R. De Lorenzo, L'età napoleonica (1800-1815) - Decennio ...
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L'ETA Á NAPOLEONICA (<strong>1800</strong>-<strong>1815</strong>)<br />
eÁ un esempio la ristampa del Saggio di Vincenzo Cuoco e del Rapporto di Lomonaco ad<br />
opera di Antonino <strong>De</strong> Francesco. Il democratismo post-1799 non appare piuÁ un blocco<br />
quasi monolitico, proiettato su scelte esclusivamente unitarie.<br />
Biografie esemplari, piuÁ articolata conoscenza della fase post-1799, del quadro soprattutto<br />
milanese di delineazione della «sinistra militare» e di quella «politica», consentono<br />
di individuare le modalitaÁ di una battaglia politica che concilia, durante tutta la<br />
fase <strong>napoleonica</strong>, seppure con sofferenza e malessere, l'impegno amministrativo, politico<br />
e militare al servizio dello Stato, con quello pubblico nella stampa e con le forme di<br />
opposizione settaria e cospirativa. Il problema di molti eÁ quello dell'adesione al cesarismo<br />
mantenendo istanze democratiche e ideali di indipendenza nazionale, di essere servitori<br />
e oppositori degli Stati, di accettare la visione del bonapartismo come continuatore<br />
della rivoluzione e garanzia contro i pericoli del tradizionalismo di antico regime e<br />
di mantenere margini di «libertaÁ», praticando forme di consenso non cieche ne acritiche.<br />
Dal dopo Marengo ai comizi di Lione alla proclamazione della Repubblica italiana,<br />
al 1803 con l'affare Ceroni, gli studi della Rao, di <strong>De</strong> Francesco, di Di Rienzo, ci restituiscono<br />
una dinamicitaÁ ideologica e politica che sfata immagini di stasi e «ripiegamento<br />
ideologico» post-1799 indicate da Zaghi.<br />
Ancora una volta la dimensione italiana si misura sul rapporto con cioÁ che accade<br />
contemporaneamente in Francia, ove il movimento democratico era costretto all'opposizione<br />
latomica, pur collaborando alla tirannia <strong>napoleonica</strong>, dopo il sostegno dato nel<br />
<strong>1800</strong> alla presa di potere di Bonaparte, visto come unico garante delle conquiste della<br />
rivoluzione contro il pericolo reazionario all'interno e all'esterno della Francia. Ma la<br />
condizione italiana eÁ diversa, con i patrioti tornati in patria e impegnati nella creazione<br />
di una nuova cultura politica. La Milano della seconda cisalpina eÁ banco di prova e fucina<br />
di idee: unico territorio liberato, vi si recano Francesco Saverio Salfi, Nicola Celentano,<br />
Carlo Lauberg, Vincenzo Cuoco e Francesco Lomonaco, gli esuli settentrionali<br />
rientrati dalla Francia. Le analisi di Anna Maria Rao delle motivazioni della «sinistra<br />
militare» che conta sull'intervento militare del primo console per dare inizio alla guerra<br />
di liberazione (cfr. Da Lodi a Marengo: gli italiani in esilio e Napoleone Bonaparte, in<br />
L'Europa scopre Napoleone 1793-1804, cit., pp. 709-764 e Les exileÂs italiens et Brumaire,<br />
«Annales historiques de la ReÂvolution francËaise», 1999, n. 4, pp. 713-725) e la ricostruzione<br />
prosopografica di alcuni personaggi dal Triennio alla Restaurazione e al 1820-21,<br />
danno sia un senso al dibattito ideologico e al suo maturarsi in quell'ambiente, sia si<br />
proiettano sulla non secondaria giaÁ citata problematica della periodizzazione e del classico<br />
rapporto continuitaÁ-rottura.<br />
La continuitaÁ infatti non eÁ solo problema di permanenza di istituzioni, ma ha una<br />
valenza nel mondo democratico, francese (dalla sinistra repubblicana del periodo rivoluzionario<br />
al movimento democratico ottocentesco, ad esempio nella biografia politica<br />
di Marc-Antoine Jullien de Paris, tratteggiata da Eugenio Di Rienzo) e italiano, capace<br />
di trasformarsi e ridare tono alla propria domanda politica. Una fase <strong>napoleonica</strong> all'insegna<br />
del tempo della politica e di esigenze costituzionali, conseguente alla fine del<br />
Triennio, non puoÁ concepirsi senza il recupero di opzioni ideologiche e di uomini dagli<br />
anni Novanta del Settecento fino a tutto il primo ventennio dell'Ottocento, e oltre. Non<br />
appare inopportuno sollecitare in questa direzione ulteriori indagini biografiche che, nel<br />
caso di Cuoco, Foscolo e molti altri, hanno giaÁ consentito di liberare l'analisi da strumentali<br />
appropriazioni nazionalistiche o liberali.<br />
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