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Mie care nipoti ... - Cambiailmondo

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situazione non certo normale, procedette tuttavia in modo abbastanza tranquillo per<br />

quasi tutto il mese di novembre.<br />

Anche perché la casa dello zio si trovava verso l’interno rispetto alla statale per Ortona,<br />

ad alcuni chilometri da essa, lontana quindi dal traffico di truppe e mezzi militari che<br />

vi si svolgeva; e forse fu anche per questo che non avemmo visite dei tedeschi, come<br />

accadde invece ad altri, che ci avrebbero obbligato ad andare verso il nord, meta di<br />

tantissime famiglie di orsognesi: prima a Chieti, ospiti non molto graditi, e poi appunto<br />

verso zone del nord, soprattutto l’Emilia.<br />

I problemi cominciarono a sorgere verso la fine del mese e gli inizi di dicembre. E la<br />

ragione era semplice.<br />

Chi scorra oggi le pagine dei libri di storia che raccontano dei violenti combattimenti<br />

che insanguinarono le nostre contrade durante la battaglia del Sangro e del Moro,<br />

mietendo tantissime vittime civili e militari e provocando distruzioni inaudite, sa infatti<br />

che proprio tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre del ‘43 iniziò l’offensiva<br />

degli alleati contro i tedeschi.<br />

Ma tale offensiva non fu né facile né di breve durata perché la zona interessata<br />

presentava caratteristiche tali da rendere particolarmente difficoltosa l’avanzata degli<br />

attaccanti, mentre offriva vantaggi assai consistenti ai tedeschi che, non a caso, dopo il<br />

ritiro dal Sangro riuscirono a bloc<strong>care</strong> l’avanzata sul Moro perdendo solo Ortona dopo<br />

sanguinosi combattimenti e a resistere a Orsogna fino al giugno successivo.<br />

Churchill, nel suo libro La seconda guerra mondiale, così descrive la posizione tenuta<br />

dai tedeschi sul fronte del Sangro e del Moro: “Le particolarità fisiche di quella regione,<br />

le sue montagne impervie e i suoi torrenti impetuosi rendevano questa posizione, che<br />

aveva una profondità di parecchi chilometri, straordinariamente forte”.<br />

Con una situazione di tal genere, non è difficile immaginare quale fu la scelta degli<br />

alleati per aprire la strada all’avanzata di terra: la intensificazione dell’intervento aereo<br />

e dell’artiglieria pesante sulle zone controllate dai tedeschi, con rischi naturalmente<br />

sempre maggiori per i civili che, come noi, non si erano allontanati dai paesi obbligati<br />

allo sfollamento e ora al centro della battaglia.<br />

Così, mano a mano che passavano i giorni, sempre più vicino e incombente si faceva il<br />

rumore sordo dei cacciabombardieri che si dirigevano verso i paesi vicini, soprattutto<br />

verso Orsogna e Ortona, con il loro enorme carico di bombe, mentre sempre più<br />

percepibile e frequente si faceva il sibilo dei proiettili di cannone sparati dalle artiglierie<br />

alleate sulle linee nemiche e che cadevano non molto distanti dalla zona dove ci eravamo<br />

rifugiati.<br />

Era il fronte che ormai ci minacciava da vicino.<br />

La nostra condizione si faceva dunque sempre più precaria; così un bel giorno, ai primi<br />

di dicembre, dovemmo lasciare anche la casa dello zio e cer<strong>care</strong> un rifugio più adatto<br />

alla nuova drammatica situazione che era in procinto di travolgerci.<br />

Per nostra fortuna, non lontano dalla campagna di mio zio, scavata a una certa altezza<br />

del costone, non molto elevato, che fiancheggia sulla sinistra l’Arielli, un torrentello<br />

insignificante ma che fu al centro di aspri scontri durante l’attacco degli anglo-americani<br />

su Ortona e su Orsogna, si trovava una grotta che divenne la nostra nuova casa fino<br />

al 24 di dicembre, quando potemmo consegnarci nelle mani degli alleati, che in quel<br />

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