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Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...

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La corrispondenza tra il Caylus e il padre Paciaudi, destinata a trasformarsi<br />

in un vero e proprio sodalizio scientifico e in una sincera amicizia,<br />

aveva avuto inizio nella primavera del 1757 e non si interrom<strong>per</strong>à (se non<br />

<strong>per</strong> i mesi che il Paciaudi trascorse a Parigi) che alla morte del conte, sopraggiunta<br />

nel settembre del 1765. I due epistolari, editi già nel corso del<br />

XIX secolo, non solo ci forniscono, come è noto, preziosissime informazioni<br />

sui rapporti <strong>per</strong>sonali e di lavoro tra i due antiquari, ma in generale documentano<br />

uno spaccato quanto mai vivace e articolato delle principali imprese<br />

archeologiche, editoriali, collezionistiche <strong>della</strong> seconda metà del secolo,<br />

facendoci conoscere da vicino mercanti, falsari, antiquari, appassionati e curiosi<br />

che si affaccendavano, in un modo o nell’altro, intorno al commercio e<br />

allo studio delle antichità.<br />

Il Paciaudi era stato incaricato dal Caylus di procurargli il materiale archeologico<br />

adatto ad incrementare i volumi del suo Recueil ed effettivamente<br />

a partire dal terzo volume buona parte degli oggetti pubblicati saranno il<br />

risultato delle attente ricerche del teatino, facilitato nel suo compito dalla<br />

precedente attività di predicatore, che <strong>per</strong> dieci anni lo aveva messo in contatto<br />

con diverse realtà (anche di carattere archeologico e antiquario) in tutta<br />

Italia, ma soprattutto dalla ramificata rete di rapporti con religiosi del suo<br />

stesso ordine che, soprattutto in Sicilia e a Taranto, riuscirono a procurargli<br />

alcuni re<strong>per</strong>ti greci o magnogreci, ricercatissimi dal Caylus sempre alle prese<br />

con la difficoltà di riempire questa classe di materiali 49 . «Vous avez l’intelligence<br />

fine et les bras longs...» gli scrisse nel febbraio del 1763 il Caylus 50 ,<br />

ed effettivamente il Paciaudi si rivelò un vero e proprio segugio di antichità<br />

rare e preziose, ben attento a non lasciarsi sfuggire la benché minima opportunità<br />

di ampliare le conoscenze o, quanto meno, le raccolte archeologiche<br />

dell’amico. Nel febbraio del 1760 un soggiorno nella città di Corneto gli<br />

offrì l’opportunità di fare eseguire degli scavi nel sito dell’antica Tarquinia e<br />

di indagare più a fondo le tante tombe dipinte sparse nella campagna, di cui<br />

fornirà al Caylus una dettagliata descrizione, oltre ad inviargli almeno quattro<br />

vasi provenienti dalle necropoli: la relazione sulle tombe tarquiniesi, edita<br />

nel quarto volume del Recueil con una prefazione di elogio <strong>per</strong> il metodo<br />

di indagine adottato dal teatino, contribuirà a rafforzare la stima e i rapporti<br />

di complicità tra i due antiquari 51 . L’anno precedente il Paciaudi si era reca-<br />

49 Vedi ad esempio Nisard 1877, I, pp. 92 e 121.<br />

50 Nisard 1877, I, p. 292. Sul ruolo fondamentale avuto dal Paciaudi nella formazione<br />

<strong>della</strong> collezione di antichità del Caylus, vedi Ridley 1992, pp. 363-65.<br />

51 Vedi Sérieys 1802, pp. 126-31 e p. 136; Nisard 1877, I, p. 165; Le sco<strong>per</strong>te tarquiniesi<br />

furono pubblicate, insieme ad una trascrizione <strong>della</strong> lettera inviata dal Paciaudi, in Caylus<br />

Recueil, IV, pp. 110-18, e p. 129, tav. XXXVIII.<br />

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