Argentovivo - ottobre 2006 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
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<strong>Argentovivo</strong> - <strong>ottobre</strong> <strong>2006</strong><br />
18<br />
Un<br />
progetto, un percorso e una<br />
rete per lavorare insieme: dopo<br />
oltre un decennio di “silenzio<br />
collettivo”, per la verità calato<br />
su gran parte dell’organizzazione<br />
nazionale, le donne della<br />
<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> prendono<br />
la parola, ancora una volta insieme,<br />
per rilanciare le politiche<br />
di genere e di pari opportunità.<br />
Nell’assemblea regionale<br />
del 22 settembre scorso, a Bo-<br />
Le donne<br />
della <strong>Cgil</strong><br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
Mayda Guerzoni<br />
logna, oltre 160 donne dirigenti<br />
confederali, di categoria e<br />
delegate dei luoghi di lavoro di<br />
tutta la regione si sono incontrate,<br />
hanno discusso e hanno<br />
deciso i propri obiettivi anche<br />
in vista del 2007, sancito come<br />
“anno delle pari opportunità”.<br />
Palpabile la soddisfazione per<br />
la novità dell’incontro: in sala<br />
molte le facce conosciute per<br />
le esperienze comuni del passato,<br />
ma tanti i volti nuovi delle<br />
più giovani, che hanno risposto<br />
con curiosità e interesse alla<br />
chiamata e che delle battaglie<br />
del femminismo hanno soltanto<br />
sentito raccontare.<br />
Molto contenta Anna Salfi, responsabile<br />
delle politiche di<br />
genere della confederazione<br />
regionale, relatrice all’assemblea.<br />
“Vogliamo far pesare<br />
nella <strong>Cgil</strong> il punto di vista<br />
femminile – spiega Anna - in<br />
modo più corrispondente alla<br />
presenza di tante donne tra<br />
gli iscritti e più coerente con<br />
il valore che gli è riconosciuto,<br />
molto a parole, meno nei fatti.<br />
Mercato del lavoro, contrattazione,<br />
stato sociale, sono i punti<br />
prioritari su cui concentrare<br />
la nostra attenzione.” L’<strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong> ha fatto certamente<br />
Anna Salfi, responsabile delle politiche di genere<br />
della <strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
molti più passi avanti di altre<br />
realtà, come dimostra il dato<br />
dell’occupazione femminile<br />
che qui supera già il sessanta<br />
percento, obiettivo fissato per<br />
il 2010 dall’Unione europea.<br />
“Ma i problemi non mancano<br />
– aggiunge la dirigente regionale<br />
-, sia riguardo al lavoro<br />
che all’organizzazione sociale.<br />
E l’assemblea li ha evidenziati<br />
molto bene.”<br />
Tra i punti critici emersi, la<br />
precarietà diffusa soprattutto<br />
per le donne, come elemento<br />
ormai strutturale del mercato<br />
del lavoro; le basse qualifiche<br />
delle lavoratrici stabili; la rigidità<br />
delle imprese verso le<br />
esigenze di conciliazione e di<br />
cura (la legge 53 sui congedi<br />
parentali viene applicata in<br />
modo molto limitato); le buste<br />
paga più leggere di quelle dei<br />
colleghi in media del venti per<br />
cento, non diversamente dal<br />
resto del paese; le lunghe liste<br />
d’attesa per nidi e scuole materne<br />
in molte città; gli orari<br />
dei servizi che costringono ai<br />
salti mortali; gli anziani non<br />
autosufficienti a casa da gestire<br />
in proprio. Su quest’ultimo<br />
punto molti interventi hanno<br />
sollecitato maggiori risorse<br />
pubbliche per la non autosufficienza<br />
e più impegno del sindacato<br />
e delle istituzioni verso<br />
il lavoro di assistenza familiare<br />
svolto in gran parte dalle donne<br />
immigrate, cosiddette badanti.<br />
Secondo Anna Salfi, “si tratta<br />
di un vero e proprio mercato<br />
sociale strutturato al di fuori<br />
del sistema di welfare: per il<br />
solo <strong>2006</strong> in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è<br />
previsto un fabbisogno di circa<br />
10.000 assistenti familiari. Si<br />
pone quindi la questione delle<br />
tutele e della formazione di<br />
queste lavoratrici spesso irregolari,<br />
prima di tutto facendo<br />
emergere il fenomeno nella<br />
sua reale dimensione. Ma più<br />
in generale dobbiamo occuparci<br />
anche della condizione delle<br />
tante donne immigrate che<br />
vivono accanto a noi, rispetto<br />
alle problematiche del lavoro,<br />
della maternità e della salute.”<br />
Il mosaico dei punti critici ha<br />
un altro tassello: in territorio<br />
regionale cresce la vulnerabilità<br />
sociale delle donne sole,<br />
specie se anziane, o capifamiglia<br />
di nuclei monoparentali<br />
con figli o vecchi genitori a<br />
carico. Uno spaccato significativo<br />
del fenomeno delle nuove<br />
povertà.