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Gli indifferenti - Scienze della Formazione

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A ciò si accompagna un processo di omologazione tra le classi:<br />

borghesi e operai, contadini e sottoproletari emergono ora da una stessa<br />

matrice simbolico-segnica, agiscono nello stesso modo e vogliono le<br />

stesse cose – anzi, la loro volontà è diventata quella del volere fine a sé<br />

stesso. Le vecchie distinzioni politiche subiscono un destino analogo:<br />

essere comunisti o fascisti diventa una scelta astratta, un atto di volontà<br />

sradicato e spesso del tutto casuale, uno «schema morto da riempire<br />

gesticolando». In una sorta di gioco tragico, la scelta politica non<br />

corrisponde più a concrete e reali aspirazioni – è per questo che, nel<br />

celebre articolo sui capelli lunghi, Pasolini (1999 [1973], 276 ss.) bolla la<br />

«ribellione giovanile» come un simulacro necessario alla piena<br />

omologazione. Si tratta di un processo brutale che ha un carattere non<br />

solo radicale e definitivo, ma anche disperante:<br />

Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di così a tale trauma storico.<br />

Essi sono divenuti in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato,<br />

ridicolo, mostruoso, criminale (Pasolini 1999 [1975], 408).<br />

Se è vero che l’Italia è stata unificata davvero solo dal neocapitalismo, e<br />

dunque la tradizione è stata cancellata da un movimento senza precedenti,<br />

la nuova cultura resta artificiosa, strumentale, opaca. L’edonismo produce<br />

paradossalmente una diffusa e implacabile tristezza. Doversamente dal<br />

cascherino romano, i giovani degli anni Settanta sono tesi e insoddisfatti,<br />

incapaci di cogliere con immediatezza la forma di vita che pure stanno<br />

vivendo:<br />

L’allegria è sempre esagerata, ostentata, aggressiva, offensiva. La tristezza<br />

fisica di cui parlo è profondamente nevrotica. Ora che il modello sociale da<br />

realizzare non è più quello <strong>della</strong> propria classe, ma imposto dal potere, molti<br />

non sono appunto in grado di realizzarlo. E ciò li umilia orrendamente<br />

(Pasolini 1999 [1974], 330).<br />

Edonismo e consumismo propongono ai subalterni modelli irraggiungibili<br />

che ingenerano, per la prima volta, sentimenti di vergogna e<br />

inadeguatezza. Ma anche i giovani borghesi, perso l’esempio dei padri,<br />

condividono la medesima inerzia esistenziale (Pasolini 1999 [1975], 544-<br />

545). Il cambiamento epocale ha cancellato sia i ceti medi cattolici sia il<br />

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