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la battaglia di trafalgar - Marina Militare

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DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />

LA BATTAGLIA DI<br />

TRAFALGAR


DIREZIONE E REDAZIONE:<br />

Anno XV - n. 135 - 2005<br />

<br />

DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />

ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />

CENTRO STUDI<br />

Castello, 2409 - 30122 VENEZIA<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

Capitano <strong>di</strong> Fregata Giuseppe SCHIVARDI<br />

Tel. 041/2441322 - Mil. 40322<br />

IMPAGINAZIONE E GESTIONE TESTI:<br />

Sergente Furiere Vito PALADINI<br />

Tel. Fax 041/2441730 - Mil.40730<br />

e-mail: maristu<strong>di</strong>.cs@marina.<strong>di</strong>fesa.it<br />

REALIZZAZIONE GRAFICA E STAMPA:<br />

Aldo ROSSETTI<br />

Tipografia ISMM Venezia<br />

Tel. 041/2441493 - Mil. 40493<br />

Fax. 041/2441689 - Mil. 40689<br />

Registrazione al tribunale Civile <strong>di</strong> Venezia n. 1353.<br />

La riproduzione, totale o parziale degli scritti<br />

e delle illustrazioni è subor<strong>di</strong>nata all’autorizzazione<br />

del<strong>la</strong> Direzione del Bollettino.<br />

Pubblicazione non in commercio<br />

LA BUSSOLA<br />

Sommario<br />

5 LA BATTAGLIA DI TRAFALGAR<br />

ANALISI E CONSIDERAZIONI<br />

15 IL TOTAL QUALITY MANAGEMENTE<br />

APPLICATO AL CORSO NORMALE<br />

DI STATO MAGGIORE<br />

CONSIDERAZIONI E APPLICABILITA’<br />

27<br />

<br />

DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />

<br />

COMUNICARE L’INTANGIBILE<br />

VALORI ED EMOZIONI<br />

35 IL DOMINIO DEL COSMO E LA<br />

QUARTA DIMENSIONE GEOPOLITICA<br />

IL RUOLO DELLE POTENZE MONDIALI NELLA<br />

SPARTIZIONE DEL TERRITORIO SPAZIALE<br />

43 IL MEDITERRANEO


Quale strategia alternativa avrebbe potuto adottare <strong>la</strong><br />

Spagna nel conflitto ispano-americano che consacrò definitivamente<br />

gli Stati Uniti come potenza emergente<br />

al<strong>la</strong> fine del XIX secolo? Quali <strong>di</strong>versi<br />

accorgimenti sul piano del<strong>la</strong> politica estera<br />

avrebbe potuto escogitare l’Italia per trarre<br />

maggiori vantaggi nel conflitto Italo-turco<br />

che <strong>la</strong> vedeva affacciarsi per <strong>la</strong> prima<br />

volta sul<strong>la</strong> scena internazionale come<br />

aspirante nazione colonialista? Dove<br />

sbagliò <strong>la</strong> Russia nel cercare un confronto<br />

nel 1905 con <strong>la</strong> potenza in ascesa del Giappone<br />

che le causò una enorme umiliazione<br />

sul piano dell’immagine internazionale e un<br />

ulteriore indebolimento sul fronte interno?<br />

A chi giova <strong>la</strong> storia con i se e con i ma? Quanto può<br />

essere utile un’analisi <strong>di</strong> tipo “controfattuale” e fino a<br />

che punto può essere utilizzato il frutto <strong>di</strong> queste “sli<strong>di</strong>ng<br />

doors” storiche, questo esercizio <strong>di</strong> fantasia che specu<strong>la</strong><br />

sugli eventi storici che avrebbero potuto verificarsi se<br />

solo quel grande statista o condottiero avesse preso un’altra<br />

decisione? Dice Franco Car<strong>di</strong>ni ”La storia è un lungo<br />

cammino fatto <strong>di</strong> sentieri che <strong>di</strong> continuo si biforcano, e<br />

quel che al<strong>la</strong> nostra dabbenaggine appare come una linea<br />

conseguente e consecutiva <strong>di</strong> fatti l’uno collegato all’altro<br />

(magari logicamente) è, invece, una sequenza puntiforme<br />

d’infinite fratture (e senza logica alcuna).”<br />

L’analisi storica, si sa, costituisce parte integrante dei<br />

corsi <strong>di</strong> strategia in tutte le scuole militari attraverso l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

del caso <strong>di</strong> specie. Questo esercizio consente<br />

<strong>di</strong> verificare <strong>la</strong> bontà delle scelte adottate sui tre livelli<br />

c<strong>la</strong>ssici delle operazioni militari strategico, operativo, tattico,<br />

<strong>di</strong> rivisitare concetti dottrinali vecchie e nuovi o <strong>di</strong> vedere<br />

adottati sorprendentemente nel passato, in una forma<br />

embrionale, concetti dottrinali sviluppati solo secoli dopo.<br />

L’utilità dunque <strong>di</strong> una operazione <strong>di</strong> vera natura, che<br />

è da sempre nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione dei Corsi <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />

dell’IGM e oggi dell’ISMM, sta proprio nel valore del<strong>la</strong><br />

trasposizione delle deduzioni e<strong>la</strong>borate sul piano dell’analisi<br />

storica al contesto dottrinale dove le argomentazioni<br />

più varie, le idee e i ragionamenti, devono trovare forma<br />

e organizzazione in uno spazio fatto <strong>di</strong> principi e norme<br />

con<strong>di</strong>vise utili per l’azione. L’elemento <strong>di</strong> novità, anche<br />

se <strong>di</strong> vera novità non si può par<strong>la</strong>re, è l’applicazione dei<br />

criteri <strong>di</strong> analisi propri del “metodo” all’analisi storica ed<br />

La BUSSOLA<br />

in partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> quelle regole e procedure logiche che<br />

trovano nel GOP, <strong>la</strong> pubblicazione NATO Guide for Operational<br />

P<strong>la</strong>nning quegli elementi <strong>di</strong> schematicità<br />

che <strong>la</strong> pianificazione operativa richiede<br />

quando, nell’intento <strong>di</strong> chiarire al meglio gli<br />

obiettivi, cerca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare con maggiore<br />

precisione possibile gli end state, i centri <strong>di</strong><br />

gravità, i decisive points e i culminating<br />

points e <strong>di</strong> posizionarli attentamente<br />

sulle linee dei <strong>di</strong>segni operativi. La <strong>di</strong>samina<br />

<strong>di</strong> questi concetti, che prendono le<br />

mosse dai testi più noti del<strong>la</strong> strategia e del<strong>la</strong><br />

dottrina militari dei Von C<strong>la</strong>usewitz e dei de<br />

Jomini, consentono proprio <strong>di</strong> procedere in<br />

senso “controfattuale” e <strong>di</strong> vedere cronologicamente<br />

quale è stato il momento, contrassegnato da quello<br />

specifico decisive point, in cui grazie a quel<strong>la</strong> scelta e non<br />

ad un’altra tra le tante possibili <strong>la</strong> storia ha preso quel<strong>la</strong><br />

piega. La storia non si fa con i se ma con i se si può con una<br />

certa approssimazione pensare al futuro.<br />

In questo numero abbiamo così voluto presentare proprio<br />

un esempio <strong>di</strong> analisi storica secondo le procedure del<br />

GOP con un caso <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> tutto rispetto, <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong><br />

Trafalgar, che tanto ha contribuito a mo<strong>di</strong>ficare gli equilibri<br />

europei all’inixio del XIX secolo così come è stata<br />

analizzata dal T.V. NOTTI che si è cimentato con linee <strong>di</strong><br />

operazioni e end states a livello strategico e operativo.<br />

Il C.C. MARCHIÒ ci presenta invece una interessante<br />

analisi al<strong>la</strong> luce del TQM circa il gra<strong>di</strong>mento del C.N. <strong>di</strong><br />

Stato Maggiore mentre il C.C. CACACE, in una sua riflessione<br />

sulle tecniche <strong>di</strong> comunicazione, analizza quali<br />

debbano essere le modalità per trasmettere messaggi che<br />

implichino il trasferimento <strong>di</strong> valori ed emozioni, nel<strong>la</strong><br />

sfera cioè dell’”intangibile” quel<strong>la</strong> dunque più astratta e<br />

delicata. Completa il numero il <strong>la</strong>voro del T.V. SCORCEL-<br />

LETTI con un quadro d’insieme sul<strong>la</strong> geopolitica del<strong>la</strong><br />

quarta <strong>di</strong>mensione, quel<strong>la</strong> dello spazio.<br />

Anche se per <strong>la</strong> verità con un po’ <strong>di</strong> ritardo il Centro<br />

Stu<strong>di</strong> ha finalmente e<strong>la</strong>borato gli atti del<strong>la</strong> XIII giornata<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o “A Occidente <strong>di</strong> chi ; linee <strong>di</strong> faglia e punti <strong>di</strong><br />

contatto” <strong>di</strong> cui pubblichiamo l’intervento del Prof. Franco<br />

Car<strong>di</strong>ni, mai troppo citato, circa il rapporto Oriente-Occidente.<br />

Buona lettura a tutti


LA BATTAGLIA<br />

DI TRAFALGAR<br />

ANALISI E CONSIDERAZIONI


OSSERVATORIO<br />

Tenente <strong>di</strong> Vascello<br />

Sergio Gianluca NOTTI<br />

INTRODUZIONE<br />

Tra <strong>la</strong> fine del XVIII secolo e<br />

l’inizio del XIX secolo, <strong>la</strong> Francia <strong>di</strong><br />

Napoleone si scontrava con <strong>la</strong> Gran<br />

Bretagna, che voleva annientare <strong>la</strong><br />

volontà imperialistica del generale<br />

corso, <strong>di</strong>venuto Imperatore <strong>di</strong> Francia.<br />

Il conflitto ebbe per l’Inghilterra<br />

un eroico protagonista: l’ammiraglio<br />

Horatio Nelson (fig. 1), che<br />

combatté contro Napoleone e lo<br />

sconfisse definitivamente sul mare<br />

nei pressi <strong>di</strong> Capo Trafalgar (sulle<br />

coste occidentali del<strong>la</strong> Spagna, 25<br />

miglia a Nord-Ovest <strong>di</strong> Gibilterra)<br />

il 21 ottobre 1805, in quel<strong>la</strong> che fu<br />

definita, tatticamente e strategicamente,<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale più decisiva<br />

del<strong>la</strong> guerra contro l’Impero<br />

napoleonico 1 .<br />

Alcuni autori considerano <strong>la</strong><br />

<strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar <strong>la</strong> più grande<br />

<strong>battaglia</strong> navale del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />

ve<strong>la</strong> 2 . L’importanza strategica risiede<br />

nel fatto che tale <strong>battaglia</strong> pose<br />

fine ad ogni ulteriore tentativo <strong>di</strong><br />

invasione delle Isole Britanniche da<br />

parte <strong>di</strong> Napoleone o <strong>di</strong> perseguire<br />

l’ambizioso progetto <strong>di</strong> creare una<br />

potenza navale francese. Togliendo<br />

dal<strong>la</strong> scena <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>,<br />

<strong>la</strong> Gran Bretagna eliminò ogni<br />

serio ostacolo al raggiungimento<br />

del dominio sui mari da parte del<strong>la</strong><br />

sua flotta, potendo affermare quel<br />

potere marittimo che per 140 anni,<br />

orgogliosamente, avrebbe imposto<br />

al mondo.<br />

GLI EVENTI TRA IL XVIII<br />

ED IL XIX SECOLO CHE<br />

PORTARONO ALLA BATTA-<br />

GLIA DI TRAFALGAR<br />

Dopo <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale <strong>di</strong><br />

Aboukir (1° agosto 1798) che vide<br />

<strong>la</strong> flotta inglese sconfiggere quel<strong>la</strong><br />

francese ed il fallimento del<strong>la</strong><br />

campagna napoleonica in Egitto,<br />

il generale Napoleone Bonaparte,<br />

il 23 agosto 1799, approfittando<br />

del momentaneo allentamento del<br />

locale blocco navale britannico 3 ,<br />

fuggì da Alessandria a bordo <strong>di</strong> una<br />

fregata. A seguito del<strong>la</strong> sua riuscita<br />

fuga dall’Egitto, maturò nel<strong>la</strong> sua<br />

mente un’errata e sempre più convinta<br />

sottovalutazione del potere<br />

navale inglese. Rientrato a Parigi, il<br />

9 novembre 1799 scalzò con <strong>la</strong> forza<br />

il Direttorio e lo sostituì con un<br />

Conso<strong>la</strong>to, facendosi poi nominare<br />

Primo Console. Con questo colpo<br />

<strong>di</strong> Stato Napoleone irrompeva sul<strong>la</strong><br />

scena politica francese, <strong>di</strong>ventandone<br />

un in<strong>di</strong>scusso protagonista.<br />

Il 25 marzo 1802 si gettarono<br />

le basi per <strong>la</strong> pace in Europa, con<br />

<strong>la</strong> firma ad Amiens del trattato <strong>di</strong><br />

pace tra Gran Bretagna e Francia;<br />

tuttavia <strong>la</strong> Francia non interruppe i<br />

<strong>la</strong>vori per l’allestimento <strong>di</strong> una flotta<br />

d’invasione delle Isole Britanniche<br />

e ciò determinò <strong>la</strong> ripresa delle<br />

ostilità, il 16 maggio 1803. Nello<br />

stesso periodo <strong>la</strong> Spagna iniziò a<br />

vio<strong>la</strong>re le regole del<strong>la</strong> neutralità,<br />

ospitando e sostenendo rego<strong>la</strong>rmente<br />

navi francesi, vanificando<br />

quin<strong>di</strong> in parte il blocco britannico.<br />

Poco dopo (12 <strong>di</strong>cembre 1804)<br />

<strong>la</strong> Spagna <strong>di</strong>chiarò guerra al<strong>la</strong> Gran<br />

Bretagna, alleandosi con Napoleone,<br />

che <strong>di</strong>eci giorni prima era stato<br />

incoronato Imperatore dei francesi<br />

dal pontefice Pio VII. Tra l’aprile e<br />

l’agosto 1805 il governo <strong>di</strong> Londra,<br />

sfruttando l’emozione suscitata in<br />

5<br />

Europa dal<strong>la</strong> nomina <strong>di</strong> Napoleone<br />

ad imperatore e dal<strong>la</strong> sua successiva<br />

incoronazione a re d’Italia (avvenuta<br />

a Mi<strong>la</strong>no il 26 giugno 1805),<br />

formò <strong>la</strong> terza coalizione anti-francese<br />

con Austria, Russia, Regno <strong>di</strong><br />

Napoli e Svezia.<br />

Frattanto Napoleone, convintosi<br />

dell’impossibilità <strong>di</strong> tentare un’invasione<br />

delle Isole Britanniche con<br />

<strong>la</strong> forza, pensò ad un piano <strong>di</strong>versivo<br />

che costringesse gli inglesi ad<br />

allontanare gran parte delle loro<br />

navi dal canale del<strong>la</strong> Manica e permettesse<br />

al<strong>la</strong> sua forza da sbarco<br />

<strong>di</strong> mettere agevolmente a terra le<br />

truppe. Il piano prevedeva <strong>la</strong> forzatura<br />

del blocco navale britannico<br />

ai porti franco-spagnoli da parte<br />

delle flotte francese e spagno<strong>la</strong>, per<br />

farsi poi inseguire da quelle inglesi<br />

verso le lontane In<strong>di</strong>e Occidentali.<br />

Tuttavia il piano fallì, sia per<br />

le troppo ottimistiche ed errate<br />

valutazioni <strong>di</strong> Napoleone, concernenti<br />

un temporaneo dominio sul<strong>la</strong><br />

Manica, sia per l’eccessiva caute<strong>la</strong><br />

dall’ammiraglio Pierre Villeneuve,<br />

comandante del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone,<br />

che ebbe paura <strong>di</strong> scontrarsi con<br />

RITRATTO DELL’AMMIRAGLIO NELSON<br />

con <strong>la</strong> decorazione donatagli dal Sultano turco;<br />

Castello del<strong>la</strong> Ducea <strong>di</strong> Bronte<br />

XIX sec<br />

1 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatha¬m Publishing, 1996, p. 157.<br />

2 Ennio Dalmaggioni, Battaglia <strong>di</strong> Trafalgar, www.cronologia.it, 24 mag. 2005.<br />

3 Dopo <strong>la</strong> 1° guerra anglo-o<strong>la</strong>ndese, conclusasi nell’agosto 1653, <strong>la</strong> <strong>Marina</strong> inglese attuò una strategia che sarebbe <strong>di</strong>venuta una costante da parte del<strong>la</strong> flotta britannica: il blocco navale dei porti nemici. Con questo<br />

sistema <strong>la</strong> flotta inglese (storicamente <strong>la</strong> flotta prevalente da allora fino al<strong>la</strong> 2^ guerra mon<strong>di</strong>ale) poneva le sue navi davanti ai principali porti nemici, impedendo così allo Stato “bloccato” sia <strong>di</strong> commerciare,<br />

danneggiandone l’economia, sia <strong>di</strong> impiegare il proprio strumento marittimo, se non a rischio <strong>di</strong> uscire in mare e <strong>di</strong> farsi battere definitivamente. Ne conseguiva un deterioramento delle qualità professionali dei<br />

propri marinai che, chiusi nei porti, non potevano addestrarsi al<strong>la</strong> navigazione e al tiro; va infatti ricordato che le flotte mercantili e quelle militari in gran parte coincidevano. Nel caso <strong>di</strong> Aboukir i due vascelli<br />

inglesi, incaricati <strong>di</strong> bloccare Alessandria d’Egitto, erano stati contemporaneamente ed erroneamente ritirati per rifornirsi <strong>di</strong> viveri a Cipro.


OSSERVATORIO<br />

Nelson e si rifugiò a Ca<strong>di</strong>ce.<br />

Le mire espansionistiche <strong>di</strong> Napoleone<br />

si rivolsero allora al Regno<br />

<strong>di</strong> Napoli; l’Imperatore or<strong>di</strong>nò<br />

quin<strong>di</strong> al<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone, ferma a<br />

Ca<strong>di</strong>ce e costituita da navi francesi<br />

e spagnole (queste ultime al comando<br />

dell’ammiraglio Francesco<br />

Gravina), <strong>di</strong> entrare nel Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

unirsi al<strong>la</strong> squadra spagno<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

Cartagena e cooperare con l’esercito<br />

francese contro il Regno <strong>di</strong> Napoli.<br />

Per fare ciò, tuttavia, le navi<br />

franco-spagnole avrebbero dovuto<br />

forzare il blocco navale che <strong>la</strong> flotta<br />

britannica, al comando dell’ammiraglio<br />

Horatio Nelson, aveva nel<br />

frattempo posto al porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce.<br />

LA BATTAGLIA<br />

DI TRAFALGAR<br />

Il 17 ottobre 1805 l’ammiraglio<br />

Pierre Villeneuve, comandante<br />

del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone, venne a sapere<br />

dalle sue vedette, poste lungo<br />

il litorale spagnolo, che 6 vascelli<br />

britannici erano a Gibilterra, per<br />

rifornirsi d’acqua e viveri, e che<br />

quin<strong>di</strong> le forze in mare <strong>di</strong> Nelson<br />

erano considerevolmente ridotte.<br />

Pertanto <strong>la</strong> mattina del 19 ottobre<br />

1805, dopo una sortita iniziale <strong>di</strong><br />

ricognizione, <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong><br />

partì da Ca<strong>di</strong>ce e si mise<br />

lentamente in formazione, <strong>di</strong>retta<br />

verso Gibilterra, dando così inizio<br />

al<strong>la</strong> prima fase del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong><br />

Trafalgar. In totale salparono 33<br />

vascelli (18 francesi e 15 spagnoli),<br />

5 fregate e 2 corvette; a questa flotta<br />

dotata <strong>di</strong> 2.626 cannoni, Nelson<br />

opponeva 27 vascelli, 4 fregate e 2<br />

brigantini con un totale <strong>di</strong> 2.148<br />

cannoni. Le 4 fregate e i 2 brigantini<br />

inglesi, <strong>di</strong> vigi<strong>la</strong>nza vicino a<br />

Ca<strong>di</strong>ce, riportarono <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong><br />

partenza a Nelson, che si trovava al<br />

<strong>la</strong>rgo con i vascelli; all’alba del 21<br />

ottobre 1805 Nelson avvistò il nemico<br />

e <strong>di</strong>resse contro <strong>di</strong> lui da ponente,<br />

con un filo <strong>di</strong> vento a favore,<br />

che permetteva alle navi britanniche<br />

<strong>di</strong> raggiungere una velocità <strong>di</strong><br />

circa 3 no<strong>di</strong> 4 .<br />

Il piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong> dell’ammiraglio<br />

Horatio Nelson<br />

Il piano che Nelson aveva preparato<br />

per <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale contro<br />

<strong>la</strong> flotta francospagno<strong>la</strong>,<br />

in caso <strong>di</strong><br />

forzatura del blocco<br />

<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, consisteva<br />

nel<strong>la</strong> più importante<br />

rivoluzione<br />

tattica mai avvenuta<br />

fino a quel momento<br />

nel<strong>la</strong> guerra sui<br />

mari. Infatti, fino<br />

ad allora, le battaglie<br />

navali si erano<br />

sempre combattute<br />

tra due squadre avversarie,<br />

<strong>di</strong>sposte su<br />

due linee, con rotte<br />

opposte e parallele;<br />

in ogni squadra le<br />

navi rimanevano incolonnate<br />

l’una nel<strong>la</strong><br />

scia <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> prece-<br />

6<br />

dente e si affrontavano, sparandosi<br />

contro, quando erano affiancate e<br />

a portata <strong>di</strong> tiro. In Gran Bretagna<br />

questa tattica <strong>di</strong> combattimento era<br />

sancita dalle Fighting Instructions 5 .<br />

Il piano <strong>di</strong> Nelson, da lui stesso<br />

battezzato “il tocco <strong>di</strong> Nelson”, innovava<br />

profondamente le Fighting<br />

Instructions nei seguenti tre punti:<br />

- sud<strong>di</strong>visione del<strong>la</strong> flotta inglese<br />

in due colonne parallele,<br />

che avrebbero dovuto<br />

puntare perpen<strong>di</strong>co<strong>la</strong>rmente<br />

sul<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica ed<br />

attraversar<strong>la</strong>. In questo modo<br />

le navi inglesi si sarebbero<br />

poste trasversalmente (<strong>di</strong><br />

prora o <strong>di</strong> poppa) ai vascelli<br />

avversari, al fine <strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re il<br />

corpo centrale del<strong>la</strong> formazione<br />

nemica dall’avanguar<strong>di</strong>a<br />

e dal<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a 6 ;<br />

- <strong>la</strong> manovra doveva avvenire<br />

ad opera <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> flotta e<br />

non soltanto <strong>di</strong> singole navi,<br />

come era accaduto occasionalmente<br />

in passato 7 ;<br />

- le navi ammiraglie Victory,<br />

su cui era imbarcato Nelson,<br />

e Royal Sovereign su cui era<br />

imbarcato l’ammiraglio Cuthbert<br />

Collinghwood, sarebbero<br />

state <strong>di</strong>sposte in testa<br />

alle due colonne, per guidarle<br />

<strong>di</strong>rettamente all’impatto con<br />

il nemico, anziché al centro<br />

delle rispettive formazioni,<br />

come era consuetu<strong>di</strong>ne. I<br />

due vascelli avrebbero così<br />

rappresentato precisi punti<br />

<strong>di</strong> riferimento per le navi<br />

che le seguivano, evitando i<br />

<strong>la</strong>boriosi segnali a ban<strong>di</strong>ere,<br />

causa spesso <strong>di</strong> fatali equivoci.<br />

Nelson scelse quin<strong>di</strong>, con grande<br />

coraggio, <strong>di</strong> porre inizialmente<br />

<strong>la</strong> propria formazione nel<strong>la</strong> scomoda<br />

posizione, che esponeva<br />

le navi ammiraglie (impossibilitate<br />

a colpire il nemico con le<br />

artiglierie <strong>di</strong>sposte sui fianchi)<br />

4 Le con<strong>di</strong>zioni meteorologiche erano buone, ma in rapido peggioramento, mentre il vento era debole dai quadranti occidentali e si mantenne tale per quasi tutta <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> crescendo<br />

poi d’intensità fino a tramutarsi in tempesta violentissima, protrattasi per quattro giorni. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma,<br />

Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 214.<br />

5 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 56. Rigide ed importanti regole <strong>di</strong> combattimento<br />

sul mare, introdotte l’8 aprile 1653 dai tre principali coman¬danti del<strong>la</strong> flotta inglese, Robert B<strong>la</strong>ke, George Monck e Richard Deane.<br />

6 Nelson ad<strong>di</strong>rittura avrebbe voluto creare tre colonne d’attacco, ma fu costretto a limitarle a due, non <strong>di</strong>sponendo,nel momento del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, dei previsti 40 vascelli. Cfr. Alberto<br />

Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 212.<br />

7 Le manovre però non erano state stu<strong>di</strong>ate a tavolino, come nel caso <strong>di</strong> Trafalgar, ma erano state frutto <strong>di</strong> favorevoli circostanze del momento o determinate da un’iniziativa estemporanea<br />

dei comandanti delle singole navi. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 212.


OSSERVATORIO<br />

Il Disegno operativo <strong>di</strong> Nelson<br />

END STATE OPERATIVO BRITANNICO: eliminare <strong>la</strong> minaccia navale posta dal<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>.<br />

CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO NEMICO: le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>.<br />

CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO BRITANNICO: le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta britannica.<br />

ANALISI DEL CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO FRANCO-SPAGNOLO (VISTO DAI BRITANNICI)<br />

CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO NEMICO<br />

- Le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong> <strong>di</strong> Villeneuve.<br />

- Forzare il blocco navale inglese;<br />

- Un piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong> da contrapporre al<strong>la</strong> linea d’azione inglese;<br />

- Combattere in superiorità re<strong>la</strong>tiva <strong>di</strong> fuoco per sfruttare il vantaggio<br />

numerico e compensare le carenze addestrative;<br />

- Mantenere l’iniziativa.<br />

7<br />

CRITICAL CAPABILITIES<br />

- Respingere l’attacco delle navi da guerra del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Nelson;<br />

- Minacciare gli interessi britannici, bloccando le basi navali e le<br />

linee <strong>di</strong> comunicazione inglesi.<br />

CRITICAL REQUIREMENTS CRITICAL VULNERABILITIES<br />

DECISIVE POINTS<br />

- La mancanza <strong>di</strong> addestramento nelle manovre in mare e nel<br />

combattimento degli equipaggi franco-spagnoli;<br />

- La vulnerabilità delle navi da guerra nei settori pro<strong>di</strong>eri o poppieri;<br />

- La mancanza <strong>di</strong> determinazione ed iniziativa <strong>di</strong> Villeneuve e<br />

dei suoi subor<strong>di</strong>nati;<br />

- La negazione <strong>di</strong> informazioni intelligence.<br />

1. Mantenere i vascelli del<strong>la</strong> flotta britannica al <strong>la</strong>rgo del porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />

SCOPO: avere una forza navale pronta ad attaccare <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>, non appena quest’ultima fosse uscita in mare aperto;<br />

2. Negare al nemico l’informazione riguardante il numero <strong>di</strong> navi da guerra del<strong>la</strong> flotta britannica al <strong>la</strong>rgo <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />

SCOPO: conseguire un notevole effetto sorpresa ed impatto psicologico nei quadri <strong>di</strong> comando e sugli equipaggi del<strong>la</strong> flotta nemica (in caso <strong>di</strong> scontro<br />

navale), all’atto del<strong>la</strong> scoperta del<strong>la</strong> reale consistenza numerica del<strong>la</strong> flotta britannica;<br />

3. Collocare un ridotto numero <strong>di</strong> navi da guerra minori (tipo fregate) all’uscita del porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />

SCOPO: simu<strong>la</strong>re un blocco navale <strong>di</strong> modesta entità inducendo l’avversario a prendere il mare e, nello stesso tempo, fornire rapidamente a Nelson<br />

<strong>la</strong> notizia dell’eventuale partenza delle navi del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>;<br />

4. Effettuare il blocco navale <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce con tutti i vascelli al <strong>la</strong>rgo del porto;<br />

SCOPO: ridurre significativamente le capacità operative degli equipaggi franco- spagnoli e nello stesso tempo conseguire l’indebolimento economico<br />

del<strong>la</strong> Spagna;<br />

5. Costituire due colonne d’attacco <strong>di</strong> vascelli con le due navi ammiraglie in testa;<br />

SCOPO: nel caso <strong>di</strong> scontro navale, attaccare <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica in due punti <strong>di</strong>stinti e ridurre il più possibile le comunicazioni a ban<strong>di</strong>ere, quin<strong>di</strong><br />

mantenere l’iniziativa;<br />

6. Ritardare l’intervento in <strong>battaglia</strong> dell’avanguar<strong>di</strong>a nemica;<br />

SCOPO: mantenere il più a lungo possibile <strong>la</strong> superiorità<br />

numerica locale;<br />

7. Perforare ed attaccare perpen<strong>di</strong>co<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong> linea <strong>di</strong><br />

fi<strong>la</strong> nemica al<strong>la</strong> massima velocità, attuando il “controtaglio”<br />

del “T” ai vascelli avversari, in prossimità del<br />

centro e del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a;<br />

SCOPO: ridurre il tempo <strong>di</strong> esposizione al fuoco nemico,<br />

conseguire <strong>la</strong> superiorità locale del fuoco, iso<strong>la</strong>re<br />

il corpo centrale del<strong>la</strong> linea nemica dall’avanguar<strong>di</strong>a e<br />

dal<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>sorientare, sfasare e sconfiggere<br />

il centro e <strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a del nemico;<br />

8. Sconfiggere le navi dell’avanguar<strong>di</strong>a franco-spagno<strong>la</strong>.


OSSERVATORIO<br />

al fuoco concentrato <strong>di</strong> almeno<br />

due-tre vascelli del<strong>la</strong> trasversale linea<br />

<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica. Egli però sapeva<br />

che il tiro dei franco-spagnoli non<br />

era né rapido né troppo preciso e<br />

che quin<strong>di</strong>, superata <strong>la</strong> prima mezz’ora,<br />

nel<strong>la</strong> quale il nemico sarebbe<br />

stato in posizione <strong>di</strong> vantaggio,<br />

ogni nave inglese avrebbe perforato<br />

<strong>la</strong> linea avversaria ed avrebbe avuto<br />

da ambo i suoi <strong>la</strong>ti un bersaglio<br />

che, offrendo <strong>la</strong> prora o <strong>la</strong> poppa,<br />

sarebbe stato vulnerabile ed impossibilitato<br />

a sparare. Nelson preparò<br />

quin<strong>di</strong> un piano fondamentalmente<br />

semplice 8 , <strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> massima<br />

iniziativa ai suoi subor<strong>di</strong>nati, per <strong>la</strong><br />

fase successiva al contatto con l’avversario.<br />

Le scelte dell’ammiraglio<br />

Pierre Villeneuve<br />

L’ammiraglio Villeneuve si era<br />

reso conto già da tempo che le<br />

tattiche <strong>di</strong> combattimento erano<br />

antiquate e che costituire un’unica<br />

linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> era proprio ciò che<br />

voleva il nemico. D’altronde Villeneuve<br />

conosceva i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nelson,<br />

essendosi scontrato con lui<br />

nel<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Aboukir del 1798,<br />

pertanto giunse al<strong>la</strong> conclusione<br />

che gli inglesi avrebbero tentato in<br />

<strong>battaglia</strong> l’avvolgimento del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a<br />

franco-spagno<strong>la</strong>. Tale<br />

convinzione si <strong>di</strong>mostrò poi completamente<br />

errata e determinò una<br />

serie <strong>di</strong> decisioni che fornirono al<strong>la</strong><br />

formazione <strong>di</strong> Nelson un notevole<br />

vantaggio tattico-operativo.<br />

Sorprendentemente, Villeneuve<br />

non <strong>di</strong>ede ai suoi subor<strong>di</strong>nati alcun<br />

piano per <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, prevedendo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le sue navi nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica<br />

linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>; <strong>la</strong> sua unica innovazione<br />

fu <strong>di</strong> costituire una squadra<br />

d’osservazione <strong>di</strong> 12 navi, comandate<br />

dall’ammiraglio Gravina, posizionate<br />

sopravvento rispetto al<strong>la</strong><br />

linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> principale, da contrap-<br />

porre alle navi inglesi che avrebbero<br />

tentato l’accerchiamento.<br />

Alle prime luci del mattino del<br />

21 ottobre 1805, con <strong>la</strong> flotta britannica<br />

che si avvicinava da ponente,<br />

Villeneuve fece assumere<br />

alle proprie navi <strong>la</strong> formazione da<br />

<strong>battaglia</strong>, posizionandole però in<br />

una sequenza <strong>di</strong>fferente da quel<strong>la</strong><br />

assunta fino a quel momento. A<br />

causa dei venti deboli, le navi franco-spagnole<br />

impiegarono moltissimo<br />

tempo per raggiungere le nuove<br />

posizioni, al punto che Nelson vide<br />

so<strong>la</strong>mente un enorme <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne tra<br />

le navi avversarie.<br />

La confusione aumentò quando,<br />

all’altezza <strong>di</strong> Capo Trafalgar,<br />

l’ammiraglio Villeneuve, avendo<br />

visto avvicinarsi il nemico con vento<br />

favorevole da ovest, stimò che<br />

quest’ultimo stesse per realizzare il<br />

temuto attacco al<strong>la</strong> sua retroguar<strong>di</strong>a<br />

e alle 08:00 or<strong>di</strong>nò alle navi <strong>la</strong><br />

contemporanea inversione <strong>di</strong> rotta.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> tale decisione era<br />

duplice: eliminare questa ipotetica<br />

minaccia e non allontanarsi dal<br />

porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, che avrebbe potuto<br />

offrire un riparo sicuro alle navi<br />

danneggiate nell’ormai inevitabile<br />

<strong>battaglia</strong>. Dopo un’ora e mezza <strong>la</strong><br />

flotta franco-spagno<strong>la</strong> riuscì ad<br />

invertire <strong>la</strong> rotta e a ma<strong>la</strong>pena <strong>di</strong>sporsi<br />

in una formazione curva irrego<strong>la</strong>re,<br />

piuttosto <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata, con<br />

le navi raggruppate in alcuni punti<br />

e gran<strong>di</strong> spazi vuoti in altri, su una<br />

lunghezza <strong>di</strong> circa nove chilometri<br />

e mesco<strong>la</strong>te senza alcun or<strong>di</strong>ne<br />

preciso.<br />

La scontro navale<br />

La rotta e <strong>la</strong> formazione delle<br />

due flotte contrapposte era dunque<br />

<strong>la</strong> seguente (fig. 2):<br />

- gli inglesi provenivano da<br />

ovest sud<strong>di</strong>visi in due colonne<br />

parallele, una settentrionale,<br />

guidata dal Victory <strong>di</strong><br />

8<br />

Nelson e comprendente 11<br />

vascelli e una meri<strong>di</strong>onale,<br />

guidata dal Royal Sovereign<br />

<strong>di</strong> Collingwood e composta<br />

da 15 vascelli. Il ventisettesimo<br />

vascello del gruppo<br />

settentrionale, l’Africa, era<br />

rimasto in<strong>di</strong>etro ed intervenne<br />

in <strong>battaglia</strong> solo più<br />

tar<strong>di</strong>;<br />

- <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> franco-spagno<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong> Villeneuve e Gravina<br />

<strong>di</strong>rigeva piuttosto <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente<br />

verso nord.<br />

Alle 11:00 Villeneuve fu in grado<br />

<strong>di</strong> vedere l’intera formazione <strong>di</strong><br />

Nelson, spiegata su due colonne a<br />

poche miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, pertanto<br />

alle 11:30 or<strong>di</strong>nò al<strong>la</strong> squadra<br />

<strong>di</strong> supporto <strong>di</strong> Gravina (che dopo<br />

l’inversione <strong>di</strong> rotta si trovava in<br />

coda al<strong>la</strong> formazione) <strong>di</strong> raggiungere<br />

il centro del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong><br />

franco-spagno<strong>la</strong>, per contrapporre<br />

due navi ad ogni nave inglese attaccante.<br />

Tuttavia <strong>la</strong> manovra non<br />

fu mai portata a termine a causa<br />

dell’eccessiva lentezza delle navi <strong>di</strong><br />

Gravina.<br />

Alle 11:45, in procinto <strong>di</strong> iniziare<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, Nelson inviò<br />

al<strong>la</strong> flotta il galvanizzante segnale<br />

a ban<strong>di</strong>ere “Eng<strong>la</strong>nd expects that<br />

every man will do his duty” 9 , accolto<br />

con entusiastiche acc<strong>la</strong>mazioni<br />

dai suoi equipaggi. Poco prima <strong>di</strong><br />

mezzogiorno e per circa mezz’ora<br />

le navi franco-spagnole ebbero nel<br />

proprio campo <strong>di</strong> tiro le due navi<br />

capofi<strong>la</strong> inglesi, <strong>di</strong>rette su <strong>di</strong> loro,<br />

ed iniziarono a sparare uni<strong>la</strong>teralmente,<br />

causando però pochi danni<br />

(il Victory ebbe <strong>la</strong> ruota del timone<br />

e l’albero <strong>di</strong> contromezzana <strong>di</strong>strutti<br />

e 50 tra morti e feriti). Nel<br />

frattempo Collingwood posizionò<br />

le navi del<strong>la</strong> sua colonna in linea<br />

<strong>di</strong> rilevamento, in modo da attraversare<br />

<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica in più<br />

punti e ad<strong>di</strong>rittura ingaggiar<strong>la</strong> da<br />

ambo i <strong>la</strong>ti. Alle 12:20 il Royal So-<br />

8 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatham Publishing, 1996, p. 176. Con questa decisione Nelson anticipò un principio riportato<br />

anche nel Del<strong>la</strong> guerra, p.119, <strong>di</strong> Von C<strong>la</strong>usewitz (che Nelson non poté leggere, essendo stato pubblicato so<strong>la</strong>mente nel 1832): “Tutto è molto semplice in guerra, ma anche <strong>la</strong> cosa<br />

più semplice <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile”.<br />

9 Traduzione: “l’Inghilterra si aspetta che ciascuno faccia il proprio dovere”. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico<br />

del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 216.


