TESI DES HAYES - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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Indebitamento nobiliare<br />
All’interno del quadro appena descritto, tuttavia, va anche detto che tanto gli anoblis quanto<br />
gli esponenti <strong>di</strong> più antichi e insigni casati dell’isola descrivevano vergognose parabole <strong>di</strong>scendenti.<br />
Trascinata ai suoi vari livelli da una medesima mania <strong>di</strong>lapidatrice, da tempo l’aristocrazia sarda si<br />
trovava invischiata in uno scandaloso sistema <strong>di</strong> indebitamento. Lo stato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza dovuto<br />
all’erosione <strong>di</strong> interi patrimoni un tempo soli<strong>di</strong> e invi<strong>di</strong>abili era un dato comune a tutta la nobiltà<br />
isolana, <strong>di</strong> nuova e <strong>di</strong> vecchia data, feudale e non. Per quanto un potente fattore <strong>di</strong> indebolimento<br />
economico fosse dato dall’adesione alla ‘cultura dell’apparenza’ così ben ra<strong>di</strong>cata nel ceto<br />
aristocratico europeo, non si trattò solo <strong>di</strong> questo.<br />
La con<strong>di</strong>zione nobiliare comportava ovviamente una serie <strong>di</strong> “spese <strong>di</strong> prestigio dettate dalla<br />
necessità <strong>di</strong> conservare e mettere in evidenza il proprio rango sociale”: da ciò gli sforzi per esibire<br />
abiti sontuosi e gioielli preziosi, o per vivere in sfarzose abitazioni degne <strong>di</strong> un nobile 191 . Come ha<br />
scritto Kiernan, “l’essenza della nobiltà è il potere”, e il potere, sappiamo, procede <strong>di</strong> pari passo con<br />
la ricchezza 192 . È anche vero che ancora per tutto il secolo la ricchezza derivava dalla proprietà<br />
fon<strong>di</strong>aria 193 . Per questo non era <strong>di</strong>fficile incontrare nuovi nobili affaccendati a mascherare la loro<br />
origine mercantile, così poco prestigiosa, per ‘mimetizzarsi’ nell’aristocrazia terriera e legare il<br />
proprio nome al possesso della terra.<br />
Dunque furono l’accumulo <strong>di</strong> titoli per compiere la scalata ai vertici della nobiltà, e gli<br />
sforzi per <strong>di</strong>fendere <strong>di</strong>gnitosamente il nuovo status all’interno <strong>di</strong> uno spazio sociale sempre più<br />
competitivo, a <strong>di</strong>ssanguare lentamente i nuovi nobili 194 . Quest’immagine della nobiltà impoverita,<br />
incapace <strong>di</strong> conservare il proprio rango all’interno dello Stato, nel corso del XVIII secolo fu il<br />
leitmotiv <strong>di</strong> tutta l’Europa 195 . “Deux choses sont pernicieuses dans l’aristocratie – scriveva<br />
Montesquieu ne L’Esprit del lois (1748) – la pouvreté extrême des nobles, et leurs richesses<br />
exorbitantes” 196 .<br />
Ma nel caso dei feudatari <strong>di</strong> più antichi casati, la scarsità <strong>di</strong> contanti ha <strong>di</strong>etro delle ragioni<br />
più complesse. Alla naturale esigenza <strong>di</strong> ostentare titoli e prestigio, infatti, ormai da decenni si<br />
erano intrecciate lunghe e <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose liti patrimoniali ed ere<strong>di</strong>tarie: apertesi spesso all’inizio del<br />
191<br />
D. Roche, Il linguaggio della moda. Alle origini dell’industria dell’abbigliamento, Einau<strong>di</strong>, Torino 1991, p. 183.<br />
Ve<strong>di</strong> anche C.M. Cipolla, Storia economica dell’Europa preindustriale, Il Mulino, Bologna 1974, p. 56.<br />
192<br />
V.G. Kiernan, Il duello. Onore e aristocrazia nella storia europea, Marsilio, Venezia 1991, p. 65.<br />
193<br />
Uno sguardo alla geografia feudale <strong>di</strong> fine Settecento rivela l’elevato livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della proprietà feudale<br />
nelle <strong>di</strong>verse aree dell’Europa me<strong>di</strong>terranea: in Galizia per esempio il 92% del territorio era in mano ai feudatari; in<br />
Aragona la percentuale era <strong>di</strong> poco inferiore; in tutta la Spagna il numero dei Grandes si era triplicato dal Seicento; i 2/3<br />
della popolazione napoletana erano sotto la giuris<strong>di</strong>zione feudale; in Sicilia ancora sino al 1800 la maggior parte del<br />
territorio coltivabile era controllato da ecclesiastici e aristocratici (ve<strong>di</strong> A. Musi, Il feudalesimo nell’Europa moderna,<br />
cit., pp. 231-259).<br />
194<br />
M. Lepori, Dalla Spagna ai Savoia, cit., p. 44.<br />
195<br />
P. Serna, Il nobile, cit., p. 4 e sgg.<br />
196<br />
C. de Secondat de Montesquieu, L’Esprit des Lois, cit. in J. Meyer, Un problème mal posé: la noblesse pauvre.<br />
L’exemple breton au XVII siècle, in «Revue d’Histoire moderne et contemporaine», 1971, tomo XVIII, p. 161.<br />
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