“accattone”: un nucleo del tradurre pasoliniano - Pier Paolo Pasolini

La risultante cinematografica di queste sensazioni è
resa in modo magistrale da due elementi che si rafforzano
a vicenda: da un lato la grandiosa interpretazione di
Franco Citti (un vero e proprio attore naturale) che
riesce a condensare dentro lo sguardo e in pochi
movimenti dei muscoli facciali (quasi dei tic) questo
universo contrastato di sentimenti, dall’altro, la
soluzione strettamente tecnico-stilistica che ha previsto
un raccordo sull’asse di quest’inquadratura con quella
precedente, dove il cognato, la cui foga è a stento
contenuta dalle braccia di tre uomini, urla verso
l’obiettivo «Lasciala perde mi‘sorella...ect».
Con uno stacco netto si passa dal campo medio appena
descritto alla mezza figura di Accattone, il cui
sbilanciamento sulla destra dell’inquadratura lascia
trasparire sullo sfondo il cognato che continua a
dimenarsi e a sbraitare, ma come incollato sullo stesso
piano per l’effetto di schiacciamento della focale da
50mm 19 . L’impressione ottenuta è davvero notevole:
Infatti, per quanto Accattone si stia allontanando dal
teatro della scena, poiché anticipata da un lento
carrello la sua figura occupa uno spazio sempre maggiore
di campo e le urla, mentre si palesano sul volto sudato e
straziato dalla lotta i segni della rabbia misti a
un‘irrisolta, precaria soddisfazione, sembrano entrargli
vicinissime all’orecchio.
19 È un tipo di obiettivo che sarà molto amato dal Pasolini cineasta.
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