“accattone”: un nucleo del tradurre pasoliniano - Pier Paolo Pasolini

direzione delle luci 13 doveva ruotare, in Accattone, tutta
intorno all’antico desiderio pasoliniano di avere una
presa poetica sulla realtà. E Pasolini, usando questi
particolari stilemi in fase di sceneggiatura, dava forma
a un testo che, mentre chiudeva le porte a molte delle
aperture presenti nel suo linguaggio poetico, stentava a
piegarsi tutto sul versante della pura visibilità e
concretezza dell’azione. Ma non per questo la
sceneggiatura perde il suo valore funzionale, anzi, ogni
elemento riportato, servirà da indicazione per arrivare a
definire meglio durante la lavorazione del film il
carattere suggestivo che l’immagine dovrà assumere.
Leggendo il diario della prima lavorazione possiamo
trovare puntuali testimonianze della precisa rilevanza
che il copione aveva nelle sue mani:
Non avrei mai immaginato che il lavoro della regia fosse
così straordinario. Sceglievo il modo più rapido e semplice per
rappresentare quello che avevo scritto nella sceneggiatura.
Piccoli blocchi visivi giustapposti con ordine, quasi con
rozzezza. 14
Ancora, nella risposta a uno studente durante un
dibattito tenutosi nel 1964 presso il Centro Sperimentale
di Cinematografia, è possibile cogliere una testimonianza
ricca di spunti a riguardo:
[...] non posso dirle: nella sceneggiatura c’era già
tutto, come effettivamente c’era. Tuttavia la scelta di quel
marciapiede anziché di un altro marciapiede, la scelta di
quella luce anziché di un’altra luce, di quei personaggi
anziché di altri personaggi, ha fatto si che alla fine
13 Si tratta di un ruolo ovviamente indefinito in questo primo film,
nel quale l’illuminazione era affidata quasi interamente alle
condizioni di luce reali, la cui pertinenza, dopo il vaglio del
regista, era garantita dal direttore della fotografia Tonino Delli
Colli.
14 Pier Paolo Pasolini, Accattone, cit., p. 3.
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