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LA CITTA' DEI MALATI, II VOL (1995) - Società Amici del Pensiero

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dispiacere non vi sarebbe necessità di pensare, dunque il pensiero<br />

descritto da Freud è definibile come un complesso sistema di difesa.<br />

Freud parte cogliendo un errore (la patologia clinica è l‟esito e<br />

l‟alimentodi errori di pensiero), ma non è in grado di giudicarne<br />

che una parte e permane in esso. Infatti non conclude.<br />

Freud sistema i diversi «processi di pensiero» in base alla meta di<br />

soddisfazione e al suo agente nel soggetto, l‟Io, che nel testo è tanto<br />

l‟Io attivamente elaborante (soluzioni) quanto dipendente (dalla<br />

realtà esterna: <strong>del</strong>l‟Altro, noi aggiungiamo, dipendenza dalla legge di<br />

rapporto con esso per la soddisfazione). Pensare è anzitutto<br />

distinguere tra realtà e ricordo (giudizio), e elaborare soluzioni<br />

(difesa: ma anche come si difende una tesi, e non solo come ci si<br />

difende da un pericolo).<br />

Freud precisa che non tutti i pensieri hanno scopo pratico:<br />

conviene dare rilievo a questa distinzione. Poiché dire che vi sono<br />

pensieri il cui fine è disinteressato, corrisponde a asserire che la<br />

conclusione <strong>del</strong> pensiero in un‟azione pratica non è una necessità per<br />

il pensiero. Il pensiero, cioè, se è pensiero è libero. Libertà di<br />

pensiero reale, perché se il pensiero si concludesse sempre in<br />

un‟azione pratica, sarebbe un pensiero costretto a interrompere il suo<br />

corso ogniqualvolta si presentasse un eccitamento, incorrerebbe cioè<br />

nell‟errore di giudizio. E gli eccitamenti, compresi i più desiderabili,<br />

si trasformerebbero in fonte di obiezione da cui difendersi. È la<br />

trasformazione <strong>del</strong> beneficio possibile in male necessario. Proprio<br />

questo accade nella patologia, dove per l‟insufficienza <strong>del</strong> giudizio<br />

l‟io eccede in pensieri e non dice mai „no‟ alla ripetizione nelle<br />

azioni. Alimentandosi <strong>del</strong>la ripetizione, l‟io non elabora o elabora<br />

male, sottraendosi per «forza di cose» (le «cose»: ciò che sfugge al<br />

giudizio) alla critica di cui sarebbe capace. Salute e guarigione sono<br />

di un pensiero che è libero di muoversi e di concludere il moto in un<br />

altro pensiero o giudizio. Ho già sottolineato che per Freud<br />

conclusione e soddisfazione sono legati. Ciò è tanto più evidente<br />

quando si prende in considerazione la problematica <strong>del</strong>la difesa <strong>del</strong><br />

pensiero dal dispiacere causata dall‟impossibilità a concludere.<br />

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