OSSERVATORIO<br />

vereign perforò per primo <strong>la</strong> linea<br />

<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica, scaricando una rabbiosa<br />

e mici<strong>di</strong>ale bordata attraverso<br />

le vetrate poppiere del vascello<br />

spagnolo Santa Ana, <strong>di</strong>ciottesimo<br />

del<strong>la</strong> formazione avversaria. I 50<br />

colpi a doppia pal<strong>la</strong> sparati dal<strong>la</strong><br />

murata sinistra del vascello britannico<br />

spazzarono longitu<strong>di</strong>nalmente<br />

i ponti del Santa Ana come un<br />

uragano e causarono un massacro.<br />

Intanto Nelson, con <strong>la</strong> colonna<br />

settentrionale, aveva compiuto<br />

un’abile mossa <strong>di</strong>versiva, accostando<br />

provvisoriamente verso nord,<br />

per dare all’avanguar<strong>di</strong>a nemica<br />

l’impressione <strong>di</strong> voler<strong>la</strong> impegnare<br />

in un combattimento su rotte parallele.<br />

L’inganno raggiunse completamente<br />

lo scopo <strong>di</strong> tenere a<br />

lungo l’avanguar<strong>di</strong>a nemica sotto<br />

<strong>la</strong> falsa minaccia <strong>di</strong> attacco da parte<br />

delle navi inglesi, motivo per cui<br />

essa giunse in soccorso del centro<br />

so<strong>la</strong>mente a <strong>battaglia</strong> pressoché<br />

conclusa. Compiuta questa manovra,<br />

tutti i vascelli del<strong>la</strong> colonna <strong>di</strong><br />

Nelson ripresero l’originaria rotta<br />

a levante e tagliarono anch’essi “a<br />

pettine” <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> avversaria;<br />

alle 12:30 il Victory passò a poppa<br />

del Bucentaure, nave ammiraglia <strong>di</strong><br />

Villeneuve e do<strong>di</strong>cesima nave del<strong>la</strong><br />

formazione franco-spagno<strong>la</strong>, devastando<strong>la</strong><br />

con due rapide e mici<strong>di</strong>ali<br />

bordate (fig. 3).<br />

Il Redoutable accorse allora in<br />

aiuto dell’ammiraglia francese ed<br />

ingaggiò il Victory in un accanito<br />

duello; alle 13:15 dal<strong>la</strong> coffa <strong>di</strong><br />

mezzana del Redoutable partì una<br />

fuci<strong>la</strong>ta che colpì Nelson al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>,<br />

causandone successivamente <strong>la</strong><br />

morte 10 .<br />

Dopo il contatto tra le due formazioni,<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> continuò in<br />

duelli d’artiglieria iso<strong>la</strong>ti, in una<br />

mischia generale, terminando alle<br />

16:45 con l’esplosione del vascello<br />

francese Achille. Al termine 8 vascelli<br />

francesi, tra cui l’ammiraglia<br />

Bucentaure, e 9 vascelli spagnoli,<br />

tra cui il Santissima Trinidad, erano<br />

stati catturati, mentre gli inglesi<br />

non persero nessuna nave e 10 dei<br />

loro 27 vascelli non ebbero alcun<br />

albero o pennone abbattuto. I francesi<br />

ebbero 2.218 morti, gli spagnoli<br />

1.022 e gli inglesi 456, mentre i<br />

feriti furono rispettivamente 1.155,<br />

1.383 e 1.153; infine i prigionieri<br />

franco-spagnoli risultarono oltre<br />

7.000.<br />

ANALISI<br />

TATTICO-OPERATIVA<br />

Agli inizi del XIX secolo, <strong>la</strong><br />

<strong>Marina</strong> francese poteva ancora<br />

vantare, nei confronti dell’antagonista<br />

britannica, <strong>la</strong> superiorità<br />

qualitativa del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> tattica 11 e<br />

delle costruzioni navali, che continuavano<br />

ad essere migliori <strong>di</strong><br />

9<br />

Figura 2<br />

Le opposteformazioni all’inizio del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong><br />

quelle inglesi, grazie a più scientifiche<br />

strutture e più avanzate<br />

dottrine ingegneristiche, tutte<br />

risalenti alle innovazioni seicentesche<br />

del Colbert 12 ; tuttavia ciò<br />

a nul<strong>la</strong> valse contro <strong>la</strong> genialità <strong>di</strong><br />

Nelson.<br />

La linea d’azione dell’ammiraglio<br />

inglese, volta ad eliminare<br />

<strong>la</strong> minaccia navale posta dal<strong>la</strong><br />

flotta franco-spagno<strong>la</strong> (End State<br />

operativo desiderato), era infatti<br />

<strong>di</strong>retta sulle navi da guerra avversarie<br />

(Centro <strong>di</strong> Gravità operativo<br />

nemico), sia con il blocco navale,<br />

sia in <strong>battaglia</strong>, qualora le navi<br />

nemiche fossero uscite dal porto<br />

<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce. In questo secondo<br />

caso, però, l’intento <strong>di</strong> Nelson era<br />

anche quello <strong>di</strong> proteggere le navi<br />

del<strong>la</strong> sua flotta (Centro <strong>di</strong> Gravità<br />

operativo inglese), azione possibile<br />

so<strong>la</strong>mente con <strong>la</strong> superiorità<br />

locale del fuoco, ottenibile tramite<br />

<strong>la</strong> perforazione a “pettine” da<br />

parte delle sue navi ai danni del<strong>la</strong><br />

formazione <strong>di</strong> Villeneuve. Se non<br />

10 Nelson respinse le raccomandazioni <strong>di</strong> trasferirsi prima del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> a bordo <strong>di</strong> una fregata che non prendeva parte al combattimento, così come rifiutò <strong>di</strong> indossare un soprabito<br />

per occultare i gra<strong>di</strong> e le sue numerose decorazioni, che erano un invitante bersaglio per i cecchini, utilizzati dal<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> francese per colpire gli ufficiali nemici. Cfr. Alberto<br />

Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 218.<br />

11 Antonio F<strong>la</strong>migni, Evoluzione del Potere Marittimo nel<strong>la</strong> Storia, Venezia, ISMM, agosto 2003, p. 61. Il testo <strong>di</strong> tattica <strong>di</strong> Bigot de Morogues era certamente il migliore dell’epoca<br />

e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> tattica francese attirava l’invi<strong>di</strong>a dei migliori ammiragli inglesi.<br />

12 Giovan Battista Colbert, ministro delle finanze francese all’epoca <strong>di</strong> Luigi XIV, nel<strong>la</strong> seconda metà del seicento, <strong>di</strong>ede impulso a nuove dottrine tattiche e strategiche per <strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />

francese e creò una scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> architettura navale, da cui uscirono vascelli invi<strong>di</strong>ati e imitati dagli inglesi. La principale innovazione fu l’innalzamento del<strong>la</strong> batteria più bassa che,<br />

essendo più <strong>di</strong>stanziata dal<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> galleggiamento, poteva sparare meglio con mare agitato e con <strong>la</strong> nave sbandata al vento. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età<br />

moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 102.


OSSERVATORIO<br />

fosse riuscito in questa manovra,<br />

probabilmente avrebbe avuto<br />

grosse <strong>di</strong>fficoltà a proteggere le<br />

proprie navi, poiché i vascelli e i<br />

cannoni inglesi erano numericamente<br />

inferiori.<br />

Pertanto, in caso <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>,<br />

Nelson aveva in<strong>di</strong>viduato come<br />

con<strong>di</strong>zioni per il successo <strong>la</strong> rottura<br />

del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> avversaria<br />

in almeno due punti, iso<strong>la</strong>ndone<br />

i tronconi, e <strong>la</strong> superiorità locale<br />

del fuoco. In caso <strong>di</strong> blocco navale,<br />

invece, l’unica con<strong>di</strong>zione<br />

per il successo era rappresentata<br />

dal<strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> mantenere un<br />

gran numero <strong>di</strong> vascelli britannici<br />

per lungo tempo davanti al<br />

porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, con<strong>di</strong>zione resa<br />

possibile dall’importante base <strong>di</strong><br />

Gibilterra 13 , che, essendo re<strong>la</strong>tivamente<br />

vicina al<strong>la</strong> Gran Breta-<br />

Fig. 3<br />

Penetrazione del Victory nel<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica<br />

gna, garantiva <strong>la</strong> turnazione ed<br />

il rifornimento delle navi britanniche.<br />

In realtà, poiché Nelson e<br />

Villeneuve erano nemici <strong>di</strong> vecchia<br />

data e Villeneuve in passato<br />

era già riuscito a sfuggire ad una<br />

<strong>battaglia</strong> contro le navi <strong>di</strong> Nelson,<br />

quest’ultimo avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto<br />

per poterlo affrontare in mare;<br />

prova ne è il fatto che, per indurre<br />

l’ammiraglio francese a portare le<br />

sue navi in mare, simulò un blocco<br />

leggero <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, impiegando<br />

so<strong>la</strong>mente fregate.<br />

Il piano <strong>di</strong> Nelson avrebbe<br />

inoltre permesso <strong>di</strong> ridurre significativamente<br />

le comunicazioni<br />

durante <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> e <strong>di</strong> ottenere<br />

un notevole impatto psicologico<br />

negativo sugli equipaggi avversari,<br />

grazie all’effetto sorpresa, al<strong>la</strong><br />

rapi<strong>di</strong>tà e al sincronismo con cui<br />

10<br />

si sarebbe condotta l’azione. Se i<br />

vantaggi erano quin<strong>di</strong> consistenti,<br />

non <strong>di</strong> meno lo erano i fattori <strong>di</strong><br />

rischio, non tanto nel blocco navale<br />

(per il quale erano minimi)<br />

quanto in <strong>battaglia</strong>. Il piano prevedeva<br />

infatti <strong>di</strong> esporre al fuoco<br />

concentrato del nemico le prime<br />

navi delle due colonne d’attacco,<br />

senza possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, per<br />

quasi mezz’ora (Risk Assessment).<br />

Per ridurre al minimo i fattori <strong>di</strong><br />

rischio e rendere il piano effettivamente<br />

vantaggioso per gli inglesi,<br />

in termini <strong>di</strong> risultati ottenibili<br />

a fronte dei possibili danni,<br />

Nelson decise allora <strong>di</strong> svolgere<br />

l’avvicinamento iniziale, fino al<br />

contatto con l’avversario, al<strong>la</strong><br />

massima velocità. Ciò permetteva<br />

<strong>di</strong> minimizzare sia il tempo <strong>di</strong><br />

esposizione <strong>di</strong> ogni nave inglese<br />

al fuoco nemico, sia le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

navi e uomini (Risk Reduction).<br />

Nel preparare il suo piano <strong>di</strong><br />

<strong>battaglia</strong> e nel Risk Assessment,<br />

Nelson tenne <strong>la</strong>rgamente in conto<br />

le capacità <strong>di</strong> combattimento<br />

del<strong>la</strong> flotta avversaria; infatti egli<br />

basò <strong>la</strong> sua tattica sul principio<br />

del “rischio calco<strong>la</strong>to”, convinto<br />

<strong>di</strong> poter contare sui migliori equipaggi<br />

del tempo e su un’incomparabile<br />

compattezza del corpo<br />

ufficiali, da lui definito “band of<br />

brothers” 14 .<br />

Elemento rilevante fu <strong>la</strong> capacità<br />

degli inglesi <strong>di</strong> sparare da<br />

ogni cannone un colpo al minuto<br />

(quin<strong>di</strong> in 60 secon<strong>di</strong> un vascello<br />

da 100 cannoni riversava sul<br />

bersaglio 50 colpi dal suo fianco<br />

impegnato), mentre francesi<br />

e spagnoli sparavano con tempi<br />

almeno doppi se non tripli. Ciò<br />

compensava in parte le carenze <strong>di</strong><br />

personale che <strong>la</strong>mentavano alcu-<br />

13 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 102. La base <strong>di</strong> Gibilterra fu strappata agli<br />

spagnoli il 4 agosto 1704 da un reparto <strong>di</strong> fanti <strong>di</strong> <strong>Marina</strong>, poi denominati Royal Marines. In questo modo <strong>la</strong> Gran Bretagna, procurandosi un gran numero <strong>di</strong> basi in tutto il mondo,<br />

anticipava l’importantissimo principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> adeguati supporti logistici ovunque, con<strong>di</strong>zione necessaria per mantenere a lungo <strong>la</strong> presenza delle proprie navi anche in aree<br />

molto <strong>di</strong>stanti dal<strong>la</strong> madrepatria. Tale principio si è ulteriormente sviluppato nel corso del<strong>la</strong> storia e oggigiorno si è estremizzato con <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> Sea Basing, contemp<strong>la</strong>ta nel<br />

nuovo CONCETTO STRATEGICO DELLA US NAVY, denominato SEA POWER 21.<br />

14 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 213. Gli ufficiali erano coscienti <strong>di</strong> ciò che voleva<br />

il loro capo e si erano da tempo adeguati al suo favorito ed aggressivo monito: “Nessun comandante sbaglierà se porterà il proprio vascello al fianco <strong>di</strong> un vascello nemico”.<br />

15 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 78. Queste carenze avrebbero rappresentato<br />

una seria limitazione per Nelson, se gli inglesi avessero dovuto armare le batterie <strong>di</strong> ambo i <strong>la</strong>ti dei vascelli. Solitamente un veliero era impegnato in <strong>battaglia</strong> su un solo <strong>la</strong>to, ma<br />

se esso si trovava circondato poteva essere costretto a sparare da ambo le murate e dover trasferire parte dei suoi cannonieri anche sulle batterie del <strong>la</strong>to opposto, poiché il numero<br />

complessivo <strong>di</strong> costoro, già normalmente, non copriva mai le necessità <strong>di</strong> tutte le artiglierie <strong>di</strong> entrambe le fiancate. La riduzione del numero <strong>di</strong> serventi presso ciascun cannone<br />

determinava fatalmente una <strong>di</strong>minuzione del<strong>la</strong> celerità <strong>di</strong> tiro.


OSSERVATORIO<br />

ne navi inglesi, armate solo con i<br />

due terzi del<strong>la</strong> forza tabel<strong>la</strong>re 15 .<br />

Va comunque detto che, se il<br />

supporto fornito dal<strong>la</strong> base <strong>di</strong> Gibilterra<br />

giocò un ruolo importante<br />

per raggiungere tale risultato,<br />

vincolò però l’ammiraglio inglese<br />

a formare solo due colonne d’attacco,<br />

invece delle tre previste dal<br />

piano originale, e determinò, all’atto<br />

del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, l’inferiorità<br />

numerica dei vascelli, poiché sei<br />

<strong>di</strong> loro erano a rifornirsi <strong>di</strong> viveri.<br />

All’indebolimento del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />

francese, soprattutto nei quadri<br />

<strong>di</strong> comando, contribuì anche<br />

<strong>la</strong> rivoluzione francese, poiché i<br />

più anziani ed esperti ammiragli<br />

d’origine nobile furono costretti<br />

all’esilio e furono rimpiazzati da<br />

giovani ufficiali, frettolosamente<br />

promossi ai più alti gra<strong>di</strong> più sul<strong>la</strong><br />

base del<strong>la</strong> loro fedeltà al<strong>la</strong> repubblica<br />

e che del<strong>la</strong> loro competenza<br />

professionale; questa in ogni caso<br />

non poteva essere eccelsa, tenendo<br />

conto del<strong>la</strong> loro scarsissima<br />

esperienza <strong>di</strong> comando.<br />

Quin<strong>di</strong> Nelson, certo dell’inferiorità<br />

qualitativa degli equipaggi<br />

franco-spagnoli nelle manovre in<br />

mare e nell’azione <strong>di</strong> fuoco, <strong>di</strong>ede<br />

per scontato (Assumption)<br />

che Villeneuve, se fosse riuscito a<br />

forzare il blocco navale britannico<br />

e fosse venuto a contatto con<br />

<strong>la</strong> flotta inglese per ingaggiare<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, avrebbe adottato <strong>la</strong><br />

c<strong>la</strong>ssica linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>, riponendo le<br />

speranze <strong>di</strong> vittoria nel<strong>la</strong> superiorità<br />

numerica dei propri cannoni.<br />

Pertanto gli equipaggi inglesi,<br />

consci <strong>di</strong> tutto ciò, affrontarono<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> col morale molto alto<br />

e forte motivazione.<br />

Le probabilità <strong>di</strong> successo erano<br />

dunque elevate, se le navi <strong>di</strong><br />

testa delle due colonne d’attacco<br />

inglesi avessero retto fino all’impatto<br />

iniziale; gli eventi si svolsero<br />

proprio come aveva previsto<br />

Nelson nel suo piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>:<br />

- il centro <strong>di</strong> Villeneuve do-<br />

vette sopportare il concentramento<br />

britannico;<br />

- le navi del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a<br />

franco-spagno<strong>la</strong> furono affrontate<br />

e sconfitte ad una<br />

ad una dalle navi del<strong>la</strong> colonna<br />

<strong>di</strong> Collingwood;<br />

- l’avanguar<strong>di</strong>a dell’ammiraglio<br />

Dumanoir, grazie al<strong>la</strong><br />

bril<strong>la</strong>nte manovra d’inganno<br />

compiuta dal<strong>la</strong> colonna<br />

<strong>di</strong> Nelson, invertì tar<strong>di</strong>vamente<br />

<strong>la</strong> rotta e giunse sul<br />

luogo del<strong>la</strong> mischia centrale<br />

a <strong>battaglia</strong> pressoché<br />

conclusa.<br />

Tutto questo senza che Villeneuve,<br />

o i suoi col<strong>la</strong>boratori, avessero<br />

saputo escogitare un piano<br />

<strong>di</strong> risposta adeguato che potesse<br />

perlomeno contenere le per<strong>di</strong>te.<br />

In realtà Villeneuve sospettava<br />

fortemente una manovra completamente<br />

fuori dai canoni da parte<br />

del suo avversario; egli però pensava<br />

erroneamente che Nelson<br />

avrebbe tentato <strong>di</strong> accerchiare <strong>la</strong><br />

flotta franco-spagno<strong>la</strong>. Rimase<br />

quin<strong>di</strong> molto sorpreso quando<br />

capì che Nelson avrebbe tentato<br />

<strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re il centro del<strong>la</strong> sua linea<br />

<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> e per questo motivo attese<br />

l’ultimo momento per or<strong>di</strong>nare<br />

all’ammiraglio Gravina, che si<br />

11<br />

trovava in coda al<strong>la</strong> formazione<br />

con i vascelli <strong>di</strong> rinforzo, <strong>di</strong> posizionarsi<br />

nel minor tempo possibile<br />

in supporto del centro, ma<br />

ormai era troppo tar<strong>di</strong>.<br />

A tal riguardo, un altro fattore,<br />

che contribuì pesantemente al<strong>la</strong><br />

vittoria inglese, fu proprio <strong>la</strong> modesta<br />

intensità del vento durante<br />

<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>; infatti, sia <strong>la</strong> squadra<br />

d’osservazione <strong>di</strong> Gravina,<br />

sia quel<strong>la</strong> dell’avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dumanoir,<br />

con tutte le vele aperte,<br />

potevano procedere a 3-4 no<strong>di</strong>,<br />

velocità che non consentì loro <strong>di</strong><br />

raggiungere in tempo il centro<br />

del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> franco-spagno<strong>la</strong><br />

e supportarlo adeguatamente.<br />

D’altronde, l’inversione <strong>di</strong> rotta,<br />

or<strong>di</strong>nata da Villeneuve prima<br />

<strong>di</strong> Gibilterra aveva già annul<strong>la</strong>to<br />

l’utilità del<strong>la</strong> squadra d’osservazione<br />

<strong>di</strong> Gravina, poiché <strong>la</strong> lentezza<br />

dei suoi vascelli, che dopo l’inversione<br />

si erano trovati in coda,<br />

determinò un varco eccessivo con<br />

<strong>la</strong> restante linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>, <strong>di</strong>fficilmente<br />

colmabile in poco tempo, a<br />

causa del vento debole. Pertanto<br />

a nul<strong>la</strong> valse costituire <strong>la</strong> squadra<br />

d’osservazione e rinforzo.<br />

Inoltre, <strong>la</strong> presenza in mare <strong>di</strong><br />

Horatio Nelson come suo avversario,<br />

al comando del<strong>la</strong> flotta più


OSSERVATORIO<br />

potente dell’epoca, con<strong>di</strong>zionò<br />

non solo le decisioni, ma anche<br />

<strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> reazione dell’ammiraglio<br />

francese. Ciò è confermato<br />

dal fatto che il commodoro Churruca,<br />

comandante del San Juan<br />

Nepomuceno, avendo percepito<br />

che l’intento <strong>di</strong> Nelson era quello<br />

<strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re l’avanguar<strong>di</strong>a nemica<br />

e <strong>di</strong> escluder<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>,<br />

si aspettava che Villeneuve or<strong>di</strong>nasse<br />

alle navi dell’avanguar<strong>di</strong>a<br />

una contemporanea inversione<br />

<strong>di</strong> rotta, per contrastare l’azione<br />

britannica; ma vedendo che Villeneuve<br />

non reagì, <strong>la</strong>sciando le navi<br />

senza un piano preciso, capì che<br />

tutto era perduto 16 .<br />

In ultima analisi <strong>la</strong> genialità,<br />

<strong>la</strong> determinazione e il coraggio<br />

<strong>di</strong> Nelson portarono <strong>la</strong> flotta <strong>di</strong><br />

Villeneuve al Culminating Point,<br />

rappresentato dal<strong>la</strong> per<strong>di</strong>ta del<strong>la</strong><br />

superiorità quantitativa locale dei<br />

vascelli e del fuoco e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

non avendo l’ammiraglio<br />

francese un piano alternativo, all’incapacità<br />

<strong>di</strong> contrastare gli inglesi<br />

adeguatamente.<br />

FATTORI DI POTENZA E<br />

CONDIZIONI DI VULNE-<br />

RABILITA’ DELLA FLOTTA<br />

BRITANNICA<br />

I fattori <strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta<br />

britannica, risultanti dall’analisi<br />

condotta, possono essere così<br />

riassunti:<br />

- l’iniziativa, che Nelson riuscì<br />

sempre a mantenere e che<br />

gli permise <strong>di</strong> decidere come,<br />

dove e quando condurre <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>;<br />

- <strong>la</strong> genialità e <strong>la</strong> determinazione<br />

<strong>di</strong> Nelson, che portò in campo<br />

un piano innovativo e re<strong>la</strong>tivamente<br />

semplice, ma estremamente<br />

efficace;<br />

- <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> combattere degli<br />

equipaggi inglesi, il cui ottimo<br />

addestramento, l’elevato morale<br />

e <strong>la</strong> compattezza permisero<br />

<strong>di</strong> ridurre al minimo le comunicazioni<br />

necessarie durante <strong>la</strong><br />

<strong>battaglia</strong> e <strong>di</strong> condurre rapidamente<br />

l’azione;<br />

- <strong>la</strong> sorpresa che ebbero Villeneuve<br />

ed i suoi subor<strong>di</strong>nati, quando<br />

compresero, ormai troppo<br />

tar<strong>di</strong>, il piano <strong>di</strong> Nelson;<br />

- <strong>la</strong> manovra <strong>di</strong> Nelson che permise<br />

al<strong>la</strong> flotta inglese, tramite<br />

<strong>la</strong> penetrazione a “pettine” a<br />

danno del<strong>la</strong> navi franco-spagnole,<br />

<strong>di</strong> ottenere <strong>la</strong> superiorità<br />

locale del fuoco;<br />

- il supporto logistico, fornito<br />

dal<strong>la</strong> base navale <strong>di</strong> Gibilterra,<br />

che garantì i rifornimenti delle<br />

navi inglesi e permise <strong>di</strong> mantenere<br />

a lungo il blocco navale<br />

<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità più<br />

evidenti, invece, furono:<br />

- il numero inferiore <strong>di</strong> vascelli e<br />

cannoni, oltre a carenze numeriche<br />

<strong>di</strong> personale;<br />

- l’esposizione delle prime navi<br />

delle due colonne d’attacco inglesi<br />

al fuoco concentrato del<br />

nemico, senza possibilità <strong>di</strong><br />

reazione, per quasi mezz’ora.<br />

FATTORI DI POTENZA E<br />

CONDIZIONI DI VULNE-<br />

RABILITA’ DELLA FLOTTA<br />

FRANCO-SPAGNOLA<br />

I fattori <strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta<br />

franco-spagno<strong>la</strong> furono:<br />

- <strong>la</strong> superiorità numerica totale<br />

dei vascelli e dei cannoni;<br />

- <strong>la</strong> superiorità qualitativa delle<br />

costruzioni navali francesi.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità, invece,<br />

furono:<br />

- l’addestramento degli equipaggi,<br />

che, sebbene numericamente<br />

adeguati alle necessità belliche,<br />

16 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatha¬m Publishing, 1996, p. 181.<br />

12<br />

non poterono mai considerarsi<br />

equivalenti a quelli inglesi per<br />

motivazione ed addestramento;<br />

- <strong>la</strong> mancanza, durante le fasi del<strong>la</strong><br />

<strong>battaglia</strong>, del comando, coor<strong>di</strong>namento<br />

e controllo da parte<br />

<strong>di</strong> Villeneuve sulle sue navi;<br />

- le errate valutazioni e <strong>la</strong> mancanza<br />

<strong>di</strong> determinazione e <strong>di</strong><br />

iniziativa da parte <strong>di</strong> Villeneuve,<br />

che causarono lo sfaldamento<br />

del<strong>la</strong> propria linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> e<br />

l’incapacità <strong>di</strong> reagire all’attacco<br />

inglese;<br />

- <strong>la</strong> completa assenza <strong>di</strong> un piano,<br />

da contrapporre a quello <strong>di</strong> Nelson,<br />

che permise all’ammiraglio<br />

inglese <strong>di</strong> mantenere l’iniziativa;<br />

- il ritardo d’intervento dell’avanguar<strong>di</strong>a<br />

e del<strong>la</strong> squadra <strong>di</strong> rinforzo<br />

franco-spagno<strong>la</strong>.<br />

CONSIDERAZIONI<br />

Per capire il motivo che determinò<br />

<strong>la</strong> sconfitta dei francesi<br />

e degli spagnoli, si deve considerare<br />

il fatto che in guerra gli<br />

uomini, ed in partico<strong>la</strong>re gli ufficiali<br />

e i comandanti, valgono più<br />

<strong>di</strong> qualsiasi altro mezzo o organizzazione.<br />

In altre parole, per<br />

quanto importante sia <strong>la</strong> tattica<br />

in mare, all’epoca del<strong>la</strong> ve<strong>la</strong> come<br />

oggi, oltre al<strong>la</strong> superiorità numerica<br />

e al<strong>la</strong> qualità dei mezzi, sono<br />

senza dubbio <strong>la</strong> determinazione,<br />

<strong>la</strong> motivazione e l’iniziativa degli<br />

uomini a decidere le sorti del<strong>la</strong><br />

<strong>battaglia</strong>. Infatti, <strong>la</strong> tendenza dell’ammiraglio<br />

Villeneuve a tenersi<br />

costantemente sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>fensiva, ad<br />

evitare lo scontro, anziché tentare<br />

<strong>di</strong> affondare le navi nemiche,<br />

annullò completamente i fattori<br />

<strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta francese.<br />

In altre parole, sintetizzando il<br />

pensiero <strong>di</strong> Nelson col Mahan, “Il<br />

principio fondamentale <strong>di</strong> tutta<br />

<strong>la</strong> guerra navale è che <strong>la</strong> <strong>di</strong>fesa è


OSSERVATORIO<br />

assicurata solo dall’offesa 17 ” .<br />

Si può quin<strong>di</strong> affermare che<br />

i fattori principali, che determinarono<br />

il successo del piano <strong>di</strong><br />

Nelson, siano stati <strong>la</strong> determinazione,<br />

<strong>la</strong> compattezza ed il morale<br />

degli equipaggi inglesi, oltre<br />

al<strong>la</strong> loro superiorità qualitativa<br />

nel combattimento e al<strong>la</strong> geniale<br />

linea d’azione dell’ammiraglio<br />

inglese, che, rivoluzionando le<br />

Fighting Instructions, permise<br />

<strong>di</strong> ottenere anche <strong>la</strong> superiorità<br />

locale del fuoco.<br />

D’altra parte, l’incapacità <strong>di</strong><br />

apprezzamento del<strong>la</strong> situazione,<br />

<strong>la</strong> scarsa iniziativa e reattività <strong>di</strong><br />

Villeneuve, oltre al<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong><br />

un piano per contrastare l’azione<br />

inglese, furono probabilmente<br />

le cause principali <strong>di</strong> sconfitta<br />

del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>. Se<br />

infatti Villeneuve avesse avuto<br />

una linea d’azione alternativa e<br />

avesse manovrato per tempo <strong>la</strong><br />

propria avanguar<strong>di</strong>a, il centro e<br />

<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a, in modo da contrapporli<br />

in linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> alle due<br />

colonne inglesi (o ad<strong>di</strong>rittura<br />

raddoppiando, dove era possibile,<br />

le proprie navi per ogni nave<br />

inglese), probabilmente avrebbe<br />

portato <strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Nelson al<br />

Culminating Point, rappresentato<br />

dall’impossibilità <strong>di</strong> compiere<br />

<strong>la</strong> manovra <strong>di</strong> penetrazione “a<br />

pettine” e <strong>di</strong> avere <strong>la</strong> superiorità<br />

locale <strong>di</strong> fuoco.<br />

Bisogna, però, anche considerare<br />

il fatto che Nelson poteva<br />

rischiare perché, in ogni caso, <strong>la</strong><br />

sua flotta non era l’unica flotta<br />

del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> britannica; in altre<br />

parole se Nelson avesse perso<br />

a Trafalgar, un’altra flotta era<br />

pronta a <strong>di</strong>fendere <strong>la</strong> Manica. La<br />

sconfitta <strong>di</strong> Villeneuve, invece,<br />

avrebbe significato, e significò,<br />

<strong>la</strong> fine delle possibilità d’invasione<br />

delle Isole Britanniche da<br />

parte del<strong>la</strong> Francia, e Villeneuve<br />

sentiva fortemente questa re-<br />

17 Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Venezia, ISMM, agosto 2003, p. 22.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

13<br />

sponsabilità. I risultati delle battaglie<br />

navali convinsero dunque<br />

i francesi che non avrebbero mai<br />

potuto sconfiggere gli inglesi in<br />

mare, con scontri <strong>di</strong>retti fra le<br />

flotte. Questa convinzione scaturì<br />

anche dal<strong>la</strong> consapevolezza<br />

che <strong>la</strong> Gran Bretagna si stava trasformando<br />

in una potenza economica,<br />

grazie principalmente<br />

al<strong>la</strong> rivoluzione industriale e ad<br />

un ottimo sistema bancario, che<br />

le permise <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care ingenti risorse<br />

al<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>, migliorando le<br />

costruzioni navali e mantenendo<br />

operative più flotte. La Gran<br />

Bretagna poté quin<strong>di</strong> dominare<br />

i mari, proteggendo <strong>la</strong> madrepatria<br />

e control<strong>la</strong>ndo le vie <strong>di</strong><br />

comunicazione. D’altronde <strong>la</strong><br />

ricchezza <strong>di</strong> uno Stato è, ancora<br />

oggi, uno dei principali fattori <strong>di</strong><br />

potenza, che permette <strong>di</strong> avere<br />

uno strumento navale moderno<br />

ed efficiente.<br />

LIBRI:<br />

Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (XV – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>,<br />

1998;<br />

Alberto Santoni, Da Lepanto ad Hampton Roads – Storia e politica navale dell’età moderna (secoli XVI - XIX), Biblioteca del<br />

Mare – La guerra sui mari, Ugo Mursia E<strong>di</strong>tore, 1990;<br />

Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatham Publishing, 1996;<br />

Terry Coleman, Nelson – L’uomo che sconfisse Napoleone, Mi<strong>la</strong>no, Arnoldo Mondadori E<strong>di</strong>tore, 2003;<br />

PUBBLICAZIONI:<br />

Antonio F<strong>la</strong>migni, Evoluzione del Potere Marittimo nel<strong>la</strong> Storia, Venezia, ISMM, agosto 2003;<br />

Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Venezia, ISMM, agosto 2003.<br />

MANUALI:<br />

ISMM, Il processo <strong>di</strong> pianificazione operativa – Manuale ad uso dei frequentatori dei corsi normali <strong>di</strong> Stato Maggiore, Venezia,<br />

luglio 2003.<br />

SITI INTERNET:<br />

Giampiero Ricci, La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar, www.navievelieri.it, 24 mag. 2005;<br />

Ennio Dalmaggioni, Battaglia <strong>di</strong> Trafalgar, www.cronologia.it, 24 mag. 2005;<br />

AA.VV., La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar, www.masterc<strong>la</strong>ss.it, 24 mag. 2005;<br />

Giampiero Ricci, H.M.S. Victory – Un po’ <strong>di</strong> storia, www.navievelieri.it, 24 mag. 2005;<br />

Roberto Bignami, Victory – Un po’ <strong>di</strong> storia, www.modellismo-navale.it, 24 mag. 2005;<br />

Roberto Sironi, Her Majesty Ship Victory, www.csveduggio.it, 24 mag. 2005;<br />

Rutilio, Biografia <strong>di</strong> Nelson, www.unarosadoro.com, 24 mag. 2005.


