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- Watchman Nee - La vera vita cristiana - (libro) - Popolo di Dio in Italia

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L'opera compiuta dal Cristo è realmente arrivata f<strong>in</strong>o alla ra<strong>di</strong>ce del nostro<br />

problema e lo ha risolto. Per il Signore non esistono mezze misure. Egli ha<br />

preso pieni provve<strong>di</strong>menti aff<strong>in</strong>ché il dom<strong>in</strong>io del peccato fosse completamente<br />

<strong>di</strong>strutto. « Ben sapendo » <strong>di</strong>sse Paolo « che il nostro vecchio uomo è stato<br />

crocifisso con lui, aff<strong>in</strong>ché il corpo del peccato fosse annullato, onde noi non<br />

serviamo più al peccato » (Rom. 6:6). « Sapendo questo »! Sì, ma Io sapete voi?<br />

« Oppure lo ignorate? » (Rom. 6: 3). Che il Signore nella sua grazia, apra i<br />

nostri occhi!<br />

CAP. IV<br />

IL CAMMINO PER ANDARE OLTRE:<br />

FARE CONTO DI ESSERE MORTI<br />

GIUNGIAMO ora ad un soggetto sul quale esiste una certa confusione <strong>di</strong> pensiero<br />

fra i figliuoli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Riguarda ciò che segue a questa conoscenza. Fermiamoci anzitutto sulle parole <strong>di</strong><br />

Romani 6:6: « Sapendo che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui ».<br />

Il tempo <strong>di</strong> questo verbo è dei più preziosi, perché pone il fatto esattamente<br />

nel passato. Questo fatto è def<strong>in</strong>itivo, compiuto una volta per tutte. <strong>La</strong> cosa è<br />

stata fatta e non può essere annullata. Il nostro vecchio uomo è stato<br />

crocifisso una volta per tutte, e non può mai più essere tolto dalla Croce. Ecco<br />

ciò che dobbiamo sapere.<br />

Quando sappiamo questo, cos'altro c'è da fare? Rileggiamo ancora il nostro<br />

passo. Il prossimo or<strong>di</strong>ne si trova nel versetto 11: « Così anche voi fate conto<br />

d'esser morti al peccato ». Queste parole sono chiaramente il seguito naturale<br />

del versetto 6. Rileggiamole <strong>in</strong>sieme: « Sapendo che il nostro vecchio uomo è<br />

stato crocifisso... voi fate conto d'esser morti al peccato ». Questo è l’or<strong>di</strong>ne<br />

naturale. Una volta che sappiamo che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso<br />

col Cristo, il passo che segue è <strong>di</strong> considerarlo come morto. Purtroppo,<br />

presentando la verità della nostra unione col Cristo, si è messo troppo spesso<br />

l’accento su questo secondo punto - considerarci come morti - come se fosse il<br />

punto <strong>di</strong> partenza, mentre l’accento dovrebbe essere messo piuttosto sul «<br />

saperci morti ». <strong>La</strong> Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> mostra chiaramente che « sapere » deve<br />

precedere « riconoscersi » . « Sapendo che... fate conto <strong>di</strong>... » Il fatto <strong>di</strong> «<br />

considerarsi » deve essere basato su una rivelazione <strong>di</strong>v<strong>in</strong>a, altrimenti la fede<br />

non avrà fondamento su cui poggiare. Quando sappiamo, allora spontaneamente ci<br />

consideriamo come morti.<br />

Così, trattando questo argomento, non occorrerà sottol<strong>in</strong>eare troppo l’esigenza<br />

<strong>di</strong> considerarci morti. Siamo troppo portati a tentare <strong>di</strong> considerarci senza<br />

prima sapere. Se non abbiamo ricevuto prima una rivelazione del fatto per lo<br />

Spirito e cerchiamo <strong>di</strong> considerarci, saremo trasc<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> ogni specie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà. Quando arriva la tentazione <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ceremo a ripetere febbrilmente: «<br />

Sono morto; sono morto; sono morto! ». Ma per lo sforzo stesso, f<strong>in</strong>iremo con<br />

l’irritarci; ed allora <strong>di</strong>ciamo: « Questo non serve a niente. Romani 6:11 non può<br />

essere realizzato ». E dobbiamo ammettere che il versetto 11 non può essere<br />

capito senza il versetto 6.<br />

Arriveremo, allora, a questa conclusione: f<strong>in</strong>ché non sapremo che l’essere morti<br />

col Cristo è un fatto, più ci sforzeremo <strong>di</strong> considerarci tali, più <strong>in</strong>tenso sarà<br />

il conflitto e più sicura la <strong>di</strong>sfatta.<br />

Per anni dopo la mia conversione mi si <strong>in</strong>segnava a considerarmi come morto nel<br />

Cristo. Io tentai <strong>di</strong> farlo dal 1920 al 1927. Più mi riconoscevo morto al<br />

peccato, più mi manifestavo vivo. Non potevo semplicemente credermi morto, e non<br />

potevo procurarmi la morte. Quando cercai l’aiuto degli altri, mi fu <strong>in</strong>giunto <strong>di</strong><br />

leggere Romani 6: 11, e più leggevo Romani 6: 11, cercando <strong>di</strong> applicarlo a me<br />

stesso, più quella morte mi sembrava si allontanasse; io non potevo arrivarci.<br />

Ero <strong>in</strong>teramente desideroso <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re a quell'<strong>in</strong>segnamento, <strong>di</strong> considerarmi<br />

morto, ma non riuscivo a comprendere perché non potevo arrivarci. Debbo<br />

confessare che questo pensiero mi tormentò per lunghi mesi. Dissi al Signore: «<br />

Se io non riesco a comprendere chiaramente, se non posso arrivare a vedere<br />

queste verità fondamentali, non farò più nulla. Non pre<strong>di</strong>cherò più; non potrò<br />

più servirti; debbo, <strong>in</strong>nanzitutto, essere illum<strong>in</strong>ato su queste cose ».

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