LA PREISTORIA - Cortebue.it
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L’ETÀ DEL RAME (3500-2200 A.C.)<br />
Con l’età del Rame, a partire dal 3500 a.C. circa, grazie alla diffusione di nuove tecniche<br />
agricole (l’uso dell’aratro a chiodo) e di sfruttamento delle risorse pastorali (la<br />
Pugnale in selce dell’età del Rame da<br />
Mergozzo (Civico Museo<br />
Archeologico di Mergozzo)<br />
transumanza stagionale), aumenta non solo la presenza<br />
umana nel fondovalle (in particolare a Mergozzo ed a<br />
Feriolo) ma in generale la frequentazione della<br />
montagna alla ricerca di minerali e pascoli.<br />
Da questo momento, con variazioni legate alle<br />
oscillazioni climatiche (che riducono o aumentano<br />
l’arco stagionale di frequentabil<strong>it</strong>à delle alte vie di<br />
valico), i passi dell’Ossola e della Val Divedro in<br />
particolare possono essere a buon dir<strong>it</strong>to inclusi<br />
all’interno delle vie che, attraverso la rete navigabile del<br />
Ticino e del Verbano, collegavano il Po ed il Rodano.<br />
Queste direttrici, fondamentali fin dall’età del Bronzo nel<br />
commercio europeo sulla lunga distanza, verranno<br />
accomunate dai primi esploratori greci delle coste dell’Alto Adriatico intorno al 1000 a.C.<br />
nell’idea del m<strong>it</strong>ico Eridano, che collegava il mare noto alle sconosciute lande europee<br />
(le terre degli Iperborei), ed alle eroiche imprese di Ercole, grande creatore di vie, e degli<br />
Argonauti, m<strong>it</strong>ici cercatori dei metalli preziosi.<br />
L’età del Rame segna anche l’avvio dell’allevamento con la pratica della transumanza<br />
Frammento di ascia da<br />
combattimento con rottura da<br />
uso, dalla loc. Pontigei di Baceno<br />
(Civico Museo Archeologico di<br />
Mergozzo).<br />
stagionale che in Italia settentrionale è documentata almeno a<br />
partire dalla metà del IV millennio a.C., quando la cresc<strong>it</strong>a<br />
demografica delle popolazioni neol<strong>it</strong>iche obbliga a sviluppare<br />
le tecniche di produzione.<br />
Mentre l’agricoltura progressivamente aggredisce le piane<br />
alluvionali attraverso l’impiego dell’aratro “a chiodo” ligneo a<br />
traino bovino, che in questo momento compare anche sulle<br />
incisioni rupestri, rendendo possibile la colonizzazione intensiva<br />
dei fondovalle alpini, lo sfruttamento delle praterie in quota per<br />
il pascolo dei bovini (di taglia leggermente più piccola degli<br />
attuali) diventa ab<strong>it</strong>uale per lasciare più spazio alla cerealicoltura a rotazione nei<br />
fondovalle; capre e pecore possono sfruttare anche pendici abbastanza impervie o i<br />
campi lasciati a riposo.