“accattone”: un nucleo del tradurre pasoliniano - Pier Paolo Pasolini

al comportamento del corpo, che mira a rilevare e a fissare nel
cinema, le minime particelle della vita e del corpo. 3
Attenzione da cui deriva, quasi ne fosse un corollario,
la necessità di:
Fissare la macchina da presa e lo sguardo sulla flagranza
di un gesto affinché nel film si dia un eccesso di corpo e allo
stesso tempo un segno dell’irrompere dell’intimità dell’uomo e
del mondo. 4
Sarà possibile comprendere con più chiarezza nel
capitolo dedicato in modo specifico all’analisi filmica,
dentro quali meccanismi l’intuizione appena formulata
trovi conferma. Nel frattempo, è interessante notare
come, dall’analisi che Mancini e Perrella hanno operato
sulla valenza filmica di questi “blocchi di senso”,
vengano alla luce considerazioni del tutto simili a
quelle formulate, da me e da Agosti, a proposito della
valenza dell’iterazione delle medesime figure dentro la
trama poetica pasoliniana. In particolare, rispetto agli
improvvisi sbandamenti psichici dei personaggi
pasoliniani, ai loro momenti di incoscienza provvisoria o
di abbandono a un onomatopeico e romanesco “sbraco”:
Oppure:
Alla fiction viene chiesto di sopportare un eccesso di
“corpo morto”, come per fissare su un segmento di film
l’indecidibilità tra morte e vita – e al tempo stesso una
precipitazione del senso. 5
Sono momenti che si danno come indecidibilità per il
prosieguo dell’azione e al tempo stesso come irruzione violenta
3
Pier Paolo Pasolini, Corpi e luoghi, a cura di Michele Mancini e
Giuseppe Perrella, Roma, Theorema, 1982 (II), p. 146.
4
Ivi, p. 149
5
Ivi, p. 174
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