Dispensa - Istituto Teologico Marchigiano
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36<br />
rivelare se stesso e gli eterni decreti della sua volontà per altra via, quella<br />
soprannaturale‖ 50 .<br />
Con l‘espressione «credere Deum» si vuole fare riferimento al contenuto della fede,<br />
a ciò che viene creduto, il mistero stesso dell‘amore di Dio. Si sottolinea la dimensione del<br />
mistero come l‘orizzonte su cui si pone l‘esistenza di Dio. Un mistero che non può essere<br />
pienamente analizzato dalla ragione, ma non per questo è meno comprensibile; la fede,<br />
appunto, diventa la forma mediante la quale si conosce il mistero perché si fa forte della<br />
rivelazione di Gesù Cristo. Accogliere il mistero di Dio comporta dare il proprio assenso. È<br />
un termine tecnico nella teologia della fede con il quale si vuole esprimere un impegno<br />
assoluto nell‘accettazione di un contenuto. Per comprendere il valore dell‘assenso è<br />
necessario fare riferimento, ancora una volta, a S. Agostino il quale in un celebre testo<br />
scrive: ―Lo stesso atto del credere non consiste in altro che dare l‘assenso riflettendo.<br />
Pensa, infatti, chiunque crede, e credendo pensa e pensando crede... La fede se non è<br />
pensata è nulla. Se si toglie l‘assenso, si toglie la fede perché senza assenso non si dà<br />
fede‖ 51 . Nell‘epoca moderna, è stato particolarmente J. H. Newman a esplicitare<br />
teologicamente il valore dell‘assenso definendolo come: ―L‘atto con cui si accetta<br />
assolutamente, in modo incondizionato, una proposizione‖ 52 .<br />
Con la formula « credere in Deum », infine, si intende definire il valore dinamico<br />
della fede e la sua dimensione interpersonale. Credere in Dio significa, anzitutto, credere a<br />
una persona; ciò comporta il desiderio di volerla conoscere sempre di più e di entrare in un<br />
rapporto di amore. Credere «in Dio» è in realtà credere «verso Dio», nel senso<br />
dell‘accusativo greco e latino, di movimento. Perché la fede è un movimento verso Dio,<br />
una fede che è esodo da se stessi e immissione in Dio. L‘espressione, pertanto, mostra il<br />
fine stesso della fede: una crescita continua nella fiducia e nell‘abbandono in Dio sapendo<br />
che lui stesso si è impegnato per noi, offrendo suo Figlio.<br />
Credere in Dio è mettere incondizionatamente la propria vita nelle mani dell' Altro,<br />
affidarGli non qualcosa di sé, ma se stessi. Secondo una suggestiva etimologia medioevale<br />
―credere‖ è dare il cuore (―cor-dare‖), offrirsi con la libertà più grande a Colui che invita<br />
dalle profondità del Mistero, perché sia Lui a gestire la nostra vita: credere è uscire da sé<br />
per abbandonarsi in Dio. Fede è in tal senso l'esodo che naufraga volontariamente<br />
nell'avvento, il giorno dell'uomo che accetta di tramontare nella notte che conduce al<br />
giorno di Dio.<br />
―Fede significa stare sull'orlo di un abisso oscuro e udire la Voce che grida: gettati,<br />
ti prenderò fra le mie braccia‖ (S. Kierkegaard): credere è vivere il rischio, gettarsi nel<br />
vuoto nutrendo il sospetto doloroso che, invece di braccia accoglienti, ci siano soltanto<br />
nude rocce ad attenderci, liberamente disposti alla possibilità mortale, pur di mostrare<br />
l'appassionata volontà di obbedire a Colui che ci ha chiamato. ―Tu mi hai sedotto, o<br />
Signore, ed io mi sono lasciato sedurre, mi hai fatto violenza, ed hai vinto‖(Ger 20,7).<br />
Credere non è allora anzitutto accettare qualcosa, ma accettare Qualcuno, rinunciare<br />
ad abitare noi stessi in un geloso possesso, perché l'Altro ci abiti, consegnando a Lui<br />
totalmente la nostra esistenza. «Credere in» si applica solamente a Dio. La chiesa si attiene<br />
scrupolosamente a questo uso; infatti nel credo ci fa dire: «Credo in Dio Padre…, in Gesù<br />
Cristo…, nello Spirito Santo». Credere «nel» Figlio di Dio è qualcosa di diverso e di più<br />
«che» credere che Gesù è il Figlio di Dio. S. Agostino così mette in risalto l‘importanza<br />
dell‘espressione credere in, commentando Gv 6, 29. ―Dice credere in lui, non credere a lui.<br />
Sì, perché se credete in lui, credete anche a lui, non però necessariamente chi crede a lui,<br />
crede anche in lui. I demoni credevano a lui, ma non credevano in lui. Altrettanto si può<br />
50 DS, 3004<br />
51 S. AGOSTINO, De praedestinatione sanctorum, 2: PL 44, 963.<br />
52 J.H. NEWMAN, Grammatica dell’assenso, Jaca Book, Milano 1980, 824.