CIAO CARLO... - La Repubblica
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Cup e la F.1. “E che fai?” gli chiesi. “Me ne vado per mare con Andrea<br />
Vallicelli che abita qui vicino a me a Manciano”. “ A vela?” “No, con il<br />
suo vecchio stupendo Boston Whaler, una barca adorabile”.<br />
Il 3 agosto di quell’anno scrisse una intera pagina di “la <strong>Repubblica</strong>”<br />
per ricordare il grande medico francese. Ecco parte del suo testo:<br />
“Pochi giorni fa è morto a 80 anni nell’ ospedale militare di Tolone, un<br />
medico navigatore rimasto famoso nel mondo delle grandi avventure di<br />
mare per una impresa eccezionale. Nel 1952 dalla rada di <strong>La</strong>s Palmas<br />
nelle Canarie si lanciò nell’ Oceano Atlantico con un gommoncino di 4<br />
metri e una veletta primordiale che alzava su un remo messo in verticale.<br />
Un pazzo? Beh, il mondo dei sette mari è sempre stato pieno di pazzi e<br />
dunque non ci sarebbe da meravigliarsi. Ma il dottor Alain Bombard non<br />
era pazzo. Si stava lanciando in una impresa «impossibile» per dimostrare<br />
che un naufrago può sopravvivere a lungo in mare nutrendosi di ciò che il<br />
mare offre. Le cronache e i naufragi che lui aveva attentamente studiato<br />
mentre lavorava come biologo ricercatore all’ Istituto oceanografico<br />
di Monaco, gli avevano suggerito l’ idea che un naufrago non avesse<br />
bisogno di costose e complicate zattere di sopravvivenza ma piuttosto di<br />
una buona conoscenza del funzionamento della macchina umana e del<br />
suo rifornimento giornaliero. (…) Non avendo a bordo altro al momento<br />
della partenza si era cibato davvero di plancton, pesce crudo, spremuta<br />
di pesce e acqua di mare. «Bisogna berne poca – ha raccontato poi per<br />
anni e anni a chiunque gli poneva la domanda – e senza mai arrivare alla<br />
disidratazione». (…) Non sappiamo bene se i naufraghi abbiano seguito<br />
il suo consiglio di bere acqua di mare, ma Bombard resta e resterà un<br />
caposaldo dell’ avventura marinara. Ha fatto sognare tantissima gente<br />
e altrettanta gli è grata per avere in un certo senso e senza volerlo<br />
«inventato» il gommone così come lo conosciamo oggi. Buon vento,<br />
dottor Bombard.”<br />
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