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se tu vieni quassu

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Ad Oristano sistemammo il cavallo ed il cales<strong>se</strong> nella Locanda Ledda in via Tirso e pensavo<br />

che saremmo andati un po’ in giro per informarci dell’orario dei treni che transitavano con poca<br />

frequenza. Un conoscente ci sconsigliò ad andare alla stazione e fidarci dei treni, ci dis<strong>se</strong> che gli<br />

unici mezzi sicuri erano gli autocarri militari che transitavano verso Cagliari lungo la “Carlo<br />

Felice” e che facevano il <strong>se</strong>rvizio trasporto per i soldati. Mi ero messo il suo zaino in spalla e mi<br />

ero avviato <strong>se</strong>guito da Alfredo e dal suo conoscente. Era allegro e mi fece un complimento. Fu<br />

l’ultima fra<strong>se</strong> scherzosa che gli ho <strong>se</strong>ntito pronunciare. Arrivò un camion tedesco, lo fecero salire<br />

in cabina e partì con loro. Non andò a Sassari a salutare Mario, ma direttamente ad Alghero da<br />

dove partì verso il continente.<br />

Si dis<strong>se</strong> che questo fu l’ultimo naviglio a salpare dall’Isola. Da allora non abbiamo più<br />

saputo niente di lui. Infatti la caduta del fascismo e poi l’8 <strong>se</strong>ttembre fecero si che fossimo<br />

completamente <strong>se</strong>parati dal centro e dal nord Italia. Da noi i tedeschi <strong>se</strong> ne andarono <strong>se</strong>nza es<strong>se</strong>re<br />

molestati e <strong>se</strong>nza molestare: la loro colonna era <strong>se</strong>guita a distanza dai soldati italiani che avevano<br />

però l’ordine di non intervenire. Li lasciarono prendere il mare ma prima di raggiungere il largo le<br />

cannoneggiarono. Non fu certamente un’opera meritevole di elogio né militare né civile e il<br />

generale che ordinò l’azione ricevette moltissime critiche. Nella primavera 1944 una signora di<br />

U<strong>se</strong>llus ci riferì di aver <strong>se</strong>ntito alla radio che Alfredo Gallistru mandava i saluti alla famiglia. Era<br />

trascorso un anno e l’Italia era <strong>se</strong>mpre divisa in due poiché americani ed inglesi non avevano<br />

molta fretta di attaccare i tedeschi sul nostro fronte. Essi avevano aperto il <strong>se</strong>condo fronte nel Nord<br />

Europa sbarcando in Normandia. Nell’ottobre 1944 noi ragazzi avevamo ripreso gli s<strong>tu</strong>di ad<br />

Oristano. Al padrone della casa dove alloggiavamo giun<strong>se</strong> un telegramma di babbo con la notizia<br />

della morte di Alfredo così rientrammo immediatamente a Ruinas. La notizia della morte di Alfredo<br />

arrivò dalla signora Maria Casanovi vedova Banchi di Massa Marittima.<br />

Poco tempo dopo una lettera della signorina Giovanna Nelli di Campiglia Marittima<br />

confermò la triste notizia. Altre lettere ci giun<strong>se</strong>ro dal comandante partigiano Mario Chirici e dal<br />

fattore di una azienda agricola campiglie<strong>se</strong>, certo Augusto Pieraccini. Tutti scrivevano<br />

manifestando affetto ed anche ammirazione per Alfredo rimarcando la sua morte eroica e per una<br />

giusta causa. Il comandante lo propo<strong>se</strong> per la medaglia d’argento e lo promos<strong>se</strong> al grado di<br />

capitano.<br />

Ultima e con notevole ritardo ricevemmo la notizia da parte delle autorità militari che per<br />

di più si esprimevano con un frasario falso e non reale e dichiaravano che Alfredo era morto<br />

“trucidato” dai nazi-fascisti. Ciò fece arrabbiare moltissimo babbo. La fra<strong>se</strong> non gli piacque in<br />

quanto risultava che Alfredo era morto in combattimento o, meglio, per una mortale ferita avuta in<br />

combattimento. La corrispondenza di babbo con Giovanna e Maria continuò per anni ed egli ebbe<br />

modo di conoscerle entrambe e di visitare anche i luoghi dove Alfredo combatté. Conobbe<br />

compagni di lotta e ne conobbi anch’io nelle varie occasioni in cui mi sono recato a Massa<br />

Marittima ospite della signora Maria oppure del sindaco in occasione del Trentennale della<br />

Resistenza. Mi sono recato anche a Campiglia Marittima e mi fa detto che Alfredo non solo aveva<br />

combat<strong>tu</strong>to con valore ma che si sacrificò continuando a combattere per proteggere i suoi uomini.<br />

A Campiglia era dislocata la compagnia con la quale Alfredo sarebbe dovuto andare in<br />

Iugoslavia. L’8 <strong>se</strong>ttembre 1943 lo col<strong>se</strong> in questa cittadina. Come ovunque l’e<strong>se</strong>rcito si sbandò e<br />

molto pericolosa si fece la vita per i soldati sbandati, specialmente per quelli provenienti dalle<br />

isole. Ma in verità, nella grande disgrazia di un’ Italia e più specificatamente di un e<strong>se</strong>rcito nel<br />

caos, gli sbandati trovarono la grande solidarietà dell’aiuto delle popolazioni civili. Posso<br />

accettare la critica che non <strong>tu</strong>tta la lotta partigiana fu limpida, che non <strong>tu</strong>tti i partigiani furono<br />

portati alla lotta nell’ideale di Giustizia e Libertà, che l’apporto di tale lotta non fos<strong>se</strong> rilevante o<br />

addirit<strong>tu</strong>ra fos<strong>se</strong> insignificante ai fini del risultato finale del conflitto, ma ciò che più mi ha colpito<br />

e resterà nella Storia è la partecipazione di quasi <strong>tu</strong>tto il popolo italiano, militare e civile,<br />

combattente oppure no, alla Resistenza. In Italia ci sono state <strong>se</strong>mpre guerre fatte da pochi,<br />

compre<strong>se</strong> quelle del Risorgimento, oppure fatte dal popolo perché costretto, ma ora nella guerra<br />

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