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- Watchman Nee - La vera vita cristiana - (libro) - Popolo di Dio in Italia

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ealtà della nostra esperienza quoti<strong>di</strong>ana e perché là, dove prima « regnava il<br />

peccato » (Rom. 5:21), possiamo constatare con gioia che non siamo realmente più<br />

« servi del peccato » (Rom. 6:6).<br />

Quando ci appoggiamo fermamente sulla base <strong>di</strong> quello che il Cristo è per noi,<br />

troviamo che tutto ciò che è vero <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong>viene vero <strong>in</strong> noi, nella nostra<br />

<strong>vita</strong>. Se, al contrario, ritorniamo sulla base <strong>di</strong> ciò che siamo e della nostra<br />

vecchia natura, ripetiamo le stesse esperienze <strong>di</strong> sconfitte e schiavitù (vedere<br />

cap. 6). Se siamo <strong>in</strong> Cristo abbiamo tutto, se ritorniamo dove eravamo non<br />

abbiamo più nulla.<br />

Spesso an<strong>di</strong>amo a collocarci nel punto sbagliato per trovare la morte <strong>di</strong> noi<br />

stessi. Essa è nel Cristo. Noi non abbiamo che da guardare <strong>in</strong> noi per vedere che<br />

siamo ben vivi per il peccato; ma, allorché fissiamo lo sguardo al <strong>di</strong>sopra <strong>di</strong><br />

noi, sul Signore, <strong>Dio</strong> vede che la morte opera qui, ma anche che la « novità <strong>di</strong><br />

<strong>vita</strong> » <strong>di</strong>viene nostra. Siamo « viventi a <strong>Dio</strong> » (Rom. 6:4-11).<br />

« Dimorate <strong>in</strong> me, ed io <strong>di</strong>morerò <strong>in</strong> voi ». Queste parole attestano due cose: un<br />

comandamento accompagnato da una promessa. Questo significa che c'è nell'opera<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> un aspetto obiettivo ed uno soggettivo, e che l’aspetto soggettivo<br />

<strong>di</strong>pende dall'obiettivo; il « Io <strong>di</strong>morerò <strong>in</strong> voi » è la conseguenza <strong>di</strong> « <strong>di</strong>morate<br />

<strong>in</strong> me ». Dobbiamo stare attenti a non preoccuparci troppo della parte<br />

soggettiva, per non ripiegare così su noi stessi. Dobbiamo soffermarci sulla<br />

parte obiettiva « <strong>di</strong>morate <strong>in</strong> me », lasciando che <strong>Dio</strong> si occupi della parte<br />

soggettiva. Questo è quanto Egli ha <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciato a fare.<br />

Possiamo paragonare tutto ciò alla luce elettrica. Siete <strong>in</strong> una stanza che si fa<br />

buia, il giorno decl<strong>in</strong>a. Vorreste avere la luce per poter leggere. C'è una<br />

lampada sulla tavola. Cosa farete? <strong>La</strong> guarderete fissa perché si accenda? O<br />

prenderete uno strof<strong>in</strong>accio per pulire la lampada? No, vi alzerete, andrete<br />

dall'altra parte della stanza dove c'è l’<strong>in</strong>terruttore e girando l’<strong>in</strong>terruttore<br />

darete la corrente alla lampada. <strong>La</strong> vostra attenzione corre alla sorgente<br />

dell'energia e quando avete fatto il necessario, la luce brillerà nella stanza.<br />

Così è nel nostro camm<strong>in</strong>o col Signore: la nostra attenzione deve essere fissata<br />

sul Cristo. « Dimorate <strong>in</strong> me ed io <strong>di</strong>morerò <strong>in</strong> voi ». Questo è l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o.<br />

<strong>La</strong> fede nei fatti oggettivi, rende questi fatti veri soggettivamente. Come <strong>di</strong>ce<br />

l'apostolo Paolo: « Noi tutti che contempliamo... la gloria del Signore, siamo<br />

trasformati alla sua immag<strong>in</strong>e » (2 Cor<strong>in</strong>zi 3: 18). Lo stesso pr<strong>in</strong>cipio resta<br />

vero <strong>in</strong> ciò che concerne il frutto della nostra <strong>vita</strong>: « Colui che <strong>di</strong>mora <strong>in</strong> me,<br />

e nel quale io <strong>di</strong>moro, porta molto frutto » (Giov. 15: 5). Noi non dobbiamo<br />

tentare <strong>di</strong> produrre del frutto, né <strong>di</strong> concentrare la nostra mente sui frutti<br />

prodotti. Ciò che dobbiamo fare è <strong>di</strong> tenere fermo il nostro sguardo su lui. E<br />

allorché lo facciamo, Egli è fedele per compiere la sua Parola <strong>in</strong> noi.<br />

Come <strong>di</strong>moriamo <strong>in</strong> lui? « È per la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che voi siete <strong>in</strong> Gesù Cristo »<br />

(1 Cor<strong>in</strong>. 1: 1-30). Toccava a <strong>Dio</strong> metterci <strong>in</strong> lui ed Egli lo ha fatto. Ora<br />

restiamo <strong>in</strong> lui! Non torniamo sul nostro essere particolare. Non guar<strong>di</strong>amo più a<br />

noi stessi, come se non fossimo nel Cristo. Riguar<strong>di</strong>amo a Gesù con la certezza<br />

che siamo <strong>in</strong> lui. Dimoriamo <strong>in</strong> lui. Riposiamo sul fatto che <strong>Dio</strong> ci ha messi nel<br />

suo Figliuolo, ed avanziamo con la fiducia che Egli compirà la sua opera <strong>in</strong> noi.<br />

È lui che realizza <strong>in</strong> noi la gloriosa promessa che: « il peccato non ci<br />

signoreggerà più » (Romani 6: 14).<br />

CAP. V<br />

LA POTENZA DI SEPARAZIONE DELLA CROCE<br />

IL REGNO <strong>di</strong> questo mondo non è il Regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Id<strong>di</strong>o aveva stabilito un sistema<br />

universale, un universo <strong>di</strong> sua creazione che doveva avere per capo il Cristo,<br />

suo Figlio. « Poiché <strong>in</strong> lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e<br />

sulla terra; le visibili e <strong>in</strong>visibili; siano troni, siano signorie; siano<br />

pr<strong>in</strong>cipati, siano potestà, tutte le cose sono state create per mezzo <strong>di</strong> lui ed<br />

<strong>in</strong> vista <strong>di</strong> lui, ed egli è prima <strong>di</strong> ogni cosa, e tutte le cose sussistono <strong>in</strong> lui<br />

» (Colossesi 1: 16-17). Ma Satana, operando attraverso la carne dell’uomo, ha<br />

stabilito <strong>in</strong>vece un sistema rivale, che le Scritture chiamano « il mondo », un<br />

sistema nel quale siamo co<strong>in</strong>volti e sul quale egli dom<strong>in</strong>a, perché è <strong>di</strong>venuto «<br />

il pr<strong>in</strong>cipe <strong>di</strong> questo mondo » (Giov. 12:31).

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