RIASSUNTO DE “I PROMESSI SPOSI” - brunocamaioni.com
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NOTA CRITICA SU <strong>“I</strong> <strong>PROMESSI</strong> <strong>SPOSI”</strong><br />
Circa il giudizio dei critici sul romanzo diremo poche notizie essenziali. A<br />
tutti è noto che non sempre un capolavoro è riconosciuto <strong>com</strong>e tale al suo<br />
apparire; e a questa sorte non si sottrasse punto quello manzoniano.<br />
Infatti, quando il romanzo apparve, in tre volumi, nel 1827, mentre il Goethe<br />
riconosceva subito la sua grandezza (“questo libro ci fa passare di continuo dalla<br />
tenerezza all’ammirazione, e dall’ammirazione alla tenerezza”), il Leopardi (il<br />
quale però in una lettera confessava di averne sentito leggere solo alcune pagine)<br />
sosteneva che esso valeva poco e che le persone di buon gusto lo trovavano molto<br />
inferiore all’aspettazione.<br />
Certamente alla serenità di giudizio del grande Recanatese fu di ostacolo il suo<br />
cupo pessimismo, che irrideva a ogni idealismo (e nel romanzo troviamo l’ideale<br />
calato nel reale, secondo una felice espressione di Francesco De Sanctis) e<br />
particolarmente alla concezione della Provvidenza divina che veglia sulle sorti<br />
umane, mentre lui era convinto che uno spietato destino di infelicità in<strong>com</strong>be sui<br />
miseri mortali, e che il dolore umano non ha alcuna giustificazione né causale né<br />
finalistica. E avendo lui saputo o intuito, dalle poche pagine sentite leggere, che<br />
l’ispirazione cristiana pervade tutta la trama del romanzo, si può capire <strong>com</strong>e non<br />
abbia voluto neppure leggerlo tutto, per valutarlo più serenamente, e si sia lasciato<br />
andare con leggerezza a quell’affrettato giudizio negativo.<br />
Se non ci meraviglia troppo l’opinione del Leopardi, per le predette<br />
considerazioni, non potremmo dire lo stesso del giudizio espresso da Luigi<br />
Settembrini nelle sue “Lezioni di Letteratura Italiana”, perché evidentemente dato<br />
dopo maturo esame e, per così dire, “ex cathedra”, data la sua qualità di paludato<br />
docente universitario.<br />
Egli afferma addirittura che <strong>“I</strong> Promessi Sposi sono il libro della reazione” e che il<br />
Manzoni, anche involontariamente, viene a “consigliare la sommessione nella<br />
servitù, la negazione della patria e di ogni generoso sentimento civile.”<br />
Evidentemente il Settembrini non ha <strong>com</strong>preso l’intimo senso della storia<br />
manzoniana, che è invece una condanna della tirannide nell’anelito verso la<br />
libertà nella giustizia, sia per i singoli cittadini sia per le nazioni tutte.<br />
Ben diverso è invece il giudizio di Francesco De Sanctis, il quale afferma che<br />
il motivo ispiratore del romanzo “è una concezione eminentemente patriottica,<br />
democratica e religiosa.” Il De Sanctis aveva <strong>com</strong>preso appieno il significato<br />
profondo dell’opera manzoniana, mentre il Settembrini era stato fuorviato da<br />
pregiudizi e dalle sue idee anticlericali. 4<br />
4 Un riconoscimento del valore morale ed estetico della “verità” manzoniana si ebbe da parte di<br />
Giuseppe Verdi il quale, parlando un giorno del nostro Autore, così si espresse: «Quell’uomo ha<br />
scritto un libro vero quanto la verità. Oh se gli artisti potessero capire una volta questo vero, non vi<br />
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