Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...
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e del 1760 24 , si trovò nella favorevole condizione di poter seguire, da lontano<br />
e senza incomodi, gli sviluppi di uno scavo di una città fino ad allora<br />
inesplorata e che stava restituendo monumenti di notevole interesse, con la<br />
prospettiva di poter ricavare abbondante materiale <strong>per</strong> i suoi es<strong>per</strong>imenti<br />
sulle tecniche artistiche degli Antichi e, <strong>per</strong>ché no, anche qualche buon pezzo<br />
<strong>per</strong> la sua collezione.<br />
Il cantiere veleiate, soprattutto negli anni <strong>della</strong> direzione Costa, fu <strong>per</strong> il<br />
Caylus una sorta di enorme laboratorio <strong>per</strong> la s<strong>per</strong>imentazione e la verifica<br />
delle ricerche che l’archeologo francese stava all’epoca conducendo su diversi<br />
procedimenti tecnici, tesi a scoprire e a recu<strong>per</strong>are i segreti e i metodi<br />
delle diverse produzioni artistiche dell’antichità. La certezza di godere del<br />
pieno favore <strong>della</strong> corte parmense e le ripetute dimostrazioni di ossequio indirizzategli<br />
dal Costa che, a dispetto del tono fiero e un tantino enfatico con<br />
cui si presentò al conte («sono ... divenuto capo di una illustre città, la quale<br />
da me la sua nuova vita attende»), dimostrò sempre grande fiducia e piena<br />
disponibilità nei confronti del suo illustre corrispondente, gli garantirono<br />
quella libertà d’azione che sino ad allora, in occasione di altri scavi, non gli<br />
era riuscito di ottenere.<br />
«Siccome dite che il vostro particolare studio si è nella Scienza delle arti,<br />
così ho eccitato questi Regi commissari <strong>per</strong>ché mi facciano tenere dei pezzi di<br />
ogni sorta di metallo già dissotterrati ad oggetto di trasmetterveli» gli scriverà<br />
il Costa nel gennaio del 1761 25 : tra i problemi che in quei mesi maggiormente<br />
angustiavano gli antiquari del ducato c’era quello, assai complesso e costoso,<br />
del restauro <strong>della</strong> Tavola Traiana, conservata ancora in frammenti nella dimora<br />
piacentina del conte canonico, cui presto si aggiungeranno i propositi relativi<br />
al restauro <strong>della</strong> tavola legislativa e alla pulitura <strong>della</strong> testa e degli altri<br />
frammenti <strong>della</strong> statua colossale in bronzo dorato, rinvenuti nel corso dei primi<br />
mesi di scavo. Fin dall’autunno del 1761 il Costa si era attivato <strong>per</strong> presentare<br />
al ministro i progetti di intervento <strong>per</strong> le due tavole bronzee, incaricando<br />
del lavoro il restauratore Giuseppe Filiberti, che almeno fino alla primavera<br />
del 1762 tenterà di conciliare le difficoltà e le spese richieste da questa impresa<br />
con i modesti compensi offerti dalla corte. Per il restauro <strong>della</strong> Tavola Tra-<br />
24 Con una lettera del 27 ottobre 1760 il Costa ringraziava infatti il Du Tillot <strong>per</strong> avergli<br />
procurato la corrispondenza del conte di Caylus (Costa ms. Pallastrelli; vedi anche Montevecchi<br />
1934, p. 559). Dell’importanza, nello studio del metodo scientifico del Caylus, <strong>della</strong><br />
corrispondenza tra l’antiquario e il Costa, sinora piuttosto trascurata, fa cenno anche Raspi<br />
Serra 1993, p. 96, nota 35. Su Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus, ancora<br />
fondamentale rimane Rocheblave 1889, ma vedi ora anche Aghion 2002; singoli studi sul<br />
metodo di ricerca inaugurato dal Caylus si trovano in Guillerme 1983, Ridley 1992 e<br />
Schnapp 1998.<br />
25 Costa ms. Pallastrelli, lettera al Caylus del 15 gennaio 1761.<br />
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