lavoro per la pace e la prosperità<br />

che serve all’interesse fondamentale <strong>del</strong>l’Unione europea e dei suoi cittadini. Confido di<br />

poter contare sul vostro sostegno a questo riguardo.<br />

Marian-Jean Marinescu, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (RO) La strategia di allargamento<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea dovrebbe basarsi sull’esperienza accumulata finora e sull’attuale<br />

situazione politica ed economica. I precedenti allargamenti hanno portato dei vantaggi sia<br />

all’Unione che agli Stati membri.<br />

Cionondimeno, si dovrebbe notare che i paesi che hanno aderito all’UE hanno avuto periodi<br />

diversi di negoziati e hanno intrapreso strade diverse verso la reale integrazione nell’Unione<br />

europea.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Le Istituzioni europee hanno avuto difficoltà ad adeguarsi al numero crescente degli Stati<br />

membri. Sono in corso controversi rispetto al continuo allargamento <strong>del</strong>l’Unione. Credo<br />

che sarebbe a danno <strong>del</strong>l’Unione se paesi come quelli dei Balcani o la Repubblica moldova<br />

rimanessero fuori dall’Unione.<br />

I paesi <strong>del</strong>l’Est <strong>europeo</strong> traggono vantaggio da considerazioni di natura storica e geografica<br />

per chiedere di aderire all’Unione europea. Vi sono esigenze economiche che non ci<br />

consentono di sospendere l’allargamento, ad esempio il capitolo energia. Dobbiamo anche<br />

trattare le influenze politiche esterne che possono avere sfavorevoli ripercussioni.<br />

Abbiamo bisogno di paesi vicini che sviluppino forti democrazie, economie di mercato<br />

funzionali e lo stato di diritto. In questo momento, la politica di vicinato è materializzata<br />

da patti di cooperazione o di associazione, che eseguono attività simili a quelle di un<br />

processo di negoziazione, ma ad un livello molto meno sostanziale. Credo che questi<br />

accordi dovrebbero includere e applicare procedure identiche a quelle dei capitoli di<br />

negoziazione.<br />

Sono convinto che i paesi che vogliono davvero entrare a far parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

accetterebbero queste condizioni, anche senza aver firmato un accordo preliminare di<br />

paese candidato e i vantaggi sarebbero importantissimi per entrambe le parti. Così, il<br />

momento <strong>del</strong>l’allargamento troverà i paesi in una situazione che permetterebbe loro una<br />

rapida integrazione.<br />

Tuttavia, per consolidare l’Unione europea e giungere al momento di un nuovo<br />

allargamento, vi è una condizione obbligatoria: riformare le Istituzioni europee. Per questo<br />

motivo, la ratifica <strong>del</strong> Trattato di Lisbona è un requisito che tutti gli Stati membri devono<br />

comprendere e rispettare.<br />

Il contenuto <strong>del</strong>la relazione Brok chiarisce i passaggi che l’Unione dovrà compiere nel<br />

prossimo periodo, che la Commissione europea deve prendere in considerazione.<br />

Presidente. − Onorevoli colleghi, noterete che, quando chiediamo a qualcuno di parlare<br />

attendiamo che abbia finito perché gli interpreti ci hanno riferito che dobbiamo lasciare<br />

dieci-quindici secondi, il tempo necessario per tradurre il discorso, prima di invitare l’oratore<br />

successivo a prendere la parola.<br />

E’ un sistema che permette che la traduzione simultanea giunga a tutti in modo corretto.<br />

Jan Marinus Wiersma, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (NL) A nome <strong>del</strong> mio gruppo ribadisco<br />

e sottoscrivo ciò che è stato appena affermato dal Presidente <strong>del</strong> Consiglio e dal Commissario<br />

sugli eventi in Turchia. In secondo luogo, ringrazio il relatore per il modo in cui ha lavorato<br />

con noi per preparare questa discussione e, in terzo luogo, vorrei ripetere, a nome <strong>del</strong> mio<br />

gruppo che a nostro parere – ed è ciò che ha detto anche il Presidente <strong>del</strong> Consiglio –<br />

l’allargamento ha finora dimostrato di essere stato un successo e sta portando un<br />

significativo contributo allo sviluppo di un’Unione europea più ampia.<br />

Dobbiamo sottolineare questo fatto proprio all’inizio <strong>del</strong> mio intervento, e anche la relazione<br />

Brok sottolinea questo punto: noi – come ha detto il Commissario – restiamo fe<strong>del</strong>i alle<br />

promesse fatte alla Turchia e ai paesi dei Balcani occidentali nella nostra discussione sulla<br />

strategia di allargamento. Dunque non c’è un cambio di strategia rispetto a quei paesi,<br />

piuttosto verrà prestata maggiore attenzione al modo in cui i criteri di adesione vengono<br />

applicati e gestiti durante il processo di negoziazione.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In secondo luogo, siamo concordi con il relatore quando afferma che è necessario rivolgere<br />

maggiore attenzione alla capacità <strong>del</strong>l’Unione stessa di assorbire nuovi membri. Da una<br />

parte chiediamo di più dai paesi candidati durante la fase di preparazione, ma dall’altra<br />

l’Unione europea deve fare chiaramente di più per gestire l’arrivo di nuovi membri in modo<br />

appropriato. E noi pensiamo che ciò significhi completare le riforme istituzionali necessarie.<br />

Il Trattato di Nizza non è una base adeguata per un ulteriore allargamento positivo.<br />

In terzo luogo, e a mio avviso ancora più importante: questa relazione guarda anche oltre<br />

il programma attuale di allargamento ai paesi che non sono nella lista dei potenziali<br />

candidati. La nostra politica europea di vicinato esistente non è sufficiente. Questo vale<br />

per I vicini <strong>del</strong> sud, e l’UE ha presentato una proposta per una unione mediterranea, ma<br />

vale ancora di più per i vicini <strong>del</strong>l’est. Siamo giunti alla chiara conclusione che l’Unione<br />

europea deve offrire di più, più di una politica di vicinato. Pensiamo debba racchiudere sia<br />

I rapporti tra quei paesi e l’Unione che le relazioni bilaterali tra i paesi. Il Mar Nero sarebbe<br />

un buon quadro geografico, con un ruolo sia per la Russia che per la Turchia. Senza questi<br />

due paesi, le maggiori sfide e i più gravi problemi di quella regione non saranno risolti. La<br />

Turchia avrebbe un ruolo di fulcro tra il Mar Nero ed il Mediterraneo e questo le darebbe<br />

la possibilità di dimostrare quanto importante sia la Turchia in <strong>Europa</strong> e quanto preziosa<br />

sia per l’Unione europea.<br />

Bronisław Geremek, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (PL) Signor Presidente, innanzitutto<br />

vorrei sostenere la posizione presa dal Consiglio e dalla Commissione alla luce dei<br />

drammatici eventi in Turchia. Questa importante questione è oggetto <strong>del</strong>le nostre discussioni<br />

oggi.<br />

La relazione <strong>del</strong>l’onorevole Brok conferma il senso <strong>del</strong>la strategia di allargamento<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Lo dico in qualità di cittadino di un paese che ha tratto vantaggi da<br />

questa strategia. La relazione afferma che le nuove adesioni all’Unione europea sono state<br />

un successo. La relazione dichiara inoltre che le speranze <strong>del</strong>le nazioni europee che aspirano<br />

ad entrare nell’Unione europea e che sono pronte a conformarsi ai criteri di accesso<br />

troveranno il sostegno da parte <strong>del</strong>l’UE. Il concetto di capacità di integrazione, condizione<br />

per una decisione sull’adesione, è stato accuratamente definito nella relazione.<br />

Forse bisognerebbe aggiungere che coloro che si aspettavano che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

annunciasse la fine <strong>del</strong>l’allargamento <strong>del</strong>l’Unione e che introducesse qualche sostituto per<br />

l’adesione piena, sono stati <strong>del</strong>usi. L’UE si sta espandendo e sta aumentando la propria<br />

forza. Sono stato molto lieto di sentir dire dal Commissario Rehne che non dovremmo<br />

creare <strong>del</strong>le anticamere per i paesi che desiderano entrare nell’Unione europea ma concedere<br />

loro di presentare domanda di accesso diretto alla sala principale. Tuttavia è vero che<br />

dobbiamo pensare al fatto che il futuro allargamento deve essere compreso e sostenuto<br />

dai cittadini europei. Questa è una parte essenziale <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong>l’UE di accettare nuovi<br />

Stati membri e anche un fattore di aumento <strong>del</strong>la fiducia in <strong>Europa</strong> tra i suoi cittadini.<br />

Sappiamo che questa fiducia sta vivendo un momento di crisi. Sappiamo anche che l’<strong>Europa</strong><br />

uscirà da questa crisi. Sono fra coloro che credono nella forza <strong>del</strong>le idee europee e nelle<br />

istituzioni comunitarie.<br />

Lo scopo <strong>del</strong>la strategia di allargamento che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sta attentamente<br />

valutando oggi è di consolidare la forza interna <strong>del</strong>l’UE e di rispondere alle aspirazioni dei<br />

cittadini europei. Ha risposto allo stesso modo in cui rispose alle aspirazioni <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong><br />

centrale nel 2004.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Adam Bielan, a nome <strong>del</strong> gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la mia obiezione principale<br />

alla relazione di cui stiamo discutendo oggi riguarda la mancanza di un chiaro piano di<br />

apertura <strong>del</strong>l’Unione europea verso l’est. A tal riguardo vorrei evidenziare una mancanza<br />

di congruenza nel modo in cui quest’aula ha agito. Lo scorso anno abbiamo adottato una<br />

relazione preparata dal collega Michał Kamiński, in cui si parlava di presentare l’Ucraina<br />

con una chiara prospettiva di adesione. Tuttavia, il documento <strong>del</strong> quale stiamo ora<br />

discutendo metterà probabilmente in allarme quei paesi che pensano di entrare nell’Unione<br />

europea, soprattutto il nostro vicino più prossimo, l’Ucraina. Una relazione che parla <strong>del</strong>la<br />

necessità di rafforzare la capacità <strong>del</strong>l’Unione di accettare nuovi paesi è di fatto un freno<br />

all’ulteriore espansione <strong>del</strong>l’Unione europea. Ai candidati naturali, come gli ucraini, una<br />

nazione europea, viene offerta un’alternativa di dubbio valore invece di una piena<br />

appartenenza.<br />

Prendendo in considerazione I nostri interessi geostrategici, dovremmo considerare<br />

importante avere la più stretta cooperazione possibile con l’Ucraina. In questa situazione<br />

sarebbe meglio mostrare a Kiev una porta aperta verso l’Unione europea piuttosto che<br />

rendere più nebulosa la possibilità di adesione, così spingendo l’Ucraina in orbita attorno<br />

alla Russia. Ciò è particolarmente vero oggi, visto che il pericolo per l’Ucraina proveniente<br />

dalla Russia si sta facendo più acuto.<br />

Gisela Kallenbach, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, consenta<br />

anche a me di ringraziare Elmar Brok, che ha assunto il concetto di processo in questa<br />

relazione. Vedo un cambiamento di strategia tra il documento di lavoro e l’attuale relazione<br />

e questo è giusto e appropriato.<br />

Gli allargamenti passati sono stati un successo per l’intera comunità, sebbene qualche<br />

critica sia necessaria in qualche punto. Anche questo non è che giusto e adeguato. Tuttavia,<br />

il processo di allargamento non è concluso. Come molti altri oratori, vorrei citare i Balcani<br />

occidentali, che non devono essere relegati in un buco nero, circondati dagli Stati membri<br />

<strong>del</strong>l’Unione. E’ nel nostro interesse evitare tutto ciò. Abbiamo bisogno di una strategia<br />

<strong>del</strong>l’allargamento inequivocabile, non di una strategia che cambi a seconda <strong>del</strong>le circostanze.<br />

L’UE deve essere un partner attendibile e leale. Ciò significa anche che dobbiamo voler<br />

effettuare noi stessi le riforme. Se in questo momento c’è un punto di domanda su questa<br />

volontà, dobbiamo avviare un’autoanalisi critica. E’ sconsiderato ed erroneo ascrivere ogni<br />

segnale di euroscetticismo ai precedenti allargamenti e alla stanchezza. E allora svegliamoci!<br />

Lavoriamo per uno sviluppo economico, sociale e ambientale equilibrato e comunichiamo<br />

la portata <strong>del</strong>l’arricchimento economico, culturale e storico che deriva dall’allargamento.<br />

Diciamo alla gente quali sarebbero di costi di un’altra conflagrazione ai confini o all’interno<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

Avere obiettivi chiari e discuterli fino in fondo e con chiarezza crea fiducia. L’Unione coltiva<br />

la fiducia anche mantenendo le promesse, e io mi aspetto di farlo approvando questa<br />

relazione.<br />

Erik Meijer, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (NL) Signor Presidente, dopo le prime ondate<br />

di adesioni nel 2004 e 2007, l’allargamento è ora in fase di stagnazione. La Croazia dovrà<br />

attendere fino al 2011, la Macedonia non potrà aderire prima <strong>del</strong> 2014 e per gli altri cinque<br />

paesi dei Balcani occidentali l’attesa sarà ancora più lunga. I negoziati sono in corso con<br />

la Turchia, ma è possibile che la Turchia non sia in grado di aderire per decenni.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ora che tutti gli stati precedentemente all’interno <strong>del</strong>la sfera di influenza sovietica hanno<br />

aderito, l’Unione pare soffrire di stanchezza da allargamento. Oltre al dibattito<br />

sull’allargamento e sulla politica di vicinato vi sono due diversi tipi di pensiero. Uno è che<br />

l’Unione europea sia una potenza mondiale e un superstato che gradualmente sta prendendo<br />

sempre maggiori decisioni che interessano i propri Stati membri. Questo superstato vuole<br />

rendere gli stati confinanti dipendenti da esso, ma senza dare loro capacità di influire come<br />

partner alla pari all’interno <strong>del</strong>l’Unione. I paesi che non hanno effettuato I necessari<br />

adattamenti o la cui economia è debole, non saranno ammessi. Devono essere tenuti al di<br />

fuori <strong>del</strong>l’Unione, ma ciò nondimeno devono essere inseriti con forza nella sfera di influenza<br />

<strong>del</strong>l’UE, dove non hanno voce. Il mio gruppo rifugge da questa tattica.<br />

L’altra prospettiva vuole una cooperazione che coinvolga partner diversi e alla pari. L’Unione<br />

è aperta a qualsiasi stato <strong>europeo</strong> che voglia unirsi e rispetti i criteri richiesti, come la<br />

democrazia e I diritti <strong>del</strong>l’uomo. Questo tipo di Unione non cerca modi di imporre decisioni<br />

che manchino <strong>del</strong> sostegno degli Stati membri, ma cerca di risolvere i problemi<br />

transnazionali dei suoi cittadini con la cooperazione. Questo tipo di Unione è quella più<br />

adatta allo scopo e ha le migliori possibilità di sopravvivenza a lungo termine.<br />

Georgios Georgiou, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (EL) Signor Presidente, gli sforzi<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Brok sono davvero lodevoli e desidero ringraziarlo per il suo intervento,<br />

nel quale ha fornito utilissime spiegazioni.<br />

Tuttavia, nonostante gli sforzi lodevoli, questa rapidità da parte <strong>del</strong>l’Unione europea<br />

nell’incorporare ancora una volta a casaccio nuovi Stati membri è inspiegabile.<br />

In che tipo di Unione e in che tipo di <strong>Europa</strong> verrebbero incorporati? In un’<strong>Europa</strong> con<br />

petrolio e cibo a caro prezzo, con disoccupazione, un’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong>la miseria, se volete? Che<br />

cosa vogliamo creare? Dovremmo creare una nuova rete di miseria intercontinentale?<br />

Non sarebbe nell’interesse <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Credo che sarebbe nell’interesse di altri. Dobbiamo<br />

ricordarci <strong>del</strong> risultato <strong>del</strong> referendum irlandese, che forse non ammetterebbe allargamenti<br />

semplicistici come quelli che abbiamo scelto.<br />

Irena Belohorská (NI). – (SK) Vorrei ringraziare il relatore per il suo lavoro su questo<br />

tema di attualità, mirato a risolvere una questione così sensibile per l’Unione europea di<br />

oggi.<br />

L’allargamento di 10 nuovi Stati membri nel 2004 e di altri due nel 2007 è stato senza<br />

dubbio un successo sia per l’Unione europea che per I paesi summenzionati che hanno<br />

aderito. La competitività e l’importanza <strong>del</strong>l’Unione europea sono in crescita, grazie ad un<br />

rafforzato potenziale umano ed economico. Tuttavia, posso dire con certezza che,<br />

nonostante questo fatto, i 12 nuovi Stati membri percepiscono ancora, in pieno, le differenze<br />

tra loro e i 15 vecchi Stati membri. Parliamo di discriminazione e questa discriminazione<br />

è provocata da una mancanza di maturità, sia essa economica o sociale. Tuttavia, vengo<br />

presa alla sprovvista dal fatto che l’allargamento viene presentato come motivo per cui<br />

deve essere ratificato il Trattato di Lisbona.<br />

Onorevoli colleghi, il Trattato di Nizza è superato. E’ un documento che appartiene alla<br />

storia che non è applicabile alla vita politica di oggi. Ha perso il suo obiettivo di fungere<br />

da contratto tra i 15 vecchi Stati membri. Oggi siamo in 27 e quindi il Trattato di Lisbona<br />

deve essere ratificato, ma non a causa <strong>del</strong>l’allargamento. L’allargamento può essere effettuato<br />

con un trattato bilaterale separato tra l’Unione europea e lo Stato membro.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Charles Tannock (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, il Regno Unito, il mio paese, è<br />

stato uno dei tre che hanno aderito nella prima ondata degli allargamenti nel lontano 1973.<br />

Da allora, il mio partito, il partito conservatore, ha attivamente sostenuto il processo di<br />

allargamento che ha portato agli attuali 27 Stati membri.<br />

L’allargamento espande il mercato unico <strong>europeo</strong>, creando maggiori opportunità per la<br />

crescita economica e il commercio. Crea più occupazione e stabilità sociale lanciando<br />

oltretutto una voce maggiore <strong>del</strong>l’UE a livello globale. L’allargamento rafforza i valori <strong>del</strong>la<br />

democrazia, dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>lo stato di diritto, propri <strong>del</strong>l’UE, in quei nuovi Stati<br />

membri, come abbiamo assistito nel passato con le ex dittature di Spagna, Grecia e<br />

Portogallo che poi hanno aderito, e con i paesi <strong>del</strong> patto di Varsavia, ex comunisti, che si<br />

sono aggiunti più di recente.<br />

Per coloro che mettono in dubbio il movimento <strong>del</strong>l’UE verso un’Unione ancor più stretta,<br />

l’allargamento produrrebbe teoricamente un’<strong>Europa</strong> più ampia, più libera e flessibile e<br />

maggiori discussioni sulla direzione futura <strong>del</strong>l’UE. Il Presidente Sarkozy, in veste di<br />

Presidente in carica, ha recentemente sollevato la questione <strong>del</strong>l’allargamento nel contesto<br />

<strong>del</strong>la paralisi <strong>del</strong> Trattato di Lisbona, a seguito <strong>del</strong> no espresso nel referendum irlandese. Il<br />

Presidente Sarkozy ha affermato che il prossimo allargamento previsto per la Croazia non<br />

poteva avvenire senza il Trattato di Lisbona. Credo che sia un errore e che si tratti di un<br />

tentativo di mantenere in vita il trattato.<br />

Sono convinto che si possa trovare un modo per far sì che la Croazia aderisca all’UE senza<br />

il Trattato di Lisbona. Piuttosto vi sono senza dubbio altri aspetti <strong>del</strong> trattato per i quali<br />

verranno fatti dei tentativi per attuarli senza i documenti per la ratifica. E’ chiaro ormai che<br />

gli europei vogliono non tanto che si armeggi con le istituzioni quanto che si sostenga l’UE<br />

ripristinando un collegamento con la gente.<br />

Personalmente sostengo l’allargamento futuro ai Balcani occidentali ed eventualmente a<br />

Ucraina, Moldova e possibilmente a una Bielorussia democratica. E’ un esempio tangibile<br />

<strong>del</strong> bene che l’UE potrebbe portare ai propri popoli.<br />

Hannes Swoboda (PSE). - (DE) Signor Presidente, vorrei iniziare con un sincero<br />

ringraziamento all’onorevole Brok per la sua disponibilità ad impegnarsi in una<br />

collaborazione molto costruttiva. Il messaggio è piuttosto chiaro: il processo di allargamento<br />

non verrà interrotto, ma noi tutti abbiamo bisogno di fare ancora di più per prepararci.<br />

Ciò vale per coloro, fra noi, che sono all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea e per coloro che<br />

vogliono entrarvi. Prepararsi meglio, naturalmente, comporta anche riforme istituzionali<br />

e consolidamento <strong>del</strong>l’Unione europea. Devo aggiungere, inoltre, che prepararsi meglio<br />

significa anche accettare inequivocabilmente i criteri di Copenhagen, che devono essere<br />

applicati e attuati, non semplicemente incorporati nello statuto.<br />

Sono anche molto grata all’onorevole Brok per aver adottato la nostra idea di una unione<br />

<strong>del</strong> Mar Nero, assieme a Jan Marinus Wiersma, sebbene forse in forma in qualche modo<br />

più cauta. Il punto è che dobbiamo inviare chiari segnali all’Ucraina e agli altri paesi <strong>del</strong>la<br />

regione <strong>del</strong> Mar Nero che sono interessati dalla politica di vicinato. Per aiutare questi paesi,<br />

tuttavia, è anche importante includere Turchia e Russia in questa cooperazione. Apprezzo<br />

davvero le idee <strong>del</strong>la Presidenza francese di un’Unione per il Mediterraneo, ma non<br />

dobbiamo lasciare da parte la regione <strong>del</strong> Mar Nero. Dobbiamo mostrarci fieri <strong>del</strong> nostro<br />

paese anche lì, e l’Unione europea deve avanzare adeguate proposte di cooperazione.<br />

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104<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Per quanto riguarda i paesi dei Balcani, l’onorevole Brok fa diverse offerte nella sua relazione.<br />

Come egli ha chiaramente e precisamente sottolineato oggi, si tratta di offerte facoltative.<br />

“Aspettate a fare le riforme – c’è tempo” è un messaggio che nessuno di quei paesi dovrebbe<br />

ricevere. No, le riforme devono essere accelerate, sia in Croazia che, naturalmente, negli<br />

altri paesi. In particolare quando un nuovo governo entra in carica, come nel caso <strong>del</strong>la<br />

Siberia, il nostro segnale deve essere chiaro. Deve dire “vi vogliamo nell’Unione europea<br />

il più presto possibile, ma non possiamo offrirvi un’alternativa al vostro processo di riforma.<br />

Dovrete essere voi stessi a perseguirlo, e dovrete applicare una strategia pro-<strong>Europa</strong>”.<br />

L’Unione è incompleta senza i paesi dei Balcani <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> sud-orientale, ma il lavoro deve<br />

essere eseguito in quei paesi e deve essere eseguiti il più presto possibile, cosicché possiamo<br />

costruire insieme una nuova <strong>Europa</strong>.<br />

István Szent-Iványi (ALDE). - (HU) La storia <strong>del</strong>l’UE fino ad oggi è stata una storia di<br />

continui allargamenti, e l’allargamento è uno dei più ovvi testamenti per il successo e<br />

l’attrazione <strong>del</strong>l’Unione europea. Eppure si può avvertire un sempre maggior senso di<br />

stanchezza e apatia riguardo l’allargamento nell’opinione pubblica. Ciò ci dà motivo di<br />

trattare la questione <strong>del</strong>l’allargamento in modo realistico.<br />

Tuttavia, realismo non può essere sinonimo di scetticismo. Non può significare arrestare<br />

il processo di allargamento, e tanto meno può significare stabilire nuove condizioni di<br />

ammissione che non possono essere soddisfatte, o ripetere gli obblighi assunti<br />

precedentemente, poiché ciò pregiudicherebbe la nostra credibilità. A partire dal no<br />

<strong>del</strong>l’Irlanda, la nostra principale preoccupazione è stata provare che l’Unione europea<br />

funziona ancora, e l’allargamento è ancora un obiettivo importante e reale per l’Unione<br />

europea. Ciò è nell’interesse tanto degli Stati membri che dei paesi che vogliono accedere.<br />

Grazie.<br />

Konrad Szymański (UEN). - (PL) Signor Presidente, il linguaggio accademico ha iniziato<br />

a profilarsi più preoccupante <strong>del</strong>la politica nella nostra strategia di allargamento. La teoria<br />

<strong>del</strong>la capacità di allargamento è solo una serie di pretesti per una decisione totalmente<br />

arbitraria e politica di chiudere l’Unione al mondo. E’ una direzione cattiva e dannosa da<br />

prendere per l’<strong>Europa</strong> perché è stato l’allargamento a conferire all’UE peso nello scenario<br />

internazionale e a far sì che l’Unione diffondesse il proprio mo<strong>del</strong>lo sociale, politico ed<br />

economico.<br />

Se accettiamo questa relazione, mandiamo un segnale negativo a Kiev e Tbilisi, indebolendo<br />

le forze a favore <strong>del</strong>l’occidente e <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> in quei paesi. Per raccogliere il sostegno per<br />

le riforme <strong>del</strong> trattato è stato annunciato, in Polonia, tra gli altri paesi, che essi erano<br />

essenziali per l’allargamento. Questo rende ancor più sorprendente sentire che malgrado<br />

l’accettazione <strong>del</strong> Trattato di Lisbona dobbiamo lavorare su riforme supplementari <strong>del</strong><br />

trattato nel contesto di altri allargamenti.<br />

Elmar, la Sua presentazione è stata certamente migliore <strong>del</strong>la relazione, ma mi dica: quanti<br />

trattati di riforma dobbiamo accettare prima di essere pronti, secondo lei, ad accettare<br />

l’Ucraina nell’Unione europea?<br />

Adamos Adamou (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, la nostra opinione riguardo<br />

l’allargamento è che i popoli <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> hanno il diritto, se lo vogliono, e, ammesso che<br />

rispettino i criteri richiesti, di tentare di accedere all’Unione europea.<br />

Questo principio è anche alla base <strong>del</strong>le nostre opinioni nel caso <strong>del</strong>la Turchia, il cui processo<br />

di adesione influenza anche la risoluzione <strong>del</strong>la questione di Cipro. Insistiamo comunque<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

che il rispetto <strong>del</strong>la Turchia degli impegni presi nei confronti <strong>del</strong>l’Unione europea sia una<br />

condizione essenziale per il completamento <strong>del</strong>la sua adesione.<br />

Mentre l’Unione europea non dovrebbe rinunciare all’obbligo di onorare i propri impegni,<br />

la Turchia deve rispettare appieno i principi di legalità internazionale, le risoluzioni <strong>del</strong>le<br />

Nazioni Unite e il diritto <strong>europeo</strong> per la fine <strong>del</strong>l’occupazione di Cipro, l’apertura di porti<br />

e aeroporti alle navi e agli aerei ciprioti e l’abrogazione <strong>del</strong> veto in modo che la Repubblica<br />

di Cipro possa prendere parte ai forum e agli accordi internazionali.<br />

Soprattutto in questo momento, a seguito <strong>del</strong>l’iniziativa <strong>del</strong> neo eletto Presidente Demetris<br />

Christofias e degli sforzi messi in atto dalle due comunità, la Turchia dovrebbe<br />

accondiscendere e trattenersi dal porre ostacoli in questa nuova fase <strong>del</strong>la questione di<br />

Cipro.<br />

Gerard Batten (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, c’è un’ammissione in questa<br />

relazione secondo cui l’allargamento non è stato un successo generico. L’onorevole Brok<br />

riconosce che, senza una seria modifica <strong>del</strong>le attuali politiche <strong>del</strong>l’UE, la sua coesione interna<br />

può essere insidiata dall’allargamento.<br />

L’UE ha fatto entrare paesi che, come ben sapeva, non soddisfacevano i criteri di accesso,<br />

come nel caso di Romania e Bulgaria. Ciò può ben ripetersi con altri stati <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong>l’Est<br />

e con la Turchia.<br />

Gli Stati membri, come il Regno Unito, stanno subendo grandi tensioni come risultato di<br />

immigrazioni incontrollate, illimitate e indiscriminate, dovute al continuo allargamento<br />

<strong>del</strong>l’UE.<br />

Questo è solo uno dei motivi <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>l’ostilità verso l’Unione europea tra i suoi<br />

cittadini. La soluzione di Brok è di proporre un budget di propaganda massiccia per<br />

convincere la gente <strong>del</strong> vantaggio <strong>del</strong>l’allargamento. La soluzione per il Regno Unito è<br />

lasciare l’Unione europea e riguadagnare il controllo <strong>del</strong>le proprie frontiere.<br />

Philip Claeys (NI). - (NL) Il Commissario Rehn ha appena ripetuto che la Turchia ha una<br />

chiara prospettiva di completa adesione e che non dovrebbero essere imposti nuovi requisiti.<br />

Propongo che il Commissario dia un’occhiata ai sondaggi di opinioni Eurobarometro. Non<br />

c’è sostegno democratico per l’adesione <strong>del</strong>la Turchia. Il divario tra la politica e la gente<br />

aumenta sempre più, diventando sempre più ampio e profondo. Era stata fatta la promessa<br />

che i negoziati sarebbero stati sospesi se la Turchia avesse mancato in modo evidente di<br />

soddisfare i propri obblighi. Questa promessa non è stata mantenuta. Un’altra promessa<br />

era che i negoziati sarebbero avanzati di pari passo con il processo di riforma in Turchia.<br />

Neppure questo sta accadendo. Il processo di riforme in Turchia si è effettivamente arenato<br />

eppure due settimane fa è stato deciso di aprire due nuovi capitoli nei negoziati. Questo<br />

scollamento tra quanto viene detto e quanto viene fatto sarà fatale per l’Unione europea a<br />

meno che non vengano effettuate modifiche radicali alla nostra politica e ai nostri<br />

atteggiamenti.<br />

Zbigniew Zaleski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, l’Unione europea oggi è già molto<br />

vasta, ma pur sempre incompleta. Per essere coesa un’<strong>Europa</strong> unita necessita di valori<br />

comuni alla base, nonché <strong>del</strong>la buona volontà dei suoi abitanti. Per raggiungere gli obiettivi<br />

che ci poniamo, come una migliore economia, maggiore influenza politica sullo scenario<br />

internazionale, migliori demografie, o miglior qualità di vita, vi sono alcune condizioni<br />

che devono essere soddisfatte. Riguardo i punti presentati dal collega Brok, naturalmente<br />

una maggiore integrazione interna è importante. I membri <strong>del</strong>l’Unione devono anche voler<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

continuare l’allargamento, e naturalmente i paesi candidati devono rispettare i criteri<br />

necessari. Qual è la strategia per questo allargamento? Semplicemente motivare i candidati<br />

a impegnarsi, lavorare con loro e sostenerli con vari strumenti, compresa la politica di<br />

vicinato.<br />

La dimensione orientale è importante per noi, perché c’è una vasta area <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> lì che<br />

non è in <strong>Europa</strong>, non nell’Unione europea. L’unica alternativa, qui, è di fare lo sforzo di<br />

conoscere questi vicini <strong>del</strong>l’est e preparare il terreno riguardo le questioni giuridiche,<br />

economiche e sociali. In tutto ciò sono importanti i valori comuni, o almeno la possibilità<br />

di avere valori comuni. Mi pare, e sono convinto di questo fatto, che il più grande<br />

esperimento sociale e politico di tutta la storia – il completamento <strong>del</strong>l’unione <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong><br />

– abbia una reale possibilità di successo.<br />

Véronique De Keyser (PSE). - (FR) Signor Presidente, c’è un famoso quadro <strong>del</strong>l’artista<br />

belga René Magritte che mostra una pipa con sotto una didascalia che dice “questa non è<br />

una pipa”. Per quanto sia dipinta in modo eccellente, questa pipa non potrà mai essere<br />

usata per fumare.<br />

La relazione Brok è un po’ come questo quadro. Nonostante il titolo, non è una strategia<br />

di allargamento perché non tratta <strong>del</strong>la strategia o di quelle domande importanti che si<br />

pongono i cittadini. Perché allargare l’Unione europea? In che direzione? A che rischio e<br />

con quali vantaggi? Ciò di cui sparla l’onorevole Brok è un metodo di consolidamento, una<br />

tattica difensiva. Per dirla in parole semplici, l’allargamento è un contratto tra l’<strong>Europa</strong> e i<br />

paesi canditati. Questi ultimi devono soddisfare i criteri di Copenhagen e l’<strong>Europa</strong> deve<br />

dimostrare di avere la capacità di assorbirli.<br />

E qui sta la difficoltà. Intrappolata nel Trattato di Nizza che è troppo stretto, dal quale non<br />

può scappare, l’<strong>Europa</strong> non è pronta per un ulteriore allargamento. Di conseguenza, la<br />

crisi nelle Istituzioni europee dovrebbe avere l’effetto di fermare l’allargamento. Ciò è<br />

quanto molti cittadini europei pensano e, fino a un certo punto, questa è anche la mia<br />

opinione.<br />

Dobbiamo essere cauti, però, perché, messi male come siamo, senza una strategia ambiziosa,<br />

questo slogan è pericoloso. Esso apre la via a tutti coloro che sono pronti a rifiutare un<br />

nuovo trattato, con la prospettiva di chiuderci in noi stessi, rifiutare la Turchia o persino<br />

i paesi dei Balcani – apre la via a tutti quei nazionalisti che diffidano degli stranieri che<br />

potrebbero un giorno chiamarsi europei. Per loro questo slogan è solo una farsa – di fatto<br />

essi non vogliono né l’allargamento né maggior profondità.<br />

Dobbiamo dimostrare ai nostri cittadini che gli allargamenti hanno costituito un’opportunità<br />

per l’<strong>Europa</strong>, enfatizzare che la multiculturalità è una benedizione, che l’immigrazione è<br />

il nostro futuro democratico. Dobbiamo andare oltre la crisi istituzionale. Non è segnale<br />

di vittoria né per gli euroscettici né per la sinistra, bensì rivela un’impotenza in qualche<br />

modo ingloriosa, <strong>del</strong>la quale ognuno rischia di soffrire. La relazione Brok gestisce bene<br />

questa impotenza e con intelligenza, e mi congratulo con lui, ma purtroppo non ci fa<br />

avanzare.<br />

Inese Vaidere (UEN). – (LV) Onorevoli colleghi, i risultati <strong>del</strong>l’allargamento <strong>del</strong>l’UE sono<br />

positivi e quindi è essenziale creare le condizioni giuste per svilupparli. Le nostre istituzioni<br />

e i nostri governi dovrebbero fornire al pubblico un’informazione onesta e completa sia<br />

riguardo i vantaggi che riguardo i rischi <strong>del</strong>l’allargamento. I cittadini devono sentirsi sicuri,<br />

dopo l’allargamento, di non doversi preoccupare per le loro opportunità di mantenere e<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

sviluppare la propria lingua, cultura, fede e tradizioni, e devono sentirsi sicuri che il loro<br />

benessere e i loro valori non saranno messi in pericolo. Se le nazioni esistenti all’interno<br />

degli stati si sentono a proprio agio nei loro paesi, vi sarà minor paura attorno a un afflusso<br />

di immigrati e il processo di allargamento nel complesso verrà visto in una luce positiva.<br />

Dobbiamo ascoltare i cittadini, e dobbiamo sviluppare un dialogo. Sono a favore di vari<br />

tipi di cooperazione con potenziali Stati membri. Ciò avrebbe come conseguenza non solo<br />

un atteggiamento più onesto verso la capacità di integrazione <strong>del</strong>l’Unione europea, ben<br />

definita nella relazione, ma anche una chiara guida per i nostri partner. Grazie.<br />

Doris Pack (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea<br />

non può svolgere la propria funzione di partner globale affidabile e stabile se non rimane<br />

in grado di agire e se non persegue una strategia ben definita che risponda ai bisogni specifici<br />

di diversi paesi. Non possiamo accettare tutti i nostri vicini come membri e quindi siamo<br />

obbligati, se non altro nel loro interesse, ad offrire loro un’alternativa attraente e proficua.<br />

Dobbiamo progettare una politica di vicinato efficiente, degna di tale nome. L’apertura dei<br />

nostri programmi per l’educazione, la cultura e i giovani e l’istituzione di un’area economica<br />

speciale sono esempi di un atteggiamento <strong>del</strong> genere. Le opportunità elencate nell’eccellente<br />

relazione Brok devono quindi essere sviluppate appieno e arricchite il più presto possibile.<br />

Questo è l’unico modo per promuovere stabilità, pace, rispetto dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e le<br />

riforme economiche nei paesi nostri vicini.<br />

La situazione tuttavia è diversa nei paesi dei Balcani occidentali, che da qualche tempo<br />

hanno una chiara prospettiva di adesione. Basta uno sguardo alla cartina geografica per<br />

vedere che essi sono nel cuore <strong>del</strong>l’Unione europea, e con ciò intendo dire che sono<br />

circondati da Stati membri. La nostra politica lì si basa su passaggi logici. Un paese sta già<br />

negoziando la propria adesione all’UE, mentre altri hanno siglato accordi di stabilizzazione<br />

e di associazione con l’UE – tutti eccetto il Kosovo in realtà. La nostra azione politica lì è<br />

la prova <strong>del</strong>la nostra credibilità in materia di politica estera e la garanzia di una pace duratura<br />

e di stabilità nell’UE.<br />

Non gradisco quando Turchia e Croazia vengono citate assieme indistintamente. Le<br />

condizioni e lo sfondo sono <strong>del</strong> tutto diversi, e tutti dovrebbero esserne consapevoli. La<br />

Croazia è il primo dei paesi dei Balcani i cui negoziati di adesione potrebbero completarsi<br />

nel 2009. L’UE dovrebbe accelerare l’adesione <strong>del</strong>la Croazia, mandando così un segnale a<br />

Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Kosovo con il quale si<br />

affermi che le riforme sociali, giuridiche ed economiche essenziali e spesso dolorose valgono<br />

lo sforzo.<br />

La responsabilità per la futura adesione di questi paesi, tuttavia, resterà principalmente dei<br />

loro politici, che devono rispondere all’elettorato dei rispettivi paesi.<br />

Libor Rouček (PSE). – (CS) Onorevoli colleghi, è opinione <strong>del</strong> relatore, <strong>del</strong> Consiglio e<br />

<strong>del</strong>la Commissione che i passati allargamenti sono stati generalmente un grande successo.<br />

Io concordo pienamente con questa opinione. Un esempio di ciò è il mio paese, la<br />

Repubblica Ceca. Sta traendo enormi vantaggi dalla sua appartenenza all’Unione e si sta<br />

quasi per mettere in pari con i paesi più avanzati economicamente. Nonostante ciò, ci sono<br />

persone nel mio paese, compreso il Presidente Klaus, che esprimono costantemente i loro<br />

dubbi sull’appartenenza all’UE, nonché dubbi sul motivo <strong>del</strong>l’esistenza stessa <strong>del</strong>l’UE. Nel<br />

paese vicino, l’Austria, si esprimono opinioni simili. Sebbene siano stati creati 150 000 posti<br />

di lavoro in questo paese di otto milioni di persone grazie all’allargamento, solo il 28 per<br />

cento degli austriaci vede positivamente la propria appartenenza all’Unione europea. Vorrei<br />

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108<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

quindi evidenziare un aspetto <strong>del</strong>la relazione di Elmar Brok e cioè la necessità di introdurre<br />

una strategia di comunicazione di vasta portata per informare il pubblico sullo scopo<br />

<strong>del</strong>l’allargamento, sui vantaggi e potenziali svantaggi futuri. Per me, questa è la questione<br />

più importante, a parte la ratifica <strong>del</strong> Trattato di Lisbona e a parte mantenere la promessa<br />

data in particolare ai paesi dei Balcani occidentali a Salonicco nel 2003.<br />

Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN). - (PL) Signor Presidente, nella relazione sulla<br />

strategia di allargamento <strong>del</strong>la quale stiamo discutendo c’è un riferimento ad una clausola<br />

<strong>del</strong> Trattato di Roma, secondo la quale “qualsiasi stato <strong>europeo</strong> può chiedere di diventare<br />

membro <strong>del</strong>la comunità”. Notiamo con certa soddisfazione i segnali relativi all’accettazione<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa polacca e svedese per una partnership orientale, compresa una più stretta<br />

cooperazione con i paesi vicini <strong>del</strong>l’est, tra i quali l’Ucraina e la Bielorussia. Si dovrebbe<br />

sottolineare che l’Ucraina si aspetta piena adesione. Nel contesto di priorità <strong>del</strong>la Presidenza<br />

francese, che si sta concentrando sui contatti con i vicini <strong>del</strong> sud <strong>del</strong>l’Unione, dovremmo<br />

rafforzare anche la nostra partnership a est, per evitare una seria asimmetria nella politica<br />

estera. Uno degli strumenti potrebbe essere l’istituzione di una sessione parlamentare<br />

UE-Est il cosiddetto Euronest. Porre una proposta <strong>del</strong> genere come primo punto <strong>del</strong>l’ordine<br />

<strong>del</strong> giorno rafforzerebbe il segnale che si sta mandando ai nostri vicini e alle loro aspirazioni<br />

comunitarie. Si dovrebbe dire chiaramente che queste non dovrebbero essere soppresse e<br />

collegate alla debacle <strong>del</strong> Trattato di Lisbona, come alcuni vecchi politici europei stanno<br />

attualmente facendo.<br />

Ioannis Varvitsiotis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, vorrei congratularmi con<br />

l’onorevole Brok per la sua relazione, nella quale c’è molta verità. Personalmente non sono<br />

un grande ottimista riguardo nuove adesioni e riguardo a un nuovo allargamento, almeno<br />

nell’immediato futuro, con l’eccezione <strong>del</strong>la Croazia. Tuttavia, ci auguriamo che il mondo<br />

attorno a noi possa godere di stabilità politica ed economica. Auguriamo che prevalgano<br />

pace e prosperità. Ci auguriamo che il mondo attorno a noi rimanga in vita e in ottima<br />

salute.<br />

Uno strumento che ci aiuti in questa direzione, come ammette anche l’onorevole Brok, è<br />

la politica europea di vicinato. Tuttavia, la politica europea di vicinato non crea dei partner<br />

di un’impresa comune. E’ basata sulle relazioni bilaterali <strong>del</strong>l’Unione con ciascuno di questi<br />

paesi e, secondo la mia opinione, questo è il suo punto debole. Dobbiamo quindi creare<br />

qualcosa che vada oltre il semplice fatto di essere vicini ma non al punto di essere uno Stato<br />

membro. La mia proposta di costruire una confederazione europea è un passo in questa<br />

direzione: sarà una sorta di cooperazione rafforzata, una zona di stati vicini all’Unione<br />

europea che adotteranno un approccio <strong>europeo</strong>.<br />

Ciò permetterà sia di rinforzare la sicurezza che aumentare il prestigio internazionale<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea. Sarà lo strumento alternativo all’allargamento e ci permetterà di<br />

ampliare la nostra influenza verso i vicini interessati in un momento in cui sono evidenti<br />

le obiezioni ad un ulteriore allargamento.<br />

Infine vorrei aggiungere che, sebbene questa proposta possa sembrare molto ambiziosa,<br />

credo che l’Unione europea debba incrementare il proprio prestigio ed ampliare la propria<br />

influenza, e credo che questo sia un modo per fare ciò.<br />

Adrian Severin (PSE). - (EN) Signor Presidente, non ci può essere strategia senza uno<br />

scopo. L’ambiguità <strong>del</strong>lo scopo <strong>del</strong>l’Unione europea quando si arriva alla politica di<br />

allargamento è un ostacolo che nessun oratore è stato in grado di superare. Questa relazione<br />

è vittima di tale ambiguità.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il nostro dovere e scopo ultimo è di garantire la sicurezza ai nostri cittadini. I nostri cittadini<br />

non si sentono protetti. Per proteggerli, l’Unione europea ha bisogno di potere. Per avere<br />

potere in un mondo globale, l’Unione europea ha bisogno sia <strong>del</strong>l’allargamento che di<br />

riforme interne. Poiché abbiamo mancato di dire ai nostri cittadini che i diritti che hanno<br />

già acquisito non sono sostenibili, essi credono di poter preservare tali diritti opponendosi<br />

sia all’allargamento che alle riforme. Con queste condizioni il futuro <strong>del</strong>l’Unione europea<br />

è in pericolo.<br />

L’allargamento non è una concessione fatta ai paesi candidati. Alcuni di essi, come Ucraina,<br />

Serbia, Moldova e Turchia, hanno <strong>del</strong>le alternative – magari peggiori, ma pur sempre<br />

alternative. In questi casi siamo in competizione con altri. Alcuni dei loro problemi interni<br />

potrebbero essere meglio risolti all’interno piuttosto che all’esterno <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Se non offriamo loro <strong>del</strong>le prospettive, non offriamo sicurezza ai nostri cittadini.<br />

Non sono i paesi candidati o i nuovi Stati membri ad essere indigesti: è il nostro apparato<br />

digestivo ad essere troppo lento. O troviamo un buon digestivo subito oppure saremo<br />

costretti a soffrire a lungo la fame.<br />

Anna Ibrisagic (PPE-DE). - (SV) Signor Presidente, signor Commissario, credo sia giusto<br />

concludere che l’allargamento è stato un successo. Sono lieto di avere la conferma che i<br />

paesi ai quali abbiamo precedentemente dato chiari impegni e una chiara prospettiva UE<br />

godano ancora di quei vantaggi. Tuttavia, sono seriamente preoccupato in quanto<br />

l’atmosfera si raffredda ogni volta che si discute di allargamento. Parole come “adeguato”,<br />

“capacità di assorbimento”, “consolidamento politico”, “rischi per la coesione sociale ed<br />

economica” vengono sempre più usate. Sono parole che, alle mie orecchie, non suonano<br />

come visione o obiettivo ma piuttosto come un modo per evitare di impegnarci in possibili<br />

allargamenti futuri. Si fa sempre più riferimento alla fatica <strong>del</strong>l’allargamento nell’opinione<br />

pubblica in patria, ma non si sta facendo abbastanza per cambiare quella opinione.<br />

Non è un caso che Germania e Francia, due paesi che si sono fatti la guerra per secoli, siano<br />

stati proprio i paesi che hanno lanciato il progetto UE. Non è un caso che siano stati proprio<br />

i leader di Germania e Francia ad avere una visione per il futuro <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Essi avevano<br />

capito che l’Unione europea era, prima di tutto, un progetto di pace e sicurezza, molto di<br />

più di un semplice progetto economico. E’ questa visione e questo tipo di leadership che<br />

cerco davvero e che manca qui. Apprezzo quindi il chiaro discorso di <strong>del</strong> Commissario<br />

Rehn: non dobbiamo creare una sorta di sala d’attesa per i paesi che aspirano ad aderire, e<br />

l’allargamento ha un futuro. Sono particolarmente grato al Commissario per questo.<br />

Vural Öger (PSE). - (DE) Signor Presidente, a mio parere la politica di allargamento<br />

europea è stata una storia di grande successo. Nel giro di cinquant’anni l’UE è riuscita a<br />

creare un continente pacifico, democratico e prospero. Ciò che mi colpisce di questa<br />

relazione sulla strategia di allargamento, tuttavia, è che essa è anche concentrata sulle<br />

relazioni tra l’UE e paesi senza prospettive di adesione.<br />

Questo tentativo di moderare la strategia di allargamento e di fonderla con la politica<br />

europea di vicinato pone dei problemi. Sebbene la relazione tratti di interessantissime<br />

questioni nel merito e chiarisca molti punti, questi punti troverebbero miglior collocazione<br />

in una relazione sull’ENP ma sono fuori posto all’interno di una relazione sull’allargamento.<br />

Sto pensando, ad esempio, alle proposte di una unione per il Mediterraneo e di una unione<br />

per il Mar Nero. La politica di allargamento <strong>del</strong>l’UE dovrebbe rimanere distinta dalla politica<br />

europea di vicinato. Invece, mi dispiace di dover dire che la relazione contiene affermazioni<br />

molto vaghe e che addirittura confondono, lasciando spazio a diverse interpretazioni.<br />

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110<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Francisco José Millán Mon (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, la relazione Brok si<br />

riferisce a uno dei maggiori successi <strong>del</strong>l’Unione europea: il processo di allargamento. Se<br />

me lo consentite, vorrei fare tre considerazioni.<br />

In primo luogo, l’allargamento ha messo in evidenza la cosiddetta “capacità di cambiamento”<br />

<strong>del</strong>l’Unione. Il desiderio di integrazione è stato un forte stimolo al cambiamento politico<br />

ed economico in molti paesi europei. Quei paesi hanno proseguito per diventare membri<br />

<strong>del</strong>l’Unione, e così facendo hanno tratto loro stessi dei benefici, oltre che gli esistenti Stati<br />

membri. Il quinto allargamento è la prova più recente di questo successo.<br />

In secondo luogo, appoggio i concetti, difesi dalla Commissione, di condizionalità,<br />

consolidamento e comunicazione, concetti presenti anche nella relazione di Brok. Sostengo<br />

anche la richiesta che l’Unione debba rafforzare la propria capacità di integrazione. Di<br />

fatto, gli allargamenti richiedono che l’Unione sia in grado di assorbirli e continui a<br />

funzionare in modo adeguato. Per fare ciò, deve effettuare riforme istituzionali, se <strong>del</strong> caso,<br />

e, ad esempio, garantire le proprie risorse finanziarie. Gli allargamenti non devono mettere<br />

in pericolo le politiche comuni o gli obiettivi <strong>del</strong>l’Unione. Inoltre, sostengo la necessità di<br />

una politica ambiziosa <strong>del</strong>la comunicazione, qualcosa che finora è mancato all’Unione. E’<br />

vero che non siamo stati in grado di rendere partecipi i nostri cittadini dei vantaggi<br />

<strong>del</strong>l’allargamento.<br />

Infine, la relazione Brok parla <strong>del</strong>la possibilità di creare un’area specifica <strong>del</strong>l’Unione per i<br />

paesi orientali che ad oggi non hanno prospettive di adesione. Come indicato al paragrafo<br />

19 <strong>del</strong>la relazione, un’area o zona di questo tipo si baserebbe su politiche comuni su vari<br />

ambiti, dallo stato di diritto e democrazia all’educazione e migrazione. E’ mia opinione che<br />

molte di queste politiche comuni non dovrebbero essere attuate solo in relazione ai nostri<br />

vicini orientali, ma anche estese ai paesi di confine con il Mediterraneo. Questi hanno avuto<br />

relazioni strettissime con l’Unione europea negli ultimi cinquant’anni. La politica europea<br />

di vicinato e il cosiddetto processo di Barcellona – ora unione mediterranea – devono<br />

garantire che i paesi sul versante meridionale non si sentano trattati come cittadini di serie<br />

B.<br />

Luis Yañez-Barnuevo García (PSE). - (ES) Signor Presidente, solo un’annotazione: in<br />

un minuto non c’è tempo per le sottigliezze e quindi parlo esclusivamente a nome mio.<br />

L’allargamento non è sempre stato un successo. Le elite politiche di quattro o cinque paesi<br />

nell’ultimo allargamento <strong>del</strong> 2004 non hanno, a mio avviso, capito o assunto la politica<br />

europea o l’acquis comunitario. Stanno dando priorità alle relazioni con gli Stati Uniti e<br />

pongono maggiore enfasi sulla NATO che su un vero e sicuro processo di integrazione<br />

con l’Unione europea.<br />

Non ci possono essere altri allargamenti prima <strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong> Trattato di Lisbona.<br />

Gli attuali negoziati con paesi candidati dovrebbero continuare senza interruzione ma<br />

credo con enfasi che quei negoziati non dovrebbero concludersi prima <strong>del</strong>l’approvazione<br />

<strong>del</strong> Trattato di Lisbona.<br />

Infine, non dovremmo impedire che i paesi che vogliono avanzare ulteriormente vengano<br />

ostacolati dai paesi più euroscettici, nazionalisti o sostenitori <strong>del</strong>la sovranità.<br />

Hubert Pirker (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella relazione<br />

Brok il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> dimostra chiaramente di aver appreso la lezione <strong>del</strong>l’ultima<br />

grossa ondata di allargamenti, che ha visto l’adesione di dodici nuovi Stati membri e di<br />

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essere stato in grado di catalogare tutti i problemi connessi mettendo in luce, in modo<br />

efficace, tutti i vantaggi che l’allargamento ha portato, sia ai vecchi che ai nuovi Stati membri.<br />

La cosa importante, però, è trarre le conclusioni appropriate e questo è stato fatto, in<br />

particolare in due aree per me importanti. Innanzitutto dobbiamo esaminare la capacità<br />

di assorbimento <strong>del</strong>l’Unione europea prima di qualsiasi futuro allargamento e, in secondo<br />

luogo, i paesi candidati dovranno veramente soddisfare i criteri prima di essere ammessi.<br />

Quando ci accingiamo a discutere sulla capacità di assorbimento <strong>del</strong>l’Unione europea,<br />

credo che vi siano punti importanti da considerare, come il principio secondo cui le nuove<br />

adesioni non devono compromettere il progetto di integrazione <strong>europeo</strong>. Con questo<br />

voglio dire che l’impeto allo sviluppo <strong>del</strong>l’Unione e il perseguimento dei suoi obiettivi<br />

devono essere incrementati, non sviati, dall’ammissione di Stati membri. Il quadro<br />

istituzionale <strong>del</strong>l’Unione deve prima essere creato e consolidato. Il fatto è che c’è bisogno<br />

di un trattato e l’Unione europea deve potersi permettere l’allargamento, altrimenti<br />

comprometterebbe il progetto di integrazione.<br />

Il nostro obiettivo comune è il continuo progresso. Le successive adesioni di altri paesi<br />

non dovrebbero essere escluse, ma tutto dovrebbe avvenire in conformità con le regole e<br />

le condizioni.<br />

Roberta Alma Anastase (PPE-DE). - (RO) Il consolidarsi <strong>del</strong> ruolo d’attore sulla scena<br />

internazionale assunto dall’Unione europea è impossibile senza continui aggiustamenti al<br />

contesto globale <strong>del</strong> XXI secolo.<br />

Un elemento geostrategico in merito è rappresentato dall’allargamento e i precedenti<br />

allargamenti, tra cui l’ultimo, quello <strong>del</strong> 2007, hanno dimostrato gli innegabili vantaggi di<br />

questo processo. E’ dunque necessario che esso continui e io accolgo di buon grado il fatto<br />

che i Balcani occidentali ribadiscano il loro tenace impegno nella relazione.<br />

Ciononostante, non è meno importante fornire una chiara prospettiva comunitaria ai<br />

partner europei <strong>del</strong>la politica di vicinato, tra cui la Repubblica moldova.<br />

Vi ricordo che stiamo parlando di paesi europei che hanno già dichiarato l’obiettivo di<br />

acquisire una prospettiva comunitaria e il Trattato di Roma stabilisce esplicitamente che<br />

qualunque stato <strong>europeo</strong> può richiedere di diventare Stato membro, a patto che soddisfi<br />

i criteri di Copenaghen.<br />

Io chiedo alla Commissione e al Consiglio di…<br />

(Il Presidente toglie la parola al relatore.)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ioan Mircea Paşcu (PSE). - (EN) Signor Presidente, l’ostacolo irlandese al Trattato di<br />

Lisbona ha fornito un’insperata opportunità agli scettici nei confronti <strong>del</strong>l’allargamento:<br />

l’Unione europea non deve più pensare a nuovi membri, semplicemente perché non c’è<br />

posto per loro. Naturalmente, in termini strettamente giuridici, questo al momento è vero,<br />

ma, allo stesso tempo, dovremmo fare una chiara distinzione tra Trattato di Lisbona e<br />

allargamento. In primo luogo perché la logica di base <strong>del</strong> trattato non è l’allargamento in<br />

sé, ma l’adattarsi <strong>del</strong>l’UE a un contesto globalizzato e, in secondo luogo, perché<br />

l’allargamento è un fatto politico piuttosto che strettamente giuridico.<br />

L’allargamento costituisce un ingrediente politico efficace che dimostra forza di attrazione<br />

e autorità così come capacità di coinvolgimento – tutte cose che non dobbiamo mancare<br />

di pretendere per la nostra Unione. Di conseguenza, la pianificazione strategica, i negoziati<br />

