Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...
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<strong>della</strong> sco<strong>per</strong>ta, ancora in situ, di alcuni pavimenti musivi 16 . Ma siccome<br />
«Pregio degli Eruditi [è] l’instruire e guidare li ciechi», in cambio di tutte<br />
queste informazioni il Costa chiedeva al Galletti di guidarlo nella ricerca<br />
delle fonti antiche che avevano trattato di <strong>Veleia</strong>, di aiutarlo a interpretare<br />
le sigle, spesso <strong>per</strong> lui oscure, delle antiche iscrizioni, e in particolare di<br />
quelle <strong>della</strong> tavola bronzea che aveva appena avuto il compito di studiare,<br />
di fornirgli le «migliori notizie, che avere si possono dell’antichità, <strong>della</strong><br />
ricchezza e dell’estensione <strong>della</strong> Città di Velleja e se trovasi memoria<br />
quando e da chi sia stata piantata, quando e come sia stata tolta dai raggi<br />
del sole» 17 . Non sembra che il Galletti fosse entusiasta di mettere le proprie<br />
conoscenze al servizio del canonico piacentino (e di certo la clandestinità<br />
in cui veniva tenuta questa corrispondenza non devono averne incoraggiato<br />
la continuazione), ma non c’è dubbio che dovette sentirsi stimolato<br />
ad indagare su monumenti così interessanti e del tutto inediti. Fu<br />
dunque grazie ai suoi suggerimenti che il Costa poté integrare correttamente<br />
l’iscrizione dedicatoria del chalcidicum di <strong>Veleia</strong> 18 e sciogliere molte<br />
delle sigle <strong>della</strong> tavola bronzea, nella quale il Galletti, secondo un’interpretazione<br />
molto discussa negli studi successivi, ma di recente rivalutata,<br />
soprattutto nei contributi di carattere storiografico, riconobbe un frammento<br />
<strong>della</strong> Lex Rubria (citata, in effetti, nel testo <strong>della</strong> legge) 19 ; segnalazioni<br />
importanti, <strong>per</strong> lo studio delle epigrafi veleiati, furono poi quelle relative<br />
ai principali corpora di iscrizioni cinque e seicenteschi, segnalazioni<br />
che il Costa avrebbe preferito più mirate e commentate («non basta che<br />
lei si prenda l’incomodo di citarmi i libri, ma è necessario che lei mi dica<br />
sui lumi tolti da questi il di lei sentimento») 20 , cui il Galletti dovette far se-<br />
nenti la scritta «divo» o «divi» (vedi CIL XI, 1164, 1173, 1192), ma tutti furono rinvenuti<br />
in un momento successivo a questa prima menzione del Costa: è possibile che il canonico<br />
abbia effettivamente visto un frammento di iscrizione in onore di qualche im<strong>per</strong>atore divinizzato,<br />
scavato fin dal maggio del 1760 ma in seguito dis<strong>per</strong>so o reinterrato.<br />
17 Costa ms. Pallastrelli, lettera al Galletti del 28 aprile 1760.<br />
18 CIL XI, 1189 (oggi nell’Antiquarium di <strong>Veleia</strong>). Nel luglio del 1760 il Galletti aveva<br />
infatti suggerito di integrare le lettere “Ba” al nome <strong>della</strong> dedicataria del monumento e<br />
leggere così “Baebia [Ba]silla” (Costa ms. Pallastrelli, lettera al Galletti del 2 luglio<br />
1761).<br />
19 Vedi Laffi 1986, a favore dell’identificazione del frammento veleiate con la Lex Rubria.<br />
La ricchissima bibliografia sulla Lex Rubria, in gran parte giuridica, è discussa in F.J. Bruna,<br />
Lex Rubria, Caesars Regelung für die richterlichen Kompetenzen der Munizipalmagistrate in<br />
Gallia Cisalpina. Text,Übersetzung und Kommentar mit Einleitungen, historischen Anhängen<br />
und Indizes, Leiden 1972, ma vedi ora anche l’aggiornata e completa bibliografia in Criniti<br />
2003.<br />
20 Costa ms. Pallastrelli, lettera al Galletti del 29 maggio 1760.<br />
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