“accattone”: un nucleo del tradurre pasoliniano - Pier Paolo Pasolini

LE PRINCIPALI TECNICHE DI CONTAMINAZIONE
La peculiarità del materiale non impone mai
all’arte delle restrizioni determinanti, tuttavia
influisce sulla natura della sua lingua. Nessuno
che abbia familiarità con la storia dell’arte
oserà fare previsioni su come verrà trasformata
la lingua artistica di partenza nelle mani di un
grande artista. 1
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Jurij Lotman
Ho già ricordato in più occasioni come Pasolini
fosse arrivato alla regia senza avere la minima
conoscenza o esperienza a riguardo dei fattori tecnico
realizzativi di un film. Questa ignoranza non rappresentò
tuttavia un problema, poiché gli permise di piegare i
mezzi tecnici all’ideale figurativo che egli aveva chiaro
da tempo. Già da molti anni aveva trovato, nel precario
equilibrio della scrittura, un orizzonte sul quale
trasporre la sua visione del mondo. Dovette pertanto
sembrargli naturale usare come scacchiera stilistica su
cui far muovere la propria macchina da presa, la stessa
utilizzata per dare forma alle descrizioni presenti nella
sue poesie come nei suoi romanzi. La regola principale
alla quale attenersi era essenzialmente una: contaminare.
Ho già detto come l’orizzonte della purezza linguistica
non abbia mai fatto parte della visuale pasoliniana e
anche quali implicazioni debbano essere tratte da questa
constatazione. In questo capitolo vorrei parlare di quali
siano stati i due procedimenti più evidenti usati da
Pasolini per “dirigere” la macchina cinema verso la
riproduzione di quel pastiche stilistico e contenutistico
che gli era sembrato fino a quel momento la principale
1 Jurij M. Lotman, Sulla lingua dei cartoni animati, in Id. Il
girotondo delle Muse : saggi sulla semiotica delle arti e della
rappresentazione, a cura di Silvia Burini; traduzione di Silvia
Burini e Alessandro Niero, Bergamo, Moretti & Vitali, 1998, pp. 113-
119 [115].