IL TOTAL QUALITY<br />

MANAGEMENT<br />

A P P L I C AT O A L C O R S O N O R M A L E<br />

D I S TAT O M A G G I O R E<br />

Considerazioni ed applicabilità<br />

14


OSSERVATORIO<br />

Capitano <strong>di</strong> Corvetta<br />

Riccardo MARCHIO’<br />

INTRODUZIONE<br />

Già da qualche anno ormai assistiamo<br />

ad una progressiva trasformazione<br />

del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> pubblica che<br />

si svinco<strong>la</strong> dalle azioni centralizzate<br />

a livello ministeriale, acquistando<br />

sempre maggiore autonomia funzionale<br />

e gestionale. La sfida che<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> deve affrontare è quel<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare ed arricchire l’offerta<br />

formativa, in rapporto ai bisogni<br />

<strong>di</strong>versificati ed evoluti, non più <strong>di</strong><br />

fornire istruzione <strong>di</strong> massa. Il processo<br />

<strong>di</strong> rafforzamento dell’autonomia<br />

sco<strong>la</strong>stica ha portato con sé <strong>la</strong><br />

cultura del<strong>la</strong> qualità del servizio e<br />

con esso <strong>la</strong> riconsiderazione del<strong>la</strong><br />

funzione del ruolo dei <strong>di</strong>rigenti, dei<br />

docenti e degli operatori sco<strong>la</strong>stici.<br />

Emerge chiaramente che il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> livelli qualitativi elevati,<br />

si rende possibile solo attraverso<br />

<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> tutte le parti<br />

interessate. Numerose sono le iniziative<br />

in corso presso le Università<br />

e gli Istituti sco<strong>la</strong>stici <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne<br />

e grado, pubblici e non, che <strong>di</strong>mostrano<br />

che il sistema <strong>di</strong> gestione<br />

per <strong>la</strong> qualità è soprattutto efficace<br />

se s’impone una serie <strong>di</strong> controlli a<br />

<strong>di</strong>versi livelli, sia con misurazioni <strong>di</strong><br />

tipo quantitativo sia <strong>di</strong> tipo qualitativo,<br />

con un riesame perio<strong>di</strong>co.<br />

Analogamente, nell’ottobre del<br />

2001, l’istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari Marittimi<br />

e l’Università ”Ca’ Foscari”<br />

<strong>di</strong> Venezia hanno congiuntamente<br />

effettuato uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> applicabilità<br />

<strong>di</strong> Total Quality Management (TQM)<br />

al<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> Italiana. In partico<strong>la</strong>re,<br />

una parte del<strong>la</strong> ricerca, è<br />

stata condotta sul processo forma-<br />

tivo degli Allievi del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Navale<br />

Francesco Morosini; lo stu<strong>di</strong>o è stato<br />

mirato all’analisi del<strong>la</strong> percezione,<br />

da parte degli allievi, del<strong>la</strong> qualità<br />

del servizio offerto dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questa ricerca è<br />

stato, invece, quello <strong>di</strong> verificare le<br />

con<strong>di</strong>zioni d’applicabilità del TQM al<br />

processo “Corso Normale <strong>di</strong> stato<br />

Maggiore”; in partico<strong>la</strong>re, lo stu<strong>di</strong>o<br />

ha i seguenti obiettivi:<br />

• il monitoraggio sul<strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

del Cliente, ossia<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione e l’interpretazione<br />

delle attese del<br />

frequentatore, inteso anche<br />

come livello <strong>di</strong> valore culturale<br />

che il Cliente ricerca nell’Ente<br />

<strong>di</strong> Formazione;<br />

• il miglioramento continuo,<br />

ossia <strong>la</strong> ricerca delle cause<br />

<strong>di</strong> un problema e l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> possibili soluzioni,<br />

nel<strong>la</strong> gestione dei processi<br />

per il raggiungi-mento del<strong>la</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione del Cliente.<br />

I PRINCIPI DEL TQM<br />

APPLICATI ALL’ISMM<br />

Le fonti normative da cui <strong>di</strong>scende<br />

l’operato dell’ISMM sono costituite<br />

dal “Rego<strong>la</strong>mento”, approvato in<br />

via definitiva dal Ministro del<strong>la</strong> Difesa<br />

il 31 marzo 2003, e dalle “<strong>di</strong>sposizioni<br />

attuative” <strong>di</strong>scendenti dallo<br />

stesso. Secondo quanto previsto<br />

dal citato rego<strong>la</strong>mento, <strong>la</strong> missione<br />

affidata all’ISMM è <strong>di</strong> far acquisire<br />

ai frequentatori, attraverso il Corso<br />

Normale <strong>di</strong> SM, <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> contribuire<br />

all’ideazione, al<strong>la</strong> pianificazione<br />

e al<strong>la</strong> conduzione, secondo il<br />

corpo d’appartenenza, delle attività<br />

<strong>di</strong> Stato Maggiore re<strong>la</strong>tive a Coman-<br />

15<br />

<strong>di</strong> Navali complessi e ad organismi<br />

militari marittimi centrali e periferici,<br />

nazionali, esteri ed internazionali e<br />

delle capacità necessarie per l’esercizio<br />

<strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong>rettive complesse.<br />

Il Corso Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />

ha un’impronta essenzialmente formativa<br />

ed è impostato sul criterio<br />

dell’approfon<strong>di</strong>mento progressivo<br />

delle materie trattate attraverso<br />

un’attività consistente in (tra parentesi<br />

le percentuali <strong>di</strong> massima):<br />

• insegnamento <strong>di</strong>retto a cura<br />

del personale docente dell’Istituto<br />

(25%);<br />

• conferenze integrative e<br />

d’approfon<strong>di</strong>mento tenute da<br />

personalità <strong>di</strong> spicco sia del<br />

mondo militare , sia <strong>di</strong> quello<br />

accademico e culturale<br />

(15%);<br />

• esercitazioni pratiche, in<strong>di</strong>viduali<br />

e <strong>di</strong> gruppo, consistenti<br />

nel<strong>la</strong> redazione <strong>di</strong> documenti<br />

e nel<strong>la</strong> presentazione in pubblico<br />

del risultato del <strong>la</strong>voro<br />

d’analisi (30%);<br />

• visite presso Coman<strong>di</strong> ed<br />

Enti delle altre FFAA e presso<br />

realtà industriali e aziendali <strong>di</strong><br />

rilievo (8%);<br />

• partecipazioni a Seminari e<br />

Giornate <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o organizzate<br />

presso l’Istituto su tematiche<br />

d’interesse (2%).<br />

Il Corso Normale <strong>di</strong> SM è obbligatorio<br />

per tutti gli ufficiali appartenenti<br />

al Ruolo Normale dei Corpi<br />

del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>, nel grado <strong>di</strong> Tenente<br />

<strong>di</strong> Vascello (post-Comando per lo<br />

SM) o Capitano <strong>di</strong> Corvetta. A loro<br />

possono essere aggregati ufficiali<br />

del Ruolo Speciale, Funzionari civili<br />

dell’Amministrazione Difesa, Ufficiali<br />

<strong>di</strong> altre FFAA e ufficiali appartenenti<br />

a Marine estere.


OSSERVATORIO<br />

Definizione <strong>di</strong> cliente<br />

La convergenza tra, <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei bisogni del cliente e un<br />

processo <strong>di</strong> produzione efficiente<br />

ed economico, chiarisce questa definizione<br />

<strong>di</strong> qualità in cui <strong>la</strong> coerenza<br />

e <strong>la</strong> conformità allo scopo per cui il<br />

servizio è stato creato restano un<br />

elemento centrale. Tuttavia, a chi<br />

compete allora <strong>la</strong> messa in <strong>di</strong>scussione<br />

degli scopi e delle finalità <strong>di</strong><br />

un’istituzione formativa?<br />

Se pure il meccanismo <strong>di</strong> miglioramento<br />

continuo del<strong>la</strong> struttura<br />

che si vuole attivare non può non<br />

tenere conto del “cliente interno”<br />

del servizio (l’insegnante) che è<br />

coinvolto in prima persona in ogni<br />

fase del processo <strong>di</strong> TQM, tuttavia<br />

tale approccio sembra <strong>la</strong>sciare in<br />

ombra aspetti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> qualità intrinseca<br />

del<strong>la</strong> situazione educativa.<br />

L’accento sul<strong>la</strong> qualità centrata sul<br />

cliente soprattutto “esterno” è inteso<br />

come un approccio “rivoluzionario”,<br />

che introduce in un contesto troppo<br />

spesso centrato su se stesso nuove<br />

concezioni del successo formativo.<br />

Stabiliamo chi sono i clienti del<br />

Corso Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />

all’ISMM:<br />

Cliente Esterno<br />

• il frequentatore;<br />

• <strong>la</strong> società o l’organizzazione.<br />

Cliente Interno<br />

• il personale <strong>di</strong>rettivo;<br />

• il personale docente e <strong>di</strong>dattico<br />

in genere;<br />

• il personale <strong>di</strong> segreteria ed<br />

amministrativo;<br />

• gli esperti e i professionisti<br />

chiamati dall’esterno;<br />

• gli organismi <strong>di</strong>versi che offrono<br />

servizi, come riscaldamento,<br />

telefonia, manutenzione e<br />

riparazione, sicurezza, pulizia<br />

e <strong>la</strong>vanderia, rifiuti or<strong>di</strong>nari e<br />

speciali, sussi<strong>di</strong>, strumenti<br />

e materiali <strong>di</strong>dattici, polizze<br />

assicurative, viaggi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />

comunicazione e pubbliche<br />

re<strong>la</strong>zioni, ecc.<br />

Strategie applicate: il KAIZEN<br />

Il Daily Routine Work (DRW) costituisce<br />

uno strumento gestionale<br />

che mira al mantenimento delle prestazioni<br />

ma anche al miglioramento,<br />

per piccoli passi e a tutti i livelli<br />

(Kaizen) del<strong>la</strong> struttura aziendale,<br />

attraverso un sistema giornaliero<br />

<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione<br />

delle procedure che permettano <strong>di</strong><br />

“fare le cose giuste <strong>la</strong> prima volta”.<br />

Il Kaizen interessa tutto il personale<br />

e per questo richiede un forte<br />

coinvolgimento umano; si produce<br />

principalmente per fattori endogeni<br />

(interni all’organizzazione).<br />

Metodologie e strumenti operativi<br />

del miglioramento continuo<br />

Re<strong>la</strong>zione causa-effetto<br />

I <strong>di</strong>agrammi causa-effetto furono<br />

messi a punto in Giappone da<br />

Kauru IshiKawa nel 1943 e sono<br />

gli strumenti più impiegati per <strong>la</strong> soluzione<br />

<strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> qualità nelle<br />

aziende.<br />

Questo strumento è utilizzato<br />

per in<strong>di</strong>viduare le cause <strong>di</strong> un problema<br />

me<strong>di</strong>ante il coinvolgimento <strong>di</strong><br />

tutti gli operatori <strong>di</strong>rettamente interessati<br />

e permette <strong>di</strong> visualizzare in<br />

modo semplice l’insieme delle cause<br />

potenziali <strong>di</strong> un qualsiasi effetto<br />

16<br />

osservato. La visualizzazione dei<br />

dati, in un solo <strong>di</strong>agramma, aiuta a<br />

stu<strong>di</strong>are le re<strong>la</strong>zioni esistenti tra un<br />

effetto e le cause presunte raggruppate<br />

per famiglia.<br />

Partendo dal presupposto che<br />

per ogni effetto esistono una molteplicità<br />

<strong>di</strong> cause, questo strumento<br />

consiste nell’enumerare quante più<br />

possibili cause ritenute collegate<br />

ad un determinato effetto oggetto<br />

<strong>di</strong> analisi. Attraverso un “facilitatore”<br />

(figura specifica che conduce il<br />

<strong>la</strong>voro), con <strong>la</strong> tecnica <strong>di</strong> brainstorming,<br />

sono selezionate le cause<br />

sul<strong>la</strong> base dell’importanza che si<br />

vuole loro dare nel collegamento<br />

con quel dato effetto.<br />

Una volta definite le cause più<br />

importanti si chiede agli operatori<br />

<strong>di</strong> formu<strong>la</strong>re delle ipotesi o contromisure<br />

che riducano le cause considerate<br />

. Lo strumento serve anche<br />

per motivare e responsabilizzare gli<br />

operatori e dare al gruppo uno strumento<br />

che possa aiutare a risolvere<br />

i problemi quoti<strong>di</strong>ani in maniera organizzata<br />

e sistemica. Il problema è<br />

“l’effetto” e viene scritto in un rettangolo<br />

sul<strong>la</strong> destra, “le cause” sono<br />

scritte nello spazio bianco verso<br />

sinistra.<br />

Diagramma po<strong>la</strong>re<br />

Permette <strong>di</strong> visualizzare su un<br />

solo <strong>di</strong>agramma un insieme <strong>di</strong> parametri<br />

che definiscono le varie<br />

<strong>di</strong>mensioni dell’oggetto in esame.<br />

Evidenzia in modo contemporaneo<br />

tutti i vari parametri stu<strong>di</strong>ati e rappresenta<br />

<strong>la</strong> situazione <strong>di</strong> insieme.<br />

È anche possibile valutare l’evoluzione<br />

dei parametri nel tempo introducendo<br />

nel grafico <strong>la</strong> situazione<br />

passata e presente.


OSSERVATORIO<br />

Diagramma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione<br />

(Corre<strong>la</strong>zione fra componenti)<br />

Permette <strong>di</strong> evidenziare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

esistente fra due variabili<br />

misurabili. La re<strong>la</strong>zione può essere<br />

misurata, ma non necessariamente<br />

è prova <strong>di</strong> un legame <strong>di</strong> causa ed<br />

effetto tra le due variabili in esame,<br />

essa in<strong>di</strong>ca soltanto l’esistenza <strong>di</strong><br />

una re<strong>la</strong>zione più o meno forte fra le<br />

loro. Può essere utilizzata per evidenziare<br />

e rappresentare due importanti<br />

informazioni sulle variabili<br />

in esame: l’andamento del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

(<strong>di</strong>rezione e inclinazione del<strong>la</strong><br />

retta risultante) e il grado <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

rappresentato dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>spersione<br />

dei punti (“<strong>di</strong>mensioni del<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>”).<br />

Per realizzare il <strong>di</strong>agramma è<br />

necessario avere due coppie <strong>di</strong> dati<br />

misurabili per ogni campione.<br />

GLI STRUMENTI DI ANALISI<br />

TQM ALL’ISMM<br />

Una scelta motivata<br />

Analizzare i problemi in modo<br />

che essi possano essere compiutamente<br />

ma anche tempestivamente<br />

compresi, risulta partico<strong>la</strong>rmente<br />

importante per un’organizzazione<br />

sia da un punto <strong>di</strong> vista analitico che<br />

gestionale.<br />

Imparare dai propri sbagli è sicuramente<br />

<strong>la</strong> base per sviluppare<br />

organizzazioni migliori e <strong>di</strong> qualità;<br />

prima <strong>di</strong> tutto è necessario riuscire<br />

e percepire e comprendere i propri<br />

errori, i problemi che essi generano,<br />

le cause che realmente li sostengono<br />

e le possibili soluzioni da attuare.<br />

La minimizzazione dell’errore<br />

risulta tanto più efficace ed oppor-<br />

tuna quanto basata su un’analisi<br />

del<strong>la</strong> realtà che utilizza strumenti<br />

in grado <strong>di</strong> cogliere e sintetizzare i<br />

problemi; in questo modo è possibile<br />

una riduzione del<strong>la</strong> complessità<br />

e contemporaneamente una focalizzazione<br />

del<strong>la</strong> nostra attenzione<br />

sulle cose che effettivamente sono<br />

in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare il sistema<br />

se non opportunamente affrontate.<br />

Molto spesso i “clienti frequentatori”<br />

avvertono “sintomi” negativi dell’organizzazione,<br />

ma a volte risulta<br />

<strong>di</strong>fficile definire precisamente un<br />

problema sia nelle sue caratteristiche<br />

sia nelle sue <strong>di</strong>mensioni. Di seguito<br />

vengono presentati e descritti<br />

gli strumenti che sono stati utilizzati<br />

per questa ricerca.<br />

Un nuovo database elettronico<br />

per l’ISMM<br />

Dal XXVI corso in poi, in ambito<br />

ISMM, ai frequentatori è stato<br />

richiesto <strong>di</strong> compi<strong>la</strong>re un questionario<br />

<strong>di</strong> fine corso allo scopo <strong>di</strong> collezionare<br />

elementi <strong>di</strong> valutazione e<br />

spunti <strong>di</strong> riflessione per un continuo<br />

miglioramento del Corso Normale.<br />

Detti questionari, compi<strong>la</strong>ti a mano<br />

dai frequentatori, vengono al<strong>la</strong> fine<br />

<strong>di</strong> ogni corso valutati, raccolti e catalogati;<br />

questa procedura semplice<br />

consente però, solo un’analisi<br />

parziale del campione raccolto per<br />

il corso stesso. Altri approcci utilizzano,<br />

invece, dei sistemi più strutturati<br />

e logici ma soprattutto strumenti<br />

matematici o statistici in grado <strong>di</strong><br />

poter ben “rappresentare” <strong>la</strong> realtà.<br />

La rappresentazione grafica e<br />

concettuale del problema, dei fattori<br />

determinanti, delle loro re<strong>la</strong>zioni,<br />

degli effetti quantificati, è <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza nel <strong>la</strong>voro in<br />

17<br />

team, dove <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione dell’analisi<br />

e delle soluzioni proposte <strong>di</strong>venta<br />

vitale per operare, far funzionare<br />

e migliorare l’organizzazione.<br />

In questa ottica e per dare così<br />

un carattere analitico al<strong>la</strong> ricerca (ed<br />

in generale fornire uno strumento <strong>di</strong><br />

analisi TQM all’ISMM), si è ritenuto<br />

opportuno creare un database elettronico<br />

in cui sono state trasferite<br />

tutte le valutazioni e considerazioni<br />

dei frequentatori così come riportate<br />

su carta (nei questionari <strong>di</strong> fine<br />

corso) dal 2001 (dal XXVI corso al<br />

XXXVII).<br />

Allo scopo <strong>di</strong> rendere <strong>la</strong> ricerca<br />

flessibile, mo<strong>di</strong>ficabile e perfezionabile<br />

in futuro, si è costruito il database<br />

elettronico con un semplice<br />

foglio elettronico in Microsoft Excel;<br />

questo foglio <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro potrà essere<br />

aggiornato tramite dei collegamenti<br />

automatici ad un nuovo Questionario<br />

<strong>di</strong> fine corso (in formato Excel)<br />

che i frequentatori potranno compi<strong>la</strong>re<br />

<strong>di</strong>rettamente in rete. Il database<br />

elettronico ad oggi è stato popo<strong>la</strong>to<br />

con 3450 punti <strong>di</strong> valutazione dei<br />

singoli frequentatori dei corsi precedenti,<br />

in base a parametri riferiti al<br />

corso <strong>di</strong> appartenenza, al<strong>la</strong> categoria<br />

ed al grado rivestito.<br />

La struttura del foglio <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />

consente un aggiornamento automatico<br />

e <strong>la</strong> visualizzazione dei grafici<br />

e tabelle in tempo reale.<br />

Il questionario <strong>di</strong> fine corso<br />

elettronico<br />

Il questionario <strong>di</strong> fine corso è uno<br />

strumento in<strong>di</strong>spensabile per raccogliere<br />

i dati da e<strong>la</strong>borare e, poter<br />

eseguire un’analisi delle cause reali<br />

<strong>di</strong> un problema. Il foglio è normalmente<br />

utilizzato per <strong>la</strong> raccolta delle


OSSERVATORIO<br />

informazioni necessarie a misurare<br />

l’efficacia del<strong>la</strong> soluzione messa in<br />

opera.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo strumento è<br />

<strong>di</strong> semplificare <strong>la</strong> raccolta delle informazioni<br />

e consentire l’imme<strong>di</strong>ata<br />

aggregazione dei dati, rendendoli<br />

pronti per successive e<strong>la</strong>borazioni.<br />

Il foglio <strong>di</strong> raccolta dati è una tabel<strong>la</strong><br />

sul<strong>la</strong> quale sono segnati dati<br />

qualitativi e/o quantitativi. Come<br />

in<strong>di</strong>cato nel<strong>la</strong> Monografia del Corso<br />

Normale, lo scopo del Questionario<br />

è <strong>di</strong> raccogliere i pareri dei Frequentatori<br />

sul Corso appena passato, al<br />

fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre del maggior numero<br />

possibile <strong>di</strong> elementi per impostare<br />

il Corso successivo, nell’ottica <strong>di</strong> un<br />

miglioramento continuo dell’offerta<br />

formativa.<br />

Per un adeguato monitoraggio<br />

sul<strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del Cliente, ossia<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione e l’interpretazione<br />

delle attese del frequentatore,<br />

sono stati analizzati in partico<strong>la</strong>re i<br />

seguenti aspetti:<br />

• Contenuti<br />

• Metodologia <strong>di</strong>dattica impiegata<br />

• Ausili <strong>di</strong>dattici impiegati<br />

• Aggiornamento programmi<br />

• Efficacia complessiva<br />

• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />

sviluppo del<strong>la</strong> <strong>di</strong>dattica<br />

• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />

stu<strong>di</strong>o<br />

• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per attività<br />

pratiche (esercizi, seminari,<br />

ecc.)<br />

• Livello delle Conferenze e dei<br />

Conferenzieri<br />

• Utilità del viaggio <strong>di</strong> istruzione<br />

Il frequentatore ha <strong>la</strong> possibilità<br />

<strong>di</strong> esprimere il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

in percentuale (da 25% minimo<br />

a 100% massimo) per ognuno delle<br />

<strong>di</strong>eci componenti; <strong>la</strong> me<strong>di</strong>a delle<br />

percentuali porta al<strong>la</strong> valutazione<br />

globale che il frequentatore ha del<br />

processo <strong>di</strong> formazione del Corso<br />

Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore.<br />

Definizioni<br />

• Gra<strong>di</strong>mento Percepito Specifico<br />

(GPS): <strong>la</strong> percentuale<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento del cliente frequentatore<br />

per ogni singo<strong>la</strong><br />

componente <strong>di</strong> valutazione<br />

del questionario.<br />

• Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito<br />

(GMP): <strong>la</strong> me<strong>di</strong>a pondera-<br />

Figura 1<br />

ta delle <strong>di</strong>eci GPS, fornisce<br />

quel<strong>la</strong> che noi definiamo in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito<br />

del processo da parte<br />

del singolo frequentatore.<br />

• ERRORE: come applicazione<br />

<strong>di</strong> TQM al corso è stato utilizzato<br />

lo strumento Re<strong>la</strong>zione<br />

causa-effetto; in quest’ottica<br />

si definisce ERRORE (o problema<br />

da minimizzare) ciò<br />

che segue:<br />

GMA<br />

ERRORE = 1 - ( )<br />

18<br />

GMP<br />

dove er GMA s’intende l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione atteso dal cliente frequentatore,<br />

che me<strong>di</strong>amente corrisponde<br />

al 100%. In figura 1 è rappresentato<br />

il <strong>di</strong>agramma Re<strong>la</strong>zione<br />

causa-effetto:<br />

ANALISI DEI RISULTATI<br />

OTTENUTI<br />

La misurazione e <strong>la</strong> valutazione<br />

delle informazioni <strong>di</strong>sponibili, il conseguente<br />

apprezzamento e <strong>la</strong> continua<br />

sollecitazione al<strong>la</strong> qualità sono<br />

elementi imprescin<strong>di</strong>bili del TQM. E’<br />

in quest’ottica che, una volta raccolti<br />

tutti i dati, sono stati analizzati per<br />

cercare <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le cause che<br />

più influenzano il problema (ERRO-<br />

RE) o le caratteristiche chiavi <strong>di</strong> una<br />

data situazione.<br />

Nei paragrafi successivi sono<br />

forniti degli elementi d’interpretazione<br />

scaturiti dall’analisi dei dati memorizzati<br />

nel database elettronico.<br />

Grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione tra le variabili<br />

in gioco<br />

In linea generale si è constatato<br />

un elevato grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione positiva<br />

fra le variabili che definiscono


Figura 2<br />

OSSERVATORIO<br />

gli elementi del campione analizzato. In partico<strong>la</strong>re come evidenziato in figura<br />

2, in questa ricerca è stato analizzato il grado <strong>di</strong> “somiglianza o corre<strong>la</strong>zione”<br />

tra il campione (descritto e definito dalle variabili/componenti del questionario)<br />

<strong>di</strong> frequentatori del corpo <strong>di</strong> Stato Maggiore (SM) e <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> altri corpi.<br />

Figura 3<br />

Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per corsi<br />

19<br />

Un possibile sviluppo/proseguo<br />

del<strong>la</strong> ricerca potrebbe essere quello<br />

<strong>di</strong> analizzare il grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione<br />

esistente fra campioni descritti da<br />

tutte le possibili combinazioni delle<br />

variabili misurabili che concorrono<br />

al<strong>la</strong> descrizione delle cause dell’errore.<br />

GMP in funzione del grado<br />

e corpo <strong>di</strong> appartenenza del<br />

cliente frequentatore<br />

Analizzando il grafico in figura 3<br />

che in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />

per corsi, si evince come l’in<strong>di</strong>ce<br />

GMP (dal XXVI fino all’ultimo corso<br />

XXXVII) sia quasi sempre cresciuto<br />

nel corso degli anni; il trend <strong>di</strong> crescita,<br />

peraltro, negli ultimi corsi, è<br />

rallentato assestandosi ad un valore<br />

del 78%.<br />

In generale, comunque, si è constatata<br />

una derivata positiva nel<strong>la</strong> linea<br />

<strong>di</strong> tendenza del gra<strong>di</strong>mento percepito<br />

dal frequentatore che, tende<br />

ad una continua “minimizzazione”<br />

dell’ERRORE per come lo abbiamo<br />

concepito. Questa informazione<br />

rende merito all’organizzazione che<br />

ha <strong>di</strong>mostrato in questo settore una<br />

crescente attenzione all’applicazione<br />

dei principi TQM.<br />

In realtà, i dati a <strong>di</strong>sposizione ci<br />

consentono <strong>di</strong> supporre che esista<br />

un legame ed un certo grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione<br />

tra il GMP/GPS, <strong>la</strong> tipologia<br />

<strong>di</strong> cliente frequentatore (Corpo,<br />

Grado) e <strong>la</strong> composizione del corso<br />

in termini quantitativi (vale a <strong>di</strong>re il<br />

numero <strong>di</strong> frequentatori) e qualitativi<br />

(esperienze professionali dei frequentatori).<br />

Ve<strong>di</strong>amo nel dettaglio,<br />

quali sono gli elementi significativi:


OSSERVATORIO<br />

Funzione del GRADO<br />

Come in<strong>di</strong>cato nel grafico in figura<br />

4 che in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

generale per gra<strong>di</strong>, il GMP risulta<br />

crescente dai gra<strong>di</strong> più bassi verso<br />

Figura 4<br />

Figura 5<br />

i più alti (da Tenente <strong>di</strong> Vascello a<br />

Capitano <strong>di</strong> Fregata); i dati suggeriscono<br />

che gli Ufficiali più anziani<br />

sono me<strong>di</strong>amente più sod<strong>di</strong>sfatti<br />

dei colleghi più giovani.<br />

Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per gra<strong>di</strong><br />

Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per corpo<br />

20<br />

Funzione del CORPO<br />

Nel grafico in figura 5 re<strong>la</strong>tivo<br />

all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />

per corpi, si evince chiaramente<br />

come il GMP per i frequentatori<br />

appartenenti ai corpi <strong>di</strong> SM,<br />

AN (Armi Navali) e GN (Genio<br />

Navale) si attesta intorno al 69%,<br />

mentre, aumenta per il corpo dei<br />

CM (Commissariato), CP (Capitaneria<br />

<strong>di</strong> Corpo), SAN (Sanitario)<br />

e per i frequentatori stranieri; per<br />

il primo gruppo, una possibile interpretazione<br />

del<strong>la</strong> convergenza<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento potrebbe essere<br />

ricondotta al<strong>la</strong> medesima esperienza<br />

acquisita in Accademia<br />

Navale come frequentatori dei<br />

Corsi Normali.<br />

Funzione del<strong>la</strong> composizione<br />

del corso<br />

Si è verificato verificato come,<br />

<strong>la</strong> composizione <strong>di</strong> un corso in<br />

funzione del corpo <strong>di</strong> appartenenza,<br />

il grado e <strong>la</strong> numerosità, possa<br />

con<strong>di</strong>zionare il GMP. In generale,<br />

si può osservare nel grafico in figura<br />

6, riportante il numero <strong>di</strong> frequentatori,<br />

che in punti <strong>di</strong> flessioni<br />

<strong>di</strong> MINIMO <strong>di</strong> GMP corrispondono<br />

flessioni <strong>di</strong> MASSIMO del numero<br />

<strong>di</strong> frequentatori e viceversa; quin<strong>di</strong><br />

come era lecito aspettarsi, <strong>la</strong><br />

curva del numero dei frequentatori<br />

per corso sembra, nei suoi punti<br />

<strong>di</strong> flessione, influenzare il GMP.<br />

E’ interessante evidenziare come<br />

il GPS del tempo a <strong>di</strong>sposizione<br />

per lo sviluppo del<strong>la</strong> <strong>di</strong>dattica risulti<br />

con<strong>di</strong>zionato dal numero <strong>di</strong><br />

frequentatori <strong>di</strong> ogni corso.


OSSERVATORIO<br />

GPS delle singole<br />

componenti in<br />

funzione <strong>di</strong> grado e<br />

corpo<br />

Si è analizzato in<br />

dettaglio il GPS delle<br />

singole componenti cercando<br />

<strong>di</strong> capire come<br />

l’In<strong>di</strong>ce possa essere influenzato<br />

in funzione del<br />

Corpo grado del cliente<br />

frequentatore od eventualmente<br />

dal<strong>la</strong> composizione<br />

del corso in<br />

termini <strong>di</strong> percentuale <strong>di</strong><br />

frequentatori <strong>di</strong> un certo<br />

corpo o grado.<br />

Guardando il grafico<br />

dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

specifico per<br />

Corpo in figura 7, è<br />

opportuno focalizzare l’attenzione<br />

sulle componenti per cui le curve<br />

si <strong>di</strong>scostano molto l’una dall’altra<br />

(nell’or<strong>di</strong>ne del 10%).<br />

In questo caso si possono indagare<br />

le componenti Metodologia <strong>di</strong>dattica,<br />

Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />

Stu<strong>di</strong>o e il Livello delle Conferenze<br />

Figura 7<br />

21<br />

Figura 6<br />

e dei Conferenzieri come elementi<br />

<strong>di</strong> interesse per un eventuale approfon<strong>di</strong>mento.


