RIASSUNTO DE “I PROMESSI SPOSI” - brunocamaioni.com
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L’oppressione dell’atmosfera faceva repentinamente peggiorare gli infermi,<br />
aumentando i dolori dell’agonia; quasi tutti i degenti davano in smanie, affannati,<br />
sentendosi mancare il respiro.<br />
Renzo aveva girato un bel po’ senza ancora trovare le donne, quando lo colpì<br />
un suono misto di vagiti e di belati: era infatti giunto al reparto dei bambini,<br />
protetto da un assito. Mise l’occhio a uno spiraglio tra tavola e tavola, e vide il<br />
<strong>com</strong>movente spettacolo di quell’improvvisato “spedale d’innocenti”. Sia le<br />
capanne sia il terreno circostante era cosparso di materassini o cuscini o lenzuoli,<br />
con sopra dei lattanti; tra di essi si aggiravano delle balie e anche delle capre; si<br />
vedeva qualcuna di queste bestiole avvicinarsi, quasi con istinto materno, a un<br />
bambino piangente, e tentare di porgergli la mammella, belando <strong>com</strong>e per<br />
invocare aiuto. Delle balie adibite all’allattamento di quegli orfanelli, qualcuna si<br />
stringeva al seno la creatura non sua con tale “atto d’amore”, che faceva capire di<br />
essere andata colà non per la paga, ma per “quella carità spontanea che va in cerca<br />
dei bisogni e dei dolori” altrui, per lenirli; tal’altra invece, “abbandonando il suo<br />
petto al lattante straniero”, sedeva triste e accorata, pensando al proprio figliolo,<br />
che pure aveva succhiato quel latte, e ora non c’era più; la sconsolata fissava lo<br />
sguardo assente davanti a sé, tutta assorta nel suo segreto tormento; e di tanto in<br />
tanto alzava verso il cielo plumbeo gli occhi sgomenti.<br />
La vista di quei pargoli innocenti intenerì Renzo, e lo tenne lì a contemplare<br />
più di quanto avrebbe voluto. Allorché, ancora tutto <strong>com</strong>mosso, riprese il suo<br />
cammino, vide di sfuggita, in lontananza, un cappuccino che gli parve tutto padre<br />
Cristoforo. Ebbe <strong>com</strong>e un sussulto al cuore, e subito affrettò il passo, per<br />
rintracciarlo tra le capanne in mezzo alle quali lo aveva visto sparire. Dopo un po’<br />
di ricerca, fatta con l’emozione che potete immaginare, in quell’andirivieni di<br />
capanne, finalmente lo ritrovò, che stava accingendosi a consumare una scodella<br />
di minestra, seduto sull’uscio di una capanna: era proprio lui, il suo buon frate!<br />
Questi, appena scoppiata la peste a Milano, aveva pregato i suoi superiori di<br />
esserci mandato, per la cura degli appestati, nella speranza di poter dare la sua vita<br />
a servizio del prossimo, <strong>com</strong>e aveva sempre desiderato ardentemente. Il Conte zio<br />
era morto, era morto pure il Padre provinciale, i quali si erano messi d’accordo per<br />
tenerlo lontano dal Milanese; quindi non ci furono difficoltà per l’accoglimento<br />
della sua domanda, ed era infatti al lazzaretto da circa tre mesi.<br />
La gioia che il giovane provò nel rivederlo dopo quasi due anni, fu subito<br />
offuscata dal costatare in che stato fisico lo ritrovava: si vedeva proprio che era<br />
esaurito dalla fatica e dal male, e che si trascinava ancora al servizio del prossimo<br />
solo mediante un grande e continuo sforzo di volontà. Il viso era smunto,<br />
l’andatura cascante, la voce fioca; soltanto gli occhi, pur infossati nelle orbite,<br />
erano quelli di sempre, anzi apparivano più vivi e <strong>com</strong>e splendenti: “quasi la<br />
carità, sublimata nell’estremo dell’opera, ed esultante di sentirsi vicina al suo<br />
principio, ci rimettesse un fuoco più ardente e più puro di quello che l’infermità ci<br />
andava a poco a poco spegnendo.” Nell’esaurimento delle risorse corporee,<br />
nell’imminenza della morte materiale il santo frate sentiva la gioia di potersi<br />
presto ricongiungere al Creatore, nella vera vita.<br />
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