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Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...

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ancora manoscritti in diversi fondi archivistici parmigiani e discussi nel<br />

secondo capitolo, sono dunque una testimonianza preziosa <strong>per</strong> risalire ai<br />

modelli di pubblicazione scientifica (che un appassionato bibliofilo quale era<br />

il Paciaudi non poteva di certo trascurare) e seguire le fasi di avanzamento di<br />

quella che, almeno nelle intenzioni dell’autore, doveva presentarsi come una<br />

delle principali imprese editoriali e delle più moderne documentazioni<br />

archeologiche del suo tempo.<br />

La complessa o<strong>per</strong>a di catalogazione e di riallestimento del materiale<br />

archeologico parmense nella nuova sede che ancora ospita il Museo è argomento<br />

del terzo capitolo di quest’o<strong>per</strong>a. In questo stesso capitolo viene<br />

anche esaminata, alla luce <strong>della</strong> documentazione d’archivio e delle pubblicazioni<br />

archeologiche dell’epoca, il ruolo di primo piano che <strong>Veleia</strong> torna a giocare<br />

nell’ambito degli studi archeologici del primo Ottocento, grazie soprattutto<br />

all’illuminata politica culturale promossa a Parma dalla nuova Sovrana.<br />

Gli scavi di <strong>Veleia</strong> diventano ora un vero e proprio punto di riferimento <strong>per</strong><br />

la nascente archeologia <strong>della</strong> Cisalpina, e non è un caso che gli scopritori di<br />

importanti centri romani come Brescia, Forum Iulii o Villa del Foro, presso<br />

Alessandria, si siano fatti le ossa proprio sulle rovine veleiati. Ma <strong>Veleia</strong> fu<br />

<strong>per</strong> molti studiosi anche un valido modello architettonico e urbanistico “provinciale”,<br />

il più rappresentativo e meglio esplorato centro antico <strong>della</strong><br />

Cisalpina e dunque una fonte ideale da cui attingere le formule del linguaggio<br />

classico da riproporre nelle architetture “all’antica” dei cantieri nord-italiani:<br />

il capitolo analizza anche gli importanti contributi forniti alla conoscenza<br />

di <strong>Veleia</strong> da alcuni dei più celebri nomi dell’architettura di primo<br />

Ottocento, come Luigi Voghera (che al Museo Archeologico di Parma ha<br />

lasciato alcune tavole acquerellate e altro materiale, destinati ad un’o<strong>per</strong>a,<br />

mai pubblicata, su <strong>Veleia</strong>) o Giovanni Antolini, primo editore degli scavi<br />

veleiati.<br />

Il quarto e ultimo capitolo presenta una rassegna delle impressioni lasciate<br />

dalle rovine veleiati e dalle raccolte archeologiche del ducato nei tanti<br />

viaggiatori, soprattutto stranieri, in visita a Parma tra la fine del Settecento e<br />

i primi decenni del secolo successivo. Oltre a fornire un’interessante panoramica<br />

sulle curiosità, le conoscenze, i gusti artistici di alcuni dei principali<br />

protagonisti del Grand Tour, questa raccolta di fonti <strong>per</strong>mette di meglio valutare<br />

“dall’esterno” e da un punto di vista non tecnico il contributo fornito<br />

dalle indagini veleiati e, più in generale, dalle iniziative archeologiche parmensi<br />

allo studio dell’antico nell’Italia di età neoclassica.<br />

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