OSSERVATORIO<br />

Metodologia<br />

<strong>di</strong>dattica impiegata<br />

Per questa componente,<br />

come appare in figura 8, oltre<br />

a presentarsi un incremento<br />

<strong>di</strong> GPS (confermando ciò che<br />

accadeva per il GMP) con l’aumento<br />

<strong>di</strong> grado, si osserva un<br />

gra<strong>di</strong>mento per clienti frequentatori<br />

dei corsi <strong>di</strong> SM,GN e AN,<br />

corrispondente ad un valore<br />

decisamente inferiore rispetto<br />

agli altri. La linea <strong>di</strong> tendenza<br />

per questo GPS è positiva ma,<br />

ciò che tranquillizza è il valore<br />

assoluto <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento che si<br />

attesta comunque sopra il GMP<br />

generale.<br />

Tempo a <strong>di</strong>sposizione per<br />

lo stu<strong>di</strong>o<br />

Come era lecito aspettarsi,<br />

il cliente frequentatore risulta<br />

insod<strong>di</strong>sfatto del tempo a <strong>di</strong>sposizione.<br />

Nel grafico dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione specifico, come<br />

appare in figura 9, è evidente <strong>la</strong><br />

somiglianza delle curve <strong>di</strong> GMP<br />

e GPS del tempo a <strong>di</strong>sposi-zione<br />

per lo stu<strong>di</strong>o: questo <strong>di</strong>mostra<br />

che il GMP è, in assoluto,<br />

molto con<strong>di</strong>zionato dal GPS del<br />

tempo <strong>di</strong>sponibile per lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Peraltro, <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> tendenza<br />

polinomiale per questo GPS è<br />

molto positiva; questo potrebbe<br />

far supporre che vi sia da<br />

qualche corso un’attenzione<br />

maggiore da parte dell’organizzazione<br />

e quin<strong>di</strong> una probabile<br />

migliore gestione e ripartizione<br />

dei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (per come<br />

viene percepito dal frequentatore).<br />

22<br />

Figura 8<br />

Figura 9


OSSERVATORIO<br />

Livello delle Conferenze<br />

e dei Conferenzieri<br />

La partico<strong>la</strong>rità <strong>di</strong> questo GPS<br />

sta nel fatto che gli Ufficiali del corpo<br />

Sanitario sembrano gra<strong>di</strong>re più<br />

degli altri questa fase formativa.<br />

Va subito presa in considerazione<br />

l’andamento del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong><br />

tendenza polinomiale dell’in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione specifico re<strong>la</strong>tivo<br />

dove, dal XXXV corso in poi, risulta<br />

una <strong>di</strong>minuzione preoccupante del<br />

GPS.<br />

Questo dato, soprattutto riferito<br />

agli ultimi mesi, non mette in <strong>di</strong>scussione<br />

in assoluto lo spessore<br />

qualitativo dei conferenzieri o il contenuto<br />

delle conferenze stesse (per<br />

questa componente, infatti, rimane<br />

rispetto al<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a, un alto in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento), ma potrebbe significare<br />

una tendenza nel<strong>la</strong> scelta dei<br />

conferenzieri verso uno standard<br />

re<strong>la</strong>tivamente più basso rispetto agli<br />

anni scorsi.<br />

Figura 11<br />

23<br />

Elementi da presi<strong>di</strong>are<br />

Le valutazioni fatte fino ad ora,<br />

non hanno <strong>la</strong> pretesa <strong>di</strong> “azzerare”<br />

l’ERRORE così come è stato concepito.<br />

E’ pur vero che sono emerse<br />

delle considerazioni che potrebbero<br />

essere un buono spunto <strong>di</strong> riflessione<br />

per i clienti interni ed in generale<br />

per tutta l’organizzazione.<br />

In partico<strong>la</strong>re, al<strong>la</strong> luce <strong>di</strong> questa<br />

ricerca, mi sembra doveroso “passare<br />

in consegna” due aspetti molto<br />

importanti:<br />

Tempo a <strong>di</strong>sposizione<br />

in generale<br />

Fissatto che <strong>la</strong> durata del corso<br />

sia prestabilita e apprezzato il trend


OSSERVATORIO<br />

crescente <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento degli ultimi<br />

mesi, rimane un dato assoluto con<br />

valore basso, fortemente con<strong>di</strong>zionante<br />

il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />

del corso.<br />

Componenti dal trend negativo<br />

Il tempo a <strong>di</strong>sposizione per le<br />

attività pratiche (esercizi seminari,<br />

ecc) presenta dall’ultimo corso una<br />

linea <strong>di</strong> tendenza leggermente negativa;<br />

non si hanno elementi per<br />

stabilirne le cause perciò si suggerisce<br />

<strong>di</strong> monitore <strong>la</strong> componente nel<br />

prossimo futuro. Il gra<strong>di</strong>mento del<br />

livello delle Conferenze e dei conferenzieri<br />

invece mostra un trend negativo<br />

decisamente preoccupante.<br />

CONCLUSIONI E<br />

PROPOSTE<br />

In paesi <strong>di</strong>versi dal nostro dove<br />

da anni si sperimentano tecniche <strong>di</strong><br />

TQM, <strong>di</strong> valutazione educativa attenta<br />

al contesto formativo nel suo<br />

complesso e ai processi educativi<br />

attivati, recenti ricerche segna<strong>la</strong>no<br />

i rischi impliciti in un’operazione <strong>di</strong><br />

“qualità totale”.<br />

In generale, ritengo che, le<br />

maggiori perplessità riguardo all’applicazione<br />

del TQM a contesti<br />

formativi siano legate all’approccio<br />

<strong>di</strong> un continuo miglioramento organizzativo<br />

e sistemico legato all’ab-<br />

24<br />

battimento del<strong>la</strong> variabilità dei processi<br />

“produttivi”. Se tale concetto<br />

è senz’altro applicabile al mondo<br />

dell’industria, ove il sistema <strong>di</strong> produzione<br />

che mira allo “zero <strong>di</strong>fetti”<br />

deve combattere <strong>la</strong> variazione dei<br />

processi, <strong>di</strong>viene <strong>di</strong>fficile utilizzare<br />

gli stessi presupposti in un contesto<br />

formativo ove il “prodotto” sono i risultati<br />

ottenuti dai frequentatori.<br />

Il 13 maggio 1999 l’allora Sottocapo<br />

<strong>di</strong> Stato Maggiore del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>,<br />

Ammiraglio Marcello De Donno<br />

nel corso <strong>di</strong> una tavo<strong>la</strong> rotonda<br />

organizzata a Livorno dal titolo “La<br />

qualità totale: il nuovo umanesimo<br />

dell’era tecnologica”, <strong>di</strong>chiarò:


OSSERVATORIO<br />

[…] La <strong>Marina</strong> è consapevole<br />

delle <strong>di</strong>fficoltà d’adattamento<br />

del<strong>la</strong> metodologia del<strong>la</strong> Qualità<br />

Totale, sviluppata per accrescere<br />

<strong>la</strong> capacità e <strong>la</strong> competitività<br />

d’aziende produttrici <strong>di</strong><br />

beni e servizi commerciali, al<br />

proprio sistema ed alle tipologie<br />

<strong>di</strong> servizi che istituzionalmente<br />

essa fornisce. Ritengo,<br />

tuttavia, che <strong>la</strong> filosofia al<strong>la</strong><br />

base del metodo corrisponda<br />

validamente al<strong>la</strong> sua volontà <strong>di</strong><br />

mantenere un profilo alto, pur<br />

in una situazione <strong>di</strong> ridotte risorse<br />

quantitative. L’esigenza<br />

è sentita in assoluto non solo<br />

come garanzia <strong>di</strong> qualità professionale<br />

all’interno del<strong>la</strong> Forza<br />

Armata, ma anche <strong>di</strong> conseguimento<br />

<strong>di</strong> un livello standard,<br />

equiparabile ed intercambiabile<br />

in una situazione <strong>di</strong> crescenti<br />

iniziative <strong>di</strong> cooperazione<br />

interforze ed internazionali. La<br />

qualità nel<strong>la</strong> formazione è <strong>la</strong><br />

punta avanzata <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno<br />

globale rivolto all’eccellenza,<br />

che mi auguro possa sinteticamente<br />

identificare l’essenza<br />

del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> nel terzo<br />

millennio […].<br />

Prendo spunto dalle parole dell’Ammiraglio<br />

De Donno, per pronunciarmi<br />

sull’opportunità o meno<br />

d’applicazione <strong>di</strong> TQM in ambito<br />

ISMM. Gli spunti <strong>di</strong> riflessione, che<br />

emergono dal<strong>la</strong> ricerca effettuata,<br />

infatti, non devono, a parere dello<br />

scrivente, essere considerati lo strumento<br />

per cercare <strong>di</strong> azzerare l’ER-<br />

RORE ad ogni costo. E’ necessario<br />

invece, pensare a questo “potente”<br />

strumento come l’applicazione <strong>di</strong><br />

una filosofia <strong>di</strong> mantenimento <strong>di</strong> un<br />

alto profilo, pur in una situazione<br />

<strong>di</strong> “ridotte risorse quantitative” (per<br />

il CN: breve durata del corso). E’<br />

auspicabile adottare i principi e gli<br />

strumenti del TQM perché in ogni<br />

modo ci consentono <strong>di</strong> “mirare alto”,<br />

alzare lo standard del servizio e del<br />

“prodotto” fornito.<br />

La ricerca vuole essere un punto<br />

<strong>di</strong> partenza verso un approccio<br />

analitico-statistico che possa offrire<br />

un valore aggiunto al<strong>la</strong> risoluzione<br />

<strong>di</strong> problematiche; forse, quest’ultime<br />

possono apparire scontate agli<br />

addetti ai <strong>la</strong>vori ma, acquistano un<br />

<strong>di</strong>verso spessore se considerate<br />

come risultato <strong>di</strong> una analisi imparziale<br />

e priva <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti<br />

mentali o pregiu<strong>di</strong>zi.<br />

In definitiva, i risultati del<strong>la</strong> ricerca<br />

effettuata non fanno altro che<br />

confermare una corretta ed implicita<br />

25<br />

applicazione <strong>di</strong> TQM al Corso Normale<br />

<strong>di</strong> Stato Maggiore; si evince,<br />

generalmente, per le aree esplorate,<br />

una linea <strong>di</strong> tendenza positiva<br />

sul grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione percepito<br />

dai clienti frequentatori. Il tutto, peraltro,<br />

è sicuramente giustificato dal<br />

fatto che l’ISMM, dal 2001, effettivamente<br />

persegue una politica d’ottimizzazione<br />

dei processi sul<strong>la</strong> base<br />

d’osservazioni e pareri ottenuti dai<br />

frequentatori dei vari corsi.<br />

Al fine <strong>di</strong> proseguire sul<strong>la</strong> strada<br />

intrapresa, si propone <strong>di</strong> sperimentare,<br />

sin dal prossimo corso, <strong>la</strong><br />

compi<strong>la</strong>zione del questionario elettronico<br />

ed in partico<strong>la</strong>re si auspica<br />

un perfezionamento del database<br />

elettronico al fine <strong>di</strong> fornire all’ISMM<br />

un ulteriore strumento che possa<br />

contribuire nell’ottica del “miglioramento<br />

continuo” al raggiungimento<br />

dei propri obiettivi.


COMUNICARE<br />

26


OSSERVATORIO<br />

L’INTANGIBILE<br />

VALORI ED EMOZIONI<br />

Premessa<br />

Capitano <strong>di</strong> Corvetta<br />

Francesco CACACE<br />

Avvicinandomi a quest’argomento mi<br />

sono interrogato molto sul taglio da<br />

dare al<strong>la</strong> tesi. Avendo però scartato,<br />

a priori, le ipotesi “perbeniste”, ho<br />

ritenuto preferibile dover sviluppare<br />

quest’e<strong>la</strong>borato con un approccio<br />

assertivo e propositivo, valutando<br />

un’inaccettabile insolenza intellettuale<br />

fornire un <strong>la</strong>voro ridondante <strong>di</strong> concetti<br />

stereotipati e demagogici.<br />

Il travaglio storico dei valori<br />

militari<br />

Dopo <strong>la</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />

il crollo degli ideali fu il terreno <strong>di</strong><br />

coltura per l’emergenza dei totalitarismi<br />

nazionalistici, visti illusoriamente<br />

come antidoto efficace al<strong>la</strong> scomparsa<br />

del vecchio or<strong>di</strong>ne. Nello “Stato etico”<br />

creato dai vari fascismi europei, i militari<br />

trovarono ovviamente una collocazione<br />

centrale che comportava,<br />

in quanto tale, ampia gratificazione<br />

anche morale. Ciò <strong>di</strong>ede vita ad una<br />

fioritura <strong>di</strong> retorica patriottica e moralistica<br />

che, d’altro canto, non s’in<strong>di</strong>rizzava<br />

solo al mondo militare, ma<br />

tendeva a mettere in <strong>di</strong>visa l’intera<br />

società. Successivamente, <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, sotto il<br />

profilo dell’etica militare, fu un’esperienza<br />

traumatizzante sopratutto per<br />

gli sconfitti, <strong>la</strong> maggior parte dei quali<br />

(è innegabile) visse sul<strong>la</strong> propria pelle<br />

il crollo <strong>di</strong> un mondo che credevano<br />

ideale e su cui si erano poggiati. Ma,<br />

a parte le reazioni psicologiche dei reduci,<br />

sta <strong>di</strong> fatto che nei Paesi sconfitti<br />

si è finito per accantonare il ricorso a<br />

richiami etici in opposizione agli abusi<br />

precedenti. Tipica può considerarsi<br />

<strong>la</strong> situazione italiana, dove nel dopoguerra<br />

<strong>la</strong> letteratura sull’etica militare<br />

è in pratica scomparsa. Un caso sintomatico<br />

è quello dell’opera <strong>di</strong> Luigi<br />

Russo, apparsa per <strong>la</strong> prima volta nel<br />

1916 col titolo <strong>di</strong> Vita e morale militare<br />

– Laterza e<strong>di</strong>tore – rie<strong>di</strong>ta nel 1946<br />

col titolo <strong>di</strong> Vita e <strong>di</strong>sciplina militare.<br />

E’ evidente quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> abbandonare<br />

un termine impegnativo come<br />

“morale” desiderando liberare il <strong>di</strong>scorso<br />

dalle ipoteche <strong>di</strong> una compromettente<br />

ideologizzazione. Il concetto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, infatti, non impegna<br />

in problematiche ideologiche ma appare<br />

render conto <strong>di</strong> regole più vicine<br />

al<strong>la</strong> deontologia professionale che ad<br />

una più alta prospettiva etica.<br />

In definitiva, per terminare questa<br />

breve introduzione storica, si può affermare<br />

che in occidente si era creata<br />

27<br />

una situazione paradossale, per cui da<br />

una parte – quel<strong>la</strong> dei vinti – si temeva<br />

perfino il ricorso ad una terminologia<br />

etica ritenuta compromettente; dall’altra<br />

– quel<strong>la</strong> dei vincitori – si riteneva<br />

del tutto superfluo una promblematizzazione<br />

<strong>di</strong> questo tipo.<br />

L’autenticità come<br />

presupposto in<strong>di</strong>spensabile<br />

Il giorno 3 febbraio 2005 si è<br />

schiantato sulle montagne afghane<br />

un aereo delle linee Kam Air. In questa<br />

drammatica circostanza sono perite<br />

104 persone tra le quali il Sig.<br />

Bruno Vianini. Quest’uomo era un<br />

ufficiale superiore delle Forze Armate<br />

che ha indossato l’uniforme del<strong>la</strong><br />

<strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> per oltre ventidue<br />

anni. Nel<strong>la</strong> sua carriera è <strong>di</strong>ventato un<br />

berretto verde, è stato imbarcato su<br />

<strong>di</strong>verse navi ed ha prestato servizio<br />

in svariati teatri operativi all’estero,<br />

in situazioni d’indubbia pericolosità.<br />

Pensando a questo collega che non<br />

ho mai conosciuto, incontrol<strong>la</strong>bilmente<br />

sono passate nel<strong>la</strong> mia mente una<br />

serie d’immagini. Come se fosse un<br />

film senz’au<strong>di</strong>o, ho visto i suoi giorni<br />

passati in mare, i momenti personali<br />

che ha dovuto vivere lontano dal<strong>la</strong> sua<br />

famiglia, il sudore, <strong>la</strong> sofferenza e <strong>la</strong><br />

tenacia per conseguire il durissimo<br />

brevetto da incursore. Nessuno però


OSSERVATORIO<br />

potrà mai sapere le infinite cose che<br />

gli saranno accadute in tanti anni <strong>di</strong><br />

professione e chissà quante volte<br />

avrà pianto o si sarà emozionato nel<br />

<strong>la</strong>sciare compagni d’arme con i quali<br />

avrà <strong>di</strong>viso il sonno, il cibo e, sopratutto,<br />

avrà affidato loro <strong>la</strong> vita in quei<br />

momenti in cui un team <strong>di</strong>venta un<br />

sol uomo ed ognuno risulta in<strong>di</strong>spensabile<br />

per <strong>la</strong> sopravvivenza dell’altro.<br />

Ora quest’ufficiale è morto. E’ morto<br />

a migliaia <strong>di</strong> chilometri da casa con i<br />

suoi resti sbattuti su una montagna<br />

come un pugno vigliacco che ti colpisce<br />

quando non te l’aspetti. In questo<br />

momento, tuttavia, il Comandante<br />

Vianini sta offrendo all’organizzazione,<br />

oltre che un sicuro esempio, <strong>la</strong><br />

possibilità <strong>di</strong> fare comprendere a tutti<br />

i valori che ci uniscono proprio come<br />

in una grande famiglia. Per provare<br />

però a noi per primi che facciamo<br />

realmente parte <strong>di</strong> una famiglia, v’è<br />

bisogno, anzitutto, che questa <strong>di</strong>mostri<br />

(e faccia avvertire) subito ed autenticamente<br />

le sue emozioni senza<br />

attendere che un pezzo <strong>di</strong> carta dattilografato<br />

or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fare un minuto <strong>di</strong><br />

silenzio. V’è bisogno che tutti i militari<br />

percepiscano che tutta <strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />

sia provata da una sincera sofferenza<br />

sebbene ferma e perseverante negli<br />

intenti prefissi. C’è il dovere <strong>di</strong> unirsi<br />

al dolore <strong>di</strong> una moglie e dei suoi figli<br />

perché non credano che i loro sacrifici<br />

siano stati fatti per qualcuno che si è<br />

subito <strong>di</strong>menticato del loro caro.<br />

Solo così potremmo poi par<strong>la</strong>re<br />

d’etica e <strong>di</strong> morale essendo certi d’esser<br />

creduti. In caso contrario l’unica<br />

cosa che ci accomunerà a questa<br />

morte avvenuta su <strong>di</strong> una montagna<br />

innevata, sarà il gelo <strong>di</strong> vuote ed altisonanti<br />

parole che ci si trasmetterà<br />

ipocritamente l’un l’altro.<br />

La situazione attuale.<br />

Il re è “quasi” nudo<br />

Tutti vogliono scorgere un significato<br />

elevato in quello che fanno per<br />

guadagnarsi da vivere. Ci si aspetta<br />

<strong>di</strong> provare piacere per quello che si<br />

produce durante l’orario <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro. Si<br />

è orientati ad attendersi sod<strong>di</strong>sfazioni<br />

dal <strong>la</strong>voro: si pretende che esso consenta<br />

<strong>di</strong> sviluppare le proprie qualità<br />

nel senso più ampio e non solo limitatamente<br />

a quel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> combinazione<br />

<strong>di</strong> talento e sapere che fa muovere<br />

le braccia o permette <strong>di</strong> far funzionare<br />

un computer. Eppure, ascoltando<br />

“ra<strong>di</strong>o prora” o “ra<strong>di</strong>o banchina”,<br />

l’esperienza <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro risulta essere<br />

non totalmente intrisa <strong>di</strong> quelle vigorose<br />

emozioni che possono avvertirsi<br />

solo attraverso l’assoluto coinvolgimento<br />

etico. Insomma, passiamo sul<br />

<strong>la</strong>voro ben più<br />

del<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong><br />

nostra vita, essendo<br />

implicati,<br />

approssimativamente,all’ottanta<br />

percento<br />

sotto il profilo<br />

morale. Conseguenza<br />

dell’uso<br />

non adeguato<br />

dei valori e<br />

delle emozioni<br />

degli uomini, è<br />

che questi ultimi<br />

risultano in-<br />

28<br />

tralciati nello sprigionamento dell’ingegno,<br />

dell’iniziativa e nell’adesione<br />

totale ai fini che l’organizzazione si è<br />

prefissa.<br />

La conclusione è che quest’ultima<br />

sta pagando più del dovuto per ottenere<br />

in cambio una quota che, sebbene<br />

molto alta, non corrisponde all’intera<br />

potenzialità degli in<strong>di</strong>vidui che<br />

impiega. Inoltre, il personale potrebbe<br />

essere contagiato dal<strong>la</strong> peggiore<br />

piaga: lo scetticismo.<br />

Per detti motivi è fondamentale<br />

che si faccia appello all’esigenza in<strong>di</strong>viduale<br />

<strong>di</strong> arricchire <strong>la</strong> vita <strong>di</strong> significati<br />

profon<strong>di</strong> per il raggiungimento <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> obiettivi.<br />

In questo quadro, le iniziative <strong>di</strong><br />

management messe in campo dal<strong>la</strong><br />

<strong>Marina</strong> come, ad esempio, il grande<br />

impulso che si sta dando al<strong>la</strong> formazione,<br />

oppure <strong>la</strong> visibile rivisitazione<br />

del freddo e razionale modello <strong>di</strong> gestione<br />

del personale basato sovente<br />

sul solo comando e controllo, sta facendo<br />

percepire che può iniziare l’era<br />

del<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione dei valori.<br />

Una visione dell’intangibile<br />

Il patrimonio intangibile è un po’<br />

come l’aria, non si vede e non sì tocca,<br />

è intangibile ma pesa. E se l’aria<br />

ha una funzione basi<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> vita,<br />

il patrimonio intangibile ha un valore<br />

fondamentale per <strong>la</strong> vitalità e <strong>la</strong> prosperità<br />

<strong>di</strong> un’organizzazione.<br />

Questa necessarietà si basa sul fatto<br />

che l’intangibile alimenta l’essenza<br />

degli uomini: le loro emozioni ed i<br />

loro valori.<br />

Allora, conseguentemente, bisogna<br />

porsi <strong>la</strong> domanda che <strong>di</strong>viene il<br />

fulcro del<strong>la</strong> questione: sod<strong>di</strong>sfare le<br />

emozioni è una necessità o un valore<br />

accessorio?<br />

Prima <strong>di</strong> offrire <strong>la</strong> risposta, bisogna<br />

immancabilmente preporre che<br />

sino a poco tempo fa si approcciava<br />

alle persone trascurando, o meglio


OSSERVATORIO<br />

<strong>di</strong>sconoscendo, il loro Q.I. emozionale.<br />

Questo perché per molti secoli si è<br />

erroneamente ritenuto che l’unica intelligenza<br />

“vera” fosse quel<strong>la</strong> razionale.<br />

Entrambe le intelligenze (razionale<br />

ed emotiva) però, hanno pari <strong>di</strong>gnità e<br />

sono necessarie per <strong>la</strong> sopravvivenza<br />

sebbene i pensatori razionalisti facciano<br />

dell’eliminazione dell’emozione<br />

dal pensiero il loro credo.<br />

Tuttavia ciò che hanno trascurato<br />

è l’inevitabile onnipresenza delle<br />

emozioni in ogni azione. In merito è<br />

chiarificatore il pensiero <strong>di</strong> Goleman,<br />

scopritore dell’intelligenza emotiva,<br />

che ha definito questa come “<strong>la</strong> capacità<br />

<strong>di</strong> motivare se stessi, <strong>di</strong> persistere<br />

nel perseguire un obiettivo nonostante<br />

le frustrazioni, <strong>di</strong> control<strong>la</strong>re gli<br />

impulsi e rimandare <strong>la</strong> gratificazione,<br />

<strong>di</strong> modu<strong>la</strong>re i propri stati d’animo<br />

evitando che <strong>la</strong> sofferenza impe<strong>di</strong>sca<br />

<strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> sperare”. Questa<br />

breve <strong>di</strong>gressione ci consente <strong>di</strong> non<br />

avere alcun dubbio sul quesito posto<br />

in precedenza: appagare i valori e le<br />

emozioni dell’uomo è in<strong>di</strong>spensabile<br />

e prioritario. S’intende bene ora che<br />

fornire una breve definizione che concettualizzi<br />

cosa significhi patrimonio<br />

intangibile, risulti oltremodo riduttivo<br />

anche perché quest’argomento, secondo<br />

me più d’ogni altro, pretende<br />

un uso sapiente e straor<strong>di</strong>nariamente<br />

attento del lessico. Infatti, se è vero,<br />

in generale, che un utilizzo errato delle<br />

parole può “ferire”, è oltremodo<br />

vero, in questo partico<strong>la</strong>re, che una<br />

definizione appena non ade-guata potrebbe<br />

avere ripercussioni fuorvianti<br />

o negative sull’intera comunità <strong>di</strong><br />

un’organizzazione.<br />

Fermo restando quanto sopra, a<br />

mio avviso il così detto intangibile<br />

potrebbe rappresentarsi come l’immateriale<br />

carta costituzionale dei<br />

valori e dei principi <strong>di</strong> un’organizzazione<br />

e, giacché tale, fonte primaria<br />

e con<strong>di</strong>visa cui fare riferimento. Essa<br />

è tanto un’ere<strong>di</strong>tà culturale/spirituale<br />

che affonda e nutre le sue ra<strong>di</strong>ci nel<br />

passato, quanto un ponte su cui basare<br />

le azioni del futuro. Sua partico<strong>la</strong>re<br />

caratteristica, usando ancora questo<br />

parallelismo, è che risente fortemente<br />

del “clima <strong>di</strong>alettico” dell’organizzazione.<br />

Detto clima, sempre a mio<br />

parere, è qualche cosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal<br />

glossario proprio <strong>di</strong> un luogo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />

o dalle gergalità che inevitabilmente<br />

contrad<strong>di</strong>stinguono un ambiente<br />

professionale da un altro.<br />

Il “clima <strong>di</strong>alettico” è molto <strong>di</strong> più<br />

perché riesce ad influenzare <strong>la</strong> costituzione<br />

dei valori essendo capace finanche<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficar<strong>la</strong> qualora vi fosse<br />

un comune e costante comportamento<br />

comunicativo ( anche inconsapevole)<br />

da parte del<strong>la</strong> maggior parte dei<br />

consociati. Riscontrare ad esempio<br />

che, anche nel mondo militare, si<br />

sente sempre meno <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> subor<strong>di</strong>nato<br />

preferendo espressioni come<br />

collega meno anziano o col<strong>la</strong>boratore<br />

oppure, venendo ad una realtà a noi<br />

più vicina, coa<strong>di</strong>utore al posto <strong>di</strong> docente<br />

(quest’ultimo, infatti, comporta,<br />

come postu<strong>la</strong>to, che dall’altra parte vi<br />

siano degli alunni e non degli ufficiali<br />

con una sensibile anzianità anagrafica<br />

e professionale) sono evidenze <strong>di</strong> un<br />

approccio <strong>di</strong>verso che tiene conto, in<br />

questo caso, del<strong>la</strong> maggiore considerazione<br />

che l’organizzazione sta dando<br />

al “valore uomo”.<br />

Detto comportamento <strong>di</strong>alettico,<br />

come si <strong>di</strong>ceva, ha così mo<strong>di</strong>ficato <strong>la</strong><br />

costituzione dei valori affermando<br />

maggiore centralità al<strong>la</strong> figura dell’uomo.<br />

Si rileva quin<strong>di</strong> che cambiare<br />

linguaggio non è una banale operazione<br />

<strong>di</strong> marketing lessicale, ma è un<br />

sintomo chiaro ed inequivocabile del<strong>la</strong><br />

penetrazione dei valori all’interno<br />

<strong>di</strong> una comunità d’in<strong>di</strong>vidui che formano,<br />

appunto, un’organizzazione.<br />

Azzardando una sorta <strong>di</strong> cacofonico<br />

neologismo, potrei affermare che se<br />

esistesse un “intangilometro”, ovvero<br />

un misuratore d’intangibile, questo<br />

29<br />

registrerebbe, ad ogni variazione <strong>di</strong><br />

linguaggio, un aumento o una <strong>di</strong>minuzione<br />

dei valori percepiti.<br />

Impresa e patrimonio<br />

intangibile<br />

Restando ancora nell’ambito delle<br />

variazioni <strong>di</strong>alettiche, è importante<br />

notare come il mondo privato,<br />

comprendendone le ricadute anche<br />

sul profitto, si è subito affrettato a<br />

cambiare ad<strong>di</strong>rittura le etichette organizzative:<br />

ben poche usano ancora<br />

il termine <strong>di</strong>rezione del personale,<br />

sostituito ormai dal<strong>la</strong> c.d. <strong>di</strong>rezione<br />

delle risorse umane.<br />

Andando ancora avanti nell’esperienza<br />

delle imprese private, è d’interesse<br />

vedere come queste definiscono<br />

il patrimonio intangibile. Ebbene,<br />

praticamente tutte rappresentano<br />

questo concetto con tre pi<strong>la</strong>stri: <strong>la</strong><br />

conoscenza, <strong>la</strong> cre<strong>di</strong>bilità e, per quel<br />

che a noi maggiormente interessa in<br />

questo breve stu<strong>di</strong>o, <strong>la</strong> coesione e <strong>la</strong><br />

de<strong>di</strong>zione del personale.<br />

Ora è utile porsi questa domanda:<br />

perché le aziende sono così attente a<br />

questo tipo <strong>di</strong> patrimonio?<br />

Una delle più gran<strong>di</strong> realtà industriali<br />

italiane, <strong>la</strong> Fiat, risponde così<br />

al quesito: “Il patrimonio intangibile<br />

con<strong>di</strong>ziona il Capitale Finanziario perché<br />

è inserito nei processi aziendali (e<br />

acquista valore con l’uso, al contrario<br />

delle risorse tangibili), e si trasforma<br />

in risultati ven<strong>di</strong>bili dall’azienda”.<br />

Dal<strong>la</strong> lettura <strong>di</strong> questa significativa asserzione,<br />

appare evidente quanto un<br />

insieme forte <strong>di</strong> valori influisce sui risultati<br />

e le performance dell’impresa.<br />

Si ba<strong>di</strong> bene che non è stata utilizzata<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> migliori i risultati oppure<br />

ottimizzi i risultati. L’affermazione è<br />

inequivoca: Con<strong>di</strong>ziona. Per comprendere<br />

al meglio questo pensiero basta<br />

mutuare il concetto giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione.<br />

Facendo ciò ci si accorge, <strong>la</strong>palissianamente,<br />

che senza il verificarsi


OSSERVATORIO<br />

<strong>di</strong> essa non vi sarà alcuna possibilità<br />

d’efficacia dell’impresa. Questo accade<br />

perché il patrimonio intangibile<br />

è il fondamento,<br />

è <strong>la</strong> base<br />

su cui costruire<br />

e non un orpello<br />

da mostrare poiché<br />

politically correct.<br />

La grande azienda<br />

italiana in questione,<br />

poi, sostiene un’altra<br />

idea che ritengo ancora<br />

più forte ed efficace e che,<br />

per tale motivo, parimenti<br />

riporto integralmente: “Il<br />

vero punto focale non è il<br />

livello del capitale intangibile<br />

<strong>di</strong> per sé, ma il tasso <strong>di</strong> cambiamento<br />

ed il tasso del suo utilizzo”.<br />

Si comprende allora, ancor<br />

<strong>di</strong> più, quanto questo è lo strumento<br />

primario per <strong>la</strong> sopravvivenza stessa<br />

dell’azienda.<br />

Nell’ultimare questa veloce sortita<br />

esplorativa nelle conoscenze maturate<br />

dal modo privato, è in<strong>di</strong>cativo<br />

quanto affermato da uno dei più noti<br />

manager italiani, Franco Tatò, il quale<br />

ha affermato al riguardo: “tutta <strong>la</strong><br />

nostra cultura aziendale è permeata<br />

dal<strong>la</strong> misurazione e dal<strong>la</strong> gestione degli<br />

elementi tangibili. I nostri bi<strong>la</strong>nci<br />

esprimono i valori delle cose e il costo<br />

delle persone in un universo governato<br />

da modelli fisici. Il futuro, invece,<br />

suggerisce <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> rappresentare<br />

nei bi<strong>la</strong>nci anche le idee, i comportamenti,<br />

il valore delle persone e<br />

le loro emozioni”.<br />

Il punto d’arrivo è che le realtà economiche,<br />

pungo<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> competizione<br />

del libero mercato, sono obbligate<br />

ad ascoltare costantemente tutti i segnali,<br />

sopratutto se deboli, che provengono<br />

dal<strong>la</strong> società allo scopo <strong>di</strong><br />

decifrarli ed imme<strong>di</strong>atamente tradurli<br />

in azioni concrete per <strong>la</strong> sopravvivenza<br />

e lo sviluppo dell’impresa.<br />

La conclusione è che prendere<br />

coscienza dell’importanza<br />

dei valori, non <strong>di</strong>venta<br />

un’opzione ma una scelta obbligata<br />

per ogni organizzazione perché è <strong>la</strong><br />

società stessa a richiederlo.<br />

Militarità ed intangibile<br />

Se le autorevoli affermazioni esposte<br />

dal mondo impren<strong>di</strong>toriale convincono<br />

sul<strong>la</strong> giustezza del loro tipo<br />

d’approccio, c’è da chiedersi: per una<br />

forza armata in che termini si pone <strong>la</strong><br />

questione?<br />

Per essa riterrei che si tratti <strong>di</strong> una<br />

cosa sostanzialmente <strong>di</strong>versa. Il dovere<br />

d’essere attenti custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> antiche<br />

tra<strong>di</strong>zioni, <strong>la</strong> consapevolezza <strong>di</strong> mettere<br />

a dura prova i propri sentimenti<br />

(ad esempio per quelle intuibili ragioni<br />

legate alle drammatiche situazioni<br />

delle popo<strong>la</strong>zioni che insistono nei<br />

c.d. teatri operativi), <strong>la</strong> certezza <strong>di</strong><br />

svolgere una professione che richiede,<br />

finanche per obbligo <strong>di</strong> legge, <strong>di</strong><br />

dover sacrificare <strong>la</strong> propria vita, sono<br />

solo alcuni esempi del<strong>la</strong> citata <strong>di</strong>fferenza.<br />

Per dare una <strong>di</strong>mostrazione<br />

incontrovertibile del<strong>la</strong> richiamata <strong>di</strong>versità,<br />

mi servirò <strong>di</strong> un breve estratto<br />

del messaggio che il Presidente del<strong>la</strong><br />

Repubblica ha inviato, nel 2003, al 9°<br />

30<br />

Reggimento alpini <strong>di</strong> stanza in<br />

Afghanistan:<br />

“...Sappiate che l’Italia<br />

è con voi, che avete il sostegno<br />

morale del<strong>la</strong> nazione.<br />

Sono certo che,<br />

nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione delle<br />

nostre Forze Armate,<br />

voi, porterete alta e<br />

onorerete <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era<br />

del 9° Reggimento<br />

alpini. E’<br />

una ban<strong>di</strong>era che<br />

richiama <strong>la</strong> storia<br />

più nobile del nostro<br />

esercito ed in partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> quegli<br />

alpini che hanno <strong>la</strong>sciato un solco <strong>di</strong><br />

eroismo, <strong>di</strong> generosità e <strong>di</strong> abnegazione<br />

nelle montagne, nei deserti e nelle<br />

gran<strong>di</strong> pianure dove hanno servito<br />

<strong>la</strong> Patria fino al sacrificio. Ovunque i<br />

nostri militari abbiano operato, hanno<br />

scritto pagine <strong>di</strong> patriottismo, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sciplina, <strong>di</strong> spirito <strong>di</strong> corpo. Hanno<br />

dato esempio <strong>di</strong> valor militare. Hanno<br />

infuso speranza e coraggio ai compagni<br />

d’arme. Hanno mostrato sempre<br />

umanità e altruismo nei confronti<br />

delle popo<strong>la</strong>zioni civili ed anche oggi,<br />

proteggendo i valori cari all’umanità,<br />

<strong>di</strong>fendete <strong>la</strong> nostra Patria...”.<br />

E’ <strong>di</strong> considerevole utilità vedere<br />

(è proprio il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo) quanto “intangibile”<br />

è stato appassionatamente<br />

evocato in una, tra l’altro ridotta, porzione<br />

<strong>di</strong> testo. La segnatura che ho<br />

voluto apporre, sottolineando detti<br />

concetti morali, rende poi ancor più<br />

evidente anche <strong>la</strong> stretta frequenza<br />

che lega gli stessi.<br />

A questo punto, mi sembra evidente<br />

che <strong>di</strong>scorrere sul tipo <strong>di</strong> legame<br />

che intercorre tra militarietà<br />

ed intangibile risulti, francamente,<br />

riduttivo. Sarebbe come ipotizzare <strong>di</strong><br />

poter in<strong>di</strong>viduare nel mare dove inizia<br />

l’acqua e dove finisce il sale.<br />

Insomma, i valori non sono né dentro<br />

né fuori perché sono essi stessi <strong>la</strong><br />

Forza Armata.