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IT<br />

in corso e le nuove iniziative per un ulteriore allargamento dovrebbero proseguire di pari<br />

passo con gli sforzi di ratifica <strong>del</strong> Trattato di Lisbona.<br />

Andrew Duff (ALDE). - (EN) Signor Presidente, potrebbe il Presidente in carica Jouyet<br />

dare spiegazione e giustificazione alla straordinaria situazione creatasi all’interno <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> francese in relazione all’uso <strong>del</strong> referendum per autorizzare l’adesione <strong>del</strong>la<br />

Turchia? Non concorda sul fatto che il ricorso a uno strumento così populista sia<br />

assolutamente sbagliato per la ratifica di un trattato internazionale?<br />

Nicolae Vlad Popa (PPE-DE). - (RO) L’allargamento si è dimostrato uno degli strumenti<br />

politici più efficaci <strong>del</strong>l’Unione europea, al servizio degli interessi strategici comunitari di<br />

stabilità, sicurezza e prevenzione dei conflitti. Ha contribuito alla maggiore prosperità, alle<br />

opportunità di crescita, così come ad assicurare i trasporti cruciali e la creazione di corridoi<br />

per l’energia.<br />

La politica <strong>del</strong>l’Unione europea sull’allargamento si è rivelata un successo sia per la stessa<br />

Unione che per l’<strong>Europa</strong> in generale. In questo contesto è necessario mantenere la politica<br />

di porte aperte sia per i paesi candidati effettivi o potenziali, che per quei paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong><br />

<strong>del</strong>l’est con prospettive comunitarie: un approccio condizionato, ovviamente, al<br />

raggiungimento dei criteri richiesti e degli impegni.<br />

Tuttavia, allo scopo di proseguire nell’allargamento, dobbiamo trovare una soluzione<br />

attuabile per far sì che il Trattato di Lisbona entri in vigore.<br />

Monika Beňová (PSE). – (SK) Abbiamo sentito parole quali fatica <strong>del</strong>l’allargamento, crisi<br />

o necessità di consolidamento. Parole e atteggiamenti deprimenti che dimostrano più<br />

impotenza e elitarismo piuttosto che capacità di portare avanti attivamente la visione di<br />

un’<strong>Europa</strong> unita.<br />

Il consolidamento non rappresenta un problema per i paesi entrati a far parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

nelle ultime due adesioni, lo è per i vecchi Stati membri, che dovrebbero chiedersi perché<br />

hanno bisogno di consolidamento. In merito alla fatica da allargamento, noi siamo quelli<br />

tormentati da prospettive e punti di vista contraddittori, non quei paesi che sono già pronti<br />

ad adempiere a tutte le nostre richieste e condizioni allo scopo di diventare Stati membri.<br />

Il nostro comportamento nei confronti <strong>del</strong>la Turchia, ad esempio, è tragicomico, perché<br />

ad oggi non siamo ancora in grado di dire se permetteremo alla Turchia di entrare nella<br />

nostra cerchia elitaria al raggiungimento dei criteri di Copenaghen e, di conseguenza, la<br />

domanda o tutte le domande che…<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, è rassicurante sentire il ministro<br />

francese quando sostanzialmente afferma che la Turchia deve normalizzare i suoi rapporti<br />

con Cipro, per dimostrare la propria volontà nel portare avanti le sue aspirazioni europee.<br />

E’ davvero inconcepibile e sfida ogni logica che l’UE continui i negoziati di adesione con<br />

un paese che seguita a non riconoscere uno degli Stati membri continuando l’occupazione<br />

di parte <strong>del</strong> suo territorio. Capisco che la politica <strong>del</strong> bastone e <strong>del</strong>la carota sia necessaria<br />

nel caso di un paese in cui la democrazia è costantemente tenuta sotto scacco dai militari,<br />

ma ci sono limiti alla nostra pazienza e alla nostra tolleranza.<br />

Abbiamo partecipato ai colloqui comuni tenutisi a Cipro. Questo è un buon momento<br />

perché la Commissione e il Consiglio indichino vivamente alla Turchia la necessità di<br />

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dimostrare buona volontà – non solo nei confronti di Cipro, ma <strong>del</strong>l’Unione in generale –<br />

nel rimuovere con urgenza le truppe di occupazione dall’isola di Cipro e nell’applicare<br />

immediatamente il protocollo di Ankara. Tali iniziative permetterebbero indubbiamente<br />

di fare un passo in avanti nella soluzione <strong>del</strong> problema di Cipro.<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore.)<br />

Presidente. − Mi è stato riferito che non ci rimane molto tempo, quindi non sarà possibile<br />

che tutti parlino.<br />

Vorrei precisare che coloro che hanno chiesto di parlare possono sottoporre il loro<br />

intervento in forma scritta affinché venga inserito nel verbale <strong>del</strong>la seduta.<br />

13. Benvenuto<br />

Presidente. − Ci tengo a sottolineare, onorevoli colleghi, che nel podio c’è una <strong>del</strong>egazione<br />

<strong>del</strong>la Repubblica <strong>del</strong> Sud Africa, presieduta da D. Obed Bapela, Presidente <strong>del</strong> Comitato<br />

per le relazioni internazionali, che noi tutti conosciamo per l’amicizia dimostrata nei<br />

confronti <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> e per il suo coinvolgimento nella lotta contro l’apartheid.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Vorrei estendere il benvenuto ai nostri ospiti, a questo dodicesimo incontro<br />

interparlamentare Unione europea/ <strong>Parlamento</strong> <strong>del</strong> Sud Africa. E’ una visita molto<br />

importante. La frequenza di queste visite promuove il dialogo politico che è parte vitale<br />

<strong>del</strong> piano di azione congiunta, adottato nel maggio <strong>del</strong>l’anno scorso, per l’implementazione<br />

<strong>del</strong> partenariato strategico Unione europea/Sud Africa.<br />

Potenziare la nostra cooperazione allo scopo di aumentare la sicurezza e la stabilità<br />

internazionali è indubbiamente necessario ora più che mai, vista e considerata l’attuale<br />

situazione di tensione nell’area <strong>del</strong>l’Africa meridionale e, in particolare, la crisi in Zimbabwe,<br />

che tutti conosciamo.<br />

Vorrei a questo punto dare il benvenuto ai nostri amici <strong>del</strong> Sud Africa.<br />

14. Documento di strategia di allargamento 2007 <strong>del</strong>la Commissione (seguito <strong>del</strong>la<br />

discussione)<br />

Presidente. − Continueremo il dibattito sul documento di strategia <strong>del</strong> 2007<br />

sull’ampliamento, <strong>del</strong>la Commissione.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, dovrei fare<br />

tre osservazioni prima di dedicarmi al dibattito, che si è rivelato estremamente fruttuoso<br />

e stimolante.<br />

Innanzitutto, a nome <strong>del</strong> Consiglio, vorrei dare il benvenuto alla <strong>del</strong>egazione <strong>del</strong> Sud Africa<br />

che è qui con noi e ricordare che ben presto vedremo i leader politici <strong>del</strong> loro paese al primo<br />

vertice <strong>del</strong>l’Unione europea, che si svolgerà in Francia alla fine di luglio.<br />

In secondo luogo, vorrei unirmi all’onorevole Rehn nell’esprimere solidarietà per i turisti<br />

tedeschi che, secondo un comunicato, sono stati rapiti da ribelli curdi in Turchia. Noi <strong>del</strong><br />

Consiglio ci auguriamo che, qualora la notizia venisse confermata, queste persone vengano<br />

ritrovare sane e salve il prima possibile, e ci teniamo a sottolineare che sono nei nostri<br />

pensieri.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In terzo luogo, vorrei ringraziare l’onorevole Duff per la sua conoscenza <strong>del</strong> mondo politico<br />

francese e <strong>del</strong>le posizioni che personalmente occupo. Naturalmente sarei felice di<br />

approfondire l’argomento davanti ad un caffè, ma sfortunatamente i miei doveri mi<br />

impediscono di fare commenti in merito in questo momento.<br />

Per tornare al dibattito, l’allargamento è decisamente parte integrante <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo <strong>europeo</strong> e fino ad oggi abbiamo sempre fatto in modo che l’allargamento e il<br />

rafforzamento <strong>del</strong>l’Unione andassero di pari passo. E’ fondamentale che ciò continui, come<br />

ha evidenziato l’onorevole Brok. Tutti i dibattiti servono a sensibilizzare i cittadini sulle<br />

questioni sollevate dall’allargamento, ed è per questo che prestiamo particolare attenzione<br />

ai dibattiti e alle posizioni a riguardo in seno al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

Ribadendo quanto già detto da altri membri, vorrei evidenziare il ruolo stabilizzatore<br />

<strong>del</strong>l’allargamento. Ciò è ovvio nel caso dei Balcani. Il rapido progresso <strong>del</strong>la Croazia, che<br />

la Presidenza francese vorrebbe accelerare ulteriormente se tutti gli Stati membri sono<br />

d’accordo, dimostra come paesi che negli anni ’90 erano in guerra abbiano una reale<br />

prospettiva di adesione. Questo costituisce un messaggio importante soprattutto per la<br />

Serbia, dal momento che il governo appena insediato aspira a rafforzare il legame con<br />

l’Unione europea.<br />

Lo stesso vale per la Turchia, e a questo riguardo vorrei ricordarvi che lo stato attuale dei<br />

negoziati non è condizionato dalla posizione di uno o <strong>del</strong>l’altro Stato membro, ma dalla<br />

Turchia stessa, dal livello di riforme ivi raggiunto. Sopra ogni cosa, è legato all’adempimento<br />

degli obblighi nei confronti di tutti gli Stati membri e, in particolare, all’applicazione <strong>del</strong><br />

protocollo di Ankara.<br />

La politica <strong>del</strong>l’ampliamento non significa che stiamo trascurando gli altri vicini <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. Al momento il Consiglio sta considerando come aiutare l’Ucraina ad aprire una<br />

nuova fase <strong>del</strong>le relazioni con l’Unione nel prossimo vertice UE/Ucraina, che si terrà a Evian<br />

il 9 settembre. Vorremmo anche far avanzare i rapporti con la Moldova, un paese su cui il<br />

Consiglio ha già investito molto.<br />

Come Presidenza <strong>del</strong> Consiglio sosteniamo anche i processi regionali già descritti. Ho<br />

personalmente partecipato alla conferenza che ha promosso la sinergia nel Mar Nero e al<br />

vertice sui paesi dei Balcani. E, naturalmente, non posso fare a meno di ricordare il prossimo<br />

vertice sul processo di Barcellona e l’Unione per il Mediterraneo, che si terrà a Parigi il<br />

prossimo 13 luglio.<br />

Infine, come potete ben vedere, il processo <strong>del</strong>l’allargamento non è fallito. Continua ad<br />

avanzare richieste ai paesi candidati e anche agli Stati membri, che devono spiegarlo ai<br />

propri cittadini. L’onorevole Rouček e l’onorevole De Keyser hanno ragione a ribadire la<br />

necessità di un bel po’ di educazione, con o senza Magritte. E’ anche vero però che, come<br />

avete sottolineato, i cittadini hanno bisogno di rassicurazioni.<br />

E’ proprio per garantire la continuità <strong>del</strong> processo, la cui rilevanza strategica alcuni di voi,<br />

l’onorevole Brok in particolare, hanno già evidenziato, che il Trattato di Lisbona dispone<br />

la riforma <strong>del</strong>le nostre istituzioni di modo che i nuovi Stati membri – dobbiamo essere<br />

chiari su ciò – vengano accolti nelle migliori condizioni, senza avanzare dubbi sulla capacità<br />

d’azione <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Olli Rehn, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, sono particolarmente<br />

felice di chiudere il mio intervento nel dibattito alla presenza <strong>del</strong>la <strong>del</strong>egazione parlamentare<br />

sudafricana, dal momento che la mia carriera politica è iniziata alcuni decenni or sono con<br />

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la campagna per liberare Nelson Man<strong>del</strong>a. E’ una gran fortuna che gli unici prigionieri<br />

rimasti in questa sede sembra che siamo io e il mio amico Elmar Brok, come annunciato<br />

nella scaletta.<br />

(Si ride)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Vorrei ringraziare i partecipanti perché oggi hanno portato avanti un dibattito essenziale<br />

e responsabile. Vorrei solo sollevare un punto trasversale, di natura generale.<br />

Mi fa piacere che la relazione Brok e il dibattito di oggi sostanzialmente avvallino il rinnovato<br />

consenso all’allargamento <strong>del</strong>l’UE, che è stato raggiunto nel dicembre 2006, soprattutto<br />

grazie agli eventi <strong>del</strong> 2005. La virtù principale di questa strategia è che trova il giusto<br />

compromesso, attentamente calibrato, tra l’importanza strategica insita nell’ampliare la<br />

zona di pace e prosperità, di libertà e democrazia da un lato, e la nostra stessa capacità di<br />

integrare nuovi membri attraverso un processo di riforma interno e, dall’altro lato, ponendo<br />

condizioni rigorose.<br />

Non posso fare a meno di ricordare – ho una memoria d’elefante – che nell’autunno 2004,<br />

dopo una seduta parlamentare, la commissione Affari esteri mi ha accusato di mancanza<br />

di visione, non avendo io immediatamente dimostrato la volontà di fornire una prospettiva<br />

di adesione all’Ucraina. Avevo semplicemente detto di non decidere in anticipo il futuro<br />

<strong>del</strong>l’Ucraina. Un anno dopo sono stato criticato per aver posto troppa enfasi sulla capacità<br />

di assorbimento e per aver fermato il corso <strong>del</strong>l’allargamento. In questa prospettiva accolgo<br />

molto di buon grado il dibattito di oggi, che crea il giusto compromesso tra l’importanza<br />

strategica <strong>del</strong>l’allargamento e la nostra stessa capacità di accogliere nuovi membri.<br />

Questo dibattito e la relazione identificano una terza valida soluzione combinando una<br />

più profonda integrazione politica con il graduale ampliamento <strong>del</strong>l’Unione europea. A<br />

mio avviso ciò dimostra chiaramente una convincente convergenza <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> e <strong>del</strong>la Commissione, e <strong>del</strong>l’Unione europea nella sua globalità, e io certamente<br />

accolgo favorevolmente questo fenomeno e anche la direzione intrapresa verso un rinnovato<br />

consenso nei confronti <strong>del</strong>l’allargamento, ormai consolidato dal 2006.<br />

Presidente. − Vorrei informarvi che questa sera, alla riunione <strong>del</strong> Bureau, ho intenzione<br />

di esprimere le mie perplessità sulla procedura catch-the-eye, che è priva di regole e soggetta<br />

esclusivamente all’arbitrio o al giudizio <strong>del</strong> Presidente o <strong>del</strong> suo sguardo. Penso che sia<br />

fondamentale stabilire alcune regole di base, poiché questa procedura sta diventando<br />

inadeguata.<br />

Oggi abbiamo ricevuto addirittura quindici richieste, il che altera la normale procedura e<br />

la quantità di tempo dedicata al discorso di ciascun gruppo.<br />

Vorrei quindi lasciarvi pensare a questo, soprattutto coloro i quali sono rimasti <strong>del</strong>usi, visto<br />

che molte persone hanno chiesto la parola ma solo pochi hanno potuto intervenire.<br />

Elmar Brok, relatore. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente<br />

in carica <strong>del</strong> Consiglio, innanzi tutto vorrei ringraziare la Presidenza <strong>del</strong>la Commissione e<br />

<strong>del</strong> Consiglio per la solidarietà espressa nei confronti dei turisti tedeschi in Turchia.<br />

Dobbiamo trovare un equilibrio tra i moltissimi argomenti che stiamo esaminando: essi<br />

variano dall’Unione per il Mediterraneo – che costituisce un importante passo in avanti se<br />

sostenuto dalla Comunità nel suo insieme piuttosto che rappresentare una priorità per<br />

certi paesi di certe aree geografiche – per passare alla proposta polacco-svedese, fino a<br />

quella di un’Unione per il Mar Nero. Queste sono tutte idee che dobbiamo considerare<br />

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IT<br />

assieme, come Comunità, nel contempo specificando che alcune di queste scelte offrono<br />

prospettive di adesione mentre altre no. La dichiarazione <strong>del</strong> ministro degli Affari esteri<br />

polacco, Radoslaw Sikorski, che alcuni paesi sono vicini all’<strong>Europa</strong> mentre altri sono vicini<br />

europei probabilmente dimostra che entrambi sono ugualmente importanti, ma con<br />

differenze di metodo e di obiettivi.<br />

Se, comunque, avessimo margine di manovra per farlo – relazioni bilaterali, soluzioni<br />

multilaterali intermedie o addirittura soluzioni permanenti a metà tra la politica di vicinato<br />

e vero e proprio Stato membro – e di conseguenza avessimo una vasta gamma di strumenti<br />

a disposizione, dovremmo anche considerare come salvaguardare questo equilibrio, a cui<br />

ha fatto riferimento il commissario, dal punto di vista politico e amministrativo nel lungo<br />

periodo; ciò preserverebbe sia il potenziale di sviluppo <strong>del</strong>l’Unione europea che la<br />

prospettiva di adesione comunitaria di questi paesi e la loro stabilità.<br />

Vorrei fare una domanda agli euroscettici intervenuti in questa sede: a quale Unione europea<br />

si riferiscono? L’Unione europea di oggi che rappresenta la più grande storia di successo<br />

in termini di pace, libertà e prosperità nella storia di questo continente! Vogliamo portarlo<br />

avanti questo progetto e ampliarlo il più possibile per continuare a ottenere successi di<br />

questo tipo e far entrare più paesi. E’ questo il punto!<br />

Ed è per questo che, quando parliamo dei Balcani occidentali, dobbiamo dire: se ieri o<br />

questa settimana c’è un governo in Serbia che dice di voler guardare a Bruxelles e all’<strong>Europa</strong>,<br />

allora, anche solo per assicurare una pace duratura in una regione che è stata fonte di<br />

conflitto negli ultimi 150 anni, dovremmo accettare l’offerta e portare avanti questa<br />

prospettiva, se vogliamo continuare il pacifico sviluppo <strong>del</strong> nostro continente.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. MAREK SIWIEC<br />

Vicepresidente<br />

Proinsias De Rossa (PSE). - (EN) Signor Presidente, in merito all’ordine <strong>del</strong> giorno, visto<br />

che la discussione sui Palestinesi prigionieri <strong>del</strong>le autorità israeliane comincerà così tardi<br />

– con quasi un’ora di ritardo a questo punto – mi rincresce ma sono costretto a ritirare il<br />

mio nome dalla lista dei relatori. Chiedo tuttavia che il tempo nel verbale assegnatomi dal<br />

gruppo parlamentare <strong>del</strong> Partito Socialista Europeo sia aggiunto a quello <strong>del</strong>l’onorevole<br />

De Keyser, capogruppo <strong>del</strong> PSE. E’ con grande rammarico che mi accingo a fare ciò, ma<br />

sfortunatamente devo andare all’aeroporto.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

La votazione si svolgerà giovedì 10 luglio 2008.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 142)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Titus Corlăţean (PSE), per iscritto. – (RO) La prospettiva di entrare a far parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea per i paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> sud-orientale rappresenta il motore <strong>del</strong>le riforme per la<br />

loro trasformazione democratica. Il documento di strategia <strong>del</strong> 2007 sull’ampliamento,<br />

<strong>del</strong>la Commissione, dovrebbe inviare un chiaro segnale di risoluto impegno nei confronti<br />

di quei paesi con cui sono stati iniziati i negoziati di adesione o di quelli con prospettive<br />

di adesione. E’ questo il caso, tra gli altri, <strong>del</strong>la Serbia e <strong>del</strong>la Repubblica moldova. Per<br />

quest’ultima la Romania rappresenta una finestra tramite cui i cittadini moldovi possono<br />

custodire la propria speranza in un futuro <strong>europeo</strong>, più democratico e prosperoso.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nella Repubblica moldova, un futuro di adesione all’Unione europea rappresenta un<br />

incentivo per l’opposizione democratica a continuare a battersi per la costituzione di<br />

strutture legislative democratiche e istituzionali, un processo che l’UE stessa si è impegnata<br />

a incoraggiare.<br />

La necessità di riforme istituzionali interne all’Unione europea, come conseguenza<br />

<strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong> Trattato di Lisbona, non può divenire una ragione preliminare e<br />

un pretesto per fermare l’allargamento <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) L’allargamento <strong>del</strong>l’UE è sempre<br />

stato solo una questione di tempo e di rendere compatibili i sistemi politici ed economici<br />

degli Stati membri. Da una rapida valutazione <strong>del</strong> processo di allargamento nel 2004 e<br />

2007 emerge un’Unione rafforzata e più dinamica sia all’interno che all’esterno, che ci<br />

dimostra non solo che l’ampliamento ha portato dei benefici sia all’Unione che ai nuovi<br />

entrati, ma anche che, all’interno <strong>del</strong>l’Unione stessa, teniamo conto solo dei nostri valori<br />

e non dei nostri problemi. Il contesto politico-economico, sia <strong>europeo</strong> che globale, non è<br />

probabilmente dei più favorevoli a un rapido allargamento, ma ciò non dovrebbe impedirci<br />

di sviluppare e addirittura riformare le strategie e i meccanismi <strong>del</strong>l’allargamento stesso.<br />

I paesi dei Balcani occidentali, la Moldova, l’Ucraina e la Turchia sono paesi che hanno<br />

dichiarato il loro interesse a entrare a far parte <strong>del</strong>l’Unione e che con essa godono di<br />

collaborazioni privilegiate, ma che al loro interno devono anche adeguarsi agli standard<br />

europei, di democrazia, stabilità e prosperità.<br />

In questo contesto mi congratulo con l’onorevole Brok per l’equilibrio e il pragmatismo<br />

dimostrato nella sua relazione e mi auguro che si possa arrivare in tempi brevi alla ratifica<br />

<strong>del</strong> Trattato di Lisbona da parte di tutti gli Stati membri.<br />

Alexandra Dobolyi (PSE), per iscritto. – (EN) Il processo di allargamento è stato parte<br />

integrante <strong>del</strong>lo sviluppo comunitario negli ultimi 50 anni. Dai sei paesi fondatori l’Unione<br />

è arrivata ad avere 27 Stati membri e a rappresentare più di 450 milioni di cittadini. Rispetto<br />

a prima, l’Unione europea è più stabile, più sicura e ha un ruolo più influente nelle questioni<br />

internazionali.<br />

Negli anni abbiamo sperimentato che l’allargamento è la chiave <strong>del</strong> successo e <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’UE, che ha permesso la pacifica riunificazione <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> rispetto alla divisione <strong>del</strong>la<br />

guerra fredda. Non possiamo non concordare col fatto che lo sviluppo comunitario è<br />

andato di pari passo con l’allargamento.<br />

Ma, nella nostra società, qual è l’attuale atteggiamento nei confronti <strong>del</strong>l’allargamento? La<br />

prospettiva di ulteriori ampliamenti non suscita entusiasmo, soprattutto a causa di<br />

argomentazioni contrarie ad esso e in parte legate alla mancanza di informazione in merito.<br />

Sono una di quelli che credono che la prospettiva di diventare alla fine Stato membro sia<br />

indispensabile a promuovere la riforma politica e la democrazia. Temo invece che, senza<br />

questa prospettiva nell’agenda politica, i Balcani possano ricadere nell’instabilità.<br />

Kinga Gál (PPE-DE), per iscritto. – (HU) Signor Presidente, in riferimento al dibattito<br />

sulla strategia <strong>del</strong>l’allargamento, vorrei attirare l’attenzione sui criteri sostanziali relativi ai<br />

nostri vicini più stretti, i paesi dei Balcani occidentali e l’Ucraina.<br />

La prospettiva di adesione dei paesi candidati, e soprattutto l’obbligo di attenersi ai criteri<br />

di Copenaghen, hanno rappresentato un’enorme spinta a modernizzarsi e a diventare stati<br />

costituzionali.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

I Balcani occidentali e l’Ucraina hanno bisogno di questo stimolo. Privando questi paesi,<br />

con cui condividiamo tradizioni europee e storia, di una prospettiva comunitaria, verrebbe<br />

meno anche quella forza e motivazione che fa <strong>del</strong> loro divenire stati costituzionali una<br />

realtà.<br />

Il fatto che a breve appariranno leggi quali i decreti contro l’istruzione nella lingua <strong>del</strong>le<br />

minoranze, la chiusura <strong>del</strong>le scuole che insegnano nella lingua madre, la morte <strong>del</strong>la lingua<br />

stessa e il processo di assimilazione provocano non poca rabbia in Ucraina. Quando cadono<br />

gli ostacoli o l’obiettivo diventa più distante, le norme si allontanano ulteriormente da ciò<br />

che definiamo stato costituzionale.<br />

Quindi abbiamo una grande responsabilità. A questo punto dobbiamo assicurare che i<br />

criteri vengano soddisfatti non solo sulla carta ma nella realtà – si chiede coerenza nei<br />

preparativi ai nostri vicini, così come si chiede coerenza all’Unione nelle promesse fatte e<br />

nelle richieste di responsabilità. La coerenza <strong>del</strong> nostro comportamento darà fiducia a chi<br />

ci vota così come ai nostri vicini.<br />

Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto. – (PL) Come rappresentante di un paese che<br />

è entrato nell’UE nel 2004, condivido pienamente tutti i punti sollevati dalla relazione di<br />

Elmar Brok, che evidenzia l’importanza di un allargamento continuo e il suo contributo<br />

positivo alla creazione di un’<strong>Europa</strong> forte, unita, prospera e a misura di cittadino. Concordo<br />

con l’affermazione che la possibilità di divenire Stato membro, una volta riconosciuta,<br />

abbia un’influenza molto positiva sulle politiche interne dei paesi candidati, incoraggiandoli<br />

ad agire più in fretta nella ristrutturazione <strong>del</strong>la loro amministrazione, nella riforma dei<br />

sistemi educativi e dei più alti livelli di istruzione, nel prestare più attenzione ai diritti umani,<br />

anche a quelli <strong>del</strong>le minoranze, nella lotta alla corruzione nella vita pubblica, in sintesi,<br />

nell’adottare quei valori che hanno guidato l’Unione europea per molti anni. Penso inoltre<br />

che la relazione dovrebbe dare più rilievo al fatto che l’Unione europea è aperta e pronta<br />

ad accogliere i prossimi nuovi Stati membri.<br />

Questo è particolarmente importante per il mio paese, la Polonia, specialmente nell’ottica<br />

<strong>del</strong>le aspettative e <strong>del</strong>le aspirazioni comunitarie <strong>del</strong> nostro vicino a est, l’Ucraina. Sarebbe<br />

spiacevole se i nostri vicini vedessero nella frontiera orientale (il confine di Schengen per<br />

tutta l’UE) un nuovo muro che li separi definitivamente da noi. Penso che i richiami che<br />

ogni tanto sentiamo in merito – che l’ulteriore allargamento <strong>del</strong>l’Unione dovrebbe dipendere<br />

dalla cosiddetta “capacità di integrazione” – siano mal pensati e rappresentino una minaccia<br />

al raggiungimento degli obiettivi che l’UE si è posta.<br />

Tunne Kelam (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Un importante punto di partenza per<br />

occuparsi di ulteriori allargamenti è costituito dalla consapevolezza che l’UE ha tratto<br />

grandi benefici da tutti i passati allargamenti, l’ultimo dei quali si è dimostrato un vantaggio<br />

condiviso da tutti gli interessati. Questo ci porta ragionevolmente a credere che l’UE<br />

beneficerà anche di quelli a venire.<br />

La preoccupazione per la capacità di integrazione <strong>del</strong>l’Unione è comprensibile, tuttavia<br />

non è ancora utilizzato <strong>del</strong> tutto il potenziale più efficace per promuoverla, che consiste<br />

nel utilizzare appieno le quattro fondamentali libertà <strong>del</strong>l’Unione, liberalizzare i mercati,<br />

separare le grandi compagnie, adoperarsi per la trasparenza. Per affrontare con successo<br />

le sfide globali dobbiamo contare senza esitazione sui valori e sui principi fondamentali<br />

<strong>del</strong>la Comunità europea, che è stata ed è tuttora il più grande successo nella storia europea.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ben venga l’enfasi che il relatore ha messo sui meccanismi di cooperazione regionale. In<br />

particolare è lodevole la recente iniziativa polacco-svedese per stabilire una dimensione<br />

orientale che integri tutti gli stati <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> <strong>del</strong>l’est in una significativa forma di<br />

cooperazione. Tuttavia, gli accordi di cooperazione regionali non possono essere usati<br />

come scusa per privare alcuni paesi <strong>del</strong>la zona <strong>del</strong>la prospettiva futura di diventare Stati<br />

membri a tutti gli effetti.<br />

Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto . – (PL) Signor Presidente, il <strong>Parlamento</strong> sta<br />

prendendo in considerazione una risoluzione sulla strategia per l’allargamento in un<br />

momento in cui l’allargamento stesso è diventato fuori moda, quasi uno spauracchio nelle<br />

mani degli euroscettici. Ed è per questa ragione che è fondamentale l’affermazione, peraltro<br />

vera, che “i precedenti allargamenti sono stati degli indubbi successi” e hanno contribuito<br />

a rafforzare la stabilità, la crescita e la prosperità in tutta l’<strong>Europa</strong>. Tuttavia è necessario<br />

spiegare tutto ciò ai cittadini <strong>del</strong>l’Unione allo scopo di incrementare l’appoggio sociale alle<br />

fasi successive. Sfortunatamente fino ad ora le campagne di informazione non si sono<br />

rivelate un successo.<br />

Come sempre nelle discussioni sull’allargamento, è interessante considerare la geografia<br />

dei potenziali candidati a membri. Dalla lettura <strong>del</strong> progetto di risoluzione, si potrebbe<br />

pensare che le porte siano spalancate. Il sostegno alle aspirazioni <strong>del</strong>le nazioni balcaniche<br />

è innegabile e spicca un’importante dichiarazione che i partner orientali nella politica di<br />

vicinato possono essere definiti paesi europei. Tuttavia la definizione chiave di “capacità<br />

di integrazione” <strong>del</strong>l’UE (paragrafo 7) ha raffreddato tutte le speranze e, in più, il riferimento<br />

ai “valori condivisi” è chiaramente diretto alla Turchia.<br />

La risoluzione in questa forma si discosta un po’ dalla visione polacca. La Polonia stessa,<br />

che tempo fa bussava alla porta <strong>del</strong>l’UE, chiede ora di offrire la possibilità di divenire Stato<br />

membro all’Ucraina e agli altri paesi nati dal collasso <strong>del</strong>l’Unione Sovietica. E questo per<br />

la stabilità di tutto il continente!<br />

Ramona Nicole Mănescu (ALDE), per iscritto. – (RO) Prima di tutto, vorrei congratularmi<br />

con il relatore per l’obiettività dimostrata nell’esporre la posizione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

in merito al documento di strategia <strong>del</strong> 2007 sull’ampliamento, <strong>del</strong>la Commissione. La<br />

Comunità europea è diventata più forte con ciascun allargamento, il cui processo stesso<br />

rappresenta un successo di cui hanno goduto tutti gli Stati membri.<br />

L’Unione europea ha registrato una straordinaria evoluzione nello sviluppo <strong>del</strong>le istituzioni<br />

e <strong>del</strong>le politiche sia a livello interno che esterno, ma soprattutto promuovendo<br />

armonizzazioni in ambito economico, sociale e giuridico. L’Unione sta anche affrontando<br />

vari problemi legati alla necessità che ad ogni allargamento faccia seguito un consolidamento<br />

adeguato e una revisione <strong>del</strong>le sue politiche, al fine di evitare situazioni in cui al centro<br />

paesi sviluppino maggiore integrazione, lasciando altri ai margini.<br />

Concordo con l’opinione <strong>del</strong> relatore sulla necessità di incoraggiare i paesi <strong>del</strong>l’est a creare<br />

un’area dalle politiche comuni, che si concentri su questioni economiche, degli scambi,<br />

energetiche, dei trasporti, ambientali, <strong>del</strong>lo Stato di diritto, <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la sicurezza.<br />

Incoraggiando questo tipo di progetti, la regione <strong>del</strong> Mar Nero potrebbe diventare un polo<br />

di sviluppo e crescita economica, che favorirebbe non solo la prosperità dei paesi <strong>del</strong>la<br />

zona, ma anche la stabilità e la pace al confine orientale <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Come evidenziato dalla relazione, a<br />

questo punto è necessaria una riforma profonda <strong>del</strong>la strategia per l’allargamento<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

In primo luogo, è fondamentale fornire ai paesi candidati a membri, effettivi e potenziali,<br />

strumenti pre-adesione adeguati per le sfide che dovranno affrontare: consolidamento<br />

<strong>del</strong>lo stato, <strong>del</strong>le autorità, riforme socio-economiche, eccetera.<br />

In secondo luogo, la relazione sottolinea la necessità di rivedere il nostro approccio alla<br />

politica europea di vicinato, che i paesi terzi non devono più considerare come un surrogato<br />

<strong>del</strong>l’adesione o un passaggio nel cammino verso di essa.<br />

La costituzione di zone di libero scambio, sul mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>lo spazio economico <strong>europeo</strong><br />

allargato (SEE), ad esempio, rappresenta un primo passo nello sviluppo di relazioni più<br />

strette con questi paesi. Questa strategia porterà al potenziamento dei rapporti economici<br />

e degli scambi con questi stati e permetterà all’Unione europea di promuovervi i suoi ideali<br />

di democrazia, Stato di diritto e diritti umani.<br />

A questo punto il recente rilancio <strong>del</strong> processo di Barcellona, che si propone di istituire<br />

l’Unione per il Mediterraneo, è un segno incoraggiante e una mossa promettente per la<br />

costituzione di speciali partenariati con i nostri vicini meridionali.<br />

Marianne Mikko (PSE), per iscritto. – (ET) Onorevoli colleghi, non possiamo chiudere<br />

le porte a quei paesi che chiedono l’adesione, dal momento che i nostri trattati fondatori<br />

stabiliscono che qualsiasi stato <strong>europeo</strong> che lo voglia deve poter entrare a far parte<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Le adesioni precedenti si sono dimostrate dei veri successi, e questa è la direzione da<br />

continuare a seguire. Non dobbiamo demotivare i paesi candidati. Non sta a noi decidere<br />

se vogliono diventare paesi completamente democratici, sebbene i tre criteri di Copenaghen<br />

debbano essere rispettati al 100 per cento.<br />

Poiché anch’io vengo dalla “nuova <strong>Europa</strong>”, ho visto di persona quanto è stato importante<br />

per noi avere l’opportunità di entrare nell’Unione europea, quanto ci ha ispirato a<br />

intraprendere le riforme e a raddoppiare gli sforzi. Non dovremmo negare alle repubbliche<br />

nate dalla ex Unione Sovietica l’opportunità di diventare stati europei a pieno titolo,<br />

governati dallo Stato di diritto. Mi riferisco in particolare ai nostri più stretti vicini, l’Ucraina<br />

e la Moldova.<br />

La credibilità <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> e il futuro di questi paesi sono in gioco. E’ necessario aiutarli a<br />

rimanere sulla strada per l’<strong>Europa</strong>. L’Unione dovrebbe mantenere le promesse e continuare<br />

il naturale processo di allargamento. L’adesione, e non il rimanere immobili, porterà slancio.<br />

Tutte le discussioni sulla capacità di assorbimento sono mera ipocrisia per gettare il fumo<br />

negli occhi ai non eletti.<br />

Dumitru Oprea (PPE-DE), per iscritto. – (RO) In quanto membro <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

per la Romania, recentemente annessa all’Unione europea, e in quanto ex-Rettore di una<br />

prestigiosa università <strong>del</strong> mio paese, vorrei sottolineare l’importanza degli scambi<br />

didattico-culturali tra i paesi candidati e gli Stati membri.<br />

In Romania, molti giovani che hanno usufruito dei programmi di mobilità all’interno<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea (sia programmi quali SOCRATES-ERASMUS, MARIE CURIE, per la<br />

ricerca o LEONARDO, per la pratica) sono tornati in patria e hanno contribuito attivamente<br />

a quella che possiamo definire “europeizzazione”. Grazie a quanto hanno appreso e alla<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

loro esperienza, sono diventati membri attivi nelle organizzazioni non governative, si sono<br />

occupati di informazione, di volontariato, oppure hanno messo a frutto le loro conoscenze<br />

in strutture legate all’integrazione europea.<br />

Proprio per queste ragioni vorrei attirare l’attenzione sull’importanza di intraprendere<br />

azioni atte ad aumentare il fascino e incoraggiare la partecipazione ai programmi educativi<br />

e culturali <strong>del</strong>l’UE, come ad esempio istituendo uno speciale sistema di visti studenteschi,<br />

potenziando i fondi per la mobilità – allo scopo di coprire davvero il costo <strong>del</strong>la vita nel<br />

paese comunitario, aumentando gli sforzi per promuovere i programmi europei, soprattutto<br />

tra i giovani, così come divulgando gli esiti e le esperienze positive sia nei paesi <strong>del</strong>l’Unione<br />

che in quelli candidati.<br />

Pál Schmitt (PPE-DE), per iscritto. – (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come<br />

membro <strong>del</strong> comitato interparlamentare UE-Croazia, ritengo che il contributo più<br />

importante <strong>del</strong>la relazione sia la conferma <strong>del</strong>la continuazione dei negoziati di adesione<br />

già intrapresi, offrendo ai paesi dei Balcani occidentali una prospettiva comunitaria. Negli<br />

ultimi tre anni di negoziati, la Croazia ha già dimostrato il suo impegno e ha ricevuto il<br />

parere favorevole <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> sulle relazioni <strong>del</strong> sistema paese sia per il 2006 che per<br />

il 2007.<br />

Considero importante per la Croazia, unico paese i cui negoziati di adesione hanno<br />

raggiunto uno stadio avanzato, di venire citata esplicitamente nel documento, che quattro<br />

milioni e mezzo di croati ora leggono con grandi speranze. Dopo il referendum irlandese,<br />

messaggi positivi di questo tipo sono molto importanti.<br />

La prima dichiarazione <strong>del</strong>la Presidenza francese <strong>del</strong> Consiglio, che parla di proseguire i<br />

negoziati di adesione, mi dà fiducia. Solo tramite soluzioni veloci ed efficaci possiamo<br />

preservare la credibilità <strong>del</strong>l’Unione europea; non ci possiamo permettere un altro periodo<br />

di riflessione lungo tre anni, poiché tra 11 mesi tutta l’<strong>Europa</strong> esprimerà il proprio giudizio<br />

sull’Unione tramite le elezioni europee. Grazie per l’attenzione.<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE-DE), per iscritto. – (PL) La prospettiva di diventare Stato<br />

membro è un importante motore <strong>del</strong> cambiamento in quei paesi interessati ad aderire.<br />

Incoraggia l’attuazione <strong>del</strong>le riforme necessarie, sia politiche che economiche, e l’osservanza<br />

dei criteri di Copenaghen.<br />

Allo scopo di sostenere la prospettiva di adesione, i progressi nei negoziati devono dipendere<br />

dai tempi e dalla portata <strong>del</strong>le riforme attuate nei paesi candidati, e l’UE deve dimostrare<br />

di avere la capacità di accettarli. Abbiamo bisogno di una Comunità forte, coesa e,<br />

soprattutto, unita.<br />

E’ molto importante che i cittadini dei nostri paesi apprezzino i benefici dati dalle nuove<br />

adesioni. L’allargamento porta vantaggi, porta crescita economica e sociale sia ai nuovi<br />

che ai vecchi Stati membri.<br />

I successivi allargamenti <strong>del</strong>l’Unione europea sono stati un successo sia per i paesi entranti<br />

che per quelli già membri, e per l’<strong>Europa</strong> tutta.<br />

Mi fa piacere che la relazione sottolinei come la strada per entrare a far parte <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea sia ancora aperta per i paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> orientale. Questo, assieme alla recente<br />

adozione <strong>del</strong> programma di partenariato con i paesi <strong>del</strong>l’est, dovrebbe incoraggiarli ad<br />

adoperarsi nell’adottare gli standard democratici, economici e amministrativi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto . – (PL) I precedenti allargamenti <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea hanno indubbiamente portato dei benefici sia all’Unione medesima che ai paesi<br />

entrati a farvi parte, stimolando lo sviluppo economico e portando maggior stabilità,<br />

crescita e prosperità in <strong>Europa</strong>. E’ fondamentale creare le condizioni necessarie ad assicurare<br />

il successo degli allargamenti futuri, e di migliorarne la qualità, facendo tesoro <strong>del</strong>le<br />

esperienze <strong>del</strong> passato. L’UE deve essere aperta ai nuovi stati, ma la strategia<br />

<strong>del</strong>l’allargamento deve soddisfare le condizioni poste dal Trattato sull’Unione europea e<br />

riflettere gli obblighi <strong>del</strong>l’Unione stessa nei confronti di tutti gli stati candidati, così come<br />

di tutti gli stati cui sono state fornite prospettive di adesione, pur ponendo come condizione<br />

assoluta la conformità totale e rigorosa ai criteri di Copenaghen. Allo stesso tempo<br />

dovremmo attentamente monitorare i progressi di questi paesi per quanto concerne la<br />

creazione <strong>del</strong>lo Stato di diritto, una magistratura indipendente e il rispetto dei diritti<br />

fondamentali.<br />

L’Unione deve prendere provvedimenti per accrescere la sua capacità di integrarsi con<br />

nuovi paesi. E’ di fondamentale importanza portare avanti riforme interne volte a migliorare<br />

l’efficienza, a creare una migliore coesione sociale e responsabilità democratica. Il Trattato<br />

di Lisbona dà una risposta a questi ideali e, senza di esso, l’ulteriore allargamento <strong>del</strong>l’Unione<br />

sarebbe molto più difficile. Allo stesso tempo, comunque, il successo <strong>del</strong>la politica di<br />

integrazione <strong>del</strong>l’UE sarà raggiunto solo se in ciascuno dei paesi candidati ci sarà un chiaro<br />

e stabile appoggio sociale all’adesione così come all’Unione stessa, come progetto politico<br />

e economico.<br />

Tadeusz Zwiefka (PPE-DE), per iscritto . – (PL) Ci piace dire che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

è l’unico vero foro per ventilare le idee e le opinioni dei cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea. E’<br />

dunque un vero peccato che soltanto in questa sede siamo capaci di convincerci l’un l’altro<br />

che il susseguirsi degli allargamenti comunitari è stato un enorme successo. Siamo tutti<br />

colpevoli se ci sono cittadini <strong>del</strong>l’Unione che non condividono quest’opinione. Invece, ciò<br />

è fonte di equivoci sulla necessità di riformare l’Unione. Tuttavia, non posso accettare la<br />

tesi che il non avere il Trattato di Lisbona è la principale causa <strong>del</strong> rallentamento <strong>del</strong> processo<br />

di allargamento. Il trattato in sé stesso non risolve nulla. Serve prospettiva e strategia.<br />

L’Unione europea non sarà mai una creazione politica e geografica completa fino a quando<br />

non includerà tutti i paesi <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Non è corretto dire che i cittadini dei paesi che<br />

vogliono far parte <strong>del</strong>l’Unione si aspettano che ciò avvenga immediatamente o comunque<br />

molto presto. Quello di cui hanno bisogno, comunque, è un segnale chiaro che posto per<br />

loro c’è. Senza questa dichiarazione è difficile pensare che intraprendano tutte quelle riforme<br />

complesse e faticose, che implicano grandi sacrifici e duro lavoro.<br />

In particolare non possiamo dimenticarci degli europei nei paesi dei Balcani e nell’<strong>Europa</strong><br />

<strong>del</strong>l’Est. La politica di vicinato europea è un valido strumento per regolare la cooperazione<br />

con i paesi vicini nel nostro continente. Tuttavia i nostri vicini europei <strong>del</strong>l’Unione hanno<br />

diritto a una politica di cooperazione più trasparente ed efficace, che non si attua nel<br />

susseguirsi di anticamere e sale d’attesa. Se si stanno spendendo così tante energie nella<br />

creazione di un’Unione per il Mediterraneo, sostenuta in particolare dalla Francia, allora<br />

indirizziamo almeno le stesse energie nella creazione di Euronest.<br />

15. Detenuti palestinesi nelle carceri israeliane (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la discussione su:<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

- l’interrogazione orale al Consiglio sui prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni<br />

israeliane (O-0040/2008 - B6-0166/2008);<br />

- l’interrogazione orale alla Commissione sui prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni<br />

israeliane (O-0041/2008 - B6-0167/2008);<br />

Luisa Morgantini, autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, a 47 parlamentari di<br />

diversi gruppi politici abbiamo posto una domanda semplice: che cosa intendono fare<br />

Consiglio e Commissione per la violazione <strong>del</strong>le convenzioni internazionali da parte <strong>del</strong>le<br />

autorità israeliane nei confronti dei prigionieri palestinesi? La stragrande maggioranza è<br />

incarcerata è incarcerata in territorio israeliano, violando l’articolo 76 <strong>del</strong>la Convenzione<br />

di Ginevra: arresti arbitrari, rastrellamenti, detenzione amministrativa, torture e abusi<br />

durante gli interrogatori nei luoghi di detenzione. Uomini, donne, adolescenti, studenti,<br />

parlamentari e sindaci, circa 10 000 persone incarcerate su una popolazione di tre milioni<br />

e mezzo di persone; divieto di ricevere visite e così vi sono prigionieri che da anni non<br />

possono incontrare fratelli, sorelle, madri, padri e divieto comunque per chi ha tra i 16 e<br />

i 35 anni.<br />

Tutto è documentato da organizzazioni internazionali, Amnesty International, Nazioni Unite<br />

e ammirevoli organizzazioni israeliane come B’Tselem e Hamoked, o palestinesi come<br />

Addameer, Defence for Children International. Eppure non vi sono pressioni sulle autorità<br />

israeliane perché rispettino le convenzioni e le regole che essi stessi ratificano e che noi<br />

anche ratifichiamo.<br />

Ma vorrei leggere una testimonianza, l’appello di una madre: “Sono la madre <strong>del</strong> prigioniero<br />

Said Al Atabeh, di Nablus. Mio figlio è in carcere dal ‘77, ho 78 anni, soffro di ipertensione,<br />

diabete, sto perdendo la vista e non riesco neanche più a camminare dentro la mia casa.<br />

Forse vi stupirete ma il mio unico desiderio in questa vita è di vedere mio figlio e dargli un<br />

caldo abbraccio prima di morire. Tutti i miei figli, ragazzi e ragazze, ora sono cresciuti, si<br />

sono sposati e hanno lasciato la mia casa. A Said è stato tolto tutto e io non lo posso vedere,<br />

non per vecchiaia o per malattia, ma perché le autorità israeliane mi negano il permesso<br />

di visitarlo per motivi di sicurezza, dicono. Sono riuscita a far visita a Said solo una volta,<br />

trasportata da un’ambulanza israeliana in cooperazione con la Croce rossa e questo otto<br />

anni fa, dopo 29 anni dalla sua detenzione. E’ stata la prima e ultima volta in cui ho<br />

abbracciato il mio amato figlio. Mi ha stretto e mi ha detto “Mamma, è come se io nascessi<br />

ancora una volta a questa vita”. Quei minuti, per me e per lui, sono stati i più belli, ma<br />

l’attimo in cui ci siamo separati l’uno dall’altra è stato il più duro e doloroso”. Questa madre<br />

fa un appello: “Lo voglio rivedere ancora una volta”.<br />

Noi possiamo permettere questo? Possiamo permettere che un uomo che è in carcere da<br />

32 anni non possa neppure vedere la madre? Dove stanno le regole internazionali? Dove<br />

sta l’umanità, io mi chiedo? Io credo che come Consiglio, come Commissione, come<br />

<strong>Parlamento</strong>, noi dobbiamo dire con molta forza e con molta onestà che le regole<br />

internazionali vanno rispettate, che i prigionieri palestinesi, e sono 10 000, ripeto, devono<br />

essere liberi di fare la pace tra palestinesi e israeliani.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, Vicepresidente Morgantini, onorevoli colleghi, avete sollevato le questioni<br />

<strong>del</strong>la prigionia e <strong>del</strong>la detenzione amministrativa da parte degli israeliani di cittadini<br />

palestinesi, tra cui minori, e <strong>del</strong> trattamento riservato loro nei territori occupati e in Israele.<br />

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Il Consiglio ritiene che le strategie e le pratiche penali debbano sempre e comunque<br />

rispettare i principi fondamentali dei diritti umani custoditi nel diritto internazionale, in<br />

particolare nella Dichiarazione universale dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e nel Patto internazionale<br />

sui diritti civili e politici.<br />

Qualunque forma di detenzione che si possa dire arbitraria dovrebbe essere bandita,<br />

soprattutto se la persona detenuta non è stata informata <strong>del</strong>le accuse a suo carico. Il diritto<br />

ad avere un processo giusto e pubblico con un tribunale imparziale e indipendente è un<br />

principio sacrosanto in un paese in cui vige lo Stato di diritto. Il ricorso a tribunali speciali<br />

deve avvenire solamente in casi molto limitati e ben definiti.<br />

Un altro obbligo fondamentale è quello di trattare i detenuti in modo corretto e,<br />

naturalmente, di proibire tassativamente e impedire la tortura e qualsiasi altra forma di<br />

comportamento disumano e umiliante nei confronti dei prigionieri.<br />

Il Consiglio riconosce che la situazione dei diritti umani in Medio Oriente desta<br />

preoccupazione. Ciononostante, accoglie di buon grado che il dialogo tra Unione europea<br />

e lo stato di Israele verta su tanti argomenti, tra cui la situazione dei territori palestinesi.<br />

Nei contatti politici UE/Israele i diritti umani sono argomento di continua discussione a<br />

tutti i livelli e su base continuativa.<br />

E’ per questo che, nella dichiarazione <strong>del</strong> 16 giugno 2008, pubblicata a conclusione dei<br />

lavori <strong>del</strong> Consiglio di associazione UE-Israele, l’Unione europea ha richiesto di trasformare<br />

in sotto-comitato permanente il gruppo non-ufficiale di discussione sui diritti umani.<br />

Il Consiglio è informato dei fatti esposti dagli onorevoli parlamentari, specialmente dal<br />

Vicepresidente, e sollevati in particolare nell’ultima relazione <strong>del</strong>l’onorevole John Dugard,<br />

Referente speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, nonché<br />

da varie organizzazioni non-governative.<br />

Il Consiglio ha avuto modo di manifestare la sua inquietudine e ha chiesto ripetutamente<br />

la liberazione di un maggior numero di prigionieri palestinesi. Ha inoltre ribadito la<br />

convinzione che il processo politico intrapreso ad Annapolis nel novembre 2007, che<br />

deve essere accompagnato da dimostrazioni di fiducia sul campo, rappresenta l’unico<br />

mezzo per raggiungere una soluzione negoziale tra le parti, fondata sulla coesistenza dei<br />

due stati: uno stato palestinese indipendente, democratico e autosufficiente, che viva<br />

pacificamente a fianco a uno stato israeliano con confini certi e sicuri.<br />

A questo riguardo, e nella prospettiva di ricostruire la fiducia tra le parti, coinvolgendo la<br />

popolazione civile nell’attuale processo politico, il Consiglio invita Israele a intraprendere<br />

iniziative significative, in particolare come priorità la liberazione di donne, bambini e<br />

rappresentanti regolarmente eletti che si trovano in prigione o in detenzione amministrativa.<br />

(Applausi)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

In riferimento all’invocazione degli strumenti <strong>del</strong> diritto internazionale, come menzionato<br />

dalla Vicepresidente Morgantini, il Consiglio ribadisce la sua posizione, che il diritto<br />

internazionale deve essere salvaguardato e sviluppato, come specificato nella strategia<br />

europea in materia di sicurezza adottata dal Consiglio nel dicembre 2003.<br />

Ci tengo a sottolineare che la Presidenza, a nome <strong>del</strong>l’Unione europea, ha accolto con<br />

piacere la firma <strong>del</strong>l’accordo di scambio tra Israele e Hezbollah, <strong>del</strong>la quale siamo giunti a<br />

conoscenza lunedì. L’accordo prevede il ritorno dei corpi dei combattenti Hezbollah e il<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

rilascio di prigionieri palestinesi in cambio <strong>del</strong>la consegna dei corpi dei soldati israeliani<br />

Ehud Goldwasser e Eldad Regev, catturati nel 2006.<br />

Ci auguriamo che lo scambio avvenga come pattuito, ma questo fatto rivela, per il futuro,<br />

quanto la questione “prigionieri” in Medio Oriente sia complessa, e quanto importante sia<br />

risolverla.<br />

Il Consiglio sottolinea che il processo politico, come definito nella road map, rappresenta<br />

l’unico modo per trovare una soluzione negoziale tra le parti e, come da me anticipato ed<br />

esattamente nei termini da me indicati, la coesistenza dei due stati.<br />

Benita Ferrero-Waldner, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente,<br />

innanzitutto vorrei dire alla Vicepresidente Morgantini che la questione che ha sollevato<br />

oggi mi tocca da vicino. Lo scorso febbraio, anch’io ho incontrato il ministro palestinese<br />

per gli Affari dei detenuti presso la sede <strong>del</strong>la società <strong>del</strong>la signora Fadwa Barghouti, moglie<br />

di Marwan Barghouti, che al momento si trova in prigione. Li ho ascoltati con molta<br />

attenzione. La loro descrizione <strong>del</strong>la situazione dei prigionieri combacia con quella <strong>del</strong>le<br />

relazioni citate dagli onorevoli membri, e da lei in particolare, nelle interrogazioni.<br />

Vorrei dunque precisare che sono molto preoccupata per la violazione dei diritti umani e<br />

esprimo grande solidarietà per le sofferenze dei palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane.<br />

La Commissione è fortemente consapevole <strong>del</strong>la responsabilità di Israele in quanto forza<br />

di occupazione, e di quanto queste condizioni siano in conflitto con il diritto internazionale.<br />

E’ per questo che, ad esempio, regolarmente solleviamo, in contesti ufficiali e non, il<br />

problema <strong>del</strong>la detenzione amministrativa con le nostre controparti israeliane. Il caso<br />

specifico da lei citato mi tocca profondamente e se potessi avere la documentazione relativa,<br />

cercherei di fare il possibile. C’è forse una possibilità che questa madre veda ancora suo<br />

figlio.<br />

L’Unione europea ha richiesto molte volte l’immediato rilascio dei legislatori palestinesi<br />

detenuti in Israele. La Commissione è anche informata dei bambini palestinesi trattenuti<br />

nelle prigioni israeliane e nei centri detentivi. Tutto ciò contravviene sia alla Convenzione<br />

<strong>del</strong>le Nazioni Unite sui diritti <strong>del</strong> bambino che fissa l’età minima dei minori fino a 18 anni,<br />

sia alla quarta Convenzione di Ginevra che stabilisce che i prigionieri debbano essere<br />

detenuti all’interno dei territori occupati. Questi prigionieri bambini sono particolarmente<br />

vulnerabili, lo sappiamo bene, e quindi devono essere trattati in conformità con il diritto<br />

internazionale.<br />

Dobbiamo prestare maggior attenzione alla situazione dei bambini colpiti dal conflitto.<br />

Ed è per questo che l’Unione europea ha aggiunto Israele e i territori palestinesi occupati<br />

nella lista dei paesi urgenti per l’applicazione degli orientamenti <strong>del</strong>l’Unione europea sui<br />

bambini e i conflitti armati.<br />

In sintonia con questi orientamenti, l’Unione integra tutti gli aspetti relativi ai diritti e al<br />

benessere dei bambini colpiti dal conflitto nel dialogo politico con Israele. L’UE inoltre<br />

opera a stretto contatto con agenzie <strong>del</strong>le Nazioni Unite, così come con ONG israeliane e<br />

palestinesi attivamente impegnate a monitorare, a divulgare e a difendere i diritti dei<br />

bambini.<br />

Il rispetto dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong> diritto internazionale è un valore fondamentale<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea, nonché un elemento essenziale <strong>del</strong>la nostra politica estera. Di<br />

