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RIASSUNTO DE “I PROMESSI SPOSI” - brunocamaioni.com

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Un esempio tipico dei contrastanti giudizi sul romanzo lo troviamo nella<br />

critica di Benedetto Croce il quale, riprendendo un giudizio, limitativo del valore<br />

dell’opera, espresso da Giovita Scalvini nel 1829, dice testualmente: <strong>“I</strong>n quel<br />

romanzo non si fa sentire nella sua forza o nel suo libero moto nessuno di quelli<br />

che si chiamano gli affetti e le passioni umane”; per cui il romanzo è da lui<br />

definito opera oratoria e non poetica. Ma lo stesso Croce, dopo più maturo esame,<br />

smentisce il suo avventato giudizio in un saggio pubblicato sullo “Spettatore<br />

Italiano” nel maggio del 1952, nel quale afferma: “Per parte mia, soglio rileggere<br />

questo libro periodicamente e ne traggo sempre <strong>com</strong>mozione e conforto, e sempre<br />

rinnovata ammirazione per la perfezione della sua forma.” Dopo aver accennato a<br />

questo “ben chiaro mea culpa” del Croce (sono sue precise parole), aggiungiamo<br />

soltanto che gli altri massimi critici del Manzoni sono Luigi Russo, Attilio<br />

Momigliano, Giuseppe Petronio, Piero Nardi e Cesare Angelini, i quali ci hanno<br />

dato anche dei pregevoli <strong>com</strong>menti de <strong>“I</strong> Promessi Sposi”. Molti critici si sono<br />

chiesti se i protagonisti del romanzo siano proprio gli sposi promessi o qualche<br />

altro; per il Momigliano, per esempio, la vera protagonista del capolavoro<br />

manzoniano è la Divina Provvidenza, mentre per il Russo “il protagonista vero è il<br />

sentimento, lo stato d’animo dello scrittore”, così <strong>com</strong>e protagonista immanente in<br />

ogni pagina del romanzo è il Seicento, questo secolo pieno di violenza, boria,<br />

vanità e ribalderia. Nella vivace e verace rappresentazione di questo secolo<br />

pomposo e ipocrita, prepotente ed egoista, si svolge tutta la polemica politica,<br />

civile e sociale del Manzoni, che con la sua opera educò intere generazioni<br />

all’avversione per il dominio straniero e all’amore per una società libera e giusta,<br />

fraterna e solidale, ordinata con leggi sagge, eque e ragionevoli. Se si seguisse la<br />

legge cristiana, sembra dirci il Manzoni, la realizzazione di una tale società non<br />

sarebbe un’utopia.<br />

sarebbero più musicisti dell’avvenire e del passato; né pittori veristi, realisti, idealisti; né poeti<br />

classici e romantici; ma poeti veri, pittori veri, musicisti veri.»<br />

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