Mie care nipoti ... - Cambiailmondo
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per il resto della sua vita; e così i suoi figli, in una vicenda sempre immutabile come<br />
le stagioni (almeno quelle di una volta, oggi anche il variare delle stagioni sembra<br />
impazzito!).<br />
Anche i mestieri erano ereditari: studiare, ad esempio, era un privilegio di cui potevano<br />
godere solo i figli dei professionisti e comunque di gente agiata se non proprio ricca, che<br />
si trasmettevano il mestiere di medico, avvocato, ecc., di padre in figlio, anche quando<br />
i figli erano teste di rapa (come si dice da noi).<br />
Qualche volta accadeva anche che, con molti sacrifici, figli di impiegati comunali o di<br />
artigiani e contadini con una discreta quantità di terra riuscissero anche loro a diventare<br />
geometri, maestri elementari, periti agrari; o addirittura a laurearsi, ma si trattava solo<br />
di casi sporadici che non rientravano nelle regole dell’epoca.<br />
Il grosso della popolazione invece passava la sua vita, anche con rassegnazione,<br />
nell’analfabetismo e nell’ignoranza, anzi venivano indicati a dito i ragazzi che, a quei<br />
tempi, erano riusciti ad arrivare alla quinta elementare: il popolino li considerava<br />
persone quasi istruite!<br />
Il dopoguerra nacque dunque con segni diversi; e aprì le porte a un diverso futuro anche<br />
per i più svantaggiati.<br />
Si potevano cogliere questi segni anche nelle piccole cose, come ad esempio il rapporto<br />
tra le persone che non era più quello reverenziale del cafone nei confronti di uomini e<br />
ceti che ieri comandavano, si poteva parlare liberamente e il bisogno spingeva tutti a far<br />
valere le proprie ragioni senza molti timori.<br />
La guerra stessa contribuì a questo cambiamento. E non solo per il passaggio sulle<br />
nostre terre, con le truppe alleate, di uomini che avevano un’altra idea della vita e delle<br />
relazioni tra gli uomini e provenivano dall’esperienza della democrazia che, a memoria<br />
d’uomo, nessuno da noi aveva mai conosciuta.<br />
Per noi ragazzi la guerra, anche in ragione dei disagi e dei pericoli che ci aveva rovesciato<br />
addosso, fu anzi una grande scuola di formazione: eravamo arrivati alla guerra che<br />
eravamo bambini e ne uscivamo appunto ragazzi, con un carico di esperienze che ci<br />
diede più forza, carattere e determinazione e certamente anche qualche ambizione in<br />
più dei nostri genitori che doveva poi fruttifi<strong>care</strong> negli anni successivi.<br />
Il ritorno alla libertà, la conquista di istituzioni democratiche con la cacciata dei Savoia<br />
e la proclamazione della Repubblica e poi l’approvazione della nuova Costituzione<br />
costituirono l’intelaiatura necessaria, frutto dell’unità e della grande lungimiranza delle<br />
forze antifasciste, che consentì a quei segni di rinnovamento di mettere radici e di dare<br />
nuovo slancio e nuove prospettive ai singoli e a tutta la collettività.<br />
Il consolidarsi dei partiti di massa, negli anni immediatamente successivi alla guerra,<br />
in ogni angolo del paese, fu l’altro pilastro attorno a cui si costruì, oltre a un futuro<br />
di libertà e di democrazia per l’Italia, anche la possibilità di un avanzamento sociale<br />
individuale, a prescindere dalle origini e appartenenze sociali: non erano più i tempi<br />
in cui sindaco, assessore, consigliere comunale di un comune, consiglieri provinciali o<br />
addirittura parlamentari erano sempre e solo espressione di ceti agiati.<br />
L’intelligenza cominciò a valere di più, soprattutto quando -già appena dopo la guerra-<br />
anche la possibilità di accedere agli studi, sia pure in modo molto ridotto e in forme<br />
anche singolari, non fu più solo un privilegio di alcuni.<br />
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