125


126<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

conseguenza la protezione di detti diritti è un tema chiave nelle relazioni con Israele, come<br />

testimoniano i dialoghi avuti in merito con le autorità israeliane a vari livelli.<br />

Sia la Commissione, negli incontri con le autorità israeliane, che io personalmente, nelle<br />

riunioni con i politici israeliani, continueremo certamente ad esigere da Israele la piena<br />

osservanza <strong>del</strong> diritto e <strong>del</strong>le convenzioni internazionali. Di recente, in occasione <strong>del</strong>l’ultimo<br />

Consiglio di associazione con Israele, l’Unione europea ha dichiarato l’intenzione di istituire<br />

un sotto-comitato ufficiale sui diritti <strong>del</strong>l’uomo, che rappresenterebbe un importante passo<br />

in avanti per formalizzare ulteriormente il dialogo su questi temi.<br />

L’articolo 2 <strong>del</strong>l’accordo di associazione UE-Israele ricorderà ad entrambi che alla base <strong>del</strong>le<br />

loro relazioni bilaterali c’è il rispetto dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e dei principi democratici.<br />

Pensiamo che il dialogo sia il mezzo più promettente per esercitare pressioni positive su<br />

Israele e non abbiamo paura di sollevare questioni spinose, come quella su cui gli onorevoli<br />

colleghi hanno indagato.<br />

Concordo appieno con la Presidenza quando suggerisce di valutare tutto ciò nell’ottica <strong>del</strong><br />

conflitto mediorientale, e quindi penso che la soluzione stessa <strong>del</strong> conflitto in fondo<br />

attenuerebbe o addirittura risolverebbe la questione dei prigionieri.<br />

Charles Tannock, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, ancora una volta<br />

le forze anti-israeliane all’interno di questo <strong>Parlamento</strong> non perdono occasione per attaccare<br />

lo stato ebreo e ancora una volta chi tra noi crede in una discussione equilibrata e in una<br />

pace vera in Medio Oriente si vede costretto a difendere Israele, che, dopo tutto, è un paese<br />

democratico, minacciato nell’esistenza stessa dai terroristi <strong>del</strong>la jihad e dai loro sostenitori,<br />

che sono proprio quei prigionieri in detenzione amministrativa di cui stiamo parlando.<br />

In riferimento alla questione dei bambini, anche loro sono stati tristemente trascinati e<br />

assoldati nell’intifada dai terroristi, addirittura come potenziali kamikaze.<br />

In particolare metto in dubbio la necessità di questa mozione per una risoluzione in un<br />

momento come questo di tregua con Hamas, che ha appena smesso di lanciare missili su<br />

civili israeliani da Gaza, e anche dopo uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah,<br />

per cui cinque terroristi prigionieri sono tornati a casa dalle loro famiglie mentre due soldati<br />

israeliani ritorneranno dentro sacchi per cadaveri. Uno di questi terroristi – Samir Kuntar<br />

– ha ucciso prima un giovane israeliano affogandolo e poi sua figlia, sbattendola contro<br />

<strong>del</strong>le rocce e fracassandole il cranio con il calcio <strong>del</strong> fucile. Ha anche ucciso un poliziotto.<br />

I terroristi palestinesi responsabili <strong>del</strong> dirottamento <strong>del</strong>l’Achille Lauro – occasione in cui<br />

hanno ucciso un anziano ebreo, gettandone poi il corpo in mare – hanno chiesto il rilascio<br />

di Kuntar.<br />

Qualsiasi democrazia che stringe accordi con i terroristi paga un prezzo altissimo, e ciò è<br />

doppiamente vero nel caso di Israele. Samir Kuntar ha giurato di riprendere la jihad contro<br />

Israele ora che è libero.<br />

E’ per questo che applaudo la coraggiosa decisione di Israele. Mi auguro che alla fine porti<br />

risultati positivi, ma temo che ciò non avvenga, perché è chiaro che quelli che vogliono la<br />

distruzione di questo stato diventano sempre più forti grazie a politici quali la Vicepresidente<br />

Morgantini, che propone risoluzioni di questo tipo in un momento <strong>del</strong> genere.<br />

Nell’occuparsi di questo argomento, forse le piacerebbe esaminare la denuncia apparsa<br />

sulla stampa britannica <strong>del</strong> ricorso abituale alla tortura nelle prigioni palestinesi perpetrata<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

da Hamas a Gaza contro la loro stessa gente e, forse molto più sorprendente, dall’Autorità<br />

palestinese stessa.<br />

Véronique De Keyser, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, di recente ho<br />

partecipato alla conferenza di Berlino, la cui priorità era il ripristino <strong>del</strong>lo Stato di diritto<br />

nei territori occupati. Quello che vale per la Palestina, uno stato in continuo divenire, vale<br />

maggior ragione per Israele. E a questo riguardo il destino dei prigionieri palestinesi è un<br />

vero paradigma, perché stiamo parlando <strong>del</strong>le sorti di più di 8500 prigionieri palestinesi,<br />

<strong>del</strong>le ragioni e <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong>la loro detenzione.<br />

Vorrei sottolineare che 48 membri <strong>del</strong> Consiglio legislativo palestinese, regolarmente eletti,<br />

sono al momento in prigione. Questo è inaccettabile. Che la stragrande maggioranza dei<br />

detenuti sono stati trasportati in carceri israeliane, in violazione <strong>del</strong>la Convenzione di<br />

Ginevra, che proibisce il trasferimento dei detenuti dai territori occupati a quelli<br />

<strong>del</strong>l’occupante. Questo è inaccettabile. Che il codice penale applicato ai territori occupati<br />

vale solo per i palestinesi e non per i coloni. In parole povere, ciò che è reato per un gruppo<br />

non lo è per un altro. Questo è inaccettabile. Che circa 100 donne sono state imprigionate<br />

e, tra di loro, quelle che sono incinta o allattano non ricevono le cure richieste dalla loro<br />

condizione. Questo è inaccettabile. Che 310 minori sono detenuti nelle stesse condizioni<br />

degli adulti, sebbene Israele sia tra i firmatari <strong>del</strong>la convenzione sui diritti <strong>del</strong> bambino. E<br />

che nessuno osi dirmi quello che ho già sentito, e cioè che a 15 anni questi piccoli arabi<br />

sono già degli adulti, capaci di tutto.<br />

Di chi è la colpa, onorevole Tannock, se non <strong>del</strong>l’occupazione che li ha privati <strong>del</strong>la<br />

fanciullezza? E la lista continua: torture, maltrattamenti, diritti alla difesa inesistenti, assenza<br />

di processo, e così via. Vorrei farvi notare che questi fatti sono documentati sia da fonti<br />

israeliane che internazionali. Naturalmente il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> non può far finire il<br />

conflitto con un colpo di bacchetta magica, ma vi assicuro che porterà i diritti <strong>del</strong>l’uomo<br />

al centro <strong>del</strong> riesame <strong>del</strong>lo status di Israele, che verrà discusso nel corso <strong>del</strong>l’anno. L’articolo<br />

2 di questo accordo dice chiaramente: “Le relazioni fra le arti, così come tutte le clausole<br />

<strong>del</strong>l’Accordo medesimo, saranno basate sul rispetto dei diritti umani e dei principi<br />

democratici, rispetto che guida la politica interna e internazionale <strong>del</strong>le parti e costituisce<br />

un elemento essenziale di questo Accordo.”<br />

Naturalmente lo scambio deve avvenire. Lo scambio e il rilascio di prigionieri ad esempio<br />

come Gilad Shalit, da un lato, e Salah Hamouri, dall’altro, deve essere negoziato. E mi fa<br />

molto piacere che l’accordo di scambio sia stato firmato con Hezbollah. Vorrei comunque<br />

ricordare alle nostre controparti israeliane che per il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> i diritti umani<br />

non sono negoziabili. Ed è per questo che sono molto felice, e mi congratulo con lei, signor<br />

Ministro, in quanto rappresentante <strong>del</strong> Consiglio, e lei, signor Commissario, per la fermezza<br />

<strong>del</strong>le sue parole, che dimostrano che le tre istituzioni che rappresentiamo fanno veramente<br />

un’Unione europea.<br />

Marios Matsakis, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE . – (EN) Signor Presidente, in merito a questo<br />

argomento parlo a titolo personale.<br />

Abbiamo assistito in Israele al succedersi di governi che hanno portato avanti una politica<br />

atta a contrastare il desiderio palestinese di vivere liberamente nella propria terra, attraverso<br />

il pugno di ferro e la minaccia <strong>del</strong>le armi, ricorrendo all’uso arbitrario di arresti, prigionie,<br />

torture e omicidi di civili, tra cui donne e bambini. Tutto ciò è poco saggio, perché non c’è<br />

consapevolezza che i veri problemi di sicurezza che Israele effettivamente deve affrontare<br />

non si risolvono in questo modo disumano. Al contrario l’uso di tanta brutalità non può<br />

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IT<br />

che portare ancora violenza e logorare lentamente qualunque sostegno internazionale di<br />

cui possono aver goduto in passato.<br />

E’ da tanto arrivato il momento che i vertici <strong>del</strong>l’Unione europea coraggiosamente avvertano<br />

i rappresentanti politici ebrei che, continuando a comportarsi come gerarchi nazisti e a<br />

credere che il sostegno americano e dei filo-americani in <strong>Europa</strong> (tra cui anche<br />

europarlamentari) sia eterno, porteranno tristemente ma inevitabilmente e con precisione<br />

matematica il loro stato all’annientamento.<br />

Hélène Flautre, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, Obeida Assida è<br />

uno studente palestinese, arrestato nel 2003 all’età di 17 anni, attualmente in detenzione<br />

amministrativa in Israele, senza accuse a suo carico e senza processo. Saed Yassine è un<br />

palestinese difensore dei diritti umani, di 34 anni, trattenuto in detenzione amministrativa<br />

in Israele dal 2006. Non ci sono accuse a suo carico né nulla contro di lui, e sua moglie e<br />

i suoi figli sono riusciti a vederlo solo tre volte. Noura al Hashlamoun è una casalinga di<br />

36 anni, madre di tre figli, in detenzione amministrativa in Israele dal settembre 2006,<br />

senza accuse né processo. Marwan Barghouti, il promotore e l’autore <strong>del</strong> documento dei<br />

prigionieri è trattenuto in Israele dall’aprile <strong>del</strong> 2002. A questo proposito vorrei attirare<br />

l’attenzione degli onorevoli colleghi che una petizione per il suo rilascio sta ancora<br />

circolando e tutti potete firmarla in qualsiasi momento.<br />

Tutti sanno che se dovessi scorrere tutta la lunga lista di migliaia di prigionieri palestinesi<br />

attualmente detenuti nelle prigioni israeliane, in totale spregio <strong>del</strong>la legislazione<br />

internazionale e dei diritti <strong>del</strong>l’uomo, dovreste concedermi un bel po’ di tempo in più.<br />

Tuttavia ciascuno di loro, con le proprie famiglie meriterebbe un lungo discorso, perché<br />

non è stato risparmiato loro nulla – brutali interrogatori che possono durare anche 188<br />

giorni e che fanno ricorso alla tortura, è risaputo; confessioni e sentenze da firmare in<br />

ebraico; detenzione senza fondamento in Israele, fuori dalla loro terra, arbitrariamente<br />

rinnovabile ogni sei mesi; sottostare ad una giurisdizione militare creata ad hoc e<br />

discriminatoria che non ha alcuna giustificazione legale; nessuna possibilità di avere un<br />

avvocato difensore nei primi 90 giorni <strong>del</strong>la carcerazione e diritti di visita praticamente<br />

inesistenti.<br />

L’onorevole De Keyser ha ragione quando dice che è esattamente questo che l’Unione<br />

europea non può accettare. Tutto ciò è assolutamente inaccettabile. E ci dite anche che<br />

questa nuova occasione di dialogo verrà sfruttato. Perché dovremmo credere che domani<br />

l’Unione europea, voi, la Commissione e il Consiglio, sarete più capaci di imporre il rispetto<br />

di quelle clausole già incluse nell’accordo esistente, domani, con…<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Kyriacos Triantaphyllides, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, nel<br />

corso <strong>del</strong>la nostra precedente seduta plenaria <strong>del</strong> 16 giugno a Strasburgo, lei ha rilasciato<br />

una dichiarazione sulla situazione palestinese, dichiarazione che rifletteva le scoperte<br />

<strong>del</strong>udenti <strong>del</strong> comitato ad hoc che, su sua iniziativa, ha visitato i territori palestinesi a inizio<br />

giugno registrando le squallide condizioni di vita di questo popolo, imposte dall’occupazione<br />

israeliana.<br />

E’ giunto il momento che il Consiglio e la Commissione rispondano <strong>del</strong>le azioni che<br />

intendono intraprendere per assicurarsi che le forze di occupazione, vale a dire lo stato di<br />

Israele, agiscano nell’osservanza <strong>del</strong> diritto internazionale in riferimento alle condizioni<br />

dei palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane.<br />

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Oggi noi, membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, chiediamo al Consiglio e alla Commissione di<br />

darci una spiegazione sul fatto che il 16 giugno hanno potenziato i rapporti tra l’Unione<br />

europea e Israele, in un momento in cui 11 000 detenuti, tra cui 376 bambini, 118 donne<br />

e 44 membri <strong>del</strong> Consiglio legislativo palestinese, così come 800 detenuti amministrativi,<br />

sono trattenuti nelle prigioni israeliane, in violazione <strong>del</strong> diritto internazionale.<br />

Ritorneremo in visita in Palestina tra due mesi. Nel frattempo vi chiediamo di pretendere,<br />

a nome di tutto il <strong>Parlamento</strong>, che le autorità israeliane rilascino immediatamente sia tutti<br />

i bambini detenuti nelle loro prigioni, che tutti coloro per i quali non sono state osservate<br />

le normali procedure giudiziarie…<br />

(Il Presidente interrompe l’oratore)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nickolay Mladenov (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, credo che tutti in questa sede,<br />

compresa la Commissione e il Consiglio e tutti i politici europei, siano convinti che la tutela<br />

dei diritti umani <strong>del</strong>l’individuo sia un dovere fondamentale in tempo di guerra e terrorismo<br />

molto di più che in tempo di pace e sicurezza. Credo che tutti condividiamo quest’idea.<br />

Questa è un’opinione condivisa anche dalla corte suprema israeliana, che in occasione di<br />

alcune decisioni ha confermato i diritti sia dei prigionieri palestinesi che dei querelanti<br />

contro le azioni <strong>del</strong>le forze armate israeliane o <strong>del</strong> governo.<br />

Permettetemi di ricordare che nel 1991, poiché Israele si aspettava un attacco con armi<br />

chimiche e biologiche, la sua corte suprema ha sostenuto una petizione che diceva<br />

letteralmente che il potere che una società ha di fronteggiare i suoi nemici si basa sulla<br />

capacità di riconoscere che sta combattendo per valori che meritano di essere difesi. Il<br />

miglior alleato nella difesa dei diritti dei prigionieri palestinesi in Israele è la corte suprema<br />

israeliana. Ritengo che è a questo sistema legale di un paese democratico come Israele che<br />

ci si dovrebbe rivolgere per presentare tutte le preoccupazioni emerse in questa sede.<br />

Ma chiedo ancora ai membri di questo <strong>Parlamento</strong>: quale convenzione protegge i diritti di<br />

coloro che sono stati rapiti o terrorizzati o uccisi negli ultimi anni? Presso quale tribunale<br />

si è potuto appellare Alan Johnson per il suo rapimento? Quali diritti di visita sono stati<br />

concessi a Gilad Shalit? Quali diritti aveva Ophir Rakhum, di anni 16? Quale tutela legale<br />

ha ricevuto?<br />

Esorto i membri di questo <strong>Parlamento</strong>, li esorto in tutta onestà e dal profondo <strong>del</strong> mio<br />

cuore, a sostenere e ad assecondare la Commissione e il Consiglio nell’equilibrato<br />

atteggiamento nei confronti di questo conflitto e nella tutela dei diritti di coloro i cui diritti<br />

sono stati calpestati. Non dobbiamo appoggiare una <strong>del</strong>le parti così compromettendo la<br />

capacità <strong>del</strong>l’Unione europea di sostenere e assecondare il processo di pace in Medio Oriente,<br />

come sta facendo ora.<br />

Richard Howitt (PSE). - (EN) Signor Presidente, vorrei incominciare col dire che il<br />

Presidente in carica di Amnesty International ha dichiarato che 8 500 palestinesi, provenienti<br />

dai territori occupati e prigionieri in Israele, sono detenuti in violazione <strong>del</strong>l’articolo 76<br />

<strong>del</strong>la Convenzione di Ginevra, e che per molti di loro le visite dei familiari sono impossibili<br />

a causa dei limitati permessi di viaggio. Per quanto concerne le visite consentite, sebbene<br />

le norme internazionali sui diritti umani stabiliscano che è compito di Israele assicurarsi<br />

che le visite ai detenuti palestinesi siano garantite, è invece la comunità internazionale,<br />

attraverso il Comitato internazionale <strong>del</strong>la croce rossa, che ne ha sostenuto i costi. Per<br />

questo è giusto che noi membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> invitiamo il Consiglio ad agire.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Anch’io ho incontrato la signora Barghouti, come il Commissario Ferrero-Waldner, che<br />

voglio anche ringraziare per aver fatto riferimento ai nostri colleghi parlamentari <strong>del</strong><br />

Consiglio legislativo palestinese, che figurano tra i prigionieri.<br />

Per quanto io convenga con gli onorevoli Mladenov e Tannock sul fatto che anche il<br />

rapimento di cittadini israeliani e il divieto di visita per i loro familiari costituiscano<br />

ugualmente una violazione <strong>del</strong> diritto internazionale, mi rincresce che l’onorevole Tannock<br />

abbia cercato di dipingere l’onorevole Morgantini, co-autore, come una persona impegnata<br />

nella distruzione di Israele, mentre sia io che lei sosteniamo i diritti <strong>del</strong>l’uomo e il diritto<br />

umanitario internazionale.<br />

Frédérique Ries (ALDE). - (FR) Signor Presidente, è la spinosa questione <strong>del</strong>la difficoltà<br />

di salvaguardare i nostri valori democratici nella lotta contro il terrorismo a incalzare la<br />

discussione di oggi. Purtroppo non ho il tempo di ripercorrere punto per punto i testi<br />

sottoposti alla nostra attenzione dagli onorevoli colleghi, neppure quelli per iscritto, e non<br />

ripeterò le osservazioni già sollevate dal collega, l’onorevole Mladenov, in riferimento alla<br />

Corte suprema israeliana.<br />

Ciononostante, voglio parlare <strong>del</strong>la questione dei minori. Ebbene sì, in prigione ci sono<br />

dei minori, soprattutto adolescenti, che Hamas manovra e manda a morire, armati di<br />

granate o cinture esplosive. Onorevoli colleghi, avete parlato di diritto internazionale. Esso<br />

condanna anche il reclutamento dei bambini soldato. Ogni giovane in prigione rappresenta<br />

un fallimento per qualsiasi società. Israele è vincolato nell’affrontare questa sfida dal diritto<br />

internazionale, ma la vera tragedia sta nella perdita <strong>del</strong>la pace per un’intera generazione<br />

di palestinesi.<br />

Solo una parola su Gilad Shalit. Penso di poter dire che è un prigioniero cittadino sia<br />

israeliano che francese, che merita qualcosa di più <strong>del</strong> colpevole silenzio cui è condannato<br />

dall’infondata indignazione di alcuni degli onorevoli colleghi. Per non parlare <strong>del</strong> contesto<br />

politico globale citato dal segretario di Stato e dal Commissario.<br />

Signor Presidente, vorrei chiudere il mio intervento con le fragilissime, ma concrete, tregue<br />

che hanno preso piede su vari fronti. Vorrei solo aggiungere, in termini più generali, che<br />

quello che critico è l’ossessione di alcuni tra i presenti di dover parlare in ogni seduta di<br />

come uno stato democratico dovrebbe essere organizzato.<br />

Caroline Lucas (Verts/ALE). - (EN) Signor Presidente, ho perso il conto <strong>del</strong>le volte che<br />

in questa sede ci siamo levati a condannare le autorità israeliane per le sistematiche violazioni<br />

dei diritti umani <strong>del</strong> popolo palestinese.<br />

L’occupazione, il muro di separazione, l’assedio di Gaza e la lista continua. Oggi ci<br />

concentriamo sulla terribile situazione dei prigionieri palestinesi, tra cui 44 membri <strong>del</strong><br />

Consiglio legislativo, che sono le nostre controparti, i nostri colleghi, che si stanno<br />

consumando in prigione senza accuse né processo.<br />

La mia domanda è questa: quando il Consiglio <strong>europeo</strong> si deciderà a intervenire? Quante<br />

altre violazioni <strong>del</strong> diritto internazionale ci vorranno? Quanti palestinesi ancora dovranno<br />

essere arrestati, imprigionati e torturati prima che l’UE la smetta di parlare soltanto di diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo e si dia da fare per difenderli?<br />

Di questi tempi il solo prendere in considerazione il potenziamento <strong>del</strong>le relazioni UE-Israele<br />

dimostra sconvolgente negligenza nei confronti <strong>del</strong>le nostre responsabilità verso il popolo<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

palestinese. La mancata invocazione <strong>del</strong>l’articolo 2 <strong>del</strong>l’accordo di associazione è indice<br />

<strong>del</strong>la più vergognosa viltà politica.<br />

Non ce l’abbiamo con il popolo di Israele, parte <strong>del</strong> quale si è unita alla nostra condanna<br />

<strong>del</strong>le autorità israeliane. A questo punto no ce l’ho neppure con Israele, ma col Consiglio<br />

<strong>europeo</strong> e il grottesco fallimento <strong>del</strong>la sua leadership politica.<br />

Chris Davies (ALDE). - (EN) Signor Presidente, concordo pienamente con Caroline<br />

Lucas. E’ ironico che la nostra prossima discussione verta sullo Zimbabwe. Mugabe non<br />

ha gradito il risultato <strong>del</strong>le elezioni e da allora vi ha posto rimedio: adesso arresta i<br />

parlamentari alla ricerca di un nuovo equilibrio, ma fa anche di peggio. E per questo lo<br />

condanneremo senza eccezioni.<br />

Naturalmente il paragone è molto distante, però due anni e mezzo fa abbiamo pagato per<br />

le elezioni in Palestina. Israele non ha gradito il risultato, così ci siamo rifiutati di riconoscere<br />

il nuovo governo. Da allora Israele ha arrestato più di 40 parlamentari: avversari politici,<br />

persone che non hanno sparato un colpo, ma che sono uscite dalle urne.<br />

Non abbiamo intenzione di applicare sanzioni, al contrario, cerchiamo cooperazioni più<br />

strette con Israele. A questo punto, signor Commissario e signor Ministro, le contraddizioni<br />

saltano all’occhio. Dite di avere un atteggiamento equilibrato, ma quale prova abbiamo<br />

che stia raggiungendo qualche risultato?<br />

Sarah Ludford (ALDE). - (EN) Signor Presidente, non voglio con questo scagionare<br />

Israele, ma non aiuta affatto che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> distingua solo una <strong>del</strong>le parti –<br />

Israele, appunto – in un conflitto complesso, in cui la violazione dei diritti <strong>del</strong>l’uomo esige<br />

un atteggiamento equilibrato. E’ un brutto momento per discutere solo di quello che fa<br />

Israele.<br />

Non stiamo forse dimenticando che il nostro scopo principale è quello di incoraggiare le<br />

parti a trovare una soluzione pacifica che preveda due Stati? Solamente se le nostre critiche<br />

si dimostreranno accurate, costruttive e non di parte verranno ascoltate da entrambi e<br />

avranno maggiori prospettive di essere efficaci.<br />

Penso che “Human Rights Watch” e Martin Scheinin <strong>del</strong>l’ONU abbiano raggiunto questo<br />

livello. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza <strong>del</strong>le decisioni <strong>del</strong>la corte suprema<br />

israeliana – completamente assente nell’interrogazione orale. Persino John Dugard nella<br />

sua relazione si è detto profondamente preoccupato e ha condannato le violazioni dei<br />

diritti umani di palestinesi contro altri palestinesi e di palestinesi contro israeliani. Nessuna<br />

menzione di ciò è stata fatta.<br />

Mi rincresce che Israele si basi ancora sulle norme d’emergenza <strong>del</strong> 1945 ereditate dal<br />

potere coloniale britannico, ma non significa nulla che siano state applicate tanto ai terroristi<br />

ebrei a Hebron quanto al popolo palestinese.<br />

John Bowis (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, non è questione di terroristi arrestati,<br />

processati, detenuti e imprigionati; è semplicemente questione di persone catturate e<br />

trattenute. E’ soprattutto questione di bambini, non bambini soldato – è vero che alcuni<br />

di loro hanno lanciato sassi e altro, ma sono pur sempre dei bambini.<br />

Immaginate questa Camera piena di bambini. Prendetene metà, mettetegli dei sacchi sulla<br />

testa, legategli le mani dietro la schiena, portateli via senza dire ai loro genitori dove li state<br />

portando, metteteli in prigione, in stanze di un metro e mezzo quadrato senza finestre e<br />

accendete la luce, non date loro cure mediche, proibite loro ogni visita dall’esterno e simili,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

non permettete che sia dato loro alcun cambio di vestiti. E’ questo di cui stiamo parlando<br />

e di cui la convenzione ONU sui diritti <strong>del</strong> bambino dovrebbe occuparsi.<br />

Il mio appello ad Israele è: per l’amor <strong>del</strong> cielo, non ti stai facendo molti amici in questo<br />

modo. Ti prego, Israele, ti supplico: libera i bambini!<br />

Ignasi Guardans Cambó (ALDE). - (EN) Signor Presidente, è proprio perché alcuni di<br />

noi considerano Israele una democrazia – uno stato democratico – e perché l’Unione<br />

europea lo tratta come tale, che esigiamo che renda conto <strong>del</strong>lo Stato di diritto. Se non<br />

fosse un paese democratico, non potremmo farlo.<br />

Non esiste Corte suprema per gli esclusi da tutto il sistema giudiziario. Conosciamo quello<br />

che dice la Corte suprema, però quando sei in detenzione amministrativa e non hai accesso<br />

ad alcun tribunale, non c’è sentenza <strong>del</strong>la Corte suprema che possa proteggerti.<br />

Il conflitto non può essere una scusa per queste violazioni. Rimanere neutrale e trattare<br />

queste persone come se non esistessero non significa mantenere un atteggiamento<br />

equilibrato. Questi individui sono agli arresti senza alcuna garanzia, senza processo; le loro<br />

famiglie sono fuori di sé. Spesso le loro case sono distrutte e le loro famiglie punite per<br />

quello che queste persone hanno fatto o sono accusate di aver fatto: tutto ciò merita una<br />

reazione da parte <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Frieda Brepoels (PPE-DE). - (NL) Vorrei ricordare all’onorevole Tannock che questa<br />

istanza è stata sollevata non solo dalla Vicepresidente Morgantini, ma anche dai<br />

Vicepresidenti <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> McMillan-Scott e Kratsa-Tsagaropoulou <strong>del</strong> gruppo “PPE-DE”,<br />

e dagli onorevoli Bowis, Kasoulides e da me stesso. Questo per mettere le cose in chiaro<br />

fin dall’inizio. In quanto membro <strong>del</strong>la <strong>del</strong>egazione parlamentare per le relazioni con il<br />

Consiglio legislativo palestinese ho personalmente sperimentato in varie occasioni cosa<br />

significa non poter incontrare i colleghi regolarmente eletti, perché si trovano in carcere.<br />

Cosa si può dire <strong>del</strong>le tante donne e bambini sparsi nelle varie prigioni fuori dai territori<br />

palestinesi, per i quali le visite degli avvocati e <strong>del</strong>le famiglie sono quasi impossibili? Tutti<br />

hanno parlato <strong>del</strong>le condizioni quotidiane e <strong>del</strong>l’assenza di cure mediche. Per quanto tempo<br />

ancora la comunità internazionale e l’Unione europea continueranno a tollerarlo? Invito<br />

la Commissione e il Consiglio a riportare sotto controllo questa situazione inaccettabile.<br />

Bernard Lehideux (ALDE). - (FR) Signor Presidente, vorrei fare solo due osservazioni.<br />

La prima è che in questa sede alcune questioni sono recepite in modo quanto meno curioso:<br />

vengono condannate e messe in discussione sempre le stesse persone. Provate a condannare<br />

Cuba in questa sede per la presenza di prigionieri politici nelle sue carceri. E avete il coraggio<br />

di sindacare sul modo con cui ci si occupa di diritti umani nel <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

La seconda osservazione è che esiste una soluzione per assicurarsi che Israele rilasci chi<br />

deve essere rilasciato: basta con gli attacchi, con i bombardamenti dei villaggi israeliani,<br />

con l’uccisione di bambini, con gli attacchi con pale meccaniche, e basta far entrare bambini<br />

con le tasche piene di esplosivo. Solo a quel punto Israele rilascerà i prigionieri!<br />

Antonio López-Istúriz White (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, le parole <strong>del</strong><br />

Vicepresidente Morgantini sono commoventi e non possiamo fare a meno di dimostrare<br />

la nostra solidarietà per questi casi debitamente documentati di presunta violazione dei<br />

diritti umani dei prigionieri palestinesi. Dico debitamente a ragion veduta, perché alcuni<br />

onorevoli colleghi <strong>del</strong>la sinistra hanno rivolto accuse molto serie e intollerabili allo stato<br />

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di Israele. Sono mai stati accusati di uccidere donne e bambini o di agire come nazisti? E’<br />

questo il modo di promuovere il processo di pace?<br />

Vicepresidente Morgantini, so che la sua iniziativa si basa su un caso concreto, molto<br />

commovente, e che le sue intenzioni sono nobili. Tuttavia alcuni suoi colleghi sinistroidi<br />

hanno approfittato di quest’occasione, ancora una volta, per cercare di calpestare e umiliare<br />

il popolo di Israele.<br />

Evidentemente non siamo ancora riusciti a spegnere l’antisemitismo di stampo sovietico<br />

che ancora caratterizza la mentalità di alcuni suoi colleghi qui in <strong>Parlamento</strong>.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, onorevoli colleghi, sarò breve dal momento che ho già spiegato i punti<br />

fondamentali nel mio discorso di apertura. Comunque la discussione fino ad ora è stata<br />

molto commovente per certi versi, e ci tengo a rassicurarvi che il Consiglio è consapevole<br />

dei fatti citati, e che continuerà a esternare la sua preoccupazione e a far ricorso agli<br />

strumenti <strong>del</strong> diritto internazionale.<br />

La Presidenza continuerà a sollevare questa questione nei contatti politici tra l’Unione<br />

europea e Israele nel corso <strong>del</strong> nostro turno. Osserviamo anche che il processo politico in<br />

corso può andare avanti solo attraverso iniziative atte a rafforzare la fiducia a riguardo. La<br />

prosecuzione <strong>del</strong> processo di colonizzazione, il permanere di violenza e terrorismo, e il<br />

destino dei detenuti palestinesi ostacolano gli sforzi di pace, tanto quanto la situazione<br />

degli ostaggi israeliani nelle mani dei gruppi terroristici, penso in particolare a Gilad Shalit.<br />

Per concludere con una nota positiva, volevo sottolineare davanti al <strong>Parlamento</strong> che l’Unione<br />

europea svolge un ruolo chiave in questo processo, grazie al suo essere membro <strong>del</strong><br />

quartetto, alla sua condizione di fonte principale di finanziamento e alle sue azioni a<br />

sostegno <strong>del</strong>l’Autorità palestinese, e anche grazie alla sua posizione di referente<br />

fondamentale di Israele. L’Unione europea ha sempre riconosciuto il diritto di Israele di<br />

sentirsi al sicuro dentro confini riconosciuti, vivendo fianco a fianco con la Palestina, come<br />

ho già detto nella mia introduzione.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà nella prossima seduta nel settembre 2008.<br />

16. Situazione in Zimbabwe (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la dichiarazione <strong>del</strong> Consiglio e <strong>del</strong>la Commissione<br />

sulla situazione nello Zimbabwe.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, onorevoli deputati, in occasione <strong>del</strong>le elezioni presidenziali tenutesi di<br />

recente nello Zimbabwe, Robert Mugabe è stato rieletto presidente <strong>del</strong> paese per altri 5<br />

anni. Il secondo turno di votazioni si è svolto dopo il ritiro <strong>del</strong>l’unico altro candidato,<br />

Morgan Tsvangirai, il che ha permesso al signor Mugabe di accaparrarsi l’85 per cento dei<br />

voti. Queste elezioni sono state giudicate una presa in giro <strong>del</strong>la democrazia da parte di<br />

molti capi di Stato, anche africani, e da parte <strong>del</strong> segretario generale <strong>del</strong>le Nazioni Unite,<br />

che le considera illegittime.<br />

Appena prestato giuramento, Mugabe si è immediatamente recato a Sharm el-Sheikh in<br />

occasione <strong>del</strong> vertice <strong>del</strong>l’Unione africana tenutosi il 30 giugno e il 1° luglio di quest’anno.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Nel corso <strong>del</strong> vertice, la Nigeria ha sollevato un’accesa discussione in merito alle elezioni.<br />

E’ stata adottata una risoluzione, che esprimeva grande preoccupazione per la situazione<br />

in Zimbabwe, per la violenza e le uccisioni, sottolineando i resoconti critici redatti dagli<br />

osservatori elettorali <strong>del</strong>la Comunità di sviluppo <strong>del</strong>l’Africa australe (Southern African<br />

Development Community – SADC), <strong>del</strong>l’Unione africana e <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> panafricano.<br />

La risoluzione, inoltre, esorta Mugabe e Tsvangirai a intraprendere un dialogo nell’interesse<br />

<strong>del</strong> popolo <strong>del</strong>lo Zimbabwe, a instaurare un governo di unità nazionale, e a sostenere la<br />

missione di mediazione <strong>del</strong> SADC.<br />

Di fronte a questi sviluppi, la comunità internazionale si sta mobilitando. Gli Stati Uniti<br />

hanno presentato una risoluzione al Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>l’ONU chiedendo<br />

l’applicazione di sanzioni contro lo Zimbabwe – embargo, congelamento dei beni e divieto<br />

di viaggiare – allegando una lista di persone da sanzionare, tra cui Mugabe e altri politici,<br />

la maggior parte dei quali figurava già nella lista europea di sanzioni adottata nel 2002.<br />

Anche il Canada ha potenziato le misure già intraprese e il Consiglio <strong>europeo</strong> <strong>del</strong> 20 giugno<br />

si è dichiarato disponibile ad adottare ulteriori iniziative, che verranno appositamente<br />

esaminate con il Commissario Michel il 22 luglio. La Presidenza <strong>del</strong>l’Unione europea ha<br />

fortemente condannato il secondo turno <strong>del</strong>le votazioni in quanto negazione <strong>del</strong>la<br />

democrazia, subito dopo che esse hanno avuto luogo, vale a dire il 29 giugno. La Presidenza<br />

ha poi sottolineato, in una nuova dichiarazione <strong>del</strong> 4 luglio a nome <strong>del</strong>l’Unione europea,<br />

che non avrebbe accettato il fait accompli emerso dal fasullo ballottaggio <strong>del</strong> 27 giugno,<br />

intravedendo, come unica soluzione possibile, una formula di transizione sulla base dei<br />

risultati <strong>del</strong> primo turno <strong>del</strong>le elezioni.<br />

E’ importante che anche l’Africa abbia espresso la sua inquietudine di fronte a una crisi di<br />

portata regionale, e che gli sforzi <strong>del</strong>l’Unione africana, in particolare, e <strong>del</strong> SADC vengano<br />

sostenuti. E’ necessario assicurarsi il rispetto dei i principi sanciti dalla Carta dei diritti<br />

<strong>del</strong>l’uomo e dei popoli <strong>del</strong>l’Unione africana. Sarebbe auspicabile che l’Unione africana e le<br />

Nazioni Unite venissero coinvolte in questo orientamento, in previsione di integrare la<br />

visione regionale <strong>del</strong> SADC con una prospettiva africana e internazionale.<br />

Nella risoluzione l’Unione africana ha anche esortato gli stati o le parti coinvolte a non<br />

intraprendere azioni in grado di compromettere il clima di dialogo, segnale indirizzato<br />

soprattutto all’Unione europea. Ciononostante, l’UE non mancherà di ampliare la lista dei<br />

responsabili di violenze cui verranno indirizzate sanzioni mirate, quali il rifiuto <strong>del</strong> visto<br />

o il congelamento dei beni. L’UE deve anche riuscire a ottenere una limitazione <strong>del</strong>le<br />

esenzioni previste al divieto di visto e l’applicazione di sanzioni nuove, soprattutto<br />

economiche. Naturalmente, tutte queste iniziative di rappresaglia dipenderanno dai<br />

progressi dei negoziati.<br />

I negoziati cominceranno il prima possibile, e credo che il Commissario lo confermerà,<br />

anche se l’esito è ancora incerto. A nostro avviso, dovranno rigorosamente basarsi sui<br />

risultati <strong>del</strong> primo turno di votazioni <strong>del</strong> 29 marzo, che è l’espressione più veritiera <strong>del</strong>la<br />

volontà <strong>del</strong> popolo <strong>del</strong>lo Zimbabwe, a differenza <strong>del</strong> secondo turno, che si è rivelato la<br />

negazione <strong>del</strong>la democrazia. Come affermato dal candidato <strong>del</strong>l’opposizione Mugabe, una<br />

qualche forma di coalizione può costituire una misura temporanea in vista di nuove elezioni,<br />

libere, democratiche e trasparenti.<br />

Infine vorrei ricordare che, nel loro ultimo vertice appena concluso, i membri <strong>del</strong> G8 hanno<br />

preso in considerazione ulteriori provvedimenti finanziari atti a colpire i responsabili <strong>del</strong>le<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

violenze verificatesi durante le ultime elezioni. Siamo arrivati a questo punto e dobbiamo<br />

continuare a esercitare questa stessa pressione, allo scopo di metter la parola fine a<br />

quest’inaccettabile violazione <strong>del</strong>la legge.<br />

Louis Michel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (FR) Signor Presidente, signor ministro,<br />

onorevoli deputati, sono molto contento di poter condividere oggi, in questo scambio di<br />

opinioni, le prospettive future e le considerazioni sul ruolo che potremmo giocare nel<br />

trovare una soluzione alla crisi: una soluzione che venga accettata da tutti i principali attori<br />

politici, e soprattutto una soluzione duratura che apra una nuova epoca di prosperità per<br />

un paese e un popolo che ne hanno così bisogno.<br />

Poco prima che questa sessione cominciasse, ho avuto modo di parlare con il Presidente<br />

Ping, <strong>del</strong>la commissione per l’Unione africana, e circa mezzora fa ho avuto una discussione<br />

piuttosto lunga con il leader <strong>del</strong>l’opposizione Tsvangirai. E’ per questo che ho <strong>del</strong>le novità,<br />

ovviamente non ancora confermate in via definitiva, ma finalmente posso forse fornirvi<br />

informazioni più dettagliate e aggiornate.<br />

Anzitutto, naturalmente, vorrei condividere con voi la mia profonda preoccupazione per<br />

la situazione. Mi è dispiaciuto molto, come ho pubblicamente detto prima e dopo le<br />

votazioni, che il secondo turno <strong>del</strong>le elezioni presidenziali abbia avuto luogo, come ha<br />

ricordato il ministro, a dispetto dei numerosi appelli di posticiparle lanciati dalla comunità<br />

internazionale, tra cui, fra l’altro, i partner africani <strong>del</strong>lo Zimbabwe. L’atmosfera di estrema<br />

violenza politica e di intimidazione sistematica ha contaminato le elezioni privandole di<br />

ogni legittimità e credibilità.<br />

Ho ripetuto pubblicamente, così come ha fatto la Presidenza <strong>del</strong>l’Unione europea, che,<br />

viste e considerate le condizioni in cui si è svolto il secondo turno <strong>del</strong>le votazioni, accordare<br />

una qualsiasi legittimità al presidente emerso in quest’occasione è assolutamente fuori<br />

questione. Non dobbiamo stancarci di ripetere che questa vittoria è stata ottenuta in modo<br />

scorretto ed è molto lontana dalla spirito di rinascita democratica che oggi anima l’Africa.<br />

Il vertice <strong>del</strong>l’Unione africana, tenutosi in Egitto e a cui ha partecipato anche il Presidente<br />

Mugabe, ha assistito a un dibattito molto teso e appassionato tra leader africani, descritto<br />

da molti come senza precedenti.<br />

La risoluzione <strong>del</strong>l’Unione africana è critica nei confronti <strong>del</strong> Presidente Mugabe, cui fa<br />

appello affinché cerchi un accordo politico con Morgan Tsvangirai, il leader <strong>del</strong>l’MDC<br />

(Movement for Democratic Change) allo scopo di formare un governo di unità nazionale.<br />

Inoltre l’Unione africana ha chiesto al SADC di continuare il compito di mediazione per<br />

arrivare a un accordo politico. Potremmo certo considerare questa risoluzione inadeguata.<br />

Potremmo soprattutto criticare il fatto che l’Unione africana non si sia espressa chiaramente<br />

sulla legittimità o meno <strong>del</strong> Presidente Mugabe, ma dobbiamo riconoscere che, nelle attuali<br />

circostanze, la risoluzione costituisce un risultato notevole. Naturalmente a questo punto<br />

la storia non è finite. E’ importante che l’Unione Africana e il SADC diano prova di impegno<br />

nel trovare una soluzione politica.<br />

Da questo punto di vista l’Unione europea e alter controparti internazionali hanno<br />

chiaramente espresso cosa si aspettano di vedere. Questo accordo politico può essere<br />

concluso unicamente in base ai risultati <strong>del</strong> primo turno <strong>del</strong>le votazioni, riflesso <strong>del</strong>le<br />

opinioni <strong>del</strong> popolo <strong>del</strong>lo Zimbabwe espresso liberamente e in modo democratico. I risultati<br />

<strong>del</strong> secondo turno non possono rappresentare la base di partenza per una mediazione o<br />

per dei negoziati. In altre parole, pensiamo che la soluzione politica coinvolgerà un governo<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di coalizione con Tsvangirai come Primo Ministro, dotato di pieni poteri sulla base <strong>del</strong>la<br />

maggioranza ottenuta in parlamento.<br />

Per quanto riguarda l’Unione europea, tutte le opzioni sono ancora sul tavolo. Innanzitutto<br />

siamo disposti a sostenere gli sforzi <strong>del</strong> SADC e <strong>del</strong>l’Unione africana e ci aspettiamo di<br />

vedere progressi tangibili nelle prossime due settimane.<br />

Se fosse raggiunto un accordo politico costruttivo, espressione dei risultati <strong>del</strong> primo turno<br />

<strong>del</strong>le votazioni, naturalmente saremmo disposti, come abbiamo già detto, a impegnarci<br />

nuovamente con lo Zimbabwe. Per di più saremmo pronti a cominciare immediatamente.<br />

Vi ricordo che in occasione <strong>del</strong>l’istituzione <strong>del</strong> decimo Fondo <strong>europeo</strong> di sviluppo, mi sono<br />

adoperato affinché si lavorasse come se ci fosse di nuovo la democrazia in Zimbabwe, per<br />

evitare di penalizzare il popolo di questo paese a causa <strong>del</strong>la tragica situazione in cui si<br />

trova.<br />

Passiamo adesso alle due conversazioni che ho avuto questo pomeriggio, in vista <strong>del</strong>la<br />

riunione in programma in <strong>Parlamento</strong>. Per prima la conversazione con il Presidente Ping.<br />

Qual è il problema? Il problema di oggi è che tutti nell’Unione Africana concordano sul<br />

fatto di dover appoggiare i negoziati tra Mugabe e Tsvangirai e che, presupposto fondante,<br />

naturalmente, a guida <strong>del</strong> governo ci dovrebbe essere il leader <strong>del</strong>l’opposizione Tsvangirai,<br />

con un governo tendenzialmente basato su una coalizione nella quale il suo partito, di<br />

maggioranza all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, avrebbe una posizione dominante, e che questo<br />

governo dovrebbe avere pieni e completi poteri in merito alle decisioni esecutive.<br />

Per il momento, allora, penso sappiate che questo orientamento è messo in discussione.<br />

A complicare ulteriormente le cose ci sono certi dubbi avanzati da Tsvangirai sull’equilibrio<br />

di questa mediazione, cui lui ovviamente vuole dare una cornice, una struttura, un supporto,<br />

diciamo, che garantisca equilibrio. Con ciò non sto esprimendo un giudizio di valore, sto<br />

semplicemente descrivendo la situazione. Per il momento il Presidente Ping mi ha assicurato<br />

che il lavoro – e non parlo di lavoro di mediazione, ma solo di lavoro – per prepararsi<br />

mentalmente a questo tipo di sviluppo è in corso e che, se tutto va bene, nei prossimi giorni<br />

si aprirà una prospettiva concreta.<br />

Ho in seguito avuto una conversazione piuttosto lunga con il signor Tsvangirai, che ha<br />

confermato di essere d’accordo con l’idea di un governo contenente esponenti <strong>del</strong>lo<br />

ZANU-PF (Zimbabwe African National Union Patriotic Front), ma sarebbe lui, naturalmente,<br />

ad avere l’ultima parola su chi scegliere. Fondamentalmente, anche se non lo ha posto in<br />

questi termini, è un po’ come lo scenario <strong>del</strong> Kenya, anche se (e io condivido quest’idea) le<br />

due situazioni non sono paragonabili. Non sono per niente simili. C’è chi coglie l’occasione<br />

per comportarsi come se lo fossero, ma, da un punto di vista assolutamente obiettivo, e le<br />

persone sono diverse tra loro, la situazione è piuttosto diversa. Questo è il primo punto.<br />

In secondo luogo, vorrebbe vedere una “squadra permanente per i negoziati”, vale a dire<br />

un gruppo che conduca i negoziati garantendone, naturalmente, l’equilibrio. Questa squadra<br />

dovrebbe trovarsi sotto l’egida <strong>del</strong>l’Unione africana e <strong>del</strong>le Nazioni Unite, come ha dichiarato<br />

il ministro. A mio avviso Tsvangirai è ragionevolmente ottimista, crede che le cose si stiano<br />

muovendo. Ovviamente considera la questione <strong>del</strong>le sanzioni importante e ha evidenziato<br />

un aspetto su cui credo siamo tutti d’accordo, cioè che, se necessarie, le sanzioni si<br />

applicheranno agli individui senza chiaramente colpire, né direttamente né indirettamente,<br />

la popolazione.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ritengo che l’Unione africana abbia colto la portata <strong>del</strong>le sue responsabilità, che sia coinvolta<br />

attivamente, che stia cercando una soluzione attraverso la mediazione che in qualsiasi caso<br />

tenga conto, come sottolineato dal ministro, <strong>del</strong>la necessità di trasformare i risultati <strong>del</strong><br />

primo turno di votazioni in potere esecutivo, poiché questo è l’unico risultato in grado di<br />

legittimare chi ne trarrà vantaggio.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN<br />

Vicepresidente<br />

Michael Gahler, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, la situazione nello<br />

Zimbabwe ha raggiunto un minimo assoluto in termini politici, economici ed umanitari.<br />

In questo paese la popolazione è ostaggio di un regime che non intende rinunciare al potere,<br />

poiché la cricca vicina al Presidente, il comando militare e i servizi segreti vogliono<br />

continuare ad arricchirsi a spese <strong>del</strong>le risorse <strong>del</strong> paese. A questo scopo creano le milizie<br />

e fanno cattivo uso <strong>del</strong>la polizia e <strong>del</strong>le forze armate che terrorizzano la popolazione in<br />

tutto il paese.<br />

Secondo gli standard <strong>del</strong>la SADC anche le elezioni parlamentari <strong>del</strong> 29 Marzo non sono<br />

state né libere né imparziali. La successiva campagna di intimidazione estesa a tutto il paese<br />

con parecchi morti e migliaia di feriti e di perseguitati ha reso impossibile al vincitore <strong>del</strong><br />

primo turno, Morgan Tsvangirai, di chiedere ai suoi elettori di votare, quando questi<br />

temevano che sarebbero stati poi puniti per averlo fatto. Il leader <strong>del</strong>l’Election Observer Mission<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> panafricano, Marwick Khumalo, e la missione <strong>del</strong>la SADC giudicano i fatti<br />

<strong>del</strong> 27 Giugno come segue:<br />

(EN)“L’atmosfera dominante nel paese non ha consentito la conduzione di elezioni libere,<br />

imparziali e credibili. Le elezioni non hanno rappresentato la volontà <strong>del</strong>la popolazione<br />

<strong>del</strong>lo Zimbabwe.”<br />

(DE) Adesso quello che conta è creare uno scenario di transizione che condurrà ad una<br />

situazione in cui andranno al potere un governo legittimo e un Presidente legittimo. Il<br />

ruolo <strong>del</strong>l’UA e <strong>del</strong>la SADC dovrà essere fondamentale. Sfortunatamente con i suoi anni<br />

di diplomazia tranquilla il Presidente Mbeki non è riuscito ad ottenere nulla. Non si è<br />

neanche guadagnato la fiducia <strong>del</strong>le due parti coinvolte nel conflitto e lui sa il perché<br />

Vorrei sollecitare i partiti politici <strong>del</strong> Sud Africa affinché fossero loro a prendere l’iniziativa.<br />

Faccio appello ai colleghi <strong>del</strong> Sud Africa perché all’interno <strong>del</strong> loro parlamento decidano<br />

di congelare i conti e i beni degli speculatori <strong>del</strong> regime di Mugabe in Sud Africa. Dovrebbero<br />

rifiutarsi di consentire a Grace Mugabe e ad altri di andare a fare shopping a Città <strong>del</strong> Capo<br />

o a Sandton mentre la popolazione muore di fame. Chiedo loro di mostrare solidarietà ai<br />

tre milioni di abitanti <strong>del</strong>lo Zimbabwe presenti nel loro paese che ritorneranno a casa<br />

quando avrà fine il governo di Mugabe e in tal modo lasceranno anche spazio ai milioni<br />

di sudafricani disoccupati. Siamo riusciti a convincere le società europee a ritirarsi dallo<br />

Zimbabwe, poiché le loro attività contribuivano a consolidare il regime.<br />

Alain Hutchinson, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signor Ministro,<br />

signor Commissario, il Presidente Mugabe ha fatto uso di una violenza incredibile e,<br />

impossessandosi <strong>del</strong> potere e prendendo in ostaggio una popolazione che era già stata<br />

sottoposta a violenze, ha dimostrato uno scandaloso disprezzo dei diritti umani più<br />

fondamentali.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

I socialisti condannano questa violenza e non riconoscono il potere insediato come<br />

legittimo. Comunque, prima di tutto i socialisti europei pensano alla popolazione <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe. In particolare l’Organizzazione <strong>del</strong>le Nazioni Unite per l’alimentazione e<br />

l’agricoltura (FAO) stima che entro l’inizio <strong>del</strong> 2009 cinque milioni di abitanti <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe rischiano di subire le conseguenze di una grave carestia.<br />

Inoltre, sappiamo che un terzo <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe sta sopravvivendo grazie<br />

agli aiuti internazionali. Di conseguenza, è assolutamente indispensabile che la Commissione<br />

europea, il Consiglio, ciascuno Stato membro e tutta la comunità internazionale esercitino<br />

la massima pressione sulle autorità <strong>del</strong>lo Zimbabwe per consentire il libro accesso degli<br />

aiuti umanitari internazionali destinati alla parte più debole <strong>del</strong>la popolazione. Non potremo<br />

mai sottolineare abbastanza tutto ciò, in quanto l’attuale posizione politica di Mugabe è<br />

semplicemente criminale.<br />

Nello stesso ordine di idee, se chiediamo all’Unione europea e alla comunità internazionale<br />

di adottare severe sanzioni nei confronti <strong>del</strong>lo Zimbabwe, una possibilità sollevata da lei,<br />

signor Ministro, vorremmo anche porre l’accento sul fatto che queste non devono recare<br />

danno alla popolazione, ma devono avere come obiettivo i membri <strong>del</strong> regime responsabili<br />

degli attacchi ai diritti umani e <strong>del</strong>l’attuale regno <strong>del</strong> terrore che vige nel paese.<br />

Sicuramente, dobbiamo anche esercitare pressione sull’Unione europea e su strutture<br />

regionali quali la SADC affinché guidino il parlamento eletto e la società civile <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe verso la soluzione <strong>del</strong>l’attuale crisi in modo rapido e democratico.<br />

Signor Presidente, vorrei soffermarmi rapidamente su un ultimo punto relativo ai 200 000<br />

rifugiati <strong>del</strong>lo Zimbabwe. Chiederemmo ai loro vicini sudafricani e in particolare al<br />

Presidente Mbeki di agire responsabilmente non rimandando indietro i profughi <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe che si sono rifugiati in Sud Africa.<br />

Fiona Hall, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE . – (EN) Signor Presidente, il popolo <strong>del</strong>lo Zimbabwe<br />

ha sofferto terribilmente. Dopo anni di intimidazioni, di violenza e di catastrofe economica<br />

le elezioni si sono presentate come il giro di vite finale. Dal momento <strong>del</strong>le elezioni la<br />

violenza è continuata senza tregua. Dopo il primo turno elettorale <strong>del</strong> 29 marzo, sono<br />

state uccise almeno 90 persone e proprio questo lunedì sono stati attaccati e rapiti gli<br />

abitanti di un campo per IDP (sfollati interni) ad est di Harare.<br />

Potremmo sentirci semplicemente tentati di torcerci le mani per la disperazione, ma ritengo<br />

che l’UE possa fare alcune cose per avviare la crisi verso una soluzione. In primo luogo l’UE<br />

può offrire sostegno diplomatico a coloro che cercano di trovare una via da seguire<br />

attraverso un governo provvisorio che coinvolga tutte le parti <strong>del</strong>la società civile e che<br />

rispetti i risultati <strong>del</strong> primo turno elettorale.<br />

Quello <strong>del</strong>la coalizione provvisoria rappresenta un metodo africano che ha funzionato nel<br />

corso degli anni in diversi altri paesi, quali il Togo e la Repubblica Democratica <strong>del</strong> Congo.<br />

Tuttavia a tutt’oggi la proposta di risoluzione registra il fallimento <strong>del</strong>la diplomazia<br />

tranquilla <strong>del</strong> Presidente Mbeki e può avvenire che un altro paese africano vicino rispettato<br />

da tutte le parti possa più facilmente fare da intermediario in questi negoziati. Anche un<br />

eventuale accordo internazionale potrebbe giovare al successo dei negoziati.<br />

In secondo luogo, dobbiamo aumentare la pressione <strong>del</strong>la comunità internazionale su<br />

Mugabe. L’adesione <strong>del</strong>la Russia alla richiesta di sanzioni <strong>del</strong> Vertice <strong>del</strong> G8 è stata molto<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

incoraggiante e sono lieto dei commenti <strong>del</strong> Consiglio in merito al rafforzamento <strong>del</strong>le<br />

sanzioni da parte di un certo numero di paesi.<br />

In terzo luogo, dobbiamo iniziare fin da ora a fare progetti per il giorno in cui lo Zimbabwe<br />

avrà un governo legittimo e necessiterà di un ampio pacchetto di aiuti internazionali.<br />

Infine, non dobbiamo dimenticare che i comuni abitanti <strong>del</strong>lo Zimbabwe sono in serie<br />

difficoltà e adesso hanno bisogno di un aiuto di base per poter soltanto continuare ad<br />

andare avanti.<br />

Philip Claeys (NI). - (NL) Per qualche tempo, l’Unione europea ha irrogato sanzioni nei<br />

confronti <strong>del</strong> dittatore socialista Mugabe, ma tali sanzioni non vengono sempre applicate<br />

in modo chiaro e coerente. Per esempio, la Presidenza portoghese ha invitato senza alcun<br />

problema Mugabe al Vertice UE-Africa.<br />

L’Unione europea avrebbe anche dovuto protestare con risolutezza contro la grottesca<br />

partecipazione di Mugabe al vertice <strong>del</strong>la FAO tenutosi a Roma non molto tempo fa. Il<br />

divieto di espatrio per Mugabe e per tutti i membri di più alto grado <strong>del</strong> suo regime deve<br />

essere incontestabile e deve essere ulteriormente allargato. In ogni caso dovremmo pensare<br />

di allargare le sanzioni contro il regime di Mugabe nel loro insieme. Tali sanzioni devono<br />

essere decise ed inequivocabili e dobbiamo altresì esercitare pressione sul governo <strong>del</strong> Sud<br />

