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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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giudizio, e, rammentiamolo, universale; rammentiamo anche che il<br />

perdono non è un‟eccezione bonacciona al giudizio bensì una <strong>del</strong>le<br />

possibilità di esso, e senza resti, maniche larghe o omissioni<br />

compiacenti).<br />

Cura, guarigione, significano giudizio e accesso alla facoltà di<br />

esso: ma non ripetiamoci né ripetiamo, come abbiamo scritto, che<br />

l‟imputabilità è una buona notizia per un soggetto in difficoltà,<br />

perché è l‟individuazione <strong>del</strong>la via d‟uscita.<br />

La battaglia pacifica <strong>del</strong> giudizio per salute e guarigione ha degli<br />

attori, agenti, intervenienti, operatori. È qui che Freud ha colto<br />

l‟errore storico <strong>del</strong>la battaglia <strong>del</strong>la salute da millenni, già prima <strong>del</strong><br />

cristianesimo, ma rinforzato, cristallizzato, ghiacciato fino a<br />

agghiacciante nell‟era cristiano-moderna: l‟errore <strong>del</strong> consentire<br />

l‟accesso al campo a due soli operatori <strong>del</strong>la salute. Quali? Non il<br />

medico, non il prete – lato sensu -, bensì medico-e-prete, la loro<br />

coppia fissa e ferrea, anzi organizzativa. In quanto fisso, è lo schema<br />

più clericale tra tutti i clericalismi. Interessante il fatto che, in tempi<br />

ancora recenti, non disturbava la loro coppia il fatto che “medico”<br />

significasse, per il prete, irreligioso, laicista, ateo ecc.: storico caso<br />

di “matrimonio misto”. Ancora più interessante il fatto che in questa<br />

coppia anche il prete era, ed è, obbligato a figurare, omologamente,<br />

come professionista: cosa ovvia per il medico, non certo per il prete.<br />

Quale demonio <strong>del</strong>la Storia può aver persuaso lo storico “prete” a<br />

questo non-casto connubio? Eppure è andata, e va forse più ancora,<br />

così, e tanto più quanto più professionalizzati [53] cioè secolarizzati<br />

sono i preti. Della realtà soffocante di questa coppia si rendeva<br />

pienamente e criticamente conto Miguel de Cervantes nel primo<br />

capitolo <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> Don Quixote nel secondo decennio<br />

<strong>del</strong> ‟600. Si tratta <strong>del</strong> dialogo sulla salute di Don Quixote, che si<br />

svolge tra questi d‟un lato, e il curato e il barbiere (il medico)<br />

dall‟altro. La chiarezza di idee – rapporto tra salute e res publica – di<br />

Cervantes è dichiarata: il dialogo ha per oggetto, simultaneamente, la<br />

“salute” e la “ragione di Stato”. Segnalo poche tra le più acute<br />

battute <strong>del</strong> dialogo. Al curato che aveva appena affermato: “Mi<br />

rendo garante [per il barbiere]”, Don Quixote ribatte: “E per<br />

vossignoria chi garantisce signor curato?”. “La mia professione […]<br />

25<br />

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