OSSERVATORIO<br />

L’importanza delle emozioni<br />

Storicamente sono tremi<strong>la</strong> anni o<br />

forse più che <strong>di</strong>sprezziamo le emozioni.<br />

Aristotele sottolineò con vigore i<br />

pericoli <strong>di</strong> un inquinamento emotivo<br />

dei processi razionali ed oggi si continua<br />

a considerare le emozioni una<br />

componente poco affidabile e seria<br />

del<strong>la</strong> natura umana. Non a caso nel<strong>la</strong><br />

lingua degli stereotipi le emozioni<br />

sono sempre “<strong>di</strong>rompenti” e lo stato<br />

emotivo “scosso”. Anche il linguaggio<br />

<strong>di</strong> tutti i giorni è un segnale del modo<br />

in cui si tende a guardare alle emozioni<br />

in una cultura occidentale cui piace<br />

credere che l’uomo sia un essere sostanzialmente<br />

razionale. Si attribuisce<br />

gran valore al pensiero razionale, del<br />

quale si celebra l’or<strong>di</strong>ne, il controllo<br />

e l’assenza d’emozioni. Quando definiamo<br />

qualcosa razionale è proprio<br />

perché vi scorgiamo il prodotto <strong>di</strong> una<br />

logica scevra da venature emotive. E’<br />

dunque un’ironia che <strong>la</strong> scoperta più<br />

importante che ci giunge dal campo<br />

apparentemente asettico delle neuroscienze,<br />

sia proprio che il cervello<br />

è governato dalle emozioni. Questa<br />

scoperta non ha solo sve<strong>la</strong>to l’importanza<br />

delle emozioni, ma ha in<strong>di</strong>cato<br />

che sono queste a guidare anche gli<br />

approcci del pensiero razionale più<br />

puro: “Le emozioni costituiscono un<br />

elemento integrante anche del processo<br />

decisionale apparentemente<br />

più razionale. Ogni qual volta il pensiero<br />

entri in conflitto con le emozioni,<br />

sono queste ultime a prevalere” .<br />

La razionalità pura quin<strong>di</strong> non esiste.<br />

Le emozioni colorano e influenzano<br />

tutto il nostro pensiero. Anche<br />

<strong>la</strong> nostra memoria registra <strong>la</strong> componente<br />

emotiva <strong>di</strong> un’esperienza<br />

accanto al suo contenuto oggettivo<br />

(o cognitivo), senza effettuarne una<br />

separazione. Questo meccanismo è<br />

chiamato da Antonio R. Damasio, uno<br />

dei padri delle nuove neuroscienze,<br />

“memoria emotiva”.<br />

Sono le emozioni e non <strong>la</strong> razionalità<br />

a costituire il tessuto connettivo<br />

delle nostre esperienze. Le emozioni<br />

sono <strong>la</strong> fitta trama che sta <strong>di</strong>etro all’immagine<br />

razionale <strong>di</strong> noi stessi che<br />

ci piace presentare al mondo esterno.<br />

Per quanto ora detto e tenendo<br />

in evidenza le considerazioni esposte<br />

sul mondo con le stellette, risulta in<strong>di</strong>spensabile<br />

rinvigorire quel<strong>la</strong> forte<br />

emotività insita nell’universo militare<br />

invece <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> sintonizzarsi sui<br />

suoi aspetti razionali.<br />

Questo è assai <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quello che,<br />

usualmente, s’in<strong>di</strong>vidua con il termine<br />

motivazione. Costruire un rapporto<br />

emotivo, invece, significa qualcosa<br />

che penetra più in profon<strong>di</strong>tà ovvero<br />

nell’interiorità dell’in<strong>di</strong>viduo. E’ <strong>la</strong><br />

creazione <strong>di</strong> qualche cosa in grado <strong>di</strong><br />

generare livelli elevatissimi d’attenzione<br />

perché fondata, appunto, sulle<br />

emozioni.<br />

Per rendere l’idea, utilizzando un<br />

termine inglese abbastanza <strong>di</strong> moda<br />

nelle imprese, bisognerebbe passare<br />

dal c.d. customer satisfaction al peopIe<br />

satisfaction.<br />

Solo questo livello <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

potrà far <strong>di</strong>re al singolo consociato:<br />

sono fiero <strong>di</strong> <strong>di</strong>re agli altri che <strong>la</strong>voro<br />

qui.<br />

Comunicare l’intangibile per<br />

renderlo visibile<br />

Si è detto che i valori dell’organizzazione<br />

militare sono l’essenza del<strong>la</strong><br />

stessa. Riuscire a renderli visibili con<br />

trasparenza ed efficacia, deve essere<br />

allora <strong>la</strong> sua principale responsabilità.<br />

Per raggiungere questo primario<br />

scopo, andrebbe pre<strong>di</strong>sposta una vera<br />

e propria strategia per <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

e <strong>di</strong>ffusione dei valori. Atto fondante<br />

potrebbe essere <strong>la</strong> co<strong>di</strong>ficazione dell’etica,<br />

proprio allo scopo <strong>di</strong> render<strong>la</strong><br />

tangibile. La creazione <strong>di</strong> standard <strong>di</strong><br />

condotta (previsti dal Co<strong>di</strong>ce), dovrebbe<br />

essere oggetto d’un piano <strong>di</strong><br />

31<br />

comunicazione a livello interno ed<br />

esterno d’ampio respiro.<br />

A livello interno andrebbero in<strong>di</strong>viduati<br />

3 obiettivi:<br />

- comunicare a tutti i <strong>di</strong>pendenti il<br />

Co<strong>di</strong>ce Etico;<br />

- creare con<strong>di</strong>visione;<br />

- sviluppare comportamenti.<br />

Imme<strong>di</strong>atamente dopo l’approvazione<br />

del Co<strong>di</strong>ce Etico, andrebbe<br />

organizzata una serie <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> presentazione<br />

del Co<strong>di</strong>ce ai comandanti<br />

delle strutture poste al più alto livello<br />

decisionale, simi<strong>la</strong>rmente a ciò che si<br />

farebbe per il top management <strong>di</strong> tutte<br />

le società <strong>di</strong> un medesimo gruppo.<br />

Il Co<strong>di</strong>ce dovrebbe essere un opuscolo,<br />

<strong>di</strong> massimo 10 pagine, essenziale<br />

nei contenuti e nel<strong>la</strong> forma grafica,<br />

che andrebbe spe<strong>di</strong>to a tutti i militari<br />

unitamente ad una lettera <strong>di</strong> presentazione<br />

(a “stimolo positivo” e non<br />

gerarchico!) a firma del Capo <strong>di</strong> Stato<br />

Maggiore del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> in quanto più<br />

alto referente del<strong>la</strong> Forza Armata. Al<br />

Co<strong>di</strong>ce Etico andrebbero de<strong>di</strong>cati una<br />

serie <strong>di</strong> speciali nei notiziari del<strong>la</strong> marina<br />

e nel<strong>la</strong> rivista marittima. Auspicabile,<br />

poi, sarebbe de<strong>di</strong>care mirati dvd<br />

da <strong>di</strong>stribuire capil<strong>la</strong>rmente a tutte le<br />

navi/componenti del<strong>la</strong> F.A. Gli speciali<br />

e i supporti video dovrebbero illustrare<br />

le caratteristiche ed i contenuti del<br />

Co<strong>di</strong>ce con interviste al top management<br />

(comandanti <strong>di</strong> Cincnav, Mari<strong>di</strong>part,<br />

ecc), ed attraverso puntate tematiche<br />

de<strong>di</strong>cate ad aspetti specifici.<br />

Anche il canale intranet potrebbe<br />

de<strong>di</strong>care un’intera sezione al Co<strong>di</strong>ce<br />

Etico pubblicandone il testo, gli approfon<strong>di</strong>menti<br />

e sollecitando il personale<br />

a richiedere informazioni e ad inviare<br />

segna<strong>la</strong>zioni. Il Co<strong>di</strong>ce andrebbe poi<br />

<strong>di</strong>stribuito sopratutto ai neoarruo<strong>la</strong>ti,<br />

allo scopo <strong>di</strong> far percepire subito loro<br />

tanto l’importanza fondamentale che<br />

<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> pone ai valori, quanto il co<strong>di</strong>ce<br />

sia lo strumento base del <strong>la</strong>voro<br />

che si accingono ad iniziare.<br />

Inoltre, nell’ambito dei corsi <strong>di</strong>


OSSERVATORIO<br />

formazione istituzionali, andrebbero<br />

previsti interventi <strong>di</strong> sensibilizzazione<br />

sul tema dell’attuazione del Co<strong>di</strong>ce.<br />

Queste iniziative <strong>di</strong> comunicazione<br />

dovrebbero essere massicciamente<br />

<strong>la</strong>nciate in un <strong>la</strong>sso <strong>di</strong> tempo<br />

non troppo lungo (es. circa sei mesi).<br />

L’obiettivo dovrebbe essere quello <strong>di</strong><br />

rendere tangibili detti valori e principi<br />

all’intero corpo militare per trasferire<br />

<strong>la</strong> teoria in pratica e trasformare i<br />

principi in comportamenti concreti.<br />

A livello esterno <strong>la</strong> comunicazione<br />

dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:<br />

- comunicare a tutti l’esistenza ed il<br />

contenuto del co<strong>di</strong>ce etico;<br />

- contribuire a creare un clima <strong>di</strong> fiducia<br />

e <strong>di</strong> chiarezza sugli impegni<br />

e le aspettative che si assumeranno;<br />

- puntare sul Co<strong>di</strong>ce Etico come<br />

elemento <strong>di</strong> identity del<strong>la</strong> Forza<br />

Armata.<br />

Per raggiungere tali obiettivi potrebbero<br />

anche esser condotte attività<br />

<strong>di</strong> stimolo. Ad esempio, si potrebbe<br />

pubblicare il Co<strong>di</strong>ce sul sito internet<br />

del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> per sollecitare <strong>la</strong> richiesta<br />

d’informazioni e/o l’invio d’eventuali<br />

infrazioni al Co<strong>di</strong>ce stesso.<br />

Altra robusta forma <strong>di</strong> proiezione<br />

all’esterno dei valori, dovrebbe essere<br />

<strong>la</strong> pubblicità. Essendo però quest’argomento,<br />

a mio avviso, <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza, ritengo utile trattarlo<br />

singo<strong>la</strong>rmente nel<strong>la</strong> parte che segue.<br />

Il futuro non è grande come il<br />

mare<br />

Prima <strong>di</strong> analizzare in dettaglio lo<br />

spot che oggi appare sui me<strong>di</strong>a, è necessario<br />

interrogarsi sui meccanismi<br />

<strong>di</strong> funzionamento del<strong>la</strong> pubblicità. Secondo<br />

gli esperti del settore, <strong>la</strong> comunicazione<br />

pubblicitaria persegue due<br />

<strong>di</strong>stinte finalità.<br />

La prima è <strong>di</strong>retta verso il mondo<br />

esterno all’azienda. Scopo doppio è<br />

quello <strong>di</strong> tentare <strong>la</strong> persuasione del<br />

potenziale cliente e <strong>di</strong> convincere, chi<br />

cliente lo è già, che ha operato <strong>la</strong> scelta<br />

giusta.<br />

La seconda finalità è <strong>di</strong>retta al<br />

mondo interno all’azienda. Scopo è<br />

far capire a chi <strong>la</strong>vora nell’azienda,<br />

che sta producendo beni o servizi <strong>di</strong><br />

successo che è inserito in un ambiente<br />

talentuoso, che <strong>la</strong> sua impresa possiede<br />

dei valori, ecc.<br />

Bene, su questa base esaminiamo<br />

allora lo spot del<strong>la</strong> nostra Forza Armata.<br />

Una nave militare che scivo<strong>la</strong> via<br />

su <strong>di</strong> un mare piatto. Un giovane ufficiale<br />

dallo sguardo gagliardo. Una<br />

voce fuori campo che, dopo aver invitato<br />

a fare <strong>la</strong> domanda d’arruo<strong>la</strong>mento,<br />

conclude: “<strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> un<br />

futuro grande come il mare”. Questo,<br />

in estrema sintesi, lo spot.<br />

Ora, “spremiamo” il concetto contenuto<br />

in questo messaggio traducendolo<br />

con parole tanto pure quanto<br />

vere. Quello che si percepisce dallo<br />

spot, in buona sostanza, è: qui c’è un<br />

posto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro per te. E’ sicuro. Non<br />

avrai incertezze verso il futuro.<br />

Tra<strong>la</strong>sciando, per carità <strong>di</strong> patria,<br />

gli effetti sul<strong>la</strong> bontà persuasiva verso<br />

chi le stellette già le indossa, e sottacendo,<br />

per decenza, lo stridente contrasto<br />

tra il gran futuro rec<strong>la</strong>mizzato<br />

e le tante morti che hanno colpito i<br />

nostri contingenti, viene da chiedersi:<br />

i valori dove sono?<br />

Non v’è traccia alcuna dell’essenza<br />

del<strong>la</strong> Forza Armata. Non si percepiscono<br />

le <strong>di</strong>versità e le peculiarità <strong>di</strong><br />

una professione caratterizzata da un<br />

profondo coinvolgimento morale.<br />

Immaginiamo invece, propositivamente,<br />

quest’altro possibile tipo <strong>di</strong><br />

spot. Militari, visibilmente sudati, che<br />

sbarcano da una nave aiuti per popo<strong>la</strong>zioni<br />

bisognose. Un incursore che,<br />

sebbene provato dal<strong>la</strong> stanchezza,<br />

dà una mano al compagno. Giovani<br />

militari che <strong>di</strong>vidono, con familiarità,<br />

32<br />

il cibo in una mensa <strong>di</strong> bordo ed una<br />

voce fuori campo che afferma: “il <strong>la</strong>voro<br />

a volte è duro ma le sod<strong>di</strong>sfazioni<br />

non mancano. <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>: un<br />

modo <strong>di</strong> valori”.<br />

Sotto il profilo interno, credo che<br />

chiunque indossi <strong>la</strong> nostra uniforme<br />

guardando questo spot possa scorgervi<br />

motivo d’orgoglio sociale. Potrebbe<br />

considerare che chi l’incontri per<br />

strada non pensi che svolge un <strong>la</strong>voro<br />

statale e sicuro, ma che è una persona<br />

che ha fatto una scelta dura perché<br />

crede in valori forti.<br />

Sotto il profilo esterno, s’impe<strong>di</strong>rebbe<br />

ai neoarruo<strong>la</strong>ti, catapultati prima<br />

nei ferrei istituti <strong>di</strong> formazione e<br />

poi presso <strong>la</strong> prima destinazione (che<br />

proprio perché tale appare <strong>di</strong>sagiata),<br />

l’effetto <strong>di</strong> credere d’esser stati, in<br />

qualche modo, raggirati.<br />

Quest’inganno, infatti, potrebbe<br />

esser percepito perché il rischio del<strong>la</strong><br />

comunicazione per <strong>la</strong> promozione<br />

dell’immagine è quello <strong>di</strong> esagerare<br />

mostrando una rappresentazione dell’amministrazione<br />

che non corrisponde<br />

al<strong>la</strong> realtà. In questi casi tale tipo <strong>di</strong><br />

comunicazione <strong>di</strong>venta un boomerang,<br />

poiché s’interpreteranno le promesse<br />

come prova dell’inaffidabilità dell’amministrazione.<br />

Pertanto è essenziale<br />

che vi sia una stretta corre<strong>la</strong>zione tra<br />

quello che l’istituzione – attraverso<br />

<strong>la</strong> campagna <strong>di</strong> promozione – <strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> voler fare e quello che in concreto<br />

poi l’istituzione stessa fa, altrimenti<br />

<strong>la</strong> campagna si ritorcerà su chi l’ha<br />

promossa. Sostanzialmente, qualsiasi<br />

forma <strong>di</strong> promozione dell’istituzione<br />

pubblica non può non basarsi che sul<br />

dato reale e fattuale dell’istituzione<br />

stessa, ripu<strong>di</strong>ando qualsivoglia forma<br />

(anche involontaria) d’esagerazione.<br />

In definitiva, una campagna <strong>di</strong> comunicazione<br />

non può reggersi sui toni<br />

dell’enfasi. In tale campagna, sono <strong>la</strong><br />

scelta emotiva ed i valori che devono<br />

rive<strong>la</strong>rne il carattere, permettendo <strong>di</strong>


OSSERVATORIO<br />

identificarne il mittente e, sopratutto,<br />

<strong>di</strong> credere al messaggio perché in lui<br />

si ripone fiducia.<br />

Considerazioni e conclusioni<br />

La prima considerazione cui sono<br />

giunto è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne metodologico.<br />

Pensare <strong>di</strong> comunicare l’intangibile,<br />

approcciandovi come se fosse una<br />

normale questione <strong>di</strong> comunicazione<br />

istituzionale, sarebbe un errore fatale.<br />

Questo perché l’intangibile d’una Forza<br />

Armata è <strong>la</strong> sua anima.<br />

Conseguentemente, sarebbe come<br />

voler progettare <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgarne lo spirito<br />

che, proprio perché tale, non è comunicabile<br />

ma solo percepibile. Quin<strong>di</strong><br />

nessun messaggio, anche se forte<br />

e ben stu<strong>di</strong>ato, potrà dare i risultati<br />

sperati se i consociati non avvertiranno,<br />

nei comportamenti quoti<strong>di</strong>ani, valori<br />

ed emozioni.<br />

Per questa ragione mi sono convinto<br />

che bisognerebbe anteporre a<br />

qualsiasi iniziativa me<strong>di</strong>atica <strong>di</strong>retta<br />

in tal senso, massicci sforzi umani (e<br />

non semplicemente organizzativi) per<br />

tradurre, e far tradurre a cascata, detti<br />

valori in fatti e comportamenti percepibili<br />

a tutti.<br />

Per chiarezza però, ritengo utile<br />

sottolineare che con questo non<br />

intendo l’adozione <strong>di</strong> un buonismo<br />

<strong>di</strong>ffuso o <strong>la</strong> normazione <strong>di</strong> struggenti<br />

assemblee quoti<strong>di</strong>ane, ma l’uso d’una<br />

autentica attenzione al <strong>di</strong>alogo emozionale,<br />

d’un più intenso orientamento<br />

a spiegare le ragioni degli or<strong>di</strong>ni,<br />

del<strong>la</strong> fermezza e del rigore del bonus<br />

pater familia al posto del<strong>la</strong> neutra severità.<br />

Il punto d’arrivo è, in buona sostanza,<br />

che bisognerà prima agire<br />

concretamente per poter, poi, comunicare<br />

efficacemente.<br />

La seconda considerazione, invece,<br />

è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne storico-contingente.<br />

In questo periodo i noti conflitti<br />

in essere, a causa del<strong>la</strong> loro efferatezza<br />

e me<strong>di</strong>aticità, stanno fortemente<br />

coinvolgendo <strong>la</strong> pubblica opinione.<br />

Inoltre, nelle o<strong>di</strong>erne operazioni belliche,<br />

il numero dei nostri militari<br />

morti è elevatissimo (il più alto dal<br />

dopoguerra) e <strong>la</strong> collettività, probabilmente<br />

come risposta alle decapitazioni<br />

e ad altre atroci barbarie, fa<br />

più forte e pressante, verso le Forze<br />

Armate, <strong>la</strong> richiesta <strong>di</strong> valori e <strong>di</strong> maggior<br />

trasparenza etica. Esplicativo - a<br />

33<br />

contrariis - <strong>di</strong> questa attuale richiesta<br />

sociale, è quel che ha <strong>di</strong>chiarato il Presidente<br />

Bush, rivolgendosi agli USA ed<br />

al mondo, in riferimento allo scandalo<br />

sui prigionieri <strong>di</strong> guerra: “ Questi fatti<br />

macchiano l’onore del nostro Paese.<br />

Gli abusi sui prigionieri sono estranei<br />

ai nostri valori”.<br />

Questi acca<strong>di</strong>menti, per quanto<br />

<strong>di</strong>battibili, hanno indotto i mezzi<br />

<strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa a tenere<br />

ferma una lente d’ingran<strong>di</strong>mento sul<br />

mondo militare che <strong>di</strong>viene ora tanto<br />

straor<strong>di</strong>nariamente visibile, quanto<br />

potenzialmente vulnerabile. Tuttavia,<br />

questa posizione <strong>di</strong> apparente equilibrio<br />

stabile, tenderebbe a sbi<strong>la</strong>nciarsi<br />

negativamente se <strong>la</strong> collettività percepisse<br />

finanche un mero non comportamento.<br />

La conclusione è che proprio questa<br />

è l’occasione da sfruttare.<br />

Ora è il momento migliore per agire,<br />

per arricchire l’organizzazione delle<br />

emozioni <strong>di</strong> tutti i militari, per <strong>la</strong>nciare<br />

<strong>la</strong> grande sfida del<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

dei valori.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Libri<br />

B<strong>la</strong>nchard - O’Connor., MBV Il nuovo sistema dei valori per gestire il cambiamento nelle imprese, Sperling & Kupfer, Como, 1998;<br />

Maorino V. L’intangibile nelle organizzazioni, Pirelli, Mi<strong>la</strong>no, 1990;<br />

AA.VV, Etica oggi:comportamenti collettivi e modelli culturali, Gregoriana, Padova, 1989;<br />

Savater F., Etica come amor proprio, Laterza, Bari, 1994;<br />

De Bono E., At<strong>la</strong>nte del pensiero manageriale, Sperling & Kupfer, Mi<strong>la</strong>no, 1981;<br />

Earls M., Benvenuti nell’era del<strong>la</strong> creatività, Il Sole 24 ore, Mi<strong>la</strong>no, 2003;<br />

Casu<strong>la</strong> C. I porcospini <strong>di</strong> schopenhauer, Franco Angeli, Mi<strong>la</strong>no, 1997;<br />

Bettetini M. Breve storia del<strong>la</strong> bugia, Raffaello Cortina, Mi<strong>la</strong>no, 2001.<br />

Riviste<br />

Rivista Marittima, nr 4 dell’aprile 1986 articolo dal titolo: L’etica militare oggi;<br />

Rivista Italiana <strong>di</strong> Comunicazione Pubblica, Franco Angeli, Mi<strong>la</strong>no, 2004 articoli dal titolo:<br />

Politica <strong>di</strong> immagine e cre<strong>di</strong>bilità. Note a margine del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> Polizia <strong>di</strong> Stato;<br />

Responsabilità sociale dell’impresa. Crescono le iniziative si sviluppa <strong>la</strong> comunicazione.<br />

Siti Internet<br />

www.crf.it (centro ricerche FIAT)<br />

www.aiaf.it; (associazione italiana analisti finanziari)<br />

www.quirinale.it/Comunicati


IL DOMINIO DEL<br />

COSMO E LA QUARTA<br />

DIMENSIONE<br />

GEOPOLITICA<br />

IL RUOLO DELLE POTENZE<br />

MONDIALI NELLA SPARTIZIONE<br />

DEL TERRITORIO SPAZIALE<br />

34


OSSERVATORIO<br />

Tenente <strong>di</strong> Vascello<br />

Beniamino SCORCELLETTI<br />

INTRODUZIONE<br />

Da sempre l’uomo ha cercato <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare quel<strong>la</strong> che sembra essere<br />

una delle sue esigenze primarie,<br />

ovvero l’accaparramento dello spazio<br />

fisico circostante e l’imposizione<br />

del proprio predominio su <strong>di</strong><br />

esso. Ce lo racconta <strong>la</strong> scienza, per<br />

quanto riguarda gli albori del<strong>la</strong> civiltà<br />

umana, attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />

dei nostri più antichi antenati che<br />

si spostavano in gruppi al<strong>la</strong> ricerca<br />

<strong>di</strong> siti adatti al<strong>la</strong> sopravvivenza e<br />

quin<strong>di</strong> da consolidare e <strong>di</strong>fendere; e<br />

ce lo racconta <strong>la</strong> storia, per quanto<br />

riguarda il nostro passato “documentato”,<br />

scan<strong>di</strong>to dal susseguirsi<br />

<strong>di</strong> civiltà <strong>la</strong>nciatesi, in nome del<br />

<strong>di</strong>ritto all’espansione, al<strong>la</strong> conquista<br />

<strong>di</strong> territori, culture, commerci,<br />

ricchezze e gloria attraverso lo<br />

strumento sempre più specializzato<br />

del<strong>la</strong> guerra come sopraffazione fra<br />

popoli.<br />

Ed oggi che questo impulso primor<strong>di</strong>ale<br />

dell’uomo è ad<strong>di</strong>rittura<br />

<strong>di</strong>ventato materia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sotto<br />

forma <strong>di</strong> geopolitica, il copione non<br />

sembra essere mutato sebbene si<br />

cominci ad intravedere il seme del<br />

cambiamento. Un cambiamento<br />

che, a mio parere, trae origine essenzialmente<br />

da tre fattori principali:<br />

- il grado <strong>di</strong> evoluzione tecnica,<br />

scientifica, sociale ed<br />

etico-spirituale finalmente<br />

raggiunto dall’umanità;<br />

- il continuo aumento delle re<strong>la</strong>zioni,<br />

interazioni e inter<strong>di</strong>pendenze<br />

<strong>di</strong> varia natura che<br />

“tagliano” i confini nazionali<br />

e vanno sotto il nome <strong>di</strong> processi<br />

<strong>di</strong> globalizzazione;<br />

- l’evoluzione del concetto <strong>di</strong><br />

strategia globale in cui si inserisce<br />

<strong>la</strong> scoperta/conquista<br />

del<strong>la</strong> cosiddetta quarta <strong>di</strong>-<br />

mensione geopolitica ovvero<br />

lo spazio cosmico così complesso,<br />

<strong>di</strong>fficile ed affascinante<br />

rispetto agli ormai familiari<br />

mari, territori e cieli<br />

“terrestri”.<br />

Negli ultimi cento anni il concetto<br />

<strong>di</strong> geopolitica ha subito cambiamenti<br />

profon<strong>di</strong> a causa <strong>di</strong> un<br />

tormentato assestamento degli<br />

equilibri politici globali passato attraverso<br />

due guerre mon<strong>di</strong>ali ed un<br />

periodo <strong>di</strong> conflittualità <strong>la</strong>tente fra<br />

le due super potenze USA-URSS.<br />

Ancora oggi i suddetti equilibri<br />

stentano a consolidarsi sulle fragili<br />

basi <strong>di</strong> un nuovo or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale<br />

orientato verso l’unanime riconoscimento<br />

<strong>di</strong> accor<strong>di</strong> internazionali<br />

che fissino chiaramente ed in modo<br />

vinco<strong>la</strong>nte i principi rego<strong>la</strong>tori delle<br />

re<strong>la</strong>zioni fra i vari governi.<br />

E’ infatti evidente come gli interessi<br />

nazionali e <strong>la</strong> competizione fra<br />

Stati abbiano ancora il sopravvento<br />

sulle intenzioni dei sinceri fautori<br />

del suddetto or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale. Ed<br />

in questa ottica oggi sembra proprio<br />

che non ci sia prospettiva <strong>di</strong><br />

sovranità sul<strong>la</strong> terra senza accesso<br />

allo Spazio. Da quando, il 4 ottobre<br />

1957, l’Unione Sovietica <strong>la</strong>nciò in<br />

orbita il primo satellite artificiale,<br />

<strong>la</strong> geopolitica ha acquistato <strong>la</strong> sua<br />

quarta <strong>di</strong>mensione. Non si limita<br />

al<strong>la</strong> analisi dei conflitti per il controllo<br />

degli spazi terrestri (mare,<br />

terra, aria), ma deve integrare nei<br />

suoi ragionamenti lo spazio cosmico,<br />

in partico<strong>la</strong>re quello circumterrestre.<br />

Lungi ancora dal rappresentare<br />

<strong>la</strong> “provincia del<strong>la</strong> intera<br />

umanità”, come auspicato dal Trattato<br />

sullo Spazio esterno prodotto<br />

dalle Nazioni Unite nel 1967 , il<br />

cosmo è posta in gioco nel<strong>la</strong> competizione<br />

fra Stati.<br />

Ma perché lo Spazio interessa<br />

tanto i protagonisti del<strong>la</strong> geopolitica<br />

p<strong>la</strong>netaria? Quale è l’attuale regime<br />

giuri<strong>di</strong>co vigente in materia?<br />

E quali sono gli Stati che si possono<br />

permettere <strong>di</strong> competere per <strong>la</strong><br />

35<br />

spartizione del cosmo? Sono queste<br />

le domande cui è necessario rispondere<br />

per poter analizzare propriamente<br />

il complesso tema del<strong>la</strong><br />

spartizione del territorio spaziale.<br />

I MOTIVI DELLA CORSA<br />

ALLA<br />

CONQUISTA DEL COSMO<br />

Le ragioni per cui lo Spazio<br />

interessa i protagonisti del<strong>la</strong> geopolitica<br />

p<strong>la</strong>netaria sono essenzialmente<br />

tre: prestigio, ricchezza e<br />

sicurezza. E non è un caso che tali<br />

elementi si ritrovino all’interno <strong>di</strong><br />

numerosi testi <strong>di</strong> strategia come<br />

definizione dei fattori <strong>di</strong> spinta degli<br />

interessi <strong>di</strong> uno stato . In una paro<strong>la</strong>,<br />

potremmo <strong>di</strong>re che l’interesse<br />

è il potere in gioco, quel potere che<br />

Friedrich Nietzche, nel<strong>la</strong> sua opera<br />

“Aurora” definisce il “dèmone degli<br />

uomini”:<br />

“Non lo stato <strong>di</strong> necessità, né<br />

<strong>la</strong> bramosia, ma l’amore del<strong>la</strong> potenza<br />

è il dèmone degli uomini. Si<br />

<strong>di</strong>a loro tutto, salute, nutrimento,<br />

abitazione, svago; essi sono e resteranno<br />

infelici e balzani: poiché<br />

il dèmone attende e vuole essere<br />

sod<strong>di</strong>sfatto. Si prenda loro tutto e<br />

si sod<strong>di</strong>sfi quest’ultimo: saranno<br />

quasi felici, tanto felici come proprio<br />

uomini e dèmoni possono essere.”<br />

Il prestigio<br />

La capacità <strong>di</strong> mandare l’uomo<br />

nello Spazio può essere considerata<br />

oggi <strong>la</strong> massima espressione <strong>di</strong><br />

potenza per una nazione. Lo hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato USA ed URSS negli<br />

anni del<strong>la</strong> guerra fredda quando<br />

l’esibizione <strong>di</strong> potenza serviva ad<br />

incutere il timore sull’avversario.<br />

Lo Sputnik 1 nel 1957 (primo satellite<br />

in assoluto ad essere inviato<br />

in orbita) e Jurij Gagarin il 12 aprile<br />

1961 (primo cosmonauta nello<br />

Spazio) <strong>di</strong>edero all’URSS orgoglio<br />

e visibilità. Il mito del<strong>la</strong> superpotenza<br />

sovietica ne fu moltiplicato.