Africa che con la sua “diplomazia tranquilla” in realtà ha semplicemente guadagnato più<br />

tempo per il regime di Mugabe.<br />

Geoffrey Van Orden (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, la crisi <strong>del</strong>lo Zimbabwe non<br />

è scoppiata improvvisamente al cospetto di un mondo ignaro: questa è la sedicesima volta<br />

in otto anni che discutiamo una proposta di risoluzione per Mugabe, in quanto egli ha<br />

sistematicamente e <strong>del</strong>iberatamente depredato il suo paese, rovinato l’economia e oppresso<br />

la popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe.<br />

Fino a poco tempo fa la risposta <strong>del</strong>la Comunità internazionale è stata debole. Tuttavia,<br />

l’Unione europea ha imposto sanzioni mirate, ma non ha potuto neanche sostenerle<br />

adeguatamente. Gli africani, con un numero limitatissimo di onorevoli eccezioni, hanno<br />

semplicemente applaudito Mugabe. Dovrebbero vergognarsi.<br />

Che cosa bisogna fare? In primo luogo si dovrebbe chiarire in Consiglio che nessuno stato<br />

<strong>del</strong>l’UE deve riconoscere il regime illegittimo di Mugabe. Sono incoraggiato dal fatto che<br />

l’UE abbia allargato le sanzioni.<br />

In secondo luogo, l’Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero persuadere gli stati<br />

africani, in particolare la SADC, ad aderire a queste sanzioni contro il regime di Mugabe<br />

se i negoziati falliscono.<br />

In terzo luogo, i membri <strong>del</strong>la Joint Operations Committee – la banda militare che sta dietro<br />

a Mugabe – dovrebbero sapere che saranno ritenuti responsabili <strong>del</strong>le atrocità sistematiche<br />

perpetrate nei confronti <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe. Alcuni membri di più alto<br />

grado <strong>del</strong>le forze armate e <strong>del</strong>la polizia – e in quanto a ciò i funzionari di più alto grado<br />

<strong>del</strong>lo ZANU (PF) – possono ancora abbandonare Mugabe e passare alle forze democratiche.<br />

In quarto luogo, la Francia dovrebbe convocare una sessione d’urgenza <strong>del</strong> Consiglio per<br />

i diritti umani di Ginevra per affrontare la situazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe e, in quinto luogo,<br />

si richiede un’azione più decisa da parte <strong>del</strong>le Nazioni Unite.<br />

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140<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Soprattutto dobbiamo incoraggiare attivamente l’Unione africana ad impegnarsi ancor<br />

più positivamente ed attivamente nell’esercitare una pressione per ottenere questo governo<br />

di unità nazionale. Certamente questo dovrebbe basarsi sui risultati <strong>del</strong>le elezioni <strong>del</strong> 29<br />

marzo piuttosto che sulla farsa <strong>del</strong> 27 giugno, come è stato suggerito sia dal Presidente in<br />

carica che dalla Commissione.<br />

Dal portavoce <strong>del</strong>l’MDC, Nelson Chamisa, abbiamo saputo che attualmente non ci sono<br />

negoziati in corso tra ZANU (PF) e MDC. Invece la violenza continua. L’Unione africana<br />

deve insistere per mettere fine alla violenza e sulla nomina di un mediatore sostenuto da<br />

osservatori che avranno la fiducia <strong>del</strong>l’MDC.<br />

Ancora una volta Mugabe cerca di guadagnare tempo. Occorre fissare un termine per la<br />

conclusione positiva dei negoziati e nel frattempo qualcuno dovrebbe offrire a Mugabe un<br />

posto in una casa di riposo.<br />

Glenys Kinnock (PSE). - (EN) Signor Presidente, io, come altri, vorrei commentare il<br />

fatto che il <strong>Parlamento</strong> regolarmente eletto il 29 marzo nello Zimbabwe non si è mai riunito<br />

e che i suoi membri continuano ad essere tormentati ed intimoriti e a subire violenza.<br />

La nostra risoluzione invita ad un rafforzamento <strong>del</strong>le sanzioni e certamente dovremo<br />

anche unirci alle richieste presentate presso le Nazioni Unite di imporre un embargo<br />

internazionale sulle armi, il divieto di espatrio mondiale e il blocco dei beni.<br />

Sappiamo chi sono gli altri capibanda a cui mirare, sappiamo chi sono i tirapiedi e chi sono<br />

i portaborse. Le persone a cui si può e si deve mirare sono Chihuri, il capo <strong>del</strong>la polizia;<br />

Shiri, il capo <strong>del</strong>l’Aviazione militare, Gono, il governatore <strong>del</strong>la banca centrale; Chinamasa,<br />

il ministro <strong>del</strong>la Giustizia; Bonyongwe, il capo <strong>del</strong>l’Organizzazione centrale di intelligence.<br />

La nostra risoluzione riflette chiaramente i presupposti stabiliti dall’MDC.<br />

Tutti i colloqui devono basarsi sul risultato <strong>del</strong>le elezioni <strong>del</strong> 29 marzo vinte dall’MDC e<br />

non sul ballottaggio fasullo di giugno.<br />

Deve trattarsi di un accordo transitorio destinato a condurre ad una nuova costituzione –<br />

nessuno ne ha parlato e questo è quello che chiede Morgan Tsvangirai – seguita da ulteriori<br />

elezioni. Dice chiaramente, e lo cito, “Non voglio né accordi di potere né divisione <strong>del</strong><br />

potere”.<br />

Come ha detto Geoffrey van Orden, non ci sono negoziati in corso e quindi la situazione<br />

attuale non sarebbe incoraggiante.<br />

Occorre un altro mediatore. Chiaramente il signor Mbeki non è in grado di svolgere questo<br />

ruolo da solo e possiamo chiedere che venga incaricato un <strong>del</strong>egato <strong>del</strong>l’Unione africana.<br />

Tale <strong>del</strong>egato deve avere un rapporto alla pari con il signor Mbeki e in questa fase vengono<br />

in mente persone come il signor Chissano e il signor Kufuor.<br />

Per concludere, devono avere fine la ferocia, le brutalità e le violenze incontrollate sostenute<br />

dallo stato e questo è il motivo per cui la comunità internazionale deve agire e agire<br />

urgentemente, nell’interesse <strong>del</strong>la popolazione sofferente <strong>del</strong>lo Zimbabwe.<br />

Eoin Ryan, a nome <strong>del</strong> gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, quello che un tempo<br />

rappresentava un segnale di speranza, un esempio di auto-responsabilizzazione africana,<br />

un paese leader tra i paesi africani, ora è l’epicentro <strong>del</strong>la disperazione e <strong>del</strong>lo sconforto<br />

africano. La popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe merita qualcosa di meglio e deve averlo. Ma<br />

perché questo accada deve avere fine il regime di Robert Mugabe, un criminale omicida.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Noi <strong>del</strong>la comunità internazionale dobbiamo aumentare la nostra fermezza nei confronti<br />

<strong>del</strong> regime tirannico di Mugabe. Apprezzo il fatto che il Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>le Nazioni<br />

Unite stia considerando di imporre altre sanzioni contro la leadership <strong>del</strong>lo Zimbabwe, che<br />

comprendono l’imposizione di un embargo sulle armi. Come può accadere che un paese<br />

dove cinque milioni di abitanti dipendono dagli aiuti alimentari, dove l’inflazione ha<br />

superato i dieci miliardi per cento e dove adesso una pagnotta costa più di 1 miliardo di<br />

ZWD, abbia ancora uno degli eserciti meglio equipaggiati <strong>del</strong> continente africano e sia<br />

pieno di armi? Questa è un’affermazione eclatante.<br />

La recente campagna presidenziale non ha condotto a elezioni valide. La brutalità <strong>del</strong><br />

regime di Mugabe è stata tale che nel corso <strong>del</strong>la campagna sono state uccise 90 persone,<br />

ne sono state ferite 3 500 e altre 200 000 persone sono state sfollate. Difficilmente questi<br />

possono essere gli ingredienti di un contesto democratico libero, giusto e trasparente.<br />

Il Sudafrica e gli altri paesi africani devono aumentare la loro pressione nei confronti di<br />

Robert Mugabe. Nelson Man<strong>del</strong>a aveva ragione quando diceva che lo Zimbabwe presenta<br />

una tragica assenza di leadership. Il Sudafrica esercita una forte influenza politica sul Governo<br />

di Mugabe e deve mostrare alla popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe e anche a tutta la popolazione<br />

<strong>del</strong>l’Africa a cui tocca vedere questo leader che fa finire il suo paese in un pantano, una<br />

leadership forte e risolutiva in merito a questo problema.<br />

Josep Borrell Fontelles (PSE). - (ES) Signor Presidente, per non ripetere quanto è stato<br />

riferito dai miei colleghi, mi concentrerò sull’apertura <strong>del</strong> parlamento.<br />

Con le elezioni di marzo, l’opposizione ha ottenuto la maggioranza e il 17 luglio il<br />

parlamento di quel paese non era ancora stato formato. Noi, in qualità di parlamentari,<br />

dovremmo concentrare i nostri sforzi sul tentativo di esercitare la pressione <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea, per garantire che venga mantenuta la promessa di democrazia in un parlamento<br />

dove possa agire la maggioranza <strong>del</strong>l’opposizione. Il processo deve essere messo in moto.<br />

Effettivamente dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che, dopo l’impostura <strong>del</strong>le<br />

elezioni presidenziali, le elezioni legislative che hanno garantito all’opposizione una<br />

maggioranza riconosciuta, consentano al parlamento di funzionare.<br />

Il secondo punto riguarda il mediatore. E’ abbastanza chiaro che il Sudafrica è giunto, a dir<br />

poco, al limite <strong>del</strong>la propria capacità di mediazione. E’ fondamentale che un altro mediatore<br />

sostenga, o addirittura sostituisca il Presidente sudafricano. Altrimenti la mediazione<br />

sembrerà un meccanismo corrotto, sotto il tallone <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>lo Zimbabwe.<br />

José Ribeiro e Castro (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, non sono più soltanto Mugabe<br />

e il suo regime ad essere sotto esame. A causa dei suoi atti terribili e di tutta questa tragica<br />

farsa, Mugabe è già stato condannato dall’opinione pubblica internazionale. Ora è la<br />

comunità internazionale ad essere sotto esame: Thabo Mbeki, la SADC e l’UA, la Cina, noi<br />

<strong>del</strong>l’UE e le Nazioni Unite. In questi tempi difficili, la popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe,<br />

Tsvangirai e la MDC meritano tutto il nostro appoggio e solidarietà. Potremmo invitare<br />

Morgan Tsvangirai a partecipare ad una riunione <strong>del</strong>la commissione Affari esteri e <strong>del</strong>la<br />

commissione per lo sviluppo a luglio o a settembre.<br />

Tutti noi continuiamo a ricevere notizie terribili dallo Zimbabwe in merito alla violenza<br />

ivi perpetrata. Non dobbiamo fallire. Morgan Tsvangirai e la maggioranza <strong>del</strong>l’MDC non<br />

meritano soltanto parole di conforto o una qualsiasi sorta di consolazione, ma meritano<br />

di ricoprire le proprie cariche sulla base dei risultati <strong>del</strong>le elezioni <strong>del</strong> 29 Marzo. Se la<br />

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142<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

comunità internazionale fallisce nella transizione – se noi falliamo– si coprirà di vergogna.<br />

Spero che questo non accada.<br />

Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, il regime di Mugabe da diversi anni<br />

non si è reso responsabile soltanto di broglio elettorale, ma anche degli arresti arbitrari,<br />

<strong>del</strong>la tortura e <strong>del</strong>l’omicidio di centinaia di cittadini <strong>del</strong>lo Zimbabwe.<br />

Finora sembra che le risoluzioni e le sanzioni siano state inutili. Suggerisco che possa essere<br />

arrivato il momento di avviare un’azione che porti Mugabe di fronte ad un tribunale<br />

internazionale con l’accusa di crimini contro l’umanità. Sono a conoscenza <strong>del</strong> fatto che<br />

lo Zimbabwe non ha firmato la convenzione relativa alla Corte di giustizia internazionale<br />

all’Aia, ma sono certo che si possano trovare altre procedure con una base legislativa<br />

internazionale e forse il Commissario Michel o il Presidente in carica potrebbero illuminarci<br />

a questo proposito.<br />

Ritengo che soltanto adottando un provvedimento così drastico questo dittatore africano<br />

e i suoi complici saranno costretti a cominciare a pensare e ad ascoltare la ragione e che<br />

alla fine libereranno il loro paese e la comunità internazionale dalla loro presenza criminale.<br />

Ewa Tomaszewska (UEN). - (PL) Signor Presidente, raccomanderei alla Commissione<br />

di prendere in considerazione e di preparare una proposta di provvedimenti che potrebbero<br />

essere efficaci nei confronti di Mugabe, il quale continua a far ricorso alla violenza e ha<br />

completamente ignorato i risultati <strong>del</strong>le elezioni di marzo. Al momento, concretamente,<br />

siamo impotenti e l’unico strumento che ci è rimasto è rappresentato dalle parole.<br />

Raccomanderei caldamente di considerare quali provvedimenti possano essere adottati<br />

per processarlo, in modo che nello Zimbabwe possa regnare la pace e che i suoi abitanti<br />

possano avere un’effettiva possibilità di godere dei propri legittimi diritti di cittadini.<br />

Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, allo Zimbabwe occorre<br />

l’aiuto internazionale e il nostro sostegno, ma il paese ha anche bisogno di introdurre <strong>del</strong>le<br />

riforme per conto proprio. L’Unione europea, l’Unione africana e la Repubblica <strong>del</strong> Sudafrica<br />

dovrebbero incoraggiare il dialogo tra il partito al governo e l’opposizione. Lo Zimbabwe<br />

deve finalmente avviarsi sul sentiero <strong>del</strong>la democrazia ed eleggere un governo di unità<br />

nazionale. […] l’iniziativa <strong>del</strong>le Nazioni Unite secondo la quale verrebbe imposto un<br />

embargo sulle forniture di armi e verrebbero congelati i beni <strong>del</strong>le persone più vicine a<br />

Mugabe. Occorre adottare immediatamente <strong>del</strong>le misure che consentano alle organizzazioni<br />

internazionali di funzionare. Una soluzione potrebbe essere rappresentata da organizzazioni<br />

non governative che forniscano aiuto alle regioni in maggiore difficoltà.<br />

Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, Mugabe non ascolta, e questa<br />

è la tragedia, perché se ascoltasse, farebbe la cosa giusta e tornerebbe alle elezioni di Marzo<br />

e andrebbe avanti con quel risultato. Credo che uno dei fatti più vergognosi accaduti<br />

recentemente sia stata la partecipazione di Mugabe al Vertice alimentare mondiale dove<br />

gli è stato consentito di sfilare, quando egli in realtà è la causa di alcuni dei principali<br />

problemi di insicurezza alimentare globale nel suo paese e nel suo continente.<br />

Proprio la settimana scorsa nel corso di una conferenza tenutasi a Bruxelles ho avuto<br />

occasione di parlare con un agricoltore <strong>del</strong>lo Zimbabwe che mi ha riferito che i danni<br />

arrecati alla base produttiva alimentare <strong>del</strong> paese sono veramente terrificanti. Qualcun<br />

altro ha detto che è spaventoso che un paese possa essere armato fino ai denti e che al<br />

tempo stesso la sua popolazione debba soffrire per la fame, la violenza, le intimidazioni e<br />

la tortura.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il Sudafrica deve fare di più. L’intero continente deve esprimere energicamente la propria<br />

condanna e dobbiamo spingerli, incoraggiarli e convincerli che questa è la cosa giusta da<br />

fare perché il nostro popolo conta sul fatto che noi interveniamo in modo definitivo in<br />

una situazione che è davvero sconvolgente.<br />

Luís Queiró (PPE-DE). – (PT) Ciò che sta accadendo attualmente nello Zimbabwe<br />

rappresenta una sfida per la nostra coscienza e per la nostra capacità di agire. Da una parte<br />

c’è un governo che usa la violenza contro il proprio stesso popolo, che è causa di infelicità<br />

e che ha tratto vantaggio dalla convivenza di altre dittature e dispotismi africani. Dall’altra,<br />

ci sono le forze che lottano pacificamente per la democrazia e per i diritti umani: la<br />

popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe, la comunità internazionale e ovviamente l’Unione europea.<br />

Come è già stato detto qui, l’Unione europea potrebbe usare il proprio potere diplomatico,<br />

imporre sanzioni, rifiutare visti, sollecitare i poteri regionali ed appoggiare i difensori <strong>del</strong>la<br />

democrazia e dei diritti umani. Che cosa possiamo fare noi all’interno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>? In futuro possiamo sostenere la nostra risoluzione e raccomandare che la<br />

Commissione e il Consiglio prendano queste iniziative, ma possiamo fare ancora di più.<br />

Possiamo anche dimostrare che le nostre azioni sono coerenti con le nostre parole e offrire<br />

il premio Sacharov al leader <strong>del</strong>l’opposizione Morgan Tsvangirai. Sottoponiamo questa<br />

sfida ai nostri colleghi. In questo modo avremo l’opportunità di ricompensare qualcuno<br />

per la sua battaglia e al tempo stesso di contribuire al raggiungimento di una vittoria<br />

democratica e pacifica.<br />

Jean-Pierre Jouyet, Presidente in carica <strong>del</strong> Consiglio. − (FR) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, signor Michel, onorevoli deputati, la discussione è stata perfettamente chiara<br />

e lo stesso vale per le conclusioni che ne dobbiamo trarre. Gli oratori hanno parlato in<br />

termini forti ed è così che dovrebbe essere, perché l’Unione europea può accettare soltanto<br />

una soluzione e cioè, il rispetto <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe, così come<br />

è stata espressa nel primo turno elettorale ed il risultato di quelle elezioni dovrebbero servire<br />

come base per qualsiasi accordo.<br />

Nel corso <strong>del</strong> prossimo vertice <strong>del</strong> Consiglio che si terrà il 22 luglio esamineremo la<br />

situazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe insieme alla Commissione. Terremo conto <strong>del</strong>le opinioni<br />

espresse e dei suggerimenti avanzati, non alla Francia, signor Van Orden, ma alla Presidenza<br />

<strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong>l’Unione europea, poiché la Francia stessa non ha potere in quanto Francia,<br />

ma dispone semplicemente <strong>del</strong> mandato che le è stato conferito in questo contesto<br />

dall’Unione europea, compresa la vostra proposta che il Consiglio convochi una sessione<br />

straordinaria <strong>del</strong> Consiglio per i diritti umani di Ginevra, purché naturalmente sia possibile<br />

farlo.<br />

Seguiremo le raccomandazioni <strong>del</strong>l’onorevole Michel, sempre sagge e basate sull’esperienza,<br />

in merito alla prosecuzione dei nostri sforzi di mediazione. Ritengo che per quanto riguarda<br />

quegli sforzi non possiamo chiedere di più di quello che Tsvangirai stesso ha suggerito<br />

all’onorevole Michel durante il loro incontro e penso che questa sia la posizione che<br />

dovremmo adottare.<br />

L’Unione europea, il Consiglio e la Commissione devono rimanere in contatto con gli<br />

organismi coinvolti, la SADC, l’Unione africana e anche il Sudafrica – e ancora una volta<br />

vorrei dare il benvenuto alla <strong>del</strong>egazione sudafricana che è qui con noi oggi – e sicuramente<br />

nel lavoro che il Consiglio svolgerà dovremo anche prendere in considerazione la<br />

risoluzione che il <strong>Parlamento</strong> voterà domani.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Non ho nient’altro da aggiungere, e poiché non vorrei sprecare il suo tempo, su questo<br />

argomento passerò la parola all’esperienza e all’eloquenza <strong>del</strong> signor Michel.<br />

Louis Michel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (FR) Signor Presidente, sarò molto breve. Il<br />

Presidente Jouyet e gli altri oratori hanno detto tutto.<br />

Ovviamente posso soltanto confermare senza riserve le opinioni espresse in particolar<br />

modo dall’onorevole Van Orden e dall’onorevole Kinnock, però al tempo stesso devo<br />

aggiungere che sicuramente il potere <strong>del</strong>la Commissione fondamentalmente è il potere<br />

<strong>del</strong>la diplomazia, ma forse è anche la facoltà di prepararsi per l’azione che si potrebbe<br />

intraprendere se – e questo ovviamente è quello che desideriamo con tutto il nostro cuore<br />

e per cui faremo pressione con tutti i mezzi a nostra disposizione – il processo di mediazione<br />

dovesse riuscire a portare alla nascita di un governo guidato da Tsvangirai.<br />

Perciò sono <strong>del</strong> tutto d’accordo con le opinioni espresse dall’onorevole Van Orden,<br />

dall’onorevole Kinnock e da tutti gli altri oratori, l’onorevole Hall, l’onorevole Hutchinson<br />

e l’onorevole Gahler – spero di non avere omesso nessuno. Su un solo punto non sono<br />

d’accordo. Sapete che sono solito parlare sinceramente. Non condivido l’opinione secondo<br />

cui dovremmo condannare la Presidenza portoghese per aver organizzato un vertice a<br />

Lisbona che era atteso da anni e che non si riusciva a tenere a causa <strong>del</strong> problema <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe.<br />

Questo vertice tra Unione europea e Africa si teneva con molto ritardo ed era ora di agire.<br />

Siamo perfettamente consapevoli <strong>del</strong> fatto che la presenza di Mugabe era assicurata dal<br />

desiderio <strong>del</strong>l’Unione africana di non essere vincolata dall’altra parte, cioè dalla parte<br />

europea, nella propria scelta degli invitati. Perciò ritengo che questa critica non sia giusta.<br />

Inoltre vorrei anche sottolineare la situazione estremamente difficile in cui si trova il<br />

Sudafrica. Nella posizione in cui si trova, per il Sudafrica non è più semplice muoversi di<br />

quanto non lo sia per il Presidente Thabo Mbeki svolgere il ruolo di mediatore. Tutti sanno<br />

benissimo che attualmente il primo paese a risentire degli effetti <strong>del</strong>la crisi nello Zimbabwe<br />

– o piuttosto <strong>del</strong> fallimento dei tentativi di risolvere tale crisi – è proprio il Sudafrica. Perciò<br />

vi chiederei di tentare di esaminare la situazione dal punto di vista <strong>del</strong>le difficoltà <strong>del</strong><br />

Sudafrica che credo stia conducendo il processo di mediazione coscienziosamente come<br />

dovrebbe.<br />

Ovviamente condivido l’opinione espressa da tutti gli oratori secondo i quali il processo<br />

di mediazione dovrebbe essere allargato, non soltanto per alleggerire la posizione <strong>del</strong><br />

Sudafrica, ma anche per fornire alle diverse parti coinvolte nella soluzione di questa crisi<br />

una percezione più equilibrata <strong>del</strong>la situazione.<br />

Infine, per rispondere a uno degli interrogativi sollevati, per ora stiamo preparando un<br />

vero e proprio “pacchetto umanitario e di sviluppo”, per garantire che, se andrà al potere,<br />

Tsvangirai abbia un sostegno immediato per poter fornire subito alla popolazione <strong>del</strong>lo<br />

Zimbabwe i motivi per credere in questo cambio di governo e forse anche per produrre a<br />

livello locale una discreta volontà di cambiare il regime con il supporto <strong>del</strong>la gente <strong>del</strong><br />

luogo e <strong>del</strong>l’opinione pubblica e sicuramente con l’appoggio <strong>del</strong>la comunità internazionale<br />

attivamente coinvolta.<br />

Vorrei sottolineare un ultimo punto relativo all’Unione africana. Vorrei presentare<br />

argomentazioni a favore di una maggiore comprensione. Qual è il problema <strong>del</strong>l’Unione<br />

africana? Come ho già detto, il problema <strong>del</strong>l’Unione africana sta nel fatto che deve<br />

destreggiarsi tra due diversi punti di vista. Uno di essi è estremamente e apertamente critico<br />

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nei confronti <strong>del</strong>lo Zimbabwe e <strong>del</strong> suo Presidente virtuale, mentre secondo l’altro sarebbe<br />

necessaria una maggiore flessibilità, le sanzioni sarebbero inutili, e non vi dovrebbe essere<br />

alcuna sanzione. Perciò all’interno <strong>del</strong>l’Unione africana non è facile raggiungere un accordo.<br />

Dobbiamo riconoscerlo e per questo motivo dobbiamo anche interpretare le conclusioni<br />

dei vertici <strong>del</strong>l’Unione africana partendo da questa prospettiva, da questo punto di vista.<br />

Tuttavia, devo dire che le informazioni che mi sono state fornite proprio adesso mi portano<br />

a pensare che per il momento si stiano facendo grandi progressi sulla via di un accordo e<br />

che l’Unione africana si troverà in una posizione da cui potrà avanzare proposte utili ed<br />

efficaci sul modo in cui venir fuori da questa crisi che ovviamente è deplorevole e che<br />

rappresenta un vero e proprio insulto per tutti coloro che in Africa appoggiano la<br />

democrazia e ne garantiscono il progresso.<br />

Presidente. − Comunico di aver ricevuto due proposte di risoluzione (2) ai sensi <strong>del</strong>l’articolo<br />

103, paragrafo 2, <strong>del</strong> Regolamento.<br />

La discussione è chiusa.<br />

La votazione avrà luogo giovedì 10 luglio 2008.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 142)<br />

Colm Burke (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Le recenti elezioni tenutesi nello Zimbabwe<br />

sono state un imbroglio con Mugabe unico candidato finale, avendo egli intimorito<br />

Tsvangirai e gli altri membri <strong>del</strong>l’MDC fino al punto di indurli a ritirarsi. In questo paese<br />

si dovrebbero tenere nuove elezioni presidenziali che impediscano nel modo più deciso<br />

la violenza, la minaccia e l’omicidio sostenuti dallo Stato.<br />

Accolgo con favore la decisione presa ieri dal Vertice <strong>del</strong> G8 in Giappone di adottare<br />

sanzioni finanziarie ed altre sanzioni nei confronti <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>lo Zimbabwe. E’<br />

significativo che a questo livello ci sia stata l’unanimità, anche con il consenso da parte<br />

<strong>del</strong>la Russia, sulla ferma condanna <strong>del</strong> regime di Mugabe. Ora sembra probabile una<br />

risoluzione <strong>del</strong> Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>le Nazioni Unite che stabilisca che lo Zimbabwe<br />

adesso rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Vorrei esortare<br />

la Cina a non essere di ostacolo a questo importante provvedimento nel corso <strong>del</strong>la prossima<br />

settimana.<br />

Mi rincresce che l’Unione africana non stia facendo abbastanza per isolare Mugabe, in<br />

quanto ritengo che questa, insieme alla Comunità di sviluppo <strong>del</strong>l’Africa Australe e al<br />

<strong>Parlamento</strong> panafricano rappresenti la tribuna principale a cui dovrebbe essere affidato<br />

l’incarico <strong>del</strong>la rimozione di questo despota. Le violazioni dei diritti umani attualmente<br />

perpetrate dal governo <strong>del</strong>lo Zimbabwe rasentano i crimini contro l’umanità e credo che<br />

anche per questa ragione il Consiglio di sicurezza <strong>del</strong>le Nazioni Unite dovrebbe prendere<br />

in considerazione l’idea di deferire i membri di questo governo alla Corte penale<br />

internazionale in un futuro prossimo.<br />

James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Le recenti elezioni <strong>del</strong>lo Zimbabwe sono<br />

state <strong>del</strong> tutto illegali e antidemocratiche e hanno alimentato la critica e la condanna<br />

generalizzata da parte <strong>del</strong>la comunità internazionale.<br />

(2) Vedasi processo verbale.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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IT<br />

Benché la situazione <strong>del</strong>lo Zimbabwe desti preoccupazione ormai da molto tempo, il<br />

risultato di queste elezioni e la prova <strong>del</strong>le brutali violenze appoggiate dallo stato nei<br />

confronti dei sostenitori <strong>del</strong> partito d’opposizione MDC di Tsvangirai hanno condotto la<br />

crisi ad un altro livello.<br />

Lo Zimbabwe ora si trova in una situazione estremamente grave. Oltre alla sua crisi politica,<br />

gli anni <strong>del</strong>la cattiva amministrazione <strong>del</strong> regime di Mugabe hanno ridotto a pezzi<br />

l’economia <strong>del</strong> paese e di fatto hanno privato di qualsiasi valore la sua moneta. La speranza<br />

di vita sia per gli uomini che per le donne è inferiore a quarant’anni e gli ultimi fatti hanno<br />

spinto molti di loro a lasciare il paese e a cercare rifugio negli stati africani vicini, il che sta<br />

mettendo a dura prova la stabilità <strong>del</strong>l’intera regione.<br />

Accolgo con favore questa risoluzione che evidenzia il rifiuto inequivocabile dei risultati<br />

<strong>del</strong>le recenti elezioni nello Zimbabwe da parte <strong>del</strong>l’Unione europea per la loro natura<br />

antidemocratica ed illegale. La risoluzione denuncia incondizionatamente anche l’uso <strong>del</strong>la<br />

violenza politica da parte <strong>del</strong> regime di Mugabe e richiede sanzioni da imporre nei confronti<br />

di coloro che lo sostengono, sia all’interno che all’esterno <strong>del</strong>lo Zimbabwe.<br />

17. Tempo <strong>del</strong>le interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca il Tempo <strong>del</strong>le interrogazioni (B6-0168/2008).<br />

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.<br />

Annuncio l’interrogazione n. 43 di Georgios Papastamkos (H-0455/08)<br />

Oggetto: Comportamento <strong>del</strong>l’industria automobilistica per quel che riguarda le emissioni<br />

di CO 2<br />

La Commissione è soddisfatta <strong>del</strong>la capacità odierna <strong>del</strong>l’industria automobilistica europea<br />

di ridurre le emissioni di anidride carbonica e il consumo di carburante? Tiene conto <strong>del</strong><br />

fatto che la sua iniziativa di rivedere la direttiva sulla disponibilità di informazioni sul<br />

consumo di carburante e sulle emissioni di CO2 <strong>del</strong>le autovetture da dare ai consumatori<br />

(1999/94/CE (3) ) diventa un’ammissione <strong>del</strong>l’inefficacia <strong>del</strong> quadro normativo comunitario<br />

esistente per l’industria automobilistica?<br />

Stavros Dimas, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EL) Signor Presidente, il punto sta<br />

nell’individuare se la Commissione ritiene che la riduzione <strong>del</strong>le emissioni di anidride<br />

carbonica da parte <strong>del</strong>l’industria automobilistica europea sia stata soddisfacente. La risposta<br />

è “no” e questo è il motivo per cui abbiamo proposto la riduzione imposta entro il 2012.<br />

La seconda parte <strong>del</strong>la questione sta nell’individuare se l’iniziativa di revisione <strong>del</strong>la direttiva<br />

sull’etichettatura <strong>del</strong>le autovetture diventa un’ammissione <strong>del</strong>l’inefficacia <strong>del</strong> quadro<br />

normativo comunitario esistente per l’industria automobilistica. La risposta è “si”, e questo<br />

è il motivo per cui stiamo proponendo la revisione.<br />

Potrei limitarmi a queste due semplici risposte, ma desidero dare qualche altra spiegazione.<br />

Abbiamo proposto il limite imperativo di 120 g per le emissioni di anidride carbonica fino<br />

al 2012, come previsto dalla strategia relativa all’anidride carbonica e alle auto. Questo<br />

verrà implementato grazie ai perfezionamenti <strong>del</strong>la tecnologia <strong>del</strong> motore <strong>del</strong>le auto che<br />

consentiranno di arrivare a 130 g/km e poi, grazie ad altre tecnologie, a 120 g/km.<br />

(3) OJ L 12 <strong>del</strong> 18.1.2000, pag. 16.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Faccio riferimento al fatto che esisteva un accordo volontario tra i produttori di auto e<br />

l’industria automobilistica europea e quella giapponese e coreana in base al quale entro il<br />

2008 le emissioni <strong>del</strong>le auto non dovevano più superare i 140 g di CO 2/km. Sfortunatamente<br />

questo obiettivo non è stato raggiunto: secondo i dati più recenti nel 2006 le emissioni<br />

erano pari a 160 g, mentre nel 2007 raggiungevano i 159 g. Sicuramente la riduzione di<br />

un solo grammo non è ancora soddisfacente.<br />

Speriamo che nella procedura di codecisione il <strong>Parlamento</strong> ed il Consiglio approvino la<br />

proposta <strong>del</strong>la Commissione, in modo da avere auto che consumano meno energia, meno<br />

carburante e che emettano meno anidride carbonica. Con un consumo inferiore di energia<br />

e di carburante, i consumatori beneficeranno di notevoli risparmi, specialmente con i<br />

prezzi attuali <strong>del</strong> carburante.<br />

Per quanto riguarda l’etichettatura e le informazioni fornite ai consumatori, entro la fine<br />

<strong>del</strong>l’anno avremo una proposta relativa alla modalità con cui devono essere fornite le<br />

informazioni rilevanti per il consumatore.<br />

Devo accennare al fatto che il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha adottato una risoluzione in merito<br />

a questa questione. Ritengo che alcuni punti siano estremamente positivi, ma ve ne sono<br />

altri che non approvo: per esempio il fatto che per le auto dovremmo seguire l’esempio<br />

<strong>del</strong>la pubblicità contro il fumo. Si tratta di due casi completamente diversi e perciò non<br />

seguiremo l’esempio di una sezione obbligatoria riservata alle informazioni all’interno<br />

<strong>del</strong>le pubblicità.<br />

Ci sono altri modi per informare i consumatori, dato che quando questi acquistano un’auto,<br />

si recano presso la concessionaria dove ricevono le informazioni relative alle emissioni di<br />

anidride carbonica e al consumo di carburante mediante le brochure e i cartelli ivi esposti.<br />

Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, i<br />

membri <strong>del</strong> G8 propongono una riduzione <strong>del</strong>le emissioni di anidride carbonica pari al<br />

50 per cento entro il 2050. Tuttavia, a quanto risulta, i paesi avanzati, in via di rapido<br />

sviluppo (cioè la Cina, l’India, il Brasile, il Messico e il Sudafrica) non stanno rispondendo<br />

a questa proposta.<br />

Credete che questa posizione avrà un effetto sui negoziati <strong>del</strong> periodo post-Kyoto? Quali<br />

sono le prospettive dei negoziati cruciali <strong>del</strong> periodo post-Kyoto che seguono questa<br />

proposta <strong>del</strong> G8?<br />

Stavros Dimas, membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EL) L’interrogazione posta dal signor<br />

Papastamkos è sicuramente <strong>del</strong> tutto disgiunta dalla prima interrogazione che abbiamo<br />

discusso e che riguardava le auto, ma è ancora molto importante e opportuna considerando<br />

il dibattito tenutosi e la decisione presa nel corso <strong>del</strong>le riunioni dei G8 di ieri e di oggi.<br />

Il fatto che il G8 che comprende le otto maggiori economie <strong>del</strong> mondo, abbia consentito<br />

a ridurre le emissioni di anidride carbonica <strong>del</strong> 50 per cento entro il 2050 rappresenta un<br />

passo avanti positivo. Come ho detto prima, sicuramente questo è soltanto un mezzo passo<br />

avanti, perché non c’è stato alcun accordo su obiettivi a medio termine per il 2020 che<br />

sarebbero stati necessari per un accordo internazionale per combattere efficacemente i<br />

mutamenti <strong>del</strong> clima.<br />

Penso che sia stata anche trattata e dibattuta la questione degli altri grandi paesi, le grandi<br />

economie in via di sviluppo quali la Cina e l’India; sicuramente una soluzione efficace per<br />

il mutamento <strong>del</strong> clima richiede la partecipazione di questi paesi, per esempio attraverso<br />

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148<br />

IT<br />

misure atte a ridurre il tasso di aumento <strong>del</strong>le emissioni di anidride carbonica sempre<br />

secondo il principio <strong>del</strong>le responsabilità comuni, ma differenziate <strong>del</strong>le Nazioni Unite.<br />

Penso che si raggiungeranno accordi sia per l’obiettivo a lungo termine, per il quale il<br />

consenso è generale, che per gli obiettivi a medio termine, dato che questi accordi sono<br />

fondamentali per ottenere il risultato desiderato a Copenhagen nel 2009.<br />

Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, vorrei tornare alle automobili.<br />

Quando è stato fissato questo obiettivo dei 120 g è stata posta una serie di domande relative<br />

ai termini per cui questi 120 g dovrebbero essere considerati una media con riferimento<br />

all’intero comparto industriale e a misure simili.<br />

Questi dubbi sono stati chiariti oppure si può prevedere che vengano chiariti in tempo<br />

perché l’industria sia veramente in grado di reagire, se deve farlo, nei brevi spazi temporali<br />

previsti?<br />

Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Mi interesserebbe sapere se non varrebbe la pena di offrire<br />

incentivi per togliere le vecchie auto dal mercato, presentando queste i consumi più elevati<br />

e il livello più alto di emissioni di anidride carbonica. In questo caso si potrebbe considerare<br />

un sistema di incentivi?<br />

Stavros Dimas, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) E’ molto interessante che nelle<br />

conclusioni <strong>del</strong> G8 sia stato dato particolare rilievo agli incentivi fiscali. Nell’Unione europea<br />

gli incentivi fiscali potrebbero essere molto importanti allo scopo di promuovere l’acquisto<br />

di automobili più pulite. Alcuni paesi stanno introducendo queste misure, la Francia ne è<br />

un esempio recente e sembra che abbia avuto più successo di quanto ci si aspettasse.<br />

Siamo certi che entro il 2012 l’industria riuscirà a raggiungere l’obiettivo dei 120 g. Sarebbe<br />

necessario sottolineare che sanno di questo obiettivo dal 1995 e che nel 2008 hanno stretto<br />

un accordo volontario per raggiungere l’obiettivo dei 140 g al chilometro. In ogni caso,<br />

secondo la vostra valutazione d’impatto e secondo le stime dei costi che l’industria ci ha<br />

fornito, riusciranno a raggiungere l’obiettivo in tempo.<br />

Il King Report, uno studio molto importante ed interessante eseguito per il ministro dei<br />

Trasporti <strong>del</strong> Regno Unito, chiarisce che dal punto di vista tecnologico ed economico è<br />

fattibile raggiungere questo obiettivo entro il 2012. Sicuramente sarebbe necessario tener<br />

conto degli interessi <strong>del</strong>l’industria e dei problemi specifici di ogni singola industria<br />

automobilistica. In ogni caso dipende da voi, <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e Consiglio, trovare<br />

soluzioni che consentiranno sia di raggiungere i nostri obiettivi ambientali che di tener<br />

conto <strong>del</strong>la competitività <strong>del</strong>l’industria automobilistica europea. Riteniamo che questa<br />

proposta fornirà incentivi all’industria automobilistica che avrà il “vantaggio <strong>del</strong> primo<br />

arrivato” e inoltre che i consumatori europei risparmieranno spendendo meno per l’energia,<br />

specialmente a fronte degli attuali rincari <strong>del</strong> petrolio.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 44 <strong>del</strong>l’onorevole Johan Van Hecke<br />

(H-0470/08)<br />

Oggetto: Politica relativa ai biocarburanti<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Precedentemente il Commissario ha affermato che l’Unione europea deve rivedere le proprie<br />

priorità per quel che riguarda i biocarburanti , se questi hanno dimostrato di avere un<br />

effetto dannoso sull’approvvigionamento alimentare dei paesi poveri. Ma secondo la sua<br />

collega Mariann Fischer Boel, l’impatto <strong>del</strong>la politica relativa ai biocarburanti sul prezzo<br />

dei generi alimentari non è così grave.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Tuttavia, secondo il relatore speciale <strong>del</strong>le Nazioni Unite, Jean Ziegler, la produzione<br />

massiccia di biocarburanti rappresenta un crimine nei confronti <strong>del</strong>l’umanità in<br />

considerazione <strong>del</strong> suo impatto sui prezzi mondiali dei prodotti alimentari. Anche la FAO<br />

sostiene che il rapido incremento dei biocarburanti ha fatto aumentare in maniera<br />

sostanziale i prezzi di diversi raccolti, contribuendo così all’attuale crisi alimentare.<br />

Secondo l’OECD, nei prossimi anni i prezzi agricoli aumenteranno ancora. Il Commissario<br />

quando capirà se si stanno verificando o meno degli effetti dannosi? La Commissione<br />

intende fare ricerche a questo proposito? Se è così, il Commissario quando sarà in grado<br />

di presentare una valutazione?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) L’Unione europea si è accordata<br />

su un obiettivo pari al 10 per cento per i combustibili rinnovabili nel settore dei trasporti<br />

e questo 10 per cento deve essere raggiunto entro il 2020. Penso che sia importante<br />

utilizzare l’espressione “energie rinnovabili”, perché non si tratta soltanto di biocarburanti,<br />

quindi non soltanto di etanolo e biodiesel. Potrebbe trattarsi anche di automobili elettriche<br />

e quindi dobbiamo fare questa distinzione.<br />

Ritengo di dover dire che un tempo di risposta così lungo rende improbabile che questo<br />

possa aver avuto un effetto sul livello dei prezzi che vediamo oggi. Secondo i nostri calcoli<br />

entro il 2020 si assisterebbe ad un rincaro <strong>del</strong> 3-6 per cento per i cereali, <strong>del</strong>l’8-10 per<br />

cento circa per il ravizzone e <strong>del</strong> 15 per cento per i semi di girasole rispetto ai livelli <strong>del</strong><br />

2006, partendo dall’assunto che una quota pari al 30 per cento sarebbe coperta dai<br />

biocarburanti di seconda generazione.<br />

Mi sembra di riscontrare una certa esitazione da parte di alcuni membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Uno degli Onorevoli Parlamentari non sembra essere d’accordo, ma ritengo che dobbiate<br />

tener conto <strong>del</strong> fatto che molti degli attuali rincari dei generi alimentari sono la conseguenza<br />

<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> petrolio. Abbiamo preso in esame molti calcoli e molte<br />

valutazioni <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>l’OECD e il più recente indica chiaramente che valutare il prezzo<br />

<strong>del</strong> petrolio 130 euro al barile significa un rincaro dei prezzi <strong>del</strong> raccolto tra il 9 e il 13 per<br />

cento. Quindi questo è collegato all’aumento dei prezzi <strong>del</strong> petrolio e non alla discussione<br />

sulle energie rinnovabili.<br />

Penso che sia anche evidente che l’impatto sarà attenuato dal crescente impiego, a cui si<br />

spera di assistere, dei biocarburanti di seconda generazione che la nostra politica tende ad<br />

incoraggiare.<br />

Le materie prime per la produzione dei biocarburanti di seconda generazione spaziano<br />

dalle colture non alimentari, quali le colture energetiche a fonti quali gli oli vegetali riciclati,<br />

il grasso animale, i sottoprodotti <strong>del</strong>l’industria silvicola, i residui <strong>del</strong>la silvicoltura e i rifiuti<br />

solidi quali le graminacee.<br />

Nella proposta <strong>del</strong>la Commissione di direttiva sulla promozione <strong>del</strong>l’uso di energia da fonti<br />

rinnovabili presentata il 23 Gennaio di quest’anno, la Commissione ha proposto di<br />

monitorare tra l’altro, l’evoluzione dei prezzi dei prodotti di base associata all’uso <strong>del</strong>la<br />

biomassa per la produzione di energia e ogni effetto positivo e negativo associato sulla<br />

sicurezza alimentare.<br />

Inoltre, la Commissione propone di presentare una relazione ogni due anni in merito, tra<br />

l’altro, all’impatto <strong>del</strong>la nostra politica europea in materia di biocarburanti sulla disponibilità<br />

di prodotti alimentari nei paesi esportatori, sulla capacità <strong>del</strong>le popolazioni dei paesi in via<br />

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150<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

di sviluppo di acquistare questi prodotti alimentari e ad altre questioni più generali legate<br />

allo sviluppo.<br />

La Commissione ha presentato il proprio punto di vista in merito alla causa <strong>del</strong> recente<br />

rincaro dei generi alimentari nella recente comunicazione “Fare fronte alla sfida <strong>del</strong>l’aumento<br />

dei prezzi dei generi alimentari: linee d’intervento <strong>del</strong>l’UE”.<br />

Quindi, tenuto conto <strong>del</strong>l’instabilità e <strong>del</strong>la complessità <strong>del</strong>le tendenze attuali dei prezzi,<br />

la Commissione intende monitorare da vicino l’andamento dei prezzi all’interno <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea e a livello internazionale e pubblicare una relazione sull’evoluzione <strong>del</strong>la situazione<br />

entro la fine <strong>del</strong>l’anno.<br />

Come indicato nella comunicazione, benché la domanda agricola sia anche influenzata<br />

dal mercato dei biocarburanti, dalle analisi <strong>del</strong>la Commissione si evince che l’attuale<br />

produzione europea di biocarburanti ha conseguenze minime sull’attuale livello globale<br />

dei prezzi dei generi alimentari.<br />

Johan Van Hecke (ALDE). - (NL) La ringrazio molto, signora Commissario, per la sua<br />

risposta. Un anno e mezzo fa i biocarburanti rappresentavano ancora un aiuto miracoloso<br />

per la lotta contro il riscaldamento globale. Ora si sta iniziando a denigrarli e noto che la<br />

Commissione appoggia la marcia indietro <strong>del</strong>lo scorso weekend da parte dei ministri<br />

<strong>del</strong>l’energia, anche se sicuramente negherà l’accaduto.<br />

La mia interrogazione – il Commissario ci ha bombardato di dati in questo senso – é la<br />

seguente: la Commissione concorda con lo studio <strong>del</strong>la Banca Mondiale che sostiene che<br />

il 75 per cento dei biocarburanti è responsabile <strong>del</strong> 75 per cento dei rincari dei prezzi dei<br />

generi alimentari a livello mondiale? La FAO arriva a conclusioni simili e il relatore speciale<br />

<strong>del</strong>le Nazioni Unite, il signor Ziegler, descrive la produzione massiccia di biocarburanti<br />

come un crimine contro l’umanità.<br />

Il Commissario Fischer condivide l’opinione <strong>del</strong>la Banca Mondiale, <strong>del</strong>la FAO e <strong>del</strong>le Nazioni<br />

Unite?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Prima di tutto mi sembra che<br />

si possa notare come le energie rinnovabili e i biocarburanti recentemente siano stati il<br />

capro espiatorio per l’aumento dei prezzi nel settore dei prodotti agricoli. Chiaramente<br />

questi rincari sono dovuti a diverse ragioni. Le avverse condizioni atmosferiche che abbiamo<br />

riscontrato in alcune parti <strong>del</strong> mondo hanno esercitato una forte influenza, quasi quattro<br />

volte superiore rispetto a quella dei biocarburanti.<br />

In secondo luogo, abbiamo riscontrato un’enorme domanda da parte <strong>del</strong>l’Asia. In Cina e<br />

in India ora si sta iniziando a mangiare la carne e quindi questi paesi devono importare<br />

molti più cereali di quanto non fossero soliti fare.<br />

In terzo luogo, la speculazione: gli investitori stanno spostando il loro danaro dalle azioni<br />

e dagli immobili ai prodotti agricoli, all’oro e all’argento.<br />

Alcuni paesi hanno chiuso i propri confini all’esportazione dei prodotti agricoli e anche<br />

questo ha fatto la sua parte. Prendendo in considerazione gli Stati Uniti, il fatto che ora gli<br />

Americani abbiano introdotto un impiego molto ampio <strong>del</strong> grano per il bioetanolo ha<br />

influito sul settore <strong>del</strong> grano. Sicuramente questo ha avuto un impatto sul prezzo sul<br />

mercato mondiale <strong>del</strong> grano. Ma in <strong>Europa</strong> utilizziamo meno <strong>del</strong>l’1 per cento <strong>del</strong>la nostra<br />

area produttiva per le energie rinnovabili e questo non può influire sul livello dei prezzi<br />

che vediamo.<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Ciò che conta è produrre queste energie rinnovabili in maniera sostenibile e applicare<br />

determinati criteri ai diversi tipi di energie rinnovabili. Abbiamo detto chiaramente che<br />

come minimo la riduzione <strong>del</strong>le emissioni di anidride carbonica deve essere pari al 35 per<br />

cento e saremmo preparati ad andare oltre. Per esempio, si è accennato di arrivare al 50<br />

per cento entro il 2015.<br />

A proposito <strong>del</strong>l’interrogazione <strong>del</strong>l’onorevole parlamentare relativa allo studio <strong>del</strong>la Banca<br />

Mondiale, prima di tutto devo dire che questo non è stato ancora pubblicato. E’ trapelata<br />

una copia pirata. Perciò per la Banca Mondiale è difficile esprimere commenti su uno studio<br />

che non è ancora stato pubblicato. Ma devo dire che personalmente vorrei che la Banca<br />

Mondiale promettesse e confermasse di partecipare al 75 per cento. Non credo che 75 per<br />

cento sia una cifra che possa essere sostenuta. Non si tratta neanche dei prezzi dei cereali,<br />

ma dei prezzi dei generi alimentari. Sapendo che per quanto riguarda i generi alimentari<br />

– il pane, per esempio – soltanto il 10 per cento al massimo <strong>del</strong> valore <strong>del</strong> pane può essere<br />

associato al frumento, non riesco davvero ad immaginare come il 75 per cento possa essere<br />

corretto.<br />

Sarei molto contenta di tornare al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per discuterne, quando questa<br />

relazione verrà resa pubblica e quando avremo una base solida su cui discutere e non<br />

soltanto voci pubblicate da un unico giornale nel momento in cui la relazione è trapelata.<br />

Jim Allister (NI). - (EN) Signora Commissario, ammiro la Sua tenacia nel mantenersi<br />

fe<strong>del</strong>e alla posizione sul basso impatto dei biocombustibili sui prezzi degli alimentari, ma<br />

mi chiedo per quanto tempo riuscirà a sostenerla. Come Le è stato fatto notare, lei è in<br />

totale disaccordo con gli altri esperti mondiali. E’ a conoscenza <strong>del</strong>l’opinione <strong>del</strong>la FAO e,<br />

credo, <strong>del</strong>la Banca Mondiale.<br />

Ha ripetutamente sottolineato che solo l’1 per cento <strong>del</strong>la nostra produzione viene investito<br />

nei biocombustibili. E’ vero, ma l’<strong>Europa</strong> dipende moltissimo dalle importazioni di mangime<br />

dalle Americhe e questo determina l’impatto sui prezzi degli alimentari. E’sulla richiesta<br />

di affrontare ciò e di muoverci il più velocemente possibile verso una seconda e addirittura<br />

terza generazione che la Commissione dovrebbe concentrarsi.<br />

Glyn Ford (PSE). - (EN) Mi sembra che se la discussione riguarda i tempi di attesa, allora<br />

i prezzi <strong>del</strong> petrolio sono lungi dall’essere una causa <strong>del</strong>l’aumento dei prezzi dei prodotti<br />

di base, al contrario dei biocombustibili; ma la signora Commissario solleciterà la Banca<br />

Mondiale affinché questa pubblichi il risultato? Scriverà loro per segnalare che vorremmo<br />

vedere la relazione pubblicata, affinché tutti possiamo discutere le sue argomentazioni?<br />

Detto questo, non ritiene la Commissione che sia necessario sollecitare, nel frattempo, una<br />

moratoria per tutti i nuovi prodotti biocombustibili che non si basano interamente su<br />

sottoprodotti alimentari non commestibili e di lavorazione alimentare?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione . − (EN) Innanzi tutto, per rispondere<br />

all’onorevole Allister, quando si parla di dipendenza dai mangimi all’interno <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea, lei ha perfettamente ragione, siamo dipendenti, soprattutto dalle importazioni<br />

di soia. Questo è il motivo per cui esistono <strong>del</strong>le discussioni in corso sulla possibilità di<br />

trovare una soluzione al problema degli OGM, così da abbassare il prezzo <strong>del</strong>la soia<br />

importata. Questo rappresenta di gran lunga il prodotto più importante per il nostro settore<br />

suinicolo.<br />

Avevo sperato di essere in grado di convincere gli onorevoli membri che effettivamente<br />

stiamo facendo molto per spingere verso e investire nei biocombustibili di seconda<br />

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152<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

generazione. Infatti sono d’accordo con tutti voi che quelli di prima generazioni non<br />

rappresentano una soluzione a lungo termine. Ma abbiamo bisogno <strong>del</strong>la prima generazione<br />

in quanto punto di partenza per la seconda. Se ora lanciamo un chiaro messaggio<br />

abbandonando il nostro obiettivo <strong>del</strong> 10 per cento, posso garantirvi che tutti gli investimenti<br />

all’interno <strong>del</strong>l’Unione Europea scompariranno per essere trasferiti in Sud America e allora<br />

dipenderemo dall’importazione dal Brasile dei biocombustibili ricavati dalla canna da<br />

zucchero. In questa modo, la nostra indipendenza – come desidereremmo vederla – sarebbe<br />

molto più difficile da raggiungere.<br />

In merito alla relazione non ancora pubblicata <strong>del</strong>la Banca Mondiale – presumo siamo<br />

concordi sul fatto che non sia stata pubblicata, bensì sia trapelata – per caso, la mattina in<br />

cui il comunicato stampa parlava <strong>del</strong> 75 per cento, nel mio ufficio il chief economist <strong>del</strong>la<br />

Banca Mondiale non ha potuto confermare tale percentuale.<br />

Perciò, sono certa che ritornerò su questo tema e sarei molto lieta, come ho già detto in<br />

precedenza, se potessimo discuterlo sulla base certa di una relazione pubblicata.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 45 <strong>del</strong>l’onorevole Paulo Casaca (H-0479/08)<br />

Oggetto: Esecuzione <strong>del</strong>l’autore materiale di un attentato alle Nazioni Unite<br />

Secondo la eNewsletter Hands off Cain, n. 107 <strong>del</strong> 6 giugno, Leandro Despouy, relatore<br />

speciale <strong>del</strong>le Nazioni Unite sull’indipendenza dei magistrati e degli avvocati, ha riaffermato<br />

la convinzione <strong>del</strong>le Nazioni Unite sul fatto che l’esecuzione da parte <strong>del</strong>le autorità irachene<br />

di Awraz Ab<strong>del</strong> Aziz Mahmoud Sa’eed in quanto autore materiale <strong>del</strong>l’attentato alla sede<br />

<strong>del</strong>le Nazioni Unite a Bagdad <strong>del</strong>l’agosto 2003, tra le cui vittime vi era anche Sérgio Vieira<br />

de Mello, rappresentante speciale <strong>del</strong>le Nazioni Unite per l’Iraq, abbia impedito alla comunità<br />

internazionale di accertare i reali autori <strong>del</strong>l’attentato.<br />

Cosa ha fatto la Commissione europea per esprimere l’opposizione generale <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea alla pena di morte?<br />

Quali misure intende adottare la Commissione per chiarire le ragioni <strong>del</strong>la rapida esecuzione<br />

di Awraz Ab<strong>del</strong> Aziz Mahmoud Sa’eed nonostante le richieste formulate dalle Nazioni<br />

Unite, le quali in maniera <strong>del</strong> tutto legittima intendevano compiere indagini sui motivi e<br />

sui mandanti <strong>del</strong>l’attacco alle Nazioni Unite?<br />

Vladimír Špidla, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

assieme agli Stati membri, la Commissione europea è il principale attore istituzionale e<br />

donatore mondiale nella lotta contro la pena di morte. Le sue attività a riguardo sono in<br />

primo piano all’interno <strong>del</strong>le politiche estere sui diritti umani. I principi generali <strong>del</strong>la<br />

politica <strong>del</strong>l’Unione europea verso i paesi terzi in merito alla pena di morte, adottati nel<br />

1998 e rivisti nel 2008, hanno stabilito i criteri per effettuare dei passi diplomatici e definire<br />

i mo<strong>del</strong>li di riferimento che dovrebbero essere impiegati. L’abolizione <strong>del</strong>la pena di morte<br />

