RIASSUNTO DE “I PROMESSI SPOSI” - brunocamaioni.com
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CAPITOLO VIII<br />
Perpetua andò a riferire al padrone, immerso nella lettura di un panegirico di<br />
San Carlo; anche lui brontolò che l’ora era indiscreta, ma aggiunse subito che non<br />
bisognava lasciarsi sfuggire la buona occasione, che chi sa quando si sarebbe<br />
ripresentata. Quando la serva scese e aprì l’uscio per far entrare i due fratelli,<br />
Agnese la salutò e aggiunse che veniva dal paesetto vicino, e che aveva fatto tardi<br />
proprio per difenderla dalle calunnie delle pettegole, poiché “una donna di quelle<br />
che non sanno le cose, e vogliono parlare” sosteneva che lei era rimasta zitella,<br />
perché non aveva mai trovato uno che la volesse. Questa corda aveva larghe<br />
risonanze nell’animo di Perpetua, la quale subito abboccò l’amo e s’ingolfò,<br />
appartatasi con l’amica, nel racconto dettagliato di tutti i partiti che le si erano<br />
presentati e che lei aveva puntualmente rifiutati. Sicché ad Agnese non fu<br />
difficile, nel fervore del racconto, allontanarla sempre più dalla porta e condurla in<br />
un punto della strada da dove non si poteva più vedere l’uscio della canonica.<br />
Allora la donna tossì forte, <strong>com</strong>e era stato convenuto, e Renzo e Lucia si<br />
affrettarono a entrare e raggiungere i due che si erano attardati nella scala.<br />
Arrivati tutti sopra, Tonio entrò nello studio di don Abbondio col fratello; i<br />
due promessi rimasero fuori, accostati al muro, nella penombra: immaginate il<br />
gran battere del cuore di Lucia! Consegnate che ebbe le berlinghe, che il curato<br />
contò e ricontò osservandole a una a una nel timore che ce ne fosse qualcuna<br />
falsa, il villano – scarpe grosse e cervello fino – non si accontentò di riavere la<br />
collana della moglie, ma pretese anche la ricevuta del pagamento: non si sa mai!<br />
Mentre don Abbondio, pur borbottando, scriveva la quietanza, i due fratelli, ritti<br />
davanti al tavolo, gli chiudevano la visuale; in questo punto Renzo e Lucia<br />
entrarono in punta di piedi nella stanza e si nascosero dietro ai testimoni. Tutto<br />
stava riuscendo a pennello, secondo i piani. Allorché il curato, finito di scrivere il<br />
foglietto, alzò la testa e stese la mano per consegnarlo a Tonio, questi e il fratello<br />
si scostarono lateralmente, e in mezzo a loro apparvero a un tratto i due promessi!<br />
Renzo non perse tempo, e pronunciò subito la sua formula:<br />
“Signor curato, in presenza di questi testimoni, quest’è mia moglie.”<br />
Ma Lucia aveva appena <strong>com</strong>inciato a dire timidamente le sue parole sacramentali,<br />
che don Abbondio, reagendo immediatamente dopo il primo sbalordimento, la<br />
investì e, per così dire, la imbacuccò col tappeto del tavolo che aveva ghermito in<br />
furia, rovesciando sul pavimento tutto ciò che c’era sopra, <strong>com</strong>presa la lucerna<br />
che subito si spense immergendo nelle tenebre quella scena tragi<strong>com</strong>ica. Mentre il<br />
curato usciva a salvamento, sempre gridando aiuto, e si barricava in una stanza<br />
più interna, invocando Perpetua a squarciagola, nello studio la scena era<br />
indescrivibile, tra Renzo che cercava di calmare e indurre alla ragione il parroco,<br />
dopo aver tentato invano di bloccarlo, Lucia che, mortificatissima, pregava il<br />
fidanzato di tornare a casa, Tonio che cercava di ripescare la sua ricevuta, caduta a<br />
terra nella ressa, e infine Gervaso che gridava e saltellava <strong>com</strong>e un ossesso. A<br />
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