OSSERVATORIO<br />

Alcuni leader americani temettero<br />

che l’imminente sorpasso<br />

sovietico profetizzato<br />

da Nikita Chruscev stesse<br />

per compiersi.<br />

Ma l’orgoglio americano<br />

reagì a tempo <strong>di</strong> record ed<br />

il 5 maggio 1961 anche gli<br />

Stati Uniti andarono nello<br />

Spazio con A<strong>la</strong>n Shepard.<br />

Ma non era sufficiente: il<br />

primato del prestigio spaziale<br />

doveva essere conquistato<br />

ed il 20 luglio<br />

1969 l’Apollo 11 porta<br />

l’uomo sul<strong>la</strong> Luna.<br />

L’immagine <strong>di</strong> Neil Armstrong<br />

trasmessa in<br />

tutto il mondo, quando<br />

con gesto da “conquistador”<br />

pianta <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era<br />

a stelle e strisce<br />

sul suolo lunare,<br />

esprime l’intreccio<br />

<strong>di</strong> scienza e potere<br />

che segna l’epopea<br />

dell’astronautica.<br />

Ed infine oggi <strong>la</strong> Cina celebra<br />

<strong>la</strong> sua prima missione orbitale del<br />

taikonauta Yang Liwei (15 ottobre<br />

2003) generando una esplosione <strong>di</strong><br />

orgoglio popo<strong>la</strong>re e perplessità internazionale<br />

sulle future strategie<br />

del paese.<br />

La ricchezza<br />

Gli interessi economici legati<br />

allo Spazio si stanno rive<strong>la</strong>ndo<br />

enormi. La Luna è ricca <strong>di</strong> minerali<br />

come alluminio, ferro, calcio, titanio,<br />

oltre che <strong>di</strong> silicio e forse oro.<br />

Tra le risorse che <strong>la</strong> Luna potrebbe<br />

donare al nostro pianeta ce n’è una<br />

in partico<strong>la</strong>re che fa molto <strong>di</strong>scutere:<br />

l’elio-3, un isotopo leggero<br />

<strong>di</strong> elio che si forma nel corso delle<br />

reazioni nucleari all’interno delle<br />

stelle. Sul<strong>la</strong> Terra è rarissimo, ma<br />

nel suolo del nostro satellite, grazie<br />

ai venti so<strong>la</strong>ri, <strong>di</strong> questo gas se ne<br />

sono accumu<strong>la</strong>te enormi quantità.<br />

Quantità che, secondo molti esperti,<br />

potrebbero trasformarsi in combustibile<br />

partico<strong>la</strong>rmente efficiente<br />

p e r<br />

alimentare reattori<br />

a fusione nucleare producendo<br />

una quantità <strong>di</strong> scorie ra<strong>di</strong>oattive<br />

irrisoria.<br />

Ma <strong>la</strong> cosa più entusiasmante è<br />

il fatto che 25 tonnel<strong>la</strong>te <strong>di</strong> elio-3<br />

(equivalenti più o meno ad un singolo<br />

carico dello Shuttle) basterebbero<br />

a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno<br />

energetico degli USA per un anno,<br />

mentre c’è chi sostiene (Gerald<br />

Kulcinski, <strong>di</strong>rettore del Fusion Technology<br />

Institute dell’Università<br />

del Wisconsin a Ma<strong>di</strong>son) che<br />

l’elio-3 Lunare potrebbe “produrre<br />

tanta energia da alimentare <strong>la</strong><br />

Terra per 60 mi<strong>la</strong> anni”. Secondo<br />

Gerald Kulcinski del Fusion Technology<br />

Institute presso l’Università<br />

del Winsconsin, l’elio-3 lunare<br />

avrebbe un valore <strong>di</strong> quattro miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri a tonnel<strong>la</strong>ta in termini<br />

del<strong>la</strong> sua energia equivalente<br />

in petrolio.<br />

Per non par<strong>la</strong>re, poi, dei satelliti<br />

<strong>di</strong> telecomunicazione, <strong>di</strong> navigazione<br />

e <strong>di</strong> osservazione del<strong>la</strong> Ter-<br />

36<br />

ra che rappresentano <strong>la</strong><br />

nervatura strategica delle<br />

economie più sviluppate<br />

favorendone l’inter<strong>di</strong>pendenza.<br />

Basti considerare<br />

che il settore spaziale globale<br />

valeva circa 144 miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri nel 2003 .<br />

Dei tre poli <strong>di</strong> attività spaziale<br />

oggi dominanti – il<br />

<strong>la</strong>ncio, l’osservazione del<br />

nostro pianeta e le telecomunicazioni<br />

– il primo resta<br />

un bastione dell’intervento<br />

pubblico, il secondo si al<strong>la</strong>rga<br />

alle sinergie fra settore statale<br />

e privati, mentre l’ultimo è il<br />

più aperto al libero mercato .<br />

In un futuro non troppo<br />

lontano potrebbe infine svilupparsi<br />

un turismo spaziale dalle<br />

potenzialità sufficienti a suscitare<br />

l’interesse <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori<br />

coraggiosi.<br />

La sicurezza<br />

Il terzo e più incisivo dei motivi<br />

del<strong>la</strong> corsa al dominio del cosmo<br />

sono le strategie <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Nel gergo militare americano lo<br />

Spazio è “the ultimate highground<br />

– l’altura decisiva”. Chi ha accesso<br />

al cosmo si concentra sullo Spazio<br />

terrestre perchè qui operano i satelliti<br />

<strong>di</strong> osservazione e navigazione<br />

e qui potrebbero essere collocate le<br />

future armi spaziali in grado <strong>di</strong> colpire<br />

bersagli terrestri. A tale proposito<br />

appare inconfutabile, nel<strong>la</strong><br />

sua assoluta semplicità, <strong>la</strong> tesi <strong>di</strong><br />

Everett C. Dolman (docente del<strong>la</strong><br />

School of Advanced Airpower Stu<strong>di</strong>es<br />

del<strong>la</strong> base aerea <strong>di</strong> Maxwell,<br />

A<strong>la</strong>bama) il quale, mutuando Sir<br />

Halford Mackinder, afferma che<br />

“chi control<strong>la</strong> le basse orbite terrestri<br />

control<strong>la</strong> lo Spazio vicino al<strong>la</strong><br />

Terra. Chi control<strong>la</strong> quello Spazio<br />

domina <strong>la</strong> Terra. Chi domina <strong>la</strong><br />

Terra determina il futuro dell’umanità”<br />

. Per questo motivo gli stessi<br />

programmi civili del<strong>la</strong> NASA hanno<br />

spesso un retrogusto militare: i<br />

sistemi satellitari Sea-Wide Field


OSSERVATORIO<br />

Stu<strong>di</strong>es (Sea-WIFS), ad esempio,<br />

sono serviti ad identificare le milizie<br />

talibane durante <strong>la</strong> campagna<br />

afghana .<br />

Ufficialmente ban<strong>di</strong>to dal <strong>di</strong>ritto<br />

internazionale, l’uso militare<br />

dello Spazio è in corso da tempo<br />

attraverso quel<strong>la</strong> che viene definita<br />

<strong>la</strong> Revolution in Military Affairs<br />

(RMA), cuore del<strong>la</strong> rivoluzione<br />

militare del XXI secolo; militarizzazione<br />

intesa, per ora, non come<br />

instal<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> sistemi d’arma su<br />

vettori orbitanti, ma come utilizzo<br />

dello Spazio per funzioni <strong>di</strong> intelligence,<br />

<strong>di</strong> controllo strategico e<br />

come segmento spaziale del campo<br />

<strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>.<br />

IL REGIME GIURIDICO<br />

DELLO SPAZIO<br />

Il sistema giuri<strong>di</strong>co oggi in vigore<br />

è sempre più frammentario<br />

ed inadeguato a far fronte ai problemi<br />

derivanti dall’uso crescente<br />

dello Spazio. Esso si basa infatti<br />

su alcuni principi molto generali<br />

formu<strong>la</strong>ti in cinque trattati specifici<br />

sottoscritti a partire dal 1967<br />

ed in un accordo sul controllo degli<br />

armamenti secondo i dettami<br />

del <strong>di</strong>ritto internazionale. Fa inoltre<br />

riferimento a varie intese sullo<br />

sfruttamento commerciale dello<br />

Spazio riguardanti, ad esempio, i<br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> utilizzazione delle orbite<br />

geostazionarie. L’idea <strong>di</strong> fondo è<br />

che lo Spazio debba essere utilizzato<br />

per scopi pacifici e che è un<br />

bene comune. Ma poiché i paesi in<br />

grado <strong>di</strong> avvantaggiarsene sono pochi,<br />

questi principi non sono stati<br />

in realtà messi al<strong>la</strong> prova e rimangono<br />

in <strong>la</strong>rga misura ideali astratti.<br />

Cosa si intenda inoltre per “scopi<br />

pacifici” non è chiaro e allo stato<br />

delle cose <strong>la</strong> sfera celeste è insufficientemente<br />

protetta dal punto <strong>di</strong><br />

vista ecologico , né esiste una definizione<br />

comunemente accettata<br />

del concetto <strong>di</strong> “pubblico dominio”<br />

utilizzata nel Trattato sullo Spazio<br />

extraterrestre.<br />

L’attuale regime prevede dunque<br />

una serie <strong>di</strong> modeste limitazioni<br />

riguardo alle attività militari<br />

nello Spazio vicino al<strong>la</strong> Terra e<br />

vieta l’uso dei corpi celesti quali <strong>la</strong><br />

Luna a scopi bellici. Ma sebbene lo<br />

Spazio extraterrestre sia riservato<br />

a “scopi pacifici”, ciò non esclude,<br />

secondo le potenze spaziali, attività<br />

“passive” o <strong>di</strong> supporto militare<br />

(osservazione, sorveglianza, comunicazioni).<br />

Del resto lo stesso<br />

regime giuri<strong>di</strong>co attuale, sebbene<br />

fissi alcuni limiti importanti alle<br />

attività militari, presenta grosse <strong>la</strong>cune<br />

in questo senso. Pur vietando,<br />

ad esempio, lo stazionamento <strong>di</strong><br />

armi <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> massa nello<br />

Spazio, non proibisce il transito<br />

<strong>di</strong> armi nucleari al suo interno; né<br />

vieta esplicitamente l’uso <strong>di</strong> armi<br />

antisatellite o l’instal<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> armamenti<br />

convenzionali o <strong>di</strong> nuovo<br />

tipo (come quelli ad energia <strong>di</strong>retta)<br />

nello Spazio.<br />

Grazie a queste <strong>la</strong>cune, i sostenitori<br />

americani del<strong>la</strong> militarizzazione<br />

dello Spazio tendono ad istituire<br />

un’analogia fra <strong>di</strong> esso e l’alto<br />

mare che non ricade sotto <strong>la</strong> sovranità<br />

<strong>di</strong> alcuno Stato. Analogamente<br />

a quanto accadeva cento anni<br />

fa con <strong>la</strong> Pax Britannica, possono<br />

oggi dominare lo Spazio allo stesso<br />

modo in cui <strong>la</strong> Gran Bretagna dominava<br />

un tempo i mari.<br />

Ma <strong>la</strong> soluzione per il futuro<br />

dello Spazio non sta nel riproporre<br />

un facile quanto datato principio<br />

ottocentesco, bensì nello sviluppo<br />

<strong>di</strong> un nuovo regime giuri<strong>di</strong>co dello<br />

Spazio, ovvero <strong>di</strong> nuovi principi<br />

guida più adatti al<strong>la</strong> realtà del<br />

nostro secolo. Per raggiungere<br />

questo obiettivo è necessario passare<br />

da un quadro <strong>di</strong> riferimento<br />

basato prevalentemente sull’analogia<br />

con <strong>la</strong> “libertà dei mari” ad<br />

uno fondato invece sui principi <strong>di</strong><br />

sicurezza generale ed equità nell’uso<br />

delle risorse spaziali. Una più<br />

ampia concezione del<strong>la</strong> sicurezza<br />

deve trascendere i suoi aspetti pu-<br />

37<br />

ramente militari (evidenziati nel<strong>la</strong><br />

precedente sezione 2.c.) per tener<br />

conto anche <strong>di</strong> quelli ambientali<br />

ed economici, strettamente interconnessi<br />

nel<strong>la</strong> sfera spaziale, dati<br />

gli effetti che il suo uso produce su<br />

sca<strong>la</strong> internazionale e p<strong>la</strong>netaria.<br />

Tanto per fare un esempio, <strong>la</strong> sperimentazione<br />

delle armi antisatellite<br />

crea enormi quantità <strong>di</strong> detriti<br />

che potrebbero rendere molto più<br />

pericoloso il <strong>la</strong>ncio in orbita a bassa<br />

quota <strong>di</strong> satelliti commerciali o<br />

militari.<br />

CHI PUÒ COMPETERE PER LA<br />

SPARTIZIONE DEL COSMO<br />

Un posto al tavolo delle “potenze<br />

spaziali” insieme agli Stati<br />

Uniti è ambito da paesi <strong>di</strong> taglia<br />

variegata. Così <strong>la</strong> Cina, con <strong>la</strong> missione<br />

orbitale del Taikonauta Yang<br />

Liwei, ufficializza <strong>la</strong> sua ascesa<br />

nelle gerarchie internazionali. La<br />

Russia <strong>di</strong>fende, per quel che può, il<br />

rango <strong>di</strong> grande potenza ere<strong>di</strong>tato<br />

dall’URSS. Nel<strong>la</strong> politica europea<br />

lo Spazio è destinato ad avere una<br />

parte centrale e <strong>la</strong> sicurezza, per <strong>la</strong><br />

quale <strong>la</strong> commissione UE ha chiesto<br />

un finanziamento <strong>di</strong> almeno un<br />

miliardo <strong>di</strong> euro l’anno, sarà l’investimento<br />

più importante nelle<br />

applicazioni spaziali. Più recentemente<br />

sono scesi in lizza stati sorretti<br />

da una certa idea <strong>di</strong> grandezza<br />

quali il Brasile, l’In<strong>di</strong>a, il Pakistan,<br />

il Giappone e persino il Kazakistan<br />

che, nelle parole del suo primo ministro,<br />

aspira a “<strong>di</strong>ventare una vera<br />

potenza spaziale”. Infine l’Iran è <strong>la</strong><br />

prima nazione is<strong>la</strong>mica a proiettarsi<br />

nel cosmo con <strong>la</strong> messa in orbita<br />

del suo satellite Mesbah .<br />

La Cina<br />

Secondo il Rapporto annuale al<br />

Congresso USA sul potere militare<br />

Cinese del luglio 2003, re<strong>la</strong>tivamente<br />

ai vettori spaziali, Pechino<br />

sta sviluppando una nuova famiglia<br />

<strong>di</strong> razzi modu<strong>la</strong>ri per l’invio


OSSERVATORIO<br />

nello Spazio <strong>di</strong> carichi pesanti<br />

(fino a 25 tonnel<strong>la</strong>te). Sempre<br />

secondo lo stesso Rapporto,<br />

<strong>la</strong> Cina ha anche piani a lungo<br />

termine per <strong>la</strong>nciare una<br />

propria stazione spaziale<br />

ed una navetta spaziale<br />

riutilizzabile. Inoltre sta<br />

<strong>la</strong>vorando intensamente<br />

sull’uso bellico del <strong>la</strong>ser e,<br />

“usando una combinazione<br />

<strong>di</strong> capacità tecnologiche<br />

proprie e <strong>di</strong> assistenza<br />

straniera, potrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare il paese leader<br />

nel<strong>la</strong> tecnologia militare<br />

del <strong>la</strong>ser entro il<br />

2020” .<br />

Inoltre, secondo<br />

Robert Walzer,<br />

ex Presidente del<strong>la</strong><br />

Commissione sul futuro<br />

dell’industria<br />

aerospaziale statunitense,<br />

<strong>la</strong> Cina è<br />

impegnata in un aggressivo programma<br />

spaziale al fine <strong>di</strong> andare<br />

sul<strong>la</strong> Luna e <strong>di</strong> stabilirvisi permanentemente<br />

entro un decennio. Le<br />

basterà investire l’1% del proprio<br />

PIL nei prossimi anni per garantire<br />

le risorse per un programma spaziale<br />

molto robusto.<br />

La Russia<br />

La Russia ha ere<strong>di</strong>tato l’infrastruttura<br />

spaziale e gran parte del<strong>la</strong><br />

tecnologia e delle risorse umane<br />

che avevano messo a segno una<br />

lunga serie <strong>di</strong> c<strong>la</strong>morosi successi<br />

nell’epoca dell’Unione Sovietica;<br />

l’URSS era un valido concorrente<br />

degli Stati Uniti nel<strong>la</strong> corsa allo<br />

Spazio e, almeno in certi settori, un<br />

paese guida. Data <strong>la</strong> sua mancanza<br />

<strong>di</strong> risorse, <strong>la</strong> Russia è oggi costretta<br />

a ri<strong>di</strong>mensionare le ambizioni<br />

ed a concentrarsi su alcuni settori<br />

chiave. Ma considerandosi ancora<br />

una grande potenza, essa respinge<br />

l’idea <strong>di</strong> rassegnarsi al ruolo <strong>di</strong> alleato<br />

<strong>di</strong> secondo piano degli Stati<br />

Uniti e <strong>di</strong> membro poco influente<br />

del mondo occidentale.<br />

L’Europa<br />

Entro il 2005 sarà messo a punto<br />

il Piano spaziale europeo (ESP).<br />

Per allora si sarà concluso anche<br />

il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> SPASEC (Space Security),<br />

il gruppo europeo <strong>di</strong> esperti<br />

nel campo dello Spazio e del<strong>la</strong> sicurezza,<br />

terminerà <strong>la</strong> fase <strong>di</strong> sviluppo<br />

<strong>di</strong> Galileo (il GPS europeo) e<br />

sarà già avanzata l’implementazione<br />

del GMES (Global Monitorino<br />

for Enviroment and Security), un<br />

programma finanziato dall’UE al<br />

servizio degli interessi ambientali<br />

e <strong>di</strong> sicurezza. Il colore ambientalistico<br />

del suddetto programma<br />

non ha comunque impe<strong>di</strong>to agli<br />

Stati Uniti <strong>di</strong> leggervi un sinistro<br />

intento concorrenziale rispetto al<br />

GPS, nell’ambito <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong><br />

emancipazione europea dalle capacità<br />

americane. Tentazione tanto<br />

più pericolosa dopo che <strong>la</strong> Cina si<br />

è ritagliata una sua nicchia (costata<br />

200 milioni <strong>di</strong> euro) nell’ambito <strong>di</strong><br />

Galileo.<br />

38<br />

Il Brasile<br />

Le ragioni che inducono<br />

il Brasile, desideroso <strong>di</strong><br />

essere arruo<strong>la</strong>to nel novero<br />

delle gran<strong>di</strong> potenze, a cercare<br />

<strong>di</strong> conquistare lo Spazio<br />

sono essenzialmente culturali.<br />

Esse provengono dal<strong>la</strong><br />

taglia territoriale del paese e<br />

dal sentimento <strong>di</strong> “grandezza<br />

nacional”, più volte ripreso<br />

dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse politica, che riflette<br />

sostanzialmente una <strong>di</strong>ffusa<br />

percezione popo<strong>la</strong>re re<strong>la</strong>tiva al<br />

destino glorioso del Brasile. Il<br />

programma spaziale brasiliano<br />

si basa essenzialmente sul<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

con altri Stati che<br />

presentano caratteristiche socioeconomiche<br />

o semplicemente geografiche<br />

simi<strong>la</strong>ri. Da paese continente,<br />

come alcuni usano notare,<br />

par<strong>la</strong> lo stesso linguaggio <strong>di</strong> altri<br />

paesi che hanno una taglia territoriale<br />

equivalente. Ne sono prova gli<br />

accor<strong>di</strong> con <strong>la</strong> Cina, a partire dal<br />

1988, per lo sviluppo <strong>di</strong> quattro satelliti,<br />

e l’istanza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

politico tra Brasile, Africa del Sud<br />

e In<strong>di</strong>a che intende esplorare forme<br />

<strong>di</strong> cooperazione avanzata Sud-<br />

Sud .<br />

Il Giappone<br />

La politica spaziale giapponese<br />

del passato è stata caratterizzata<br />

da ambizioni incerte sostenute da<br />

investimenti inadeguati. E’ mancata<br />

una strategia nazionale in grado<br />

<strong>di</strong> produrre risultati apprezzabili<br />

nei limiti delle risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

Verso <strong>la</strong> fine degli anni Novanta,<br />

le cose hanno cominciato però<br />

a cambiare. Le crescenti minacce<br />

rappresentate dai missili a me<strong>di</strong>o e<br />

lungo raggio del<strong>la</strong> Corea del Nord<br />

e l’espansione cinese nel campo satellitare<br />

hanno spinto il Giappone<br />

a utilizzare lo Spazio come mezzo<br />

per contribuire al<strong>la</strong> sicurezza nazionale<br />

<strong>la</strong>nciando in orbita satelliti<br />

da ricognizione o, come preferiscono<br />

definirli, “satelliti per <strong>la</strong> rac-


OSSERVATORIO<br />

colta delle informazioni”.<br />

Sebbene il Giappone sia ancora<br />

<strong>la</strong> seconda potenza economica del<br />

mondo ed abbia <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />

destinare risorse adeguate ai suoi<br />

programmi spaziali, deve compiere<br />

un grande sforzo per riconquistare<br />

il suo vantaggio tecnologico.<br />

In<strong>di</strong>a e Pakistan<br />

Gli sforzi <strong>di</strong> questi due paesi<br />

nel<strong>la</strong> ricerca spaziale sono essenzialmente<br />

orientati allo sviluppo<br />

del settore <strong>di</strong>fesa. L’agenzia spaziale<br />

in<strong>di</strong>ana sta già realizzando un<br />

micro-satellite sperimentale <strong>di</strong> 60<br />

chili, chiamato Anusat, da <strong>la</strong>nciare<br />

in orbita entro <strong>la</strong> fine del 2005 nell’ambito<br />

dello sviluppo <strong>di</strong> “satelliti<br />

killer”. Essa, inoltre, ha già <strong>la</strong>nciato<br />

in orbita vari satelliti per il telerilevamento<br />

nell’ambito del programma<br />

IRS (In<strong>di</strong>an Remote Sensing),<br />

fra cui uno sperimentale con una<br />

risoluzione <strong>di</strong> 1 metro.<br />

Sebbene il Pakistan sia meno<br />

avanzato tecnologicamente dell’In<strong>di</strong>a,<br />

ha anch’esso creato una propria<br />

agenzia, <strong>la</strong> Space and Upper<br />

Atmosphere Research Commission,<br />

per <strong>la</strong> realizzazione ed il <strong>la</strong>ncio<br />

<strong>di</strong> satelliti nazionali, firmando<br />

inoltre un accordo per rafforzare <strong>la</strong><br />

cooperazione con <strong>la</strong> Cina in questo<br />

settore.<br />

Occorre infine non <strong>di</strong>menticare<br />

che molti altri paesi, fra cui ad<br />

esempio <strong>la</strong> Corea del Nord, seppure<br />

oggi privi delle capacità tecniche<br />

necessarie per ambire al<strong>la</strong> competizione<br />

spaziale, cercano <strong>di</strong> seguire <strong>la</strong><br />

scia delle gran<strong>di</strong> potenze attraverso<br />

lo spionaggio, <strong>la</strong> desecretazione e<br />

forse anche il mercato nero. Senza<br />

considerare che mettere in campo<br />

uno schieramento ru<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong><br />

intercettori orbitali, mine spaziali,<br />

mini satelliti killer, potrebbe risultare<br />

né eccessivamente costoso, né<br />

tecnologicamente inarrivabile.<br />

IL RUOLO DELLE POTENZE<br />

MONDIALI NELLA<br />

SPARTIZIONE DEL<br />

TERRITORIO SPAZIALE<br />

Da quanto sopra esposto si intuisce<br />

come <strong>la</strong> competizione spaziale<br />

stia rapidamente espandendosi<br />

ed inizi a rappresentare un<br />

intreccio <strong>di</strong> preoccupazioni, euforie,<br />

col<strong>la</strong>borazioni e “fughe” in solitario.<br />

La spartizione dello Spazio<br />

è lontana dall’essere un processo<br />

rego<strong>la</strong>rizzato o gestito <strong>di</strong> comune<br />

accordo fra i paesi interessati.<br />

Si sta ripetendo quanto accadde<br />

per l’Antartide dopo il secondo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale, quando molti<br />

governi, intuendo l’esistenza <strong>di</strong><br />

notevoli risorse nel continente <strong>di</strong><br />

ghiaccio, inviarono numerose spe<strong>di</strong>zioni<br />

a scopo esplorativo dando<br />

inizio al<strong>la</strong> corsa per l’acquisizione<br />

<strong>di</strong> aree strategicamente importanti<br />

nel suddetto continente (si riporta<br />

in Allegato A un approfon<strong>di</strong>mento<br />

sul caso Antartide come parallelo<br />

con <strong>la</strong> corsa al<strong>la</strong> conquista dello<br />

Spazio).<br />

In questo contesto <strong>la</strong> responsabilità<br />

che incombe oggi sui governi<br />

mon<strong>di</strong>ali è <strong>di</strong> proporzioni enormi,<br />

anche perchè, nell’era del<strong>la</strong> conoscenza,<br />

<strong>la</strong> mancata valutazione<br />

<strong>di</strong> errori fatti in casi analoghi del<br />

passato e <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> effettuare<br />

verosimili previsioni sugli effetti <strong>di</strong><br />

future scelte sbagliate, sarebbero<br />

un’aggravante pesantissima.<br />

Lo sviluppo dei tre fattori <strong>di</strong><br />

spinta nel<strong>la</strong> conquista dello Spazio<br />

(prestigio, ricchezza e soprattutto<br />

sicurezza) rappresenta per qualsiasi<br />

potenza in gioco una impresa<br />

titanica sul piano tecnologico,<br />

che comporterà dei costi proibitivi<br />

e che potrebbe alienare eventuali<br />

simpatie fra nazioni, ponendo le<br />

basi per conflitti fra i governi mon<strong>di</strong>ali.<br />

Sebbene lo Spazio sia già militarizzato<br />

in qualche misura, ovvero<br />

utilizzato a scopi <strong>di</strong> supporto<br />

dell’apparato bellico <strong>di</strong> vari paesi,<br />

nessuno vi ha finora introdotto de-<br />

39<br />

gli armamenti. Ciò significherebbe,<br />

infatti, oltrepassare una soglia<br />

mai finora varcata, con il probabile<br />

effetto <strong>di</strong> provocare uno scontro<br />

per il predominio nello Spazio che<br />

minerebbe seriamente <strong>la</strong> sua attuale<br />

e già precaria rego<strong>la</strong>mentazione<br />

giuri<strong>di</strong>ca.<br />

Ma tutti sanno che un conflitto<br />

per il controllo dello Spazio oggi<br />

si concluderebbe senza vincitori e<br />

con soli perdenti. Tutte le gran<strong>di</strong><br />

potenze mon<strong>di</strong>ali e<strong>la</strong>borano giornalmente,<br />

tramite i loro strateghi,<br />

decine <strong>di</strong> scenari basati su altrettante<br />

ipotesi scaturite dal costante<br />

monitoraggio del<strong>la</strong> situazione internazionale.<br />

Essi valutano fattori<br />

<strong>di</strong> potenza, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità,<br />

fattibilità ed accettabilità <strong>di</strong><br />

eventuali linee <strong>di</strong> azione nei confronti<br />

<strong>di</strong> potenziali competitors testate<br />

all’interno dei suddetti scenari<br />

in un continuo wargaming. E, a<br />

quanto pare, <strong>la</strong> conclusione è che<br />

l’eventualità <strong>di</strong> uno scontro “violento”<br />

per il primato spaziale produrrebbe<br />

inevitabili, pesanti ripercussioni<br />

anche sui propri governi,<br />

senza pensare alle pericolose ed<br />

incontrol<strong>la</strong>bili esca<strong>la</strong>tions che ne<br />

deriverebbero .<br />

Così, da parte dei contendenti,<br />

si continua <strong>la</strong> lenta, progressiva,<br />

control<strong>la</strong>ta conquista <strong>di</strong> obiettivi<br />

interme<strong>di</strong> che consentano, in modo<br />

<strong>di</strong>screto e spesso mascherato da nobili<br />

passi per il progresso umano, <strong>di</strong><br />

mantenere, nel<strong>la</strong> competizione del<br />

secolo, primati settoriali per alcuni<br />

e <strong>di</strong>stacchi accettabili per altri.<br />

Rimanere in<strong>di</strong>etro significherebbe<br />

perdere cre<strong>di</strong>bilità, influenza e<br />

quin<strong>di</strong> potere deterrente; in poche<br />

parole significherebbe passare dal<strong>la</strong><br />

parte dei soggiogabili.<br />

Gli effetti del<strong>la</strong> globalizzazione<br />

economica<br />

Ma contemporaneamente a<br />

questo processo “control<strong>la</strong>to”, sta<br />

sempre più prendendo campo un<br />

fenomeno incontrol<strong>la</strong>bile ed inevi-


OSSERVATORIO<br />

tabile, <strong>di</strong><strong>la</strong>gante specialmente nei<br />

settori del<strong>la</strong> ricerca e del<strong>la</strong> produzione;<br />

un fenomeno che è figlio<br />

<strong>di</strong> questa era e che, a mio parere,<br />

ci salverà dalle opzioni <strong>di</strong>struttive<br />

nel contesto delle strategie globali<br />

e<strong>la</strong>borate dai potenti del<strong>la</strong> Terra: <strong>la</strong><br />

multinazionalizzazione delle imprese<br />

o, se si preferisce, <strong>la</strong> cooperazione<br />

nello sviluppo <strong>di</strong> programmi,<br />

specialmente se molto onerosi<br />

(come nel caso <strong>di</strong> quelli spaziali<br />

appunto) da sostenere per un singolo<br />

paese. Si riporta, <strong>di</strong> seguito,<br />

qualche esempio eloquente:<br />

- nell’ambito del progetto GA-<br />

LILEO partecipano UE, Cina<br />

(con conseguente creazione del<br />

centro <strong>di</strong> cooperazione e formazione<br />

tecnica Cina-Europa<br />

per <strong>la</strong> navigazione via satellite)<br />

e Canada. La Russia, che ha<br />

sviluppato e gestito un proprio<br />

sistema <strong>di</strong> posizionamento globale<br />

(GLONASS) a partire dai<br />

primi anni ’80, sta negoziando<br />

con l’UE i termini del<strong>la</strong> sua partecipazione;<br />

- sono state create joint venture<br />

fra Russia e Francia, Germania e<br />

Stati Uniti. Le buone prestazioni<br />

dei motori a propulsione russi e<br />

le ottime con<strong>di</strong>zioni dei cosmodromi<br />

dell’ex Unione Sovietica,<br />

hanno dato il via ad iniziative<br />

congiunte per <strong>la</strong> commercializzazione<br />

dei <strong>la</strong>nciatori e dei servizi<br />

connessi: Eurockot Launch<br />

Services GmbH (Krunicev con<br />

Daimler-Benz) e Sea Lasunch<br />

(Boeing, ERSC Energia, Kvaerner<br />

Marittime e KB juznoye).<br />

L’RKA (Agenzia Spaziale Russa)<br />

col<strong>la</strong>bora, inoltre, con il consorzio<br />

europeo per lo Spazio e <strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>fesa aeronautica.<br />

- <strong>la</strong> Stazione Spaziale Internazionale<br />

(ISS) è <strong>la</strong> più grande e costosa<br />

cooperazione internazionale<br />

cui partecipano Stati Uniti,<br />

Russia, Europa, Brasile e Giappone.<br />

- La cooperazione spaziale fra<br />

Russia e Cina, che l’antagonismo<br />

ideologico rendeva impossibile<br />

in epoca sovietica, sta oggi<br />

40<br />

prendendo s<strong>la</strong>ncio in virtù <strong>di</strong> interessi<br />

economici e tecnologici<br />

complementari. La consulenza<br />

russa nel campo spaziale non<br />

può che essere ben vista dal<strong>la</strong><br />

Cina. E l’RKA ha tutto l’interesse<br />

a fornire <strong>la</strong> sua assistenza in<br />

cambio <strong>di</strong> valuta forte. Come<br />

ha <strong>di</strong>chiarato il suo <strong>di</strong>rettore<br />

generale Jurij Koptev nel 2003<br />

durante una visita a Shanghai,<br />

“<strong>la</strong> Russia è pronta a col<strong>la</strong>borare<br />

con <strong>la</strong> Cina in qualsiasi settore<br />

del<strong>la</strong> esplorazione e del<strong>la</strong> ricerca<br />

spaziale e ad avviare scambi<br />

tecnologici e progetti comuni<br />

senza alcuna restrizione su una<br />

base <strong>di</strong> parità nel reciproco interesse.<br />

La cooperazione in corso<br />

abbraccia ventuno settori del<strong>la</strong><br />

ricerca spaziale ed è molto intensa<br />

in tutti i campi” . Ciò sta a<br />

<strong>di</strong>mostrare che <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />

fra Russia e Cina in campo<br />

spaziale prelude allo sviluppo <strong>di</strong><br />

rapporti sempre più stretti con<br />

Washington da parte <strong>di</strong> entrambi<br />

questi paesi, data <strong>la</strong> loro necessità<br />

<strong>di</strong> capitali e <strong>di</strong> tecnologie<br />

che, in <strong>la</strong>rga misura, soltanto gli<br />

Stati Uniti possono fornire.<br />

- Stati Uniti e Giappone hanno<br />

accettato <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borare nel<br />

campo del<strong>la</strong> sicurezza e dello<br />

sviluppo <strong>di</strong> standard operativi<br />

compatibili nell’ambito dei satelliti<br />

per le telecomunicazioni.<br />

Hanno quin<strong>di</strong> deciso, <strong>di</strong> comune<br />

accordo, <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle<br />

ra<strong>di</strong>ofrequenze impegnandosi a<br />

rimuovere le eventuali barriere<br />

al<strong>la</strong> espansione delle applicazioni<br />

commerciali, allo scopo<br />

<strong>di</strong> incrementare gli scambi e gli<br />

investimenti. E per affrontare<br />

questi problemi hanno creato<br />

dei gruppi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro appositi.<br />

