se tu vieni quassu
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Alfredo Gallistru<br />
La documentazione più completa che pos<strong>se</strong>diamo su Alfredo Gallistru è quella inedita,<br />
raccolta sotto il titolo “Un partigiano da ricordare”, redatta nel 1981 dal fratello Onorio. Le dodici<br />
pagine del dattiloscritto originale sono accompagnate da ventidue documenti per un totale di<br />
tren<strong>tu</strong>no pagine e <strong>se</strong>tte fotografie:<br />
«…Alfredo Gallistru era nato a Ruinas (Oristano) il 16 febbraio 1922 ed era terzo dei <strong>se</strong>tte<br />
figli viventi: Mario (1915), Attilio (1921), Antonietta (1927), Onorio (1928), Raimondo (1932),<br />
Francesco (1934). Altri <strong>se</strong>i erano morti in tenera età. I nostri genitori si chiamavano Emilio e<br />
Peppina Gallistru, entrambi nati a Ruinas.<br />
Alfredo frequentò le elementari a Ruinas e le scuole superiori a Oristano e Cagliari. Fuori<br />
di casa siamo stati assieme solo durante l’anno scolastico 1940-1941: io frequentavo la prima<br />
media e Alfredo era di ma<strong>tu</strong>rità. Ero molto affezionato ad Alfredo il quale era anche il più<br />
benvoluto dagli altri fratelli e dai genitori. Aveva un carattere molto buono e con me, che ero più<br />
giovane di lui, era oltremodo paziente ed affet<strong>tu</strong>oso. Sempre regali quando tornava in vacanza ed<br />
anche quando partiva; magari qualche decina di centesimi che mi metteva sotto il cuscino quando<br />
veniva a salutarmi, la mattina prestissimo, ed io dormivo e non mi svegliava. Era benvoluto non<br />
solo dai familiari e dai parenti, ma anche dai suoi coetanei e paesani. Da lui appresi molto: la<br />
lealtà ed anche la durezza del carattere quando occorreva, andare a scuola, cavalcare e galoppare<br />
assieme a lui e poi da solo, andare in bicicletta e trascinandolo in varie cadute, pulire e governare<br />
il cavallo, legare i buoi alla stalla, andare al cinema e capirne la trama che pazientemente mi<br />
spiegava perché allora non c’era la televisione e noi bambini eravamo molto meno svegli in<br />
confronto ai bambini di adesso, più smaliziati e più furbi. Non ho riscontri di come andas<strong>se</strong> a<br />
scuola e l’unica volta che ne ebbi notizia fu quando diedi l’esame di quinta ginnasiale da me<br />
sostenuto qualche anno dopo la sua morte. La professoressa di matematica, prima di interrogarmi,<br />
mi chie<strong>se</strong> <strong>se</strong> ero fratello di Alfredo (e questo non mi s<strong>tu</strong>piva in quanto mi capitava di sovente), e<br />
logicamente le risposi affermativamente: a lei non bastava la <strong>se</strong>mplice parentela e mi dis<strong>se</strong>:<br />
“Allora devi es<strong>se</strong>re bravo anche <strong>tu</strong>”. Meno male che non la delusi.<br />
Nel 1941, dopo aver con<strong>se</strong>guito il diploma di ma<strong>tu</strong>rità, si iscris<strong>se</strong> alla Facoltà di Legge<br />
dell’Università di Cagliari e si pre<strong>se</strong>ntò al concorso per entrare in Accademia Militare a Modena,<br />
dove fu ammesso a frequentare l’83° Corso. La direzione dell’Accademia mandava a babbo <strong>tu</strong>tte le<br />
notizie a lui riguardanti, compreso i voti degli esami, espressi in ventesimi: erano <strong>se</strong>mpre<br />
abbastanza buoni ed i miei ne erano contenti.<br />
Ma non <strong>tu</strong>tto era ro<strong>se</strong>o e mamma mi dis<strong>se</strong> che Alfredo aveva attraversato un periodo di<br />
crisi. In effetti per lui abi<strong>tu</strong>ato alla più ampia libertà di Ruinas, ad es<strong>se</strong>re idolatrato e benvoluto, la<br />
vita dell’Accademia doveva es<strong>se</strong>re un tormento. Quando veniva in licenza ed eravamo a pas<strong>se</strong>ggio<br />
ad Oristano doveva salutare anche i <strong>se</strong>rgenti e i marescialli, anche <strong>se</strong> questo non gli importava<br />
niente, e mi faceva notare quando erano loro erroneamente a salutarlo scambiandolo per ufficiale.<br />
I racconti dell’Accademia erano piuttosto tristi: libere uscite per<strong>se</strong> per s<strong>tu</strong>pidaggini o per motivi di<br />
cui molte volte non ne sapeva neppure in modo esatto la causa. Sovente riguardavano la<br />
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