CIAO CARLO... - La Repubblica

Scopro soltanto oggi che Carlo aveva tredici anni più di me e mi
rendo conto che, anche al di là dell’ aspetto, delle fatiche e delle
sofferenze della vita, appariva in effetti molto più giovane della
sua età.
Doveva essere l’inesauribile entusiasmo che lo animava, insieme
alla curiosità e alla passione professionale, a renderlo così affabile e
disponibile, sempre pronto a gioire per un successo della Ferrari sui
circuiti della Formula Uno come di Azzurra o di Luna Rossa sui campi
da regata.
Oppure, in caso di sconfitta, ad analizzarne le ragioni con lucidità e
competenza.
Già, l’auto da corsa e la vela, i due amori sportivi di Carlo.
Che cos’ hanno in comune i bolidi rumorosi che sfrecciano in pista e gli
scafi silenziosi che scivolano sul mare?
Certo, la velocità, innanzitutto.
Ma forse per un uomo pacato e sereno come lui c’ era qualcosa di
più profondo: l’attrazione dei grandi spazi, il fascino irresistibile della
libertà di movimento, la magia di mettere in moto o alzare le vele e
partire all’ avventura per sfidare il destino.
E poi, il gusto autentico di raccontare soavemente sul giornale le
imprese di questi eroi moderni del volante o del timone.
Era un collega e un amico davvero amabile, Carlo Marincovich.
A chi lo conosceva da trent’ anni, mancheranno senz’ altro le sue
cronache argute, le sue corrispondenze accattivanti.
Ma soprattutto mancherà quel sorriso a fior di labbra, ironico e
malinconico nello stesso tempo, a cui resteremo nella memoria
affezionati.
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