la battaglia di trafalgar - Marina Militare
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OSSERVATORIO<br />
fosse riuscito in questa manovra,<br />
probabilmente avrebbe avuto<br />
grosse <strong>di</strong>fficoltà a proteggere le<br />
proprie navi, poiché i vascelli e i<br />
cannoni inglesi erano numericamente<br />
inferiori.<br />
Pertanto, in caso <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>,<br />
Nelson aveva in<strong>di</strong>viduato come<br />
con<strong>di</strong>zioni per il successo <strong>la</strong> rottura<br />
del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> avversaria<br />
in almeno due punti, iso<strong>la</strong>ndone<br />
i tronconi, e <strong>la</strong> superiorità locale<br />
del fuoco. In caso <strong>di</strong> blocco navale,<br />
invece, l’unica con<strong>di</strong>zione<br />
per il successo era rappresentata<br />
dal<strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> mantenere un<br />
gran numero <strong>di</strong> vascelli britannici<br />
per lungo tempo davanti al<br />
porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, con<strong>di</strong>zione resa<br />
possibile dall’importante base <strong>di</strong><br />
Gibilterra 13 , che, essendo re<strong>la</strong>tivamente<br />
vicina al<strong>la</strong> Gran Breta-<br />
Fig. 3<br />
Penetrazione del Victory nel<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica<br />
gna, garantiva <strong>la</strong> turnazione ed<br />
il rifornimento delle navi britanniche.<br />
In realtà, poiché Nelson e<br />
Villeneuve erano nemici <strong>di</strong> vecchia<br />
data e Villeneuve in passato<br />
era già riuscito a sfuggire ad una<br />
<strong>battaglia</strong> contro le navi <strong>di</strong> Nelson,<br />
quest’ultimo avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto<br />
per poterlo affrontare in mare;<br />
prova ne è il fatto che, per indurre<br />
l’ammiraglio francese a portare le<br />
sue navi in mare, simulò un blocco<br />
leggero <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, impiegando<br />
so<strong>la</strong>mente fregate.<br />
Il piano <strong>di</strong> Nelson avrebbe<br />
inoltre permesso <strong>di</strong> ridurre significativamente<br />
le comunicazioni<br />
durante <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> e <strong>di</strong> ottenere<br />
un notevole impatto psicologico<br />
negativo sugli equipaggi avversari,<br />
grazie all’effetto sorpresa, al<strong>la</strong><br />
rapi<strong>di</strong>tà e al sincronismo con cui<br />
10<br />
si sarebbe condotta l’azione. Se i<br />
vantaggi erano quin<strong>di</strong> consistenti,<br />
non <strong>di</strong> meno lo erano i fattori <strong>di</strong><br />
rischio, non tanto nel blocco navale<br />
(per il quale erano minimi)<br />
quanto in <strong>battaglia</strong>. Il piano prevedeva<br />
infatti <strong>di</strong> esporre al fuoco<br />
concentrato del nemico le prime<br />
navi delle due colonne d’attacco,<br />
senza possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, per<br />
quasi mezz’ora (Risk Assessment).<br />
Per ridurre al minimo i fattori <strong>di</strong><br />
rischio e rendere il piano effettivamente<br />
vantaggioso per gli inglesi,<br />
in termini <strong>di</strong> risultati ottenibili<br />
a fronte dei possibili danni,<br />
Nelson decise allora <strong>di</strong> svolgere<br />
l’avvicinamento iniziale, fino al<br />
contatto con l’avversario, al<strong>la</strong><br />
massima velocità. Ciò permetteva<br />
<strong>di</strong> minimizzare sia il tempo <strong>di</strong><br />
esposizione <strong>di</strong> ogni nave inglese<br />
al fuoco nemico, sia le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />
navi e uomini (Risk Reduction).<br />
Nel preparare il suo piano <strong>di</strong><br />
<strong>battaglia</strong> e nel Risk Assessment,<br />
Nelson tenne <strong>la</strong>rgamente in conto<br />
le capacità <strong>di</strong> combattimento<br />
del<strong>la</strong> flotta avversaria; infatti egli<br />
basò <strong>la</strong> sua tattica sul principio<br />
del “rischio calco<strong>la</strong>to”, convinto<br />
<strong>di</strong> poter contare sui migliori equipaggi<br />
del tempo e su un’incomparabile<br />
compattezza del corpo<br />
ufficiali, da lui definito “band of<br />
brothers” 14 .<br />
Elemento rilevante fu <strong>la</strong> capacità<br />
degli inglesi <strong>di</strong> sparare da<br />
ogni cannone un colpo al minuto<br />
(quin<strong>di</strong> in 60 secon<strong>di</strong> un vascello<br />
da 100 cannoni riversava sul<br />
bersaglio 50 colpi dal suo fianco<br />
impegnato), mentre francesi<br />
e spagnoli sparavano con tempi<br />
almeno doppi se non tripli. Ciò<br />
compensava in parte le carenze <strong>di</strong><br />
personale che <strong>la</strong>mentavano alcu-<br />
13 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 102. La base <strong>di</strong> Gibilterra fu strappata agli<br />
spagnoli il 4 agosto 1704 da un reparto <strong>di</strong> fanti <strong>di</strong> <strong>Marina</strong>, poi denominati Royal Marines. In questo modo <strong>la</strong> Gran Bretagna, procurandosi un gran numero <strong>di</strong> basi in tutto il mondo,<br />
anticipava l’importantissimo principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> adeguati supporti logistici ovunque, con<strong>di</strong>zione necessaria per mantenere a lungo <strong>la</strong> presenza delle proprie navi anche in aree<br />
molto <strong>di</strong>stanti dal<strong>la</strong> madrepatria. Tale principio si è ulteriormente sviluppato nel corso del<strong>la</strong> storia e oggigiorno si è estremizzato con <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> Sea Basing, contemp<strong>la</strong>ta nel<br />
nuovo CONCETTO STRATEGICO DELLA US NAVY, denominato SEA POWER 21.<br />
14 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 213. Gli ufficiali erano coscienti <strong>di</strong> ciò che voleva<br />
il loro capo e si erano da tempo adeguati al suo favorito ed aggressivo monito: “Nessun comandante sbaglierà se porterà il proprio vascello al fianco <strong>di</strong> un vascello nemico”.<br />
15 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 78. Queste carenze avrebbero rappresentato<br />
una seria limitazione per Nelson, se gli inglesi avessero dovuto armare le batterie <strong>di</strong> ambo i <strong>la</strong>ti dei vascelli. Solitamente un veliero era impegnato in <strong>battaglia</strong> su un solo <strong>la</strong>to, ma<br />
se esso si trovava circondato poteva essere costretto a sparare da ambo le murate e dover trasferire parte dei suoi cannonieri anche sulle batterie del <strong>la</strong>to opposto, poiché il numero<br />
complessivo <strong>di</strong> costoro, già normalmente, non copriva mai le necessità <strong>di</strong> tutte le artiglierie <strong>di</strong> entrambe le fiancate. La riduzione del numero <strong>di</strong> serventi presso ciascun cannone<br />
determinava fatalmente una <strong>di</strong>minuzione del<strong>la</strong> celerità <strong>di</strong> tiro.