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Argentovivo - ottobre 2006 - Spi-Cgil Emilia-Romagna

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voro anziani non autosufficienti<br />

al cui bisogno nessuno è in<br />

grado di rispondere. Abbiamo<br />

denunciato tutto ciò a Bologna,<br />

già nel 2001: ne stiamo ancora<br />

parlando, ma i numeri non sono<br />

più quelli di allora. A febbraio<br />

abbiamo sottoscritto un accordo<br />

importante, che prende atto<br />

del fenomeno e della necessità<br />

di riportarlo nella rete dei servizi,<br />

anche a riconoscimento di<br />

Territori e leghe<br />

quello che è un lavoro vero e un<br />

servizio prezioso e faticoso. Ma<br />

il carico non può essere solo<br />

delle famiglie; ci vogliono risorse<br />

da investire e idee chiare<br />

sulle prospettive del sistema.<br />

C’è un passaggio importante<br />

che si sta preparando e che richiede<br />

un preciso investimento<br />

innanzitutto in termini di idee<br />

ed obiettivi: sta per diventare<br />

operativa la trasformazione<br />

delle ex Opere Pie in Aziende<br />

di Servizi alla Persona (Asp)<br />

e questi, soggetti pubblici fortemente<br />

integrati nel sistema,<br />

possono diventare punti chiave<br />

nella progettazione e nella gestione<br />

dei servizi. Occorre però<br />

avere la barra dritta e non è il<br />

caso delle dinamiche bolognesi,<br />

dove ci troviamo con il Giovanni<br />

XXIII° in crisi finanziaria<br />

e di funzionamento e con i<br />

Poveri Vergognosi che privatizzano<br />

Via Altura (l’ultima nata<br />

delle strutture) con moduli di<br />

assistenza domiciliare, Rsa,<br />

Cp, Centro Diurno e nel contempo<br />

progettano lo smantellamento<br />

di 60 posti della Rsa<br />

Santa Marta.<br />

Una situazione che gli Enti proprietari,<br />

Comune e Provincia, e<br />

la Regione, debbono essere in<br />

grado di governare in coerenza<br />

con gli obiettivi assunti, tanto<br />

più se si punta ad affidare alle<br />

costituende Asp nuovi compiti,<br />

a partire dalla gestione “protetta”,<br />

della fase di passaggio<br />

dal ricovero ospedaliero al ritorno<br />

a domicilio. Presa in carico,<br />

continuità dell’assistenza,<br />

qualità delle prestazioni sono i<br />

tre cardini di sistema che il governo<br />

pubblico deve garantire<br />

e che richiede alle due nuove<br />

Asp, totale sinergia e integrazione.<br />

E chissà, forse due Asp<br />

per i servizi agli anziani sono<br />

troppe; ne sarebbe bastata una,<br />

per gestire l’intero servizio,<br />

formazione e inserimento delle<br />

badanti comprese. Insisto sulle<br />

badanti, perchè sono la dimostrazione<br />

pratica di un sistema<br />

in serio affanno e le difficoltà<br />

che incontriamo ad affrontarlo<br />

in modo efficace la dicono<br />

lunga sul deficit di riflessione e<br />

programmazione che abbiamo<br />

alle spalle e davanti a noi, pur<br />

in una realtà che resta la più<br />

avanzata d’Italia. C’è il tema<br />

delle risorse. Si sta giustamente<br />

progettando e avviando la<br />

costruzione della città del futuro.<br />

C’è bisogno di infrastrutture<br />

logistiche, di nuovi strumenti di<br />

mobilità, ma allo stesso modo<br />

c’è bisogno di re-investire nel<br />

campo della infrastrutturazione<br />

sociale per rilanciare il sistema<br />

23<br />

di coesione e di partecipazione<br />

che ha fatto forte questa città.<br />

Le due Fondazioni bancarie<br />

possono giocare un ruolo essenziale<br />

in questo senso e cogliamo<br />

con grande interesse la disponibilità<br />

nuova, manifestata ai tavoli<br />

dei Piani attuativi dei Piani<br />

di zona, a partecipare direttamente<br />

alla programmazione<br />

dei servizi e concorrere al loro<br />

finanziamento ma all’interno<br />

della rete pubblica: un bel passo<br />

in avanti.<br />

I 900 bimbi in lista per il nido, i<br />

400 anziani in attesa del posto<br />

in Casa Protetta, i 7-8.000 costretti<br />

a privatizzare il proprio<br />

bisogno con la badante, e poi<br />

quelli che chiedono una casa<br />

pubblica pongono esigenze alle<br />

quali la comunità deve rispondere.<br />

La infrastrutturazione sociale<br />

non è solo un costo e bene<br />

lo sanno i bolognesi, cittadini<br />

di una realtà che da sempre<br />

primeggia nei servizi alla persona<br />

e, non a caso, anche nelle<br />

condizioni economiche e sociali.<br />

Insomma, c’è sì da gestire<br />

l’immediato, ma occorre una<br />

riprogettazione complessiva<br />

del sistema di welfare locale<br />

(bambini e anziani; l’handicap<br />

e i problemi di un “dopo di<br />

noi” che tende ad allungarsi e<br />

che richiede nuove soluzioni;<br />

la casa; le povertà nuove che<br />

bussano alle nostre porte; l’attenzione<br />

da recuperare su adolescenti<br />

e giovani).<br />

Ci vuole una scelta politica,<br />

netta e la volontà/capacità di<br />

governarne gli effetti, come si<br />

sta facendo per la mobilità e la<br />

logistica: di qua passa la possibilità<br />

di coinvolgere soggetti<br />

importanti, dalle Fondazioni<br />

alle imprese, al sistema del<br />

credito, alle Opere Pie/Asp<br />

ricche di patrimoni, agli stessi<br />

cittadini anche con specifiche<br />

tasse di scopo, possibili,<br />

se frutto di patti espliciti tra<br />

un’Amministrazione impegnata<br />

e una comunità che non<br />

farà mancare il suo apporto. ■<br />

<strong>Argentovivo</strong> - <strong>ottobre</strong> <strong>2006</strong>

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