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Numero 18 - giugno 2007 - Società Filosofica Italiana

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degenera in una specie di prurito, siamo in presenza di un vizio umano<br />

che consiste nel fingere timore per ciò che non ci preoccupa veramente,<br />

in un falso preoccuparsi per cose che non ci interessano veramente,<br />

ovvero in un essere incapaci di autentica preoccupazione. 22<br />

L’immagine del prurito, falsa curiosità, è evocativa di una<br />

situazione che spesso a scuola viviamo; gli studenti, soprattutto nella<br />

scuola primaria e secondaria di primo grado spesso ci assalgono con<br />

mille domande e hanno davanti, forse illusoriamente, una mole, un<br />

tempo inimmaginabile di informazioni e nozioni da analizzare, ma non<br />

hanno la pazienza, la pre-occupazione, la cura di attendere cercando<br />

una risposta.<br />

La curiosità infatti, come spiega Ortega, si esplica davvero solo nel<br />

processo innescato dal bisogno vitale di conoscere. Questo stesso<br />

processo nasce dalla difficoltà, dall’ostacolo, da un problema, ma si<br />

alimenta solo con l’attenzione e la ricerca:<br />

Non esiste attenzione se non in quanto il soggetto cerca di trovare<br />

qualcosa che non possiede e che gli occorre, non v’è ricerca se il<br />

ricercato non risulta disperso fra molte altre cose da cui prescindiamo<br />

per isolarne quello che cerchiamo 23 .<br />

La strada della conoscenza deve dunque essere coltivata<br />

attraverso una cura continua, alimentata da abilità di selezione e di<br />

discriminazione. Ciò che l’uomo cerca non è infatti a portata di mano e<br />

lo sforzo da produrre è necessario proprio perché nasce da un bisogno<br />

radicale, che lo giustifica e lo rende accettabile e addirittura<br />

desiderabile.<br />

C’è da chiedersi: è possibile tutto ciò come finalità all’interno della<br />

scuola?<br />

È possibile guidare gli studenti a raggiungere un sapere e, con<br />

esso, la consapevolezza della propria condizione umana e la visione<br />

dell’orizzonte entro cui muovere l’azione quotidiana individuale e<br />

collettiva?<br />

Ortega conclude il saggio, di cui si è cercato di fare una breve<br />

analisi, quasi dipingendo la vita umana nella sua condizione radicale e<br />

nello stesso disegnando un tracciato che indica la direzione da<br />

intraprendere per vivere questa stessa condizione, in maniera sensata<br />

fino in fondo.<br />

Ma l’uomo ha fretta. La vita corre. La vita è fretta. Da qui l’essenziale<br />

disperazione che ci produce l’attesa; la calma delle cose. Esse hanno e<br />

22 Ibidem, p. 9.<br />

23 Ibidem, p. 49.<br />

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