è una <strong>del</strong>le principali priorità tematiche quando si fornisce aiuto nel quadro <strong>del</strong>lo strumento<br />

<strong>europeo</strong> per la democrazia e i diritti umani. Dal 1994 la Commissione ha finanziato circa<br />

30 progetti nel mondo, per un valore monetario totale che si aggira intorno ai 15 milioni<br />

di euro. Il Commissario Ferrero-Waldner ha espresso categoricamente la sua opposizione<br />

alla pena di morte, sia essa effettivamente messa in pratica o prevista dalla legislazione, in<br />

una dichiarazione pubblica <strong>del</strong> 10 ottobre 2007, in occasione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale<br />

contro la pena di morte, e in altre successive occasioni.<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

L’episodio, oggetto <strong>del</strong>la lettera scritta dal membro di quest’Assemblea, è noto alla<br />

Commissione. L’Iraq è uno dei paesi verso cui la Commissione europea spesso assume<br />

iniziative diplomatiche in riferimento all’uso <strong>del</strong>la pena di morte. In questo caso particolare,<br />

il passo diplomatico è stata effettuato nel giugno 2007. Sia l’Unione europea sia la<br />

Commissione hanno ripetutamente esortato il governo iracheno e la Corte Suprema d’Iraq<br />

ad abolire l’uso <strong>del</strong>la pena di morte e a moderare tutte le pene capitali già approvate ma<br />

non ancora eseguite. Inoltre, hanno esortato il governo iracheno ad introdurre, senza<br />

indugio, una moratoria su tutte le esecuzioni capitali. Inutile dire che, nel caso <strong>del</strong><br />

bombardamento al quartier generale <strong>del</strong>l’ONU il 19 agosto 2003, tale moratoria avrebbe<br />

reso possibile condurre un contraddittorio di tutte le persone in grado di fornire potenziali<br />

prove per assicurare che nessun autore materiale di tale attentato restasse impunito. Anzi,<br />

la Commissione è sconcertata dalla rapidità con cui il caso è stato gestito. Il nostro principale<br />

obiettivo, tuttavia, è sostenere l’abolizione <strong>del</strong>la pena di morte in generale. La Commissione<br />

continua a collaborare strettamente con gli Stati membri <strong>del</strong>l’Unione europea nello sforzo<br />

di esprimere la nostra posizione e il nostro dissenso nei confronti <strong>del</strong>la parte irachena.<br />

Paulo Casaca (PSE). – (PT) La questione sollevata qui, tuttavia, è che il governo iracheno<br />

ha impedito un’inchiesta sull’assassinio di Sérgio Vieira de Melo così come ha fatto in altri<br />

casi. Ho qui davanti a me una copia di una rivista recentemente pubblicata, in cui appare<br />

Zenaib Ahmed. Ho invitato questa persona a parlare al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> sulle esecuzioni<br />

di massa negli ospedali iracheni, compiute per motivi puramente etnici.<br />

Alla luce di questa situazione, assai più grave di quella dei Balcani occidentali, desidero<br />

sapere quando la comunità internazionale e la Commissione europea avranno intenzione<br />

di esigere che un tribunale internazionale esamini e giudichi l’uccisione di decine o centinaia<br />

di migliaia di persone in Iraq.<br />

Vladimír Špidla . − (CS) Onorevole Casaca, la Commissione europea e l’Unione europea<br />

certamente analizzano, in generale, tutto le opzioni a noi disponibili, affinché possiamo<br />

rafforzare la nostra capacità di limitare progressivamente fino a eliminare l’uso <strong>del</strong>la pena<br />

di morte, soprattutto in quelle aree dov’essa è maggiormente praticata e ciò, ovviamente,<br />

comprende anche l’Iraq.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 46 <strong>del</strong>l’on. Claude Moraes (H-0427/08)<br />

Oggetto: Direttiva orizzontale contro la discriminazione<br />

La Commissione europea ha annunciato che questa primavera verrà adottata una nuova<br />

direttiva orizzontale contro la discriminazione.<br />

Può la Commissione far sapere quali sono gli ultimi sviluppi in relazione al campo<br />

d’applicazione <strong>del</strong>la direttiva? Si tratterà di una direttiva contro la discriminazione di ampia<br />

portata, che includerà TUTTI i motivi discriminatori previsti dall’articolo 13 <strong>del</strong> Trattato<br />

di Amsterdam e cioè età, handicap, religione o convinzioni personali e tendenze sessuali,<br />

come sostenuto dalla maggioranza <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>?<br />

In caso contrario, potrebbe la Commissione europea spiegare le proprie ragioni e illustrare,<br />

nei dettagli, il suo piano d’azione per i mesi a venire?<br />

Vladimír Špidla, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

la scorsa settimana la Commissione ha adottato una proposta di direttiva che prevede la<br />

protezione contro la discriminazione fondata su età, handicap, tendenza sessuale e religione<br />

o convinzioni personali oltre il luogo di lavoro. La discriminazione basata su questi motivi<br />

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154<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

nell’occupazione e nelle condizioni di lavoro è già trattata dalla direttiva 2000/78/CE.<br />

Sotto tale aspetto abbiamo onorato gli impegni che avevamo preso, in questa sede, all’inizio<br />

<strong>del</strong> nostro mandato. Abbiamo così risposto alle vostre ripetute richieste di tale proposta,<br />

espresse l’ultima volta nel corso <strong>del</strong>la tornata di maggio. La proposta di direttiva si fonda<br />

su principi che gli Stati membri hanno già adottato in direttive vigenti. Ad esempio, contiene<br />

dei provvedimenti che assicurano la protezione alle vittime di discriminazione e si occupa<br />

di molestie e difesa <strong>del</strong>le vittime, nonché provvedimenti riguardanti la creazione di pari<br />

autorità. Come ho detto in precedenza, la proposta di direttiva prevede la protezione contro<br />

la discriminazione fondata su quattro motivi discriminatori di base, ma l’attribuire pari<br />

importanza alla totalità dei quattro non implica che i provvedimenti riguardanti tutti i<br />

generi di discriminazione siano uguali.<br />

La proposta di direttiva perciò prende in considerazione le specificità di ogni motivo di<br />

discriminazione, affinché la direttiva possa essere il più efficace possibile. Nello specifico,<br />

rende possibile, in base al contesto, prendere in considerazione la questione <strong>del</strong>l’età e<br />

<strong>del</strong>l’handicap nel settore assicurativo e bancario, se ciò è adeguato e ragionevole, e sottolineo<br />

i termini adeguato e ragionevole. Ciò non deve mai implicare l’esclusione volontaria di<br />

persone anziane o disabili da tali settori. Nei casi di handicap, il principio <strong>del</strong>la parità di<br />

trattamento è un impegno positivo che fornisce accessibilità generale alle persone disabili<br />

e apporta <strong>del</strong>le modifiche adeguate in casi individuali. Tali misure non rappresentano un<br />

onere finanziario sproporzionato. La proposta di direttiva stabilisce chiaramente che è<br />

necessario tener conto <strong>del</strong>la dimensione, <strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong>le risorse <strong>del</strong>l’organizzazione, i<br />

costi stimati, il ciclo di vita di beni e servizi e i possibili benefici di accesso per le persone<br />

con handicap. La proposta è un passo importante verso l’eliminazione di una vasta scappatoia<br />

nella legislazione contro la discriminazione.<br />

Ovviamente ci rendiamo contro che la protezione contro la discriminazione fondata sul<br />

sesso al di fuori <strong>del</strong> luogo di lavoro non è ancora così consolidata quanto la protezione<br />

contro la discriminazione fondata sulla razza. Ciò è dovuto al fatto che la direttiva<br />

2004/113/CE non comprende l’area <strong>del</strong>l’istruzione, come risulta dalla motivazione <strong>del</strong>la<br />

presente proposta. Riteniamo che sarebbe eccessivamente prematuro proporre <strong>del</strong>le<br />

modifiche a detta direttiva, in quanto il periodo di attuazione è terminato solo di recente.<br />

Tuttavia qualora fosse necessario, al momento <strong>del</strong>la stesura <strong>del</strong>la relazione sull’attuazione<br />

nel 2010, potranno essere proposte <strong>del</strong>le modifiche alla direttiva.<br />

Claude Moraes (PSE). - (EN) Signor Commissario, ciò è un esempio di una questione<br />

avanzata alcune settimane fa che, molto felicemente, ha raccolto la Sua risposta positiva<br />

il 1° luglio con la Sua comunicazione. Ritengo sia necessario attribuirsi il merito per aver<br />

sostenuto ciò in seno alla Commissione e per aver prestato ascolto al voto <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong>.<br />

Mi permetta di chiedere a lei e alla Commissione di continuare a vigilare affinché deroghe<br />

ed esenzioni al principio di parità di trattamento non siano richiesti, per qualsivoglia<br />

motivo: essi devono essere richiesti per ragioni necessarie e in base ad autentici principi di<br />

sussidiarietà, in quanto abbiamo assistito a recepimenti incompleti <strong>del</strong>la direttiva<br />

sull’occupazione e <strong>del</strong>la direttiva sull’uguaglianza razziale ed è necessario assicurare che<br />

tale buona formula diventi legge negli Stati membri.<br />

Vladimír Špidla. − (CS) E’ evidente che tale direttiva, che è di ampia portata e protegge i<br />

valori fondamentali <strong>del</strong>l’Unione europea, è sovente considerata diversamente ed è spesso<br />

esposta, per varie ragioni, a pressioni affinché la sua efficacia sia limitata. In quanto<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

pienamente conscia di ciò, la Commissione ha preparato questa complessa proposta che<br />

siamo certamente disposti a difendere nelle prossime fasi contro qualsiasi contestazione<br />

ingiustificata.<br />

Syed Kamall (PPE-DE). - (EN) Mi è permesso chiedere al signor Commissario di esprimere<br />

un’opinione in merito alle notizie riportate dai quotidiani britannici? Secondo quanto detto<br />

dalla stampa, al momento la legislazione contro la discriminazione non si applica ai<br />

lavoratori oltre l’età pensionabile e di conseguenza le persone in età pensionabile o anziane<br />

sono licenziate in maniera legale. Il signor Commissario prevede di affrontare la questione<br />

<strong>del</strong>la discriminazione da parte <strong>del</strong> governo britannico contro i lavoratori anziani?<br />

Vladimír Špidla. − (CS) In generale, la direttiva che protegge le persone che rientrano<br />

nella forza lavoro, le protegge anche dalla discriminazione fondata sull’età. Non posso fare<br />

<strong>del</strong>le dichiarazioni specifiche sugli articoli dei quotidiani britannici in quanto, come sempre,<br />

essi si limitano alle circostanze specifiche <strong>del</strong> caso particolare. Posso solo dire, con fiducia,<br />

che a tal proposito non esistono eccezioni in tale direttiva, secondo la quale la protezione<br />

non si applica più oltre una certa età.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 47 <strong>del</strong>l’on. Brian Crowley (H-0433/08)<br />

Oggetto: Pensioni integrative e mobilità nell’UE<br />

Al giorno d’oggi, cambiare lavoro o paese implica spesso, in alcuni Stati membri, la perdita<br />

<strong>del</strong>le prestazioni pensionistiche professionali. La direttiva sulla “trasferibilità <strong>del</strong>le pensioni”<br />

(2005/0214(COD)), proposta nell’ottobre 2005 e adesso modificata, renderà più flessibili<br />

le condizioni concernenti l’acquisizione di diritti pensionistici e di periodi minimi di<br />

contribuzione (come i diversi periodi di tempo necessari per l’acquisizione dei diritti), le<br />

condizioni per il mantenimento dei diritti a pensione in sospeso (come i diritti pensionistici<br />

che perdono valore nel tempo) e, inoltre, migliorerà le informazioni fornite ai lavoratori<br />

sulle conseguenze <strong>del</strong>la mobilità sui loro diritti alla pensione integrativa.<br />

Può la Commissione comunicare quando verrà raggiunto un accordo su questa direttiva<br />

e fornire i conseguenti tempi di attuazione, affinché i cittadini europei possano circolare<br />

liberamente all’interno <strong>del</strong>l’UE senza ulteriori preoccupazioni in merito al tema <strong>del</strong>le<br />

pensioni?<br />

Vladimír Špidla, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Per iniziare, sono lieto che questa<br />

importante domanda sia stata posta e sono grato al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per gli sforzi<br />

compiuti per ottenere dei progressi. Sono altresì grato per gli sforzi profusi dalla presidenza<br />

slovena e da altre presidenze al fine di raggiungere un accordo. Tuttavia, il fatto scoraggiante<br />

è che l’accordo non è ancora stato raggiunto. Questo perché non è ancora stata data una<br />

risposta alla richiesta di rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione di persone a causa<br />

di regimi pensionistici integrativi, che è alla base di tale problema. In un mondo in costante<br />

cambiamento come quello di oggi, la possibilità di cambiare lavoro facilmente o assumere<br />

la persona giusta con le qualifiche necessarie è di fondamentale importanza. Inoltre,<br />

sostenere l’adattabilità <strong>del</strong>la forza lavoro, la flessibilità <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro e<br />

l’ammodernamento dei sistemi di previdenza sociale sono elementi chiave <strong>del</strong>la strategia<br />

di Lisbona. E’ dunque assai evidente che se ci aspettiamo maggiore flessibilità dalle persone,<br />

dobbiamo assicurarci che per questo motivo non vengano penalizzate dalla perdita <strong>del</strong>la<br />

rete di sicurezza sociale.<br />

Il caso dei regimi pensionistici integrativi è un tipico esempio <strong>del</strong>la strategia <strong>del</strong>la<br />

flessicurezza sostenuta dalla Commissione europea. La Commissione ha tentato con ogni<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

mezzo di risolvere la questione <strong>del</strong>le pensioni integrative ma, nonostante tutti gli sforzi,<br />

purtroppo non si è ancora giunti ad un compromesso. Detto ciò, considerando quanto sia<br />

importante in merito ai diritti sociali dei lavoratori in generale, allo sviluppo dei regimi<br />

pensionistici e al fornire la risposta giusta alla questione <strong>del</strong>l’invecchiamento demografico,<br />

la Commissione è disposta a continuare e non si fermerà finché non si sarà trovato un<br />

compromesso che possa servire da base per la soluzione complessiva. Sebbene non ci<br />

siamo ancora arrivati (in quanto la decisione deve essere unanime e il Consiglio non ha<br />

ancora adottato una posizione unanime), la Commissione continua a lavorare con l’obiettivo<br />

di migliorare la situazione riguardante le pensioni integrative.<br />

Brian Crowley (UEN). - (EN) Desidero ringraziare il signor Commissario per la sua<br />

risposta. Signor Commissario, lei ha sollevato due punti che considero essenziali all’interno<br />

di questo tema così complesso: innanzitutto l’idea <strong>del</strong>la flessicurezza e in secondo luogo<br />

l’agenda di Lisbona sul creare una nuova libertà all’interno <strong>del</strong> mercato unico <strong>del</strong>l’Unione<br />

Europea, la libera circolazione dei lavoratori.<br />

Per molti versi, la mancanza di disponibilità nella mobilità <strong>del</strong>le pensioni sta negando a<br />

molte persone l’opportunità di accettare dei lavori meglio retribuiti in altre zone perché i<br />

diritti alla pensione non possono essere trasferiti o addirittura non possono essere congelati<br />

nel proprio Stato membro natale.<br />

Forse lei potrebbe suggerirci, all’interno <strong>del</strong> pacchetto sociale che sta proponendo ora –<br />

giustamente accolto con favore da molti – le corde giuste da toccare affinché gli Stati<br />

membri che stanno bloccando questo processo, entrino a farne parte.<br />

Vladimír Špidla. − (CS) Tutto ciò che posso fare è dire, in poche parole, che l’onorevole<br />

Crowley ci ha fornito un’analisi pressoché perfetta <strong>del</strong>la questione. Sì, è effettivamente così.<br />

Questo è il motivo per cui resteremo attivi. Non è una questione che la Commissione<br />

considera chiusa.<br />

Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, aveva ragione a rivolgere<br />

l’attenzione al problema e al fatto che la ragione principale per cui non può essere risolto<br />

è che a causa <strong>del</strong> principio di unanimità gli Stati membri non cedono. Non è giunto il<br />

momento, visto l’attuale dibattito sui mercati interni, di attuare una politica di esplicita<br />

denuncia degli Stati membri in questione, così da assicurare che almeno alcuni Stati membri<br />

riconsiderino il loro, a volte disastroso, agire <strong>del</strong> passato e cambino il loro approccio?<br />

Vladimír Špidla. − (CS) Ha perfettamente ragione: tutte le idee politiche fondamentali<br />

sono discusse in seno al Consiglio e tali discussioni non avvengono a porte chiuse. Tutti<br />

gli Stati membri sono riusciti progressivamente ad esprimere le loro opinioni e solamente<br />

la Repubblica federale di Germania non ha espresso il suo consenso. Tale è la situazione<br />

ma, come ho già detto, ciò non implica che siamo giunti al capolinea. Considereremo altri<br />

modi ed opzioni per raggiungere l’unanimità. Desidero naturalmente sottolineare che ogni<br />

Stato membro ha dei sistemi diversi e le decisioni riguardanti tali sistemi non rappresentano<br />

<strong>del</strong>le questioni tecniche minori. Perciò comprendo appieno che i paesi considerino la<br />

questione seriamente ma, come ho già detto, tale è la situazione al momento.<br />

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Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 48 <strong>del</strong>l’on. Robert Evans (H-0443/08)<br />

Oggetto: Assistenza medica in tutta l’UE<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La Commissione potrebbe chiarire in dettaglio quali diritti all’assistenza medica hanno i<br />

cittadini <strong>del</strong>l’UE che si recano in un altro Stato membro? L’assistenza offerta dalla Tessera<br />

europea di assicurazione malattia si applica a tutte le infermità legate all’età?<br />

Dal momento che i metodi di finanziamento dei servizi sanitari variano da uno Stato<br />

membro all’altro, quali procedure esistono per consentire un sistema giusto ed equo che<br />

offra un aiuto adeguato a tutti coloro che ne hanno bisogno?<br />

Quali disposizioni esistono per coloro che si recano nei paradisi fiscali come Andorra, le<br />

isole <strong>del</strong>la Manica, Lichtenstein, eccetera, circondati dall'UE ma non essi stessi territori UE?<br />

Vladimír Špidla, membro <strong>del</strong>la Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

il titolare <strong>del</strong>la Tessera europea di assicurazione malattia è considerato coperto da<br />

assicurazione sotto la legislazione <strong>del</strong>lo Stato membro in cui si trova. Ai sensi <strong>del</strong>l’articolo<br />

22 <strong>del</strong> regolamento (CEE) 1408/71, tale tessera è valida per un soggiorno temporaneo,<br />

qualunque sia la ragione: turistica, professionale o di studio.<br />

Se il titolare di tale tessera necessita di assistenza sanitaria nel corso <strong>del</strong> suo soggiorno, la<br />

tessera gli dà diritto a ricevere tale assistenza sanitaria da personale medico. La Tessera<br />

europea di assicurazione malattia copre l’“assistenza sanitaria essenziale”.<br />

Tale termine, che dipende dallo stato di salute <strong>del</strong> paziente e dalla durata prevista <strong>del</strong><br />

soggiorno, è stato definito dalla Commissione amministrativa per la sicurezza sociale dei<br />

lavoratori migranti nel 2004. L’assistenza sanitaria in questione è una cura che deve essere<br />

prestata ad una persona che risiede temporaneamente nel territorio di un altro paese,<br />

affinché tale persona non sia in pericolo di morte ed obbligata a ritornare anzitempo al<br />

proprio paese di origine per ricevere l’assistenza sanitaria necessaria.<br />

Il personale medico deve applicare tali criteri su base individuale, tenendo in conto lo stato<br />

di salute <strong>del</strong> paziente e la durata <strong>del</strong> suo soggiorno. La commissione amministrativa per la<br />

sicurezza sociale dei lavoratori migranti ha adottato anche <strong>del</strong>le disposizioni volte ad<br />

assicurare che tutte le parti (operatori sanitari, assicurati e società di assicurazione)<br />

interpretino tale termine allo stesso modo. Tali disposizioni sono disponibili sul portale<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Sia un pensionato che spende tre mesi con i suoi figli, sia uno studente che beneficia <strong>del</strong><br />

programma ERASMUS avranno dunque accesso non sono all’assistenza sanitaria necessaria,<br />

ma anche all’assistenza che sarebbe offerta, a parità di situazioni, alle persone residenti<br />

nello Stato membro in questione.<br />

Il sistema di prestazione <strong>del</strong>l’assistenza sanitaria, come sancito dall’articolo 22 <strong>del</strong><br />

regolamento (CEE) 1408/71, stabilisce la prestazione di assistenza sanitaria e i pagamenti<br />

per questa in accordo con la legislazione <strong>del</strong> paese in cui il paziente risiede<br />

temporaneamente. Ciò implica che le persone residenti temporaneamente nel paese godono<br />

<strong>del</strong>l’accesso all’assistenza sanitaria alle stesse condizioni <strong>del</strong>le persone che partecipano al<br />

sistema di assicurazione sanitaria di quel paese.<br />

L’articolo 22 <strong>del</strong> regolamento (CEE) 1408/71 si applica anche ai paesi <strong>del</strong>lo Spazio<br />

economico <strong>europeo</strong>, Liechtenstein e Svizzera compresi. I negoziati riguardanti Andorra<br />

non sono stati ancora conclusi.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Glyn Ford, in sostituzione <strong>del</strong>l’autore. − (EN) Signor Presidente, purtroppo l’onorevole<br />

Evans è dovuto ritornare nel Regno Unito. A nome suo, ringrazio il signor Commissario<br />

per la Sua risposta alla domanda.<br />

Alla luce <strong>del</strong> numero in brusca crescita di matrimoni transfrontalieri – circa una coppia su<br />

cinque ora proviene da due Stati membri – e <strong>del</strong>la crescente percentuale di coppie e singoli<br />

oltre l’età pensionabile che viaggiano nell’Unione europea, la Commissione non crede che,<br />

a meno che non prenda dei provvedimenti urgenti a riguardo, un trattamento disuguale<br />

porterà a dei rifugiati sanitari piuttosto che a dei maggiormente ipotizzati turisti sanitari<br />

nell’UE?<br />

Vladimír Špidla. − (CS) Lei ha posto varie domande, ognuna <strong>del</strong>le quali richiede una<br />

risposta complessa. Mi permetta di dare una risposta semplificata alla prima domanda:<br />

oggi discutevamo il regolamento (CE) 883/2004 che apporterà <strong>del</strong>le modifiche sostanziali<br />

al regolamento (CEE) 1408/71 e che migliorerà in via definitiva la situazione di molte<br />

persone, precisamente <strong>del</strong>l’area di contatto transfrontaliera. In relazione alla Sua domanda<br />

sul turismo sanitario, ritengo che questo sia un concetto molto vago, talmente vago da<br />

essere pericoloso. Poiché può diventare un fenomeno di grande rilevanza, è necessario che<br />

definiamo, con grande attenzione, che cosa significhi turismo sanitario. Tuttavia, penso<br />

che il vero e proprio turismo sanitario non sia particolarmente diffuso, perché nella maggior<br />

parte dei casi le persone che soffrono di problemi di salute effettivamente gravi cercano di<br />

restare nel proprio ambiente e anche perché i sistemi dei singoli Stati membri non<br />

differiscono in maniera significativa tra di loro a livello base. Chiaramente, il regolamento<br />

(CEE) 1408/71 ed il futuro regolamento (CE) 883/2004 coprono la vasta maggioranza dei<br />

casi legati al turismo, ma non il turismo sanitario. Riguardano principalmente persone che<br />

sono partite per un viaggio e solo successivamente è successo loro qualcosa mentre sono<br />

lontane da casa. Ci sono centinaia di migliaia di casi, forse fino ad un milione ogni anno.<br />

Le soluzioni sono adeguate e al contrario non incidono sulla stabilità dei sistemi sanitari.<br />

Per quanto riguarda l’intenzione <strong>del</strong>la Commissione di apportare miglioramenti in<br />

quest’area, l’intenzione è concreta, come dimostrato per esempio dalle modifiche proposte<br />

dalla mia collega, il Commissario Androulla Vassiliou. Ritengo che vi sarà l’occasione per<br />

una discussione particolareggiata sull’assistenza transfrontaliera e temi connessi, ma a<br />

questo punto desidero prendere ancora una volta le distanze dal concetto <strong>del</strong> cosiddetto<br />

turismo sanitario. Ritengo che tale concetto sia piuttosto vago e che possa provocare <strong>del</strong>le<br />

reazioni non adeguate alla situazione.<br />

Presidente. − Il tempo a disposizione per l’interrogazione al Commissario Špidla è<br />

terminato. Le interrogazioni dal n. 49 al n. 54 riceveranno risposta per iscritto.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 55 <strong>del</strong>l’onorevole Eoin Ryan (H-0439/08)<br />

Oggetto: Obblighi di segnalazione per le piccole e medie imprese.<br />

Accolgo con favore la recente iniziativa <strong>del</strong>la Commissione di ridurre gli obblighi di<br />

segnalazione statistica sulle imprese, in particolare riguardo alle piccole e medie imprese.<br />

Tuttavia, le PMI devono ancora far fronte a pesanti obblighi di questo tipo, come ad esempio<br />

le segnalazioni sull’IVA, che comportano molte ore di mano d’opera e che collocano le<br />

piccole imprese in una posizione di svantaggio concorrenziale. La Commissione ha <strong>del</strong>le<br />

proposte pronte per ridurre la burocrazia e l’obbligo di segnalazione per le PMI?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevole<br />

Ryan, vi sono molto grato per avermi fatto questa domanda perché riguarda un problema<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

che ha preoccupato molto la Commissione per lungo tempo: come ridurre la burocrazia<br />

inutile per le piccole e medie imprese in <strong>Europa</strong>. Sono lieto di potervi comunicare che<br />

abbiamo fatto degli enormi progressi in questo ambito e sono convinto che presto faremo<br />

un concreto passo avanti.<br />

Fondamentalmente abbiamo appurato che il costo <strong>del</strong>la burocrazia per le imprese europee<br />

deriva dal costo <strong>del</strong>le segnalazioni, documentazioni e obblighi di informazione. Ci stiamo<br />

attualmente impegnando a quantificare tali costi, grazie al progetto più ampio che sia mai<br />

stato fatto. Ciò significa che stiamo verificando quali costi per le imprese comportano<br />

queste regole in modo tale da capire da dove provengono i costi e se possono essere ridotti.<br />

A partire da settembre di quest’anno, la Commissione esporrà numerose proposte, basate<br />

sui risultati <strong>del</strong>le verifiche e lo studio <strong>del</strong>le regole vigenti. Siamo fiduciosi che questo progetto<br />

ci permetterà di sottoporvi così tante proposte entro la fine <strong>del</strong> 2009 che il costo <strong>del</strong>la<br />

burocrazia diminuirà <strong>del</strong> 25 per cento nel 2012. Riteniamo che questo porterà a una<br />

crescita <strong>del</strong>l’1,4 per cento, 1,5 per cento <strong>del</strong> PNL <strong>europeo</strong>. Pertanto potete constatare che<br />

stiamo parlando di importanti ordini di grandezza.<br />

Tuttavia, è stato toccato anche un problema particolare un po’ diverso dalla questione degli<br />

ordinari costi burocratici. Si tratta <strong>del</strong>l’obbligo per le piccole imprese in particolare di<br />

rispettare gli oneri fiscali – e come sapete il potere <strong>del</strong>l’Unione europea in questo ambito<br />

è estremamente limitato. Dalle nostre ricerche ci siamo resi conto che le imprese ritengono<br />

gli obblighi verso le autorità finanziarie di gran lunga i più seri e onerosi, pertanto soltanto<br />

gli Stati membri possono realmente semplificare la questione.<br />

Dopotutto, le nostre competenze riguardano le imposte sul volume d’affari e anche in<br />

questo settore sono molto limitate. La Commissione, comunque, ha presentato una proposta<br />

molto importante che potrebbe essere d’aiuto alle piccole e medie imprese: si tratta<br />

sostanzialmente di alzare la soglia sopra la quale devono dichiarare l’imposta sul volume<br />

d’affari, ad esempio registrarsi ai fini <strong>del</strong>l’IVA. La soglia attuale è di 20 000 euro e noi<br />

vorremmo alzarla a 100 000 euro, il che libererebbe quasi tutte le piccole imprese da questo<br />

pesante far<strong>del</strong>lo, in particolare le imprese appena fondate.<br />

Purtroppo fino ad ora gli Stati membri non sono stati pronti ad accettare questa proposta.<br />

Spero che lo “Small Business Act” presentato dalla Commissione pochi giorni fa<br />

sull’argomento faccia nuovamente pressione su quegli Stati membri che stanno creando<br />

difficoltà e sono estremamente grato al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per i numerosi segnali di<br />

sostegno al riguardo.<br />

Eoin Ryan (UEN). - (EN) Vorrei ringraziare il Commissario e attendo la comunicazione<br />

di settembre. Ritengo che alcuni degli oneri amministrativi, specialmente per le piccole e<br />

medie imprese, siano davvero enormi e spesso non hanno il personale che se ne occupi.<br />

Ma potrebbe approfondire il tema <strong>del</strong>la soglia di 100 000 euro? Lo sta rendendo noto o<br />

vuole citare esplicitamente quei paesi che stanno opponendo resistenza? Potrebbe entrare<br />

più in dettaglio in merito a questa soglia?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Onorevole Ryan, come ho<br />

detto si tratta di una proposta ufficiale, sulla quale la Commissione ha raggiunto un accordo<br />

già nel 2004. Da allora, il Consiglio non ha ancora adottato la proposta. Ho sottolineato<br />

che abbiamo presentato nuovamente la proposta ora, nell’ambito <strong>del</strong>lo “Small Business<br />

Act”; ciò significa che la stiamo presentando di nuovo. Non è una comunicazione; è una<br />

proposta che la Commissione ha già presentato e che considera una necessità. Poco tempo<br />

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IT<br />

fa il Commissario Špidla ha alluso, nell’ambito di un’altra interrogazione, alla necessità di<br />

raggiungere l’unanimità su alcune questioni. Anche in questo caso è necessaria l’unanimità<br />

e purtroppo non è stata raggiunta. Sono sicuro di non dover dire a lei, che rappresenta<br />

l’Irlanda, che molti Stati membri considerano le questioni fiscali un argomento tabù.<br />

Wiesław Stefan Kuc (UEN). - (PL) Signor Commissario, vorrei sottoporle la seguente<br />

richiesta. Nell'ambito di tutte queste ricerche che effettuerete, potreste esaminare i costi<br />

indiretti di gestione di una piccola o media impresa? Potreste consultare la relazione <strong>del</strong>la<br />

Banca mondiale di circa due anni fa, che riportava un’analisi di questi costi. La relazione<br />

sostiene che la Polonia, per esempio, prevede costi legali molto bassi, ma all'atto pratico<br />

non è così. Ho anche una domanda connessa, che non è proprio una domanda. Invece di<br />

considerare quello che dicono i funzionari, non potreste analizzare quelli che sono i costi<br />

reali? Tutti i bolli che devono essere pagati, tutti i documenti che devono essere presentati.<br />

Esistono molti altri costi aggiuntivi di questo tipo.<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Le ricerche che stiamo<br />

attualmente conducendo e che sono quasi concluse ci forniranno le informazioni esatte<br />

su quali norme europee danno luogo a quali costi. In seguito saremo in grado di stabilire<br />

quale norma europea crea quel preciso costo per le imprese.<br />

Naturalmente abbiamo già raccolto molte informazioni. Per esempio, siamo già al corrente<br />

che molti costi dipendono da un numero ridotto di norme. La maggioranza <strong>del</strong>le norme<br />

derivano da non più di 42 direttive. Sappiamo anche quale settore determina i costi più<br />

elevati, ovvero il diritto <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>le società, e per questo motivo abbiamo presentato la<br />

prima proposta relativa a quel settore.<br />

Siamo anche a conoscenza <strong>del</strong> fatto che la distribuzione dei costi varia molto in base alle<br />

dimensioni <strong>del</strong>l’impresa. Come regola empirica possiamo supporre che più piccola è<br />

l’impresa, maggiori sono gli oneri derivanti dai costi amministrativi. Tali costi saranno<br />

molto più alti <strong>del</strong> 5 per cento nel caso <strong>del</strong>le piccole imprese, ma molto più bassi nel caso<br />

<strong>del</strong>le imprese più grandi. Abbiamo tutte queste informazioni e verranno prese in<br />

considerazione nella proposta.<br />

Vorrei cogliere questa opportunità per presentare una richiesta al <strong>Parlamento</strong>. Il successo<br />

di questo progetto dipende, naturalmente, dalla rapida considerazione <strong>del</strong>le proposte <strong>del</strong>la<br />

Commissione da parte <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>. In fin dei conti, abbiamo un accordo politico<br />

generale su di esse. Vorrei solo sottolineare che ciò comporta sicuramente la modifica <strong>del</strong>la<br />

legislazione vigente, il che richiede il parere di entrambi i colegislatori.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 56 <strong>del</strong>l’onorevole Colm Burke (H-0448/08)<br />

Oggetto: Prezzo dei fertilizzanti<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il prezzo dei fertilizzanti è salito drasticamente negli ultimi 12 mesi. Il fosfato di ammonio,<br />

per esempio, è aumentato da 181 euro a tonnellata a 800 euro a tonnellata nei mercati<br />

all’ingrosso.<br />

La Commissione pensa di prendere dei provvedimenti per neutralizzare questa impennata<br />

nei prezzi?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Onorevole Burke, condivido<br />

la sua preoccupazione sull’aumento dei prezzi dei fertilizzanti. Sono infatti aumentati in<br />

modo spropositato. E’ comprensibile che ciò sia fonte di gravi problemi e di molte<br />

preoccupazioni per l’agricoltura europea.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati a causa <strong>del</strong> marcato aumento <strong>del</strong>la domanda, che<br />

si pone al di sopra dei costi più elevati di trasporto ed energia. Intervengono, quindi, tre<br />

fattori: maggiore domanda causata dalla rapida crescita in altre parti <strong>del</strong> mondo, costi di<br />

energia e costi di trasporto più alti. Come sa, la domanda è aumentata in tutto il mondo e<br />

questo colpisce non solo i fertilizzanti ma anche molti altri beni, comprese le colture da<br />

reddito e i prodotti alimentari.<br />

E’ importante ricordare che, sebbene gli agricoltori europei debbano sostenere una spesa<br />

maggiore per i fertilizzanti, come stanno facendo, allo stesso tempo ricevono prezzi migliori<br />

per i loro raccolti. Le statistiche <strong>del</strong>la FAO su un periodo corrispondente dimostrano che<br />

i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati <strong>del</strong> 37 per cento in un periodo di 12 mesi.<br />

L’aumento più acuto riguarda i prodotti lattieri, all’80-200 per cento, e i cereali, al 50-80<br />

per cento.<br />

La Commissione considera di vitale importanza osservare le regole di concorrenza. Finché<br />

ciò accade, la Commissione non ritiene appropriato intervenire in un mercato in cui gli<br />

ultimi sviluppi derivano soprattutto da fattori sui quali essa non esercita nessuna influenza.<br />

Ribadisco che non esercitiamo alcuna influenza sui tre fattori decisivi che hanno causato<br />

l’aumento dei prezzi.<br />

Per quanto riguarda gli sviluppi a lungo termine, la Commissione vorrebbe che concentraste<br />

la vostra attenzione sull’importanza di promuovere la concorrenza sul mercato <strong>del</strong> gas<br />

naturale. Credo che in questo caso ci sia la possibilità di placare in qualche modo la<br />

situazione. Se verranno accettate le misure proposte dalla Commissione nel terzo pacchetto<br />

energetico, dovremmo assistere a un miglioramento dei prezzi <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> gas. Questo<br />

potrebbe portare anche a una diminuzione dei prezzi dei concimi azotati prodotti<br />

nell’Unione europea. Tuttavia, come sapete, tutto dipende dall’approvazione o meno <strong>del</strong><br />

pacchetto energetico proposto dalla Commissione.<br />

Colm Burke (PPE-DE). - (EN) La ringrazio per aver fornito una risposta su questo<br />

argomento che è per noi preoccupante. Ha fatto riferimento all’aumento <strong>del</strong> prezzo dei<br />

prodotti lattieri e di altri prodotti, ma purtroppo non sono gli agricoltori a trarne beneficio,<br />

bensì le parti che si trovano nel mezzo.<br />

La mia domanda riguardava l’affidabilità <strong>del</strong>le forniture dall’esterno <strong>del</strong>l’UE. Sembra che<br />

dipendiamo dalla Russia e dall’Ucraina per le materie prime necessarie per i nostri<br />

fertilizzanti. Mi stavo solo chiedendo che azioni stiamo intraprendendo per assicurarci di<br />

ricevere forniture adeguate e di non affidarci troppo a una o due <strong>del</strong>le nostre fonti. Non è<br />

possibile individuare altre fonti e creare dei meccanismi per incoraggiare l’importazione<br />

da queste altre fonti?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Riguardo alla Russia e<br />

all’Ucraina come maggiori paesi fornitori, vorrei sottolineare che stiamo applicando<br />

strumenti di difesa commerciale alle esportazioni di fertilizzanti da entrambi i paesi.<br />

Cerco di spiegarmi in modo più semplice: entrambi i paesi possono offrire fertilizzanti a<br />

prezzi bassi poiché per produrre fertilizzanti è necessaria alta energia e loro applicano<br />

prezzi diversi all’energia esportata e a quella utilizzata nel loro paese. La differenza di prezzo<br />

porta al dumping, perciò abbiamo applicato <strong>del</strong>le misure appropriate alla Russia e all’Ucraina.<br />

In merito alla diversificazione <strong>del</strong>le forniture, la Commissione ha un piccolo margine di<br />

influenza. Tuttavia posso affermare che i grandi produttori e distributori europei stanno<br />

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162<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

naturalmente cercando di diversificare le loro riserve di materie prime. Sono pronto a<br />

discutere nuovamente tale questione in modo più dettagliato.<br />

Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Ringrazio il Commissario. Questo probabilmente<br />

riguarda più le questioni di competenza <strong>del</strong> Commissario Fischer Boel. Lei ha menzionato<br />

i prezzi più elevati per i raccolti, ma sembra che i costi di produzione dei prodotti alimentari<br />

stiano aumentando più velocemente rispetto ai prezzi e questo è un problema che l’<strong>Europa</strong><br />

deve affrontare. Potrebbe rispondere a questa domanda?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Il Commissario Fischer Boel<br />

è presente, per cui risponderò facendo molta attenzione, dato che è lei che sa realmente<br />

quali prezzi possono raggiungere gli agricoltori europei. Sulla base di ciò che ha riportato<br />

alla Commissione fino ad oggi, deduco che i prezzi alla produzione stiano aumentando<br />

per tutti i prodotti europei più importanti. Non posso negare, tuttavia, che lei abbia ragione<br />

sul fatto che i prezzi più alti dei raccolti non compensano interamente gli aumenti dei costi.<br />

Questo è un problema che la Commissione sicuramente affronterà.<br />

Riguardo agli sviluppi <strong>del</strong> settore alimentare in generale – e non parliamo solamente dei<br />

prezzi alla produzione ma ci occupiamo anche di quello che il consumatore deve pagare<br />

– qualche settimana fa abbiamo lanciato un’iniziativa e creato un gruppo ad alto livello<br />

per discutere <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong>l’industria alimentare europea che, non tutti ne sono al corrente,<br />

è la più grande industria europea. Molti pensano che il settore automobilistico sia la<br />

maggiore industria europea, ma non è così. L’industria alimentare è la più grande di tutte<br />

in <strong>Europa</strong>.<br />

Questo gruppo ad alto livello sta analizzando dettagliatamente l’evoluzione dei prezzi e<br />

concluderà i lavori entro la fine <strong>del</strong>l’anno, quando presenterà le dovute raccomandazioni.<br />

Presidente. − Annuncio l’ interrogazione n. 57 <strong>del</strong>l’onorevole Marie<br />

Panayotopoulos-Cassiotou (H-0457/08)<br />

Oggetto: Politica a favore <strong>del</strong>le piccole imprese<br />

Come parte di un mercato unico aperto che incoraggia le piccole imprese, la Commissione<br />

affermerà che la Commissione propone di assicurare che le nuove tecnologie vengano<br />

utilizzate per offrire loro dei benefici e quali benefici derivano dai programmi di ricerca<br />

finanziati dall’Unione europea nei 27 Stati membri?<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Onorevole<br />

Panayotopoulos-Cassiotou, questa è una domanda di grande attualità e solo pochi giorni<br />

fa la Commissione ha avanzato un’ iniziativa incisiva in questo settore.<br />

Mi fa piacere che negli ultimi anni l’enorme importanza <strong>del</strong>le piccole e medie imprese per<br />

la nostra economia e per la creazione di posti di lavoro sia stata ampiamente riconosciuta<br />

in tutta l’Unione europea. Mi sono impegnato ad assicurare che tutte le Istituzioni europee<br />

e gli Stati membri prestassero la dovuta attenzione al ruolo <strong>del</strong>le piccole e medie imprese.<br />

Se non sfruttiamo al massimo il potenziale di crescita <strong>del</strong>le PMI e il potenziale <strong>del</strong>la loro<br />

manodopera, non saremo in grado di gestire le conseguenze <strong>del</strong>la globalizzazione in<br />

<strong>Europa</strong>. Vorrei chiarire questo punto: gestiremo con successo le conseguenze <strong>del</strong>la<br />

globalizzazione se riusciremo a rafforzare il settore <strong>del</strong>le PMI in <strong>Europa</strong>. A questo scopo,<br />

le PMI devono sfruttare al meglio le opportunità offerte dal mercato interno e dalla<br />

competizione globale.<br />

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IT<br />

Un fattore fondamentale in questo caso – e ora ritorno alla sua domanda – è l’accesso alla<br />

conoscenza, alla ricerca e all’innovazione. Non sono solo le grandi imprese europee ma<br />

anche quelle piccole e medie, se sono attive nei mercati internazionali, a dover passare<br />

all’economia <strong>del</strong>la conoscenza. Questa è la loro unica opportunità. Non possono essere<br />

competitive in termini di prezzi; possono competere solo offrendo una migliore qualità<br />

<strong>del</strong> prodotto o servizio e la migliore qualità dipende da una miglior tecnologia e<br />

dall’innovazione.<br />

Uno dei principali strumenti disponibili a livello comunitario è, ovviamente, il settimo<br />

programma quadro di ricerca che fornirà finanziamenti almeno <strong>del</strong> 15 per cento alle piccole<br />

e medie imprese e, dai primi risultati, sembra che raggiungeremo sicuramente questo<br />

obiettivo.<br />

Lo “Small Business Act” menzionato prima comprende una vasta gamma di altre proposte<br />

progettate per offrire alle piccole e medie imprese un accesso più semplice all’innovazione,<br />

alla conoscenza, alla ricerca e alla tecnologia. Vorrei fornire qualche esempio. Innanzitutto,<br />

la proposta di semplificare le norme relative agli aiuti di Stato per promuovere la ricerca,<br />

lo sviluppo e l’innovazione, in particolare attraverso il regolamento di esenzione per<br />

categoria. La Commissione ha preso questa decisione la settimana scorsa e con essa saranno<br />

liberati grandi potenziali. In secondo luogo, gli incentivi per istituire imprese con un alto<br />

potenziale di crescita attraverso la promozione <strong>del</strong>la capacità di ricerca e innovazione,<br />

soprattutto attraverso un coordinamento più stretto di programmi e iniziative nazionali.<br />

Inoltre, esistono misure per promuovere una maggiore partecipazione da parte <strong>del</strong>le piccole<br />

e medie imprese nel trasferimento <strong>del</strong>le conoscenze. Per questo creeremo un nuovo progetto<br />

pilota al fine di aiutare il finanziamento <strong>del</strong>l’uso industriale <strong>del</strong>la proprietà intellettuale.<br />

Vorrei anche ricordare che stiamo incoraggiando le PMI affinché svolgano un ruolo attivo<br />

nelle attività <strong>del</strong>l’Istituto <strong>europeo</strong> di innovazione e tecnologia, in modo tale da assicurare<br />

che anche loro traggano beneficio dal trasferimento <strong>del</strong>le conoscenze promosso dall’Istituto.<br />

Come potete vedere, stanno succedendo molte cose. Tuttavia vorrei chiarire che, alla fine,<br />

spetta solo agli imprenditori e alle imprese cogliere le opportunità che vengono loro offerte.<br />

E’ pertanto molto importante che gli operatori <strong>del</strong> mercato siano consapevoli <strong>del</strong>le<br />

opportunità già esistenti oggi. E’ una questione di informazione e comunicazione, ed<br />

entrambe devono essere migliorate. Questo è il motivo per cui, all’inizio di quest’anno, la<br />

Commissione ha creato la rete europea di sostegno all'e-business. E’ la rete di questo tipo<br />

più grande al mondo e ha l’obiettivo di creare punti di contatto vicini a ogni impresa europea<br />

che possano rispondere a tutte le domande sull’innovazione, l’accesso ai programmi UE e<br />

l’accesso alle risorse per la ricerca.<br />

Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, vorrei ringraziarla sinceramente per la sua risposta, poiché è stata esauriente<br />

e ha toccato temi aggiuntivi riguardanti la questione <strong>del</strong>la comunicazione e l’informazione<br />

per le imprese.<br />

Le dispiacerebbe fornirmi ulteriori informazioni? Provengo da una regione situata ai confini<br />

orientali <strong>del</strong>l’attuale Unione europea. L’informazione non raggiunge la regione e le piccole<br />

imprese stanno lottando, praticamente vegetando; dipendono solo dalle differenze di<br />

prezzo, come ha affermato lei, e non dalla qualità e si stanno dirigendo verso la chiusura.<br />

Qual è il suo consiglio al riguardo?<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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IT<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Onorevole<br />

Panayotopoulos-Cassiotou, sono lieto <strong>del</strong> suo sostegno. Naturalmente, sapevo di poter<br />

contare completamente su di lei in merito a questo tema, così come lei può contare<br />

interamente su di me.<br />

Riguardo alla densità <strong>del</strong>la rete, devo ammettere che non siamo ancora riusciti a raggiungere<br />

la densità desiderata in <strong>Europa</strong>. Quando il progetto sarà completo, ovvero entro i prossimi<br />

cinque mesi, ogni regione d’<strong>Europa</strong> sarà dotata di una di queste strutture. Vi saranno punti<br />

di contatto in ogni regione, situati vicino alle imprese in modo tale da assicurare che nessuno<br />

abbia difficoltà ad accedervi.<br />

Presidente. − L’interrogazione n. 58 <strong>del</strong>l’onorevole Heaton-Harris riceverà risposta per<br />

iscritto.<br />

Annuncio l’interrogazione n.59 <strong>del</strong>l’onorevole Liam Aylward (H-0435/08)<br />

Oggetto: Proposto aumento <strong>del</strong>la modulazione nell’ambito <strong>del</strong>la “valutazione <strong>del</strong>lo stato<br />

di salute” <strong>del</strong>la PAC<br />

Nell’ambito <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong>la PAC, la Commissione prevede una situazione in cui<br />

l’aumento <strong>del</strong>la modulazione proposto avvenga su base volontaria?<br />

Interrogazione n. 60 <strong>del</strong>l’onorevole Sean Ó Neachtain (H-0437/08)<br />

Oggetto: Pagamenti <strong>del</strong>la PAC<br />

Gli agricoltori che ricevono meno di 5 000 euro all’anno in regimi di sostegno a favore<br />

degli agricoltori non riceveranno una riduzione di questi regimi di sostegno nel contesto<br />

<strong>del</strong>la “valutazione <strong>del</strong>lo stato di salute” <strong>del</strong>la PAC proposto, come sottolineato dal<br />

Commissario Fischer Boel. La Commissione prenderà in considerazione l'aumento di tale<br />

soglia?<br />

Interrogazione n. 62 <strong>del</strong>l’onorevole Ioannis Gklavakis (H-0444/08)<br />

Oggetto: “Valutazione <strong>del</strong>lo stato di salute” <strong>del</strong>la Politica agricola<br />

La tabacchicoltura è l’unica fonte di reddito per circa 130 000 agricoltori europei. Ciò<br />

nonostante, il regolamento (CE) n. 1782/2003 (4) prevede che a partire dal 2010 il 50 per<br />

cento <strong>del</strong>le risorse <strong>del</strong> primo pilastro (aiuti diretti) verrà trasferito al secondo pilastro<br />

(sviluppo rurale), riducendo drasticamente in questo modo il reddito di questi produttori.<br />

Inoltre, la coltivazione di tabacco avviene in regioni semi aride in cui non esistono alternative<br />

occupazionali.<br />

Allo stesso tempo, la politica agricola comune (PAC) è attualmente sottoposta alla<br />

“valutazione <strong>del</strong>lo stato di salute”, per cui molte decisioni prese durante la riforma <strong>del</strong>la<br />

PAC <strong>del</strong> 2003 vengono ora riviste.<br />

In base a quanto sopra esposto, la Commissione ci dirà se intende, come parte <strong>del</strong>la<br />

“valutazione <strong>del</strong>lo stato di salute” <strong>del</strong>la PAC, riesaminare il regime di aiuti al tabacco e<br />

preservare gli accordi vigenti oltre al 2009 e fino al 2013? Ha avviato uno studio per<br />

stabilire quali coltivazioni potrebbero sostituire il tabacco in queste regioni in modo tale<br />

che i coltivatori europei di tabacco non vengano colpiti finanziariamente e socialmente?<br />

(4) OJ L 270 <strong>del</strong> 21.10.2003, pag. 1.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Interrogazione n. 65 <strong>del</strong>l’onorevole Stavros Arnaoutakis (H-0458/08)<br />

Oggetto: Politica agricola comune: pianificazione e applicazione a favore dei piccoli<br />

produttori<br />

Non va dimenticato che l’agricoltura è una forma di lavoro di base per gli abitanti <strong>del</strong>la<br />

Grecia rurale, in particolare <strong>del</strong>le regioni svantaggiate dal punto di vista geografico, come<br />

le isole e le regioni montagnose. Il taglio <strong>del</strong>la compensazione e degli aiuti diretti con il<br />

trasferimento <strong>del</strong>le risorse dal primo al secondo pilastro promosso dalla politica agricola<br />

comune ha allarmato i produttori greci, dato che colpirà il loro reddito già basso e porterà<br />

alla stagnazione economica tra i piccoli produttori. La Commissione in che modo intende<br />

far fronte, sia nel breve che nel lungo termine, ai gravi problemi economici degli agricoltori<br />

(aumento dei prezzi <strong>del</strong> carburante, costi di produzione elevati, differenze tra prezzi al<br />

produttore e al consumatore) e assicurare la sopravvivenza dei piccoli produttori a livello<br />

<strong>europeo</strong>?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Sono lieta di avere l’opportunità<br />

di rispondere a tutte e quattro le interrogazioni insieme, dato che siamo in ritardo rispetto<br />

all’iniziale ordine <strong>del</strong> giorno.<br />

Riguardo alle prime tre domande, vorrei ricordare che l’agricoltura <strong>del</strong>l’Unione europea<br />

concerne sia i partecipanti che i destinatari <strong>del</strong>le attuali sfide ambientali globali. Non<br />

possiamo fermarci e non agire. L’azione <strong>del</strong>l’UE è necessaria e, attraverso lo sviluppo rurale,<br />

possiamo fornire misure più mirate ed efficaci. Tuttavia, come tutti sapete, i fondi previsti<br />

dalle politiche di sviluppo rurale sono limitati. Il modo più corretto e diretto per raccogliere<br />

denaro è il trasferimento aggiuntivo di fondi dal primo pilastro – dai pagamenti diretti –<br />

alle politiche di sviluppo rurale nel secondo pilastro attraverso l’aumento <strong>del</strong>la modulazione,<br />

ovviamente su base obbligatoria.<br />

Non sono pronta a considerare l’aumento <strong>del</strong>la modulazione su base volontaria. E’ evidente<br />

che la Commissione ha preso in considerazione il fatto che nel febbraio 2007 il <strong>Parlamento</strong><br />

ha adottato una relazione rifiutando la proposta <strong>del</strong>la Commissione sulla modulazione<br />

volontaria. Devo dire che sono felice che siamo sempre stati d’accordo su questo argomento.<br />

Per quanto riguarda la soglia, la proposta <strong>del</strong>la Commissione è di trasferire 5 miliardi di<br />

euro dal primo al secondo pilastro nel periodo 2009-2012. Questo calcolo è stato effettuato<br />

sulla base <strong>del</strong>la soglia attuale di 5 000 euro o concessione, come viene normalmente<br />

chiamata. Alzare questa soglia comporta una sostanziale riduzione dei fondi. La<br />

Commissione ritiene che, con un minor bilancio disponibile, verrà meno l’efficacia <strong>del</strong>le<br />

azioni intraprese per affrontate le sfide <strong>del</strong> cambiamento climatico e <strong>del</strong>la scarsità d’acqua.<br />

Secondo il pacchetto sullo stato di salute, i piccoli produttori che ricevono pagamenti<br />

diretti per un importo minore a 5 000 euro continueranno ad essere esentati dalla<br />

modulazione. Quindi, le piccole aziende agricole non solo continueranno ad essere tutelate<br />

dagli eventuali effetti negativi derivanti dal trasferimento dal primo al secondo pilastro,<br />

ma potranno anche trarre profitto dal denaro generato grazie alla modulazione attraverso<br />

la partecipazione ai programmi sullo sviluppo rurale appropriati.<br />

Riguardo alla modulazione, a volte gli agricoltori mi dicono: “Vi prendete i nostri soldi”<br />

oppure “state riducendo i pagamenti al settore agricolo, agli agricoltori”. In realtà questo<br />

non è vero dato che, quando avviene la modulazione di denaro, si genera più denaro per<br />

il settore in generale, poiché la modulazione <strong>del</strong> denaro necessita <strong>del</strong> cofinanziamento da<br />

parte degli Stati membri. E’ chiaro che, con la nuova modulazione <strong>del</strong> denaro, saremo<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

molto più specifici. Creeremo una serie di possibilità mirate esplicitamente alle nuove sfide.<br />

Ciò significa che prometto a chi sostiene che la modulazione o il denaro per le politiche<br />

di sviluppo rurale possono essere usati per qualsiasi motivo, che questo non accadrà con<br />

il denaro che proponiamo per la modulazione nella valutazione <strong>del</strong>lo stato di salute. Quindi,<br />

invece di dire che prendiamo soldi, possiamo affermare che in realtà generiamo più denaro<br />

che sarà in seguito trasferito nuovamente al settore agricolo.<br />

Non sono sicura che l’onorevole Arnaoutakis sia qui stasera, per questo non risponderò<br />

alla sua interrogazione.<br />

Onorevole Gklavakis, la sua interrogazione riguarda il mantenimento dei pagamenti<br />

accoppiati per il tabacco. Devo far riferimento alla risposta che ho dato alla Commissione<br />

per l’agricoltura e lo sviluppo rurale il 24 giugno. Veramente anche qui in plenaria in diverse<br />

occasioni ho avuto l’opportunità di dare la stessa risposta, ovvero che la Commissione non<br />

intende riesaminare il regime sul tabacco nell’ambito <strong>del</strong>la valutazione sullo stato di salute.<br />

Ribadisco solamente che l’accordo sulla riforma sul tabacco è stato approvato da tutti i<br />

paesi produttori di tabacco nel 2004, quindi non credo ci sia motivo di riaprire la<br />

discussione. Spero che siamo tutti d’accordo sul fatto che il denaro che verrà trasferito alle<br />

politiche sullo sviluppo rurale, destinato in particolare al sostegno <strong>del</strong>le aree in cui il tabacco<br />

viene o veniva prodotto, sarà molto importante. Inoltre presenteremo al <strong>Parlamento</strong> una<br />

relazione sulle conseguenze <strong>del</strong>la riforma sul tabacco alla fine <strong>del</strong> 2009.<br />

