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TESI DES HAYES - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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L’aristocrazia feudale, servizio a corte e nell’esercito<br />

Proprio come nel resto d’Europa, anche nell’isola lo status nobiliare non smise mai <strong>di</strong><br />

esercitare un grande fascino. Per tutto il Settecento continuò quella corsa all’anoblissement che,<br />

partita con l’inflazione dei titoli nobiliari avviata un secolo prima, durante la politica del conte duca<br />

d’Olivares 123 , avrebbe trovato il suo apice negli anni della guerra <strong>di</strong> Successione spagnola e non si<br />

sarebbe fermata nei primi decenni <strong>di</strong> dominio sabaudo. Passepartout per una con<strong>di</strong>zione<br />

privilegiata ricca <strong>di</strong> prerogative, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti ed esenzioni, l’appartenenza alla classe nobiliare<br />

calamitava le ambizioni <strong>di</strong> ascesa sociale <strong>di</strong> ceti plebei urbani e rurali, <strong>di</strong> principales e notai <strong>di</strong><br />

villaggio, avvocati e mercanti delle città. Anche Carlo Emanuele III non si sottrasse alle richieste <strong>di</strong><br />

titoli <strong>di</strong> nobiltà e <strong>di</strong> cavalierato 124 .<br />

Il 1755 rappresentò un momento <strong>di</strong> rottura e <strong>di</strong> adesione a un nuovo modello <strong>di</strong><br />

nobilitazioni, <strong>di</strong> cui l’esempio più concreto veniva dalla vicina Francia, dove si stava formando<br />

quella che Labatut ha definito la “nobiltà dei talenti” 125 . Con i nuovi Regolamenti del 12 aprile<br />

1755, il sovrano ufficializzò e adottò nell’isola un “sistema meritocratico” che con<strong>di</strong>zionava<br />

l’accesso ai privilegi e titoli nobiliari al talento, allo zelo, all’impegno pro<strong>di</strong>gato dei richiedenti in<br />

opere volte alla felicitas populi 126 . Questa nuova tendenza a porre fine alle concessioni<br />

in<strong>di</strong>scriminate non si spense neppure sotto Vittorio Amedeo III 127 e si rifletté concretamente sulla<br />

struttura e sui contenuti dei <strong>di</strong>plomi, che, rispetto a quelli spagnoli, contenevano in<strong>di</strong>cazioni precise<br />

sui motivi della grazia sovrana, sui servizi resi allo Stato in circostanze speciali, o sulle<br />

benemerenze acquisite in campo economico e scientifico.<br />

123<br />

Cfr. B. Anatra, L’età <strong>degli</strong> Spagnoli, in M. Brigaglia (a cura <strong>di</strong>), La Sardegna, <strong>Cagliari</strong> 1984. La concessione <strong>di</strong> titoli<br />

nobilitanti produsse delle amare conseguenze sin dalla seconda metà del XVI secolo: la crescente espansione della<br />

piccola nobiltà aveva infatti alterato la conformazione dello stamento militare. Il culmine <strong>di</strong> questa vicenda si ebbe in<br />

occasione della crisi del parlamento Camarassa (1666-‘68). Sulla scia della politica del conte duca d’Olivares nella<br />

monarchia spagnola, la concessione dei <strong>di</strong>plomi nobilitanti proseguì per tutto il Seicento, e poi ancora nel Settecento, in<br />

particolare durante la breve parentesi austriaca e la riconquista spagnola.<br />

124<br />

La ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> questi titoli agli occhi della monarchia costituiva una valida alternativa all’aumento del donativo, con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> rimpinguare il fisco. Tra il 1723 e il 1756 furono spe<strong>di</strong>te ben 168 patenti <strong>di</strong> cavalierato o <strong>di</strong> nobiltà (M.<br />

Lepori, L’aristocrazia sarda del Settecento, cit., p. 304; F. Loddo Canepa, Le prove nobiliari nel regno <strong>di</strong> Sardegna, in<br />

F. Loddo Canepa, Cavalierato e nobiltà in Sardegna. Le prove nobiliari nel Regno <strong>di</strong> Sardegna, Arnaldo Forni E<strong>di</strong>tore,<br />

1931, p. 4 e sgg.).<br />

125<br />

J. P. Labatut, Le nobiltà europee, cit., p. 57. In particolare in Francia, fu a partire dal 1760 che oltre ai me<strong>di</strong>ci e ai<br />

collaboratori regi (e avvocati, artisti, dotti, operatori economici) del Terzo Stato, furono nobilitati anche me<strong>di</strong>ci che non<br />

avevano avuto alcun rapporto col sovrano, e persino i gran<strong>di</strong> commercianti (i mercanti nobilitati furono però<br />

pochissimi). Evidentemente, in un momento <strong>di</strong> crisi economica dovuto agli sforzi bellici nella Guerra dei Sette Anni, si<br />

rendeva necessario favorire lo sviluppo commerciale sollecitando l’impegno in tal senso.<br />

126<br />

AST, Paesi, Sardegna, Politico, cat. 3-4, mazzo 1, non inventariato, Regolamenti <strong>di</strong> S.M. per il Regno <strong>di</strong> Sardegna<br />

in data de’ 12 aprile 1755, par. 52. Per una più facile consultazione del documento si rimanda a F. Loddo Canepa, Due<br />

complessi normativi regi ine<strong>di</strong>ti sul governo della Sardegna (1686 e 1775), in «Annali della Facoltà <strong>di</strong> Lettere e<br />

Filosofia e <strong>di</strong> Magistero dell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Cagliari</strong>», XXI, 1953, parte I, pp. 312-363.<br />

127<br />

Dal 1776 in poi, infatti, il titolo <strong>di</strong> cavaliere fu concesso solo a coloro che furono in grado <strong>di</strong> impegnare da 600 a<br />

1000 scu<strong>di</strong> nella riparazione <strong>di</strong> ponti e strade (cfr. G. Ricuperati, Il riformismo sabaudo settecentesco e la Sardegna, in<br />

«Stu<strong>di</strong> storici», 1986, p. 91).<br />

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