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Scavi a Veleia - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della ...

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una ben più accreditata notorietà 72 . Vedremo nel capitolo successivo che<br />

proprio sulla questione dello studio e <strong>della</strong> pubblicazione del materiale veleiate<br />

finì <strong>per</strong> incrinarsi l’iniziale sodalizio tra il Costa e il Paciaudi, ben presto<br />

oscurato dai toni di accesa polemica che portarono alle forzate dimissioni<br />

del Costa e alla nomina del Paciaudi a direttore degli scavi, nel marzo del<br />

1763. «On ne peut lui ôter ce travail», ripeteva il Paciaudi all’amico Caylus<br />

a proposito dell’eventualità che al povero Costa, uomo onesto e ormai anziano,<br />

venisse revocata la carica che lo aveva reso tanto orgoglioso, ma allo<br />

stesso tempo non mancava di comunicare al Du Tillot le mancanze, gli errori,<br />

le ingenuità degli scritti del canonico.<br />

Il Paciaudi giunse a Parma pieno di voglia di fare, desideroso di riportare<br />

la biblioteca regia ai fasti di un tempo, un compito del tutto congeniale ai<br />

suoi interessi e che probabilmente fu decisivo ai fini del suo trasferimento<br />

nel ducato, ma anche stuzzicato all’idea di rispolverare le sue abilità di archeologo<br />

“sul campo” e di far risorgere una intera città antica. Il fondamentale<br />

contributo del teatino alla valorizzazione e all’ampliamento del patrimonio<br />

librario <strong>della</strong> Palatina, a partire dal progetto di acquisto (poi non andato<br />

in porto) dell’intera biblioteca del cardinale Passionei, che il Paciaudi<br />

tentò con ogni sforzo di assicurare al ducato emiliano ma che infine venne<br />

ceduta a papa Clemente XIII <strong>per</strong> la somma di ventisei scudi, è stato oggetto,<br />

anche di recente, di numerosi studi scientifici 73 e non è qui il caso di ri<strong>per</strong>correre<br />

le tappe <strong>della</strong> suo proficua attività di bibliotecario regio o del rapido<br />

accrescimento <strong>della</strong> sua biblioteca, che <strong>per</strong> ricchezza di materiale e <strong>per</strong><br />

metodo di catalogazione diventerà presto, nelle voci dei tanti viaggiatori e<br />

degli studiosi italiani e stranieri in visita a Parma, uno dei fiori all’occhiello<br />

<strong>della</strong> politica culturale del ducato e, in generale, un modello da seguire.<br />

72 Scrivendo al Caylus nel luglio del 1761 il Paciaudi gli confidava infatti i progetti del<br />

Du Tillot a proposito <strong>della</strong> pubblicazione degli scavi veleiati: a giudizio del Paciaudi, il materiale<br />

rinvenuto fino a quel momento poteva essere sufficiente <strong>per</strong> una galleria di antichità,<br />

ma non lo era altrettanto <strong>per</strong> un libro. Il teatino chiese dunque al Du Tillot di aspettare finché<br />

gli scavi non fossero più avanzati, ma soprattutto cominciò a porsi (e a porre ai suoi interlocutori)<br />

il problema di come fare a scalzare dal suo incarico il canonico Costa (vedi Sérieys<br />

1802, p. 251, lettera del 18 luglio 1761).<br />

73 Vedi, ad esempio, Ciavarella 1962, p. 15 e Bertini 1982, pp. 249-50. Le trattative <strong>per</strong> il<br />

tentato acquisto <strong>della</strong> biblioteca del cardinale Passionei, morto nel 1761, da parte del ducato<br />

di Parma sono ben documentate nelle lettere inviate dal Paciaudi al Du Tillot tra il febbraio<br />

e il giugno del 1762 (Paciaudi ms. 1586: lettere parzialmente ricopiate dal De Lama in<br />

AMANP, ms. 58). Nel luglio del 1761 il Paciaudi già comunicava al Caylus il desiderio del<br />

ministro Du Tillot (poi fatto proprio dallo stesso Paciaudi) di com<strong>per</strong>are la biblioteca, stimata<br />

50.000 scudi romani, <strong>per</strong> conto del ducato di Filippo di Borbone (Sérieys 1802, p. 251).<br />

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