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Gli indifferenti - Scienze della Formazione

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caratterizzata da una fortissima unità tematica e concettuale, già alla fine<br />

degli anni Cinquanta era possibile intravedere nelle sue poesie, nei<br />

romanzi e in una inchiesta come Comizi d’amore – il documentario sulla<br />

sessualità girato nel 1963 – quella critica dello «sviluppo senza<br />

progresso» e del «Nuovo Potere» che oggi entusiasma i sociologi.<br />

Implicita negli scritti di Cassano e dalla Chiesa è l’idea che la riscoperta<br />

di Pasolini, così come di altri autori «non scientifici», sia resa possibile<br />

dalle molteplici svolte culturali, linguistiche ed ermeneutiche di una<br />

scienza sociale ormai compiutamente post-positivistica, per la quale la<br />

conventio ad excludendum di narrativa civile, letteratura e poesia non ha<br />

più alcuna ragion d’essere 3 . Il profondo mutamento delle premesse<br />

epistemologiche <strong>della</strong> scienza sociale spiega l’affollarsi sulle ceneri di<br />

Pasolini. D’altronde, ricordano Sarcinelli (1994, 219-220) e Carbone<br />

(2011), la dura critica che Franco Ferrarotti rivolge allo scrittore friulano<br />

nel contesto dell’ampio dibattito sollevato dagli interventi sulla<br />

«rivoluzione antropologica» si basa su una comprensione <strong>della</strong> disciplina<br />

radicalmente diversa da quella condivisa oggi. In un articolo uscito su<br />

«Paese sera» nel giugno 1974, Ferrarotti (2008a) denuncia l’abisso tra<br />

analisi scientifica e creatività artistica, rivendicando il diritto di rimanere<br />

indifferente di fronte alla «nostalgia del vissuto» di Pasolini.<br />

Semplificando, il Ferrarotti modernista, scientista e «nordista» si<br />

contrapporrebbe a una sociologia post-positivistica e acentrica, capace di<br />

combinare paradigmi ermeneutici, postcoloniali e «sudisti» e di cogliere<br />

nei saperi non scientifici qualcosa di più di una suggestione o di un<br />

suggerimento.<br />

In questo articolo vorrei inquadrare il rapporto tra i sociologi e<br />

Pasolini nei termini di una diversa narrazione, attenta non solo alle idee,<br />

ma anche alle loro condizioni strutturali e sistemiche. La tesi è che<br />

l’attacco di Ferrarotti allo scrittore friulano – e più in generale<br />

l’indifferenza dei sociologi nei confronti di quest’ultimo – rifletta la più<br />

ampia configurazione di convinzioni e condizioni in cui si trova chi, tra i<br />

sostenitori <strong>della</strong> «nuova sociologia» italiana, persegue una strategia di<br />

3 Scrive infatti Sarcinelli (1994, 219) che «lo statuto scientifico di una scienza sociale<br />

come la sociologia è notoriamente discutibile, almeno quanto discutibile la<br />

definizione dell’espressione linguistica “statuto scientifico”». La medesima<br />

convinzione sta alla base del pensiero meridiano di Cassano (1996).<br />

3

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