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“accattone”: un nucleo del tradurre pasoliniano - Pier Paolo Pasolini

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gridare, con la forza che l’escluso ha, anche quando è<br />

incosciente di possederla, la propria, sofferente e<br />

tragica, carica anticonformista. 51<br />

Una mossa tanto spiazzante, tuttavia, rientra solo<br />

parzialmente nelle possibilità che il cinema fornisce a<br />

<strong>un</strong> autore. Pertanto, far affiorare <strong>un</strong> simile sguardo da<br />

<strong>un</strong>’opera, diventa nuovamente <strong>un</strong>a questione da porsi a<br />

livello di scelte stilistiche, rispetto al cui indirizzo<br />

più generale possono valere la già citata conclusione <strong>del</strong><br />

testo <strong>del</strong>lo stesso <strong>Pasolini</strong>, App<strong>un</strong>ti dopo Accattone, come<br />

questo paragrafo di Gianni Scalia, nel quale lo studioso<br />

parafrasa certe affermazioni presenti in Empirismo<br />

eretico al fine di piegarle a spiegare in modo specifico<br />

il carattere profondo <strong>del</strong> “fare cinema” <strong>pasoliniano</strong>:<br />

Rivolgendosi al cinema <strong>Pasolini</strong> non smette di scrivere,<br />

anzi più propriamente continua a <strong>tradurre</strong> la realtà, il sacro<br />

che parla in <strong>un</strong>a forma non verbale, e chiama il poeta con il<br />

suo silenzioso, misterioso ed enigmatico dire, per farsi<br />

esprimere in forma verbale e umana, cioè culturale. Si passa<br />

“semplicemente” dalla lingua scritto-parlata, in cui il poeta<br />

traduce per evocazione la chiamata <strong>del</strong> sacro colta nella lingua<br />

orale, a quella audiovisiva dove il medesimo appello è<br />

avvertito come lingua <strong>del</strong>l’azione che deve essere tradotta per<br />

riproduzione. 52<br />

Lo stesso <strong>Pasolini</strong>, inoltre, qualche anno dopo la<br />

realizzazione <strong>del</strong> film, con buono scarto rispetto a<br />

opinioni espresse in altre occasioni, dirà che:<br />

In definitiva, la religiosità non era tanto nel supremo<br />

bisogno di salvezza personale <strong>del</strong> personaggio (da sfruttatore a<br />

ladro!) o, dall’esterno nella fatalità, che tutto determina e<br />

51<br />

«La vitalità incontaminata che c’è nel sottoproletariato ha la<br />

capacità di superare il conformismo». Così lo stesso <strong>Pasolini</strong> durante<br />

<strong>un</strong>’intervista che Daisy Martini gli rivolse in periodo di piena<br />

lavorazione <strong>del</strong> film. Cfr. Daisy Martini, L’Accattone di <strong>Pier</strong> <strong>Paolo</strong><br />

<strong>Pasolini</strong>, in «Cinema Nuovo», X (1961), 150, pp. 136-138, [138].<br />

52<br />

Giuseppe Conti Calabrese, <strong>Pasolini</strong> e il sacro, Milano, Jaka Book,<br />

1994, p. 81.<br />

34

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