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CONTIENE ATC FLASH - Circolo Dozza ATC

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10<br />

SCIOPERO<br />

Il diritto di sciopero<br />

a cura della CUB<br />

OOSS<br />

Nel paese europeo, l’Italia, con la normativa più repressiva<br />

in tema di diritto di sciopero (una normativa oltretutto<br />

rispettata nella quasi totalità dei casi!), si punta a restringere<br />

ancora questo diritto fondamentale.<br />

E’ un progetto che ci riporta a tempi che credevamo sepolti<br />

nella storia, a quando al mondo del lavoro non era consentito<br />

di avere né voce né diritti.<br />

In un paese dominato da mafia, clientele, privilegi, il nemico da<br />

colpire sembrano essere invece le lotte dei lavoratori, le proteste<br />

di piazza e le manifestazioni a difesa dei diritti e del lavoro.<br />

E coerentemente, da Roma a Bologna, vengono vietate le<br />

manifestazioni che turbano lo shopping del fine settimana,<br />

e si reprime ogni manifestazione di protesta.<br />

E intanto non una parola né tantomeno una sanzione per chi<br />

non rispetta le leggi, non rinnova i contratti, o non li rispetta<br />

dopo averli sottoscritti.<br />

La CUB non può che essere fermamente contraria a<br />

tutto questo.<br />

E la totalità dei lavoratori dissente da questo progetto, anzi,<br />

nella nostra categoria è fortissima la percezione dell’inutilità<br />

dei nostri scioperi, già oggi e a causa della legge attuale.<br />

E’ emblematico che da noi per bloccare la scandalosa minaccia<br />

di <strong>ATC</strong> e delle proprietà di togliere ai tranvieri il PDR loro<br />

spettante (i famosi 1,5 mln. Di Euro) si sia dovuto, in novembre,<br />

occupare Palazzo D’Accursio!!!<br />

E solo un’ulteriore e forte segnale di lotta potrà sbloccare la vertenza<br />

ormai annosa per il rinnovo del contratto Integrativo…<br />

Sappiamo tutti che senza la mobilitazione dei lavoratori i<br />

sindacati vengono spesso ignorati dalle aziende (ed è purtroppo<br />

così anche in <strong>ATC</strong> SpA, sia chiaro!).<br />

Da parte nostra crediamo che oggi esista un forte problema<br />

di rappresentanza e di partecipazione.<br />

Intanto, se questa è la realtà, ci chiediamo chi rappresentino<br />

le Organizzazioni Sindacali che stanno plaudendo alla buffonesca<br />

trovata dello sciopero virtuale.<br />

O chi sottoscrive accordi per fare, in sostanza, contratti<br />

peggiorativi quando piace alle aziende (cioè sempre). O per<br />

togliere dai contratti la possibilità di recuperare realmente<br />

l’inflazione…<br />

CUB RdB è impegnata a difendere il diritto di manifestare<br />

per i propri diritti, un elemento fondante in una democrazia<br />

degna di questo nome.<br />

Ma è evidente la necessità di ritrovare una nuova partecipazione<br />

dei lavoratori, cui vanno restituiti gli strumenti della<br />

partecipazione e della decisione sul loro futuro.<br />

Oggi quasi mai le decisioni vengono lasciate agli interessati,<br />

a decidere sono le burocrazie sindacali, cui vengono concessi<br />

diritti e agibilità a seconda della loro disponibilità a concertare<br />

con il padrone. Non a caso ancora oggi gran parte delle<br />

OO.SS. sono restie a permettere ai lavoratori di eleggere i<br />

loro delegati nelle RSU.<br />

Perché non si domanda direttamente ai lavoratori cosa pensano,<br />

ad esempio, dello sciopero virtuale?<br />

Perché non chiediamo ai lavoratori chi è, secondo loro,<br />

responsabile della crisi attuale, e chi dovrebbe pagarne le<br />

conseguenze?<br />

Eticamente - Posta<br />

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera del sig. Barbani e la risposta dell’autrice dell’articolo.<br />

L’idea di costruire orti a Bologna data 1980, motivo? Lotta contro la solitudine “malattia” molto diffusa nei paesi industrializzati.<br />

Negli anni ’50 braccianti e contadini vengono espulsi dalla campagna, anni ’80 sono pensionati quindi il richiami della<br />

campagna li porta ad occupare la maggioranza degli orti disponibili.<br />

Anno 2007 una ricerca mirata segnala che i “campagnoli” sono il 5%, cioè cambiano i mestieri, ma la richiesta dell’orto continua.<br />

A Bologna ci sono 2.866 orti divisi in 21 aree, in ogni area esiste un comitato con presidente eletto ogni 2-3 anni dai soci,<br />

ogni anno si svolge l’assemblea per discutere di tutto.<br />

Il prof. Porcu ha scritto un libro che documenta i “vantaggi” sociali ed economici dell’iniziativa orti cioè meno dottore,<br />

meno medicine.<br />

Il consiglio comunale di Bologna il 3 marzo 2009 ha votato un O.D.G. che impegna la giunta a ricercare terreni da assegnare alle<br />

famiglie bisognose e con l’aria che tira le famiglie bisognose aumenteranno mentre la terra (vedi allegato) è già oggi insufficiente.<br />

Grazie per l’attenzione e tanti saluti<br />

Ringrazio il sig. Barbani per la precisazione sulla storia degli “orti” a Bologna. Si è firmato con il solo cognome, ma credo,<br />

dal materiale allegato, faccia parte di Ancescao, l’associazione che raduna i Centri sociali e che gestisce nel nostro territorio<br />

appunto gli orti per anziani.<br />

Lo ringrazio anche per la puntualizzazione sulla socialità, argomento che nel mio articolo non avevo trattato perché di taglio<br />

diverso, ma che rimane un tema molto importante e non solo per la popolazione meno giovane.<br />

I ritmi di vita dell’oggi, le nuove tecnologie, stanno portando tutti, giovani inclusi, ad un progressivo isolamento, nella convinzione<br />

che basti un messaggio in chat o in facebook o un sms a mantenere le amicizie.<br />

In merito alla popolazione anziana, trovo encomiabile il ruolo svolto dai Centri sociali, che permettono a tanti di passare un<br />

po’ di tempo in compagnia di vere persone e non solo della televisione. Un ruolo che credo nella società di oggi potrebbe<br />

essere ampliato a tutte le fasce d’età, come spesso succede nei paesi, dove talvolta il Centro sociale diviene luogo di<br />

aggregazione e punto di ritrovo per il circondario, svolgendo una funzione di socializzazione di fondamentale importanza<br />

soprattutto nelle zone di nuova urbanizzazione, spesso vissute più come dormitorio che come spazio di vita.

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