Liam Aylward (UEN). - (EN) Sono sicuro, signora Commissario, che lei – come tutti i<br />

membri <strong>del</strong>la Camera presenti qui in <strong>Parlamento</strong> – sia frustrata dal modo in cui si è gestito<br />

il tempo <strong>del</strong>le interrogazioni. Ne abbiamo parlato in molte occasioni, ma sembra che non<br />

sia cambiato niente.<br />

Vorrei ringraziare il Commissario per aver risposto, sebbene io non sia soddisfatto <strong>del</strong>la<br />

risposta data. Se viene introdotta la modulazione obbligatoria, a mio parere si creeranno<br />

divisioni e attriti tra i vari gruppi di agricoltori, tra i grandi e i piccoli agricoltori e,<br />

soprattutto, tra gli agricoltori impegnati in diverse imprese agricole. Non vorrei che ciò<br />

accadesse.<br />

Ad esempio, nella mia recente relazione sugli ovini adottata qui in <strong>Parlamento</strong> con un’ampia<br />

maggioranza il mese scorso, ho proposto che la modulazione e l’articolo 69 (ora 68) siano<br />

introdotti su base volontaria negli Stati membri. La Commissione non intende accettare<br />

lo spirito di tale decisione, presa qui il mese scorso dai membri eletti di questo <strong>Parlamento</strong>?<br />

Seán Ó Neachtain (UEN). – (GA) Signor Presidente, sono gli agricoltori sotto il limite<br />

dei pagamenti di 5 000 euro a dover affrontare il maggior numero di problemi, ma a<br />

ricevere la minor somma di denaro. Il Commissario si rende conto che da quando è stato<br />

stabilito il limite di 5 000 euro anni fa, credo nel 2002, hanno avuto luogo l’inflazione e<br />

significativi cambiamenti? E non è d’accordo, signora Commissario, che sia una forma di<br />

tutela dei piccoli agricoltori il fatto di ricevere di più ora rispetto a quando le politiche sono<br />

state formulate e che il limite dovrebbe essere aumentato?<br />

Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, vorrei ringraziare la signora<br />

Commissario nonostante la sua risposta sia stata negativa, poiché so che è una persona<br />

diligente, scrupolosa e giusta e vorrei farle la seguente domanda.<br />

Il tabacco è l’unico prodotto agricolo soggetto a questo tipo di trattamento e tale trattamento<br />

è ingiusto. Tuttavia, vorrei aggiungere questo: dato che i produttori di tabacco sono poveri,<br />

piccoli coltivatori agricoli, potrebbe, per non farli scomparire, almeno effettuare uno studio<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

per aiutarci a capire cosa potrebbero coltivare queste persone ora che il tabacco sarà<br />

effettivamente eliminato da queste misure?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Se controllate la proposta sullo<br />

stato di salute, vedrete che contiene un numero di azioni a beneficio <strong>del</strong> settore ovi-caprino.<br />

Innanzitutto, affermiamo che sarà possibile mantenere un pagamento accoppiato per il<br />

settore ovino poiché siamo consapevoli che si tratta di un settore vulnerabile. E’<br />

estremamente importante mantenere una certa produzione nelle regioni in cui, se scompare<br />

la produzione ovina, probabilmente non rimarrebbe nulla, quindi un pagamento accoppiato<br />

potrebbe essere una soluzione.<br />

Devo dire, riguardo al nuovo articolo 68, che gli Stati membri hanno la possibilità volontaria<br />

di usare o ridurre fino al 10 per cento il pagamento diretto e poi, in base alla decisione degli<br />

Stati membri, trasferire una parte di quei soldi al settore ovi-caprino. La possibilità di<br />

accoppiare i pagamenti vale sia per le vacche nutrici che per le pecore e le capre.<br />

Non sono sicura di aver capito pienamente la domanda seguente, ma se si dà uno sguardo<br />

al bilancio – l’importo totale degli aiuti per l’agricoltura accordato dai capi di Stato nel<br />

2002 – tale bilancio era stato fissato ma aggiustato con un tasso d’inflazione solamente<br />

<strong>del</strong>l’1 per cento. L’onorevole collega ha ragione di sostenere che il tasso d’inflazione è più<br />

alto <strong>del</strong>l’1 per cento, specialmente in questi giorni in cui i prezzi <strong>del</strong> petrolio e dei generi<br />

alimentari sono elevati pertanto, sì, si può affermare che il valore dei crediti non segue<br />

completamente il valore di altri prodotti. Ma questa decisione è stata presa dai capi di Stato<br />

e quindi la situazione attuale, ovvero che ora come ora i prezzi iniziano a salire, specialmente<br />

in alcuni settori in cui è palese un aumento dei prezzi divergente rispetto agli ultimi 30<br />

anni, è un segnale evidente per coloro che vivono di questo.<br />

Vorrei ricordare all’onorevole Gklavakis che abbiamo avuto molte discussioni e mi fa<br />

sempre piacere discutere di questo con lui. Credo che potrà tornare alla sua circoscrizione<br />

e dire che ha lottato fino in fondo per mantenere i pagamenti accoppiati.<br />

La produzione di tabacco non è sostenibile in molte zone, ma ritengo che, con i fondi per<br />

lo sviluppo rurale destinati al settore <strong>del</strong> tabacco, ciò significa anche che chi intende<br />

mantenere o rimanere in affari può modernizzare la propria produzione di tabacco e forse<br />

alla fine <strong>del</strong>la giornata avere una produzione di tabacco economicamente valida, poiché<br />

la qualità <strong>del</strong> tabacco sarà migliore. Credo che si debba affrontare la realtà – il fatto che<br />

questo argomento non verrà ripreso – e poi cercare di trovare le migliori soluzioni possibili.<br />

Wiesław Stefan Kuc (UEN). - (PL) Signora Commissario, è risaputo che lei è una persona<br />

che lotta sempre per ridurre i costi di produzione nell’agricoltura. Ho una domanda<br />

riguardante questo tema. Nel nostro paese, la Polonia, il governo ha recentemente imposto<br />

tasse aggiuntive agli agricoltori che producono olio di colza per uso personale e per<br />

l’aggiunta al carburante. Questo, in un certo senso, riguarda la produzione di biodiesel.<br />

Poiché pagare questa tassa sarebbe come pagare una tassa per bere il proprio latte o mangiare<br />

i propri ortaggi o patate, potrebbe lei offrire assistenza a questi agricoltori affinché possano<br />

continuare le loro attività senza l’imposizione di tasse aggiuntive come se comprassero<br />

l’olio dall’esterno?<br />

Mariann Fischer Boel, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Da quando ho iniziato ad<br />

occuparmi di politiche europee, ho sempre cercato di rispettare il principio di sussidiarietà.<br />

Ciò significa che quando parliamo di tasse non discutiamo di politiche comuni e quindi<br />

sono gli Stati membri a decidere come gestire i loro sistemi tributari. Pertanto, per varie<br />

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ragioni, è meglio che io non mi intrometta – non vorrei dire in lotte nazionali intestine –<br />

bensì in discussioni nazionali su come viene gestita la tassazione sulla colza. Comprendo<br />

le sue preoccupazioni, ma vorrei rimanere fuori da questa discussione.<br />

Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta,<br />

la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).<br />

(La seduta, sospesa alle 20.45, è ripresa alle 21.00)<br />

PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS<br />

Vicepresidente<br />

18. Composizione <strong>del</strong>le commissioni e <strong>del</strong>le <strong>del</strong>egazioni: vedasi processo verbale<br />

19. Richiesta di revoca <strong>del</strong>l’immunità parlamentare: vedasi processo verbale<br />

20. Spazio e sicurezza (discussione)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione di Karl von Wogau, a nome <strong>del</strong>la<br />

commissione per gli affari esteri, su spazio e sicurezza (INI/2008/2030) (A6-0250/2008).<br />

Karl von Wogau, relatore. − (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente <strong>del</strong>la<br />

Commissione europea, onorevoli colleghi, le operazioni previste dalla politica di sicurezza<br />

e di difesa si stanno rivelando sempre più pericolose. Infatti, per la prima volta, un soldato<br />

ha perso la vita durante un’operazione condotta dal comando <strong>europeo</strong>. Gilles Polin è stato<br />

ucciso sul confine tra Ciad e Darfur.<br />

E’ necessario, quindi, chiarire se alcuni di questi rischi possano essere evitati. Essi sono il<br />

risultato di strutture di comando errate, ma anche <strong>del</strong>la mancanza di strumenti necessari<br />

per determinate operazioni.<br />

Per discutere questo argomento si partirà dall’ampio approccio di Javier Solana alla strategia<br />

di sicurezza, la quale copre le forze armate e le infrastrutture critiche <strong>del</strong>l’Unione europea,<br />

le frontiere esterne così come le operazioni umanitarie. Vi si ritrovano sempre dei punti<br />

deboli nei campi <strong>del</strong>lo spazio, dei sistemi di osservazione via satellite, <strong>del</strong>le<br />

telecomunicazioni via satellite e <strong>del</strong>la navigazione via satellite. Una maggiore cooperazione<br />

in questa area porterebbe a un migliore impiego dei fondi e al raggiungimento di una<br />

maggiore funzionalità.<br />

Inizierò la mia analisi dall’osservazione terrestre. Vi sono i satelliti di osservazione Helios,<br />

i SAR Lupe tedeschi e i Cosmo-Skymed italiani. E’ di vitale importanza assicurare che le<br />

immagini ricevute dai sistemi di osservazione siano effettivamente disponibili al nostro<br />

centro satellitare di Torrejón.<br />

Quindi vi è il futuro progetto MUSIS. Ho messo in evidenza la necessità che tale progetto<br />

sia portato avanti all’interno di un quadro <strong>europeo</strong> adeguato. Infine, vi è il progetto di<br />

navigazione satellitare Galileo. La relazione afferma chiaramente che in futuro tale progetto<br />

dovrebbe essere messo a disposizione anche di operazioni militari, dato che le forze militari<br />

che le pianificano e conducono necessitano <strong>del</strong>le indicazioni fornite da Galileo.<br />

Arrivo così alle telecomunicazioni, le quali devono essere anch’esse via satellite. Una<br />

maggiore cooperazione in questo campo può rivelarsi molto utile. Ritengo, inoltre, che la<br />

tecnologia software-defined radio rappresenti un progetto comune che può offrire opportunità<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

notevoli. Stabilire uno standard comune per le telecomunicazioni protette potrebbe portare<br />

all’interoperabilità tra forze armate e polizia, nonché con le forze che devono stare in allerta<br />

per offrire aiuto in caso di catastrofe.<br />

Abbiamo anche bisogno di sistemi di sorveglianza <strong>del</strong>lo spazio per monitorare la nostra<br />

infrastruttura spaziale e proteggere i nostri satelliti. Sarebbe auspicabile sviluppare un<br />

sistema <strong>europeo</strong> comune, un sistema di allerta precoce per i missili balistici, le<br />

comunicazioni e l’intelligence elettronica.<br />

Qualche parola sui finanziamenti. Rileviamo che somme considerevoli <strong>del</strong> bilancio <strong>europeo</strong><br />

per la sicurezza vengono già impiegate innanzitutto per la ricerca sulla sicurezza, e poi per<br />

GMES, il sistema di osservazione satellitare che ha implicazioni nell’ambito <strong>del</strong>la sicurezza,<br />

e per Galileo. Precisamente stiamo spendendo 750 milioni di euro <strong>del</strong> bilancio in sicurezza.<br />

Forse dovremmo chiederci se i fondi di bilancio non potrebbero essere messi a disposizione<br />

anche degli altri progetti in programma da me citati.<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevoli<br />

colleghi, la politica spaziale avrà un ruolo importante nei prossimi sei mesi, essendo essa<br />

una <strong>del</strong>le priorità <strong>del</strong>la presidenza francese e la Commissione esprime il suo apprezzamento<br />

al riguardo. Noi tutti conosciamo bene il fascino esercitato dallo spazio. Lo vediamo oggi,<br />

mentre seguiamo le avventure scientifiche <strong>del</strong>la sonda Phoenix su Marte, e lo abbiamo<br />

visto mesi fa, con il buon esito <strong>del</strong>l’installazione <strong>del</strong> laboratorio <strong>europeo</strong> Columbus nella<br />

stazione spaziale internazionale.<br />

Oltre a questi grandi risultati, la tecnologia spaziale sta offrendo un numero sempre<br />

crescente di strumenti, a noi necessari per il raggiungimento dei nostri obiettivi politici in<br />

settori quali la politica ambientale, dei trasporti, agricola, ma anche in aree importanti <strong>del</strong>la<br />

politica estera, quali la politica di sviluppo, di aiuto umanitario, di aiuto internazionale in<br />

caso di catastrofi e, ovviamente – qui ritorno al tema che l’onorevole von Wogau è riuscito<br />

a mantenere in programma per molti anni, cosa per cui la Commissione gli è profondamente<br />

grata – la politica spaziale e la sicurezza europea.<br />

Nella comunicazione sulla politica spaziale europea <strong>del</strong>lo scorso anno, la Commissione<br />

ha dichiarato l’importanza <strong>del</strong>le applicazioni spaziali per la politica europea di sicurezza<br />

e di difesa. Concordo con il relatore sul fatto che tali politiche siano strettamente legate.<br />

Pertanto la Commissione accoglie con favore la relazione su spazio e sicurezza e le proposte<br />

e i dettagli in merito a iniziative e misure specifiche.<br />

Desidero analizzare in maggior dettaglio alcuni altri punti. La relazione sottolinea il fatto<br />

che nell’ambito <strong>del</strong>le attuali prospettive finanziarie l’Unione europea sta destinando più<br />

di 5 miliardi di euro al finanziamento di progetti spaziali. Gran parte di questa somma<br />

viene utilizzata per le applicazioni <strong>del</strong> sistema GMES (Monitoraggio globale <strong>del</strong>l’ambiente<br />

e sicurezza) che, come Galileo, presto avrà il suo proprio marchio commerciale, a mio<br />

parere molto accattivante. Ciò accadrà in settembre.<br />

Le potenziali applicazioni di GMES hanno un’importanza significativa per la politica<br />

europea di sicurezza e di difesa. Non voglio lasciare spazio a dubbi ed evitare, così, di<br />

ripetere gli errori <strong>del</strong> passato: GMES presenta un potenziale multi-uso, non lo neghiamo,<br />

e tale potenziale deve essere utilizzato in maniera accorta al fine di evitare la duplicazione<br />

di costi non necessari. Questo è l’unico modo per assicurare lo sviluppo tecnologico <strong>del</strong>la<br />

nostra industria spaziale e la sua competitività.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Il prossimo punto è di grande rilevanza per la Commissione, considerata anche la nostra<br />

esperienza con Galileo. Se vogliamo rendere i servizi GMES disponibili a lungo termine, è<br />

indispensabile una base finanziaria operativa permanente. Al momento ci troviamo ancora<br />

nella fase di sviluppo e GMES viene finanziato tramite le risorse per lo sviluppo e la ricerca.<br />

Tuttavia molto presto entreremo nella fase operativa e in quel momento dovremo essere<br />

preparati a trarre le necessarie conclusioni riguardo a ciò che è stato finora deciso<br />

congiuntamente, non solo specificatamente in relazione alla politica spaziale, ma anche<br />

sulla base <strong>del</strong> bilancio <strong>europeo</strong>. Non avrebbe senso investire miliardi nello sviluppo di una<br />

tecnologia e poi, una volta che si è nella posizione di poterla utilizzare, non volerla<br />

finanziare.<br />

Se miriamo ad una base finanziaria operativa a lungo termine – e sto parlando senza remore<br />

– allora è necessario includere i progetti spaziali che sono rilevanti ai fini <strong>del</strong>la sicurezza e<br />

<strong>del</strong>la difesa.<br />

Arrivo così al secondo punto. Siamo concordi sul fatto che vi sia uno stretto legame fra<br />

spazio e politica di sicurezza e di difesa. Dovremmo, quindi, sfruttare al meglio le sinergie<br />

fra spazio e sicurezza civile e militare, sia nel campo <strong>del</strong>la tecnologia che in quello operativo.<br />

Sono molto soddisfatto che la relazione incoraggi una forte cooperazione tra i diversi<br />

pilastri, ovvero la Commissione, il Consiglio, l’Agenzia europea per la difesa e il centro<br />

satellitare <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Desidero inoltre sottolineare la necessità di un’analisi <strong>del</strong>la questione <strong>del</strong>lo spazio e dei<br />

suoi legami con la politica europea di sicurezza e di difesa nel suo complesso. Ciò dovrà<br />

avvenire nel rispetto <strong>del</strong>le disposizioni dei trattati, in quanto la Commissione non vi<br />

apporterebbe mai alcuna modifica e si è espressa negativamente riguardo al finanziamento<br />

di misure di difesa europee o misure di natura militare non previste dal bilancio <strong>del</strong>l’UE.<br />

La Commissione accoglie con favore che la relazione prenda in esame aspetti di politica<br />

estera e di sicurezza nel senso più stretto <strong>del</strong> termine, quali lo sviluppo di un codice di<br />

condotta per le attività spaziali o il potenziale dei satelliti nell’ambito <strong>del</strong> monitoraggio<br />

degli accordi internazionali sul controllo degli armamenti.<br />

Una preoccupazione fondamentale <strong>del</strong>la nostra politica è l’utilizzo <strong>del</strong>lo spazio per soli<br />

scopi pacifici. L’Unione europea – qui posso citare varie risoluzioni <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

– sostiene tutte le iniziative atte a prevenire l’armamento <strong>del</strong>lo spazio. Per questo motivo<br />

la Commissione accoglie con interesse l’intenzione <strong>del</strong>l’Agenzia spaziale europea di<br />

sviluppare uno strumento a tale scopo, la cosiddetta space situational awareness, un sistema<br />

in grado di verificare il rispetto degli accordi specifici e di monitorare la sicurezza dei nostri<br />

satelliti.<br />

Il coordinamento di ciò nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong>la Comunità verrà discusso fra pochi<br />

giorni durante l’incontro tra i ministri responsabili degli affari spaziali, la presidenza francese<br />

e la Commissione, che si terrà presso il centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese.<br />

La relazione su spazio e sicurezza chiarisce quali sono le sfide in materia di sicurezza che<br />

l’<strong>Europa</strong> si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Questa dovrebbe essere vista come<br />

un’occasione per migliorare la competitività e la capacità di azione <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. In questo<br />

senso, una politica spaziale europea innovativa e una politica europea comune di sicurezza<br />

e di difesa possono contribuire al raggiungimento di tali obiettivi.<br />

Romana Jordan Cizelj, relatore per parere <strong>del</strong>la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.<br />

− (SL) La politica spaziale europea è di cruciale importanza per due motivi: primo,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

contribuisce a una maggiore sicurezza; secondo, concorre al perseguimento degli obiettivi<br />

di sviluppo stabiliti dalla strategia di Lisbona in merito a crescita e occupazione. Questo è<br />

l’aspetto sul quale la commissione per l’industria si è soffermata maggiormente.<br />

Siamo lieti che il Trattato di Lisbona, nel capitolo sulla ricerca e lo sviluppo tecnologico,<br />

fornisca una base giuridica per la politica spaziale europea. Analizzeremo con grande<br />

attenzione le proposte che la Commissione elaborerà in merito a un programma spaziale<br />

<strong>europeo</strong>, e quindi prenderemo posizione al riguardo. E’ altresì necessario definire le<br />

conseguenti relazioni con l’Agenzia spaziale europea.<br />

Mi compiaccio, inoltre, <strong>del</strong> fatto che, proprio oggi, sia stato firmato il regolamento che<br />

garantisce lo start-up effettivo dei programmi EGNOS e Galileo. La nostra esperienza al<br />

riguardo ci permetterà di accordarci sulla gestione di altri programmi. Dobbiamo, quindi,<br />

preparare e istituire un ambiente concreto che faciliti l’uso adeguato di questi nuovi sistemi<br />

e <strong>del</strong> maggior numero possibile di applicazioni, senza porci a priori troppe limitazioni.<br />

Onorevoli colleghi, lo spazio è un bene naturale condiviso, non la semplice proprietà di<br />

una nazione o di una comunità. Per questo motivo è indispensabile tenere in debita<br />

considerazione il quadro internazionale per lo sviluppo di una legislazione europea futura.<br />

Mi riferisco ai trattati esistenti <strong>del</strong>le Nazioni Unite e ai principi di diritto spaziale.<br />

Desidero, infine, ringraziare il relatore per la sua collaborazione e per tenuto presente il<br />

punto di vista <strong>del</strong>la commissione per l’industria. Ritengo che lavorare in questo modo<br />

favorirà il raggiungimento di molti altri traguardi.<br />

Anna Ibrisagic, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (SV) Signor Presidente, vorrei innanzitutto<br />

ringraziare l’onorevole von Wogau per l’ottima relazione. Permettetemi di iniziare con<br />

qualcosa che, a prima vista, non pare presentare grande attinenza con lo spazio, ovvero la<br />

guerra dei Balcani. Col tempo ci siamo resi conto che l’<strong>Europa</strong> ha commesso vari errori<br />

nel corso dei conflitti che hanno interessato i Balcani negli anni ‘90. La causa di questi errori<br />

non è stata una cattiva politica estera e di sicurezza comune, ma la totale mancanza di una<br />

politica estera e di sicurezza comune. Vi sono ancora persone che si oppongono sia a una<br />

politica estera e di sicurezza comune, sia agli ambiti trattati dalla relazione.<br />

Condivido il pensiero <strong>del</strong>l’onorevole von Wogau riguardo al fatto che i sistemi di<br />

sorveglianza spaziale dovrebbero essere finanziati dal bilancio <strong>europeo</strong>, non solo perché<br />

tali sistemi possono essere impiegati per scopi di sicurezza, ma anche perché possono<br />

essere utilizzati in altri ambiti di interesse comune, come l’ambiente.<br />

Desidero sottolineare, inoltre, che nelle importanti e <strong>del</strong>icate questioni che interessano la<br />

dimensione spaziale <strong>del</strong>la sicurezza europea è opportuno disporre di un sistema che sia<br />

indipendente dagli Stati Uniti, che si fondi su una maggiore cooperazione fra gli Stati<br />

membri e sfrutti al meglio le risorse. Un sistema come quello descritto nella relazione può<br />

garantire una migliore gestione di eventuali conflitti futuri, che certo non ci auguriamo<br />

per l’<strong>Europa</strong> ma che potremmo trovarci a dover affrontare.<br />

Ana Maria Gomes, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, mi congratulo con<br />

l’onorevole collega Karl von Wogau per la sua relazione e per la tenacia con la quale ha<br />

sostenuto l’approfondimento <strong>del</strong> progetto <strong>europeo</strong> attraverso la costruzione di una politica<br />

europea di difesa. La relazione fa un bilancio opportuno di quelli che dovrebbero essere<br />

gli obiettivi principali di una politica europea nell’ambito <strong>del</strong>lo spazio e <strong>del</strong>la sicurezza. In<br />

primo luogo, l’importanza capitale rivestita dall’utilizzo di tutti i canali diplomatici e politici<br />

al fine di evitare l’armamento <strong>del</strong>lo spazio, come evidenziato dal Commissario Verheugen,<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

permettendo così che continui ad essere sfruttato quale bene pubblico per tutta l’umanità.<br />

In secondo luogo, l’importanza di dotare l’<strong>Europa</strong> di politiche, risorse finanziarie e strumenti<br />

necessari a garantirne l’autonomia strategica a livello internazionale.<br />

In riferimento al primo obiettivo, è importante sottolineare che non stiamo parlando<br />

<strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong>lo spazio per scopi militari. Sappiamo bene che fin dalle prime esplorazioni<br />

spaziali, i satelliti sono stati impiegati per dare supporto alle forze armate di vari paesi nel<br />

campo <strong>del</strong>le comunicazioni. Alcuni nostri onorevoli colleghi continuano a confondere<br />

questo tipo di operazione, compatibile con il diritto internazionale, con i recenti tentativi<br />

fatti da alcuni paesi, in particolare gli Stati Uniti, di trasferire armamenti nello spazio e<br />

trasformarlo così in un quarto campo di battaglia, oltre a quelli su terra, mare e aria. Le<br />

strategie militari di questo tipo e altre iniziative inaccettabili, come i test anti-satellite eseguiti<br />

dalla Cina a gennaio 2007, devono essere combattute.<br />

La relazione risponde a queste minacce ricercando un ruolo diplomatico proattivo per<br />

l’Unione europea. E’ compito <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> condurre una strategia che miri a fornire alla<br />

comunità internazionale una struttura giuridica che garantisca l’esclusione totale <strong>del</strong>le armi<br />

dallo spazio, attraverso la revisione e il rafforzamento <strong>del</strong> trattato sullo spazio<br />

extra-atmosferico.<br />

Riguardo al secondo obiettivo, invece, la relazione ci mette in guardia dal trascurare<br />

l’importanza cruciale <strong>del</strong>lo spazio per l’autonomia strategica <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Come dimostrato<br />

dal progetto Galileo, la schiacciante maggioranza dei membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> ritiene che<br />

la condivisione fra gli europei di risorse finanziarie, tecnologiche e strumentali sia l’unico<br />

modo per evitare la dipendenza <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> da Stati Uniti, Russia e Cina nell’ambio di<br />

attività strategiche, come la navigazione.<br />

La relazione mette in luce anche l’importanza, spesso ignorata o temuta, di Galileo o di<br />

altri programmi nazionali europei ai fini di una seria politica estera e di sicurezza comune.<br />

Senza l’uso pacifico e valido <strong>del</strong>lo spazio, le nostre economie, i nostri sistemi di trasporto,<br />

la meteorologia e il nostro stile di vita in generale, non potrebbero esistere. L’<strong>Europa</strong> deve<br />

iniziare a valutare questo importante ambito in maniera strategica, allo stesso modo di<br />

Washington, Pechino e Mosca. Pensare e agire. A tale proposito, mi rammarico<br />

profondamente <strong>del</strong>l’assenza <strong>del</strong>la presidenza <strong>del</strong> Consiglio a questa discussione.<br />

Tobias Pflüger, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, il paragrafo 41<br />

<strong>del</strong>la relazione recita: “insiste sulla necessità di assicurare che in nessuna circostanza la<br />

politica spaziale europea contribuisca alla militarizzazione e all’armamento generale <strong>del</strong>lo<br />

spazio”. Fino a qui va tutto bene. Tuttavia, l’intera relazione contraddice questa affermazione<br />

poiché, in verità, essa elenca una serie di misure militari. Il paragrafo 5, ad esempio, afferma<br />

che l’ambito militare abbisogna di servizi per le telecomunicazioni, la gestione <strong>del</strong>le<br />

informazioni, l’osservazione e la navigazione. Viene addirittura sottolineata la necessità<br />

<strong>del</strong> progetto satellitare Galileo, il quale è chiaramente un progetto civile, per l’autonomia<br />

<strong>del</strong>le operazioni PESD.<br />

Sono grato all’onorevole Verheugen per aver chiarito nuovamente gli aspetti di bilancio.<br />

L’attuale Trattato <strong>del</strong>l’Unione europea stabilisce in maniera esplicita che il bilancio <strong>del</strong>l’UE<br />

non può essere utilizzato per scopi militari. Per questo motivo il gruppo GUE/NGL ha<br />

presentato degli emendamenti correttivi alla situazione giuridica affermando che lo spazio<br />

può essere utilizzato esclusivamente per scopi esplicitamente civili e che il progetto Galileo<br />

ha tale scopo esplicito.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Osservando gli altri emendamenti proposti, è interessante notare quanto alcuni di essi<br />

siano contraddittori. Il mio preferito è l’emendamento proposto dai Verdi, il quale<br />

dapprincipio rimarca il fatto che Galileo deve rimanere un progetto spaziale con scopi<br />

civili, e poi ne riconosce l’importanza per le operazioni autonome <strong>del</strong>la PESD. Si tratta di<br />

una chiara contraddizione in termini. Urge mettere in chiaro che qui il problema è la<br />

militarizzazione <strong>del</strong>lo spazio ad opera <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

E’ facile continuare a puntare il dito contro gli altri, i quali stanno (anch’essi) perseguendo<br />

la militarizzazione <strong>del</strong>lo spazio. Un uso simile <strong>del</strong>lo spazio è proprio ciò che non vogliamo!<br />

Quindi, il contenuto di questa relazione, preso nel suo complesso e per come è formulato,<br />

non è corretto, in quanto richiede proprio tale militarizzazione. Noi la rifiutiamo. Vogliamo<br />

che lo spazio sia usato per scopi civili e che Galileo rimanga un progetto esclusivamente<br />

civile. Con quest’ultimo bando di gara, abbiamo scaricato il peso di 3,4 miliardi di euro<br />

sulle spalle dei contribuenti. Ripetiamo in continuazione che vogliamo un sistema<br />

indipendente dagli Stati Uniti, ma ora che la Boeing è chiaramente interessata al bando,<br />

nemmeno questa affermazione sembra più corrispondere a verità.<br />

Vogliamo un uso esclusivamente civile <strong>del</strong>lo spazio, non la sua militarizzazione!<br />

Gerard Batten, a nome <strong>del</strong> gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, la relazione si<br />

apre con le seguenti parole: “le diverse sfide politiche e di sicurezza che l’<strong>Europa</strong> deve<br />

affrontare in misura sempre maggiore rendono indispensabile, sotto il profilo strategico,<br />

un’autonoma politica spaziale europea”.<br />

Se prendiamo per buona questa frase di apertura, allora le raccomandazioni <strong>del</strong>la relazione<br />

ne sono una logica conseguenza: una politica europea spaziale comune, l’attuazione <strong>del</strong>la<br />

politica europea di sicurezza e di difesa, l’uso <strong>del</strong> sistema satellitare Galileo per scopi militari<br />

e, ovviamente, un bilancio che finanzi tutto questo.<br />

Ma se non accettiamo questa frase, la logica viene meno. Vi sono effettive sfide politiche<br />

e di sicurezza che concernono il continente <strong>europeo</strong>, ma per quale ragione dovrebbe<br />

l’Unione europea avere una politica autonoma in materia di spazio, di sicurezza e di difesa?<br />

Per la stragrande maggioranza dei cittadini, l’Unione europea non è, né dovrebbe essere,<br />

uno stato politico. E solo gli stati sono legittimati ad avere politiche di sicurezza e capacità<br />

militari. Come afferma la relazione, il Trattato di Lisbona introduce una base giuridica per<br />

la politica spaziale europea e la possibilità di una cooperazione permanente e strutturata<br />

in materia di sicurezza e difesa.<br />

Tuttavia dal punto di vista legale il Trattato di Lisbona è morto. È stato eliminato dal “no”<br />

irlandese <strong>del</strong> recente referendum e di conseguenza dovrebbero essere morte anche l’attuazione<br />

<strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>lo spazio e <strong>del</strong>la politica di sicurezza e di difesa.<br />

Ovviamente, la politica <strong>del</strong>lo spazio e la politica di sicurezza e di difesa avrebbero bisogno<br />

di un sistema di comunicazione comune, e la relazione mette in luce la necessità di utilizzare<br />

Galileo ai fini di una politica europea autonoma di sicurezza e di difesa. Eppure, fino a non<br />

molto tempo fa, si diceva che Galileo fosse stato concepito unicamente per scopi civili. A<br />

conti fatti bisogna ammettere che il suo reale utilizzo è legato agli scopi militari <strong>del</strong>l’UE.<br />

La relazione stessa vuole le due cose. Da un lato auspica un programma spaziale <strong>del</strong>l’UE<br />

legato alla politica di sicurezza e di difesa, dall’altro sostiene che la politica <strong>del</strong>lo spazio<br />

non dovrebbe contribuire alla militarizzazione e all’armamento <strong>del</strong>lo spazio. E’ ovvio che<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

lo spazio verrà militarizzato e dotato di armamenti. E’ inevitabile. Lo faranno gli Stati Uniti,<br />

probabilmente la Russia e, a tempo debito, sicuramente la Cina.<br />

Gli interessi <strong>del</strong>l’Occidente in materia di sicurezza non dovrebbero essere rappresentati<br />

nello spazio da un’Unione europea <strong>del</strong>egittimata, ma insieme ai nostri alleati, gli Stati Uniti,<br />

e in partenariato con la sola organizzazione legittima per la sicurezza, la quale gode <strong>del</strong><br />

sostegno democratico dei cittadini d’<strong>Europa</strong>, la NATO.<br />

Justas Vincas Paleckis (PSE). – (LT) Desidero congratularmi con il relatore, l’onorevole<br />

von Wogau, per avere redatto una relazione significativa e attuale. Ritengo che la relazione<br />

potrebbe essere così riassunta: più pace nello spazio, una migliore cooperazione fra gli<br />

Stati membri <strong>del</strong>l’UE e gli altri paesi, e maggiori finanziamenti a favore di progetti spaziali<br />

comuni.<br />

Approvo gli emendamenti proposti, i quali ancora una volta mettono in luce l’importanza<br />

di Galileo quale progetto strettamente civile e rifiutano ogni possibilità di utilizzo <strong>del</strong>lo<br />

spazio per scopi militari.<br />

Da quando il ruolo <strong>del</strong>lo spazio è diventato sempre più rilevante nella nostra vita, un<br />

numero crescente di paesi ha iniziato ad occuparsi di progetti spaziali. I sistemi satellitari<br />

militari e civili utilizzati nei settori <strong>del</strong>l’osservazione <strong>del</strong>la Terra, <strong>del</strong>le telecomunicazioni,<br />

<strong>del</strong>la navigazione, <strong>del</strong> posizionamento e <strong>del</strong>la temporizzazione sono diventati i nostri<br />

occhi e le nostre orecchie. Molto tempo fa, i classici di geopolitica recitavano “chi domina<br />

lo spazio, domina il mondo”. Ma l’Unione europea non mira a raggiungere la superiorità.<br />

Il mondo multipolare, dove i diritti di tutte le nazioni sono assicurati, è molto più<br />

affascinante. Avendo unito le loro forze nello spazio, i 27 Stati membri <strong>del</strong>l’UE potrebbero<br />

aumentare il loro potenziale di eseguire, in maniera indipendente, operazioni civili e<br />

preventive di successo che contribuiscano alla politica estera e di sicurezza comune. Ciò<br />

potrebbe dare all’UE un grande vantaggio in merito all’osservazione <strong>del</strong>l’espansione degli<br />

armamenti e il monitoraggio <strong>del</strong>l’attuazione degli accordi internazionali.<br />

Al fine di aumentare la loro sicurezza, i paesi <strong>del</strong>l’UE hanno sviluppato diversi progetti<br />

spaziali. Perciò, per evitare raddoppiamenti superflui, sarebbe opportuno sfruttare appieno<br />

il potenziale offerto da tali sistemi e ridurre i costi di sorveglianza <strong>del</strong>la Terra. Il settore<br />

<strong>del</strong>le telecomunicazioni via satellite dovrebbe essere sottoposto ad un processo di<br />

standardizzazione più efficace. E’ necessario, inoltre, promuovere un’interazione più<br />

profonda fra i progetti spaziali sviluppati dall’UE, la quale dovrebbe anche stanziare fondi<br />

più consistenti e avere un bilancio comune per evitare che i singoli paesi sprechino le loro<br />

risorse e gli sforzi profusi.<br />

Nel frattempo, le prossime negoziazioni in merito al partenariato strategico UE-Russia<br />

rappresentano un’ottima opportunità per la progettazione di una cooperazione spaziale<br />

ancora più produttiva, nella quale si cercherà di espandere in ogni modo possibile la<br />

cooperazione strategica nei programmi spaziali comuni con gli Stati Uniti e la NATO.<br />

Philippe Morillon (ALDE). - (FR) Signor Presidente, ho chiesto la parola quando ho<br />

sentito l’onorevole Ibrisagic fare riferimento alla crisi nei Balcani, nella quale, come<br />

probabilmente ricorderete, sono stato coinvolto.<br />

All’epoca il nostro ex collega Jean-François Deniau disse queste parole: “L’<strong>Europa</strong> è morta<br />

a Sarajevo”. Io replicai: “L’<strong>Europa</strong> non è morta a Sarajevo, perché l’<strong>Europa</strong> non esiste”.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Oggi l’<strong>Europa</strong> continua a non esistere, e mi congratulo con l’onorevole collega von Wogau<br />

per continuare a battersi, come ha fatto dal momento in cui è diventato presidente <strong>del</strong>la<br />

sottocommissione per la sicurezza e la difesa, affinché l’<strong>Europa</strong> non <strong>del</strong>uda le aspettative,<br />

non solo al di fuori <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> stessa, in ogni parte <strong>del</strong> mondo, ma anche all’interno di<br />

essa, dove, come ben sapete, il 70 per cento dei nostri concittadini sta chiedendo all’<strong>Europa</strong><br />

di prendere il suo posto a livello internazionale e dimostrare di essere degna <strong>del</strong>la sua storia.<br />

Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, visto che oggi non<br />

siamo in molti qui, approfitterò di questa opportunità per aggiungere, con lo stesso spirito<br />

<strong>del</strong>l’onorevole Morillon, che le persone si aspettano davvero molto dall’<strong>Europa</strong> e che ancora<br />

oggi – come l’onorevole von Wogau ben sa – la Georgia, un paese che è coperto dalla<br />

politica europea di vicinato, è sull’orlo <strong>del</strong>la guerra. Non passa giorno senza che vi siano<br />

scontri fra la Georgia e la regione separatista <strong>del</strong>l’Abkhazia, e la situazione si fa più critica<br />

di ora in ora.<br />

Proprio questo pomeriggio abbiamo ricevuto un appello urgente da parte <strong>del</strong>le autorità<br />

georgiane, affinché l’Unione europea partecipi alla risoluzione <strong>del</strong> conflitto, e questo<br />

dimostra quanto abbiamo bisogno <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Quando viene introdotta una politica<br />

europea di vicinato, è anche indispensabile prendersi la responsabilità <strong>del</strong>la sua applicazione.<br />

Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione . − (DE) Signor Presidente, onorevoli<br />

colleghi, come ci si aspettava questo dibattito si è incentrato su questioni cruciali. È<br />

necessario discuterne apertamente, poiché si tratta di fatti reali e non pii desideri.<br />

La realtà dei fatti è semplice. Gli schemi di conflitto tradizionali sono cambiati. Il confine<br />

fra sicurezza interna ed esterna diventa sempre più indistinto. Ad esempio, non tutti i<br />

presenti in questa aula saranno d’accordo con la visione americana che identifica la lotta<br />

al terrorismo con la guerra. Tuttavia la maggior parte degli americani condivide tale punto<br />

di vista.<br />

Sempre più la tecnologia utilizzata per il mantenimento <strong>del</strong>la sicurezza interna, in particolar<br />

modo per la lotta al crimine internazionale e al terrorismo, tende a provenire dagli stessi<br />

centri di ricerca e le stesse aziende, nonché ad essere utilizzata per lo stesso scopo, sebbene<br />

in campi di applicazione diversi.<br />

Dobbiamo riconoscere che è fondamentale stabilire dei confini altrove, ossia dove vengono<br />

prese le decisioni politiche in merito all’utilizzo degli strumenti. A questo punto lasciate<br />

che lo dica chiaramente: è in questo caso che si applica il Trattato.<br />

Il generale Morillon – se mi è permesso usare il titolo <strong>del</strong>l’onorevole Morillon, dato che<br />

egli stesso prima ha menzionato l’importante ruolo svolto nei Balcani – ha riportato<br />

nuovamente la nostra attenzione sull’argomento. Per molto tempo sono state eseguite<br />

operazioni europee per impedire, risolvere e evitare conflitti. Non vi è bisogno di chiamare<br />

alcun funzionario senior come testimone, poiché tutti noi sappiamo che i responsabili<br />

<strong>del</strong>la sicurezza dei soldati europei in missione fanno assegnamento su un quadro <strong>del</strong>la<br />

situazione estremamente preciso. Oggi non è più possibile avere tale quadro senza l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>la tecnologia spaziale, perché in caso contrario ce l’avrebbe, e ne trarrebbe vantaggio,<br />

la controparte. Metteremmo le nostre stesse forze in grave pericolo e ne<br />

comprometteremmo l’operatività se dicessimo che per motivi di principio noi europei<br />

non permettiamo tale uso.<br />

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Desidero richiamare la vostra attenzione su questi problemi ancora una volta, per<br />

dimostrarvi quanto ne sia consapevole. Sono collegati sia alla nostra politica spaziale, sia<br />

alla ricerca nel campo <strong>del</strong>la sicurezza.<br />

Non posso che esortare il <strong>Parlamento</strong> a tenere presente il suo ruolo anche nel garantire<br />

che, in questa situazione di difficoltà, dove le cose non sono solo bianche o nere ma dove<br />

vi sono molte sfumature di grigio, continueremo a procedere in modo da non<br />

compromettere i nostri valori e principi.<br />

Karl von Wogau, relatore. − (DE) Signor Presidente, vorrei riprendere quanto detto<br />

dall’onorevole Verheugen e poi rispondere agli onorevoli Pflüger e Batten in merito a ciò<br />

che i cittadini <strong>del</strong>l’Unione europea vogliono.<br />

Le indagini Eurobarometro mostrano che il 70-80 per cento dei cittadini <strong>del</strong>l’UE ritiene<br />

necessaria un politica di sicurezza e di difesa comune. Ciò è stato confermato ampiamente<br />

dai terribili eventi dei Balcani. I 27 paesi europei spendono circa 170 miliardi di euro l’anno<br />

per la difesa, tuttavia questi paesi non sono stati in grado di fermare il massacro dei Balcani<br />

semplicemente perché non esiste ancora un’organizzazione europea comune per tali<br />

operazioni. Erano presenti, fra le altre, le forze tedesche, francesi, britanniche, italiane,<br />

lussemburghesi, ma solo quelle americane, non le europee, sono state in grado di fermare<br />

lo spargimento di sangue. L’onorevole Morillon lo ha visto con i suoi propri occhi e lo ha<br />

provato in prima persona.<br />

Non è corretto nemmeno fare riferimento in questa sede alle armi nello spazio. Di che<br />

minaccia si tratta? Ad esempio, se Galileo o altri satelliti di osservazione vengono posizionati<br />

nello spazio al fine di scoprire cosa succede, lo scopo è la sicurezza dei nostri cittadini. Il<br />

vero rischio è costituito dalle armi, le quali vengono collocate nello spazio e utilizzate per<br />

distruggere i nostri satelliti di comunicazione, dato che in questo modo il nostro intero<br />

sistema sociale potrebbe essere distrutto con mezzi relativamente minori. Provate a<br />

immaginare cosa accadrebbe se i satelliti per le telecomunicazioni utilizzati da televisione,<br />

radio, da tutto ciò su cui si fonda la società odierna, venissero distrutti.<br />

Per questo motivo sono <strong>del</strong>l’opinione che siamo sul binario giusto, anche per quanto<br />

riguarda il progetto Galileo. Probabilmente domani, in sede di votazione, scopriremo che<br />

parte <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> ha cambiato idea. Il primo passo è stato riuscire a ottenere<br />

il finanziamento per Galileo al di fuori <strong>del</strong> bilancio <strong>europeo</strong>. Il secondo è rappresentato<br />

dal fatto che Galileo è sicuramente un progetto civile, diverso dalla tipologia <strong>del</strong> sistema<br />

americano, ma altresì necessario e perciò deve essere disponibile per le operazioni effettuate<br />

dalle forze <strong>del</strong>l’UE in zone come Congo, Bosnia-Erzegovina e Ciad.<br />

Pertanto, ritengo che domani assisteremo a un cambio nella posizione <strong>del</strong>la maggioranza<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà domani, 10 luglio 2008.<br />

21. Accordo di partenariato CE/Mauritania nel settore <strong>del</strong>la pesca per il periodo 1<br />

agosto 2008 – 31 luglio 20012 (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione di Carmen Fraga Estévez, a nome <strong>del</strong>la<br />

commissione per la pesca, su proposta <strong>del</strong> regolamento <strong>del</strong> Consiglio relativo alla<br />

conclusione <strong>del</strong> protocollo che stabilisce le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

previste dall’accordo di partenariato nel settore <strong>del</strong>la pesca tra la Comunità europea e la<br />

Repubblica islamica di Mauritania per il periodo dal 1° agosto 2008 al 31 luglio 2012<br />

[COM(2008)0243 – C6-0199/2008 –2008/0093(CNS)] (A6-0278/2008).<br />

Joe Borg, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, mi permetta innanzitutto<br />

di esprimere la mia gratitudine verso la commissione per la pesca e, in particolar modo,<br />

verso l’onorevole Fraga per la sua relazione.<br />

Il protocollo modificato stabilisce le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria per<br />

il periodo dal 1° agosto 2010 al 31 luglio 2012. E’ il risultato di un lungo e complesso<br />

processo di negoziazione tra Commissione europea e Mauritania lanciato nell’ottobre<br />

2007, a seguito di una severa sottoutilizzazione <strong>del</strong> protocollo da parte degli armatori<br />

europei, vale a dire una sottoutilizzazione <strong>del</strong>la specie dei cefalopodi e di piccole specie<br />

pelagiche.<br />

Le principali modifiche introdotte nel nuovo protocollo sono legate in primo luogo alla<br />

durata <strong>del</strong>lo stesso, la quale è stata estesa da due a quattro anni, e in secondo luogo alla<br />

riduzione <strong>del</strong>le possibilità di pesca dei cefalopodi, basata su una relazione scientifica, e di<br />

pesca pelagica, a seguito <strong>del</strong>l’effettiva utilizzazione e <strong>del</strong>le previsioni per la flotta <strong>del</strong>l’Unione<br />

europea. In terzo luogo, alla generale riduzione <strong>del</strong>la contropartita finanziaria sui quattro<br />

anni, da una media di 86 milioni di euro all’anno a una media di 72,25 milioni all’anno,<br />

ma con un aumento <strong>del</strong>la quota per il sostegno <strong>del</strong>la politica <strong>del</strong>la pesca <strong>del</strong> paese: da 11<br />

milioni di euro per il biennio 2008-2009 a 20 milioni di euro per il biennio 2011-2012.<br />

Infine, è stata rivista la procedura in merito alle infrazioni nelle acque <strong>del</strong>la Mauritania.<br />

Si tratta di un protocollo molto equilibrato che concilia diversi interessi: la necessità di<br />

adeguare la contropartita finanziaria <strong>del</strong>l’UE alla riduzione <strong>del</strong>le possibilità di pesca per la<br />

sua flotta, e l’importanza <strong>del</strong> fornire un maggiore sostegno al settore <strong>del</strong>la pesca <strong>del</strong>la<br />

Mauritania, così da incentivare l’integrazione <strong>del</strong>lo stesso all’interno <strong>del</strong>la strategia nazionale<br />

di sviluppo <strong>del</strong>la Mauritania.<br />

L’accordo di partenariato per la pesca contribuisce per il 20 per cento al bilancio <strong>del</strong>lo stato<br />

<strong>del</strong>la Mauritania, rispetto al 30-35 per cento <strong>del</strong> periodo 2004-2005. L’accordo di<br />

partenariato per la pesca rappresenta l’80 per cento <strong>del</strong>le entrate totali provenienti dal<br />

settore <strong>del</strong>la pesca all’interno <strong>del</strong> bilancio statale. Lo sforzo di pesca <strong>del</strong>la Comunità europea<br />

nelle ZEE mauritane rappresenta il 20 per cento <strong>del</strong>lo sforzo totale, costituito sia da flotte<br />

artigianali che industriali.<br />

Nel corso <strong>del</strong>le negoziazioni la Mauritania ha chiesto alla Commissione di fare il possibile<br />

per effettuare il pagamento <strong>del</strong>la prima contropartita finanziaria annuale entro la fine di<br />

agosto 2008. Tale contropartita è di fondamentale importanza per il bilancio nazionale<br />

<strong>del</strong>la Mauritania poiché, come ho detto poco fa, i versamenti annuali nell’ambito<br />

<strong>del</strong>l’accordo di partenariato per la pesca costituiscono dal 15 al 20 per cento <strong>del</strong> bilancio<br />

<strong>del</strong> paese. E’ di vitale importanza anche per gli operatori <strong>del</strong>l’UE attivi nella regione le cui<br />

attività potrebbero risentire nel caso di mancato versamento prima di tale data, il che è<br />

dovuto alla mancata ratifica da parte <strong>del</strong>la Comunità.<br />

Desidero, inoltre, fare riferimento alla questione <strong>del</strong>la stabilità relativa, già sollevata da uno<br />

degli Stati membri durante il Consiglio di giugno, e ricordarvi che la Commissione non ha<br />

l’obbligo legale di applicare la precedente ripartizione <strong>del</strong>le possibilità di pesca (ovvero la<br />

stabilità relativa) <strong>del</strong>l’accordo di partenariato per la pesca, cioè un accordo che prevede<br />

una compensazione finanziaria, come quello oggetto di discussione oggi. Questo perché<br />

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178<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

è necessario garantire una ripartizione che riflette la migliore opzione possibile, assicurando<br />

così il migliore rapporto costi-benefici (ossia l’ottimizzazione <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>la contropartita<br />

finanziaria). Nell’ambito di questi accordi, le possibilità di pesca dovrebbero essere ripartite<br />

in base ad altri criteri, quali il tasso di utilizzo <strong>del</strong>le capacità <strong>del</strong> protocollo precedente, le<br />

richieste degli Stati membri nel corso <strong>del</strong>le negoziazioni e possibilità di pesca storiche<br />

concesse agli Stati membri, e infine la situazione/capacità <strong>del</strong>la flotta.<br />

Carmen Fraga Estévez, relatrice. − (ES) Signor Presidente, la commissione per la pesca<br />

ha lavorato duramente affinché la Commissione e l’Unione europea potessero tener fede<br />

ai loro impegni.<br />

Forse l’iniziale mancanza di interesse dimostrata dalla Commissione durante le negoziazioni<br />

è stata la causa <strong>del</strong>le critiche presenti in questa relazione in riferimento alla procedura che<br />

è stata seguita, nonostante la Mauritania continui a essere uno dei principali partner<br />

<strong>del</strong>l’Unione europea e nonostante il fatto che la contropartita finanziaria sia tuttora una<br />

<strong>del</strong>le più rilevanti e comporti un impegno sempre maggiore verso lo sviluppo <strong>del</strong> settore<br />

<strong>del</strong>la pesca <strong>del</strong>la Comunità.<br />

E’ perciò difficile comprendere perché il testo che è stato oggetto di negoziazione comporti<br />

una riduzione notevole <strong>del</strong> tasso di cattura autorizzato compresa tra il 25 e il 50 per cento<br />

per quasi tutte le specie di pesci e perché, oltre alle misure tecniche, tali condizioni siano<br />

state accettate, cosa per noi incomprensibile.<br />

Come già abbiamo avuto occasione di precisare in questo forum, e come Europêche le ha<br />

comunicato in una lettera a lei indirizzata, onorevole Borg, non ha molto senso negoziare<br />

eccezionali possibilità di pesca – e non è il caso di questo accordo – se poi vengono accettate<br />

condizioni tecniche che ci impediscono di trarre un vero vantaggio da suddette possibilità.<br />

Le dimensioni minime stabilite per il polpo non sono in alcun modo collegate alle<br />

dimensioni stabilite per specie simili; il periodo supplementare di due mesi per il riposo<br />

biologico, negoziato all’ultimo minuto, quasi all’insaputa <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la pesca, era basato<br />

su una relazione scientifica poco accurata ed è stato introdotto su richiesta <strong>del</strong>la parte<br />

mauritana senza le previe e necessarie consultazioni <strong>del</strong> comitato scientifico congiunto;<br />

sebbene il periodo di riposo riguardi tutte le specie, esso è basato unicamente sui cefalopodi.<br />

Tutto ciò è un segnale preoccupante di come le trattative vengano talvolta condotte dalla<br />

Commissione europea.<br />

E’ per questo motivo, signor Presidente, onorevole Borg, che dobbiamo insistere affinché<br />

vi sia un maggiore coinvolgimento <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, perlomeno in veste di<br />

osservatore, agli incontri <strong>del</strong> comitato congiunto, come requisito minimo di trasparenza<br />

istituzionale che avrebbe dovuto essere stabilito già da tempo.<br />

Considerati i nuovi poteri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> previsti con l’entrata in vigore <strong>del</strong> Trattato<br />

di Lisbona – che era imminente e, sono convinta, presto avrà luogo – sarebbe bene che il<br />

Consiglio e la Commissione si preparassero a coinvolgere il <strong>Parlamento</strong> in un ruolo che,<br />

prima o tardi, verrà chiamato a svolgere.<br />

Nella relazione abbiamo accennato alla <strong>del</strong>usione per il fatto che la Commissione – e qui<br />

mi trovo, mio malgrado, in disaccordo con lei, Commissario Borg – non abbia rispettato<br />

la stabilità relativa <strong>del</strong>l’accordo, prendendosi la libertà di ammorbidire un criterio che in<br />

altre occasioni era stato definito quasi sacrosanto, un’azione questa che terremo sotto<br />

controllo, come il nostro mandato richiede.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Spero che nel caso a cui lei si riferiva, quello dei cefalopodi, saranno rispettate le chiavi di<br />

ripartizione basate sul principio di stabilità relativa e sui diritti storici di pesca in questa<br />

zona di pesca.<br />

Siamo interessati a conoscere l’esito degli incontri programmati nei vari forum e comitati<br />

congiunti al fine di risolvere alcune <strong>del</strong>le questioni tecniche di cui ho parlato nella relazione<br />

e che possono bloccare, come è ancora per il Marocco, una flotta che necessita<br />

disperatamente <strong>del</strong>l’accesso alle possibilità di pesca per cui sta versando ingenti somme di<br />

denaro.<br />

Nonostante tutto ciò, grazie all’innalzamento <strong>del</strong>la durata a quattro anni, il protocollo<br />

resta, insieme al protocollo <strong>del</strong> Marocco, la collaborazione più importante nel settore <strong>del</strong>la<br />

pesca tra Unione europea e i paesi in via di sviluppo, e per questo motivo auspichiamo un<br />

voto contrario ai due emendamenti proposti e la veloce approvazione <strong>del</strong>la proposta <strong>del</strong>la<br />

Commissione.<br />

Cornelis Visser, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (NL) L’accordo sulla pesca con la Mauritania,<br />

concluso il 1° agosto 2006, doveva essere esteso quest’anno. All’improvviso, lo scorso 14<br />

dicembre, la Commissione ha consigliato che venisse interrotto in quanto le opportunità<br />

di pesca, in particolare quelle relative alle piccole specie pelagiche, non venivano sfruttare<br />

appieno dalla flotta peschereccia europea.<br />

Per noi è stata una grande sorpresa. I colloqui per la rinegoziazione <strong>del</strong> protocollo sulla<br />

pesca si sono tenuti in parte su pressante richiesta <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> stesso. Il nuovo protocollo<br />

sottopostoci dalla Commissione presenta tagli ingenti rispetto al precedente: non solo<br />

subiscono un taglio quelle opportunità di pesca relative a specie non sfruttate appieno<br />

negli anni precedenti, ma sono presenti anche ingenti tagli per tutte le specie ittiche: 25<br />

per cento per i cefalopodi, dal 10 al 50 per cento per le specie demersali e 43 per cento per<br />

le pelagiche, mentre per i prossimi anni la compensazione finanziaria versata alla Mauritania<br />

rimane invariata o solo leggermente ridotta. Ci chiediamo se questi tagli siano davvero<br />

necessari e quali siano le ragioni effettive dietro di essi, specialmente perché il settore <strong>del</strong>la<br />

pesca sta vivendo grosse difficoltà a causa <strong>del</strong>la crisi dei prezzi <strong>del</strong> carburante e dei tagli<br />

nelle opportunità di pesca. Di conseguenza non sembrerebbero esserci ragioni ovvie per<br />

limitare ulteriormente le opportunità di pesca, specialmente quando non vi è una necessità<br />

biologica o scientifica di farlo.<br />

Il settore <strong>del</strong>la pesca deve essere in grado di sfruttare ogni opportunità di pesca oggi<br />

disponibile. Una possibilità, ad esempio, potrebbe essere quella di accordare la pesca <strong>del</strong><br />

tonno nel Mediterraneo alla Mauritania. La flotta peschereccia pelagica olandese è stata<br />

anch’essa colpita dalla restrizioni proposte, in particolar modo per merlano nero, aringhe<br />

e maccarelli. E’ tutto riguardo alla Mauritania.<br />

Ancora due parole in merito alle proposte <strong>del</strong>la Commissione. Esse trovano il mio favore,<br />

tranne quelle che riguardano la Mauritania. Ritengo vi siano molti suggerimenti utili per<br />

l’adeguamento <strong>del</strong>la flotta in risposta alla crisi <strong>del</strong> carburante e mi auguro che le nuove<br />

misure siano sufficienti a evitare la perdita di posti di lavoro nel settore.<br />