Quelli appena descritti sono<br />

solo alcuni esempi del<strong>la</strong> più generalizzata<br />

internazionalizzazione<br />

del<strong>la</strong> economia che sta rapidamente<br />

improntando tutti i settori<br />

del<strong>la</strong> ricerca e dello sviluppo al<strong>la</strong><br />

cooperazione multinazionale, a


OSSERVATORIO<br />

sforzi congiunti che consentano<br />

<strong>di</strong> ridurre il carico finanziario <strong>di</strong><br />

programmi dai costi esorbitanti.<br />

L’effetto <strong>di</strong> questo fenomeno sono<br />

il proliferare ed il consolidamento<br />

<strong>di</strong> sempre maggiori vincoli che accrescono<br />

<strong>la</strong> mutua <strong>di</strong>pendenza fra<br />

stati. Quanto appena detto non fa<br />

che confermare e rafforzare <strong>la</strong> volontà<br />

<strong>di</strong> non incrinare il delicato<br />

equilibrio in atto a scapito <strong>di</strong> uno<br />

scontro violento che non gioverebbe<br />

a nessuno.<br />

Le alternative possibili<br />

La conclusione è che oggi i governi<br />

mon<strong>di</strong>ali si trovano in una<br />

situazione <strong>di</strong> stallo per uscire dal<strong>la</strong><br />

quale intravedo due opzioni contrapposte:<br />

- <strong>la</strong> folle iniziativa <strong>di</strong> una delle<br />

potenze in gioco, in preda al demone<br />

<strong>di</strong> Nietzche, per procedere,<br />

in contropiede sugli altri, al<br />

<strong>di</strong>spiegamento <strong>di</strong> armi spaziali,<br />

generando una sicura esca<strong>la</strong>tion<br />

sul modello del confronto bipo<strong>la</strong>re<br />

USA-URSS, ma esteso a<br />

tutto il mondo. Il <strong>di</strong>spiegamento<br />

<strong>di</strong> armi antisatellite costituirebbe<br />

infatti un grosso strappo<br />

rispetto al regime attuale e <strong>la</strong><br />

comunità internazionale po-<br />

-<br />

trebbe trovarsi <strong>di</strong> fronte ad una<br />

nuova competizione militare,<br />

con conseguenze destabilizzanti<br />

per <strong>la</strong> sicurezza globale;<br />

<strong>la</strong> unanime decisione <strong>di</strong> dare<br />

potere ad un organismo sovranazionale<br />

che, tramite un sistema<br />

giu<strong>di</strong>ziario vinco<strong>la</strong>nte (non<br />

più basato sull’arbitrato), si faccia<br />

garante del<strong>la</strong> sana col<strong>la</strong>borazione<br />

fra stati nel rispetto <strong>di</strong><br />

un sistema giuri<strong>di</strong>co preciso ed<br />

esaustivo.<br />

Ecco che, dunque, emerge evidente<br />

quel<strong>la</strong> che ritengo essere <strong>la</strong><br />

principale responsabilità dei governi<br />

mon<strong>di</strong>ali nel<strong>la</strong> corsa al “far<br />

west” del XXI secolo: l’unanime<br />

riconoscimento <strong>di</strong> un regime giuri<strong>di</strong>co<br />

internazionale (peraltro già<br />

esistente a livello embrionale con<br />

le Nazioni Unite) chiaro e vinco<strong>la</strong>nte<br />

che consenta <strong>di</strong> rego<strong>la</strong>re le<br />

attività lecite legate allo sfruttamento<br />

dello Spazio nell’ottica <strong>di</strong><br />

uno sviluppo globale. Non si tratta<br />

<strong>di</strong> utopia; non <strong>di</strong>mentichiamo che,<br />

da questo punto <strong>di</strong> vista, i risultati<br />

<strong>di</strong> oggi sembravano inarrivabili<br />

solo sessanta anni fa.<br />

Chiunque provi a riflettere sull’argomento,<br />

non troverà alternative<br />

per una matura risoluzione<br />

del problema. Forse <strong>la</strong> soluzione<br />

proposta dallo Space Command<br />

americano (SPACECOM) potrebbe<br />

rappresentare un ibrido delle due<br />

precedenti. Secondo SPACECOM,<br />

infatti, in seguito al<strong>la</strong> crescita delle<br />

loro attività commerciali e militari<br />

nello Spazio, gli Stati Uniti devono<br />

<strong>di</strong>fendere le posizioni conquistate<br />

nel cosmo da eventuali attacchi,<br />

consolidando <strong>la</strong> loro supremazia<br />

con <strong>la</strong> forza. Ovvero sviluppando<br />

una superiorità militare nello<br />

Spazio secondo le in<strong>di</strong>cazioni contenute<br />

nel documento Vision for<br />

2020 <strong>di</strong>ffuso nel 1997 dallo SPA-<br />

CECOM.<br />

Autolegittimato il dominio <strong>di</strong>retto<br />

per via militare dello Spazio<br />

vicino al<strong>la</strong> Terra, Washinghton<br />

assurgerebbe quin<strong>di</strong> al ruolo <strong>di</strong><br />

arbitro e gestore imparziale del<strong>la</strong><br />

immane risorsa. Le regioni dello<br />

Spazio verrebbero spartite fra le<br />

nazioni terrestri in base a parametri<br />

come <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione o il PIL;<br />

<strong>la</strong> cintura geostazionaria potrebbe<br />

essere <strong>di</strong>visa in 360 slots, ciascuno<br />

dei quali assegnato ad uno stato riconosciuto<br />

dall’ONU.<br />

L’astropolitica <strong>di</strong> SPACECOM<br />

non è per niente eccentrica rispetto<br />

agli orientamenti del<strong>la</strong> amministrazione<br />

Bush che, tuttavia, non<br />

sottovaluta il problema <strong>di</strong> bi<strong>la</strong>nciare<br />

gli interessi degli Stati Uniti con<br />

quelli del resto del mondo. Perseguendo<br />

inflessibilmente i suoi <strong>di</strong>segni<br />

(seppure animata da sinceri<br />

intenti) l’America entrerebbe infatti<br />

in contrasto con chiunque, innescando<br />

<strong>la</strong> tanto temuta esca<strong>la</strong>tion.<br />

41<br />

Sempre a proposito <strong>di</strong> responsabilità<br />

delle potenze mon<strong>di</strong>ali<br />

nel<strong>la</strong> corsa allo Spazio giova, infine,<br />

considerare i seguenti due dati<br />

interessanti:<br />

- La maggior parte del materiale<br />

mandato in orbita ha scopi legati<br />

al<strong>la</strong> sicurezza (leggasi ancora<br />

una volta “armamento”) ed<br />

al<strong>la</strong> deterrenza ;<br />

- Gli sforzi delle nazioni partecipanti<br />

al<strong>la</strong> corsa spaziale producono<br />

<strong>la</strong> duplicazione <strong>di</strong> sistemi<br />

<strong>di</strong> comunicazione, osservazione,<br />

rilevamento, posizionamento,<br />

ecc., che, per tale motivo,<br />

risultano spesso ridondati.<br />

Quali enormi vantaggi deriverebbero<br />

dal<strong>la</strong> sinergia degli sforzi<br />

<strong>di</strong> più paesi nel<strong>la</strong> progettazione e<br />

messa in opera <strong>di</strong> un unico sistema<br />

(ad esempio per le telecomunicazioni)<br />

da con<strong>di</strong>videre a livello<br />

p<strong>la</strong>netario? E quale risparmio otterremmo<br />

dal ban<strong>di</strong>re effettivamente<br />

<strong>la</strong> produzione e messa in<br />

orbita <strong>di</strong> materiale per <strong>la</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>la</strong><br />

deterrenza? I miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri risparmiati<br />

potrebbero essere <strong>di</strong>rottati<br />

per <strong>la</strong> risoluzione <strong>di</strong> problemi<br />

a livello globale tra i quali <strong>la</strong> lotta<br />

all’inquinamento, <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong><br />

energie rinnovabili, <strong>la</strong> piaga del<strong>la</strong><br />

fame e del sottosviluppo.<br />

Non sono le solite frasi gonfie<br />

<strong>di</strong> retorica: viviamo in un periodo<br />

storico cruciale in cui non dobbiamo<br />

sottovalutare gli effetti p<strong>la</strong>netari<br />

<strong>di</strong> fenomeni che non conoscono<br />

frontiere e che, se innescati,<br />

potrebbero mettere in ginocchio<br />

l’intera comunità internazionale<br />

facendo <strong>di</strong>ventare <strong>la</strong> corsa allo Spazio<br />

l’ultimo dei problemi da prendere<br />

in considerazione. A riprova<br />

del<strong>la</strong> delicatezza dell’argomento,<br />

lo stesso Carlo Jean, nel suo libro<br />

Geopolitica del XXI secolo, de<strong>di</strong>ca<br />

ben cinque sezioni al<strong>la</strong> analisi delle<br />

influenze che le problematiche <strong>di</strong><br />

livello globale iniziano già a produrre<br />

sul<strong>la</strong> geopolitica mon<strong>di</strong>ale.


OSSERVATORIO<br />

CONSIDERAZIONI FINALI<br />

C’è da chiedersi se e quando le<br />

intenzioni dei sinceri fautori del<strong>la</strong><br />

santuarizzazione dello Spazio in<br />

quanto res communis troveranno<br />

applicazione; o se <strong>la</strong> speranza che<br />

le immensità celesti spingano gli<br />

uomini a col<strong>la</strong>borare per sfruttarne<br />

pacificamente le risorse sia solo<br />

una visione. Occorre rovesciare<br />

l’attuale punto <strong>di</strong> vista: guardare <strong>la</strong><br />

Terra dallo Spazio, non lo Spazio<br />

dal<strong>la</strong> Terra.<br />

Personalmente ritengo che non<br />

dobbiamo sottovalutarci: oggi il<br />

genere umano è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

comprendere <strong>la</strong> grandezza ed il<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

chiaro beneficio <strong>di</strong> una simile visione<br />

purchè i potenti del mondo<br />

decidano <strong>di</strong> rinunciare alle proprie<br />

egoistiche ambizioni in nome del<br />

più nobile sentimento <strong>di</strong> progresso<br />

del genere umano.<br />

Per chi nutre <strong>la</strong> convinzione che<br />

tutto ciò sia possibile, anzi inevitabile,<br />

non sarà <strong>di</strong>fficile immaginare,<br />

in un prossimo futuro, <strong>la</strong> creazione<br />

<strong>di</strong> una confederazione mon<strong>di</strong>ale<br />

entro <strong>la</strong> quale tutte le nazioni siano<br />

unite intimamente e permanentemente;<br />

una confederazione che<br />

consista in un corpo legis<strong>la</strong>tivo<br />

mon<strong>di</strong>ale i cui membri, quali fiduciari<br />

del<strong>la</strong> umanità intera, debbano<br />

control<strong>la</strong>re tutte le risorse delle<br />

Pubblicazioni<br />

Carlo Jean, Geopolitica, E<strong>di</strong>tori Laterza, 1995;<br />

Carlo Jean, Geopolitica del XXI secolo, E<strong>di</strong>tori Laterza, 2004;<br />

Carlo Jean, Guerra, strategia e sicurezza, E<strong>di</strong>tori Laterza, 1997;<br />

Shoghi Effen<strong>di</strong>, L’Or<strong>di</strong>ne Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Bahà’u’llàh, casa e<strong>di</strong>trice Baha’ì, 1982;<br />

Benedetto Conforti, Le Nazioni Unite, casa e<strong>di</strong>trice Dott. Antonio Mi<strong>la</strong>ni, 6^ e<strong>di</strong>zione, 2000;<br />

Bernard Guillochon, La globalizzazione – un solo pianeta, progetti contrastanti, e<strong>di</strong>zioni Rizzoli-La Rousse, 2003.<br />

Riviste<br />

Gruppo e<strong>di</strong>toriale l’Espresso, Rivista Italiana <strong>di</strong> Geopolitica, “Le mani sullo Spazio”, vol. 5/2004;<br />

Rivista Marittima marzo 2001, “l’ONU, necessità <strong>di</strong> un cambiamento”, p. 135;<br />

Selezione stampa n° 11/91, “l’ONU ed il nuovo or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale”, p. 275.<br />

Pubblicazioni militari<br />

C.V. Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> strategia globale, Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari e Marittimi <strong>di</strong> Venezia, e<strong>di</strong>zione agosto 2003;<br />

C.V. Roberto Domini, Cenni Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari e Marittimi <strong>di</strong> Venezia, e<strong>di</strong>zione agosto<br />

2003.<br />

Siti internet<br />

Equilibrio.net: Cina: al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, www.equilibri.net, 15 maggio 2005;<br />

Cesare Pavone, www.kontrokultura.org/archivio2001/150/starwars.html, 18 maggio 2005;<br />

Global geografia: confini aerei, www.globalgeografia.com/mondo/conf_aerei.htm, 20 maggio 2005;<br />

Index of on<strong>di</strong>ne General Assembly Resolutions Re<strong>la</strong>ting to Outer – United Nations, www.oosa.unvienna.org/space<strong>la</strong>w /gares/index.html, 20<br />

maggio 2005;<br />

Massimi sistemi – Cina ed In<strong>di</strong>a al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, http://magazine.enel.it/boiler/arretrati/rubriche.html, 4 maggio 2005;<br />

ASI - Agenzia Spaziale Italiana – inquinamento dello Spazio, www.asi.it/sito/programmi_rifiuti .htm, 16 maggio 2005;<br />

PNRA VIEW – Trattato Antartico, http://apple.arcoveggio.enea.it/ANTARTIDE/HTML_it/Antartide/trattato.html, 16 maggio 2005;<br />

Mesbah (Lantern), www.globalsecurity.org/space/world/iran/multi.htm, 16 maggio 2005;<br />

Conquista dello Spazio, http://w3.uniroma1.it/scm/lessico/conquista_dello_spazio.htm, 4 maggio 2005;<br />

Continua <strong>la</strong> conquista dello Spazio made in China, http://www.informiamo.com/news2/cina .htm, 4 maggio 2005;<br />

Il sogno <strong>di</strong> arrivare sul<strong>la</strong> Luna – <strong>la</strong> Cina vuole conquistare <strong>la</strong> Luna, http://www.e<strong>di</strong>co<strong>la</strong>web.net/nonsoloufo/luna_cin.htm, 4 maggio 2005;<br />

Retis Network – le mini guide <strong>di</strong> internet: al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, http://www.miniguide.it/scienza-tecnologia/astro_conq_spazio.asp, 4<br />

maggio 2005;<br />

www.nasa.gov;<br />

The Space Industry: supporting U.S. supremacy, www.fpif.org/pdf/vol7/13ifspace.pdf, novembre 2002;<br />

The RMA debate, www.comw.org/rma/;<br />

Destinazione antartide – storia, http://www.viaggi.virgilio.it/destinazioni/polo_sud/antartide/storia.html;<br />

it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Oceano_Antartico;<br />

http://www.fas.org/nuke/guide/china/dod-2003.pdf;<br />

www.kontrokultura.org/archivio2001/150/starwars.html;<br />

42<br />

nazioni componenti; un organo<br />

esecutivo mon<strong>di</strong>ale, spalleggiato<br />

da forze armate internazionali,<br />

potrebbe portare a compimento le<br />

decisioni ed applicare le leggi promulgate<br />

garantendo l’unità organica<br />

del<strong>la</strong> intera confederazione.<br />

Le immagini del nostro fragile<br />

pianeta riprese dal cosmo, un’arca<br />

<strong>di</strong> Noè fluttuante nell’universo, dovrebbero<br />

indurci a riconsiderare le<br />

millenarie regole delle competizioni<br />

territoriali fra gruppi rivali e risvegliare<br />

in ciascuno <strong>di</strong> noi il senso<br />

del<strong>la</strong> sua appartenenza <strong>di</strong> specie e<br />

<strong>di</strong> destino comune.


OSSERVATORIO<br />

IL MEDITERRANEO<br />

Prof. Franco CARDINI<br />

Perché noi ci confrontiamo con l’Oriente,<br />

ad<strong>di</strong>rittura con gli Orienti, sarebbe necessario<br />

sapere che cosa siamo noi, ammesso<br />

e non lo so poi quanto concesso, che<br />

noi siamo, ci sentiamo, eccetera, e in che<br />

maniera e fino a che punto ci sentiamo parte<br />

dell’Occidente. Quin<strong>di</strong>, in altri termini, io<br />

invi<strong>di</strong>o molto tutta una serie <strong>di</strong> personaggi<br />

illustri, che vanno dal Prof. Huntington al<br />

Prof. Senatore Presidente Pera, i quali sanno<br />

perfettamente che cos’è l’Occidente.<br />

Il professor Huntington, ad<strong>di</strong>rittura, lo<br />

spiega nel suo notissimo libro, il primo libro,<br />

quello sullo scontro delle civiltà. Poi<br />

ha scritto, come sapete, molte altre cose,<br />

poi ne ha scritto un altro che è pu<strong>di</strong>camente<br />

uscito in Italia con un titolo edulcorato, “La<br />

nuova America”, mentre invece nell’originale<br />

inglese è molto più esplicito, “Chi siamo<br />

noi?”. E “chi siamo noi” finalmente ce<br />

lo spiega. Perlomeno chi è lui e quelli che<br />

<strong>la</strong> pensano e che sentono come lui. Egli è<br />

un americano che si sente wasp, per quanto<br />

personalmente non sia troppo wasp, perché<br />

wasp come sapete significa white anglosaxon<br />

protestant. Perlomeno il professor<br />

Huntington protestante non è, ma si ra<strong>di</strong>ca<br />

43<br />

in questa sua identità forte, e si potrebbe<br />

<strong>di</strong>re che quin<strong>di</strong> tende a ridurre l’identità occidentale<br />

ad una identità <strong>di</strong> questo genere.<br />

Presenta ai suoi lettori il pericolo per questi<br />

Stati Uniti, che hanno una ra<strong>di</strong>ce forte<br />

<strong>di</strong> tipo wasp: il pericolo che oggi corrono<br />

non è più quello delll’Is<strong>la</strong>m, ma è soprattutto<br />

e piuttosto quello dell’essere ispanizzati,<br />

questo pericolo piccolo e nero che viene dal<br />

Messico, che viene dai Caraibi (nero nel<br />

senso <strong>di</strong> scuro <strong>di</strong> capelli e <strong>di</strong> carnagione), e<br />

che sta avanzando.<br />

Naturalmente questa è una visione evidentemente<br />

molto riduttiva dell’Occidente.<br />

Del resto, non credo che questo secondo<br />

libro del Prof. Huntington fosse, almeno<br />

nelle intenzioni, troppo destinato al consumo<br />

esterno, tanto è vero che non è stato<br />

nemmeno un granché recensito e non se ne è<br />

un granché par<strong>la</strong>to nell’Occidente europeo,<br />

e non solo, credo, perché è uscito <strong>di</strong> recente<br />

ma anche per altri motivi.<br />

D’altra parte, però, tutto questo, incrociando<br />

per esempio quello che <strong>di</strong>ce Huntington<br />

a proposito <strong>di</strong> una fortezza statunitense,<br />

che sarebbe minacciata da forze<br />

che in fondo sono in un certo senso a loro<br />

volta occidentali, entro certi limiti, mi ha<br />

portato recentemente a confrontare il parere<br />

<strong>di</strong> Huntington con il parere invece <strong>di</strong><br />

un personaggio molto <strong>di</strong>verso da lui, sotto<br />

infiniti aspetti: <strong>di</strong> Allen Mank, il quale in<br />

un suo libro-intervista de<strong>di</strong>cato ai rapporti<br />

Europa-Stati Uniti, osserva come l’Occidente<br />

statunitense si vada progressivamente<br />

“asianizzando”, per così <strong>di</strong>re, soprattutto<br />

“in<strong>di</strong>zzando” e “sinizzando” dal punto <strong>di</strong> vista<br />

proprio <strong>di</strong> un certo tipo, se non <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

<strong>di</strong>rigente, perlomeno <strong>di</strong> executive c<strong>la</strong>ss (per<br />

esempio, i tecnici provenienti dal<strong>la</strong> Bangalore<br />

Valley, eccetera), e quin<strong>di</strong> come questo<br />

Occidente statunitense per eccellenza, si<br />

vada profondamente mo<strong>di</strong>ficando, stia abbandonando<br />

<strong>la</strong> sua sostanza europea e le sue<br />

ra<strong>di</strong>ci europee, e stia sempre più guardando<br />

invece all’Oriente. Che poi è un Oriente che<br />

geograficamente gli sta ad occidente, perché<br />

evidentemente le mappe che circo<strong>la</strong>no<br />

per <strong>la</strong> California, che mostrano un mappamondo<br />

che ha il suo centro nel Pacifico, e<br />

dove quin<strong>di</strong> il continente americano è ad<br />

oriente e l’Asia è ad occidente, possono essere<br />

anche sconvolgenti per noi europei, ma<br />

rappresentano qualcosa <strong>di</strong> molto interessante<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista antropologico.<br />

C’è un aneddoto che circo<strong>la</strong> nei libri <strong>di</strong><br />

storia, io l’ho letto più volte ma non sono<br />

mai riuscito a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> veri<strong>di</strong>cità dell’episo<strong>di</strong>o,<br />

del resto è un episo<strong>di</strong>o legato a<br />

colloqui vo<strong>la</strong>nti che venivano raccolti da<br />

giornalisti e poi metabolizzati più volte; ho<br />

creduto a lungo che il vettore <strong>di</strong> questo epi-


so<strong>di</strong>o fosse Ruth Bene<strong>di</strong>ct, <strong>la</strong> famosa iamatologa<br />

e agente dei Servizi americani, a cui<br />

si deve un best seller de<strong>di</strong>cato al Giappone<br />

imme<strong>di</strong>atamente dopo <strong>la</strong> Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale, ma non credo che sia stata lei.<br />

L’episo<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> un <strong>di</strong>gnitario imperiale<br />

a cui fu affidato, per certe incombenze<br />

quoti<strong>di</strong>ane, niente meno che il Generale<br />

Mac Arthur, e questo <strong>di</strong>gnitario doveva<br />

mostrargli certi musei, certi aspetti del<strong>la</strong><br />

corte, delle collezioni imperiali. Il Generale<br />

Mac Arthur era, come il Prof. Huntington,<br />

molto sicuro <strong>di</strong> che cosa fosse l’Occidente,<br />

e anche molto convinto del<strong>la</strong> superiorità<br />

dell’Occidente, e naturalmente ne par<strong>la</strong>va<br />

con questo <strong>di</strong>gnitario giapponese, il quale<br />

un giorno, probabilmente stanco <strong>di</strong> sentirsi<br />

ripetere che l’Occidente era superiore,<br />

chiese molto compitamente al Generale se<br />

avesse mai pensato che cosa c’era ad Occidente<br />

degli Stati Uniti d’America. Il Generale<br />

restò colpito, perché ad Occidente degli<br />

Stati Uniti evidentemente non poteva esserci<br />

nul<strong>la</strong>, e il <strong>di</strong>gnitario gli rispose con una<br />

banale osservazione <strong>di</strong> carattere geografico:<br />

“Signor Generale, ad Occidente degli Stati<br />

Uniti c’è il Giappone”.<br />

Il che è una considerazione, evidentemente,<br />

che, entro certi limiti, potrebbe essere<br />

interessante anche per noi, per quelle<br />

poche cose che io vi potrò <strong>di</strong>re nei minuti<br />

che mi rimangono, per <strong>la</strong> considerazione<br />

del nostro rapporto <strong>di</strong> noi, che come europei<br />

siamo, per così <strong>di</strong>re ad Occidente e, nello<br />

stesso tempo e soprattutto, a Nord del bacino<br />

me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Se c’è un concetto che è fluido, che è<br />

stato soggetto a mutamenti continui nel corso<br />

dei secoli, e soprattutto nel corso degli<br />

ultimi decenni, è proprio questo concetto <strong>di</strong><br />

Occidente. Io, per esempio, come me<strong>di</strong>evista<br />

(anche se faccio questo mestiere ormai<br />

sempre meno), quando nel mio mestiere,<br />

nelle fonti che riguardano il mio mestiere,<br />

mi incontro con le categorie <strong>di</strong> Oriente ed<br />

Occidente, a parte il puro uso geografico <strong>di</strong><br />

queste categorie (ma come tutti sappiamo,<br />

quando noi pensiamo all’Occidente non<br />

pensiamo mai al puro uso geografico <strong>di</strong><br />

tale categoria), io mi incontro sempre con<br />

l’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica.<br />

Nell’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica, l’Imperatore<br />

Teodosio, nel 380 d.C., constatato che era<br />

impossibile, vista <strong>la</strong> situazione geopolitica<br />

del tempo e visto lo stato delle comunicazioni<br />

del tempo, governare tutto l’Impero da<br />

un solo centro (e questa constatazione del<br />

resto ormai era vecchia quasi <strong>di</strong> 200 anni<br />

nel<strong>la</strong> compagine governativa dell’impero<br />

romano, che infatti aveva approvato più<br />

riforme istituzionali e circoscrizionali al<br />

riguardo), <strong>di</strong>vide decisamente l’impero in<br />

due parti, chiamate proprio così, semplicemente<br />

partes, che saranno istituzionalmente<br />

e circoscrizionalmente governate da due<br />

<strong>di</strong>versi Imperatori, una pars occidentis e<br />

una pars orientis. Da allora in poi in tutte<br />

le fonti, almeno fino a tutto il XV secolo, si<br />

registra un uso ampio dei termini Occidente<br />

ed Oriente, ma sempre limitato all’area<br />

geopolitica culturale dell’Impero, quin<strong>di</strong> si<br />

potrebbe <strong>di</strong>re all’area me<strong>di</strong>terranea, limitata<br />

cioè, per darvi qualche parametro geografico<br />

più o meno preciso, dal Caucaso e dal<br />

Danubio a Nord, dalle Colonne d’Ercole,<br />

cioè lo stretto <strong>di</strong> Gibilterra, a Ovest, dal<br />

Sahara a Sud, e dal<strong>la</strong> linea dell’Eufrate a<br />

Est. Questa era l’area dell’impero romano,<br />

grosso modo. All’interno dell’area dell’impero<br />

romano si usa il concetto <strong>di</strong> Oriente e<br />

<strong>di</strong> Occidente, ricalcato sulle <strong>di</strong>stinzioni territoriali<br />

dell’Impero. Quin<strong>di</strong> i cronisti delle<br />

Crociate per esempio (tanto per richiamarsi<br />

a qualche cosa <strong>di</strong> cui dovremmo par<strong>la</strong>re un<br />

pochino nei prossimi minuti), quando par<strong>la</strong>no<br />

<strong>di</strong> sé stessi come occidentali che vanno<br />

ad oriente, altro non intendono se non quello<br />

<strong>di</strong> appartenenti all’area del<strong>la</strong> vecchia pars<br />

occidentis dell’impero, che si sono spostati<br />

nel<strong>la</strong> pars orientis.<br />

Un cronista del<strong>la</strong> prima Crociata, il quale<br />

proveniva da Orleans e si era trasferito<br />

a San Giovanni d’Acri (cioè nell’attuale<br />

città israeliana <strong>di</strong> Akko), <strong>di</strong>ce testualmente:<br />

“noi che eravamo occidentali siamo <strong>di</strong>ventati<br />

orientali”; se invece che ad Akko si<br />

fosse trasferito, che so io, a Isfahan, non si<br />

sarebbe mai sognato <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Oriente.<br />

Pensando al<strong>la</strong> Persia o pensando ad<strong>di</strong>rittura<br />

al<strong>la</strong> Cina, per quel po’ che nel XII secolo<br />

si poteva sapere (quasi nul<strong>la</strong>) del<strong>la</strong> Cina,<br />

nessun europeo <strong>di</strong> cultura <strong>la</strong>tina ci pensava<br />

come ad un “Oriente”.<br />

Il nostro concetto <strong>di</strong> Oriente e <strong>di</strong> Occidente,<br />

in fondo, nasce attraverso varie<br />

e<strong>la</strong>borazioni e ha forse una data <strong>di</strong> nascita<br />

culturalmente importante, con “Il Divano<br />

occidentale-orientale” <strong>di</strong> Goethe, e ha<br />

un’altra data <strong>di</strong> rie<strong>la</strong>borazione in un quadriennio<br />

fondamentale per <strong>la</strong> nostra storia<br />

contemporanea, il quadriennio dell’imme<strong>di</strong>ato<br />

primo dopo guerra, 1918-22, quando<br />

da un <strong>la</strong>to Oswald Spengler scrive il “Tramonto<br />

dell’Occidente” (e per lui l’Occidente<br />

è fondamentalmente l’Occidente europeo<br />

e Occidente è sinonimo <strong>di</strong> Europa), dall’altro,<br />

esattamente negli stessi anni (<strong>la</strong> data<br />

<strong>di</strong> nascita precisa è il 1919), al<strong>la</strong> Columbia<br />

University si inaugura <strong>la</strong> prima cattedra <strong>di</strong><br />

Western Civilization, <strong>la</strong> prima cattedra nel<br />

mondo. La prima cattedra del mondo <strong>di</strong> Western<br />

Civilization vista dal<strong>la</strong> Columbia University<br />

è fondata su un presupposto esplicito<br />

che si legge nel documento <strong>di</strong> fondazione <strong>di</strong><br />

44<br />

tale cattedra, cioè che l’Occidente è qualche<br />

cosa che si irra<strong>di</strong>a dagli Stati Uniti d’America,<br />

che costituisce <strong>la</strong> sintesi del<strong>la</strong> cultura<br />

libera e liberale degli Stati Uniti, ed è un<br />

Occidente che si contrappone al<strong>la</strong> vecchia<br />

Europa. Quin<strong>di</strong> l’osservazione <strong>di</strong> Donald<br />

Rumsfeld a proposito <strong>di</strong> una vecchia Europa<br />

ormai agonizzante, <strong>di</strong> una nuova Europa<br />

che potrebbe anche nascere su basi nuove,<br />

ha ra<strong>di</strong>ci profonde nel<strong>la</strong> cultura americana,<br />

almeno nel primo ‘900, ma io <strong>di</strong>rei anche<br />

decisamente nell’’800, e questo concetto <strong>di</strong><br />

Occidente si ra<strong>di</strong>ca su una idea <strong>di</strong> estraneità<br />

del<strong>la</strong> cultura occidentale rispetto al mondo<br />

europeo.<br />

Poi è successo quello che è successo.<br />

Quando a Yalta il signor Roosevelt e il Maresciallo<br />

Stalin hanno deciso <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il<br />

mondo in due aree <strong>di</strong> influenza, con una sparizione<br />

obiettiva del concetto d’Europa, e il<br />

mondo si è <strong>di</strong>viso in un mondo libero e in un<br />

mondo socialista, il mondo libero è <strong>di</strong>ventato<br />

sinonimo <strong>di</strong> Occidente. Probabilmente<br />

le nostre <strong>di</strong>fficoltà, al <strong>di</strong> là delle ragioni<br />

politiche, economiche, militari, <strong>di</strong> definire<br />

l’Europa, cui alludeva prima dell’interruzione<br />

il Dott. Caracciolo, <strong>di</strong>pendono anche<br />

da questa nostra <strong>la</strong>cerazione, da questo nostro<br />

<strong>di</strong>sagio, derivante per un verso da una<br />

nostra profonda abitu<strong>di</strong>ne d’origine, anche<br />

sco<strong>la</strong>stica, se vogliamo, culturale, politica<br />

in senso <strong>la</strong>to, anche religiosa, soprattutto<br />

nel mondo cattolico, che ci fa pensare che<br />

l’Occidente per eccellenza sia l’Europa, e<br />

che il nucleo dell’Occidente sia costituito<br />

ancora, quanto meno culturalmente, se non<br />

economicamente o militarmente, dal<strong>la</strong> presenza<br />

europea; mentre per un altro verso ci<br />

troviamo a navigare in una situazione egemonizzata<br />

da forze, anche intellettuali, che<br />

stanno al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> noi.<br />

In che ruolo gioca il nostro rapporto con<br />

il Me<strong>di</strong>terraneo, al riguardo?<br />

“Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea”,<br />

<strong>di</strong>ce un grande interprete del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

