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Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...

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La decisa presa di posizione sulle competenze coinvolte nei restauri delle<br />

statue veleiati e, ancor più, i dubbi circa l’opportunità <strong>della</strong> loro esecuzione<br />

sono un chiaro segno di una profonda riflessione teorica sulla destinazione<br />

dei monumenti antichi e sulla necessità di preservarne il valore di documento<br />

archeologico, prima ancora che artistico, una riflessione che giunge tanto<br />

più nuova e inattesa se si considera che i marmi veleiati, <strong>per</strong> volere ducale,<br />

furono da subito scorporati dal restante materiale di scavo e destinati alle<br />

sale dell’Accademia di Belle Arti, <strong>per</strong> servire (secondo una pratica diffusa in<br />

tutte le accademie d’Europa) da modelli <strong>per</strong> lo studio delle figure e dei panneggi<br />

“all’antica”. Il Paciaudi, rivendicando il ruolo degli antiquari, intendeva<br />

ora ribadire il valore documentario dei marmi e, implicitamente, alludere<br />

alla necessità di tenere unite le raccolte veleiati.<br />

Diversi anni più tardi, al termine di una seconda campagna di scavi avviata<br />

nel 1776, il Paciaudi formulerà finalmente un progetto di musealizzazione<br />

delle antichità di <strong>Veleia</strong>, quasi un’eredità che il teatino voleva lasciare<br />

al ducato dopo tanti anni di servizio e che, nelle sue intenzioni, doveva contribuire<br />

a ridestare l’interesse, un po’ sopito, di viaggiatori e studiosi <strong>per</strong> gli<br />

scavi dell’antico municipium romano:<br />

Intanto se V.E. vorrà impetrare da S.A.R. che la camera destinata al Museo<br />

venga convenientemente ornata, io prenderò il carico di suggerire agli artefici<br />

cosa abbiano a fare <strong>per</strong> eseguir bene, e con economia. Gli armadi che abbiamo<br />

<strong>per</strong> racchiudere le medaglie sono disuguali, e di costruzione irregolare.<br />

Ci vorrebbero quattro scrigni di uniforme struttura con entro i suoi tiratoi,<br />

e qualche mensola. Allora si potrebbon collocare e tutte le medaglie e le<br />

statuette dello scavo Velleiatese, e tutte le altre anticaglie che sono dis<strong>per</strong>se<br />

tra la libreria e l’Accademia, e <strong>per</strong> tal modo formare un Museo capace di<br />

sorprendere e trattenere con ammirazione e piacere i Forestieri78 .<br />

Così scriverà il Paciaudi al Du Tillot al termine <strong>della</strong> sua lunga carriera di<br />

antiquario, ma è chiaro che l’idea di un museo archeologico autonomo dall’Accademia<br />

di Belle Arti gli era nata molti anni prima, all’epoca <strong>della</strong> prima<br />

campagna di scavi, complice lo stretto sodalizio che aveva formato con il conte<br />

di Caylus. E fu proprio al Caylus che il Paciaudi volle sottoporre la spinosa<br />

questione del restauro delle statue veleiati, in vista dell’edizione dell’o<strong>per</strong>a su<br />

<strong>Veleia</strong> che il teatino andava all’epoca preparando. La risposta del conte, com’era<br />

prevedibile, fu di limitare il più possibile ogni intervento moderno:<br />

78 ASP, Istruzione Pubblica. Accademia di Belle Arti, b. 30, lettera del Paciaudi al Du<br />

Tillot del 3 gennaio 1781. Sull’interesse suscitato nei viaggiatori italiani e stranieri dagli scavi<br />

di <strong>Veleia</strong> tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni del secolo successivo, vedi infra<br />

cap. IV, con relativa bibliografia.<br />

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