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Mie care nipoti ... - Cambiailmondo

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Insomma, sia pure confusamente, cominciavo ad avvertire, come una esigenza morale<br />

prima che politica, la necessità di combattere queste disuguaglianze e ingiustizie e<br />

lottare per una società fondata su nuovi valori di uguaglianza e di libertà per tutti e non<br />

solo per pochi; e man mano che si allargava la mia conoscenza, anche attraverso nuove<br />

letture, delle idee di fondo che muovevano i comunisti e del ruolo che essi stavano<br />

giocando nella vita del Paese e del mondo, a partire dalla rivoluzione russa dell’ottobre<br />

1917, mi convincevo sempre di più che l’unica forza in grado di cambiare in maniera<br />

radicale e definitiva questo stato di cose era appunto quella comunista.<br />

La verità è che il ruolo e l’influenza dei comunisti nella vita dell’Italia andavano, in<br />

quegli anni, crescendo sempre di più; e sempre di più essi diventavano il punto di<br />

riferimento, oltre che delle masse operaie e lavoratrici, anche delle forze più vive e<br />

innovative della cultura italiana: stavano diventando insomma, sia sul piano politico e<br />

culturale che delle grandi battaglie civili e sociali che segnarono la storia dei primi anni<br />

‘50 in particolare nel Mezzogiorno, i protagonisti principali e più determinati di quel<br />

vasto movimento che si batteva per trasformare e rendere più moderna e giusta l’Italia.<br />

La stessa storia elettorale di quegli anni, che vede il sorpasso, divenuto poi stabile e<br />

definitivo, dei comunisti rispetto ai socialisti, ne è la testimonianza.<br />

All’indomani della liberazione, nelle prime elezioni del dopoguerra, il Partito socialista<br />

riscuoteva ancora un consenso elettorale assai più elevato di quello che andava ai<br />

comunisti, ma già con le elezioni del ’48 il rapporto di forza tra i due partiti della<br />

sinistra, alleati tra di loro attraverso il patto di unità d’azione, era mutato a vantaggio<br />

dei comunisti; e ciò fu solo l’inizio di un processo che doveva portare il PCI a diventare<br />

di gran lunga il più forte partito della sinistra italiana e anche il più forte dei partiti<br />

comunisti dell’Occidente.<br />

Tutto questo non avvenne naturalmente per caso, ma fu il frutto sia del ruolo svolto<br />

dai comunisti nella lotta contro il fascismo e durante la Resistenza sia, all’indomani<br />

della liberazione, della grande coerenza, ma anche realismo, che contraddistinse il loro<br />

impegno nella battaglia per la conquista della Repubblica e della Costituzione e per la<br />

costruzione di uno Stato fondato sulla democrazia e sulla partecipazione.<br />

Questo ruolo dei comunisti fu possibile grazie alla riflessione di Antonio Gramsci negli<br />

anni del carcere e, poi, per le scelte compiute, anche (e forse soprattutto) grazie a questa<br />

riflessione, da Palmiro Togliatti, dopo il suo rientro in Italia, a partire da quella che fu<br />

chiamata la svolta di Salerno.<br />

Togliatti, sta qui forse il suo merito più grande, fece del PCI un partito profondamente<br />

nazionale, anche se legato nello stesso tempo all’URSS e al movimento comunista<br />

internazionale; e ne fondò la peculiare funzione nella vita dell’Italia moderna puntando<br />

essenzialmente sulla prospettiva della costruzione di una democrazia avanzata e<br />

partecipata, assai lontana -anzi in contrasto- dai modelli che si erano imposti nei Paesi<br />

controllati dall’Unione Sovietica, con una caratterizzazione della presenza del PCI anche<br />

come grande movimento culturale, oltre che politico, le cui radici risalivano fino alle<br />

migliori tradizioni delle correnti progressiste e di sinistra del Risorgimento italiano.<br />

La scoperta del PCI da parte mia avvenne dunque in una temperie culturale e politica<br />

sempre più fortemente segnata dalla presenza dei comunisti e nel contesto di una realtà<br />

difficile e anche per certi aspetti drammatica quale era allora quella del Mezzogiorno e<br />

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