Predrag Matvejevic nel libro<br />

“Il Me<strong>di</strong>terraneo e l’Europa” che è stato<br />

tradotto qualche anno fa anche in italiano.<br />

Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea,<br />

significa che, in fondo, nel nostro pensiero<br />

storico, e non solo storico, o<strong>di</strong>erno, noi<br />

stiamo reagendo (badate, soltanto in parte:<br />

queste osservazioni vanno sempre colte evidentemente<br />

nel modo più re<strong>la</strong>tivo possibile)<br />

al<strong>la</strong> visione storica, inaugurata alcuni decenni<br />

or sono, da un grande stu<strong>di</strong>oso e da<br />

un grande stu<strong>di</strong>o, cioè da Fernand Braudel<br />

e dal suo straor<strong>di</strong>nario affresco storico sul<br />

Me<strong>di</strong>terraneo ai tempi <strong>di</strong> Filippo II, che in<br />

realtà poi si irra<strong>di</strong>ava anche sul Me<strong>di</strong>terraneo<br />

tout court.<br />

Infatti Braudel ha finito con l’essere


OSSERVATORIO<br />

uno degli storici per eccellenza in<br />

senso <strong>di</strong>acronico del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

che fondava <strong>la</strong> certezza, almeno storiografica,<br />

che il Me<strong>di</strong>terraneo costituisse<br />

una sorta <strong>di</strong> continente liquido,<br />

un continente liquido rispetto al quale<br />

il mondo romano, e poi il mondo, <strong>di</strong>ciamo<br />

così, “occidentale” sia pur fra<br />

virgolette, aveva guardato come al mare<br />

nostrum, con un concetto <strong>di</strong> notevole,<br />

quin<strong>di</strong>, unitarietà, corroborato, si <strong>di</strong>rebbe,<br />

dal<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione arabo-musulmana,<br />

che chiama il Me<strong>di</strong>terraneo “Mahara-ar-<br />

Rum” cioè il mare <strong>di</strong> Roma, o il mare<br />

dell’impero bizantino, o comunque il<br />

mare dei cristiani che stanno al nord del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo stesso.<br />

Come sapete, questo concetto <strong>di</strong> Rum,<br />

che significa propriamente Roma, ha storicamente<br />

molte valenze, per cui un altro<br />

grande storico del<strong>la</strong> prima metà del ‘900,<br />

un grande storico belga, Henry Pirenne, ha<br />

potuto, per esempio, proporre che il Me<strong>di</strong>o<br />

Evo, questo periodo che in fondo non è<br />

nemmeno caratterizzato da una definizione<br />

(perché, se ci pensiamo bene, il concetto <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>o Evo è una “non definizione”: c’è stata<br />

una grande età nel mondo, nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />

civiltà - che è appunto circumme<strong>di</strong>terranea<br />

- che è stata l’antichità, che noi per brevità<br />

<strong>di</strong> tempo potremmo definire c<strong>la</strong>ssica tout<br />

court, tanto per intenderci; c’è stata un’altra<br />

grande età che è quel<strong>la</strong> che potremmo definire<br />

età moderna, e nel mezzo c’è appunto<br />

una me<strong>di</strong>a tempestas, un tempus me<strong>di</strong>um. E<br />

questa è una “non definizione”, è una cosa<br />

che non si riesce nemmeno a chiamare: si<br />

chiama l’età <strong>di</strong> mezzo quel<strong>la</strong> cosa che poi<br />

non ha importanza. Evidentemente, questa<br />

era <strong>la</strong> visione degli intellettuali dell’umanesimo<br />

e del rinascimento, che quell’età non<br />

avesse importanza; una visione che successivamente<br />

è stata quasi rivoltata), questo<br />

“non tempo”, sia iniziato con l’espansione<br />

arabo-musulmana, <strong>la</strong> repentina espansione<br />

arabo-musulmana che fra VII e VIII secolo<br />

ha rotto l’unità me<strong>di</strong>terranea.<br />

Unità me<strong>di</strong>terranea che, si è poi osservato<br />

in seguito, era stata rotta solo fino ad<br />

un certo punto, perché in realtà il Me<strong>di</strong>terraneo<br />

che contava, e questo già lo sapeva<br />

l’Imperatore Teodosio, era piuttosto a quei<br />

tempi il bacino orientale del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

più ampio, più ricco, caratterizzato da gran<strong>di</strong><br />

porti, caratterizzato dall’elemento più<br />

forte del commercio e del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />

monetaria del tempo, mentre <strong>la</strong> parte occidentale<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo era sempre stata,<br />

re<strong>la</strong>tivamente par<strong>la</strong>ndo, <strong>la</strong> più povera e,<br />

<strong>di</strong>ciamo, egemonizzata dall’altra. Ma anche<br />

questo <strong>di</strong>scorso andrebbe fatto in modo<br />

molto re<strong>la</strong>tivo. Bisogna tenere presente che<br />

<strong>la</strong> parte occidentale del Me<strong>di</strong>terraneo era<br />

caratterizzata dal <strong>la</strong>mbire territori che erano<br />

estremamente importanti, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

dell’estrazione <strong>di</strong> certi metalli: il ferro dell’Elba<br />

e del<strong>la</strong> Sardegna, l’argento, il piombo<br />

del<strong>la</strong> Spagna, lo stagno del<strong>la</strong> Spagna e<br />

poi ad<strong>di</strong>rittura, fuori dal Me<strong>di</strong>terraneo, del<strong>la</strong><br />

Cornovaglia. Senza stagno, come sapete,<br />

non si fa il bronzo, lega <strong>di</strong> rame e <strong>di</strong> stagno,<br />

per cui un intero periodo del<strong>la</strong> preistoria,<br />

l’età del Bronzo, sarebbe stato impensabile<br />

senza il traffico del Me<strong>di</strong>terraneo occidentale.<br />

Ma questo Me<strong>di</strong>terraneo, pensato come<br />

unità (che quin<strong>di</strong> quando questa unità viene<br />

rotta si pensa che ad<strong>di</strong>rittura sia cambiata<br />

un’epoca nel<strong>la</strong> storia), questo Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

d’altra parte, è caratterizzato da una<br />

straor<strong>di</strong>naria varietà <strong>di</strong> culture, <strong>di</strong>ciamo, da<br />

una straor<strong>di</strong>naria variabilità <strong>di</strong> una cultura<br />

<strong>di</strong> fondo, che ha avuto un forte momento<br />

unitario nell’età cosiddetta ellenistica, nel<strong>la</strong><br />

lunga età ellenistica, quin<strong>di</strong> da Alessandro<br />

Magno fino, si sarebbe poi portati a pensare,<br />

al<strong>la</strong> fine dell’impero romano; se non che:<br />

quando è finito l’impero romano? Noi eurooccidentali<br />

siamo abituati a definire <strong>la</strong> fine<br />

dell’impero romano con il V secolo d.C.; in<br />

realtà l’impero romano, se non vogliamo<br />

proprio cedere a certe tendenze, in fondo<br />

storico-giuri<strong>di</strong>co-formali, che lo farebbero<br />

arrivare fino al XV secolo (perché non c’è<br />

dubbio che l’impero cosiddetto “bizantino”,<br />

non è <strong>la</strong> prosecuzione dell’impero romano,<br />

ma è esso stesso l’impero romano), bisogna<br />

quanto meno farlo arrivare all’inizio del<br />

XIII secolo, perché bisogna <strong>di</strong>re che dopo<br />

45<br />

<strong>la</strong> cosiddetta IV Crociata e dopo <strong>la</strong> conquista<br />

da parte dei Crociati, e soprattutto dei<br />

veneziani, <strong>di</strong> Costantinopoli, <strong>la</strong> compagine<br />

imperiale non si è più ricreata.<br />

Però già questo elemento, rispetto ad<br />

una visione vagamente romantico-decadentista<br />

che ci faceva pensare all’agonia<br />

dell’impero <strong>di</strong> Bisanzio come ad una lunga<br />

corruzione (mentre in realtà ancora<br />

l’impero bizantino del XI-XII secolo è<br />

tutt’altro che debole e in fondo è tutt’altro<br />

che corrotto, tutto sommato), ebbene<br />

questa realtà, che ha ra<strong>di</strong>ci profonde,<br />

che ha ra<strong>di</strong>ci ellenistiche, è una realtà<br />

che ha costituito <strong>la</strong> charpente <strong>di</strong> fondo,<br />

<strong>di</strong> unità <strong>di</strong> una certa civiltà, al punto<br />

tale che io ho l’impressione che al <strong>di</strong><br />

là <strong>di</strong> certe <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> carattere religioso<br />

e <strong>di</strong> carattere linguistico, forse<br />

sia perfino, in fondo, <strong>di</strong>fficile par<strong>la</strong>re,<br />

non <strong>di</strong>co <strong>di</strong> scontro <strong>di</strong> civiltà, ma<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> civiltà all’interno<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Voglio <strong>di</strong>re che <strong>la</strong> ra<strong>di</strong>ce ellenistica,<br />

l’impronta del<strong>la</strong> cultura,<br />

non ellenica, attenzione, ma ellenistica,<br />

cioè risultante dall’incontro tra <strong>la</strong> Grecia e<br />

l’Oriente da un <strong>la</strong>to, e il <strong>di</strong><strong>la</strong>gare delle due<br />

gran<strong>di</strong> religioni monoteistiche abramitiche,<br />

l’Is<strong>la</strong>m e il cristianesimo, che sono molto<br />

affini tra loro e che hanno conquistato il<br />

bacino Me<strong>di</strong>terraneo, dall’altro (l’ebraismo<br />

è importantissimo naturalmente, ma è importantissimo<br />

dal punto <strong>di</strong> vista religioso,<br />

filosofico, teologico, culturale, meno importante<br />

da un punto <strong>di</strong> vista politico-demografico,<br />

per evidenti motivi: <strong>la</strong> <strong>di</strong>aspora per<br />

un verso, l’esigua rappresentanza demografica,<br />

<strong>di</strong>ciamo così, del mondo ebraico all’interno<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo per l’altro), fa sì che<br />

l’impressione dell’osservatore moderno e<br />

contemporaneo, che si spogli un po’ <strong>di</strong> certi<br />

pregiu<strong>di</strong>zi seco<strong>la</strong>ri, sia quel<strong>la</strong> che in fondo<br />

si sia davanti ad una so<strong>la</strong> cultura, con molte<br />

e gran<strong>di</strong>, forti variabili (ma tali variabili<br />

sono soprattutto control<strong>la</strong>bili ed evidenti<br />

dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, molto meno<br />

da altri punti <strong>di</strong> vista), e che questa cultura,<br />

in fondo unitaria, anche se profondamente<br />

artico<strong>la</strong>ta e ramificata, abbia costituito <strong>la</strong><br />

sostanza del<strong>la</strong> realtà e del<strong>la</strong> storia me<strong>di</strong>terranea,<br />

<strong>di</strong>rei fin quasi ai nostri giorni.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, evidentemente,<br />

come al solito e come sempre succede<br />

nel<strong>la</strong> storia, qualunque questione si infrange<br />

davanti al<strong>la</strong> grande polemica fra i “continuisti”<br />

e i “non-continuisti”, fra i fautori del<strong>la</strong><br />

continuità e i fautori del<strong>la</strong> rottura. Però io<br />

ho l’impressione che <strong>la</strong> vera rottura nel<strong>la</strong><br />

storia del Me<strong>di</strong>terraneo, rottura re<strong>la</strong>tiva, sia<br />

quel<strong>la</strong> in<strong>di</strong>viduata da Fernand Braudel, il<br />

quale poi <strong>la</strong> minimalizza ad un certo pun-


OSSERVATORIO<br />

to, che è quel<strong>la</strong> del momento in cui con <strong>la</strong><br />

scoperta del Nuovo Mondo il Me<strong>di</strong>terraneo<br />

cessa <strong>di</strong> essere un centro <strong>di</strong> gravità, perché<br />

per il resto le varie rotture, caratterizzate<br />

soprattutto dagli scontri militari, sono, <strong>di</strong>rei,<br />

riassorbite storicamente nel lungo periodo<br />

da una unità <strong>di</strong> fondo i cui connotati<br />

sono economici, tecnologici, scientifici e<br />

culturali.<br />

Ma quando è nato il nostro Occidente<br />

moderno?<br />

Il nostro Occidente moderno nasce senza<br />

dubbio da alcune rivoluzioni che sono<br />

state evidenziate, storicamente par<strong>la</strong>ndo.<br />

A metà del XIII secolo è avvenuto un fatto<br />

epocale: <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia commerciale, che fino<br />

ad allora era a netto favore dell’Oriente, e<br />

questo portava ad una continua emorragia <strong>di</strong><br />

metalli nobili dall’Occidente verso l’Oriente,<br />

e ad un flusso altrettanto continuo <strong>di</strong><br />

merci, le cosiddette spezie, da Oriente a<br />

Occidente, questa bi<strong>la</strong>ncia commerciale si è<br />

rovesciata, grazie ad una crescita esponenziale<br />

in termini economici, in termini produttivi<br />

e anche <strong>di</strong> invenzione tecnologica,<br />

dell’Occidente. Questa crescita si<br />

è connotata imme<strong>di</strong>atamente nel fatto<br />

che gli occidentali hanno cominciato a<br />

coniare moneta d’oro, e questa moneta<br />

d’oro, lo Zecchino <strong>di</strong> Venezia, il Fiorino<br />

<strong>di</strong> Firenze, è <strong>di</strong>ventata, per così <strong>di</strong>re, il<br />

Dol<strong>la</strong>ro del Me<strong>di</strong>terraneo, soppiantando il<br />

Bisante <strong>di</strong> Costantinopoli e tutte le monete<br />

musulmane, che in fondo erano esemplificate<br />

sul Bisante <strong>di</strong> Costantinopoli, che poi è il<br />

vecchio solidus aureus romano.<br />

A quel punto, grande rivoluzione del<strong>la</strong><br />

bi<strong>la</strong>ncia commerciale, che si accompagna<br />

ad una prima grande rivoluzione <strong>di</strong> tipo tecnologico,<br />

eccetera, gli occidentali <strong>di</strong>ventano<br />

i padroni del Me<strong>di</strong>terraneo ed egemonizzano<br />

un Me<strong>di</strong>terraneo che fino ad allora era<br />

stato egemonizzato dal mondo arabo e dal<br />

mondo bizantino. Ma nello stesso tempo gli<br />

occidentali fanno un passo avanti sostanziale<br />

(gli occidentali, nel senso degli europei e<br />

<strong>la</strong>tini, in fondo si dovrebbe <strong>di</strong>re così), fanno<br />

un passo avanti nel<strong>la</strong> loro appropriazione,<br />

anche riappropriazione, del<strong>la</strong> cultura antica,<br />

attraverso, per esempio, <strong>la</strong> riappropriazione<br />

del<strong>la</strong> filosofia aristotelica. Ma tutto questo<br />

avviene per il tramite musulmano, e avviene<br />

in un Oriente che è per così <strong>di</strong>re, tra virgolette,<br />

un “Oriente occidentale”: il Maghreb<br />

e <strong>la</strong> Spagna. È da qui che arrivano non solo<br />

le traduzioni del Corano (<strong>la</strong> prima traduzione<br />

<strong>la</strong>tina del Corano data dal<strong>la</strong> metà del XII<br />

secolo, ed è rimasta una traduzione in circo<strong>la</strong>zione<br />

fino almeno al<strong>la</strong> metà del ‘500, con<br />

poche varianti), ma mentre si traduce il Corano<br />

(c’era un grande centro <strong>di</strong> traduzione<br />

interculturale, cristiano-musulmano-ebrai-<br />

co a Toledo, che ha funzionato per alcune<br />

decine <strong>di</strong> anni), si traducono anche trattati<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina, trattati <strong>di</strong> astronomia, trattati<br />

<strong>di</strong> fisica, <strong>di</strong> chimica, eccetera. Praticamente<br />

<strong>di</strong> lì a poco Leonardo Fibonacci dal Maghreb<br />

ci porta lo “zero”, e a quel punto siamo<br />

a posto. Con <strong>la</strong> scoperta, o meglio con<br />

l’adozione, dello “zero” nel nostro sistema<br />

matematico siamo al<strong>la</strong> fondazione <strong>di</strong> un<br />

grande flusso tecnologico che ci porta dritti<br />

al<strong>la</strong> scienza delle finanze per un verso, e<br />

al<strong>la</strong> rivoluzione informatico-telematica per<br />

un altro, e questa probabilmente è <strong>la</strong> vera<br />

grande fondazione dell’Occidente.<br />

A questo punto ho fatto sparire con un<br />

gioco maldestro, <strong>di</strong> prestigio, secoli <strong>di</strong> guerre<br />

e <strong>di</strong> crociate, ma in realtà si può <strong>di</strong>re questo<br />

per farle ricomparire, e darle quello che,<br />

a mio avviso, è il posto che compete loro<br />

nel<strong>la</strong> Storia. Siamo davanti all’epifenomeno<br />

militare <strong>di</strong> una realtà profonda<br />

<strong>di</strong> tipo economico, <strong>di</strong><br />

tipo sociale,<br />

<strong>di</strong> tipo<br />

<strong>di</strong>plomatico, <strong>di</strong> tipo<br />

militare, che è fondata sul <strong>di</strong>alogo,<br />

sull’incontro e sul<strong>la</strong> complementarità<br />

tra civiltà, e niente affatto sullo scontro<br />

fra civiltà. Certo, non è uno scambio, se volete,<br />

al<strong>la</strong> pari; è evidente che per molti secoli,<br />

<strong>di</strong>rei coscientemente forse fino al XVIII<br />

secolo, anche se ho qualche dubbio, l’Is<strong>la</strong>m<br />

che ci interessa in questo momento, l’Is<strong>la</strong>m<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, che è un elemento forte, un<br />

elemento <strong>di</strong> spicco e <strong>di</strong> rilievo, un vo<strong>la</strong>no<br />

nell’impero ottomano, continuerà a guardare<br />

senza dubbio all’Europa come un Paese<br />

barbaro, come <strong>di</strong>ceva Sir Bernard Lewis in<br />

un suo grande libro, forse quello più noto<br />

ancora oggi, “Europa barbara e feudale”:<br />

appunto, l’Occidente sarà visto dai Paesi<br />

musulmani come un mondo barbaro.<br />

Un mondo barbaro però da cui trarre<br />

una sorta <strong>di</strong> tesoro nascosto, che <strong>di</strong>ventava<br />

progressivamente in<strong>di</strong>spensabile, che era <strong>la</strong><br />

grande tecnologia, <strong>la</strong> tecnologia delle navi a<br />

ve<strong>la</strong>, <strong>la</strong> tecnologia dei cannoni, <strong>la</strong> tecnologia<br />

delle conoscenze cartografiche. I sultani <strong>di</strong><br />

Istanbul hanno cercato progressivamente <strong>di</strong><br />

46<br />

importare nell’impero anche l’altra grande<br />

ricchezza tecnologica nuova dell’Occidente,<br />

che era <strong>la</strong> stampa, ma in questo il peso<br />

dei teologi e il peso dell’Is<strong>la</strong>m tra<strong>di</strong>zionalista<br />

li ha bloccati per molto tempo. Bonneval<br />

Pascià, cioè il marchese <strong>di</strong> Bonneval, amico<br />

del Casanova, che era <strong>di</strong>ventato il deux ex<br />

machina tecnologico e anche <strong>di</strong>plomatico<br />

del<strong>la</strong> Istanbul del ‘700, fino al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

navale, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> d’artiglieria, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

cartografia ci è arrivato, ma quando ha provato<br />

ad impiantare nell’impero una stamperia<br />

allora lì i problemi sono affiorati, e<br />

sono affiorati in modo duro. Un osservatore<br />

occidentale o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong>rebbe che il fondamentalismo<br />

musulmano, per certi aspetti, è<br />

cominciato da quel<strong>la</strong> reazione. Non è vero<br />

naturalmente, perché il <strong>di</strong>scorso, per certi<br />

versi, era molto più lontano, e per certi altri<br />

quello che noi chiamiamo fondamentalismo<br />

musulmano è in realtà un’ideologia molto<br />

moderna, fin troppo moderna e anche fin<br />

troppo occidentale, per paradossale che <strong>la</strong><br />

cosa possa sembrare.<br />

Ecco, arrivati a questo punto si dovrebbe<br />

forse spendere qualche paro<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> grande<br />

gloria cristiana <strong>di</strong> Lepanto, al<strong>la</strong> quale<br />

non partecipò il Re <strong>di</strong> Francia, o meglio non<br />

partecipò <strong>la</strong> Francia, che in quel momento<br />

era, anche istituzionalmente, in una situazione<br />

<strong>di</strong> crisi. Ma <strong>la</strong> Francia certo non fu<br />

contenta del<strong>la</strong> grande vittoria cristiana <strong>di</strong><br />

Lepanto, nonostante <strong>la</strong> Francia non fosse<br />

meno cristiana del<strong>la</strong> Spagna e nemmeno<br />

del<strong>la</strong> Repubblica <strong>di</strong> San Marco. E al<strong>la</strong><br />

stessa <strong>battaglia</strong> non partecipò il Sacro Romano<br />

Imperatore, né un soldo né un soldato<br />

al<strong>la</strong> flotta del<strong>la</strong> Santa Lega, e non partecipò<br />

nemmeno l’Inghilterra.<br />

Del<strong>la</strong> grande vittoria cristiana <strong>di</strong> Lepanto<br />

l’unico a essere veramente contento fu lo<br />

Scià <strong>di</strong> Persia (che però, anche se sciita, era<br />

pur sempre musulmano), perchè con l’occasione<br />

<strong>di</strong> Lepanto rispolverò tutta una vecchia<br />

tra<strong>di</strong>zione, che era già tartaro-persiana,<br />

<strong>di</strong> idea <strong>di</strong> collegarsi con l’Occidente <strong>la</strong>tino<br />

per, in qualche modo, schiacciare l’Is<strong>la</strong>m<br />

me<strong>di</strong>terraneo. Era una vecchia tra<strong>di</strong>zione<br />

geopolitica con padri illustri, ci aveva pensato<br />

ad<strong>di</strong>rittura San Luigi, Luigi IX <strong>di</strong> Francia<br />

in pieno ‘200. Quest’idea <strong>di</strong> collegarsi<br />

con i mongoli <strong>di</strong> Persia, per eliminare quello<br />

che allora era l’Is<strong>la</strong>m, perché i mongoli<br />

non erano ancora musulmani, o perlomeno<br />

non lo erano tutti, l’idea geopolitica <strong>di</strong><br />

questa possibile morsa euro-centro-asiatica<br />

per eliminare <strong>la</strong> potenza is<strong>la</strong>mica me<strong>di</strong>terranea,<br />

rimase e sarebbe rimasta molto a lungo<br />

(anche se successivamente i mongoli si<br />

is<strong>la</strong>mizzarono). Scià Abbas ne par<strong>la</strong>va col<br />

nostro Pietro del<strong>la</strong> Valle negli anni fra il<br />

1611 e il 1614, se ricordo bene. E i piani <strong>di</strong>


OSSERVATORIO<br />

crociata <strong>di</strong> Scià Abbas restano ancora un po’<br />

da stu<strong>di</strong>are, forse, e sono ancora <strong>di</strong>sponibili,<br />

comunque, per gli stu<strong>di</strong>osi moderni.<br />

Tutto questo per <strong>di</strong>re, per arrivare, concludendo,<br />

ai giorni nostri, che <strong>la</strong> realtà delle<br />

cose è <strong>di</strong> un mondo me<strong>di</strong>terraneo estremamente<br />

vario, dove l’Is<strong>la</strong>m maghrebino ha<br />

evidentemente molti punti <strong>di</strong> contatto, ma<br />

anche molti punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità rispetto all’Is<strong>la</strong>m<br />

del vicino Oriente, all’Is<strong>la</strong>m siriano,<br />

giordano, egiziano, e non parliamo <strong>di</strong> quello<br />

dell’Arabia Sau<strong>di</strong>ta o degli Emirati Arabi, e<br />

dove il mondo europeo è evidentemente un<br />

mondo che in questo momento sta scegliendo,<br />

sta cercando <strong>di</strong> scegliere, forse con non<br />

troppa chiarezza, <strong>la</strong> strada da intraprendere<br />

nei confronti del mondo me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Non c’è dubbio che l’al<strong>la</strong>rgamento dell’Europa<br />

dai 15 ai 25 ha in qualche modo<br />

allontanato l’attenzione <strong>di</strong> questa cosa, e<br />

mi rifaccio a quello che <strong>di</strong>ceva Caracciolo,<br />

me ne rifaccio con dolore perché io sono<br />

da molti decenni un europeista convinto,<br />

ma temo che effettivamente quest’oggetto<br />

misterioso che è l’Europa, se noi astraiamo<br />

evidentemente dall’Euro<strong>la</strong>n<strong>di</strong>a, che forse<br />

esiste (o che esiste senza dubbio a livello<br />

monetario, finanziario, bancario), sia ancora<br />

al <strong>di</strong> là da venire dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>plomatico,<br />

politico, militare, eccetera. Certo noi<br />

abbiamo in questo momento una situazione<br />

estremamente fluida nei confronti del<strong>la</strong> nostra<br />

considerazione del Me<strong>di</strong>terraneo, però<br />

stanno succedendo alcune cose, mi rifaccio<br />

per esempio alle due conferenze euro-me<strong>di</strong>terranee<br />

<strong>di</strong> Barcellona, quel<strong>la</strong> del 1995 e poi<br />

quel<strong>la</strong> forse leggermente più conclusiva, entro<br />

certi limiti, almeno in teoria, del 2002,<br />

dove si porta avanti un progetto <strong>di</strong> partenariato,<br />

perlomeno per una zona <strong>di</strong> libero<br />

scambio me<strong>di</strong>terraneo, che dovrebbe completarsi<br />

e armonizzarsi entro il 2010, e che<br />

dovrebbe interessare per il momento almeno<br />

27 Paesi che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

quin<strong>di</strong> forse <strong>la</strong> quasi totalità, più l’Europa<br />

dei 15, al<strong>la</strong>rgata all’Europa dei 25; ma naturalmente<br />

gran parte dell’Europa dei 25 non<br />

è interessata al mondo me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Nel contempo si fanno progetti che<br />

ormai sono abbastanza avviati, per l’organizzazione<br />

<strong>di</strong> una banca interme<strong>di</strong>terranea,<br />

si fanno progetti per incentivare gli investimenti,<br />

soprattutto nei confronti <strong>di</strong> certi Paesi<br />

del mondo me<strong>di</strong>terraneo. Certo, evidentemente,<br />

gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, gli elementi<br />

<strong>di</strong> debolezza sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti, ne<br />

cito soltanto alcuni a caso per non farvi perdere<br />

tempo, dovrei leggere, ma non lo faccio.<br />

Il Prodotto Interno Lordo dei Paesi non<br />

europei rispetto a quelli europei aggettanti<br />

sul Me<strong>di</strong>terraneo, che arriva al 5% rispetto<br />

ai Paesi me<strong>di</strong>terranei dell’Europa; i pochi<br />

investimenti nel sud del Me<strong>di</strong>terraneo, che<br />

sono ancora oggi decisamente insufficienti;<br />

lo squilibrio fortissimo, gran parte dei Paesi<br />

del sud del Me<strong>di</strong>terraneo vive con una me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> 2 euro al giorno per abitante; <strong>la</strong> grande<br />

massa dell’economia dei Paesi extraeuropei<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo è quasi tutta assorbita da<br />

due soli Paesi, che sono Israele e <strong>la</strong> Turchia,<br />

e quin<strong>di</strong> evidentemente questi da soli coprono<br />

il 50% del<strong>la</strong> produzione industriale<br />

dei Paesi me<strong>di</strong>terranei. Evidentemente c’è<br />

un forte squilibrio che incide pesantemente<br />

sulle prospettive <strong>di</strong> uno sviluppo armonico<br />

del mondo me<strong>di</strong>terraneo stesso. In più c’è<br />

un fatto che non so giu<strong>di</strong>care se positivamente<br />

o negativamente, ma certo è un fatto<br />

<strong>di</strong> grande rilievo: <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dei Paesi<br />

del sud del Me<strong>di</strong>terraneo, praticamente<br />

oggi si tratta <strong>di</strong> una popo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> circa<br />

250 milioni <strong>di</strong> persone (alludo ai Paesi me<strong>di</strong>terranei<br />

che non sono inclusi nell’Unione<br />

Europea), e sono 250 milioni <strong>di</strong> persone in<br />

più caratterizzate da un forte elemento <strong>di</strong><br />

giovinezza; sono Paesi giovani, sono Paesi<br />

i cui abitanti sono a grande maggioranza<br />

sotto i 35 anni.<br />

Questi elementi naturalmente rendono<br />

evidentemente <strong>di</strong>fficile o arduo e impegnativo<br />

qualunque progetto a breve scadenza<br />

<strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong> integrazione. Non si tratta<br />

evidentemente <strong>di</strong> un al<strong>la</strong>rgamento dell’Unione<br />

Europea: l’al<strong>la</strong>rgamento del<strong>la</strong> UE<br />

non può pensare <strong>di</strong> non aver limiti, per un<br />

verso, per un altro nessuno ha mai pensato<br />

<strong>di</strong> al<strong>la</strong>rgare l’Unione Europea a tutti i Paesi<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo, anche se <strong>la</strong> proposta<br />

del<strong>la</strong> Turchia (e anche una mezza proposta<br />

avanzata e poi tornata in<strong>di</strong>etro da parte <strong>di</strong><br />

Israele) ha scatenato una corsa all’interno<br />

dei Paesi, per esempio musulmani del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

una corsa al presentare credenziali<br />

europee, che è almeno politicamente molto<br />

interessante.<br />

Concludo con questa osservazione, sul<strong>la</strong><br />

quale per <strong>la</strong> verità io avevo un po’ incentrato<br />

<strong>la</strong> mia prospettiva <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione; avrei<br />

voluto principalmente par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> questo, poi<br />

quando si par<strong>la</strong> <strong>di</strong> storia si viene sempre un<br />

po’ trascinati all’in<strong>di</strong>etro.<br />

In Algeria si va ormai profi<strong>la</strong>ndo con<br />

sempre più forza un movimento (e cito<br />

l’Algeria perché è il caso forse che io conosco<br />

meglio, ma è anche il caso in cui mi<br />

sembra che - almeno nei Paesi del Maghreb<br />

- questo movimento sia più forte, più deciso)<br />

che riguarda le Università, ma riguarda<br />

anche l’opinione pubblica, riguarda anche i<br />

giornali, <strong>la</strong> televisione, riguarda insomma<br />

<strong>la</strong> cultura <strong>di</strong>ffusa e coinvolge (badate, con<br />

non troppo apprezzabili <strong>di</strong>fferenze) sia i citta<strong>di</strong>ni<br />

algerini che possiamo chiamare filooccidentali<br />

(una espressione molto grosso-<br />

47<br />

<strong>la</strong>na), sia i citta<strong>di</strong>ni algerini, e sono molti<br />

come sapete, che hanno simpatie che noi, <strong>di</strong><br />

solito, nel nostro modo corrente <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re,<br />

definiamo fondamentaliste (sono categorie<br />

evidentemente grosso<strong>la</strong>ne, in parte perfino<br />

superate, però possono rendere l’idea).<br />

Comunque, fra algerini dell’una o dell’altra<br />

tendenza è fortissima e comune <strong>la</strong> tendenza<br />

a sottolineare un dato, che viene detto a tutti<br />

gli europei che arrivano in Algeri: l’Algeria<br />

è il secondo Paese francofono del mondo. Si<br />

obietta, beh, il secondo sarà il Québec, e <strong>la</strong><br />

risposta dell’algerino me<strong>di</strong>o è: ma guardate<br />

che noi parliamo francese, i québécois, ormai,<br />

par<strong>la</strong>no un francese molto <strong>di</strong>verso.<br />

L’osservazione dell’Algeria, secondo<br />

Paese francofono del mondo, serve evidentemente<br />

per un verso ad aprire interessanti<br />

spiragli, oggi si <strong>di</strong>rebbe revisionistici, sul<strong>la</strong><br />

storia del<strong>la</strong> colonizzazione e sul<strong>la</strong> storia<br />

del<strong>la</strong> colonizzazione francese dell’Algeria,<br />

e del<strong>la</strong> decolonizzazione dell’Algeria, che,<br />

come sapete, è stata partico<strong>la</strong>rmente dura<br />

e spinosa, ma per altri versi prelude ad<br />

una osservazione che d’altra parte ci viene<br />

anche da altri Paesi extra-me<strong>di</strong>terranei,<br />

per esempio viene fortissima dai Paesi del<br />

cosiddetto Cono Sur dell’America Latina<br />

(quin<strong>di</strong> Argentina, ma anche Cile, e un po’<br />

meno dal Perù, che non appartiene al Cono<br />

Sur): cioè l’europeicità <strong>di</strong> queste culture, <strong>la</strong><br />

pretesa, che io credo storicamente, culturalmente<br />

fondata (lo <strong>di</strong>co perché <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

“pretesa” potrebbe sembrare pesante), <strong>di</strong>, in<br />

qualche modo, partecipare del<strong>la</strong> coscienza<br />

europea, del<strong>la</strong> cultura europea e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

aspirare ad un qualche collegamento con<br />

l’Unione Europea.<br />

Lasciamo perdere l’Argentina e il Cile,<br />

perché questa pretesa, ove fosse ascoltata,<br />

andrebbe contro uno dei documenti forse<br />

fondamentali che spiegano l’età contemporanea,<br />

cioè <strong>la</strong> <strong>di</strong>chiarazione del Presidente<br />

Monroe del 1823, con risultati fantastorici<br />

<strong>di</strong>fficili da immaginarsi oggi. Lasciamo da<br />

parte questo, ma che un Paese musulmano,<br />

con un forte elemento che noi chiamiamo<br />

fondamentalista, aspiri, dopo <strong>la</strong> Turchia<br />

(anche se a livello <strong>di</strong> opinione pubblica, che<br />

i politici per il momento non recepiscono),<br />

ad un rapporto privilegiato con l’Unione Europea,<br />

non <strong>di</strong>ciamo all’ingresso nell’Unione<br />

Europea, <strong>di</strong>ciamo a un rapporto <strong>di</strong> integrazione<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, questo è estremamente<br />

interessante, e credo che questo potrebbe<br />

essere un suggerimento utile, importante,<br />

per i politici <strong>di</strong> Bruxelles e <strong>di</strong> Strasburgo,<br />

nel momento in cui potessero decidere <strong>di</strong><br />

a<strong>di</strong>re sul serio ad una vera politica <strong>di</strong> unione,<br />

che fosse anche dotata <strong>di</strong> caratteri autenticamente<br />

politici, che ancora sono forse al<br />

<strong>di</strong> là da venire.


IL MONDO IN EREDITA’<br />

ALTERNATIVE SOSTENIBILI<br />

E NUOVE CONFLITTUALITA’<br />

<br />

<br />

<br />

PROGETTO GRAFICO: A. Rossetti - STAMPA: Tipografia I.S.M.M. Venezia

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