Rosa Miguélez Ramos, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, il fatto degno<br />

di nota di questo protocollo è che, sebbene la sua durata sia stata estesa da due a quattro<br />

anni, le opportunità di pesca sono state ridotte.<br />

La distribuzione <strong>del</strong>le licenze previste dal protocollo per la categoria 5 (cefalopodi), per<br />

cui alla Spagna vengono assegnate 24 licenze, non incontrerà il favore <strong>del</strong>l’amministrazione<br />

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180<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

spagnola poiché il numero non è sufficiente a soddisfare le richieste provenienti dal settore<br />

direttamente interessato a tale categoria.<br />

Il Consiglio ha il potere di stabilire una nuova distribuzione <strong>del</strong>le licenze, che tenga conto<br />

<strong>del</strong>l’utilizzazione. Tuttavia nel caso in questione essa non è stata basata sulle medie, ma<br />

sul periodo che va dalla fine <strong>del</strong> 2007 all’inizio <strong>del</strong> 2008, quando la situazione, messa in<br />

pericolo dalle controversie con la Mauritania scaturite a seguito <strong>del</strong>l’impiego di alcune<br />

misure tecniche, aveva portato una larga parte <strong>del</strong>la flotta europea a non essere favorevole<br />

a questo accordo, per <strong>del</strong> timore <strong>del</strong> fermo, com’era accaduto nel primo quadrimestre <strong>del</strong><br />

2008.<br />

Poiché il nuovo protocollo ha risolto i problemi tecnici e ha aperto una procedura più<br />

sicura per la risoluzione di differenze tecniche fra le parti, sicuramente un maggior numero<br />

di navi vorrà accedere a questa zona di pesca, che sta diventando ogni giorno più sicura, e<br />

quindi offrire più garanzie rispetto al protocollo precedente.<br />

Marie Anne Isler Béguin, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, onorevoli colleghi, quando si tratta di accordi sulla pesca, noi dei Verdi<br />

abbiamo una visione leggermente diversa dagli altri gruppi. Per noi gli accordi sulla pesca<br />

non rientrano solo negli accordi puramente e strettamente commerciali, ma anche nelle<br />

politiche europee. E’ per questo motivo che farò riferimento all’opinione <strong>del</strong> comitato sullo<br />

sviluppo, il quale sottolinea il nostro impegno nel fornire aiuto allo sviluppo, sostegno alla<br />

democrazie e buon governo.<br />

La domanda che abbiamo già posto durante la discussione all’interno <strong>del</strong> comitato per la<br />

pesca è perché la Commissione ha minacciato di porre fine agli accordi con la Mauritania,<br />

nemmeno un anno dopo la loro firma.<br />

Per quello che ci riguarda, gli accordi sulla pesca non sono semplici accordi che danno la<br />

possibilità di utilizzare una risorsa e pagare per tale uso, e di pagare meno quando viene<br />

utilizzata meno. No, stiamo tagliando le opportunità di pesca perché la flotta peschereccia<br />

europea ha utilizzato meno le risorse <strong>del</strong>le aree interessate. Ma la responsabilità è <strong>del</strong>la<br />

Mauritania, è colpa <strong>del</strong>la Mauritania se la flotta europea ha scelto altre zone di pesca per<br />

determinate categorie ittiche?<br />

Abbiamo sempre chiesto che le risorse ittiche fossero rispettate negli altri accordi sulla<br />

pesca, abbiamo sempre sostenuto che troppe risorse venivano utilizzate e che in ogni caso<br />

sarebbe giunto il momento in cui le risorse sarebbero state ridotte. Ora sta accadendo<br />

esattamente questo. Concordiamo con la Commissione sul fatto che le risorse debbano<br />

essere riportate al livello in cui la pesca dà profitti, e ciò è positivo. Tuttavia non siamo<br />

assolutamente d’accordo su un altro fatto. Nel corso <strong>del</strong>le discussioni tenutesi, abbiamo<br />

chiesto cosa sarebbe accaduto quando la contropartita fosse stata ridotta in accordo con<br />

i livelli di pesca, e cioè fosse stata ridotta da 86 a 70 milioni di euro, con la conseguente<br />

diminuzione <strong>del</strong>le entrate nel bilancio <strong>del</strong>la Mauritania pari a 40 milioni di euro nel periodo<br />

di tre anni.<br />

La sua risposta è stata: “Il problema non sussiste. Non possiamo commutare le quote di<br />

pesca in qualcosa di diverso e decidere di lavorare, invece, sullo sviluppo”. Lo<br />

comprendiamo. Lei si è preso l’impegno, a nome <strong>del</strong>la Commissione, di assicurare una<br />

compensazione per quei 40 milioni di euro quale parte <strong>del</strong>la politica di sviluppo. Tuttavia,<br />

oggi, in questo accordo non vediamo nessun riferimento a suddetta compensazione, tranne<br />

che in una nota a piè pagina secondo la quale tale possibilità effettivamente esiste. Noi non<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

ci crediamo e ritengo che in un certo senso la Mauritania sia stata ingannata in questo<br />

accordo, dato che esso non contiene alcuna disposizione in merito alla compensazione<br />

concordata.<br />

Se mi è permesso, vorrei ricordarvi che quando ero a capo <strong>del</strong>la missione <strong>del</strong>l’UE in<br />

occasione <strong>del</strong>le elezioni in Mauritania, l’Unione europea si impegnò a sostenere questa<br />

giovane democrazia, tuttavia, il nostro primo atto politico è minacciare di interrompere<br />

l’accordo sulla pesca. A mio parere questa non è una politica di aiuto allo sviluppo, e vorrei<br />

sapere quale garanzia lei ci può dare, a noi membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, a proposito<br />

<strong>del</strong>la compensazione relativa alla riduzione stabilita.<br />

Jean-Claude Martinez (NI). - (FR) Signor Presidente, l’accordo sulla pesca tra l’<strong>Europa</strong><br />

e la Mauritania, sul quale la nostra collega nonché amica, onorevole Fraga Estévez, ha scritto<br />

una relazione, comprende una <strong>del</strong>le regioni più ricche al mondo in termini di risorse ittiche.<br />

Questo è il motivo per cui, per esempio, a Dakhla, l’ex capitale spagnola Villa Cisneros,<br />

situata in quella parte <strong>del</strong> Sahara occidentale ora controllato dal Marocco, l’insenatura<br />

marina lunga 40 km è conosciuta come Rio de Oro, o Fiume d'Oro, per il riflesso <strong>del</strong> sole<br />

sulle squame dei banchi di pesci.<br />

In passato, quest’abbondanza di pesce è stata causa di problemi con il Marocco. Oggi<br />

dobbiamo affrontare un problema simile, ma che riguarda la pesca in Mauritania dal 2008<br />

al 2012. In quest’area gli stock di polpo e di cefalopodi, per esempio, potrebbero diminuire,<br />

in seguito al periodo di riposo biologico, ma è un’area in cui, al contrario, la pesca di sardine<br />

è fondamentale in quanto le sardine sono predatori di polpi.<br />

In termini pratici, ciò significa innanzitutto distribuire le quote di pesca, le licenze, tra<br />

cinque paesi europei, compresi la Spagna, ovviamente, l’Italia, ma anche il Portogallo,<br />

signor Presidente, e ci sono altre navi, pescherecci congelatori, forse provenienti dagli Stati<br />

baltici. Oltre a questo, si tratta di ridurre le catture da circa 400 000 tonnellate a 250 000<br />

tonnellate poiché, stranamente, queste quote non vengono rispettate, e mi riferisco anche<br />

al Sahara occidentale controllato dal Marocco, cosa, generale Morillon, che i nostri pescatori<br />

di tonno <strong>del</strong> Mediterraneo non si sognano nemmeno.<br />

In Mauritania, la media di possibilità di pesca sfruttate oscilla tra il 90 per cento per i<br />

crostacei ad un mero 22 per cento per il tonno. Come accade per tutti questi accordi e<br />

protocolli, viene ovviamente pagata una contropartita finanziaria per ottenere il diritto<br />

alla pesca, che ammonta a circa 300-305 milioni di euro ogni quattro anni, pari a 70 o 80<br />

milioni di euro all’anno. L’onorevole Borg ha parlato <strong>del</strong>l’importanza di tale contropartita,<br />

dato che rappresenta circa il 15 per cento <strong>del</strong> bilancio annuo <strong>del</strong>la Mauritania.<br />

Quest’operazione è vantaggiosa per la Mauritania anche perché la contropartita rimane<br />

sempre più o meno allo stesso livello, mentre le catture, al contrario, stanno diminuendo.<br />

Tuttavia, i mauritani stanno causando seri problemi alle nostre navi applicando i fermi<br />

solamente per raccogliere ammende lungo il tragitto, sebbene la Commissione europea,<br />

come appena sottolineato dall’onorevole Isler Béguin, non sia stata particolarmente<br />

comprensiva in questo caso e stia oggi facendo pressioni al governo <strong>del</strong>la Mauritania.<br />

La pesca è ovviamente molto importante in queste zone, dal Marocco, per esempio da<br />

Dakhla, il pesce viene esportato in Brasile e la pesca costituisce una fonte di guadagno per<br />

l’intera città, per questo la FAO e i paesi ACP si preoccupano di creare un’industria <strong>del</strong>la<br />

pesca sostenibile e un codice di buona condotta. Signor Presidente, malgrado la condotta<br />

<strong>del</strong>la Commissione europea non sia sempre stata molto “buona” durante i negoziati con<br />

la giovane democrazia <strong>del</strong>la Mauritania, forse dovremmo accogliere con favore questo<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

accordo, poiché forse sarà l’unico che otterremo in questa regione, ora che il Marocco<br />

vuole preservare e riassumere il controllo <strong>del</strong>le sue risorse naturali.<br />

Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, signor<br />

Commissario, onorevoli colleghi, nutrivamo ottime speranze sul fatto che i nuovi negoziati<br />

sul protocollo all’accordo con la Mauritania riuscissero a compensare i <strong>del</strong>udenti negoziati<br />

precedenti; pensavamo anche che servissero a rettificare il risultato insoddisfacente dei<br />

negoziati sull’accordo con il Marocco per i pescherecci di cefalopodi, importanti per il<br />

commercio, e che sono fondamentali dal punto di vista socioeconomico in Galizia, regione<br />

che è stata colpita dagli effetti di questi due accordi scarsamente negoziati, oltre che dalla<br />

crisi generale <strong>del</strong> settore ittico.<br />

Tuttavia, non è stato questo il caso, pertanto non possiamo elogiare o congratularci con<br />

la Commissione per questo risultato. In generale, le possibilità di pesca si stanno riducendo<br />

drasticamente e la contropartita finanziaria non è adatta a far fronte a tale riduzione. Non<br />

è stato dato ascolto sufficiente al settore colpito e le misure tecniche accordate, oltre ad<br />

essere ambigue, sono dannose per la flotta comunitaria. Nel caso dei cefalopodi, le<br />

dimensioni minime dei polpi, come riportato nella relazione, sono le più grandi <strong>del</strong>la<br />

regione e non sono necessarie, con il risultato che i pescherecci di cefalopodi sono<br />

effettivamente in crisi e, come se non fosse abbastanza, l’assegnazione di licenze sta<br />

danneggiando la stabilità relativa, il che è dannoso per la flotta spagnola.<br />

Come avrà capito, onorevole Borg, sebbene ci dispiaccia, tutte queste considerazioni ci<br />

portano a non poterci congratulare con lei in questo caso per i risultati raggiunti, poiché<br />

crediamo che avrebbero potuto e dovuto essere più soddisfacenti.<br />

Joe Borg, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto<br />

ringraziarla per i suoi interessanti commenti e per il dibattito che si è tenuto. Vorrei inoltre<br />

riprendere alcuni punti che sono stati menzionati.<br />

In primo luogo, è corretto sottolineare che il protocollo rivisto prevede meno possibilità<br />

di pesca. Questa è la ragione che ci ha spinto a decidere di riprendere i negoziati, dato che<br />

dovevamo garantire il massimo sfruttamento <strong>del</strong>le possibilità di pesca, che nelle condizioni<br />

precedenti avevano subito una significativa sottoutilizzazione sia per quanto riguarda i<br />

piccoli pelagici che i cefalopodi.<br />

Riguardo ai requisiti tecnici, per esempio le draghe, ci auguriamo di risolvere presto il<br />

problema e le autorità mauritane sono ben disposte a trovare una soluzione alla questione<br />

che risulti soddisfacente per entrambe le parti. I periodi di riposo, invece, sono stati<br />

originariamente richiesti dall’industria, la quale afferma che dopo tali periodi di riposo le<br />

catture aumentano.<br />

Rispetto alla dimensione minima per il polpo fissata a 500 g, vorrei ricordare che l’accordo<br />

è stipulato con un paese terzo, una nazione sovrana, la Mauritania, e che le sue disposizioni<br />

regolamentari stabiliscono che la dimensione minima <strong>del</strong> polpo sia di 500 g. Non è stato<br />

possibile cambiare questo punto durante i negoziati: non si può chiedere a un paese terzo<br />

di cambiare le proprie normative perché è nell’interesse dei nostri stessi pescatori pescare<br />

cefalopodi più piccoli. Tuttavia, riconosciamo che su questo tema non esistono disposizioni<br />

regolamentari armonizzate nella regione. Altri paesi permettono la cattura di cefalopodi<br />

di dimensioni più piccole, pertanto le decisioni sulla questione dovrebbero essere prese<br />

all’interno <strong>del</strong>la COPACE.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Per quanto riguarda i criteri di assegnazione, conosciuti anche con il nome di “stabilità<br />

relativa”, come ho già spiegato prima la Commissione non è obbligata a trasferire la stabilità<br />

relativa da un accordo ad un altro o da un protocollo ad un altro.<br />

Ciononostante, l’accordo e il protocollo prevedono che, nel caso in cui gli Stati membri<br />

necessitassero maggiori possibilità di pesca, e se tali richieste si basassero sulla scienza,<br />

sullo stato <strong>del</strong>le risorse, allora queste sarebbero prese in considerazione e mi impegnerei<br />

io personalmente a presentarle alla Mauritania in modo tale da negoziare degli aumenti,<br />

come nel caso dei cefalopodi, se ci fossero <strong>del</strong>le richieste specifiche in questo senso.<br />

Vorrei sottolineare che le licenze per i cefalopodi sono state utilizzate in 22 occasioni e il<br />

nuovo protocollo contiene disposizioni per 25, pertanto stiamo provvedendo alla creazione<br />

di un cuscinetto che ne permetta l’utilizzazione.<br />

Se uno Stato membro coinvolto sostiene di avere un numero di richieste superiore a 25,<br />

purché ci fornisca i fatti specifici, li presenteremo alla Mauritania in modo tale da apportare<br />

un aumento, sempre nel rispetto <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>le risorse. Vorrei ribadire che, riguardo ai<br />

cefalopodi, ci sono dei problemi relativi alla sostenibilità e alla salute <strong>del</strong>le loro risorse.<br />

Ritornando alla questione <strong>del</strong>la stabilità relativa, vorrei sottolineare che non si può avere<br />

la botte piena e la moglie ubriaca. Da un lato, riguardo ai cefalopodi, la loro assegnazione<br />

non sembra essere stata accolta positivamente da uno Stato membro in particolare. Ma<br />

quando si parla <strong>del</strong> tonno, per cui c’è stato un aumento significativo <strong>del</strong>le assegnazioni per<br />

lo stesso Stato membro, allora questo va a favore <strong>del</strong>lo Stato membro e non riceviamo<br />

nessuna critica in proposito.<br />

Riguardo alla ragione <strong>del</strong>la denuncia e <strong>del</strong>la ripresa dei negoziati sul protocollo, ovvero<br />

che è stato sottoutilizzato, vorrei di nuovo riprendere ciò che ha affermato l’onorevole<br />

Isler Béguin, ossia che tali accordi non concernono solo la pesca ma anche gli aiuti allo<br />

sviluppo. Infatti, se da un lato abbiamo diminuito la componente finanziaria per le<br />

possibilità di pesca, dall’altro ci stiamo chiaramente impegnando ad aumentare la<br />

componente di sviluppo e faremo il possibile per mantenere questa promessa.<br />

Quindi, nel complesso, l’assegnazione finanziaria è mantenuta costante per un periodo di<br />

quattro anni. Il sostegno di bilancio al X FES compenserà per i rimanenti 40 milioni di euro<br />

per il 2009/10-2012 per un ammontare di 10 milioni di euro all’anno. Ciò significa che<br />

la Mauritania riceverà un pacchetto finanziario che, se si considera sia quello che riceve<br />

come compensazione per le possibilità di pesca – che sono state ridotte sulla base di ciò<br />

che veniva realmente pescato in acque mauritane – sia l’aumento <strong>del</strong> sostegno di bilancio<br />

attraverso la compensazione ad hoc <strong>del</strong> X FES stabilita da questo protocollo, risulta una<br />

situazione in cui il pacchetto totale equivale al pacchetto sulla pesca che ricevevano in base<br />

al protocollo finanziario precedente.<br />

Infine, questa domenica si terrà un incontro <strong>del</strong> gruppo di lavoro sulla questione dei fermi<br />

per discutere e trovare un accordo sulle raccomandazioni e le linee guida che dovrebbero<br />

risolvere il problema. Per quanto riguarda la partecipazione dei membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

<strong>europeo</strong> menzionata dall’onorevole Fraga all’inizio, la Commissione ritiene che debba<br />

essere seguito lo stesso approccio applicato alla partecipazione dei membri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong><br />

ai negoziati bilaterali anche durante le commissioni miste in cui sono ufficialmente<br />

rappresentate due parti.<br />

La Commissione, comunque, continua a collaborare con il <strong>Parlamento</strong> sulla base <strong>del</strong><br />

accordo quadro vigente.<br />

183


184<br />

IT<br />

Carmen Fraga Estévez, relatore . − (ES) Signor Presidente, cercherò di essere schematica.<br />

In primo luogo, riguardo al tema presentato dall’onorevole Isler Béguin, vorrei sottolineare<br />

che i fondi per la cooperazione allo sviluppo aumentano durante i quattro anni in cui è in<br />

vigore il protocollo.<br />

E’ il contributo finanziario totale ad essere ridotto <strong>del</strong> 19 per cento, ma gli importi stanziati<br />

per la cooperazione allo sviluppo stanno aumentando di 11 milioni di euro, 16 milioni di<br />

euro, 18 milioni di euro e 20 milioni di euro, pertanto, per quanto riguarda la cooperazione<br />

allo sviluppo non si deve preoccupare poiché quegli importi stanno realmente aumentando.<br />

Onorevole Borg, riguardo alle dimensioni minime <strong>del</strong> polpo, dato che le misure tecniche<br />

sono importanti per sfruttare le possibilità di pesca, credo che questo non sia un problema<br />

da affrontare in questo frangente. Sa bene che la questione è ancora in sospeso.<br />

Continuo a ribadire che le dimensioni sono le più grandi di tutta la regione. Il Comitato<br />

per la pesca nell'Atlantico centro-orientale (COPACE) ha precisato durante il suo incontro<br />

di quest’anno che dovrebbero essere fissate <strong>del</strong>le dimensioni minime comuni per tutta la<br />

regione e credo che in questo caso la Commissione dovrebbe sforzarsi a garantire che la<br />

questione non sia più un problema.<br />

La relazione redatta dal comitato scientifico mauritano sostiene che in novembre, per<br />

esempio, il 50 per cento <strong>del</strong>le catture nella zona di pesca mauritana possono essere polpi<br />

tra i 300 e i 500 grammi, in altre parole le dimensioni minime rappresentano un problema<br />

nella zona di pesca mauritana e altrove.<br />

Per quanto riguarda la stabilità relativa, non voglio fare polemica con lei, ma questo tema<br />

è stato discusso in <strong>Parlamento</strong> ed è compreso nel regolamento di base sul quale abbiamo<br />

discusso insieme al regolamento sulle licenze per i paesi terzi, ma l’assegnazione iniziale<br />

è un’altra questione.<br />

L’assegnazione iniziale deve rispettare i diritti storici e poi se, in base a tale assegnazione<br />

non vengono sfruttate le possibilità di pesca, la Commissione potrà, sono d’accordo, offrirle<br />

a chiunque le voglia e le richieda, ma inizialmente sono i diritti storici a dover essere<br />

rispettati e, nel caso <strong>del</strong>la categoria 5 in Mauritania, non è stato così, onorevole Borg.<br />

Non mi dilungherò oltre. Potrei rispondere ad altre domande, ma credo, sebbene non riesca<br />

a vedere bene senza occhiali, di aver superato il limite di tempo stabilito.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà domani, 10 luglio 2008.<br />

22. Istruzione consolare comune: elementi biometrici e domande di visto<br />

(discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca la relazione di Sarah Ludford, a nome <strong>del</strong>la<br />

commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento<br />

<strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> e <strong>del</strong> Consiglio recante modifica <strong>del</strong>l’Istruzione consolare comune<br />

sui visti diretta alle rappresentanze diplomatiche e consolari di prima categoria in relazione<br />

all'introduzione di elementi biometrici e comprendente norme sull'organizzazione <strong>del</strong><br />

ricevimento e <strong>del</strong> trattamento <strong>del</strong>le domande di visto [COM(2006)0269 – C6-0166/2006<br />

– 2006/0088(COD)] (A6-0459/2007) .<br />

09-07-2008


09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Jacques Barrot, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (FR) Signor Presidente, a mio parere<br />

il voto su questa proposta avviene in un momento <strong>del</strong>la discussione in cui forse non sono<br />

ancora state valutate tutte le alternative per il raggiungimento di un accordo in prima<br />

lettura. In seguito all’adozione <strong>del</strong> progetto di relazione da parte <strong>del</strong>la Commissione per<br />

le libertà civili, la giustizia e gli affari interni <strong>del</strong> 29 novembre 2007, la Presidenza slovena<br />

ha cercato di raggiungere un consenso tra gli Stati membri sulla riformulazione di alcune<br />

parti <strong>del</strong> testo, in modo tale da vagliare le preoccupazioni espresse dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

Nonostante ciò, tre temi fondamentali <strong>del</strong>la relazione adottata dalla Commissione hanno<br />

creato disaccordo. Il primo riguarda il limite d’età per il rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali,<br />

il secondo l’immunità diplomatica e consolare garantita alle strutture dei fornitori esterni<br />

di servizi, e il terzo le condizioni d’uso di questi fornitori esterni di servizi e la questione<br />

<strong>del</strong>le tasse sui visti. Per quanto riguarda questi tre temi, la Presidenza slovena ha proposto<br />

una nuova formulazione che tiene in considerazione gli emendamenti <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Durante le trattative ministeriali tripartite <strong>del</strong> 17 giugno, la discussione si è concentrata<br />

essenzialmente sul tema <strong>del</strong>l’immunità diplomatica e consolare per i fornitori esterni di<br />

servizi e il suo corollario, la trasmissione di dati, senza raggiungere alcun accordo. Gli altri<br />

argomenti non sono stati discussi. Da allora la Commissione per le libertà civili, la giustizia<br />

e gli affari interni non ha affrontato altri dibattiti.<br />

Per quanto riguarda la questione estremamente <strong>del</strong>icata <strong>del</strong> limite di età per il rilevamento<br />

<strong>del</strong>le impronte digitali, le informazioni tecniche aggiuntive fornite al relatore dalla<br />

commissione confermano l’affidabilità tecnica di rilevare le impronte digitali dei bambini<br />

a partire dai sei anni d’età. Tuttavia, la Commissione appoggia la proposta <strong>del</strong>la Presidenza<br />

di rilevare le impronte digitali dei bambini dai sei ai dodici anni solamente ai fini di controllo<br />

e non per l’identificazione all’interno <strong>del</strong> VIS (Sistema d’informazione dei visti). Inoltre, la<br />

Commissione si è impegnata a realizzare lo studio richiesto dal <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>.<br />

Ho notato anche che questa soluzione sembra essere stata adottata per la proposta sui<br />

passaporti, sulla quale il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> deve prendere una decisione. Ritengo, quindi,<br />

che sarebbe utile continuare la discussione su questo punto per scoprire se tale proposta<br />

riceverà l'approvazione <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>.<br />

Un’altra questione riguarda l’impiego di fornitori esterni di servizi. Sono già state specificate<br />

le condizioni che gli Stati membri devono osservare per avvalersi di tali fornitori di servizi,<br />

in ultima istanza, ed è stata redatta una lista di requisiti da rispettare, basati sugli<br />

emendamenti <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>. Anche il dibattito su questo tema dovrebbe continuare.<br />

Vorrei ricordare che l’adozione <strong>del</strong>l’emendamento all’interno <strong>del</strong>l’Istruzione consolare<br />

comune rappresenta un prerequisito fondamentale per l’attuazione <strong>del</strong> VIS.<br />

Sebbene i regolamenti e le decisioni alla base <strong>del</strong> VIS siano stati adottati in prima lettura,<br />

in seguito ad un accordo tra il <strong>Parlamento</strong> e il Consiglio, vorrei sottolineare che se la presente<br />

proposta dovesse essere sottoposta a seconda lettura, si rischierebbe di compromettere il<br />

lancio <strong>del</strong> VIS previsto per maggio 2009. E’ pertanto fondamentale raggiungere un<br />

compromesso complessivo rapido su questa proposta.<br />

Mi trovo qui, signor Presidente, onorevoli colleghi, per confermare l’impegno <strong>del</strong>la<br />

Commissione a continuare i negoziati e le discussioni, in modo particolare, naturalmente,<br />

con il vostro relatore, la Baronessa Ludford, e anche con il Consiglio, in modo tale da<br />

raggiungere un compromesso soddisfacente nei prossimi mesi. Vorrei ribadire che, a mio<br />

parere, è possibile raggiungere un compromesso se i lavori verranno svolti accuratamente<br />

185


186<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

e se esisterà un dialogo intenso tra il Consiglio e il <strong>Parlamento</strong>, dialogo che la Commissione<br />

si impegnerà ad appoggiare e incoraggiare.<br />

PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN<br />

Vicepresidente<br />

Sarah Ludford, relatrice. − (EN) Signor Presidente, questo è il terzo elemento <strong>del</strong> pacchetto<br />

sul Sistema d’informazione dei visti (VIS). L’atto di modificare le Istruzioni consolari comuni<br />

vigenti, prevede, innanzi tutto, l’obbligo di registrare i dati biometrici nel VIS e la creazione<br />

degli standard da seguire, in secondo luogo, l’organizzazione <strong>del</strong> ricevimento <strong>del</strong>le domande<br />

di visto. Tale modifica permetterebbe, quindi, al VIS di iniziare i lavori. Sebbene sia prevista<br />

una revisione completa <strong>del</strong>le norme sui visti insieme al Codice dei visti, argomento che<br />

tratterà il mio collega, Henrik Lax, nella sua relazione, la motivazione che mi spinge ad<br />

avanzare una proposta specifica è che probabilmente l’adozione <strong>del</strong> Codice dei visti<br />

richiederà ancora più tempo. Tuttavia, è importante assicurare una certa coerenza tra le<br />

due proposte.<br />

Ho personalmente discusso e negoziato con il Consiglio per lungo tempo. La Commissione<br />

per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha adottato la mia relazione lo scorso<br />

novembre e mi dispiace non riuscire a presentare l’accordo in prima lettura oggi. Credo<br />

che questo dipenda in parte dalla lentezza <strong>del</strong> Consiglio, ma anche dal fatto che non sembra<br />

disposto a venire incontro alle nostre proposte. Pertanto, chiedo ai miei colleghi di<br />

appoggiare la relazione, già adottata in commissione, e se tutto va bene la nuova presidenza<br />

riuscirà a persuadere gli Stati membri a considerare più attentamente la nostra opinione.<br />

Tratterò gli stessi temi <strong>del</strong> Commissario, ma suddividerò gli argomenti in quattro gruppi<br />

invece di tre.<br />

Il primo riguarda la volontà <strong>del</strong> Consiglio di portare avanti il rilevamento <strong>del</strong>le impronte<br />

digitali dei bambini e ignorare sia le questioni di principio, i costi significativi e<br />

l’inconveniente per i genitori derivante dal continuo cambiamento <strong>del</strong>le impronte digitali<br />

dei loro figli, sia il problema <strong>del</strong>le false accettazioni o falsi rifiuti. Non credo di aver ricevuto<br />

informazioni esaustive da parte <strong>del</strong>la Commissione.<br />

In secondo luogo, ritengo che gli Stati membri stiano dimostrando di non voler lavorare<br />

congiuntamente per far fronte alla nuova sfida, ovvero organizzare insieme la raccolta di<br />

dati biometrici.<br />

In terzo luogo, l’insufficiente attenzione verso la protezione e sicurezza dei dati: nonostante<br />

la serie di scandali sulla perdita di dati, negli Stati membri non è ancora stata raggiunta una<br />

sensibilizzazione sufficiente sulla tutela dei dati personali, intercettazioni da parte di stati<br />

terzi o errori tecnici.<br />

Infine, la questione <strong>del</strong>la tassa sui visti. Non ritengo giusto che gli Stati membri facciano<br />

pagare ai richiedenti il visto le loro scelte amministrative permettendo alle società<br />

commerciali, con cui hanno stipulato contratti per la raccolta di dati biometrici, di far<br />

pagare una tariffa extra oltre alla tassa sui visti. Credo che, nonostante le ripetute richieste,<br />

la Commissione e il Consiglio abbiano fallito nel tentativo di fornire prove credibili e<br />

sostanziali a favore <strong>del</strong>le proposte di iniziare il rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali dei<br />

bambini a partire dai sei anni d’età. Penso che il rilevamento <strong>del</strong>le impronte ogni due anni<br />

comporti dei considerevoli costi aggiuntivi. Quindi noi proponiamo di esentare i bambini<br />

minori di dodici anni, inizialmente, dall’obbligo di fornire impronte digitali, ma di<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

riesaminare il caso dopo tre anni, seguendo uno studio dettagliato sulla fattibilità tecnica,<br />

affidabilità e proporzionalità <strong>del</strong> rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali dei bambini. Ritengo<br />

che questo sarebbe un passo avanti appropriato.<br />

Riguardo l’outsourcing, approvo il concetto generale, nella misura in cui migliori i servizi<br />

per i richiedenti il visto e finché avviene in condizioni tali da assicurare l’integrità <strong>del</strong><br />

processo di rilascio <strong>del</strong> visto, secondo il quale va usato come ultima istanza e che stabilisce<br />

che il fornitore di servizi operi in edifici sotto tutela diplomatica, assicurando che siano<br />

presenti degli ufficiali consolari a controllare il personale dei fornitori di servizi. Questo<br />

garantirebbe la protezione dei dati e <strong>del</strong> materiale da eventuali sequestri, ma non ho ottenuto<br />

nessuna concessione da parte <strong>del</strong> Consiglio su questo punto. Ho saputo anche che gli Stati<br />

membri non vogliono nemmeno considerare l’idea di un progetto comune con un altro<br />

Stato membro o di un centro comune per l’introduzione <strong>del</strong>le domande di visto.<br />

Vorrei concludere dicendo che ho chiesto un’opinione al Gruppo <strong>del</strong>l’articolo 29 dei<br />

supervisori sulla protezione di dati nazionali. Hanno sottolineato un paradosso secondo<br />

il quale, mentre da un lato l’introduzione di dati biometrici rafforza la credibilità e la<br />

sicurezza dei visti, dall’altro lato, se i mezzi di raccolta non hanno lo stesso livello di<br />

sicurezza garantito in un consolato o nella sezione consolare di un’ambasciata, questo<br />

indebolisce la credibilità <strong>del</strong>l’intero processo. Tratterò gli altri punti, in modo particolare<br />

quello sulla tassa sui visti, durante il mio discorso conclusivo.<br />

Ewa Klamt, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la<br />

proposta <strong>del</strong>la Commissione di emendare l’Istruzione consolare comune è urgente e<br />

necessaria in un’UE senza frontiere. Il mio gruppo sostiene fortemente la relazione di Sarah<br />

Ludford. Vorrei ringraziare il relatore per la collaborazione, grazie alla quale i gruppi <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> hanno cercato di trovare un accordo su un progetto comune.<br />

L’Istruzione consolare comune deve essere ridefinita e adattata alla situazione attuale. In<br />

futuro, i richiedenti il visto saranno identificati senza dubbio attraverso la raccolta di dati<br />

biometrici come le fotografie e le impronte digitali.<br />

In passato ci si è resi conto che alcuni Stati membri, tra i quali la Germania, interpretavano<br />

e applicavano le norme vigenti in modo diverso e quindi non uniforme. Nel 2000, per<br />

esempio, ai consolati e alle ambasciate tedesche era stato richiesto di essere meno burocratici<br />

nel rilascio dei visti e nel momento in cui sorgevano dubbi sulla decisione di concedere un<br />

visto o meno. Come risultato <strong>del</strong>la generosità con la quale l’Ambasciata tedesca a Kiev<br />

tendeva a concedere visti, il numero di visti rilasciato a cittadini ucraini è incrementato da<br />

150 000 nel 1999 a circa 300 000 nel 2001, il che ha comportato un aumento<br />

considerevole <strong>del</strong> numero di immigrati illegali nell’area Schengen.<br />

E’ quindi urgente e necessario assicurarsi che tutti gli Stati membri applichino le norme<br />

sul rilascio dei visti Schengen in modo uniforme. Il mio gruppo è favorevole alla ricerca di<br />

un compromesso tra il Consiglio e il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>, come appena suggerito dal<br />

Commissario Barrot.<br />

Il nostro gruppo sostiene quasi tutti i punti elencati nella relazione <strong>del</strong>la Baronessa Ludford.<br />

Gli unici punti che non possiamo appoggiare riguardano il limite di età per i bambini e il<br />

rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali. Appoggiamo la proposta <strong>del</strong>la Commissione di stabilire<br />

il limite di età per i bambini a sei anni. Il mio Gruppo considera più importante mantenere<br />

tale limite di età per prevenire il traffico di bambini all’interno <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

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188<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Martine Roure, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario,<br />

vorrei ringraziare la Baronessa Ludford per la relazione proposta, che il mio gruppo<br />

appoggia appieno. La politica sui visti <strong>del</strong>l’Unione europea riflette il nostro modo di<br />

accogliere le persone. Per questo vogliamo trovare una soluzione che ci permetta di garantire<br />

la sicurezza dei visti europei, nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi<br />

che li richiedono, con particolare riferimento alla protezione dei dati personali.<br />

Tenendo presente questo punto, spero che il Consiglio possa comprendere le richieste <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong>. Dobbiamo trovare una soluzione accettabile per tutti. Condivido la<br />

preoccupazione <strong>del</strong> relatore sull’esternalizzazione <strong>del</strong>la raccolta e <strong>del</strong>l’elaborazione dei<br />

dati biometrici inseriti nei visti. Non crediamo che sia sufficiente semplicemente convalidare<br />

le pratiche degli Stati membri. Se vogliamo una vera politica comune dei visti, è essenziale<br />

che gli Stati membri studino la fattibilità <strong>del</strong>le altre opzioni proposte prima di ricorrere<br />

all’esternalizzazione.<br />

E’ una nostra priorità anche assicurare che sia protetta la privacy <strong>del</strong>le persone che<br />

forniscono dati biometrici. Crediamo sia essenziale definire con chiarezza i contratti dei<br />

fornitori esterni di servizi a cui verrebbe affidata la raccolta di tali dati. Inoltre, al fine di<br />

garantire la sicurezza di questi dati, trovo sia assolutamente vitale che vengano raccolti in<br />

luoghi che godono di reale protezione.<br />

Con riferimento al limite di età per la raccolta dei dati biometrici, non ho un’opinione<br />

ideologica in merito. Tuttavia, credo che il nostro livello di esperienza attuale non ci<br />

permetta di garantire che le impronte digitali di bambini di età inferiore ai 12 anni siano<br />

sufficientemente affidabili da poter essere utilizzate, una volta rilevate. Credo che questo<br />

darebbe una falsa impressione di sicurezza.<br />

Per questo motivo, vorrei che adottassimo un principio cautelativo, fissando ai 12 anni il<br />

limite inferiore di età per la raccolta <strong>del</strong>le impronte digitali, limite che potrà essere rivisto,<br />

una volta che avremo a disposizione lo studio indipendente promessoci dal Commissario,<br />

che ci fornirà le informazioni necessarie sull’affidabilità <strong>del</strong>le impronte digitali dei bambini.<br />

Per quel che riguarda il prezzo dei visti, fissato chiaramente dal Consiglio, deve trattarsi di<br />

un prezzo massimo. Non possiamo pretendere che i richiedenti il visto si accollino l’onere<br />

finanziario dei requisiti aggiuntivi <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Infine, signor Commissario, vorrei dire che apprezzo gli sforzi intrapresi per questi negoziati,<br />

poiché il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> vuole far sentire la propria voce e al momento non sembra<br />

che il Consiglio ascolti i nostri argomenti fondamentali.<br />

Tatjana Ždanoka, a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto,<br />

a nome <strong>del</strong> gruppo Verts/ALE, vorrei ringraziare l’onorevole Ludford per l’eccellente<br />

cooperazione dimostrata, come sempre.<br />

Tuttavia, vi è una serie di punti fondamentali che ci rendono piuttosto ansiosi. Concordiamo<br />

appieno con il garante <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>la protezione dei dati sul fatto che l’utilizzo dei dati<br />

biometrici nei sistemi di informazione non sia mai una scelta priva di significato, specie<br />

quando il sistema in questione riguarda un numero tanto vasto di persone. Di conseguenza,<br />

crediamo che il regolamento VIS sarebbe la sede più opportuna per includere disposizioni<br />

che specifichino sia regole generali che eccezioni.<br />

Anche l’età sotto la quale i bambini sono esenti dall’obbligo di fornire le impronte digitali<br />

solleva molte domande, come abbiamo sentito. Ringraziamo qui il relatore e altri colleghi<br />

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09-07-2008<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

per la ragionevole decisione di portare l’età da 6 a 12 anni. Tuttavia, la letteratura scientifica<br />

non fornisce prove <strong>del</strong> fatto che le impronte digitali di bambini sotto i 14 anni possano<br />

fornire un’identificazione affidabile.<br />

Il secondo problema è l’esternalizzazione <strong>del</strong>le domande di visto. A questo riguardo,<br />

dobbiamo fornire le necessarie garanzie per assicurare il rispetto <strong>del</strong>la protezione dei dati.<br />

Su tale punto, il relatore è riuscito a ottenere progressi significativi, se confrontiamo il testo<br />

iniziale <strong>del</strong>la Commissione con il testo suggerito ora.<br />

Tuttavia, il nostro gruppo si oppone strenuamente all’ampia introduzione <strong>del</strong>la biometria.<br />

Crediamo che abbia implicazioni significative per la sicurezza dei dati e per i diritti<br />

fondamentali, senza apportare alcun vantaggio di rilievo. Inoltre, i recenti eventi in Italia<br />

hanno mostrato chiaramente quanto facilmente il rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali possa<br />

trasformarsi in un abuso di potere.<br />

In sintesi, siamo molto grati alla relatrice per gli sforzi e per il coraggio volti ad ottenere i<br />

migliori risultati. Ciononostante, il gruppo Verts/ALE è molto riluttante ad accettare qualsiasi<br />

uso <strong>del</strong>la biometria nell’UE fino a che la sua necessità non sia comprovata al di là di ogni<br />

ragionevole dubbio.<br />

Pertanto, non possiamo votare a favore <strong>del</strong>la relazione.<br />

Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL . – (DE) Signor Presidente, sono<br />

favorevole all’introduzione di condizioni uniformi per il rilascio dei visti, al fine di prevenire<br />

il cosiddetto visa shopping. Tuttavia, sono contrario in principio all’inclusione di dati<br />

biometrici nei visti, specialmente nel caso di bambini piccoli. Trovo che sia assolutamente<br />

inopportuno. Inoltre, non possiamo proporre di rilevare le impronte digitali a bambini di<br />

sei anni, ad esempio, senza essere in grado di produrre prima uno studio indipendente a<br />

base ampia sull’utilizzo di impronte digitali di bambini di quell’età e senza sapere per quanto<br />

tempo tali impronte possano essere conservate. Non credo che possiamo o dovremmo<br />

approvare leggi su questa base.<br />

Vedo anche problemi per l’applicazione <strong>del</strong> nuovo regolamento proposto. Tutti i richiedenti,<br />

compresi i bambini, devono ora comparire di persona al consolato per farsi rilevare le<br />

impronte digitali. Potrebbe essere aspettarsi troppo da coloro che vivono in aree remote<br />

di paesi vasti. Potrebbe significare che per i meno abbienti, per le famiglie in particolare,<br />

sarà quasi impossibile richiedere un visto per entrare nell’Unione europea. E’ davvero questa<br />

l’immagine che l’Unione europea vuole proiettare all’estero?<br />

Il Consiglio e la Commissione cercano di contrastare questo guardando al settore privato.<br />

Propongono di concedere a fornitori esterni di servizi il diritto di ricevere le richieste di<br />

visto e i dati biometrici, per inoltrarli ai consolati di competenza. I costi <strong>del</strong>l’operazione<br />

verrebbero in tal caso a ricadere sui richiedenti. E non è tutto! Secondo la mia opinione,<br />

non è questo il modo di assicurare che tutti questi dati estremamente sensibili vengano<br />

mantenuti sicuri e riservati. Di conseguenza, è essenziale garantire che l’esternalizzazione,<br />

che in ogni caso dovrebbe essere permessa soltanto alle condizioni più rigorose, sia<br />

consentita soltanto in luoghi che godono di protezione diplomatica. Su questo argomento,<br />

sostengo con enfasi il relatore.<br />

Carlos Coelho (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signor Vicepresidente <strong>del</strong>la<br />

Commissione, onorevoli colleghi, con questa iniziativa era nostra intenzione garantire<br />

l’interoperabilità tra tutti gli Stati membri e assicurare lo stesso livello di protezione dei<br />

dati personali e parità di trattamento per tutti i richiedenti asilo. Sostengo in particolare<br />

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190<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

gli sforzi volti a facilitare le procedure per il rilascio di visti ai richiedenti, attraverso il<br />

principio <strong>del</strong>lo sportello unico e con la raccolta di identificatori biometrici, ovvero<br />

un’immagine facciale e dieci impronte digitali dei richiedenti, da conservarsi nel sistema<br />

di informazione sui visti (VIS).<br />

Dobbiamo evidenziare che questi dati verranno utilizzati a scopo identificativo, come il<br />

Vicepresidente Barrot ha già sottolineato. Questo è molto diverso rispetto a ciò che accade<br />

con i passaporti europei, per i quali è permesso rilevare soltanto due impronte digitali, in<br />

modo che non possano essere utilizzate che a scopo di verifica, ovvero per un confronto<br />

“uno a uno”. Sotto questo aspetto, accolgo con favore la volontà <strong>del</strong>la Commissione europea,<br />

come appena rivelato nel corso <strong>del</strong>la plenaria dal Vicepresidente Barrot, di cooperare,<br />

conducendo lo studio richiesto dal <strong>Parlamento</strong> sulla fattibilità <strong>del</strong> rilevamento <strong>del</strong>le impronte<br />

digitali ai bambini.<br />

Signor Presidente, dal momento che ci apprestiamo a svolgere una revisione completa <strong>del</strong><br />

codice comunitario dei visti, una discussione separata di questa proposta specifica avrebbe<br />

avuto senso soltanto se avesse accelerato il processo. Tuttavia, questo obiettivo non è stato<br />

ottenuto. Domani voteremo una proposta sui cui non è stato raggiunto alcun accordo in<br />

prima lettura e non si tratta che <strong>del</strong>la prima fase di un lento processo. Perciò, ho seri dubbi<br />

sulla necessità di continuare a discutere questa proposta separatamente, quando la relativa<br />

tempistica sembra molto simile a quella <strong>del</strong>la revisione stessa <strong>del</strong> codice.<br />

Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, solo un rapido intervento. La più grande<br />

libertà civile che tutti abbiamo è la vita stessa. Si creano sempre dibattiti e polarizzazione<br />

quando discutiamo questioni concernenti una maggiore sicurezza – questioni che possono<br />

essere percepite come limitanti di quelle che generalmente chiamiamo libertà civili. Voglio<br />

semplicemente essere certa che il Commissario si sia assicurato che i pesi e contrappesi<br />

vadano di pari passo con quanto abbiamo di fronte ora, per essere sicuri di non compiere<br />

un passo in più rispetto a quanto viene autorizzato e di introdurre soltanto le misure di<br />

sicurezza, le misure di identificazione che il mondo in cui viviamo oggi autorizza.<br />

L’onorevole Coelho ci ha appena ricordato che il mancato raggiungimento in prima lettura<br />

di un accordo sull’argomento è un messaggio di rilevanti proporzioni. Si tratta di un campo<br />

molto sensibile e sempre più cittadini mettono in discussione la “libertà”, per utilizzare la<br />

parola in senso generico, che viene loro sottratta.<br />

Termino su questo punto: la più grande libertà civile è la vita. Dobbiamo fare tutto quanto<br />

venga onestamente autorizzato per difendere la vita, in termini di sicurezza e misure<br />

aggiuntive. Vorrei chiedere assicurazioni alla Presidenza che il sistema di pesi e contrappesi<br />

sia in ogni caso presente.<br />

Jacques Barrot, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione. − (FR) Signor Presidente, ho ascoltato<br />

attentamente i vari oratori. Innanzitutto, vorrei ricordarvi le informazioni che sono già<br />

state aggiunte a questo dossier. In materia di impronte digitali dei bambini, è stato detto<br />

che i dati hanno dimostrato che la qualità e l’affidabilità <strong>del</strong>le impronte digitali di un database<br />

contenente i dati di 1,5 milioni di richiedenti il visto erano di alta qualità e mi è stato<br />

comunicato che il documento tecnico che sostiene questa posizione è stato inviato alla<br />

Baronessa Ludford.<br />

Tuttavia, da parte mia vorrei assicurarvi, in ogni caso, che sono assolutamente disposto<br />

ad avviare lo studio che giustamente avete auspicato, in modo che possiamo davvero<br />

verificare quanto affidabili siano questi dati biometrici e se siano consigliabili o meno.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Credo sia un’ottima idea. Mi chiedevo, baronessa Ludford, se fosse possibile raggiungere<br />

un compromesso, operando una distinzione tra le impronte digitali dei bambini di età<br />

compresa tra i sei e i dodici anni, che verrebbero utilizzate soltanto a scopo di verifica, e<br />

le impronte digitali di bambini maggiori di dodici anni, che potrebbero essere utilizzate<br />

ad altri scopi.<br />

In ogni caso, continuerò a fare il possibile per raggiungere un compromesso con la nuova<br />

Presidenza <strong>del</strong>l’UE, cercando di assicurare che i desideri <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> siano presi in<br />

considerazione in misura maggiore.<br />

Sul secondo punto, ovvero l’esternalizzazione, avevamo sicuramente qualche<br />

preoccupazione con riferimento all’allegato che elenca i requisiti minimi da inserire nei<br />

contratti firmati dagli Stati membri con i fornitori esterni di servizi. La Commissione ha<br />

anche pubblicato un documento che elenca i vari metodi tecnici per rendere sicuri i dati.<br />

Tuttavia, capisco le vostre preoccupazioni in materia di sicurezza dei dati ed è vero che ci<br />

potrebbe essere il rischio, in un paese terzo, che i dati conservati presso la sede di un<br />

fornitore esterno di servizi siano oggetto di sequestro o perquisizione obbligatoria. E’<br />

essenziale riconoscere che dobbiamo stare in guardia contro questo rischio. Sono<br />

cautamente ottimista che il dialogo su questo argomento proseguirà. Questi sono i miei<br />

pensieri. E’ vero, come ha detto l’onorevole Coelho, che potremmo cercare di assicurare<br />

che questa relazione e il codice dei visti vengano elaborati contestualmente.<br />

Ciononostante, posso confermare al <strong>Parlamento</strong> e al relatore, baronessa Ludford, che<br />

ringrazio per il suo lavoro, che sono determinato a raggiungere un compromesso piuttosto<br />

rapidamente, chiedendo al Consiglio di ascoltare di più il <strong>Parlamento</strong> e nella speranza che<br />

il <strong>Parlamento</strong>, da parte sua, tenendo presenti gli impegni che la Commissione si assumerà,<br />

dimostri una certa comprensione. Questo è il prezzo che dovremo pagare se vogliamo<br />

raggiungere un compromesso. Sottolineo leggermente questo punto, perché vogliamo un<br />

sistema di visti efficace e giusto, per il raggiungimento <strong>del</strong> quale dobbiamo risolvere i<br />

problemi che abbiamo discusso, signor Presidente, e vorrei ringraziare i parlamentari che<br />

hanno espresso le proprie opinioni questa sera.<br />

Sarah Ludford, relatrice. − (EN) Signor Presidente, ringrazio tutti i colleghi e in particolare<br />

gli relatori ombra con cui ho lavorato. Abbiamo collaborato in maniera molto costruttiva<br />

e ho accolto con interesse i loro contributi positivi. Si sono tutti impegnati molto e io sono<br />

loro molto grata.<br />

Vorrei che il VIS funzionasse e che venisse avviato il prima possibile. In un certo senso è<br />

una mia creatura, dal momento che sono stata la relatrice <strong>del</strong> sistema stesso. Ma, come gli<br />

onorevoli colleghi hanno evidenziato, si tratta di dati personali molto sensibili e forse di<br />

70 milioni di registrazioni alla volta. Non possiamo permetterci di trattare il VIS come un<br />

grande esperimento. Dobbiamo agire su base precauzionale. Sono d’accordo con chi, come<br />

le onorevoli colleghe Ždanoka e Roure, sostiene che non abbiamo sufficiente esperienza<br />

per essere sicuri di evitare i problemi, ad esempio in relazione al rilevamento <strong>del</strong>le impronte<br />

digitali ai bambini di sei anni.<br />

Il Commissario ha proposto di iniziare utilizzando i dati per la sola verifica tra i 6 e i 12<br />

anni. Questo potrebbe risolvere alcuni dei problemi ma, credo, non quelli riguardanti la<br />

praticità e il costo <strong>del</strong> rilevamento ogni due anni. Onestamente, non credo che il Consiglio<br />

ci abbia pensato bene.<br />

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192<br />

IT<br />

Come ha sottolineato l’onorevole Roure, dobbiamo costruire – o dovremmo già aver<br />

costruito – una politica comune dei visti. Per questo motivo è così <strong>del</strong>udente che gli Stati<br />

membri non dimostrino alcuna volontà di collaborare sulla base <strong>del</strong>le stesse premesse e<br />

che vogliano applicare diverse tariffe per il rilascio <strong>del</strong> visto, in aggiunta ai 60 euro. Vorrei<br />

che la Commissione fosse proattiva nel cercare di indurre gli Stati membri a cooperare in<br />

diverse sedi.<br />

L’onorevole Klamt, che ringrazio moltissimo per la sua critica costruttiva e per la sua<br />

volontà di collaborare con noi, ha suggerito che il rilevamento <strong>del</strong>le impronte digitali dei<br />

bambini dai sei anni in poi sarebbe uno strumento efficace contro il traffico di bambini.<br />

Devo confessare di non essere a conoscenza di alcuna ricerca seria che dimostri che tale<br />

scopo verrebbe raggiunto. Perché scegliere i sei anni? Perché non cinque o quattro o tre o<br />

magari zero? Potrebbe sussistere un rischio molto maggiore di sequestro di neonati che di<br />

rapimento di bambini di sei anni.<br />

Infine, trovo interessante il suggerimento <strong>del</strong>l’onorevole Coelho di fondere la presente<br />

relazione con il codice dei visti. Ha lanciato in questa discussione una sorta di palla ad<br />

effetto, quella che i giocatori di cricket chiamano “googly”, e credo che dovremmo sentire<br />

anche l’opinione <strong>del</strong>la Commissione su questo punto. Sotto un certo punto di vista, io<br />

sono disposta a considerare le varie proposte, ma credo che questo spetti alla Commissione.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

La votazione si svolgerà giovedì 10 luglio 2008.<br />

23. Flotte pescherecce <strong>del</strong>l’UE colpite dalla crisi economica (discussione)<br />

Presidente. − L’ordine <strong>del</strong> giorno reca in discussione congiunta la proposta di regolamento<br />

<strong>del</strong> Consiglio che istituisce un’azione specifica temporanea con l’obiettivo di promuovere<br />

la ristrutturazione <strong>del</strong>le flotte pescherecce <strong>del</strong>l’Unione europea colpite dalla crisi economica<br />

(commissione per la pesca) [COM(2008)0454 – C6-0270/2008 –2008/0144(CNS)].<br />

Joe Borg, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, innanzitutto sono molto<br />

grato al <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> per aver organizzato la presente discussione con un preavviso<br />

così limitato.<br />

Come sapete, ieri la Commissione ha adottato una proposta di regolamento che contiene<br />

elementi chiave <strong>del</strong> pacchetto UE di misure di emergenza per fronteggiare la crisi dei<br />

carburanti. Oggi chiedo il vostro appoggio a questa proposta.<br />

Purtroppo, la Commissione è stata impossibilitata a adottare la sua proposta il 3 luglio,<br />

com’era stato inizialmente previsto. Il motivo è stato la necessità di un’analisi dettagliata<br />

<strong>del</strong>la proposta, per garantire che sia uno strumento effettivamente efficace per affrontare<br />

i gravi problemi con il cui il settore si trova a misurarsi.<br />

La commissione per la pesca ha tenuto un’interessante discussione questa mattina, <strong>del</strong>la<br />

quale sono grato. E’ stato possibile chiarire e discutere una serie di punti e spero di poter<br />

prendere in considerazione gli importanti e utili suggerimenti nel corso dei negoziati al<br />

Consiglio la prossima settimana. Auspico con voi ulteriori discussioni, nella speranza che<br />

questo possa spianare la strada alla vostra opinione favorevole sulla nostra proposta di<br />

voto di domani.<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Come vi ho spiegato appena tre settimane fa, il settore <strong>del</strong>la pesca si trova di fronte a una<br />

crisi strutturale e di lunga durata. Per anni la flotta <strong>del</strong>l’UE ha sofferto di un circolo vizioso<br />

di sovraccapacità, pesca eccessiva e rendimento in declino. Allo stesso tempo, i pescatori<br />

non hanno potuto beneficiare <strong>del</strong>la riduzione <strong>del</strong>l’offerta e <strong>del</strong>l’aumento dei prezzi al<br />

dettaglio per i prodotti ittici. Il risultato è una diminuzione degli utili, che rende il settore<br />

più vulnerabile di altri ad una drastica crescita dei costi, come abbiamo visto per il prezzo<br />

<strong>del</strong> petrolio.<br />

La Commissione comprende la necessità di un’azione coordinata a livello <strong>europeo</strong>, al fine<br />

di evitare una grave crisi e assicurare che il problema venga veramente affrontato in maniera<br />

decisa. Questo significa non solo fornire la possibilità di aiuti di emergenza, ma anche<br />

impegnarsi a risolvere finalmente il problema che sta alla base, quello <strong>del</strong>la sovraccapacità,<br />

che sta rendendo vani tutti i nostri tentativi di rendere l’industria nuovamente sostenibile<br />

e redditizia.<br />

Per questi motivi, la Commissione ha proposto un pacchetto di misure di emergenza per<br />

far fronte ai problemi sociali e economici immediati causati dal drammatico aumento <strong>del</strong><br />

prezzo <strong>del</strong> petrolio, affrontando allo stesso tempo anche i problemi strutturali di base <strong>del</strong>la<br />

flotta europea. Credo sia di vitale importanza concentrare gli aiuti sulle flotte più dipendenti<br />

dal carburante e che più risentono <strong>del</strong>l'attuale situazione di sovraccapacità.<br />

