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TESI DES HAYES - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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<strong>di</strong>sinvoltura in quei delicati circuiti delle corti e dei rapporti internazionali. Alla base <strong>di</strong> queste<br />

relazioni vi erano regole e procedure formali ferree e precise che dovevano essere rispettate. Per<br />

questo ai giovani rampolli dell’aristocrazia era necessario apprendere un preciso stile <strong>di</strong> vita<br />

cortigiano, regole <strong>di</strong> cortesia e <strong>di</strong> etichetta, oltreché conoscere le lingue straniere e viaggiare <strong>di</strong><br />

frequente per avere <strong>di</strong>mestichezza con <strong>di</strong>verse corti.<br />

Le fonti rivelano due delicate missioni affidate da Carlo Emanuele 59 al conte Des Hayes e<br />

risalenti all’estate del ‘65. Fu incaricato <strong>di</strong> rendere gli onori regi a due principesse <strong>di</strong> passaggio nei<br />

territori sabau<strong>di</strong>: Luigia Maria <strong>di</strong> Parma, che si recava in Spagna per il matrimonio con Carlo,<br />

principe delle Asturie e futuro re <strong>di</strong> Spagna, e l’infanta spagnola Luigia in viaggio verso Innsbruck<br />

per le nozze con l’arciduca Leopoldo d’Austria 60 . “Nous vous avons choisi pour cette commission –<br />

si legge nella prima delle due “Instruction du Roi” del 23 giugno del ‘65 – dans la persuasion où<br />

nous sommes que vous en acquitterez d’une maniere propre à remplir notre attente” 61 . Des Hayes<br />

aveva il compito <strong>di</strong> accogliere le due principesse a Tortona e Voghera e scortarle sino a che non<br />

avessero lasciato il territorio sabaudo 62 .<br />

Per ricoprire un incarico <strong>di</strong>plomatico certamente egli doveva essere dotato <strong>di</strong> quei requisiti<br />

richiesti a un “buon ambasciatore” e costituenti la politesse, dunque la capacità oratoria, l’affabilità,<br />

la cortesia, la <strong>di</strong>screzione e la prudenza. Purtroppo, come si è detto, le ricerche condotte non hanno<br />

consentito <strong>di</strong> ricostruire il suo percorso <strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong> formazione, dunque non sappiamo se,<br />

come tutti i giovani aristocratici sabau<strong>di</strong>, egli avesse frequentato il collegio San Carlo <strong>di</strong> Modena,<br />

quello <strong>di</strong> Chambéry o ancora la Reale Accademia <strong>di</strong> Torino. Non sappiamo neppure se avesse fatto<br />

il Grand Tour per perfezionarsi nelle varie corti europee. Nella Storia <strong>di</strong> Sardegna del Manno, però,<br />

59<br />

Sulla politica <strong>di</strong> Carlo Emanuele III si rimanda a G. Quazza, Le riforme in Piemonte nella prima metà del Settecento,<br />

vol. II, Società tipografica e<strong>di</strong>trice modenese, Modena 1957; G. Ricuperati, Lo Stato sabaudo nel Settecento: dal trionfo<br />

delle burocrazie alla crisi d’antico regime, Utet, Torino 2001; G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna I: 1700-1815.<br />

Le origini del Risorgimento, Milano 1961; L. Guerci, Le molte Italie delle riforme, in AA.VV, La Storia, vol. IX, Il<br />

Settecento: l’Età dei Lumi, Torino 2004. I limiti che Quazza in<strong>di</strong>vidua nelle riforme che interessarono il Piemonte negli<br />

anni <strong>di</strong> V. Amedeo II e <strong>di</strong> C. Emanuele III non furono tali da impe<strong>di</strong>re il rior<strong>di</strong>namento <strong>degli</strong> organi centrali e periferici:<br />

a confronto con gli altri assolutismi italiani ed europei lo Stato sabaudo non sfigurò, avendo anche lui intrapreso la<br />

strada “verso la modernità” (G. Quazza, Le riforme in Piemonte, cit., p. 457). Per Candeloro, invece, l’assolutismo<br />

sabaudo del ‘700 mancò <strong>di</strong> una vera e propria politica riformatrice, mentre Guerci evidenzia le tendenze alla<br />

conservazione piuttosto che all’innovazione. Nel parlare dello “stato «ben amministrato» <strong>di</strong> Carlo Emanuele III”,<br />

invece, Ricuperati considera il 1742, anno in cui Bogino <strong>di</strong>ventò segretario della guerra, il momento <strong>di</strong> spartiacque tra<br />

una fase <strong>di</strong> immobilismo e una <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>namicità (G. Ricuperati, Lo Stato sabaudo nel Settecento, cit.,<br />

Introduzione, p. VII).<br />

60<br />

AST, Materie politiche per rapporto all'interno, Cerimoniale, Parma, mazzo 1, fascicolo 6, inventariato, Istruzioni <strong>di</strong><br />

Sua Maestà al conte Des Hayes, 23 giugno 1765.<br />

61<br />

Ivi, “Istruzioni <strong>di</strong> S. M. al Conte Des Hayes incaricato <strong>di</strong> portarsi a complimentare la Principessa Luigia Maria <strong>di</strong><br />

Parma all’occasione del suo passaggio per questi Stati per rendersi da Parma in Spagna, dove dovea sposare il<br />

Principe delle Asturie; E per complimentare la Infante Luigia <strong>di</strong> Spagna destinata Sposa all’Arciduca Leopoldo<br />

d’Austria, la quale dovea anche passare nello stesso tempo per questi Stati recandosi da Genova a Inspruch, colla<br />

Relazione in<strong>di</strong> fatta dal Conte sud.to”, 23 giugno 1765.<br />

62<br />

Ivi, Relation donné par le Comte Des Hayes, dea a commission lorsq’il alla a’ la rencontre dell’Infant Duc de<br />

Parme, et la Princesse da fille jusqu’a’ Castel D. Gioanni, 25 marzo 1766.<br />

13

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