01 Prel_trt:_v - Teatro del Giglio di Lucca
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turno. Nell’apoteosi <strong>del</strong>la visione celestiale si celebra così la metafora <strong>del</strong>l’apoteosi<br />
<strong>del</strong>la donna pucciniana.<br />
3. Gianni Schicchi, un me<strong>di</strong>oevo da comme<strong>di</strong>a<br />
Forzano trova bell’e pronta l’articolazione <strong>del</strong> libretto <strong>del</strong>l’ultima parte <strong>del</strong> Trittico<br />
nel commento dantesco, là dove si narra nel dettaglio la vicenda <strong>del</strong> vero Schicchi<br />
e si fa cenno alla preoccupazione dei famigliari <strong>del</strong> morente Buoso Donati, che<br />
paventano un testamento a loro sfavorevole, all’occultamento <strong>del</strong> cadavere e al travestimento,<br />
particolare <strong>del</strong>la ‘cappellina’ compreso, al timore <strong>di</strong> svelare la truffa<br />
che frena l’impulso ribelle dei parenti, allorché il falso legato volge palesemente a<br />
loro danno, nonché alla consistenza <strong>del</strong>la parte più appetibile <strong>del</strong>l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Buoso,<br />
<strong>di</strong> cui s’appropria il testatore fraudolento. Il libretto – uno dei prodotti <strong>di</strong> miglior<br />
riuscita <strong>di</strong> Forzano per le trovate buffe e per il congegno drammatico felicissimo<br />
che le produce – trova la propria forza propulsiva nella contrapposizione tra<br />
la scaltrezza <strong>del</strong> burlatore e la credulità dei gabbati. Motivo che si tinge anche <strong>di</strong><br />
vaghissime risonanze sociali nel confronto impari tra la «gente nova», scesa in Firenze<br />
dal contado con un bagaglio vincente <strong>di</strong> energia e d’intelligenza, e le vecchie<br />
casate citta<strong>di</strong>ne, piombate in uno stato imbarazzante e risibile <strong>di</strong> decadenza. Insomma,<br />
è il comico come <strong>di</strong>namismo <strong>di</strong> forze, in cui il dato lirico-sentimentale si<br />
neutralizza e il dato caricaturale e macchiettistico – quello che un tempo Puccini<br />
praticava con <strong>di</strong>sinvoltura nel Benoit <strong>del</strong>la Bohème, nel Sagrestano <strong>del</strong>la Tosca e<br />
nello zio Yakousidé <strong>del</strong>la Butterfly – finisce relegato in posizione marginale.<br />
Col consueto acume, Fe<strong>del</strong>e D’Amico osservava come nello Schicchi il <strong>di</strong>aframma<br />
finalmente posto dal Puccini novecentesco tra autore e materia drammatica,<br />
che si manifesta sotto forma <strong>di</strong> «dualismo fra l’elaborazione e il dato melo<strong>di</strong>co<br />
‘naturale’» ed è fonte dei <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> e dei <strong>di</strong>lemmi che il musicista si trova ad<br />
affrontare dalla crisi <strong>del</strong>la Fanciulla <strong>del</strong> West in avanti, appaia meno lacerante e<br />
problematico rispetto alle altre pagine <strong>del</strong> Trittico, giacché esso è <strong>di</strong> per sé connaturato<br />
al comico in quanto tale. Nello Schicchi, infatti, Puccini si confronta <strong>del</strong>iberatamente<br />
con gli stereotipi tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong> genere, scartando qualsiasi contaminazione<br />
con il teatro musicale leggero contemporaneo: «Io operetta non la farò<br />
mai: opera comica sì», <strong>di</strong>chiarava già nel 1913.<br />
Secondo tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> genere, a livello musicale la comicità <strong>del</strong>lo Schicchi si riassume<br />
nell’effetto <strong>di</strong>namico <strong>del</strong>la reiterazione <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> formule ritmiche. Ciò<br />
vale soprattutto nei concertati dei parenti <strong>di</strong> Buoso Donati, che scan<strong>di</strong>scono le fasi<br />
principali <strong>del</strong>la vicenda, passando dal piagnisteo untuoso («Oh! Buoso, Buoso<br />
/ tutta la vita / piangeremo la tua <strong>di</strong>partita»), all’ira che si scatena al materializzarsi<br />
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