Proponiamo pertanto che gli Stati membri possano immediatamente concedere aiuti per<br />

cessazione temporanea, come misura iniziale per la ristrutturazione, e che possano istituire<br />

dei piani di adeguamento <strong>del</strong>la flotta, nell'ambito dei quali saranno eliminati i limiti di<br />

accesso ai premi per la cessazione definitiva <strong>del</strong>le attività di pesca (demolizione). Per le navi<br />

partecipanti a tali piani, verrebbero messi a disposizione aiuti supplementari per la<br />

cessazione temporanea, la modernizzazione e una maggiore efficienza energetica. Aiuti<br />

al disarmo parziale verrebbero concessi agli operatori che sostituiscono vecchi pescherecci<br />

di grandi dimensioni con pescherecci più piccoli e più efficienti sotto il profilo energetico.<br />

Sulla base di ulteriori analisi economiche, si potrebbe anche considerare la possibilità di<br />

apportare alcune modifiche al regime degli aiuti de minimis per la pesca. Inoltre, proporremo<br />

disposizioni che consentano riduzioni temporanee dei contributi previdenziali a carico<br />

dei dipendenti.<br />

Sono inoltre previste diverse iniziative specifiche volte a promuovere il valore <strong>del</strong> pescato<br />

al primo punto di vendita. La Commissione prevede di prestare assistenza per progetti ad<br />

hoc in questo settore, da aggiungere ai fondi disponibili nell'ambito <strong>del</strong> Fondo <strong>europeo</strong><br />

<strong>del</strong>la pesca. Sono infine previste altre misure volte a incoraggiare il passaggio a tecnologie<br />

che consentano un risparmio energetico, ad attenuare l'impatto socioeconomico <strong>del</strong>la crisi<br />

e a agevolare la riprogrammazione e l'erogazione di fondi <strong>del</strong> FEP.<br />

Le misure citate consisteranno in deroghe temporanee alle regole <strong>del</strong> Fondo <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>la<br />

pesca, al fine di sostenere un adattamento più rapido <strong>del</strong>la flotta <strong>del</strong>l’UE alla situazione<br />

attuale e fornire aiuto temporaneo durante la fase di transizione.<br />

Credo che queste misure aiuteranno a dare un’importante spinta all’industria perché si<br />

adatti strutturalmente, rendendo al tempo stesso più facile la transizione per i pescatori, i<br />

proprietari di pescherecci e le persone impiegate nei servizi di supporto nel periodo di<br />

adeguamento. La Commissione ha tenuto con il settore una discussione in materia molto<br />

importante e costruttiva e il settore dà il suo generale appoggio alle nostre iniziative.<br />

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194<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Con riferimento agli emendamenti ufficiali presentati dal <strong>Parlamento</strong> alla proposta <strong>del</strong>la<br />

Commissione, possiamo accettare l’emendamento che si riferisce al considerando 13, che<br />

deve venir applicato a tutti i pescherecci. Tuttavia, la Commissione non può appoggiare<br />

l’emendamento all’articolo 18, paragrafo 2, poiché renderebbe la misura di disarmo parziale<br />

di impossibile applicazione nella pratica.<br />

Infine, ritengo molto importante esprimere la mia convinzione che attraverso questo<br />

processo possiamo dare ulteriore spinta alla politica comune <strong>del</strong>la pesca, in particolare nel<br />

contesto <strong>del</strong>la sostenibilità <strong>del</strong>le risorse.<br />

Mi rendo conto che la scadenza è molto breve e che il <strong>Parlamento</strong> ha perciò poco tempo<br />

per reagire. Tuttavia, vista la situazione eccezionale che il settore <strong>del</strong>la pesca deve affrontare,<br />

sono fiducioso di poter contare sul sostegno <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, affinché adotti le misure citate<br />

il più rapidamente possibile.<br />

Carmen Fraga Estévez, a nome <strong>del</strong> gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, innanzi<br />

tutto concordo con il Commissario Borg che sia un peccato che siamo stati costretti a<br />

lavorare in questo modo, sulla base di documenti non ufficiali che non sono ancora stati<br />

tradotti in tutte le lingue, laddove da tempo il <strong>Parlamento</strong> chiede misure e suona l’allarme<br />

per la grave crisi che minaccia il settore ittico. Ovviamente, Commissario Borg, anche noi<br />

abbiamo accettato l’urgenza per rispetto <strong>del</strong> nostro settore <strong>del</strong>la pesca.<br />

Allo stesso modo, vorrei sottolineare che, come ha indicato l’onorevole Borg, questa<br />

proposta è soltanto un elemento di un pacchetto di misure e che non abbiamo un<br />

programma o i dettagli salienti che ci permettano di condurre una valutazione generale<br />

<strong>del</strong>le nuove misure de minimis, degli emendamenti agli aiuti di Stato, <strong>del</strong>le linee guida per<br />

la nuova organizzazione comune <strong>del</strong> mercato o <strong>del</strong> nuovo strumento finanziario ad hoc a<br />

cui la proposta <strong>del</strong>la Commissione fa riferimento.<br />

Con riferimento alla modifica <strong>del</strong> Fondo <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>la pesca proposta dalla Commissione,<br />

apprezzo gli sforzi di flessibilità, ma sarebbe stato più pratico seguire le proposte <strong>del</strong><br />

<strong>Parlamento</strong> nel momento in cui sono state adottate, proposte che erano più opportune<br />

per i momenti di crisi, come ad esempio le modifiche ai motori, che forse avrebbero potuto<br />

evitare questo ripido declino verso la demolizione che ora dobbiamo affrontare.<br />

Sono anche molto grata, e lo dico sinceramente, alla disponibilità <strong>del</strong>l’onorevole Borg di<br />

includere questa mattina alcuni emendamenti suggeriti nella commissione per la pesca,<br />

compresa la mia proposta, e per aver accettato che il periodo di riferimento per accedere<br />

alle prestazioni nel quadro <strong>del</strong> piano di adeguamento <strong>del</strong>la flotta comprenda il fatturato<br />

per i primi sei mesi <strong>del</strong> 2008, ossia il momento di maggior aumento dei prezzi <strong>del</strong><br />

carburante, in aggiunta al 2007.<br />

Da ultimo, vorremmo che gli Stati membri in questione compissero sforzi maggiori per<br />

applicare queste misure, così come le altre misure. Sta a loro agire con prontezza per<br />

assicurare, per quanto possibile, che queste misure, e quelle ancora in corso di approvazione,<br />

aiutino davvero ad alleviare la crisi <strong>del</strong> settore ittico.<br />

Non vorrei che anche in questo caso accadesse ciò che si è verificato con il regolamento<br />

sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), quando il Consiglio ha deciso<br />

che non entrerà in vigore fino al 2009.<br />

Rosa Miguélez Ramos, a nome <strong>del</strong> gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, ho parlato alla<br />

plenaria in giugno, enfatizzando la necessità degli europei di affrontare insieme la crisi<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

attraverso un meccanismo efficace e imparziale in grado di permettere l’adozione di misure<br />

di emergenza a livello comunitario.<br />

Noi socialisti europei siamo lieti che i problemi in questo settore abbiano ricevuto una<br />

risposta a livello comunitario e che la proposta includa misure che noi parlamentari, che<br />

li abbiamo dibattuti qui in varie occasioni, insieme ai governi degli Stati membri<br />

maggiormente colpiti, chiediamo da molto tempo. Confidiamo, onorevole Borg, che le<br />

misure che propone aiuteranno a evidenziare due problemi con cui le flotte europee si<br />

confrontano da tempo: l’eccessiva dipendenza dal carburante e la necessità di migliorare<br />

la commercializzazione dei prodotti ittici.<br />

Come si aspetterà, concordiamo con le misure di finanziamento, con alcune più che con<br />

altre, come ad esempio la cessazione temporanea <strong>del</strong>le attività di pesca e le modifiche ai<br />

motori e agli attrezzi da pesca; siamo molto lieti che per la prima volta gli aiuti vengano<br />

estesi ai lavoratori a terra, un’iniziativa che i socialisti hanno auspicato in molte occasioni.<br />

Accogliamo con favore anche il Suo annuncio che stanno per venir presentate altre<br />

proposte, di più ampio respiro, quali quelle volte a migliorare la commercializzazione e il<br />

meccanismo di fissazione <strong>del</strong>le tariffe, con il conseguente aumento <strong>del</strong> regime de minimis,<br />

che, come anche lei ha detto, dipende dal risultato di uno studio di impatto economico.<br />

Come sapete bene, noi <strong>del</strong> Partito <strong>del</strong> socialismo <strong>europeo</strong> abbiamo rinunciato all’opportunità<br />

di emendare la proposta affinché possa essere approvata senza opposizioni nell’incontro<br />

di domani, come avete richiesto, prevedendone l’adozione da parte <strong>del</strong> Consiglio “Pesca”<br />

nel marzo <strong>del</strong>l’anno prossimo.<br />

Philippe Morillon, a nome <strong>del</strong> gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario,<br />

evidentemente ora continuiamo la discussione in cui, dopo quasi due ore questa mattina,<br />

siamo riusciti a compiere alcuni progressi su questo argomento. Vorrei rapidamente fare<br />

riferimento a tre punti citati che giudico essenziali.<br />

Comprendiamo appieno le vostre priorità quando si tratta di misure eccezionali e<br />

temporanee da applicarsi per affrontare i problemi <strong>del</strong>le nostre flotte da pesca, rilevanti<br />

consumatori di olio combustibile. Tuttavia, devo enfatizzare che questo non può avvenire<br />

a scapito di chi ha saputo ridurre la propria dipendenza energetica utilizzando metodi e<br />

attrezzature da pesca che rispondono meglio ai requisiti attuali. Questo è un punto iniziale<br />

che, sotto l’aspetto psicologico, credo debba essere enfatizzato.<br />

In secondo luogo, avete proposto misure che, chiaramente, avranno effetto immediato,<br />

ma che si estendono anche sul medio e lungo termine. Sono misure di regolamentazione<br />

<strong>del</strong> mercato e le accogliamo con favore, ma purtroppo non possiamo aspettarci miracoli<br />

in questo campo nel brevissimo periodo.<br />

Il mio terzo e ultimo punto è che questo non ci impedirà di continuare la discussione che<br />

abbiamo avviato con lei da quando ha assunto la Sua carica corrente, su una riforma <strong>del</strong>la<br />

politica comune <strong>del</strong>la pesca, che permetterà ai nostri pescatori di capire meglio la propria<br />

capacità, al fine di evitare le distruzioni che si verificano quando i TAC e le quote devono<br />

essere modificati all’improvviso senza preavviso e che, in termini di rendimento, sono<br />

chiaramente estremamente dannosi per le attività <strong>del</strong> nostro settore ittico.<br />

Pedro Guerreiro, a nome <strong>del</strong> gruppo GUE/NGL. – (PT) Signor Presidente, il titolo <strong>del</strong>la<br />

comunicazione <strong>del</strong>la Commissione e <strong>del</strong>la proposta <strong>del</strong>la Commissione di un regolamento<br />

<strong>del</strong> Consiglio sono sufficienti a confermare, qualora ci fossero stati dubbi, che le misure<br />

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IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

proposte non mirano a affrontare le cause <strong>del</strong>l’attuale esacerbazione <strong>del</strong>la situazione<br />

socioeconomica nel settore <strong>del</strong>la pesca. Nonostante misure sporadiche per rispondere alle<br />

giustificate richieste <strong>del</strong>la stragrande maggioranza <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la pesca, ci troviamo<br />

ancora una volta di fronte a tentativi di utilizzare la situazione finanziaria in peggioramento<br />

in questo settore per introdurre misure che incoraggiano e accelerano ulteriormente la<br />

riduzione <strong>del</strong> numero di pescherecci.<br />

Vorremmo evidenziare che non si sta presentando alcuna proposta concreta per far fronte<br />

alle due questioni principali: l’aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> carburante, diesel e benzina, e la<br />

formazione e l’aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> pescato nel primo punto di vendita senza un<br />

corrispondente aumento <strong>del</strong> prezzo al consumo. Non esistono risorse finanziarie per poter<br />

coordinare e applicare misure per aiutare il settore a affrontare l’aumento <strong>del</strong> costo <strong>del</strong><br />

carburante, mentre ci sono centinaia di migliaia di euro a disposizione per promuovere la<br />

riduzione dei pescherecci, definiti misure di mercato. Nessuno vuole prendere il toro per<br />

le corna e promuovere una giusta distribuzione <strong>del</strong> valore aggiunto nella catena.<br />

In pratica, la Commissione sta presentando una serie di proposte che sono essenzialmente<br />

inadeguate, poiché non rispondono ai bisogni <strong>del</strong>la stragrande maggioranza <strong>del</strong> settore<br />

<strong>del</strong>la pesca. Questo dimostra che, alla fine, l’unico vero obiettivo è la distruzione di gran<br />

parte di questo settore economico strategico.<br />

Jim Allister (NI). - (EN) Signor Presidente, continuo a vedere molti aspetti positivi in<br />

questo pacchetto, tuttavia ho una preoccupazione costante, relativa alla questione<br />

fondamentale <strong>del</strong>la consegna.<br />

Signor Commissario, come possiamo garantire in tutto il territorio <strong>del</strong>l’UE che queste<br />

misure non inducano una distorsione <strong>del</strong>la concorrenza? Non deriva da azioni che la<br />

Commissione possa intraprendere, ma dal fatto che è una realtà che alcuni Stati membri<br />

hanno un atteggiamento più entusiasta nei confronti <strong>del</strong>la spesa pubblica e degli aiuti a<br />

beneficio di settori rispetto ad altri Stati membri. Se da una parte vi è reticenza e dall’altra<br />

entusiasmo, non vi sarà forse un’applicazione diseguale e una riduzione di queste misure,<br />

con un potenziale impatto sulla concorrenza?<br />

Come controllerà questo? O meglio, lo controllerà e quali azioni intraprenderà se dovesse<br />

verificarsi una distorsione?<br />

Anche il mio secondo argomento è in un certo senso provinciale e riguarda particolarmente<br />

il piano di adeguamento <strong>del</strong>la flotta. Nel quadro <strong>del</strong>lo stesso, prevede misure speciali di<br />

sostegno, a condizione che il piano apporti una riduzione permanente <strong>del</strong> 30 per cento<br />

nella capacità <strong>del</strong>la flotta.<br />

Prendiamo il Regno Unito, signor Commissario. Abbiamo tre dei paesi costituenti, Scozia,<br />

Galles e Irlanda <strong>del</strong> Nord, in cui la pesca è una questione decentrata e sono i governi<br />

decentrati a prendere le decisioni. E’ perfettamente credibile che uno di essi istituisca un<br />

piano di adeguamento <strong>del</strong>la flotta per la propria regione, tramite il quale la capacità <strong>del</strong>la<br />

flotta sarebbe ridotta <strong>del</strong> 30 per cento. Ma, nel complesso <strong>del</strong> Regno Unito, se altri non<br />

hanno agito con solerzia, questo potrebbe non essere il risultato complessivo.<br />

E’ giusto? Ci sono azioni che la Commissione può intraprendere per alleviare tale ingiustizia?<br />

In sintesi, può la Commissione considerare i passi da intraprendere per affrontare tale<br />

potenziale diseguaglianza in paesi in cui ci sono governi regionali che potrebbero essere<br />

disposti a far sentire il loro peso e governi nazionali che potrebbero non esserlo?<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Paulo Casaca (PSE). – (PT) Signor Presidente, credo che la direzione politica in cui va<br />

questa proposta, così come la tempistica, sia assolutamente giusta. Credo che queste siano<br />

misure appropriate per la situazione che stiamo vivendo nei mari europei. Credo che questo<br />

sia il modo giusto di procedere.<br />

Se esaminiamo attentamente questa proposta, il problema principale è se sia realizzabile<br />

o meno. Poiché il signor Commissario ha richiesto l’urgenza, il <strong>Parlamento</strong> ha agito<br />

urgentemente, rinunciando al proprio diritto di analisi e presentazione di emendamenti<br />

al regolamento. Tuttavia, il problema è capire se sia possibile applicare regole così complesse<br />

nel periodo previsto.<br />

Secondo una <strong>del</strong>le clausole, i piani di riduzione dovrebbero iniziare prima <strong>del</strong> 30 novembre.<br />

Tuttavia, i piani per ridurre il numero di pescherecci devono essere formulati dagli Stati<br />

membri e alcuni di questi programmi devono essere approvati dalla Commissione europea,<br />

poiché le risorse finanziarie per i programmi saranno erogati dal Fondo <strong>europeo</strong> <strong>del</strong>la<br />

pesca esistente. Questi programmi sono estremamente complessi e prevedono percentuali<br />

obbligatorie; alcune <strong>del</strong>le regole sono quasi impenetrabili, come ha visto oggi il signor<br />

Commissario con l’articolo 19, paragrafo 4. Mi sembra sia questo il problema maggiore:<br />

gli estremi di questa proposta renderanno impossibile la sua applicazione pratica? Se così<br />

fosse sarebbe davvero deplorevole.<br />

Per questo chiedo alla Commissione, al signor Commissario e a tutti i funzionari <strong>del</strong>la<br />

Direzione Generale di valutare attentamente la fattibilità di quanto viene proposto, poiché<br />

se non è fattibile nel periodo proposto, non vale lo sforzo che ci viene chiesto di compiere.<br />

Elspeth Attwooll (ALDE). - (EN) Signor Presidente, il gruppo ALDE accoglie con favore<br />

la proposta di regolamento, ma condivide il senso generale di rammarico di non aver avuto<br />

il tempo per riflettere e presentare gli opportuni emendamenti. Perciò mi compiaccio che<br />

la Commissione prenda nota di tutte le preoccupazioni espresse sia in commissione questa<br />

mattina che nel corso <strong>del</strong> dibattito di questa sera e che negozierà con il Consiglio per<br />

effettuare gli opportuni adeguamenti.<br />

Due di queste preoccupazioni riguardano il disarmo parziale, da una parte relativamente<br />

ad un’eventuale eccessiva detrazione dagli obiettivi di riduzione <strong>del</strong>la capacità e dall’altra<br />

relativamente all’utilizzo di eventuali sovvenzioni. Sarebbe utile ricevere assicurazioni<br />

dalla Commissione su questi punti.<br />

Per quel che riguarda i due ordinamenti, crediamo che il primo sia già efficacemente coperto<br />

dal testo. Apprezziamo moltissimo il secondo, poiché crediamo che intenda occuparsi<br />

proprio <strong>del</strong>le preoccupazioni appena citate, ma pensiamo che possa invece rivelarsi<br />

controproducente per la riduzione <strong>del</strong>la capacità. Perciò, piuttosto che votare<br />

frettolosamente per promuoverne l’inclusione all’interno di un testo legislativo, chiediamo<br />

alla Commissione di considerare i meriti <strong>del</strong>l’idea e anche <strong>del</strong>lo sviluppo di altre misure<br />

che pongano l’accento sulla riduzione <strong>del</strong> consumo di carburante.<br />

Da ultimo, un’osservazione più personale: vorrei richiamare l’attenzione su due frasi nella<br />

comunicazione <strong>del</strong>la Commissione, che dicono: è essenziale che questo pacchetto venga<br />

applicato in modo da garantire parità di condizioni in tutta l’Unione Europea. Non ci può<br />

essere alcuna distorsione <strong>del</strong>la concorrenza tra i pescatori <strong>del</strong>l’UE che derivi da una diversa<br />

capacità degli Stati membri di mobilizzare fondi pubblici o comunitari. Appoggio<br />

l’argomento che è già stato presentato, ossia che allo stesso modo non possa esserci alcuna<br />

distorsione <strong>del</strong>la concorrenza derivante da una diversa volontà degli Stati membri di<br />

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198<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

mobilizzare tali fondi. Confido che verranno intrapresi tutti i passi necessari al fine di<br />

assicurare che ciascuno di quelli con una flotta da pesca possa trarre vantaggio dalle<br />

opportunità offerte dal regolamento.<br />

Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, Commissario<br />

Borg, onorevoli colleghi, in questa discussione c’è una serie di punti che dobbiamo<br />

riconoscere.<br />

Innanzitutto, se il settore ittico non stesse gridando “quel che è troppo è troppo”, ora non<br />

saremmo qui a dibattere l’urgente necessità di adottare misure. Questo è il primo punto.<br />

In secondo luogo, dobbiamo riconoscere che le Istituzioni europee hanno accolto questo<br />

grido di protesta. Il <strong>Parlamento</strong> in particolare ha già adottato una risoluzione sulla crisi nel<br />

corso <strong>del</strong>l’ultima tornata. Inoltre, dobbiamo riconoscere, come abbiamo detto al<br />

Commissario Borg questa mattina, che la Commissione ha agito con prontezza inusuale<br />

nel presentarci il pacchetto di misure che stiamo dibattendo oggi. Dobbiamo esserne tutti<br />

lieti.<br />

E’ tutto risolto, quindi? No, lungi dall’esserlo. Siamo appena all’inizio. La Commissione ha<br />

presentato quello che potremmo chiamare un documento iniziale di prima fase per<br />

affrontare la crisi, un piano di aiuto che si concentra sulla ristrutturazione <strong>del</strong>la flotta. Ora<br />

c’è bisogno che la Commissione presenti un piano per la seconda fase, con la medesima<br />

urgenza, contenente misure per incrementare il rendimento <strong>del</strong>la flotta e migliorare la<br />

commercializzazione, insieme a misure che puntino a promuovere il valore <strong>del</strong> pescato al<br />

primo punto di vendita, misure per le quali non abbiamo ancora alcun programma preciso.<br />

Ciononostante, il Consiglio e i governi degli Stati membri devono applicare le misure,<br />

agendo con la stessa prontezza <strong>del</strong>la Commissione e <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong>, e, in linea con le<br />

nostre richieste, devono incrementare i controlli sui prodotti ittici importati e lanciare<br />

campagne di informazione per i consumatori, per promuovere gli interessi dei pescatori.<br />

Se questo piano non dovesse concretizzarsi e rimanessimo con quello che abbiamo sul<br />

tavolo oggi, onorevole Borg, tutto ciò che avremmo sarebbe un’operazione ingegnosa e<br />

generosa che approfitta <strong>del</strong>la crisi corrente per ridurre la flotta da pesca, invece che<br />

aumentarne la redditività e salvarla dalla grave crisi davanti alla quale si trova oggi.<br />

Luis Manuel Capoulas Santos (PSE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario,<br />

onorevoli colleghi, il settore <strong>del</strong>la pesca è sicuramente il settore economico che<br />

maggiormente soffre <strong>del</strong>l’attuale crisi petrolifera. Lo sappiamo tutti. Pertanto accogliamo<br />

con favore il segnale politico dato dalla Commissione con questo pacchetto di misure. Non<br />

sarà il <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong> a porre ostacoli alla sua rapida approvazione, così come hanno<br />

dichiarato i miei onorevoli colleghi.<br />

Sappiamo che non ci sono soluzioni magiche, vista la portata <strong>del</strong> problema. Ciononostante,<br />

dopo aver analizzato le proposte <strong>del</strong>la Commissione, non posso nascondere la mia enorme<br />

<strong>del</strong>usione. Tutte le misure puntano in una direzione: una riduzione <strong>del</strong> numero dei<br />

pescherecci. Perfino le presunte misure di emergenza, quali la cessazione temporanea,<br />

sono associate a riduzioni obbligatorie <strong>del</strong>la flotta.<br />

Non capisco perché le misure <strong>del</strong>ineate nell’articolo 7 escludano la sostituzione dei motori,<br />

così come è difficile capire perché i piani di adeguamento <strong>del</strong>la flotta dovrebbero coprire<br />

pescherecci con costi energetici equivalenti a più <strong>del</strong> 30 per cento dei costi di produzione.<br />

E gli altri pescherecci, signor Commissario, che li comprendono quasi tutti, eccetto i<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

pescherecci da traino? E la flotta costiera, che è socialmente molto importante? Non capisco<br />

nemmeno perché gli unici pescherecci coperti dal programma di riduzione parziale siano<br />

quelli che utilizzano gli stessi identici attrezzi da pesca e rappresentano il 70 per cento<br />

<strong>del</strong>la flotta che utilizza quegli attrezzi. Questo requisito, che si accompagna alla regola di<br />

ridurre la capacità <strong>del</strong> 60 per cento e di limitare tale capacità al 25 per cento al fine di<br />

sostenere nuovi pescherecci, rende questa misura completamente inapplicabile, come ha<br />

detto l’onorevole collega Casaca poco fa.<br />

Signor Commissario, capisco quanto difficile sia per lei trovare soluzioni a problemi su<br />

scala tanto vasta, ma non possiamo dare al settore l’illusione che stiamo cercando di curarne<br />

le malattie, quando questo porta soltanto a riduzione e abbandono. E’ molto meglio<br />

chiamare le cose con il proprio nome e dire che cosa si sta facendo. Di conseguenza Le<br />

chiedo, nonostante i tempi ridotti a nostra disposizione prima <strong>del</strong> Consiglio di lunedì, di<br />

compiere uno sforzo di semplificazione e di essere realistico, in modo che il segnale politico<br />

positivo non divenga un’enorme <strong>del</strong>usione per il settore, che guarda a noi con grande<br />

speranza.<br />

Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, stiamo tutti reagendo a poche ore dalla<br />

ricezione <strong>del</strong> testo dalla Commissione, testo che contiene un pacchetto di misure per il<br />

sostegno <strong>del</strong>la nostra flotta da pesca nell’attuale crisi economica. La Commissione fornisce<br />

misure urgenti di durata limitata e principalmente di natura sociale, che accogliamo con<br />

favore.<br />

Le misure sociali valgono sia per i pescatori autonomi che per i dipendenti. In Irlanda<br />

abbiamo una situazione particolare a seguito di una sentenza <strong>del</strong> tribunale di alcuni anni<br />

fa, in conseguenza <strong>del</strong>la quale pressoché tutti i nostri marinai sono lavoratori autonomi o<br />

pescatori “a quota” e fino ad ora sono stati esclusi dai sussidi <strong>del</strong>la previdenza sociale quando<br />

erano senza lavoro per motivi economici o atmosferici, perciò accolgo con favore questo<br />

aspetto.<br />

Con riferimento alle misure temporanee di cessazione, vorrei assicurazioni da parte <strong>del</strong><br />

signor Commissario che esse varranno soltanto per coloro che devono fermarsi per breve<br />

tempo per ragioni economiche e che la restrizione che esse saranno disponibili soltanto<br />

per chi fa parte di un piano di ristrutturazione verrà applicata nella sua più ampia accezione.<br />

Una domanda di ristrutturazione in qualunque senso dovrebbe essere sufficiente per<br />

permettere una domanda di cessazione in questo specifico campo.<br />

Accolgo anche con particolare favore l’aiuto per il disarmo parziale, che permette ai<br />

pescatori di passare a pescherecci più piccoli, più ecologici e più efficienti sotto il profilo<br />

energetico. Vorrei anche poter pensare che la riduzione nelle emissioni di anidride carbonica<br />

da tale nuovo contributo alla flotta possa venir utilizzata dagli Stati membri come contributo<br />

alla loro condivisione degli sforzi ai sensi <strong>del</strong> pacchetto sul clima, che si sta rapidamente<br />

rivolgendo contro di noi; dovremo collegare il pacchetto sul clima con gli sforzi degli Stati<br />

membri in rapporto ai pescherecci a risparmio energetico, pescherecci più piccoli e il<br />

passaggio in questo particolare campo.<br />

Credo sia molto importante anche incoraggiare il disarmo parziale proposto nel testo,<br />

perché questo permette ai pescatori che desiderano continuare a pescare, che hanno le<br />

capacità e l’esperienza di generazioni, di continuare, anche se su scala più ridotta, mentre<br />

superiamo la crisi economica attuale che si trovano a fronteggiare.<br />

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200<br />

IT<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Perciò, grazie <strong>del</strong>le misure. Mi auguro sinceramente che gli Stati membri le applichino nella<br />

stessa maniera. Non ci sono fondi aggiuntivi, sono tutti interni al FEP. Si tratta solo di una<br />

riorganizzazione finanziaria, ma speriamo che non nascano misure anticoncorrenziali a<br />

causa <strong>del</strong>le differenze di risorse degli Stati membri.<br />

Catherine Stihler (PSE). - (EN) Signor Presidente, credo che tutti siamo a conoscenza<br />

degli impatti negativi dei prezzi attuali <strong>del</strong> petrolio e <strong>del</strong> carburante. In giugno, Age Concern<br />

Scotland ha dichiarato che l’aumento dei prezzi <strong>del</strong> carburante renderà difficile alle persone<br />

più vulnerabili scaldarsi quest’inverno. Un portavoce <strong>del</strong>l’ente di beneficenza ha affermato:<br />

ogni aumento <strong>del</strong>l’1 per cento nei prezzi <strong>del</strong> carburante determina fenomeni di fuel poverty<br />

per circa un milione di persone in Scozia. Molte di queste persone sono i pensionati più<br />

poveri, che vivono con un reddito fisso molto basso e che potrebbero già vivere sotto la<br />

soglia di povertà.<br />

In tale contesto, potremmo chiederci perché la Commissione si precipiti, pare, a salvare<br />

un settore particolare. Dico “pare”, perché credo che dobbiamo chiederci se la revisione<br />

studiata <strong>del</strong>le linee guida FEP e, potenzialmente, degli orientamenti sulla clausola de minimis,<br />

possano assicurare un settore ittico sostenibile. Dubito che questo pacchetto risponderà<br />

ai bisogni di parte <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la pesca, specialmente se i prezzi <strong>del</strong> carburante rimangono<br />

elevati e continuiamo ad avere una sovraccapacità.<br />

In una recente risposta <strong>del</strong>la Commissione sulla misura <strong>del</strong>la sovraccapacità <strong>del</strong>la flotta da<br />

pesca <strong>del</strong>l’UE, sono stato informato che la Commissione stima che abbiamo una<br />

sovraccapacità significativa in alcune zone comunitarie di pesca, in media almeno <strong>del</strong> 40<br />

per cento. La comunicazione e il regolamento <strong>del</strong> Consiglio che l’accompagna si riferiscono<br />

alla necessità di ridurre la sovraccapacità. Cerchiamo di assicurarci che questo venga<br />

realizzato.<br />

Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, è tardi, perciò sarò breve.<br />

Credo sia importante farvi sapere che cosa ha detto la federazione dei pescatori irlandesi<br />

in giugno, quando il pacchetto è stato annunciato per la prima volta. Sono stati scettici e<br />

hanno affermato che era essenziale che qualunque proposta <strong>del</strong> genere fosse sostenuta da<br />

significativi finanziamenti.<br />

Credo sia già stato detto che non esistono fondi aggiuntivi e che stiamo semplicemente<br />

riorganizzando le riserve di denaro disponibili. Credo che dobbiamo dirlo onestamente,<br />

perché questo pacchetto di emergenza sottrarrà a altre misure che sarebbero potuto essere<br />

necessarie, se il prezzo <strong>del</strong> petrolio non avesse causato questi problemi al settore <strong>del</strong>la<br />

pesca e, sicuramente, a altri settori.<br />

E’ una vergogna che ci sia stato bisogno che il settore uscisse dal mare per versarsi sulle<br />

strade per ottenere una nostra reazione completa. In ogni caso, ci sono parti di questo<br />

pacchetto che, se applicate – e credo sia questo il punto chiave – dovrebbero essere molto<br />

positive. Credo sia importante che le flotte che hanno dovuto ritirarsi prima <strong>del</strong>l’annuncio<br />

di questo regolamento ricevano assistenza nel quadro di queste misure.<br />

Ma il settore ittico deve affrontare molti altri problemi. Uno che ha citato, signor<br />

Commissario, è il fatto che i prezzi <strong>del</strong> pescato sono scesi piuttosto che salire. Sarei<br />

interessata a sapere (ma forse è troppo tardi questa sera), a sentire come pensa si potrebbe<br />

affrontare questo punto, perché è qui che potremo veramente fare progressi nel settore<br />

<strong>del</strong>la pesca.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Molto spesso quando le persone hanno un problema, che si tratti di agricoltori o pescatori,<br />

dicono che l’<strong>Europa</strong> reagisce troppo lentamente. In questo caso, non abbiamo reagito<br />

molto rapidamente, ma almeno c’è stata una certa celerità nel raggiungimento <strong>del</strong>la<br />

posizione in cui siamo ora.<br />

Tuttavia, come altri hanno detto, abbiamo soltanto un documento. E’ complesso, è un po’<br />

come il Trattato di Lisbona e spero verrà accettato, sicuramente in Irlanda, dove il Trattato<br />

di Lisbona non è stato accettato.<br />

Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, accolgo con favore le proposte <strong>del</strong>la<br />

Commissione. Un anno fa, in questo periodo, ho visitato la mia circoscrizione a<br />

Casteltownbere. In quel periodo, nel luglio 2007, i pescatori si trovavano in una situazione<br />

piuttosto difficile, per quel che riguarda l’intero settore. Dodici mesi dopo, ora stiamo<br />

affrontando i problemi e accolgo con favore le proposte presentate dalla Commissione<br />

qui oggi.<br />

Tuttavia, è necessaria una reazione anche da parte degli Stati membri in altre aree in<br />

relazione all’intero settore ittico. L’intera questione che ha sollevato nel suo memorandum<br />

sulla quantità, qualità e offerta è molto importante e significa assicurare che le persone che<br />

producono e forniscono il pesce ricevano un compenso adeguato per il lavoro che svolgono.<br />

Credo che, alla fine, mentre il consumatore paga, sono gli intermediari che ci guadagnano<br />

maggiormente. Credo che uno dei punti che necessitano di cambiamento sia tutto il campo<br />

<strong>del</strong>l’etichettatura volontaria. Dobbiamo introdurre un meccanismo per identificare con<br />

chiarezza il prodotto che arriva da paesi terzi e, in molto casi, il prodotto che non viene<br />

catturato in conformità con i regolamenti. Credo siano necessari dei cambiamenti in questo<br />

campo. Ci sono troppo prodotti che arrivano nell’UE che non vengono catturati nel rispetto<br />

dei regolamenti e non stiamo facendo abbastanza in questo campo per assicurare le stesse<br />

condizioni a tutti all’interno <strong>del</strong>l’UE. Credo questo sia un campo importante sui cui lavorare.<br />

Pur accogliendo con favore questi regolamenti e queste proposte, credo che dobbiamo<br />

anche applicare i regolamenti esistenti per i prodotti importati da paesi terzi.<br />

Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, vorrei porre una domanda specifica<br />

che è emersa questa mattina nella commissione per la pesca, sollevata dalla mia onorevole<br />

collega Carmen Fraga Estévez e me. L’articolo 12, paragrafo 3 stabilisce che un piano di<br />

adeguamento <strong>del</strong>la flotta deve riguardare soltanto flotte in cui i costi <strong>del</strong>l’energia<br />

rappresentino in media almeno il 30 per cento dei costi di produzione, sulla base <strong>del</strong><br />

fatturato <strong>del</strong> 2007, <strong>del</strong>la flotta interessata da questo piano.<br />

Ci può garantire e mettere a verbale che anche i primi sei mesi <strong>del</strong> 2008 potranno essere<br />

presi in considerazione nella compilazione di tali dati, poiché sono stati sei mesi<br />

particolarmente negativi in termini <strong>del</strong>l’effettivo incremento in percentuale dei costi<br />

energetici <strong>del</strong>la flotta, in particolare con riferimento agli aspetti più vulnerabili <strong>del</strong>le nostre<br />

flotte?<br />

Catherine Stihler (PSE). - (EN) Signor Presidente, dal momento che ci è consentito porre<br />

un’altra domanda, vorrei rivolgere la seguente domanda al signor Commissario. Alla luce<br />

dei programmi di disarmo parziale e <strong>del</strong>la proposta <strong>del</strong>l’eventuale riassegnazione <strong>del</strong> 25<br />

per cento <strong>del</strong>la capacità di pesca permanentemente ritirata ai nuovi pescherecci, nella<br />

pratica questo significherebbe la reintroduzione di dannose sovvenzioni per la costruzione<br />

di pescherecci?<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Joe Borg, Membro <strong>del</strong>la Commissione. − (EN) Signor Presidente, grazie molte per tutti gli<br />

interventi e per le domande che sono state poste. Cercherò di rispondere al maggior numero<br />

di domande possibile, dato che non abbiamo avuto tempo a sufficienza come di solito<br />

abbiamo, nella commissione per la pesca e in plenaria, per discutere le proposte, vista la<br />

natura urgente di questa proposta.<br />

Con riferimento al de minimis, come abbiamo detto nella comunicazione, eseguiremo le<br />

analisi economiche necessarie nelle prossime settimane e mesi e intendiamo presentare<br />

una proposta <strong>del</strong>la Commissione, se opportuno, se l’analisi economica dimostra che<br />

possiamo proseguire in questa direzione e se le regole <strong>del</strong>l’OMC lo permettono, prima<br />

<strong>del</strong>la fine di quest’anno.<br />

La successiva procedura, piuttosto lunga, che prevede la consultazione <strong>del</strong> comitato<br />

consultivo degli Stati membri e dei portatori di interesse e l’adozione finale da parte <strong>del</strong>la<br />

Commissione, richiede normalmente circa sei mesi. Si parla quindi di una tempistica<br />

piuttosto prolungata, è vero. Tuttavia, devo sottolineare che il de minimis non è la soluzione<br />

per la ristrutturazione <strong>del</strong>la flotta di cui c’è bisogno.<br />

Che ci piaccia o no, abbiamo una situazione di sovraccapacità significativa e, se non la<br />

affrontiamo in maniera efficace, non riusciremo mai a trovare una soluzione permanente.<br />

Come ho detto in altre occasioni, è inutile stanziare fondi per un problema, senza cercare<br />

di affrontarne la vera causa, ed è questo che stiamo cercando di fare. Siamo disposti a aiutare<br />

i pescatori immediatamente e nel medio termine, ma vogliamo anche sottolineare che è<br />

necessaria una ristrutturazione efficace. Altrimenti ci ritroveremo qui, ogni anno, per<br />

discutere la stessa questione. Pertanto, voglio chiarire in maniera inequivocabile che la<br />

Commissione non è disposta a stanziare semplicemente fondi. Perciò, nessuna forma di<br />

finanziamento permanente ai pescatori può costituire un punto di partenza. Per questo<br />

desidero affermare con tutta la chiarezza possibile che dobbiamo davvero affrontare il<br />

problema. Per cui questa è la mia risposta per il de minimis che stiamo analizzando.<br />

Con riferimento alle misure di mercato, forniremo maggiori particolari e renderemo il<br />

quadro molto più chiaro, poiché abbiamo intenzione di realizzare il nostro progetto su<br />

più fronti. Innanzitutto, metteremo maggiori finanziamenti a disposizione <strong>del</strong>le<br />

organizzazioni dei produttori e di altre associazioni <strong>del</strong> settore, al fine di elaborare piani<br />

di pesca, piani di commercializzazione, iniziative di qualità, iniziative di etichettatura e<br />

iniziative interne al ramo. E, in altri paesi, come ad esempio la Norvegia, vediamo che le<br />

organizzazioni dei produttori possono collaborare in maniera efficiente per aiutare il<br />

settore <strong>del</strong>le catture. Come indicato nella nostra comunicazione, non si tratta di mezzi o<br />

strumenti nuovi. Sono <strong>del</strong>ineati ampiamente sia nell’OCM che nel FEP. Il problema è che,<br />

finora, il settore e gli Stati membri non li hanno promossi a sufficienza.<br />

Anche in materia di sistema di monitoraggio dei prezzi, insieme al settore e agli Stati<br />

membri, utilizzeremo queste conoscenze aggiuntive per elaborare strumenti di<br />

monitoraggio lungo tutta la catena di valore per aiutare il settore a prevedere gli sviluppi<br />

dei prezzi in maniera più efficace in futuro. La Commissione ha lanciato uno studio in<br />

materia, che verrà completato a settembre. C’è uno slancio politico sull’argomento a livello<br />

più ampio. Il recente vertice <strong>europeo</strong> ha sostenuto più ampie iniziative <strong>del</strong>la Commissione<br />

per il monitoraggio dei prezzi degli alimenti e per i meccanismi di sviluppo dei prezzi.<br />

Anche in questo caso, i finanziamenti aggiuntivi per un sistema di monitoraggio dei prezzi<br />

<strong>del</strong> pescato verranno messi a disposizione dalle autorità di bilancio entro settembre.<br />

Inizieremo il lavoro immediatamente, prima lanciando un progetto pilota sull’ambito e le<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

modalità di questa operazione, poi definiremo e renderemo operativo il sistema completo<br />

di monitoraggio dei prezzi prima <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> 2009.<br />

Per quel che riguarda un maggiore controllo in materia di certificazione, etichettatura<br />

obbligatoria e mitigazione <strong>del</strong>l’IEU, anche in questo caso la Commissione offrirà sostegno<br />

finanziario alle iniziative <strong>del</strong> settore, nel campo <strong>del</strong> monitoraggio <strong>del</strong> mercato e in particolare<br />

in relazione al monitoraggio <strong>del</strong> rispetto da parte <strong>del</strong> settore dei requisiti di legge con<br />

riferimento alla certificazione, all’etichettatura, eccetera. Intendiamo presentare un invito<br />

a lanciare proposte entro la fine <strong>del</strong> 2008, tramite il quale inviteremo organizzazioni <strong>del</strong><br />

settore a elaborare proposte concrete e l’applicazione di tali progetti inizierà nel corso <strong>del</strong><br />

2009.<br />

Poi nel 2009 avremo anche la revisione completa <strong>del</strong>l’OCM. Pertanto, cercherò di fornire<br />

<strong>del</strong>le tempistiche indicative con riferimento alle diverse misure di mercato che stiamo<br />

progettando.<br />

Sulla questione <strong>del</strong> periodo di riferimento sollevata sia dall’onorevole Fraga che<br />

dall’onorevole Doyle, posso nuovamente ripetere che la valutazione preliminare di questo<br />

suggerimento indica che possiamo accoglierla. Ci rendiamo conto che la situazione <strong>del</strong><br />

carburante è cambiata in maniera decisa dal 2007 e appare in effetti logico che le realtà<br />

attuali vengano riflesse dall’obiettivo di questo pacchetto. In ogni caso, dobbiamo assicurare<br />

che tutti i dati economici utilizzati per il periodo di riferimento 2007-2008 siano una<br />

raffigurazione accurata <strong>del</strong>la situazione economica per la flotta e i pescherecci in questione.<br />

La riduzione obbligatoria <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong> 30 per cento verrà in ogni caso mantenuta. Il<br />

possibile impatto <strong>del</strong>l’utilizzo dei dati <strong>del</strong> 2008 potrebbe indirettamente portare ad<br />

un’applicazione più vasta <strong>del</strong> pacchetto. Perciò posso confermare che proseguiremo e<br />

accoglieremo il suggerimento arrivato questa mattina dalla commissione per la pesca.<br />

Con riferimento alla domanda se la proposta attacchi il problema alle radici, vorrei esprimere<br />

la mia convinzione che ci sono due obiettivi primari: affrontare la sovraccapacità, come<br />

ho appena detto, in modo che possiamo sopravvivere in maniera redditizia a lungo anche<br />

in futuro, e cercare di aiutare i pescatori a ottenere un giusto prezzo per le loro catture. Ho<br />

soltanto <strong>del</strong>ineato le misure che proponiamo su questo argomento.<br />

Per quel che riguarda la domanda, sollevata dal generale Morillon, relativa alle misure che<br />

non dovrebbero venir applicate a scapito di chi già si è sottoposto a ristrutturazione, e con<br />

riferimento alla questione sollevata dall’onorevole Allister e dall’onorevole Attwooll e da<br />

altri, sono punti molto meritevoli di attenzione. Vorrei dire che, in termini generali, se vi<br />

è un’ulteriore riduzione <strong>del</strong>la capacità da parte di alcuni Stati membri, questo gioverà ad<br />

altri Stati membri, perché se vi è una riduzione di capacità con la conseguente riduzione<br />

degli sforzi, ci sarebbero maggiori risorse e maggiori opportunità di mercato.<br />

Tuttavia, più nello specifico, vorrei dire che lo strumento ad hoc proposto, <strong>del</strong> quale parlerò<br />

tra poco, sarà ideato in modo da fissare criteri che si basano sulle necessità e che non<br />

seguono il FEP in modo che, ad esempio, i requisiti di coloro che hanno già intrapreso<br />

ristrutturazioni significative vengano riconosciuti e coloro che godono di bassi stanziamenti<br />

FEP siano altresì riconosciuti.<br />

Per quel che riguarda la questione degli aiuti sociali, innanzitutto dovremmo vedere come<br />

verrebbe definita questa misura nella pratica. Qualora la misura fornisca sussidi soltanto<br />

ai lavoratori e non alle aziende, potrebbero non essere nemmeno presenti elementi di aiuto.<br />

Questo significherebbe che il processo di adozione sarebbe più rapido.<br />

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<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Se è necessario un emendamento alle linee guida per gli aiuti statali, prepareremo una<br />

decisione <strong>del</strong>la Commissione, che normalmente richiede dai due ai tre mesi. Con riferimento<br />

alla sentenza <strong>del</strong> tribunale irlandese, analizzeremo come la definizione dei lavoratori<br />

autonomi influenzi l’applicazione di questa misura e cercheremo una soluzione per<br />

affrontare il problema specifico riguardante l’Irlanda.<br />

Per quel che riguarda la richiesta che la cessazione temporanea di emergenza non sia legata<br />

alla ristrutturazione (questione sollevata anche dall’onorevole Doyle), la ristrutturazione<br />

è definita in maniera relativamente lasca nel nostro pacchetto, perciò dovrebbero esserci<br />

ampie possibilità per i pescherecci in difficoltà per adeguarsi alle nuove realtà. Possono<br />

ricevere gli aiuti adesso e poi hanno sei mesi per adeguarsi. Questo legame con la<br />

ristrutturazione deve, tuttavia, essere mantenuto per il pacchetto di emergenza per ottenere<br />

il risultato desiderato.<br />

Con riferimento alla questione riguardante i requisiti finanziari, sollevata dall’onorevole<br />

McGuinness, il fabbisogno finanziario per la cessazione temporanea e permanente <strong>del</strong>le<br />

attività di pesca è stimato intorno agli 1,6 miliardi di euro. Si stima che il fabbisogno<br />

finanziario totale si aggiri sui 2 miliardi di euro. Si stima che la programmazione attuale<br />

<strong>del</strong>l’asse 1 <strong>del</strong> FEP per queste misure copra circa 600 milioni di euro, con 250 milioni di<br />

euro aggiuntivi, secondo le stime, provenienti dal cofinanziamento nazionale.<br />

La Commissione stima inoltre che 550 milioni di euro dovranno provenire dalla<br />

programmazione di programmi operativi FEP. Rimarrebbe così un disavanzo di 600 milioni<br />

di euro. C’è anche addizionalità, quindi. Non stiamo semplicemente utilizzando i fondi<br />

FEP, ma c’è anche un’addizionalità di 600 milioni di euro. Una parte significativa di questo<br />

importo potrebbe essere finanziata attraverso il margine non stanziato sotto la rubrica 2<br />

dei massimali <strong>del</strong> quadro finanziario per gli anni 2009-2010 e la maggior parte arriverebbe<br />

nel 2009.<br />

E’ questa addizionalità che potrebbe formare lo strumento ad hoc a cui mi riferivo prima.<br />

Questo strumento ad hoc deve basarsi sulle necessità, per cui non rifletterebbe gli<br />

stanziamenti proporzionali nel quadro <strong>del</strong> FEP, ma dovrebbe rivolgersi a quei segmenti<br />

<strong>del</strong>la flotta che hanno bisogno di ristrutturazione, ma che non riceverebbero assistenza<br />

nel quadro <strong>del</strong> FEP, o perché lo stanziamento FEP a favore degli Stati membri è molto<br />

limitato o perché si riferisce a aree di non convergenza, e che quindi godono di stanziamenti<br />

FEP molto limitati, o perché la richiesta è enorme e il FEP non riesce a soddisfarla. Perciò,<br />

questa è la mia risposta con riferimento agli stanziamenti finanziari.<br />

Vorrei anche sottolineare che, con riferimento alla domanda sollevata, mentre nel breve<br />

termine non proponiamo alcuna soluzione miracolosa, offriamo la cessazione temporanea<br />

immediata per tre mesi a partire dal 1 luglio 2008 e, come ho detto, assumeremo un<br />

atteggiamento flessibile con riferimento alla definizione di ristrutturazione, mentre per<br />

quel che riguarda ulteriori disposizioni di cessazione temporanea, devono essere parte<br />

integrante <strong>del</strong> piano di adeguamento <strong>del</strong>la flotta.<br />

Ma, con riferimento ai primi tre mesi, finché esiste una ristrutturazione generale, il diritto<br />

si applica.<br />

Per quel che riguarda la domanda se riusciremo a completare la realizzazione entro il tempo<br />

previsto, date le condizioni da considerare, la mia risposta è che la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

condizioni sono relative al disarmo parziale, che è uno strumento nuovo e che è stato<br />

controverso anche nel raggiungimento di questo stadio. La rimozione <strong>del</strong> disarmo parziale<br />

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rimuoverebbe anche la maggior parte <strong>del</strong>le condizioni relative. Sono convinto, tuttavia,<br />

che non è questo che vorreste. Vi posso assicurare che la Commissione solleciterà gli Stati<br />

membri e il settore a utilizzare i piani di adeguamento <strong>del</strong>la flotta e ad assicurare che<br />

vengano monitorati in maniera adeguata, in modo che la tempistica prevista e le condizioni<br />

stabilite vengano seguite e rispettate.<br />

Vorrei nuovamente dire che non è vero che tutte le misure sono legate al disarmo dei<br />

pescherecci. E’ vero che si continua il disarmo totale, ma viene anche introdotto il disarmo<br />

parziale e il disarmo parziale significa che verranno rimossi i pescherecci più vecchi e ne<br />

verranno introdotti di nuovi e più piccoli e, perciò, in questo senso, in termini assoluti<br />

verranno introdotti pescherecci più piccoli con capacità inferiore. Avremo una riduzione<br />

effettiva <strong>del</strong>la capacità, ma allo stesso tempo affronteremo adeguatamente anche i problemi<br />

di carburante.<br />

Vi sono anche misure che si riferiscono alla sostituzione dei motori e ai cambiamenti di<br />

attrezzatura e equipaggiamento e poi ci sono le misure che ho <strong>del</strong>ineato che si riferiscono<br />

alle misure di mercato e agli aiuti sociali. Perciò credo non sia corretto dire che ciò che<br />

proponiamo sia soltanto una continuazione <strong>del</strong> disarmo totale dei pescherecci. Ci sono<br />

molti altri strumenti e spero che gli Stati membri saranno in grado di scegliere quelli più<br />

adeguati per affrontare i problemi e le realtà di questo settore.<br />

Con riferimento al punto esposto dall’onorevole Stihler, sul fatto che si potrebbe trattare<br />

di sovvenzioni dannose per nuove costruzioni, devo sottolineare il fatto che non pagheremo<br />

un solo centesimo per il disarmo di pescherecci la cui capacità venga mantenuta. Ciò che<br />

pagheremo saranno gli aiuti di demolizione per il disarmo totale e pagheremo aiuti di<br />

demolizione per la parte che viene disarmata. Non versiamo aiuti di Stato per la capacità<br />

che rimane. Stiamo semplicemente cercando di trovare una soluzione per poter affrontare<br />

in maniera più efficace, grazie al nuovo strumento di disarmo parziale, la ristrutturazione<br />

necessaria attraverso la riduzione <strong>del</strong>la capacità, tentata tramite il disarmo totale, non<br />

rivelatosi molto efficace. La combinazione di disarmo parziale, disarmo totale,<br />

mantenimento operativo dei pescherecci con la possibilità di sostituzione dei motori e la<br />

possibilità di modernizzazione a bordo, eccetera, tutte misure che già esistono, e tutto il<br />

pacchetto nel quadro <strong>del</strong> piano di adeguamento <strong>del</strong>la flotta, potrebbero condurre a una<br />

situazione in cui riusciamo efficacemente a ottenere la riduzione di capacità necessaria,<br />

che si tradurrebbe in una riduzione <strong>del</strong>lo sforzo di affrontare l’attuale situazione con<br />

riferimento alla salute <strong>del</strong>le risorse ittiche.<br />

Vorrei concludere riferendomi all’intervento originario <strong>del</strong>l’onorevole Stihler: si verrà<br />

criticati in qualunque modo si agisca.<br />

Presidente. − La discussione è chiusa.<br />

La votazione si svolgerà giovedì 10 luglio 2008.<br />

Dichiarazioni scritte (articolo 142)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

Iles Braghetto (PPE-DE), per iscritto. – Mi rallegro <strong>del</strong>l’approvazione <strong>del</strong>la proposta di<br />

regolamento volto a far fronte alla crisi nel settore <strong>del</strong>la pesca. Certo, tali disposizioni non<br />

risolveranno <strong>del</strong> tutto i problemi di un settore che è specificamente complesso, come ha<br />

riconosciuto lo stesso Consiglio <strong>europeo</strong> nel vertice di giugno, dato il vincolo doppio <strong>del</strong>la<br />

risorsa-mercato che rende il settore stesso meno resistente alla pressione economica. Ma<br />

il provvedimento approvato oggi sul filo <strong>del</strong>l’emergenza-gasolio apre senza dubbio nuove<br />

prospettive e nuovi scenari. E’ importante che le nostre marinerie ne colgano tutte le<br />

205


206<br />

IT<br />

opportunità. Bisogna ricordare che l’aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> gasolio, più che raddoppiato<br />

nel giro di pochi mesi, non solo ha azzerato i guadagni, ma fa ormai operare i pescatori in<br />

perdita. Il regolamento prevede un regime speciale temporaneo con scadenza fissata al 31<br />

dicembre 2010 e il cui obiettivo è favorire un più rapido adattamento <strong>del</strong>la flotta<br />

comunitaria all’attuale situazione attenuando l’impatto socio-economico nella fase di<br />

transizione. Il pacchetto si concentra principalmente sulla riduzione <strong>del</strong>lo sforzo e <strong>del</strong>la<br />

sovraccapacità di pesca e sull’ammodernamento e riconversione <strong>del</strong>le flotte con l’obiettivo<br />

di risolvere il problema <strong>del</strong>l’alta dipendenza dal combustibile.<br />

Altre misure sono dirette a migliorare il rendimento energetico e ridurre le emissioni <strong>del</strong>le<br />

navi da pesca, a promuovere l'abbandono <strong>del</strong>le tecniche di pesca nocive per l'ambiente,<br />

come, ad esempio la pesca a strascico.<br />

Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Il pacchetto di emergenza proposto dalla<br />

Commissione è un passo verso la fine <strong>del</strong>la situazione precaria che i pescatori europei si<br />

trovano a fronteggiare.<br />

I pescatori irlandesi hanno alcune serie preoccupazioni, che devono essere prese in<br />

considerazione. Come avverrà la distribuzione dei 2 miliardi di aiuti? Flotta per flotta o<br />

tramite l’attribuzione di contingenti?<br />

Inoltre, che cosa faremo con i pescherecci con reti a strascico che costituiscono la stragrande<br />

maggioranza <strong>del</strong>l’attuale flotta europea e che sono a rischio di essere cancellati dall’attuale<br />

pacchetto di emergenza che è stato proposto? Si tratta di una preoccupazione rilevante<br />

per i pescatori irlandesi, dal momento che l’Irlanda ha sperimentato alternative ai pescherecci<br />

con reti a strascico, ma finora senza successo. Se l’Irlanda deve continuare a fornire pesce<br />

al resto <strong>del</strong>l’UE e avere nel contempo i mezzi per provvedere al sostentamento <strong>del</strong>le proprie<br />

famiglie, questo è inaccettabile.<br />

L’Irlanda ha il tratto di costa di maggiore estensione nella Comunità Europea. La politica<br />

comune <strong>del</strong>la pesca non ha funzionato per l’Irlanda. I pescatori irlandesi hanno affrontato<br />

momenti difficili in passato, ma ora non dispongono più <strong>del</strong> controllo necessario per<br />

risolvere i propri problemi. E’ giunto il momento di cambiare. E’ giunto il momento di<br />

restituire ai pescatori irlandesi la gestione dei mari irlandesi.<br />

24. Ordine <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong>la prossima seduta: vedasi processo verbale<br />

25. Chiusura <strong>del</strong>la seduta<br />

(La seduta è tolta alle 23.45)<br />

<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />

09-07-2008

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