22 COSTUmI E SOCIETA’ Al sole in piazza Maggiore di Angelo Caparrini Oggi abbiamo richiesto di fermarci nel cuore della città ; in verità da qualche mese è meno cuore di prima, e in questo caso “prima” vuol dire “da molti secoli”. La nostra è soltanto una constatazione, e non si ripromette di discutere se l’aver spogliato piazza Maggiore del suo palazzo di città abbia recato un beneficio alla vitalità del Centro Storico, oppure no. S’intende che non facciamo riferimento al palazzo-monumento: è naturale che palazzo d’Accursio resti lì, e pare che sia destinato a conservare l’ospitalità al Sindaco, a taluni Assessori, alla sede del Consiglio Comunale e, ovviamente, ai servizi dei Gruppi Consiliari; tutto il resto avrà funzioni mussali. Chi vivrà vedrà. V’è di certo che questo ulteriore cambiamento rimuove delle consuetudini, perfino affettive, che durano, o duravano, da quando il quadrato della nostra piazza divenne il centro di tutto ciò che serve ad una comunità, e la graduale e inarrestabile sottrazione della presenza umana ne farà una bella vetrina di un corpo asettico, sterilizzato, per la microgioia dei turisti di passaggio, quando siano accompagnati da chi può dire loro da dove fotografare le più belle prospettive. Meno male che sono state tolte le barriere davanti alla basilica per proteggere San Petronio dal “terrorismo”: davano addirittura la sensazione di una piazza trasformata in un campo profughi. Quante perdite di “colore ambientale” so sono già avute! Dove sono andati a finire i “capannelli”, i ruglétt, che si riunivano spontaneamente per discutere animatamente di politica, laddove, prima di loro, si incontravano mercanti e agricoltori per trattare di affari. Di cose varie, anche di provenienza discutibile, si trafficava sotto il Voltone del Podestà. In piazza Maggiore non si fanno quasi più grandi riunioni di popolo chiamato a comizio, se non nei momenti di punta Bersani Giacomo, Piazza Maggiore verso piazza Nettuno. Manifestazione ciclistica in occasione del 50mo Anniversario dell’assedio di Bologna, maggio 1899, [esec. 1899], Raccolta Belluzzi n. 117. Museo civico del Risorgimento di Bologna fERmATA A RIChIESTA elettorali o quando i lavoratori ne hanno proprio piene le scatole. Rari i bambini sul crescendone che rincorrono i piccioni. Le Logge del Pavaglione non riservano quasi più il passeggio serotino alla bella gente della città, contribuendo a dare un tocco di eleganza al via vai un po’ sfaccendato, e un po’ a scopo espositivo. A tutti questi vuoti non può certamente sopperire una stagione estiva di spettacoli cinematografici che, per quanto apprezzabile, sposta gente solo per quella circostanza. Fortunatamente, ora c’è la Biblioteca di Sala Borsa – che sembra finalmente in pace – con la varietà delle sue prestazioni richiama un bel po’ di gioventù pronta agli interessi della cultura, alle occasioni di incontro, di scambio, ad iniettare tutt’intorno un’atmosfera di vita, di voglia d’essere, di giocondità, d’amori. E’ bello vederli, nei giorni belli della primavera, crogiolarsi al sole stesi sulla scala d’ingresso della biblioteca o nel bel mezzo della piazza. Nessuno ci muoverà rimprovero se strappiamo alcuni versi al Grande Carducci, proprio qui “Nella piazza di San Petronio”: ………………………………………………… “Su gli alti fastigi s’indugia il sole guardando con un sorriso languido di vïola, che nella bigia pietra nel fósco vermiglio mattone par che risvegli l’anima de i secoli, e un desio mesto pe ‘l rigido aëre sveglia di rossi maggi, di calde aulenti sere, quando le donne gentili danzavano in piazza e co’ i re vinti i consoli tornavano”. ………………………………………………… Lasciateci amarla ancora, questa piazza!
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