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01 Prel_trt:_v - Teatro del Giglio di Lucca

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enze me<strong>di</strong>evale. Nel rapido volgere degli atti unici nessuna azione può svolgersi<br />

in modo articolato e complesso, nessun personaggio può conoscere uno sviluppo<br />

psicologico, così che Il tabarro muove inesorabile verso il culmine tragico, Suor<br />

Angelica inanella un serie <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> vòlti all’assunzione <strong>del</strong> dramma umano in un<br />

contesto religioso, quasi salvifico, e la parabola <strong>di</strong> Gianni Schicchi celebra la furbizia<br />

e l’ar<strong>di</strong>mento, e un po’ anche l’amore giovanile fresco e sincero grazie al quale<br />

la società si affranca dalle proprie miserie. Tuttavia, la particolarità narrativa <strong>del</strong>le<br />

singole opere non deve <strong>di</strong>stogliere l’attenzione dalle relazioni <strong>di</strong> senso che tutte<br />

insieme le percorrono. Emblematica in tal senso è la varietà <strong>di</strong> registri con cui vi<br />

è sviluppato il tema comune <strong>del</strong>la morte, trattata con le sfumature richieste dalle<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere tra atto unico e atto unico: la morte che si dà agli altri nell’illusione<br />

<strong>di</strong> pacificare i propri tormenti <strong>del</strong>l’esistere; la morte che si dà a sé stessi come<br />

appagamento mistico dei desideri umani; la morte come occasione <strong>di</strong> un rinnovamento<br />

burlesco <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni dei viventi.<br />

Perciò, soltanto nella sua totalità (e sappiamo bene quanto Puccini avesse a<br />

cuore l’unità scenica <strong>del</strong>le tre parti e quanto viceversa avesse a dolersi <strong>del</strong>la prassi<br />

presto invalsa <strong>di</strong> rappresentarle separatamente), quale sommatoria <strong>di</strong> «melodrammi<br />

tra virgolette», il Trittico è terreno fertile <strong>di</strong> esperimenti drammaturgici. Da un<br />

lato, poiché si attesta come retrospettiva verso generi ormai desueti: sul tipo <strong>del</strong><br />

melodramma alto nel Tabarro, sulla storia sentimentale nel più usuale stile pucciniano<br />

in Suor Angelica, sulla grande tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>l’opera buffa italiana, via Falstaff,<br />

nello Schicchi. D’altra parte, poiché riformula tali generi in chiave sintetica<br />

ed essenziale, <strong>di</strong> chiara matrice novecentesca, con esiti narrativi prossimi a quelli<br />

<strong>del</strong>le coeve Sette canzoni <strong>di</strong> Gian Francesco Malipiero; sebbene Puccini si tenga<br />

ancora al <strong>di</strong> qua <strong>del</strong>la linea <strong>di</strong> non ritorno <strong>del</strong>la sintesi afasica e <strong>del</strong> collage irrazionale<br />

malipieriano e <strong>del</strong>la sua implicita <strong>di</strong>ssoluzione dei tratti specifici <strong>del</strong>l’italianità<br />

operistica.<br />

Il congedo parlato <strong>del</strong> protagonista <strong>del</strong>lo Schicchi sigla dunque un triplice percorso<br />

rappresentativo che proprio nell’eterogeneità <strong>del</strong>la propria materia drammatica<br />

e nella contemplazione ormai <strong>di</strong>staccata <strong>del</strong>la ‘naturalezza’ dei sentimenti<br />

svela uno dei tratti più significativi <strong>del</strong>la sua modernità. Dopo, con Turandot, la<br />

rappresentazione <strong>del</strong> sentimento attraverso lo sgelamento <strong>del</strong>la principessa cru<strong>del</strong>e<br />

costituì per Puccini un autentico problema, così come il ritorno alle forme tra<strong>di</strong>zionali<br />

<strong>del</strong>l’opera in musica si rese possibile soltanto attraverso l’ennesima retrospettiva,<br />

come recupero storicizzato <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la grande opera.<br />

Il testo è pubblicato per gentile concessione <strong>del</strong>la Fondazione <strong>Teatro</strong> Comunale <strong>di</strong> Modena.<br />

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