Argentovivo - ottobre 2006 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
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Territori e leghe<br />
Rimini,<br />
il “Posto delle<br />
Fragole” raddoppia<br />
Silvana Cerruti<br />
Responsabile Coordinamento Donne Provinciale <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Rimini<br />
Sono<br />
passati due anni da quando noi<br />
donne del Coordinamento di<br />
Riccione abbiamo inaugurato<br />
il nostro “Posto delle Fragole”,<br />
da allora il gruppo è in costante<br />
espansione e i rapporti tra di<br />
noi si sono consolidati.<br />
Possiamo dire di aver raggiunto<br />
l’obiettivo di costruire insieme<br />
un luogo in cui “confrontarci,<br />
aiutarci, metterci in discussione,<br />
crescere insieme, capire i<br />
nostri problemi, acquisire consapevolezza,<br />
conoscerci.”<br />
Abbiamo partecipato a gruppi<br />
di lavoro, ascoltato conversazioni<br />
sugli argomenti che più ci<br />
appassionavano, formato commissioni<br />
con il preciso intento<br />
di approfondire e trovare solu-<br />
zioni a problemi che ci coinvolgono:<br />
dalla Sanità al caro vita;<br />
ma soprattutto abbiamo condiviso<br />
momenti di allegria e di riflessione,<br />
abbiamo riso, abbiamo<br />
parlato e ci siamo sentite<br />
libere di essere noi stesse.<br />
Con entusiasmo abbiamo celebrato<br />
in aprile la nascita di un<br />
secondo “Posto delle Fragole”<br />
27<br />
inaugurato dalle compagne del<br />
Coordinamento di Bellaria.<br />
Di comune accordo abbiamo<br />
deciso di seguire percorsi simili<br />
ma non identici, perché occorre<br />
sempre tenere conto che le<br />
priorità e i bisogni dei territori<br />
variano a seconda delle esperienze<br />
e dei luoghi. Seguire<br />
percorsi autonomi ci aiuta anche<br />
ad integrare i nostri programmi,<br />
le distanze non sono<br />
enormi e possiamo fruire le une<br />
delle iniziative delle altre.<br />
E’ anche questo un modo per<br />
conoscerci meglio e condividere.<br />
Sempre di comune accordo,<br />
e in attesa che nascano<br />
altri luoghi dedicati, abbiamo<br />
pensato di coinvolgere nelle<br />
nostre iniziative tutte le donne<br />
della provincia, con l’intento di<br />
raggiungere tutte le compagne,<br />
conoscere meglio i bisogni dei<br />
vari territori e integrarci.<br />
Geograficamente Rimini, situata<br />
direttamente sul mare,<br />
è il cuore della nostra Provincia<br />
e da questo cuore<br />
vogliamo che si estendano<br />
le braccia rassicuranti del<br />
Coordinamento Donne ■<br />
La decrescita felice<br />
dei cittadini attivi Miriam Ridolfi<br />
Due libri, anzi tre, mi sono venuti incontro nelle riflessioni-incontri amichevoli di questi mesi: “La decrescita felice”<br />
di Maurizio Pallante (Editori Riuniti, 2005) e “Cittadini attivi” di Gregorio Arena (Laterza, <strong>2006</strong>). Attualmente - argomenta<br />
Pallante - per far crescere l’economia sempre di più, occorre un’innovazione tecnologica che da una parte<br />
aumenta la produttività e dall’altra accelera i processi di sostituzione delle cose e quindi le trasforma in rifiuti; ma<br />
soltanto un quinto dell’umanità è in grado di partecipare a questo tipo di economia, gli altri ne sono esclusi. Perché<br />
tutti possano avere a disposizione maggiori risorse per soddisfare i propri bisogni, occorre un’economia che diminuisca<br />
questo processo di crescita economica, sfruttamento delle risorse, produzione dei rifiuti. Il meccanismo della<br />
“decrescita” comporta per i paesi ricchi lo sviluppo di due virtù sociali: la sobrietà nell’uso delle risorse e l’autoproduzione.<br />
Ovviamente la decrescita si riferisce alla produzione di merci, non di beni. “La povertà e la ricchezza non si<br />
misurano sui soldi posseduti: i soldi sono solo la capacità di acquistare delle merci”. Dal canto suo, a proposito di<br />
beni, Arena sottolinea questa specie di rivoluzione copernicana che ha visto la luce con la riforma costituzionale del<br />
2001 (art. 118) del passaggio da sudditi vessati dalla burocrazia a cittadini attivi che collaborano con le pubbliche<br />
amministrazioni per la cura di interessi collettivi. Questo modello di sussidiarietà orizzontale richiede ovviamente un<br />
salto culturale da parte delle amministrazioni e dei cittadini. Bisogna “lavorare” in questa direzione: per ora si tratta<br />
solo di un seme, mi pare, che tuttavia affonda in molte realtà come le nostre, le radici in quella “partecipazione”<br />
come modo d’essere che era - è? - la nostra diversità. Poiché parlare coi figli “è come attraversare un campo minato”<br />
Deborah Tannen ha scritto “Ma guarda come ti vesti?” (Frassinelli, Milano, settembre <strong>2006</strong>).<br />
<strong>Argentovivo</strong> - <strong>ottobre</strong> <strong>2006</strong>