Suor Angelica, foto <strong>di</strong> scena (Modena, febbraio 2007. Foto Rolando Paolo Guerzoni). 16
to; ed è un dramma che si determina in modo quasi impalpabile entro una gamma ristretta <strong>di</strong> situazioni graduate in un crescendo d’intensità. Forzano articola il libretto in sette sezioni (le cosiddette sette stazioni <strong>del</strong>la ‘Via crucis’ <strong>di</strong> Suor Angelica), che intitola rispettivamente La preghiera (1), Le punizioni (2), La ricreazione (3), Il ritorno dalla cerca (4), La Zia Principessa (5), La grazia (6) e Il miracolo (7). Se si considera il primo episo<strong>di</strong>o come introduzione, i sei rimanenti <strong>del</strong>ineano momenti in corresponsione reciproca, ma con incremento costante <strong>di</strong> tensione emotiva negli eventi paralleli. La punizione <strong>del</strong>le monache inadempienti (in 2) fa il paio con la punizione assai più grande inflitta ad Angelica (in 5); la nostalgia <strong>di</strong> Suor Genovieffa <strong>del</strong> suo agnellino (in 3) si rispecchia nel desiderio struggente <strong>di</strong> Angelica <strong>del</strong> proprio figlio (in 6). Una pozione ricavata dai fiori allevia il dolore fisico <strong>di</strong> Suor Chiara e un’altra pozione sana le pene <strong>del</strong>l’animo <strong>di</strong> Angelica. La visione affascinante <strong>del</strong>la fontana illuminata dal sole tramontante – percepita come evento miracoloso dalle ingenue monachelle – anticipa la visione sfolgorante <strong>del</strong> vero miracolo. Puccini segue dappresso l’articolazione degli episo<strong>di</strong> <strong>del</strong> libretto, creando tuttavia un momento <strong>di</strong> cesura più consistente tra il terzo e il quarto, ossia prima <strong>del</strong>l’episo<strong>di</strong>o chiave <strong>del</strong> duetto ad alta tensione tra Suor Angelica e la Zia Principessa. È questo un pezzo unico in tutta la produzione pucciniana, per via <strong>del</strong> confronto drammatico tra due figure femminili, e un momento a sé stante nel contesto <strong>del</strong>lo ‘stile’ Suor Angelica, per la fuoriuscita dal colore claustrale dominante (con musica <strong>di</strong> tipo arcaico-modale) verso la tinta <strong>del</strong> pathos tardo-romantico (con musica <strong>di</strong> tipo tonale-cromatico). La Zia Principessa, austera e algida, irremovibile e incapace <strong>di</strong> emozioni, è figura unica nella galleria dei personaggi femminili pucciniani e soltanto al suo cospetto Suor Angelica assume i tratti <strong>di</strong> un personaggio complesso, manifestandoli in una gamma articolata <strong>di</strong> reazioni, spinte nella fase culminante <strong>del</strong> duetto alle soglie <strong>del</strong>l’urlo proto-espressionista. Nel duetto, rispecchiandosi attraverso la Zia Principessa nel proprio passato, Suor Angelica assume i tratti <strong>di</strong> un tipo pre<strong>di</strong>letto <strong>del</strong>la femminilità pucciniana: quello <strong>del</strong>la donna che – al pari <strong>di</strong> Manon o <strong>di</strong> Madama Butterfly – <strong>di</strong>venta consapevole <strong>del</strong>le ripercussioni <strong>del</strong> proprio amore e ne trae le conseguenze tragiche. L’altra tipologia femminile che s’impone nell’epilogo miracoloso, quella para<strong>di</strong>siaca e inaccessibile <strong>del</strong>la Madonna, sta al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la sfera <strong>del</strong>le relazioni umane, è soltanto una visione, un’icona, e in quanto tale l’immagine ultima <strong>del</strong> crescendo <strong>di</strong> sfumature che caratterizza tutta l’opera. Infatti, nell’inno angelico O gloriosa virginum, descritto da Puccini come «Marcia Reale <strong>del</strong>la Madonna», si riflette, intensificandosi, il canto <strong>del</strong>l’esaltazione mistica <strong>di</strong> Angelica («La grazia è <strong>di</strong>scesa dal cielo»), condotto sulla melo<strong>di</strong>a più sensibile <strong>del</strong> suo umanissimo monologo not- 17
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